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+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44355 ***
+
+ BIBLIOTECA NUOVA
+
+ PUBBLICATA DA G. DAELLI
+
+
+
+ IL RE DEI RE
+
+
+
+
+ Stabil. tip. già Benietti, diretto da F. Gareffi.
+
+
+
+
+
+ IL
+
+ RE DEI RE
+
+ CONVOGLIO DIRETTO
+ NELL'XI SECOLO
+
+ PER
+
+ F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA
+
+
+ VOL. III.
+
+
+
+ MILANO
+ G. Daelli e C. Editori.
+
+ 1864.
+
+
+
+
+LIBRO QUINTO
+
+IL 26 GENNAIO 1077.
+
+
+
+
+I.
+
+ Tra duri monti alpestri
+ Ove di corso umano
+ Nessun vestigio si vedeva impresso,
+ Per sentier più silvestri
+ Giva correndo invano.
+ CHIABRERA.
+
+
+Tre mesi l'imperadore Enrico passò a Spira domestica e ritirata
+vita, confortato dalle amorevolezze della tenera Berta e dalle
+blandizie del suo figliuolo. E veramente di queste cure affettuose
+aveva bisogno per addolcire fino ad un certo segno le acerbità del
+suo cuore! Non che egli si fosse querelato troppo del pontefice,
+il quale, alzata bandiera contro di lui, così severamente l'aveva
+osteggiato. Erano corse presso a poco eguali rappresaglie fra loro;
+Gregorio, primeggiando la gerarchia ecclesiastica, era anch'esso
+sovrano e potente. Dolevasi della femminea mutabilità dei suoi
+vassalli, dell'ingratitudine dei principi che aveva stracarichi
+di ricchezze, di feudi, e di prove d'amicizia--e segnatamente di
+quel duca Rodolfo di Svevia a lui cognato e come primo sposo di sua
+sorella Matilde e come marito in seconde nozze di Adelaide sorella
+della regina Berta. Questi non aveva saputo resistere all'ambizione
+di scavalcare dal soglio Enrico, cedendo alle tentazioni lusinghiere
+di Gregorio, che a quella corona lo confortava aspirare. Si era
+perciò messo alla testa dei ribelli e non cessava dal muovere le
+torme contro lo sfortunato re, il quale al suo popolo additato come
+malvagio dai principi, come empio dagli ecclesiastici di Gregorio,
+non vedeva speranza di potere un giorno ristaurare l'onore. Intanto
+la dieta di Augusta approssimava. Quanto avesse a mettervi fiducia
+Enrico comprendeva assai bene. Ai suoi partigiani, perchè gente
+scomunicata, inibivano assistervi; accusatori e giudici sedevano
+i suoi nemici; ed egli, re decaduto, doveva sottomettersi alla
+censura, al giudizio dei suoi vassalli. Questo amaro pensiero lo
+decise. Calcolò essere minore umiliazione per lui di piegarsi al
+papa, regolatore dei cristiani, e subire penitenza canonica, quasi
+ad iscompito delle sue peccata, anzi che trascinarsi avanti a'
+suoi sudditi come reo di sovversione dell'impero e d'incapacità di
+governo. Per lo che, onde prevenire la mossa di Gregorio in Germania
+dove non avrebbe mancato ribadire più salda alleanza coi ribelli,
+risolse discendere in Italia, e con lui rappattumarsi. Imperciocchè,
+una volta aggiustato col pontefice e liberato dagli anatemi, i
+paurosi dei fulmini di Roma gli si sarebbero novellamente accostati;
+coloro che aveva dovuti allontanare da sè, per stare ai patti della
+dieta di Tribur, avrebbe richiamati; gli Italiani, che tanta speranza
+in lui mettevano, lo avrebbero secondato; ed e' si sarebbe levato
+incontanente a capo di poderoso esercito onde ridurre i rivoltosi.
+Stabilì quindi la partita per Italia ed all'opera si accinse.
+
+Non soldati, non cortigiani, non servi teneva al castello di Spira.
+Con lui non trovavansi che la moglie, il figliuolo, ed un uomo,
+il quale, mentre tutti da lui dipartivansi, aveva instato con lui
+dimorare e servirlo, Baccelardo.
+
+Questo disgraziato, fastidito della durezza del pontefice, a lui
+tornato alquanto in uggia pel caldeggiare a favore del re, nè più
+sperando soccorsi al ricupero degli Stati paterni, aveva bravato la
+scomunica, e la sua sorte di diseredato e ramingo avea accomunata e
+con quella del re abbandonato. Ed Enrico lo aveva accolto tanto più
+volentieri che gli capitava fedele nella mala fortuna, ed era il solo
+che non temeva di obbedirgli. Pochi giorni innanzi Natale quindi si
+fermò la partenza.
+
+Non eravi nello scrigno tanto di quattrini da potere tentare il
+viaggio. Bisognò rivolgersi agli antichi favoriti da lui arricchiti
+e colmi di grazie. Ma di questi, chi si disse squattrinato affatto,
+chi dichiarò non voler saperne dello scomunicato, chi rimandò il
+postulante Baccelardo altresì con più brutali risposte. Il solo
+Ulrico di Cosheim, non ricco, somministrò quanto potè. Laonde si
+videro ridotti a vendere alcune poche gioie dell'imperatrice, ed
+impegnare la corona imperiale in mano ai Caorsini. Nè Enrico si
+lamentò di questa novella prova d'ingratitudine dei suoi cortigiani.
+Oramai e' si era rassegnato ad ogni contumelia, contentandosi
+scriversela nel cuore e rammentarsela tutti i dì.
+
+Si posero in cammino. Non avevano che tre cavalli solamente, quello
+del re, che cavalcava la regina Berta col figliuolo Corrado in
+groppa, quello di Baccelardo, che portava Enrico, ed un mal ronzino
+per Baccelardo. Rodolfo, Bertoldo e Guelfo avevano occupate le chiuse
+e tenevano il passo delle Alpi svizzere, carniche e friulane. Si
+prese la volta della Borgogna, dilungando la strada, e si trovarono
+a celebrare il Natale a Besanzone, ove il conte Guglielmo, zio di
+Agnese madre del re, li ristorò di ogni fatica e di ogni miseria,
+e meglio li fornì di oro, servi e cavalcature. Riconfortati così
+ripresero il viaggio.
+
+Costeggiarono la catena del Jura avviluppata già nel suo mantello
+di neve. Riposarono lo sguardo sul lago Lemano, le cui azzurre
+acque lievemente increspate dal vento, scintillavano come topazi
+percossi dal sole, ad onta del verno dardeggiante nel cielo turchino.
+Contemplarono quei gioghi di monti, le cui canute creste l'une
+sull'altre elevansi come i gradini di un anfiteatro, per fare in
+fine torreggiare la testa superba del monte Bianco, il re di quel
+popolo di montagne, perduta nell'azzurro dei cieli. Giunsero in fine
+a Vevey, borgata resa celebre poi da Rousseau, alla cui porta, sotto
+un baldacchino, trovarono la marchesana Adelaide madre di Berta che
+rendeva giustizia.
+
+Teneri furono gli amplessi della madre e della figliuola,
+solennemente cortesi le accoglienze al re. Questa signora governava a
+nome del figlio suo Amadeo, capostipite della casa di Savoia, grande
+estensione di paese, e guardava il passaggio delle Alpi Cozie e delle
+Alpi Craie. Enrico le si volse per dimandarle sussidi di truppe
+e di scorte a calare in Italia. Ma colei, che ambiva vantaggiare
+gli Stati del figliuolo, glieli negò, sotto pretesto di non voler
+querele col papa. Il re dovette venire ad accordi. Caldo fu il
+discutere, perocchè Adelaide pretendeva cinque vescovadi con tutte
+le terre dipendenti ed i dritti, ed Enrico voleva solamente donarla
+di una parte della Borgogna imperiale. Però, angustiato dal tempo e
+dalle circostanze, Enrico investì Amadeo del vescovado di Litten,
+vale a dire di un buon quarto della Svizzera, e con questo pedaggio
+ottenne permesso di sormontare le Alpi. Appena segnati gli accordi la
+marchesana ripassò in Italia.
+
+I montanari non ricordavano inverno più aspro. Le nevi cadute in
+settembre ghiacciavano, e sovra quelle, novelli strati più spessi
+cadevano tutto dì. Sia quindi pel periglio dei cammini, nullamente
+praticati, sia che gli alpigiani schivassero contrattare con gente
+scomunicata, per non incorrere anch'e' negli anatemi, difficilissimo
+tornava procacciarsi guide, anche a peso d'oro. Così che fu mestieri
+mutar di nome, darsi per tutt'altro di ciò che erano, e, per tal
+fatta mascherati, di villaggio in villaggio, penosamente trascinarsi
+fino a Lanslebourg, ai piedi del monte Cenisio.
+
+Questa montagna, alta 8670 piedi di Parigi sul livello del mare, non
+aveva allora quella bella strada che, nel 1805, in cinque mesi, per
+ordine di Napoleone, il cavaliere Giovanni Fabbroni faceva aprire
+da tremila operai al dì; nè quelle case di rifugio, abitate da
+cantonieri per riparare i varchi e soccorrere i viaggiatori; come
+neppure quei piuoli che, elevati di tratto in tratto, accennano il
+calle meno sinistro a tenersi. Allora non era che una marmorea lamina
+di ghiaccio, praticata solamente nell'estate da un sentieruolo per
+uso dei cacciatori di camoscio, che serpeggiava tra i precipizi e le
+voragini dell'erta sterminata. Gli avvallamenti, colmati, dalla neve
+quivi accumulata dagli uragani, o non si discernevano, o malamente
+per alcune creste di rocce sporte in fuori quasi denti di ferro. Ogni
+varietà di picchi e di rupi, capricci della natura tormentata delle
+montagne, era scomparso. Il monte aveva addossato il suo fallace
+lenzuolo di neve, e sotto di quello spalancavansi le voragini ed i
+crepacci, movevansi le valanghe. Enrico si fe' venire grosso numero
+di guide, e voltosi al loro capo dimandò:
+
+--Compare, mi fa d'uopo scavalcare la montagna, e discendere in
+Italia: sareste voi al caso di additarmi e facilitarmi la via?
+
+Il capo guida, che si chiamava Giacomo, si grattò l'orecchio sinistro
+e si lisciò la barba; poi disse:
+
+--Monsignor no.
+
+--No, per dio! Eppure dovrà esser così. Mettete voi il prezzo ai
+vostri servigi.
+
+--Non si tratta di questo, monsignore, rispose Giacomo, ma sibbene
+che la sgualdrinella, quest'anno qui, si ha ficcato in testa non
+volersi lasciar montare: ecco tutto.
+
+--Dite dunque che vi manca il coraggio, sclama Enrico con un poco di
+male umore. Cercherò allora chi ne abbia più di voi.
+
+--Provatevi, monsignore, e vi do parola, che, se in trenta miglia
+d'intorno troverete chi vi sappia servir meglio, io rinunzio al
+mestiere di cacciatore, ed alla salute dell'anima.
+
+--Baie! riprende Enrico, vi mette paura sporcarvi le uose di neve,
+perchè vi piace sporcarvele piuttosto di cenere. Questo è l'arcano,
+non già le difficoltà che mi state a contare.
+
+--Uhm! mormora Giacomo.
+
+--Già, insiste Enrico, credete voi che io non abbia fatto altro in
+vita mia che novellare con dame in un salotto caldamente intarsiato
+a legno di quercia, e scottarmi le sure alle brace? Anch'io son
+cacciatore, compare, e so come con l'aiuto di Dio, si affonda nelle
+ghiacciaie e nei pantani, si sta digiuno due giorni, e si dorme sotto
+il padiglione delle stelle. Capite?
+
+--Capisco sì, monsignore; ma sapete cosa sono le vostre ghiacciaie
+ed i vostri pantani per chi ha fiutato un po' il respiro di
+questa pedina? Una pozzanghera in cui un gallo non arriverebbe ad
+imbrattarsi lo sprone, una tazza per bevervi dentro l'acquarzente.
+Se conosceste un tantino che vezzi sa fare questa matta quando le
+frulla! Mi aiuti Iddio, monsignore, io credo di averla alquanto
+addomestichita; ma quando vedo che i fumi le saltano, io le dico:
+Cecina mia, fatti prima passare il ruzzo col favore di San Benedetto,
+e poi ci vedremo.
+
+--Insomma, compare, ad ogni costo a me urge valicare questo monte
+dannato. Trovate voi uomini e mezzi, perchè io non voglio saperne
+altro che si parta prontamente.
+
+--Sta bene, monsignore. Giacchè ci avete dato del vigliacco, e vi
+siete proprio incocciato in questa pazzia, bisogna cavarvela. Io non
+vi assicuro bene che toccherete le pianure d'Italia. Però vi assicuro
+bene che moriremo innanzi noi tutti, prima che alcun disastro accada
+a vostra grandezza. Dopo, sarà di voi quel che sarà. Noi saremo morti
+fino all'ultimo--raccomandandovi a Dio.
+
+--Quando si parte dunque? Bene inteso che si dovrà trasportare con
+noi questa signora e questo ragazzo, con ogni bagaglio e cavalcatura.
+
+--Ma sì, partirà tutto con noi; salvo, monsignore, che non ve ne
+guarentisco l'arrivo.
+
+--Dunque?
+
+--Dunque per oggi è ito. Vedete lassù quella parrucca bianca che
+si accapperuccia al monte? Ebbene, di qui sembra nebbia, ma vi do
+parola che fra due ore, vedrete che è quel buffon di uragano, il
+quale si trastulla a far mulinelli di neve, e trascinarsi seco
+fino i cucuzzoli delle rocce, che gli si parano avanti. Così che,
+monsignore, contentatevi per oggi di farvi una bella provvisione di
+caldo col fuoco e col vino di Vevey, perchè vi so dire io che domani
+ne avrete ben d'uopo.
+
+--Sacramento! sclama Enrico impazientito, questa diabolica Italia non
+vuolsi dunque lasciar penetrare?
+
+--Eh! monsignore, risponde Giacomo schiettamente, è Italia come la
+bocca; per penetrarvi dentro ed assaporar tutti i gusti bisogna
+passar le mascelle. Le mascelle d'Italia sono le Alpi.
+
+--A domani, disse Enrico, e le guide si congedarono.
+
+Al domani infatti, come l'alba si mostrò, tutto era sul punto, e si
+partì.
+
+Per la regina Berta avevano preparata una specie di barella, che i
+montanari portavano sulle spalle dandosi la muta quattro per volta.
+Baccelardo ed Enrico andavano a piedi, muniti di grossi bastoni a
+punte di ferro. Si cominciò l'ascensione allegramente, perchè il
+tempo mostrava voler venir bello. Però non stette guari, che delle
+larghe nuvole bianchicce principiarono ad elevarsi dietro il vertice
+del monte. Quelle nuvole, a poco a poco dilatandosi e congiungendosi
+insieme, ondularono da prima placidamente nell'orizzonte. Poi quel
+loro cullarsi voluttuoso come il manto di un'odalisca che si gonfia
+alla brezza della sera, addivenne più celere, più violento, il colore
+bianco si cangiò in cenericcio, poi in bruno, per ultimo in buio
+perfetto. Intanto regnava una calma solenne, un assopimento mortuario
+di tutta la natura. Non un uccello, non uno spiro di vento, non un
+brivido d'arboscello, neppure una parola dei montanari, i quali
+solamente guatavano di tanto in tanto la cima del Cenisio e gittavano
+un sospiro. Il cammino d'altronde si faceva sempre più difficile.
+Affondavano nella neve fino al ginocchio. Sentivano sotto i piedi
+scricchiolare il ghiaccio di un rumore sordo e profondo, poi di
+lontano, di tempo in tempo, cader le valanghe come tuoni. Toccavano
+già la regione del gelo. Puntando i bastoni ferrati, sorreggendosi
+a vicenda, e facendo catena avanzavano. Ma non così spediti come
+Giacomo avrebbe voluto, e come il mutamento del tempo richiedeva.
+Perocchè la regina sentiva già un malessere indefinibile, e come se
+il cuore le si stringesse. Enrico non si reggeva quasi più sulle
+gambe, irrigidite dal freddo. Lo assaliva il capo giro, vedeva da
+per tutto, abbarbagliato, delle larghe macchie di sangue. A Berta
+dettero alcune sorsate di latte e mele, al re dell'acquavita. Ma fu
+mestieri di sorreggerlo delle braccia, tanto più che costeggiavano
+una screpolatura di ghiaccio, nel cui fondo si perdeva la vista.
+Baccelardo, più uso alle fatiche, curava meno sè stesso che il
+cavallo, il quale, armato ai piedi di ferri a punte acuminate,
+allungava i passi, come se volesse strisciar della pancia sul gelo,
+fiutava il sentiero, e calcava le peste del padrone. Come però si
+furono scostati dalle sponde di quell'abisso, Enrico si lasciò cadere
+sopra scarna punta di roccia, e sclamò:
+
+--Che Dio perda questa scellerata montagna! Non reggo più, e credo
+che a quest'ora ambo le mani siano ite al diavolo, perchè non me le
+sento affatto.
+
+--Monsignore, udite a me, dice Giacomo, non facciamo ragazzate;
+perchè quando la montagna si mette di mal umore, non v'ha di meglio
+che starsene a casa se si può, e raccomandarsi l'anima ai suoi santi
+avvocati, quando si è a mezzo del cammino. Sicchè dunque, in piedi
+e trottiamo; perchè mi accorgo già che a questa pettegola comincia
+seriamente a venire mal ruzzo. Io ne conosco il carattere.
+
+--Il diavolo ti porti con essa, compare! risponde Enrico. Io non ho
+forza nemmeno di fare un passo lungo come il tuo naso. Trovami in
+vece dove possa dormire.
+
+--Sì bene, monsignore, soggiunge Giacomo, a casa vostra farete ciò
+che piace a voi, qui dovete stare alla nostra regola. Vi va della
+vita, e della vita di tutti. Andiamo.
+
+E sì dicendo tolgono Enrico di peso nelle braccia, e si rimettono in
+viaggio. Superata così una prima cresta, Giacomo si volge ai compagni
+e parla:
+
+--Figliuoli, abbiamo guadagnato la colezione. Coraggio: beviamo un
+gocciolo, rosicchiamo una crosta, ed avanti in nome di Dio, se questa
+furfantaccia di nebbia, che cala giù pettoruta come un curato che ha
+finita la predica, ce ne darà ancora il permesso.
+
+E detto fatto, in pochi minuti si sbarazzano dell'asciolvere, e
+ricominciano la salita. Enrico non avrebbe voluto toglier cibo, non
+sentendo altra voglia che una irreffrenabile di dormire. Ma gli
+alpigiani lo costrinsero a mangiare alcuna cosa, bere una tazza
+d'idromele, e camminare a piedi per ridestare il calore. Varcavano
+allora una spina, sopra cui appena i danzatori di corda si sarebbero
+avventurati, una specie di ponte di ghiaccio gittato sur una
+screpolatura che sprofondava in abissi incommensurabili. Ecco allora
+che quella nebbia, la quale maestosa e lenta calava dal vertice della
+montagna, li raggiunge. Distinguevano appena un piede al di là della
+persona. Una nevuscola sottile come farina di frumento e penetrante
+come punte di ago gli involgeva. Si dovettero arrestare. I polmoni
+spasimavano di trafitte acute ed insopportabili. Dopo un'ora però
+quel nebbione si dirada alquanto; ma un muro di ghiaccio, elevato,
+quasi a picco, si para loro di fronte.
+
+Le guide si guardano in faccia, e stanno lì presso a proporre
+di tornare indietro, tanto più che alla nebbia era succeduto il
+garbino. Se non che, rianimati da Baccelardo e punti da Enrico che
+li chiama cuori di damme e mal pratici, Giacomo si avventura alla
+scalata del baluardo. Con le azze cominciano a tagliare un sentiere
+nella spessezza del ghiaccio, un sentiere a forma di scaglioni
+serpeggianti onde avessero potuto inerpicarvisi anche le cavalcature,
+aiutate dagli uomini. Questo lavoro riuscì a maraviglia, quantunque
+pericolosissimo. Da poichè, se un piede veniva meno a qualcuno,
+rotolava nell'abisso e perdevasi sotto un trenta piedi di neve. Come
+però furono sull'erta di quella piattaforma, il vento li prende più
+gagliardamente. Tentano fare ancora alcuni passi, ma torna loro
+impossibile. Imperciocchè vedevano calar giù precipitosi dalla vetta
+immensi castelli di neve girati a turbine, innanzi a cui nulla poteva
+resistere. Si gittano perciò bocconi sulla neve, si accollano a
+qualche sporgenza di roccia, e di lontano odono ruinar le valanghe,
+screpolarsi il ghiaccio sì che ne tremava tutto il monte, muggire
+il vento furibondo che passava sui loro corpi, trascinando turbini
+di neve, grandi come palagi di sovrani. Erano intirizziti. I loro
+volti sformati, fatti piombini; gli occhi sanguigni; l'alito gelato;
+il respiro difficile. Intanto mezzo le persone restavano seppellite
+nella neve. I cavalli stessi si erano accovacciati al suolo; e
+qualcuno, che non fu sollecito, tratto dall'uragano rotolò ne'
+precipizi facendo udire grido lamentevole e straziante.
+
+Così trascorsero due ore nella più terribile agonia, atterriti, più
+che dal pensier della morte, da quelle convulsioni fragorose della
+montagna, che sembrava volersi scardinare e fuggire l'ira della
+bufera. Quello sbrigliato infuriare però cesse alfine alcun poco. Il
+vento spirava ancor forte, ma potevano mantenersi in piedi, l'uno
+attaccandosi all'altro, mercè una specie di gomena, reggendosi
+ai bastoni ferrati. Il loro andare da prima fu lento; dappoichè,
+quantunque si fossero sempre agitati ed avessero battuti i piedi per
+intrattenere il calore, si potevano dire stecchiti dalla neve che
+come sottil polverio aveva compenetrati i panni, ed agghiadate le
+persone. A poco a poco però accelerarono, e giunsero alla cima del
+Cenisio, all'ospizio.
+
+Di questo luogo di rifugio si attribuisce fondazione a Carlomagno,
+a Luigi il Buono, o ad una certa contessa Adalasia. Sia chiunque,
+i cenobiti accolsero quella gente con ogni carità, e prodigarono
+loro quelle cure che lunga serie di sperienze aveva insegnate
+giovevoli. In poco d'ore, e' furono interamente rifocillati. Si
+seccarono o mutarono i pastrani; con la neve fecero strofinarsi
+le parti aggelate; pigliarono ristori di brodi e di cibo. Sicchè,
+alle due dopo il meriggio si trovavano in istato di principiare la
+discesa, perchè il sole già fulgido e bello splendea nel cielo,
+quasi la vicinanza d'Italia lo rallegrasse. Da prima percorsero un
+po' di piano, costeggiando un lago, che sembrava oramai una tavola
+di piombo damascata, le cui punte splendevano al sole come prismi
+di diamanti. Si andò innanzi così per un tratto. Però, come furono
+al pendio dell'ultima vetta restarono lungo tratto a saziare lo
+sguardo, che già lontano poteva spaziare sull'Italia per le pianure
+piemontesi e lombarde, fino alle montagne di Genova. Un grido di
+gioia prorompe da ogni petto, meno da quello di Enrico. Enrico non
+sapeva qual fortuna avrebbe incontrata laggiù, e rodevasi nel cuore
+che egli dovesse percorrere da penitente e da esule una terra dai
+suoi maggiori percorsa da trionfatori. Si avventurarono poscia alla
+discesa.
+
+Per l'imperatrice avevano recata una specie di tegghia di cuoio,
+a foggia degli antichi cocchi, affidata a grosse funi armate di
+uncini che ficcavano e sficcavano nel ghiaccio. Sopra delle stanghe,
+inchiodate a croci, eransi allogati i bagagli, anch'essi mantenuti da
+funi.
+
+--Badate ai cavalli, gridava continuamente Baccelardo, esaminate i
+ferri; avviluppateli tutti in pelle di montoni, onde, se cadono, non
+si feriscano a questi diabolici stiletti di giaccio; tenete loro le
+briglie corte; sempre due di fianco ad ogni cavalcatura ed adagio.
+Gli uomini scandaglino prima i sentieri con i bastoni.
+
+--Lasci pure, lasci pur fare a noi, bel cavaliere, rispondeva
+Giacomo. La discesa è più difficile dell'erta; ma la marchesana di
+Susa ci ha costumati a questi valichi ed a menare uomini e bestie.
+Però, ascoltino bene. Dove non si va con i piedi bisogna bene
+aiutarsi con le mani, andar carponi, mettersi sul sedere; dove non
+si può reggersi in su, occorre scivolare e Dio provveda a che non si
+scivoli nelle voragini. Quei crepacci sono ghiotti di carne umana, di
+carne viva. Dio solo ed il diavolo giunge a strappar loro le anime,
+se pur non vi restano apprese dal gelo.
+
+--Occorrerebbe avere gli artigli con che l'abate di Fulda addunghia
+i suoi vassalli per calarsi giù a quattro zampe, diceva Enrico a
+Baccelardo, un po' riconfortato.
+
+--Ovvero la sveltezza con che l'abate di Montecassino corre dietro
+alle gonne delle sue vassalle, faceva eco Baccelardo.
+
+--Dall'altro lato mi soffocava la nebbia e la nevuscola, qui mi
+abbacina il riverbero del sole, sclamava l'imperatrice Berta. Gli
+occhi mi schizzano; credo ne sprizzi il sangue. Veggo tutto rosso.
+
+--È il tramonto, madonna, diceva Giacomo per confortare quella
+bella creatura, che il desio di vedere la sua terra natia aveva
+rifocillata, sì che aveva tolte via le bende del collo, del capo e
+del volto, ed allargate le pellicce.
+
+Il sole infatti si dileguava dietro le vette più alte di quei
+picchi, ma non perciò il cielo si offuscava. Infrattanto, a misura
+che scendevano, le spalle della montagna divenivano più piane, meno
+ripide, più praticate, la crosta del gelo meno spessa. I precipizi
+che lambivano erano gli stessi; l'ossatura della montagna si mostrava
+egualmente accentuata a forti gibbe, a moltiplici punte. Ma tutto
+sembrava meno salvaggio, avviluppato da un aere più cilestre,
+dissimulato dalle ombre tra il purpureo ed il violetto di cui la
+luce del cielo d'Italia li avvolgeva, raddoppiandone la distanza.
+
+Malgrado le precauzioni però, un uomo da prima, fra quei che si
+davan la muta in sostenere la treggia che portava la regina, scivolò
+e precipitò. Ma per avventura e' se la trasse con la rottura di
+uno stinco ad una prominenza di roccia, che lo rattenne a mezzo
+dell'abisso. E lo si giunse a salvare. Poscia precipitò giù e perì
+sprofondato nelle nevi di quei gorghi un cavallo: quindi rotolò una
+barella da carriaggio, che pure si perdè. Si raddoppiarono le cure.
+Si legarono tutti con una fune sì che formassero una sola catena; e
+per buona ventura s'incontrarono corrieri, nativi di quelle alpi, che
+avevano fatta la via due dì innanzi, e che facilitarono i passi. Così
+che, all'oscurarsi della notte, la comitiva si trovò a Susa. Il cielo
+splendeva di stelle sopra un azzurro profondo.
+
+Al vocio ed allo scalpitar dei viaggiatori, gli abitanti della
+contrada mettevano fuori delle loro finestre il capo ed uscivano
+sull'uscio, salutando di un _ave Maria_ chi passava o dimandando
+l'elemosina. Accorsero tutti però, portando torce, tizzoni, lucerne,
+lanterne, quando la voce si sparse che fosse Berta, che in mezzo a
+loro ritornava: e gli echi più lontani del Cenisio risonarono di
+_alleluia!_ e di benedizioni.
+
+All'indomani, Enrico partì per Torino.
+
+
+
+
+II.
+
+ Non sono i regni e le potenze unite.
+ Nè possono esser; perchè il papa vuole
+ Guarir la Chiesa delle sue ferite.
+ L'imperador con l'unica sua prole.
+ Col presentarsi al successor di Piero,
+ Al Gallo il colpo ricevuto duole.
+ MACCHIAVELLI--_Decennali_.
+
+
+Il primo ad andare incontro all'imperadore fu l'arcivescovo di
+Ravenna Guiberto. Enrico lo accolse con ogni segno d'amorevolezza,
+ed egli, dopo essersi seco lui congratulato del prospero arrivo in
+Italia:
+
+--Sire, disse, vi domando il permesso di presentarvi il clero ed
+i nobili della vostra fedele Lombardia, i quali al pari di me
+desiderano profferirvi ossequio.
+
+Quella parte d'Italia chiamavasi allora quasi tutta Lombardia.
+
+--Mercè a voi, monsignore, rispose il re, che in questi generali
+dissidi mi avete mantenuti obbedienti i miei bravi Italiani.
+
+--Sire, soggiunse l'arcivescovo, io conosco di buon lato che Vostra
+Altezza soffre questi guai per aversi meco voluto mostrar grazioso
+ed avermi colmo di favori. Quel diabolico uomo di mastro Ildebrando
+non perdona mai per proprio stile; me poi non vuole udire neppure
+se dovesse dannarsi, e semina i triboli sopra quanti usano meco e
+di grazie mi largheggiano. Ecco donde la frega di toglier via le
+investiture, di abolire le mogli, e' che già si ha rubata la mia,
+e le liti che v'intenta per avermi fatto arcivescovo. Vedremo,
+però, chi di noi vincerà la puntaglia. Io sono già alla testa di
+ottocento lance e duemila balestrieri a piedi. Gli altri prelati e
+signori italiani vi formano esercito meglio di quattromila cavalli
+e diecimila arcadori, tutti pronti al vostro cenno e caldi di
+entusiasmo, per morire con voi o vincere.
+
+--Ed il resto d'Italia, monsignore? dimanda Enrico pensieroso.
+
+--Del resto d'Italia, sire, quelli che ricordano la vittoriosa
+memoria di Enrico III, trepidano, e predicono giorni funesti.
+Dappoichè duole ad ognuno la guerra cittadina ed il guasto della
+patria. Quelli che han ricevuto onta da Gregorio rimangono
+inflessibili a rimbeccargliela più amara e crudele; e questi sono
+i più ed il meglio delle Provincie italiane, tutti alti membri del
+clero e feudatari. Vi ha infine la gioventù, fastidita dell'inoperosa
+anarchia in che, per la lunga assenza della grandezza vostra, Italia
+hai gemuto, e della vita ingloriosa che trascina. E questi, nemici
+naturalmente di un papa severo ed orgoglioso che vorrebbe fare del
+mondo un cenobio, e degli uomini dei servi del clero, anelano a nuovo
+ordine di cose, a destino più nobile, a libertà e gloria. Per modo
+che, sire, dove appena mandiate bando di esser venuto per sostenere
+Italia nell'indipendenza dei suoi diritti, e di mettere, a ragione
+questo petulante pontefice, confirmando le franchigie del clero
+e dei laici, e volendo salde e riverite le antiche constituzioni
+dell'impero, tutta Italia alzerà una voce sola di giubilo, e vi
+troverete a testa di un esercito di cui mai maggiore ne levarono gli
+antichi tempi, nè la Germania.
+
+--Sire Iddio, sclama l'imperatore scintillando negli occhi, fa che
+io mi vendichi del figlio del falegname di Soano e di quei traditori
+miei vassalli, e poi rinunzio senza sconforto alla vita ed all'impero.
+
+--Vi è anche di più, sire, soggiunge Guiberto, il concilio che ho
+raccolto a Pavia ha condannato Gregorio come eretico, e lo ha deposto
+dalla sede di Pietro, in conformità del sinodo di Worms.
+
+--E gliene avete fatti intimare gli atti?
+
+--Sicuramente, dal vescovo di Bovino, anch'esso qui fuori ansioso di
+prestarvi omaggi per sè e pel suo padrone, Roberto Guiscardo.
+
+--Ah! l'ardito conquistatore?
+
+--Sì, sire, ed udrete quali generose profferte e' manda a farvi pel
+suo ambasciadore.
+
+--Sta bene. E voi, monsignore, vi siete composto con lui per quel
+prezioso disegno di presentarvi al papa come un pezzo di selvaggina?
+
+--L'ho dovuto, sire, onde guadagnarlo al vostro partito. Però non
+l'ho ancora perdonato; nè il perdonerò, se prima non abbiamo insieme
+rotta qualche lancia, dove che siasi e quando ciò possa avvenire.
+
+--Siete un bravo, monsignore arcivescovo, riprende Enrico
+stringendogli la mano. Sol che vi somigliassero un paio di dozzine di
+que' miei poltroni di nobili, che ora non saremmo qui in Italia per
+impetrare perdono.
+
+--Per impetrare perdono! mormora l'arcivescovo maravigliato. Ma, con
+la vostra sopportazione, sire, quale sarebbe dunque la vostra mente?
+
+--Lo lascio decidere a voi, Guiberto, appena rifletterete che l'anno
+della scomunica è prossimo a spirare, e che se non mi trovo assolto
+di anatema, per costituzione di Germania, decado dal regno.
+
+--Dunque pensereste, sire....?
+
+--Ad ogni costo aggiustarmi col pontefice, e farmi sciogliere dalla
+scomunica.
+
+--Anche a costo di umiliarvi? dimanda Guiberto.
+
+--Mai no, per certo! Ma se le circostanze mi vi traessero, la
+vittoria del domani non compenserebbe ella forse il rovescio di
+oggidì?
+
+--Compenserebbe! mormora l'arcivescovo.
+
+--Si, continua Enrico con calore. Che credete, Guiberto, che mi
+potessero giovare i vostri dodici o quindicimila uomini, in faccia
+a due nazioni non bene decise nè ben rassodate? Poi la contessa
+Matilde ha anch'essa un esercito, nè è nostra amica. Gli Italiani
+sono volubili; e per quanto si mostrino divoti all'impero, non so
+lusingarmene, conosco che quel freno lor torna insopportabile ed
+esoso, e spiano l'opportunità di spezzarlo. Sì che, Guiberto, vedete
+anche voi a qual partito mi rimanga appigliarmi.
+
+--Sire, replica l'arcivescovo dignitoso, io non so nè vi rispondo
+della mente dei miei concittadini. Sia però quale si voglia la vostra
+fortuna, contate, sire, e potete giurare di non fare assegnamenti
+falliti, contate sulla persona e sulla fedeltà dell'arcivescovo di
+Ravenna, che vi verrà manco solo con l'ostacolo della morte.
+
+Enrico gli stringe la mano fortemente, velando gli occhi di una
+lagrima, poi dopo alcuni minuti di silenzio soggiunge:
+
+--Monsignore di Ravenna, compiacetevi di presentarmi i miei fedeli di
+Lombardia.
+
+Quei signori, ragunati nella sala vicina, lo accolsero con un grido
+prolungato di applausi e di gioia. Enrico li salutò grazioso,
+dicendo loro cortesi parole, ringraziandoli della lealtà e divozione
+che gli mostravano. Essi gli fecero tutti sacramento di essergli
+fedeli, e di non abbandonar la sua causa per qualunque sfortunato
+volger di cose. Enrico li ringraziò novellamente; poi alla testa
+di così brillante corteggio e risoluta truppa partì di Torino per
+Piacenza. Due giorni dopo vi giungeva anche il re.
+
+Egli aveva evitato Parma; aveva poi costeggiato l'Enza, ed era venuto
+a valicarla a Rio di Vico.
+
+Dopo aver nevicato tutto il dì, verso il tramonto il cielo si era
+rasserenato. Il sole si coricava come un globo di fuoco. Guadato il
+fiume, lo sguardo di Enrico s'ingolfò di subito in una gola di monti.
+In mezzo a quelli,--monte Atesio e costa di Grassa,--questo sguardo
+si urtò ad un burrone che si levava a picco comme una zanna. Brullo,
+tormentato, dirupato era il burrone. A cima di esso però elevavasi
+una vasta rocca, che, increspata il dì dal pulvinio della neve, ed
+ora indorata dagli ultimi raggi del sole sanguigno, scintillava quasi
+fosse incrostata di ardenti carboni. Era Canossa. Enrico si arresta;
+gli occhi divaricati ed immobili si fissano su quel fatale castello
+folgorante come un'aureola. La foga dei pensieri e degli affetti
+produssero nell'anima del re come una nebbia, in cui, vedendo tutto
+vago e vertiginoso, dispera penetrare. Dà quindi di sprone, si
+lascia a destra il forte maniero di Rossena, e per la straduzza di
+Grassano che costeggia Rio di Vico se ne viene a Vico di Canossa, a
+piè del castello.
+
+Non vi si fermò; anzi mosse subito per Canossa, avendo saputo da
+corrieri dell'arcivescovo di Ravenna e del vescovo di Vercelli, che
+la contessa Adelaide, dopo aver venduto a lui il passaggio delle
+Alpi, era discesa in Italia a spargervi la nuova di sua venuta. Per
+lo che gl'Italiani, che ora lo circondavano, si erano uniti al bando
+di Guiberto; e mentre questi, chiuso il concilio di Pavia, cavalcava
+la notte per alla volta di Torino, Gregorio, della presenza del re in
+Italia spaventato, la notte istessa erasi andato a rinchiudere nel
+Castel di Canossa con la sua bella penitente Matilde.
+
+Egli aveva lasciato in dietro la truppa per non dar sospetti nè
+appiccagnoli al papa. Seguíto solamente da Guiberto, da Baccelardo
+ed altri pochi cortigiani prese dunque stanza nel piccolo romitaggio
+votato a s. Nicolao, che trovavasi in quello spicchio di casupole dei
+vassalli della contessa, alle falde del burrone su cui torreggiava la
+fortezza.
+
+Come la contessa Matilde udì dell'arrivo dell'imperatore, gli si
+recò tosto a far visita, comandando che di ogni cosa, con real
+munificenza, il cenobio fosse fornito. L'accompagnavano Adelaide di
+Susa col suo figliuolo Amadeo, il marchese Azzo d'Este, e l'abate
+di Cluny, che era stato padrino del re al fonte battesimale. Enrico,
+vedendo apparir la contessa, le andò incontro, e baciandola sulla
+fronte:
+
+--Qual cortesia, sclama, nella nostra bella cugina di venire a
+visitare uno scomunicato, senza paura d'imbrattarsi di peccato!
+
+--Ne abbiamo tolto permissione da Gregorio, risponde Matilde senza
+badare, o senza comprendere l'ironia delle parole del re.
+
+--Ah! vi dimandiamo perdono dunque, bella cugina, del sospetto
+temerario, soggiunge Enrico, componendo il volto a sorriso. Ma sì che
+non poteva essere altrimenti! Ed in vero, e' sarebbe doluto anche
+a noi che creatura così bella avessero dovuto adunghiare i demoni,
+ed ottenere quei villani cialtroni più che non ottennero i fedeli
+battezzati, divoti al papa.
+
+Dappoichè gli è mestieri sapere che Enrico voleva qui accennare al
+marito di lei, Goffredo di Lorena, detto il _gobbo_, già morto, col
+quale giammai Matilde si aveva voluto accoppiare. La contessa lo
+comprende, e rimbeccandolo del fastidio in che anch'egli aveva presa
+un dì la regina Berta, sorridendo egualmente risponde:
+
+--Veramente, sire, sotto questo rapporto bisogna dire che non
+avessimo tradita la parentela! Ma, a proposito, non vorreste avere la
+cortesia di presentarci alla nostra bella cugina Berta?
+
+--Ella è restata a Piacenza con la corte e l'esercito, riprende
+Enrico, il quale a questa dimanda rientrò nella sua situazione,
+obbliata un momento all'aspetto di Matilde. Indi soggiunge: Berta
+ha fatto questo pellegrinaggio per amore: ma nè la nostra fierezza
+d'uomo, nè il nostro onore di cavaliere avrebbero sopportato che,
+anch'ella, avesse patita umiliazione o amarezza qualsiasi.
+
+--Sire, papa Gregorio non è insensato da dimandar penitenza da chi
+è immune di colpa, risponde Matilde con molta serietà; nè noi, per
+quanto gli fossimo divote, avremmo tolto in pace che così bella e pia
+donna si sconfortasse.
+
+--Voi siete allucinata, Matilde, sclama Enrico alquanto vivamente,
+e ci duole come vostro parente, che la vostra condotta debba
+consolidare il sindacato di Europa, la quale vi dice pazzamente
+imbertonata di tanto dissidioso energumeno. Come imperatore poi vi
+dobbiamo rimproverare di tradimento al vostro legittimo padrone, e
+d'infedeltà all'impero.
+
+--Sire, replica con grande calma Matilde, se l'Europa giunge a
+persuadersi che noi potessimo sentir tenerezza per un vecchio di
+settant'anni, l'Europa è una stolida. Noi nel papa adoriamo Iddio,
+come quegli che lo rappresenta sulla terra, come la provvidenza
+umanata. Noi gli tributiamo la cieca riverenza che ai decreti di Dio
+si deve, e ci prosterniamo ai suoi voleri, perchè ai voleri di Dio è
+stolto chi resiste. Noi insomma, sire, non veneriamo nè Gregorio VII,
+nè Alessandro II, nè Nicolò II, ma la dignità, ma lo spirito scevrato
+d'ogni forma terrena. Lo abbiamo idealizzato nel papa. Nel papa che
+passa, noi riconosciamo il papato, e più che il papato, la Chiesa.
+Se poi vostra grandezza ci trova ribelli all'impero germanico, da
+cui dipendiamo, non è nostra colpa, sire. Noi siamo inspirati da
+un'intima convinzione che, avanti tutto, debba andare la salute e la
+gloria dell'anima, poi l'indipendenza della patria.
+
+--E quando, bella cugina, si è trattato di anima e di patria nella
+lotta della Chiesa e dell'Impero?
+
+--Le vostre querele col pontefice, sire, con la vostra sopportazione,
+non hanno altro scopo. Voi in lui cercate avvilire, o rovesciare
+il propugnacolo dei popoli, l'altare a cui si va a supplicare. La
+terra ha due braccia. L'uno che semina offese e schiavitù, ed è
+quello dell'imperatore; l'altro che rileva gli oppressi e resiste
+agli oppressori, ed è quello del pontefice. Questo braccio, sire,
+voi avreste voluto troncare; voi avreste voluto togliere ai popoli
+ogni rifugio; soffocare la voce che in nome di Dio chiama a dovere
+i potenti e regola la giustizia dei sommessi. La vostra lite col
+pontefice interessa l'umanità. Non è un duello di uomo ad uomo, di
+popolo a popolo, di forte con forte. E dove, sire, si tratta di
+mantenere l'equilibrio tra i diritti dei soggetti e le pretensioni
+dei despoti, dove si tratta di serbare immaculate le ragioni
+dell'anima, tutte nel pontefice concentrate, allora, sire non v'ha
+ribellione di sorta; ma chi brandisce la spada esercita un dovere di
+uomo e di cittadino, ed è benedetto da Dio.
+
+--Cugina, risponde Enrico placidamente, si vede che la vostra
+immaginazione è esaltata. Voi delirate di sogni. Vi siete riscaldata
+ad un fuoco fatuo; vi han travolto il cervello le parole sediziose di
+un uomo, che ambisce al dominio del mondo, che vorria collocare il
+suo soglio sulla base delle corone dell'universo. Qui non si tratta
+punto di diritti di popoli e di libertà di coscienze, cugina. Qui si
+tratta che il vescovo di Roma, fino a ieri vassallo dell'impero, oggi
+se ne vuole elevare a padrone. Si tratta di un ribelle che insulta
+il suo signore; che gli nega ogni obbedienza, ogni soggezione, ogni
+fedeltà. Si tratta insomma che il figlio del falegname di Soano
+ambisce ad avvilire i sovrani di Europa; bandisce il suo potere sul
+potere dei re; si tramezza nei loro interessi; vuol regolarne le
+leggi; vuole annullarne il dominio; vuol tornare i reami di Europa
+Provincie di Roma. Egli annunzia alla terra, io sono il _re dei
+re_! Ecco di che si tratta, graziosa cugina, non già delle vostre
+rimbombanti fiabe, che puzzano di fanatismo le mille miglia.
+
+--Così la intendete voi, o sire, ma non la intendono così i popoli,
+ed i vostri stessi vassalli.
+
+--Gli è perchè, bella cugina, i pessimi trovano sempre a guadagnare
+nelle sedizioni, e perchè i pessimi sono i molti, ed i più facili ad
+essere prevaricati, segnatamente quando assumono maschera speciosa e
+se l'adattano al sembiante. Ma sia come si vuole, noi veggiamo che
+voi siete nel più caldo parosismo di superstiziosa cecità, e che
+tenteremmo opera vana ritornarvi alla luce. Essenziale adesso gli è
+che vogliate prestarci mano a ricomporci col vostro Gregorio, e farci
+ritrarre la scomunica.
+
+--Sire, risponde Matilde, comunque voi ci crediate allucinata, noi vi
+abbiamo sempre stimato quel prode e magnamimo che siete, e non abbiam
+giammai desistito di difendervi innanzi al pontefice, e di calmare il
+suo sdegno. Siate certo perciò che, dove persuasione e sacrifizio di
+uomo può giungere, noi tutto tenteremo per ristabilire la pace.
+
+--E noi, sire, faremo altrettanto, risposero la contessa Adelaide ed
+il marchese d'Este, se per avventura papa Gregorio vorrà lasciarsi
+piegare.
+
+--Ed io, a costo di dovergli dar della picozza sulla memoria,
+soggiunge l'abate di Cluny che già veleggiava per gli spazi
+aristotelici, gli farò comprendere che egli geme sotto il dominio
+dell'illusione. Perciocchè quest'universo, che egli crede già
+cavalcare, per fisica predeterminazione non è che puro fenomeno della
+nostra intelligenza, una scena fantasmagorica che non ha nè realtà nè
+esistenza vera fuori della rappresentazione del nostro spirito. Di
+modo che, se lo spirito non esistesse per far l'eduzione delle forme
+materiali, non vi sarebbe che il niente, o almeno nulla si potrebbe
+provare, ed egli, il caro scettico Ildebrando che si cuoce il grifo
+all'astrusa sapienza di santo Aristotile, egli sarebbe papa come il
+mio alano è poeta.
+
+A questa stramba uscita dell'abate, Enrico fece un moto di dispetto.
+Onde, dandogli sulla voce imperiosamente, si volge a quei baroni, che
+già sotto i barbigi ridevano, e con fierezza parla:
+
+--Uditeci, signori. Noi ci siam condotti ad un passo che a Gregorio
+dovrebbe bastare, e dovrebbe far senno di cedere. Ma se egli è tanto
+intestato di ambizione da non comprendere lo stato di entrambi noi
+ed a qual giuoco ci siamo messi, sappia che meglio di quindicimila
+uomini sono già al campo di Piacenza ad attendere gli ordini nostri.
+E questi soli sarebbero sufficienti a togliere d'assedio codesta
+vostra piazza di Canossa, Matilde, e darci nelle mani la sua
+persona. Ma noi faremo ancora di più. Noi bandiremo libertà ad ogni
+città italiana, che ci manderà un contingente di truppa a questa
+guerra; e quando avremo rovesciato nel fango codesto vitello d'oro
+degl'infedeli, e ridotti i ribaldi di Lamagna, ci contenteremo
+meglio di avere alleata questa nobile Italia, che vassalla. Adesso
+andate, e voi principe Baccelardo con loro onde trattare col
+pontefice, giusta le istruzioni che vi abbiamo date.
+
+Quei signori partirono sgomentati. E' sapevano per prova come
+Gregorio fosse ostinato, capace Enrico di mantenere le sue promesse;
+segnatamente adesso che l'agitava disperata irritazione.
+
+Gregorio ricevette Baccelardo, presentato da Matilde, senza dar
+segno di conoscerlo, con molta freddezza e distrazione. Però, quando
+Baccelardo cominciò:
+
+--Santo padre, l'imperatore di Germania Enrico mi manda a voi...
+
+Gregorio gli tagliò le parole in bocca, e fiero sclamò:
+
+--La Germania non ha imperatore.
+
+Baccelardo si arroventa nel volto, e fisa gli occhi scintillanti
+sopra il pontefice quasi avesse voluto fulminarlo. Ma poi
+ricordandosi che egli era lì per supplicare perdono, e che la
+posizione del suo padrone oltremodo diveniva precaria di giorno in
+giorno, raffrena l'impeto che lo dominava, e soggiunge:
+
+--Santo padre, Enrico è venuto fin di Lamagna per dimandarvi
+l'assoluzione della scomunica. Egli è stato calunniato presso di voi
+da vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare nei dissidii;
+e voi gli avete posti anatemi sopra base di colpe che giammai lo
+lordarono. Prega perciò vostra beatitudine di udire le sue difese e
+discioglierlo dalle censure.
+
+Gregorio, torvo in viso, lo sta ad ascoltare, poi dopo lungo indugio
+risponde:
+
+--Sappia Enrico di Germania che gli è contro le leggi ecclesiastiche
+giudicare accusato, assenti gli accusatori, e portar sentenza
+qualsiasi. Se egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe evitata
+la dieta di Augusta, dove noi, udite le ragioni di ambo le parti,
+avremmo pronunziato con quella giustizia che Iddio ci inspirava.
+Perchè dunque da quel giudizio è rifuggito?
+
+--Enrico non ha paventato il giudizio, santo padre. Ma, innanzi
+della corona e della vita, bisogna riguardare l'onore. Ed il suo
+onore di cavaliere, e la sua dignità di re malamente sopportavano di
+soggiacere alle accuse ed al giudizio di vassalli.
+
+--Che pretende dunque da noi?
+
+--Pretende che, come capo de' cristiani, udiate le discolpe di un
+cristiano calunniato ed oltraggiato da scellerati; pretende che,
+come vicario di Dio, spogliate ogni terrena passione ed udiate i
+lamenti dell'innocente, e gli facciate quella giustizia che gli
+faranno i posteri, non agitati da ire di parti, ed Iddio al suo
+eterno tribunale. Ecco ciò che pretende Enrico; e perchè giusta le
+costituzioni dell'Impero perderebbe la corona se con l'anno vicino a
+spirare non fosse assoluto, egli vi dimanda codesta assoluzione e si
+offre a qualunque ammenda e soddisfazione onorevole a lui vogliate
+richiedere.
+
+--Ah! scoppia Gregorio irritato, non è dunque contrizione delle
+sue peccata che a noi lo guida, è la paura di decader dall'impero?
+Ebbene, noi non vogliamo riceverlo. Il perdonarlo sarebbe violare
+il nostro santo ministero. Egli è venuto a fare un nuovo oltraggio
+alla sedia di Pietro ed alla persona del vicario di Dio col dimandare
+mercè; e noi non possiamo, noi non vogliamo accordargliela.
+
+--Ma, santo padre, prosegue Baccelardo, di che deve dunque contrirsi
+chi non ha colpa? Come voi lo chiamate peccatore, se non l'avete
+ascoltato ancora? Come lo pretendete penitente se la sua coscienza
+è tranquilla? Non abusate del potere che vi hanno dato i popoli
+onde tutelare la giustizia dei loro diritti, per condannare
+inesorabilmente gl'innocenti su calunnie che torna bene a taluno di
+addossar loro.
+
+--Si sottometta dunque alla dieta dei principi tedeschi.
+
+--Ma l'anno della scomunica spira, sclama Baccelardo contenendosi
+appena, ma la somma dignità di re ne rimane vituperata...
+
+--Noi non vogliamo ascoltarlo, l'interrompe Ildebrando. Sappiamo
+troppo quanta saldezza abbiano i giuramenti di lui; come li ha
+mantenuti con i Sassoni; quanto fermo ha il carattere. Si umilia
+adesso, stretto da angustie. Ma domani non ristarebbe di elevare
+superba cervice contro di noi novellamente, contaminare il santuario,
+e sperperare la casa e le masserizie di Dio. Egli è volubile, guasto
+nel cuore, protervo, non teme la giustizia del Signore, non rispetta
+i dritti dei popoli; la nostra voce non obbedisce nè paventa. Noi
+dunque non vogliamo vederlo; e succeda di lui ciò che sta scritto
+nelle pagine eterne, del cielo.
+
+--Santo padre, riprende Baccelardo, sforzandosi ad esser calmo,
+voi giudicate Enrico secondo ve lo hanno dipinto, non quale egli è
+veramente. Egli ha nobili e pii intendimenti, non è corrotto, non
+è mutabile. Se i vostri legati, per brusco ed orgoglioso condursi,
+lo irritarono contro di voi, adesso ne è pentito, e protesta di
+assoggettarsi a qualunque penitenza per riconciliarsi con la
+Chiesa. Non vi fate maggiore di Dio voi, che ne siete il vicario.
+Iddio dimentica i trascorsi di chi torna a lui umiliato; e voi,
+uomo, voi, peccatore eziandio come ogni uomo lo è, sareste voi
+inesorabile e scagliereste la prima pietra? La parola d'ordine del
+vostro apostolato è carità. Non date ragione ai vostri nemici che vi
+dimandano tiranno, lupo rapace, usurpatore, di cuore duro, di anima
+perversa. Riflettete, santo padre, che la vostra protervia schiaccerà
+il re, sì; ma come Sansone ne resterete schiacciato anche voi. Perchè
+i popoli vi toglieranno ogni credenza, ogni rispetto, e tornerete
+esosa quella cattedra di Pietro che volevate venerata cotanto.
+
+Baccelardo fa alcuni passi per allontanarsi, allorchè Gregorio
+dimanda:
+
+--Egli è dunque veramente pentito, dite?
+
+--Ma sì! che se nol fosse, egli avrebbe profittato dell'esercito che
+ha lasciato a Piacenza per istrapparvi con la forza una parola che
+così fieramente vi ostinate a negargli.
+
+--Ebbene, risponde Gregorio, se egli è appunto come voi affermate,
+ser cavaliere, che Enrico si pente dei suoi sacrilegi, che in arra di
+pentimento e' consegni ai legati apostolici lo scettro ed il diadema,
+e si confessi indegno dell'onore e della potestà imperiale.
+
+--Ma questo è infame! scoppia Baccelardo non contenendosi più, questa
+è una tirannia da forsennato senza coscienza e senza pudore!
+
+Matilde che vedeva quanto iracondo ed avventato fosse l'oratore di
+Enrico e come pertinace Gregorio, se gli lascia allora cadere ai
+piedi e comincia a supplicarlo. Nella fortezza erano ancora molti
+prelati oltramontani ed italiani messi al digiuno di pane ed acqua.
+Questi, che taciti avevano assistito allo strano dibattimento,
+vedendo la contessa in quell'atto, ne seguono tutti l'esempio; e
+tanto dissero, tanto pregarono che l'invincibile pontefice consentì
+alfine persuadersi. Egli accorda quasi per grazia ciò che ben egli
+comprendeva, per fina politica, tornargli estremamente vantaggioso.
+E perchè grave pericolo correva dalla disperazione di Enrico,
+illimitato utile ed importanza dall'avvilimento di lui, si volge a
+Baccelardo e parla:
+
+--Sta bene. Dite dunque al vostro padrone: primo, che in avvenire
+curi di meglio scegliere i suoi messaggeri, e che non ci mandi più
+innanzi un insolente, il quale, vestito della divisa di oratore, si
+reputa in dritto di balestrar le parole come un giumento ubbriaco
+balestra i calci: inoltre, che sappia grado e renda mercè alle
+suppliche pietose di questi signori, se noi gli concediamo di
+accostarsi a Canossa per cancellare con la sommessione e la penitenza
+l'oltraggio recato alla nostra persona ed alla Chiesa. Andate.
+
+Baccelardo si stringe nelle spalle sdegnosamente e prima di partire
+fissandogli addosso alteramente gli occhi, risponde:
+
+--Ser papa, l'imperatore Enrico udrà la vostra prudente risposta, e
+non mi avrei mai perdonato, se, per mia poca umiltà, non vi foste
+condotto a questo giudizioso partito. In quanto a me poi, santo
+padre, gli è ben che sappiate aver deposta oramai qualunque speranza,
+fuori quella di morire da cavaliere illibato, fedele a colui per cui
+mi piacque prestarmi. Io non curo quindi la vostra ingiuria più che
+non curerei dell'infelice arguzia di chi giungesse solamente a farmi
+sbadigliare. Addio.
+
+Ciò detto saluta della mano quei signori, bacia la destra della
+contessa Matilde, e volgendo le spalle superbamente al pontefice
+esce. Gregorio lo seguì dello sguardo sanguigno fino a che non
+l'ebbe perduto di vista, e senza avvedersene, i denti della mascella
+superiore si eran tanto addentro ficcati nel labbro inferiore che il
+sangue ne spiccava.
+
+
+
+
+III.
+
+ J'ose a peine le croire:
+ Mais ce jour à jamais emplira ma memoire.
+ SAINTE-BEUVE.
+
+
+Il castello di Canossa nel secolo XI era tra le piazze forti
+d'Italia la più famosa e la più solidamente munita. Messo, come
+accennammo, a cavaliere di picco dirupato, era di quel lato
+imprendibile assolutamente per assalto o scalate. Dall'altro lato
+poi, da quello ove era il borgo di Vico di Canossa, come l'erta
+del burrone addolcivasi, era stato munito di tre ordini di rampe,
+che ripiegavansi a foggia di ferro di cavallo. Ogni giro di quelle
+rampe era chiuso da una porta, che si sopraponevano, guarnita di
+saracinesche e petriere. Al termine della seconda rampa, innanzi di
+arrivare alla terza porta, era stato scavato nella roccia un fosso,
+cui si traversava su ponte levatoio e si colmava di acqua mercè la
+grande cisterna esteriore della corte. L'ultima porta immetteva
+sur un vasto spianato, che dava sul principio del burrone, in
+un angolo del quale, quello che guardava il Vico di Canossa e le
+rampe, elevavasi il vasto edifizio. Al castello atteneva un piccolo
+cenobio con sei celle per sei frati benedettini, di cui capo era
+il Donizone che le serviva un po' di tutto. Tra il cenobietto ed
+il castello eravi un cortile con impluvio, un orto, poi le cucine.
+Si entrava nel castello per un vestibolo. All'angolo mattina del
+castello torreggiava sul burrone un'immensa rocca quadrata, e quivi
+si trovavano le prigioni e la cappelletta, dedicata a S. Apollonio,
+a cui scendevasi per qualche gradino. Ornavano la cappella colonne
+di marmo rosso che ne sostenevano la volta. Le mura, ossia le rampe,
+erano guarnite di merli, di bastie, di grossi mangani da lanciar
+pietre. Così che quel castello non poteva levarsi d'assedio, per
+poco che fosse provvisto di scorte e di uomini, per quanto grosso
+fosse il numero degli assediatori. Ed infatti Ottone tre anni vi fece
+consumare al re Berengario, quando volle ghermire Adelaide vedova di
+Lottarlo, nè il prese. Imperciocchè Adelaide chiamò in suo soccorso
+Ottone re di Germania, che la liberò, la sposò--e con questa unione
+fuse nella sua casa il regno d'Italia. Alla morte di Goffredo di
+Lorena, marchese di Toscana, e di Beatrice sua moglie, Matilde,
+figlia di costei e del primo marito Bonifazio, riunì l'immensa
+eredità dell'antico marchesato di Toscana a quella della casa di
+Canossa, e divenne sovrana del più grosso feudo d'Italia.
+
+Due furono sempre i movimenti di questi marchesi: levarsi a signori
+d'Italia tutta; favorire i papi nelle lutte cogl'imperatori di
+Lamagna. Matilde aveva deposto il primo pensiero. Ma più che tutti i
+suoi antenati, più che ogni altro principe divoto, ella caldeggiava
+per la sede di Pietro.
+
+Matilde, nella prima giovinezza, aveva anche essa forse soccombuto
+all'imperio dei sensi, alle tentazioni della voluttà, alle seduzioni
+dell'amore, al fascino di quelle parole che danno la vertigine alle
+fanciulle. Poi, disingannata forse, oltraggiata in sua fierezza, o
+inebbriata di più alto sentire di sè e di sua dignità, più matura
+negli anni, più dotta della realità dell'esistenza, si era isolata
+da qual si fosse passione terrena. Nel suo cuore aveva spento
+l'amore, che è tutta la vita di giovane donzella. Aveva scacciata
+la vanità di essere la più bella castellana d'Italia, che gli era
+un soffogare le più soavi e brillanti illusioni di una donna. Aveva
+sepolto nell'anima l'orgoglio del fasto e del potere, ch'è quanto
+mai femmina possa ambire e desiderare. Ella aveva concentrato il
+suo spirito sull'elevato pensiero della vita futura e del destino
+dell'anima oltre la tomba. Le sue facoltà intellettuali avevano
+perciò acquistata una visione indeterminata; le sue idee un colorito
+vago e fantastico. Ma nel tempo stesso, con l'ostinato meditare
+sopra oggetti ascetici, aveva assunto un rigore di principii, una
+solidità di carattere che nulla valeva a riscuotere, e che le davano
+quella specie di cieco coraggio che nulla cura, nulla bada. Si era
+devoluta come schiava all'arbitrio dei pontefici. E questi, non è a
+dirsi, se avessero saputo profittare della fatale tendenza di una
+principessa tanto potente. Matilde aveva seriamente contemplata la
+dignità del papa. Lo aveva scevrato dall'uomo, e gli aveva assegnato
+il dominio della parte morale dell'universo. Il papa, per lei, era
+il pugno di Dio che stringeva le anime de' suoi popoli. Non essendo
+dunque il pontefice che un organo mosso dall'intendimento di Dio, che
+un portavoce dei comandi del cielo, il non obbedirgli significava
+ribellarsi al Signore. Identificato così il pontefice e Dio,
+Matilde aveva messo a scopo della sua vita soddisfarne ogni volere
+indefinitamente, per poi lasciargli l'eredità dei suoi Stati. E così
+fece.
+
+La sua corte componevasi. di uomini austeri ed ipocriti. Non
+fasto di abiti, non pompe di feste, non brio di banchetti, non
+fulgore e spirito di cortigiani, non perigliose delizie di cacce,
+non treno ricco di servi e cavalli, di astori e di alani. I
+menestrieri fuggivano il castello come soggiorno maledetto. I
+giullari e gl'istrioni vi passavano del capo chino mormorando una
+maledizione alla fredda castellana. I merciaiuoli e le cortigiane
+lo detestavano, non trovandovi a trafficare le loro merci. Gli
+stessi guerrieri, per cui la vita scioperata e le forti crapule sono
+elemento necessario di esistenza, in quella corte avevano attinto
+sussiego severo; e perciò appunto più duro e feroce carattere. Non
+dividevano le grazie della contessa che due individui. Una vecchia
+dama, alquanto sorda, alquanto losca, alquanto zoppa, del resto, nel
+cuore soda come macigno e capace di starnutire un buon migliaio di
+_paternostri_ al dì; e Donizone, stravagante ed ubbriaco frate, che
+nell'ebrietà scriveva la vita di lei in versi esametri latini, e nei
+momenti di lucidi intervalli si tagliava le mani al torno. E quella
+le prestava i pochi uffizii di damigella che le potessero occorrere;
+questi le diceva la messa tutte le mattine, le benediceva la mensa,
+le faceva l'esposizione del sacramento all'ora di compieta, bene
+inteso però che Donizone adempiva a quest'altri doveri quando non
+si trovava ubbriaco, lo che spessissimamente avveniva. Vi servivano
+infine altri pochi famigliari, i quali acquistavano importanza solo
+in occasioni solenni come questa, che albergava gente al castello.
+Ed allora, perchè persone non pratiche e ad opposti mestieri
+addette, commettevano goffagini e disattenzioni senza fine, cui la
+distratta castellana neppur essa avvisava. E questi stessi erano un
+vecchio avanzo della corte del marchese Goffredo, i quali per loro
+vecchiezza, Matilde non aveva avuto il coraggio mettere sulla strada
+a mendicare.
+
+A questo castello, verso l'ora di sesta del domani l'imperatore
+Enrico si approssimò. E' non portava divisa da re. Non aveva abito
+che annunciasse un principe o dimostrasse pompa. La testa coperta da
+berretto a foggia di capperuccio, il corpo di una tonica di grosso
+drappo verde, corta fino al ginocchio ed azzeccata al fianco da cinto
+di cuoio, le brache strette fino alla noce del piede sovramontate
+da coturnetti, ed un piccolo mantello uso a portare alla caccia
+per essere più spiccio e svelto. Del resto, niun'arma, nemmanco il
+pugnale.
+
+Sorgeva intanto rigidissima giornata. Le nevi, cadute a iosa il
+giorno avanti, ridotte a minutissima polvere dal ghiado della notte,
+levava a turbine freddo vento di tramontana ed appiccava alle persone
+ed al muro come mastice. Lo stesso fiato si gelava uscendo dalla
+bocca. Enrico salì a piedi l'erta della rocca. Lo accompagnavano
+Baccelardo, Guiberto, il vescovo di Vercelli, quel di Bovino, e
+parecchi signori, venuti appositamente di Piacenza, udito della
+prossima riconciliazione, ed attendati per su le circostanti alture,
+non trovando ove albergare. Giunti sul piccolo spianato innanti le
+fortificazioni della prima porta, videro uscir fuori dalla postierla
+di soccorso l'abate di Cluny che, da star sugli spaldi, li aveva
+scorti. Ugone trasse incontro all'imperatore e gli disse:
+
+--Sire, io ebbi l'onore di tenere vostra magnificenza al fonte del
+battesimo, e vi ebbi caro come figliuolo, venerandovi come re. Duolmi
+perciò che papa Gregorio abbia voluto darmi una parte a sostenere
+nelle disgrazie che vi hanno colpito. E duolmente maggiormente adesso
+che debbo dirvi, d'ordine suo, ingrate parole. Imperciochè so, sire,
+come sovente i grandi comunichino alle persone l'odiosità delle opere.
+
+--Ma che vi han dunque comandato di dirci, messer abate? domandò
+Enrico impaziente.
+
+--Eccovi, sire. Nel primo recinto di queste mura lascerete il vostro
+seguito: indi solo, spogliato dei sandali, del berretto e del
+mantello, i piedi e la testa nuda sotto l'aperta volta del cielo, pel
+tempo perverso che fa, e digiuno, attenderete nella seconda rampa che
+il papa vi appelli al castello per perdonarvi.
+
+--Sacramento di Dio! scoppia Enrico digrignando ferocemente, ma
+costui ha dunque intieramente dimenticato che noi siamo re, unto come
+lui, ed inviolabile della persona? Vuole dunque gittarci ad eccesso
+da disperato, e demente cozzare con un demente?
+
+--Sire! risponde Ugone tutto peritoso, vedendo la figura sformata
+del re, che percorreva a lunghi passi lo spianato. Sire, per la
+misericordia di Dio, quietatevi. Prestatevi a quest'atto di umiltà.
+Ne avrete larga ricompensa dal cielo, e trionferete dei vostri
+nemici. Che vi giova ribellarvi adesso, che vi sta nel pugno la
+vittoria, e che siete alla vigilia di mostrarvi ai popoli vostri più
+grande e più forte? Un segno più o meno di umiltà non vi sconforti.
+Ricordatevi che Cristo patì avvilimenti peggiori. D'altronde, gli
+è l'affare di un momento. Sarete tosto introdotto, io spero, e
+riconciliati; perchè quanti siamo nel castello non desistiamo dal
+tornare favorevole il pontefice.
+
+Enrico lo stette ad udire, poi rispose:
+
+--Dovremo dunque sorbirci questo calice fino alla feccia?
+
+--Sire, si fe' a dire Guiberto, anch'io vi prego di non guastare
+l'opera cominciata per sì lieve formalità, che i canoni richiedono.
+Se aveste udito il mio consiglio, non vi sareste messo con sì nobile
+e generosa fiducia all'arbitrio dell'impudente pontefice. Ma poichè
+la bisogna si è cominciata così, finiamola come si può meglio, in
+nome di Dio, e lasciateci poi cura di ristorarvi l'onore quando che
+sia.
+
+Enrico gitta un sospiro e sclama:
+
+--Così vuoi, mio bravo Guiberto? Farò così: ma giuro alla Beatissima
+Vergine di Goslar...
+
+--Perdonatemi, sire, se ardisco interrompere il vostro giuramento.
+Non sappia la luce del dì ciò che passa nel fondo della vostra
+coscienza. Nei tempi che corrono, anche la luce può divenire
+infedele.
+
+Ugone di Cluny lo comprese, e gittando un sospiro susurra a voce
+sommessa:
+
+--Dio ti perdoni, arcivescovo di Ravenna: da voi ho meritato questa
+sopruso.
+
+Enrico strinse la mano di Guiberto e si prestò a Baccelardo che gli
+scioglieva i calzari ed all'arcivescovo che gli toglieva il mantello.
+Indi seguì l'abate che, a passo lento e taciturno, precedeva.
+Giunti innanzi la porta della seconda rampa, la postierla si aprì
+per lasciare entrare Ugone, il quale recava la novella a Gregorio,
+e si rinchiuse di nuovo sul volto del re. I frati del cenobio, i
+prelati rinchiusi nel castello, salmeggiavano dietro i merli della
+rampa. Enrico restò lungamente, degli occhi accollati a quella
+porta, immobile, assorbito in una nuvola di nere idee, che gli
+rinnovellavano i fatti diversi della sua vita come le vedute di un
+panorama. A tempi lontani, a scene varie egli viaggiò della mente, e
+considerò quanta improba fosse la natura degli uomini, che solamente
+nel male debbano star cheti, e ribellarsi ai modi dolci ed alle
+azioni generose.
+
+Finalmente, assiderato, si tolse di quella posizione immobile, e
+conciossiachè passeggiasse sulla neve, cominciò a muoversi per
+bandire il freddo.
+
+Intanto erano passate parecchie ore ed alcuno non si vedeva. I piedi
+arrossiti gli dolevano: il volto egualmente, ma più rosso di sdegno
+che di freddo; imperciocchè il sangue, a ventisei anni, rigoglioso
+gli bolliva per le vene. Suonò mezzogiorno; suonò vespero: nè alcuno
+da parte di Gregorio comparve. Enrico era digiuno. La neve, il vento
+gli percotevano il viso. Non udiva voce fuori di quella lugubre
+salmodia e di quella della natura crucciata. Ma egli non sentiva
+più fame, non sentiva più freddo, dell'ira dell'uragano non temeva;
+perocchè uno, ancora più terribile e fosco, imperversava nel suo
+cuore. Quelli della sua corte non ardivano presentarsi a lui onde
+non mortificarlo peggio nella sua umiliazione. Ma il loro cuore dava
+sangue, anche più concitato di quello del re. Infine suona compieta.
+Allora Baccelardo, non resistendo oltre, entra nel secondo girone, e
+recando ad Enrico i panni e gli usatti:
+
+--Sire, dice, ho qui un'azza: comandate che quella porta vada a
+terra, e vi do parola di cavaliere che, ferrata com'essa è, ci andrà.
+
+--E vada, sclama Enrico furibondo, ritirandosi.
+
+Baccelardo, in men che si dice, comincia a scaricare sull'uscio tal
+tempesta di colpi, che la postierla principiava a sgangherarsi e ben
+presto gli avrebbe aperto il varco, se non si fosse affacciato tra i
+merli delle mura il vescovo Giovanni di Porto ed avesse detto:
+
+--Ser cavaliere, a nome della contessa Matilde e del pontefice
+Gregorio v'intimo desistere dall'opera pazza, e di allontanarvi, se
+non vi torna più grato di esser salutato da qualche centinaio di
+frecce.
+
+Baccelardo sospende i colpi e sta ad udire il parlamentario; e come
+questi ebbe finito:
+
+--Cane di un vescovo, grida, tu sei un poltrone come il tuo padrone,
+e tutti agite da poltroni malcreati. La mia risposta intanto è
+questa; e così potessi darne una somigliante anche al figlio del
+falegname di Soano.
+
+E sì dicendo, scagliava l'azza contro il vescovo, che ne avrebbe
+avuto certo spaccato il cranio, se sollecito non si tirava indietro.
+Egli allora tolse la balestra di mano ad un soldato per rimandargli
+il saluto; ma Baccelardo era scomparso dietro la rampa delle
+seconde mura, e unitamente al re ed al resto della corte tornava al
+romitaggio di San Nicolao.
+
+L'imperatore non tolse cibo che pochissimo e la notte non dormì.
+
+Allo spuntare del giorno voleva partire per Piacenza e tentare la
+fortuna delle armi, l'ultima che gli restasse nel naufragio, e morire
+da guerriero come aveva vissuto da re. Se non che i signori della sua
+corte, e Matilde, che tutta confusa e peritosa andò a fargli visita
+per confortarlo, lo supplicarono di non si disperare così tosto, e
+correre alla violenza, ma facesse tentativo, quel giorno ancora,
+perchè forse Gregorio, soddisfatto di sua umiltà e convinto del
+suo pentimento, gli avrebbe aperte le braccia e perdonato. Enrico
+battagliò lungamente questo avviso. Infine, vinto dalle preghiere
+della pia donna, si prestò a secondarli. Sull'ora di sesta quindi si
+presentò di nuovo al castello.
+
+L'abate di Cluny che quivi lo attendeva, non ardì profferir parola.
+Enrico comprese cosa significasse la sua presenza, e facendo cenno ai
+suoi di restarsi, si fe' cavare i borzacchini ed il mantello, e seguì
+l'abate. La postierla si aprì di nuovo, come il dì avanti, e di nuovo
+si richiuse.
+
+Quattro ore mortali Enrico ebbe il coraggio di attendere ancora quel
+giorno: niun messaggio del papa gli giunse. Ed era medesimamente
+digiuno, ed il tempo orrido al pari. Questa volta però le ore
+passarono più sollecite. Egli restò più tranquillo. Imperciocchè
+cominciò a correre con la mente l'avvenire, e vagheggiare un piano
+di vendette. E per tal modo vi si addentrò, e le sorbiva con tanta
+delizia, che, immemore e fuori di sè, disse all'arcivescovo di
+Ravenna che, corrucciato, lo veniva a rilevare:
+
+--Restiamo ancora; prolunghiamone l'agonia.
+
+--Sire, risponde Guilberto, gli è inutile attendere di più.
+Vestitevi, montate a cavallo e ritiratevi. Io compirò il rimanente.
+Dimani poi, cavalcheremo alla volta di Piacenza, se uopo è, e Iddio
+deciderà della vittoria. Questo infame portamento di Gregorio
+irriterà chiunque ha nel petto cuore di un uomo.
+
+--Infame sì, risponde Enrico, ancora stravolto e col viso scomposto,
+o meglio convulso, a gioia feroce, infame certo; e perciò appunto
+prolunghiamone l'agonia, e ricordiamogli le ore spasimate che mi fece
+passare a Canossa.
+
+Guiberto comprese che l'irritazione del pensiero ed il freddo
+avevano concentrato il sangue nella testa del re, e che la febbre ed
+il delirio lo travagliavano. Lo condusse perciò fuori le mura, ed
+affidollo ai cortigiani, affinchè lo menassero al romitaggio e lo
+andassero a ristorare di un bagno.
+
+Due ore dopo, un cavaliere si presentava a Gregorio come
+parlamentario, e le porte della stanza si chiudevano.
+
+--Ebbene, messere, che vuol dir ciò? dimandava Gregorio con voce
+alquanto commossa.
+
+--Vuol dire, Ildebrando, rispose l'altro, che tu non devi temere ed
+ascoltarmi.
+
+--Guiberto! grida il pontefice levandosi da sedere, che chiedi tu qui?
+
+--Guiberto appunto, risponde l'arcivescovo di Ravenna, alzando la
+visiera. Tu non aspettavi la mia visita, fratello; ma io, che ho
+miglior cuore del tuo, che che tu ne possa pensare, ho voluto gustare
+del piacere di abbracciarti.
+
+--Indietro, assassino, grida Ildebrando ritraendosi, qual novello
+delitto sei venuto qui a commettere?
+
+--Per l'anima di quel nostro bravo Bonizone, fratello, tu non
+hai cangiato in nulla! Tu sei sempre quel petulante giovane, che
+fantasticava in ogni cosa il male e non si piegava nè per consigli,
+nè per forza. Ed a dire che neppure nel volto sei mutato! Io
+invece... eh! fratello, la vita del campo e tra le femmine consuma;
+e tu ben ti sei avvisato farti papa. Minchione che non lo hai fatto
+prima!
+
+--Ma, che cosa è dunque codesto insolente favellarmi? aprimi passo
+o va via, grida Gregorio turbato, sbalordito, non sapendo quasi che
+dicesse, affogato da cento affetti diversi.
+
+--Corpo di mille lance, qui non ci ascolta nessuno, Ildebrando.
+Lascia dunque, con tutti i diavoli, codesto sussiego, perchè con
+me non sei nè più nè meno dell'intrigante frate che ha barattata
+la cocolla per la tiara, e del figliuolo di Bonizone come me,
+arcivescovo di Ravenna eccetera. Inoltre egli è necessario che io
+ti favelli. E stammi bene ad udire, sai! Perchè già da te conosci
+come il nostro sangue sia infiammabile, e come entrambi siamo
+maledettamente corrivi allo sdegno ed alle mani.
+
+--Parla dunque, e toglimi presto il fastidio di vederti, mormora
+Gregorio, cadendo sul suo seggio spossato dall'assalto delle interne
+passioni.
+
+--Ma di', sclama di un tratto Guiberto come colpito da un'idea, ti
+brulicherebbe forse ancora per la mente lo scherzo che ti feci a
+Cariati? Eh! via, fratello, non istà bene ad un vecchio pensare a
+queste umane debolezze, e ad un pontefice covare sdegni sì lunghi.
+D'altronde tu mi provocasti così villanamente, e ne ho fatta di poi
+una penitenza che non saprei dirti. Lasciamo stare dunque i vecchi
+rancori, che nulla omai ci potrebbero giovare e nuocerci moltissimo,
+e pensiamo a perdonarci l'un l'altro. Io già mi strugge una rabbia di
+perdonare, che perdonerei ....
+
+--Non mai, non mai, non mai! grida Ildebrando interrompendolo e
+rizzandosi di nuovo in piedi, no, non mai!
+
+--Che uomo diabolico che sei, Ildebrando!--continua Guiberto
+sorridendo e mettendosi a sedere--gli è più facile cavare i denti ad
+un orso che te dal broncio. Eppure, se ci riconciliassimo, sarebbe
+lo spettacolo più commovente di cristianità; ed io muoio proprio
+della voglia di darlo codesto spettacolo e di udire a piangere le
+donne pie per la tenerezza, e le buone comari che griderebbero al
+miracolo. Via, piegati dunque fratello, pensa, corpo del diavolo, che
+hai sessantaquattro anni sonati, e sei prossimo ad andare innanzi a
+monsignore Iddio, che con voce terribile ti dimanderà, come a Caino:
+cosa hai tu fatto del tuo fratello? Perchè vedi, Ildebrando, se io
+sono stato un poco discolo, e forse lo sono ancora un tantino, se
+sono forviato, la è colpa tua, che, invece di darmi bravi consigli,
+mi spingi alla perduta nelle follie. Andiamo dunque, abbracciamoci, e
+qui finisca ogni mal'animo. Vedi che io ho fatto il primo passo, ora
+come sempre!
+
+--Indietro, ti dico, grida Gregorio, e sgombrami la via, scellerato,
+perchè alla tua vista, alla tua memoria, io sento l'anima farsi a
+brani, la ragione disquilibrarsi. Chi è dunque che ha permesso a
+questo rettile di avvicinarsi fino a me? Perchè Iddio della divorante
+sua pupilla non ha per anco incenerito quanto di più nefando, quanto
+di più scellerato abbia prodotto la terra?
+
+--Via, via Ildebrando, non facciamo zannate! Tu già conosci che io
+non rinculo avanti le aste, come vuoi dunque che mi spaventi di
+parole e di collere? Animo su, un abbraccio, ed a tutti i diavoli
+i picchi e le smancerie. Siamo fratelli alla fine. E poi io ti
+perdono; e poi io non ti domando neppur conto di mia moglie, di mia
+moglie che tu hai vituperata, di Alberada che io ho amato col più
+robusto delirio che possa agitare il cuore di un giovane. E tu me
+l'hai tolta, me l'hai rubata, mi hai oltraggiato negli affetti e
+nell'onore. Facciamo pace dunque. Le passioni domestiche cedano ai
+doveri politici. I rancori di uomo si seppelliscano sotto l'esigenze
+di papa e di arcivescovo. Prendi la mia mano.
+
+--Indietro, ribaldo, la tua persona, il tuo contatto, il tuo respiro
+stesso avvelena l'atmosfera che respiriamo e mi lorda.
+
+--Ah! sclama Guiberto, cambiando accento e levandosi. Bisogna
+dunque mutar tuono, non è vero, pontefice? Bisogna che ogni voce di
+natura si soffochi, che non siamo mai più Ildebrando e Guiberto, ma
+l'arcivescovo di Ravenna e Gregorio, ma i nemici che si han giurata
+guerra mortale e che non si perdoneranno mai, neppure con la certezza
+dell'eterno castigo? Ebbene, tal mi avrai, se così vuoi, Ildebrando.
+Ma, per l'ultima volta, io te ne supplico, dimentichiamo ogni sdegno,
+torniamo fratelli.
+
+--Fratelli! grida Gregorio, fratelli, dici? ed Iddio, se io ti
+perdonassi, avrebbe Iddio coraggio di perdonarti egli ancora? Tu hai
+oltraggiata l'opera delle sue mani; tu hai vilipeso il suo vicario.
+E se vero è che vada ligato nei cieli ciò che io ligo sulla terra, e
+che io abbia qualche potere, me ne valgo onde perseguitarti quaggiù,
+per dannarti alle fiamme dell'inferno nell'altra vita.
+
+--Eh! sclama Guiberto accigliando, hai pensato a provvedermi con
+tanta carità per questo mondo e per quello; e di te, che sarà di te?
+Sappilo adunque. Io non mi imbratterò mai più le mani del tuo sangue,
+perchè il sangue dell'inerme mi pesa. Ma un'ora tranquilla di sonno
+tu non gusterai mai più, no, mai più! Già sono a testa di esercito
+numeroso, e meglio che tanto ne leverò. Gl'Italiani ti odiavano
+prima, ora per la tua durezza con l'imperatore ti detestano. Tu non
+hai che le armi della parola e le poche truppe di Matilde. La tua
+parola sarà portata dal vento come quella dell'insensato; la gente
+di questa pettegola calpestata sotto le unghie dei nostri cavalli.
+Io ti darò la caccia quasi belva feroce. Io calcherò le tue peste;
+insozzerò il tuo abitacolo; turberò i tuoi sonni fuggenti, i tuoi
+desinari frugali. Non ti darò tregua neppure di supplicare Iddio che
+ti tolga da codesta carriera di spine. Inoltre mi farò creare papa
+ancor io; e tu sarai incolpato da Dio e dagli uomini dello scisma. Le
+città ti cacceranno dalle loro mura come perturbatore della pubblica
+pace, e nella tua coscienza non potrai restar tranquillo, perchè
+come un flagello, come Attila, sei venuto a gittare la guerra e la
+discordia nell'universo. Io insomma, io sarò la pietra angolare per
+rovesciare i giganteschi tuoi progetti, il demonio che ti vedrai
+innanzi nell'agonia per dirti: Ricórdati, Ildebrando, come seducesti
+la moglie di tuo fratello; ricórdati come tentasti sedurre Alberada,
+e fosti la cagione del suo ripudio, e l'autore della sua morte--se
+morta è pure e non si dispera in lento strazio nel fondo di una
+prigione: ricórdati, Ildebrando, che per te tuo fratello si macchiò
+di omicidio e si gittò nel corrotto: ricórdati quanti pontefici
+prevaricasti coi tuoi consigli, quanti principi spingesti al
+delitto, quanta gente morì impenitente per le tue scomuniche, quanto
+fosti ambizioso e crudele, come turbasti le leggi dei popoli e la
+tranquillità. Ricórdati....
+
+--E ne hai ancora di codesta infame litania?
+
+--Oh! la è lunga, Ildebrando, e niuno meglio della tua coscienza può
+saperlo.
+
+--Ebbene, giacchè te ne appelli alla mia coscienza, io ti rispondo,
+che le tue parole sono le parole di un perverso, i progetti tuoi
+quelli dell'empio. Mi hai messa innanzi lo sguardo una tela di
+delitti a commettere. Ma chi ti assicura che i tuoi giorni dureranno
+fino a domani, che tu tenterai la mano di Dio lungamente?
+
+--Cosa è, fratello? Ti diletteresti anche tu di veleni e di comprar
+la mano di traditori? Eh! piano per Dio, perchè, per le sante ossa
+di tutti i martiri, se minimamente di alcuna cosa mi avvedo, ti
+prometto di non darti tempo neppure di confessarti, e da cavaliere e
+da vescovo di Cristo ti terrò la parola.
+
+--I protervi li giunge Iddio; il giusto li disprezza. Ma insomma
+finiamola. Cosa sei venuto a cercare qui?
+
+--Il tuo bene, risponde Guiberto, la tua potenza e la tua
+tranquillità. E ciò non potrai ottenere, fintanto che sarai in
+guerra con l'imperatore e con me. Ti propongo dunque la pace, e da
+fratello ti consiglio d'assolvere Enrico. Allora io mi contenterò
+di aver restituita Alberada e di essere arcivescovo; egli di andare
+a dimandar ragione ai suoi vassalli della fellonia; e tu tornerai
+a Roma a dispotizzare sicuro. Ma se ti ostini, prepárati allora a
+guerra terribile, perchè domani noi torneremo a Piacenza, e diman
+l'altro ci vedrai con formidabile esercito sotto le mura di Canossa
+per levarvi d'assalto od affamarvi. E vengano poi le truppe di
+Matilde che troveranno solletico al ricevimento.
+
+--Credi tu dunque di spaventarmi, quell'uomo?
+
+--Spaventarti no, perchè so di qual tempra d'inferno è il tuo cuore;
+ma vorrei persuaderti. Perchè, ti confesso il mio debole, per quanto
+mi faccia violenza, io non so dimenticare che siamo entrambi figli di
+Bonizone. Arrenditi dunque e perdona Enrico. Non tirarlo dai capelli
+nella disperazione; non tentare di piegar l'arco di soverchio, che
+può uscirti di mano e ferirti. Il tuo, è un fatale proponimento!
+
+--Se Enrico è veramente contrito sarà perdonato, perchè Iddio non
+vuole la morte del peccatore ma la salute.
+
+--Ma quando sarà perdonato, io domando?
+
+--E chi siete voi per metter legge al vicario di Cristo, per tentare
+di scandagliarne il pensiero? I suoi disegni sono arcani come quelli
+di Dio, nè men tremendi.
+
+--Ma l'anno della scomunica è prossimo a scorrere, ed egli perderà la
+corona.
+
+--Il sacerdote ha la benda e non guarda nè l'uomo, nè la condizione
+di chi si presenta ad implorare perdono di sue peccata. Enrico è re?
+ma che sono i re avanti a Dio ed avanti a me che ne sostengo le veci?
+Fango sul quale il soffio della mia voce passa ed essi non sono più.
+
+--Ma sai, Ildebrando, che tu sei un terribile uomo? sclama Guiberto,
+il quale le braccia incrociate sul petto era restato ad udirlo, a
+rimirarlo radiante di luce inspirata. Tu hai prese sul serio tutte
+codeste storie, e finirai per dio per farle tôrre sul serio anche
+altrui. Peccato che abbi al tuo comando solamente alcuni preti,
+alcune parole latine e qualche pettegola. Ah! se tu avessi un
+esercito. . . .
+
+--Il mio Dio è il Dio degli eserciti, e dove esso pieghi il ciglio
+i popoli e l'universo sfumano come i sogni del demente. Ed io sono
+voce di questo Dio e questa voce vale più di un esercito, più di una
+corona.
+
+--E vuoi perciò abusarne?
+
+--Tu menti! Enrico sarà perdonato, ma quando io sarò convinto del suo
+pentimento, e che non covi malvagi progetti; quando l'ora sua sarà
+giunta.
+
+--Ed io?
+
+--Giammai! L'ora della tua grazia è passata. E se vero egli è che tu
+hai onore e coscienza, e che codesta coscienza possa l'uomo tribolare
+da togliergli il sonno, la fame, e fino il desiderio di vivere,
+sappi, sappi, uomo perverso, che per te solo io ho perseguitato e
+perseguiterò Roberto Guiscardo; per te solo perseguito Enrico; per
+te perseguiterei S. Pietro, se vedessi che ti potesse proteggere;
+perseguiterei la Vergine; perseguiterei Cristo; perseguiterei Dio. Tu
+e codesto vigliacco di re menaste vampo e mi scherniste, quando ad
+arcivescovo di Ravenna ti elevasti; per darmi rovello me lo gittasti
+sul volto con una lettera infame; per isfidarmi a guerra mortale,
+quasi già fomite d'ira fra noi non fosse stato, dentro Roma, a casa
+mia venisti ad insultarmi. Ebbene, io sottrarrò agl'imperatori ed ai
+laici la facoltà d'investire feudi ecclesiastici; a voi toglierò le
+mogli, Italia strapperò all'Alemagna; i despoti calcherò coi miei
+piedi; e primo tu--primi Enrico, Guiscardo e tu sarete le vittime.
+
+--Sta bene, ci siamo intesi, sclama Guiberto dopo averlo udito
+attentamente, addio dunque, e ricadano sul tuo capo le miserie che
+stanno per contristare l'Europa. Noi non ci vedremo mai più da
+fratelli; il tuo contatto ha disseccato il mio cuore: ma guai!
+
+--Addio, rispose Gregorio, ed uscì, la testa alta, il passo fermo,
+calmo, solenne, il guardo rivolto al cielo.
+
+Guiberto lo lasciò partire, lo perdè di vista, poi piegò il capo ed
+uscì anch'egli mormorando fra sè:
+
+--È un santo, un furbo o un forsennato costui?
+
+
+
+
+IV.
+
+ RIC.--Stanley, quali novelle?
+
+ STAN.--Niuna buona, milord, perchè voi possiate ascoltarla
+ con piacere: niuna tanto cattiva da dovervi esser taciuta.
+
+ RIC.--Codesto è un indovinello! Nè buone nè cattive! A che
+ tante frasi prima di venire allo scopo? Una volta ancora,
+ quali notizie?
+ SHAKESPEARE.
+
+
+Guiberto non disse nulla al re dell'abboccamento che aveva tenuto
+con Gregorio: solamente mandò corriere a Piacenza pe' capitan delle
+truppe di tenersi presti a recarsi a Canossa dietro il comando
+dell'imperatore, e spedì araldi ai suoi feudi per far novella
+tolta di militi. Al levarsi di Enrico la mattina, gli parlò delle
+disposizioni prese la notte, e come egli portasse avviso di non
+muoversi più dal romitaggio, mandar l'araldo d'armi a chiamar
+le truppe in su quel di Canossa, ed attenderle, mentre un altro
+distaccamento di Lombardi e di suoi vassalli, sotto la condotta
+del vescovo di Vercelli, avrebbe bloccato Mantova, dove svernava
+l'esercito in piede di Matilde. Enrico approvò le provvidenze, però
+e' dichiarò volere attendere un paio di giorni ancora onde piegare il
+tenace volere di Gregorio. Imperciocchè, dopo aver subíto umiliazione
+così bassa, ei sarebbe stata scioperatezza non cavarne construtto,
+per poi compierne vendetta tremenda.
+
+--L'opera è compiuta a metà, egli diceva, niuno mi toglierà l'onta
+che quest'uomo mi ha fatta, quando io fiducioso mi venni a gittar
+nelle sue braccia come in quelle di mio padre, e sperai nella sua
+misericordia, più inesorabile di quella di Dio. Egli si è mostrato
+crudele e vigliacco; perchè non bisogna insevire contro il nemico il
+quale dimanda mercè. Ora, se non giungo ad ottenere che mi si tolga
+la scomunica, cosa avrò guadagnato? L'onore no, perchè vi ha un mezzo
+solo di ristorarmelo, e questo è quello delle armi, rovesciando
+lui ed i principi miei vassalli che hanno stretta lega codarda.
+L'amor dei miei popoli neppure, perchè so come i Tedeschi tengano
+all'osservanza delle costituzioni dell'Impero. Avrò forse guadagnato
+gli Italiani, ma questi sono mutabili e superstiziosi. Mi difendono
+oggi; domani, vedendo che trattasi di rovesciare il pontefice,
+potranno compungersi, tornar divoti, ed abbandonarmi. E poi credete
+voi, monsignore, che Gregorio non si appellerà ai Tedeschi e li
+chiamerà in Italia per aiutarlo? Ad ogni modo, bisogna tentare di
+aggiustarmi con lui, se ciò si potrà. In ultimo, ci appiglieremo al
+partito delle armi; e sarà quel che sarà, perchè allora consiglia la
+disperazione.
+
+--Ma almeno, sire, fingiamo di voler decidere la sorte con le
+battaglie. Perchè la contessa, che teme per la vita del suo papa,
+non teme meno per i suoi Stati, nei quali non desidera certamente
+che si accenda la guerra. Ella pregherà vostra sublimità per usar
+moderazione ancora e pazienza, e voi fingerete cedere alle sue
+preghiere: pregherà il pontefice a non ostinarsi; e Gregorio, che non
+ha mica gusto di sconfortare questa santa creatura e di alienarsela,
+l'ascolterà. Perchè Gregorio, meglio di tutti, comprende di quanto
+periglio possa essere una guerra in Italia, giusto attorno alla
+sua persona. Così, sire, si serberà almeno la dignità di uomo e la
+fierezza del guerriero.
+
+--Sì bene! Mettete dunque voce che si è ordinata la mossa del campo
+di Piacenza, e che domani il vescovo di Vercelli ed il principe
+Baccelardo cavalcheranno sopra Parma, voi sopra Mantova, e noi al
+blocco del castello.
+
+Sparsa la voce di questo piano fra il popolo numeroso, accorso a
+vedere la pace tra il pontefice e l'imperatore, proruppe ognuno in
+grido di giubilo; imperocchè tutti strabiliavano della pertinacia di
+Gregorio. Matilde, che si era recata all'albergo dell'imperatore
+per visitarlo e calmarne l'irritazione, udì ancora ella quei
+fremiti, e ne rimase colpita. Non per paura, perchè educata fra
+le armi, ma perchè vedeva pericolare la salute di due uomini a
+lei carissimi, l'imperatore ed il pontefice. Ella si sentiva alle
+strette di osteggiare il suo parente e signore, o il papa e quindi
+Iddio. Cominciò perciò a supplicare caldamente Enrico che facesse
+novello tentativo per piegare l'irritato prete, e confidasse nelle
+intercessioni sue. Perocchè ella conosceva di fermo Gregorio non
+aver animo malvagio ed ostile contro di lui, ma agire per severo
+zelo di sacerdote. Lo persuadeva pure a non perdere il frutto delle
+umiliazioni già fatte, sendo che sapeva di sicuro Gregorio inclinare
+già a perdonarlo; e che ella gli prometteva, dove ciò non fosse
+avvenuto fra un paio di giorni, di restar neutrale nella contesa. Che
+perciò non disperasse, e mandasse nuovi negoziatori per intercedere
+pace, ed aggiustare le pretensioni ed i patti. Alle preghiere di
+Matilde si aggiunsero quelle caldissime della contessa Adelaide e
+dell'abate di Cluny. Per modo che Guiberto, fingendo anch'egli di
+calmare il corrucciato re, gli cadde ai piedi e lo scongiurò di
+arrendersi e di non gittare Italia nella guerra civile, prima che
+nella sua coscienza non fosse convinto di avere operato per evitarla
+quanto uomo poteva operare. Allora Enrico si lasciò vincere. E
+promise che, in sul mezzodì, e' si sarebbe recato, come i giorni
+precedenti, al castello per ottenere l'assoluzione.
+
+Infatti vi andò. L'abate di Cluny, d'ordine dell'impenetrabile
+Gregorio, compì la sua cerimonia come avanti; ed il re scalzo,
+scoverto, e medesimamente, travagliato dalla neve e dal vento si
+presentò nel secondo ricinto delle mura. Aspettò fino al vespero,
+aspettò fino a compieta. Ma neppur questa volta il pontefice lo
+chiamò. Allora, agghiadato dal freddo, i piedi fatti lividi ed il
+viso piombino, con una violenza disperata nell'animo, si decise
+seriamente a partire di Canossa. Egli appariva chiaro oramai che
+Gregorio non aveva altra mente che insultarlo, conculcare nel fango
+la regia dignità, assaporare a centellino la voluttà della vendetta e
+dell'alterigia. Si tolse perciò di quel sito infame, e venne alla sua
+corte per ritornare al romitaggio, risoluto di non più avvicinarsi a
+Canossa che alla testa di un esercito onde dimandar conto dei vecchi
+e dei nuovi vituperi.
+
+A piedi dell'erta però, una specie d'orso ed una giovane si
+aprirono il passo tra la folla stivata della gente, che pendeva da
+quell'avvenimento, ed all'imperatore si presentarono.
+
+--Sire, disse l'uomo, cui Baccelardo conobbe subito per Laidulfo,
+qual compenso mi darete voi se per domani mastro Ildebrando farà
+aprirvi quelle maledette porte della fortezza?
+
+Enrico gitta lo sguardo su costui, poi volgendo le spalle con
+dispetto ordina, allontanandosi:
+
+--Frustatemi quel cialtrone.
+
+Baccelardo si approssima a Laidulfo, e tiratoselo da parte lo
+rimprovera:
+
+--Compare, v'ha dunque bisogno di pattuire con un re? Tu gli renderai
+grande servigio; devi perciò sperare grosso compenso.
+
+Laidulfo si gratta l'orecchio sinistro e risponde:
+
+--Perciò appunto che egli è re voglio patteggiare. Io conosco come
+costoro mantengono la parola! Per tutto ringraziamento, ti fanno
+nascondere quattro o cinque pollici di stiletto nel cuore, o qualche
+graziosa dose di veleno nello stomaco in un gotto di Sicilia o in un
+pasticcio di cavriuolo, e buon dì a chi rimane. Mai no: patti innanzi
+e ricompensa sicura.
+
+--Pezzo di birbo! ed avresti cuore di andare a mercanteggiare con un
+sovrano ridotto a quello stremo?
+
+--Cuore! e chi ti ha detto che ne abbia cuore io? Però questo è il
+mio stile.
+
+--E che faresti tu insomma?
+
+--Quel che vorranno. induco mastro Ildebrando ad accogliere questo
+minchione di re, che ha tanta frega di benedizioni, o l'uccido e ne
+lo libero intieramente. Ma io posseggo un mezzo a cui il prete non
+resisterà.
+
+--In ogni conto lo fredderai se lo trovi ostinato, non è vero?
+
+--Credi che m'imbratterei l'anima per questo? mi regolerò giusta i
+patti che stabiliremo.
+
+--Ucciderlo no, risponde Guaidalmira, io nol permetterò giammai.
+
+--Zitto tu, berghinella. Chi ti ha imparato a rispondere dove parlo
+io? La è questa la veneranza che si deve ai consigli dei più provetti?
+
+--E dimmi un po', Laidulfo, continua Baccelardo pensieroso, la
+testa in giù, riflettendo alla proposta di colui, dimmi un po' che
+pretenderesti tu per codesto pietoso uffizio.
+
+--Spieghiamoci chiari. Che cosa si vuole? Che il re venga ricevuto?
+Ebbene ei mi darà una contea con tutte le terre ed i diritti
+pertinenti--bene inteso però che la voglio nei paesi d'Italia.
+
+--Per Dio, compare, tu fili grosso. E che pretenderesti se dovessi
+ucciderlo?
+
+--Che? Vedi un poco cosa si dà nel suo paese per _Wehrgeld_[1]. Venti
+soldi per uno schiavo: 30 per un porcaiuolo: 36 per uno schiavo
+divenuto colono tributario: 40 pel maniscalco che cura 12 cavalli,
+pel cuciniere che ha un aiutante, pel pastore che guarda 80 montoni,
+per l'orefice, pel ferraio: 45 per un servo della chiesa e del re: 80
+per uno schiavo affrancato in presenza della chiesa o con una carta
+formale: 100 per l'uomo di condizione media, pel romano che ha beni
+proprii o viaggia, per l'uomo del re e della chiesa: 160 per l'uomo
+libero: 200 pel chierico nato libero, per l'uomo affrancato a danaro:
+300 pel romano conviva del re: 400 pel suddiacono; 600 pel diacono:
+600 pel prete nato libero, pel conte, pel sagibero[2]: 640 pel
+parente di un duca: 900 pel vescovo: 960 pel duca: 1800 pel barbaro
+libero, compagno del re, attaccato ed ucciso nella sua propria casa
+da una banda armata--Ora ti lascio considerare cosa valga la vita di
+un pontefice! Mi contento che mi dia un vescovado.
+
+[Nota 1: Si chiamava Wehrgeld una somma di danaro che in composizione
+l'uccisore pagava alla famiglia dell'ucciso per impedire le faide o
+vendette. Il soldo di argento allora valeva 46 franchi e 63 centesimi
+se non erriamo.]
+
+[Nota 2: Il _sagibero_ era una specie di giudice.]
+
+--Uhm! compare, tu non hai mica voglia di guadagnarti la vita con
+l'aiuto di Dio.
+
+--Ti par troppo?
+
+--Ma sì per Dio! Non pertanto, mettiti all'opera, compila, e forse il
+re sarà ancora più generoso che tu non desideri.
+
+--E chi mel guarantisce?
+
+--Io.
+
+--Tu? Uhm! ragazzo mio, con questo suono non mi muovo nemmeno quanto
+son lungo.
+
+--Tu sei un ebreo, Laidulfo! E non ti pare che la stessa natura del
+servigio e l'urgenza del caso fossero garanti ancora più possenti di
+una parola?
+
+--Sicuro. Ma per togliersi poi da scrupoli, e' potrebbe anche
+regalarmi una bella collana di corda e farmi appendere speditamente
+ad un albero. Che te ne pare? Tu non conosci, ragazzo mio, di che
+pasta si facciano i re, e come essi intendano la faccenda della
+coscienza, dei dritti e dell'onore! Questi sono legami del volgo e
+degl'imbecilli. Ma non l'accoccano a me, no; te lo giuro pel santo
+asino di Balaam!
+
+--Tu calunnii l'imperatore, Laidulfo. Egli non si è mostrato mai
+taccagno con chi gli ha praticati degli uffici.
+
+--E se adesso volesse fare eccezione?
+
+--Impossibile. Egli tiene all'opera che tu imprendi più che alla vita.
+
+--Ne sei certo?
+
+--Come dell'anima. D'altronde, vedi che non v'ha mezzo per
+avvicinarti a lui e patteggiare. Val meglio perciò tentare la cosa
+che starne così; perchè una mercede, e generosa, l'avrai sicuro--e ti
+farò risparmiare altresì la frusta che ha comandato di largheggiarti.
+
+--Ecco le munificenze regali! Ecco di che i re non sono mai avari!
+Una pena per tutti i falli; la fame e l'obblio per tutte le virtù.
+
+--Diavolo! tu fai della morale, sclama Baccelardo ridendo.
+
+--Dio me ne scampi! riprende Laidulfo, io non sono ancora si
+disperato. Orsù dimmi un po', come si fa a penetrare nella fortezza?
+
+--Niente di più facile. Ti condurrà l'arcivescovo di Ravenna. Bada
+però di non farlo troppo domesticare con codesta giovane. E sarai
+ammesso come parlamentario in piena sicurezza. Ne abbiamo parola
+della contessa.
+
+--Vediamo dunque cosa saprà fare codesto arcivescovo, e lasciate a me
+cura del resto.
+
+Sul cader della sera, infatti, Laidulfo e Guaidalmira venivano
+introdotti nel gabinetto di Gregorio dalla stessa contessa Matilde,
+la quale non si lasciò a ciò indurre senza prima aver tastato un po'
+il messo, ed attinto un barlume dei mezzi che si volevano adoperare.
+Laidulfo veramente non le disse tutta la verità. Però seppe dare
+alle sue parole una forma di credenza, e d'altronde Guaidalmira
+guarentì della sua vita che non sarebbe al papa venuto male di sorte.
+Gregorio, occupato vicino al camino a scrivere lettere ai principi
+di Germania, non avvertì della coppia entrata nella sua stanza; nè
+questa fece pressa per aprire l'abboccamento. Ma come Ildebrando ebbe
+finita di scrivere lunga pagina, e prendeva fiato per voltar l'altra,
+alza lo sguardo e scorge Laidulfo che, le mani congiunte dietro i
+reni, aspettava. Allora questi si fece più avanti fin presso il
+tavolo e disse:
+
+--Ser papa, mi conosci?
+
+--Chi sei tu?
+
+--Uhm! un bravo ed onesto mercante, pontefice.
+
+--Santo padre, soggiunge Guaidalmira traendosi innanzi, è mio padrino.
+
+--Quella giovane, ti bisognerebbe dunque alcuna cosa?
+
+--A me no, santo padre; ma piacciavi di ascoltare le suppliche di mio
+padrino.
+
+--Vale a dire, suppliche no. Io vengo invece a proporti un bel
+contratto, pontefice, se da te si può cavar qualche cosa.
+
+--Parmi che la tua laida figura non mi torni affatto nuova.
+
+--Sicuramente. La vigilia di Natale del 76 venni ad offrirti un altro
+bello affare, che commettesti la balordaggine di non accettare. Se
+ti ricordi, quel tale vescovado di Oria! Pare proprio che io sia
+destinato ad esser vescovo, perchè ci ho un'inclinazione tale, ma
+tale da sembrare una malattia ed ostinata mi frulla nel pensiero
+ovunque mi volga. L'è una fissazione, bisogna convenirci.
+
+--Ma dimmi un po', quella giovane, costui è matto?
+
+--No, signor pontefice, risponde impudentemente Laidulfo stesso,
+piuttosto tristo, come dicono gli sciocchi. Ma che vuoi! L'uomo non
+può esser diverso da ciò che lo ha fatto Iddio. Or dunque, per venire
+a bomba, nel 76 proposi di venderti un segreto, e quel segreto era
+niente meno, che la notte ti avrebbero assassinato come avvenne....
+
+--Ah! scellerato, ora ricordo meglio la tua persona. Ancora tu eri
+degli assassini.
+
+--Appunto, mi avevano pagato perciò, e feci il mio dovere. Ma non
+andare in bestia, pontefice, perchè tu perdonasti a tutti, e buon pro
+adesso.
+
+--Ed è forse per qualche attentato simile che ora qui ti han mandato?
+
+--Eh! eh! quel galantuomo! non calunniamo la gente dabbene. Io sono
+qui per venderti un segreto, anche più rilevante.
+
+--Ma tu sei dunque il demonio che conosci quanti segreti mi
+riguardano?
+
+--Presso a poco, pontefice; e se non son demonio, gran cosa non può
+mancarmi--solo che mi facessi vescovo....
+
+--Esci furfante, se vuoi che non ti faccia frustare, grida Gregorio
+divampando di sdegno.
+
+--Frustare, frustare! mormora fra i denti Laidulfo, prendi un
+granchio, pontefice: io sono nobile. Ma lasciamo stare queste
+bazzecole e parliamo sul serio. Con un primo esempio hai veduto,
+come io sia veritiero ed onesto. Ora ho un altro segreto da vendere.
+Perchè, vedi bene, entrambi noi siamo mercanti e spacciamo parole:
+con la differenza che tu, come chierico, pontefice, le spacci
+latine; io volgari, come laico. Or dunque, di', vuoi mercanteggiar
+meco da bravo cristiano?
+
+--E che riguarda cotesto segreto?
+
+--Da capo! è un segreto come il miracolo di S. Donegilda, cui
+la sera tagliano i capelli e la mattina le pie monache li fanno
+trovar cresciuti. Dimmi solo se vuoi comprarlo a patti equi, perchè
+altrimenti saprò a chi venderlo e.... E tu non ci avrai gran gusto,
+pontefice. Ti pentirai anzi di non aver dato metà dei tuoi feudi a
+chi tel proponeva.
+
+--Tanta importanza ha dunque codesta bisogna?
+
+--Tanta! rinunzio al prezzo, per dio, se, dopo che l'avrai udito,
+non dirai: corpo dei santi! Laidulfo, tu sei un buon diavolo, _et
+quia super pauca fuisti fidelis_, cardinale di santa Chiesa _te
+constituam_.
+
+--E chi mi assicura che tu non menta?
+
+--Chi? Un tal falegname di Soano chiamato Bonizone. Per sodo devi
+conoscerlo, Ildebrando.
+
+--Lui! E cosa entra Bonizone coi tuoi segreti?
+
+--Ci entra benissimo come vedrai. Ma non andiamo anguillando per
+pigliar terreno. Un santo padre dovrebbe esser uomo di poche e sagge
+parole, e tu sei ciarliero anzi che no. Di' dunque, vuoi sapere il
+segreto?
+
+--Favella.
+
+--Ascolta prima i miei patti. Domani, allo spuntare dell'alba,
+manderai la contessa Matilde, la contessa Adelaide, l'abate di Cluny
+ed il marchese Azzo d'Este all'imperatore Enrico....
+
+--Che dici?
+
+--Ma, per Abramo, ascolta. Manderai questa nobile commissione al re,
+e questa, in nome tuo, gli prometterà che lo riceverai incontanente,
+senza più pettegoleggiare e fare il fiero. E tu, come il re verrà, lo
+ascolterai, lo assolverai e mangerai con lui come fratello. Ecco ciò
+che io richiedo da te. Vuoi starci?
+
+--No.
+
+--Bisogna dunque dire che farnetichi. Allora io ti propongo un altro
+partito. Se, come avrai saputo il mio segreto, stimerai esagerato il
+compenso che ti richiedo, io consento a non ottenerlo.
+
+--Ma che cosa è dunque che devi dirmi? favella in nome di Dio. Domani
+riceverò il re.
+
+--Parola di sommo pontefice?
+
+--Parola.
+
+--Ebbene, sclama allora Laidulfo cavandosi di sotto il mantello uno
+scrignetto, conosci tu le armi di questo mobile?
+
+--Mio Dio! e come in mano tua quello scrigno?
+
+--Ecco qui. Io peregrinava Italia come zingano, vendendo specifici e
+talismani per le malattie degli uomini e delle bestie, e reliquie pei
+divoti, allorchè una sera capitai a Soano. Impaniato tra quei viuzzi
+a notte alta, era deciso passarla al sereno, coricato sul suolo,
+allorchè, nella magione vicina, mi sembrò udire gente che ancora
+vegliava. Cercai la porta, e venne ad aprirmi un servo. Gli dissi che
+avesse pregato il padrone di ricovrarmi fino al mattino, e di qualche
+vitto, perchè arrovellava della fame. Il servo portò la dimanda, e
+ritornò rispondendo che poteva entrare.
+
+--Abbrevia, l'interrompe Gregorio.
+
+--Io non ho fretta, ripete Laidulfo, mettendosi a sedere, e continua.
+
+--Io mi trovai presso di un falegname venuto in fortuna. Mi accolsero
+caritatevolmente. Alcuno non mi domandò nè nome, nè condizione; mi
+fu dato lautamente da cenare, e poi un buon letto, sicchè io dormii
+come un canonico fino a giorno alto del domani. Appena alzato, mi
+recai per render grazie al mio ospite, palesargli il mio nome ed il
+mio stato, e presentarlo di un amuleto pel mal di pietra, da cui il
+povero vecchio andava travagliato.
+
+--È vero, sclama Gregorio.
+
+--Se è vero! ripiglia Laidulfo, io parlo evangelio.
+
+--Avanti e presto.
+
+--Va bene. Il falegname stava in sul punto di morire. Io vestivo in
+quel tempo schiavina di romeo, perchè, essendo stato attossicato
+da una zingara ed essendomene tirato con un controveleno, avevo
+fatto fra gli spasimi un cotal voto alla Madonna di Loreto e là
+mi recavo per soddisfarlo. Piacqui al vecchio. Ei mi credette un
+santo, o su quel torno. Ora, costui si aveva in casa una bimba trista
+e piagnucolosa da fare strabiliare un demonio. Morendo, quella
+monnelluccia restava Dio sa a chi. Il vecchio voleva mandarla a
+Roma a qualcuno che ne avesse dovuto pigliar cura. Eran giorni di
+guerra. Correvano il paese Tedeschi, e saccomanni, e lance del papa
+ed ogni ben di Dio di malandrini. Alcuno dei terrazzani di Soano non
+voleva torsi la missione di condurre la bimba a Roma, per prezzo
+che offrisse il vecchio moribondo. Io gli sembrai l'uomo mandato da
+Dio. Il mio vestito, il mio portamento umile, contrito, divoto, lo
+sedussero. Mi domandò se volessi accettare la commissione. A vero
+dire, io allora abborrivo le creature peggio che non abborrissi il
+duca di Puglia, Roberto Guiscardo. Però, per farmi dispetto, per fare
+arrabbiare la mia bestiale natura, accettai. Si trattò del prezzo
+che mi si offriva per il viaggio e le spese della bimba e di me.
+Mastro Bonizone era taccagno anzi che no; ma le ore sue sembravano
+contate, io non tenevo punto all'affare, alcuno non si presentava
+per rendergli servigio a miglior patto; bisognò dunque calare
+all'accordo. Restava un dubbio.
+
+--Uno solo? dimandò Gregorio.
+
+--Almeno il più grave.
+
+--E quale? conchiudi dunque.
+
+--Ecco qui. Io dovevo condurre quella scimiuzza stridula a Roma
+e consegnarla a qualcuno. Ora costui l'avrebbe egli tolta senza
+una pistola di chi la mandava e senza un breve di ricordanza
+sull'identità della puttina?
+
+--Ah! ed allora? sclama Gregorio turbandosi visibilmente.
+
+--Allora fu mandato a chiamare un tabellione, un tal mastro
+Anasprando.
+
+--Viveva dunque ancora? sclama Gregorio quasi suo malgrado.
+
+--Se viveva! Era fresco come l'abate di Nonantola che si conforta
+con trenta beghine, di cui la più vecchia ha venti anni. Mastro
+Anasprando dunque fece una lettera ed un bel _breve di ricordanza_,
+a scrittura grossa come i rosoni della chiesa di Sant'Ambrogio di
+Milano; mastro Bonizone vi mise sotto una croce; quattro altri
+testimoni vi cincischiarono degli scorbi come campanili; dentro
+questo forzierino chiusero questo libro di ore che qui vedi, e mel
+consegnarono, dicendomi che dovessi darlo a colui cui conducevo la
+fanciulla, sendo una memoria di sua madre. Ora il libro di ore ed il
+forzierino è questo qui, con le armi del conte di Reggio, perchè il
+libro apparteneva alla sua figliuola Bertradina...
+
+--E la ragazza? dimanda Ildebrando ansioso.
+
+--La ragazza... Veramente fui tentato all'indomani di venderla a
+qualche zingano o a qualche ciurmadore. Ma poi pensai che avevo tolto
+un bel prezzo della commissione e dovevo compierla da galantuomo.
+Soddisfatto quindi il mio voto di Loreto, mi recai a Roma. L'uomo a
+cui la bimba, la lettera, il forzerino erano inviati non vi era più.
+
+--Davvero?
+
+--Sissignore. Egli era partito proprio per quella stessa Soano,
+donde io era mosso, e per vedere proprio morire quel vecchio che io
+avevo veduto moribondo, e forse per aver proprio quella scimiuzza di
+bimba che io gli recavo a Roma. Il vecchio che lo attendeva e che
+forse disperava vederlo venire, che sentiva sfuggirsi l'anima, che
+conosceva l'indole dell'uomo a cui aveva a fare, si era affrettato
+nelle risoluzioni.
+
+--Ma allora cosa facesti tu del mandato?
+
+--È giusto quello che io m'accingo a dirti e per cui mi vedi qui.
+Quella fanciulla, nella mia vita dissipata e randagia mi tornò da
+prima di grave fastidio, e più di una fiata mi frullarono pel capo
+disegni tristi. Però, pensando poscia che io ero solo come la notte,
+mi feci violenza e la tenni. Tanto più che la poverina riesciva ogni
+dì più vispa e non piangeva più, avvegnachè passasse sovente interi
+giorni digiuna. Poi si fe' grande, uscì di fanciulla, ed io le aveva
+messo un amore pazzo. Bestione! La amavo quasi mi fosse figliuola; e
+la guardai perchè non capitombolasse, essendo fatta belloccia, ed
+i fottivento la rimorchiavano. D'altronde ella si guadagnava bene
+la vita, avendole una zingana insegnati certi segreti per pescare
+nell'avvenire. Ed eccola qui questa galuppa, che sì è fatta rossa
+come una ciligia di Genova.
+
+--Ella! sclama Gregorio.
+
+--Appunto. Che ne dici, Ildebrando? non è un tocco da far gola ad un
+monsignore?
+
+--Ed io sono figlia di una contessa? mormora Guaidalmira come
+parlasse a sè stessa.
+
+--Sissignore, della contessa di Reggio, monella, soggiunge Laidulfo
+stringendole il capo sul seno e baciandola sulla fronte.
+
+--Ma la lettera, ma lo scritto del tabellione, dimanda Gregorio
+impaziente ed ansioso, divaricando gli occhi; lo scritto non l'hai tu
+conservato altresì?
+
+--Se l'ho conservato? Magari! Gli è il mio tesoro. Ed ecco il segreto
+che ti riguarda, pontefice, e che io avrei venduto ai tuoi nemici, ad
+un concilio, a Satana, i quali ne avrebbero menata galloria come di
+una battaglia guadagnata. Leggi, leggi un poco se ti piace.
+
+Gregorio toglie la pergamena di mano tremante, e legge:
+
+»In nomine di Dio, dalla beata Vergine e di S. Inegilda amen.
+
+»Hogi che sono li 27 di Martio die di Giovedì santo dell'anno
+dell'incharnatione del nostro signore Gesù Cristo 1057 anno
+secundo del regno di Enrico IV _dominus noster et primus ponteficis
+Stephanis_ IX, Inditione VII--_actum Soani civitate_ nella casa
+di mastro Bonitione di cumditione falegniame _in cubiculum_
+dela chamminata il quale Bonitione in nostra _præsentia_ et
+_testimonibus_ Marcho congnomento Digitomutio Gelasio Canaiuolo
+Pietro _servus marchionis Etrurie_ affrancato _cum danario_, et
+Zaccheria subdiacono tutti non habili di scrittura e perciò crocie
+segniati che noy tabellio _communis Soani_ certioriamo come _facta
+e propris personibus qui fuerunt_ testimoni della comseguazione
+_quem predictum mastrum Bonitionem_ have fata di una bambina, che il
+medesimo Bonitione _certiorat esse_ la propria figla del suo filiuolo
+Ildebrando et dela Bertradina filiuola del conte di Reggio _uxorem
+alii fili suis_ Guiberto che perciò have trucidata fino a morire cum
+un coltelo la detta molie, ad un ebreo...
+
+--Questa è infame, è esecrabile menzogna! sclama Ildebrando alzandosi
+da sedere.
+
+--Non puoi negare però che l'atto è in tutta regola, Ildebrando,
+sclama Laidulfo, tirando dalle mani del papa la scritta e
+mostrandogliene un'altra, non puoi negar che questa è la lettera
+diretta a te dal tuo padre a Roma, con cui ti manda la tua figliuola,
+non puoi negare che questi atti in mano dei tuoi nemici.....
+
+--Questa è scelleratissima calunnia, proseguiva Ildebrando
+riscaldandosi sempre più, e la giustizia di Dio non potrà permettere
+che si faccia onta ad innocenti, si vituperi la memoria di una pia...
+
+--Tutto sta bene, tutto eloquentemente detto. Però devi convenire che
+se questo scritto cadesse in mano dei tuoi nemici...
+
+--Qualcuno ha letta dunque codesta pergamena?
+
+--Nessuno, ed il segreto, se il tabellione ed i testimoni sono morti,
+non potrebbe palesarsi che da questa triste di scritta.
+
+--Resti dunque il segreto ed il vero al cospetto di Dio, che questa
+scritta non tradirà più alcuno.
+
+E sì dicendo, Gregorio strappava di un lancio dalle mani di Laidulfo
+sorpreso l'atto della consegna della fanciulla e la lettera e le
+gittava nel fuoco, e con le molli ve l'incalzava, ve la teneva.
+Guaidalmira stende subito la mano nella brace per cavarle, sclamando:
+
+--Voi consumate la mia esistenza, pontefice!
+
+Ma Gregorio con la molle le spinge più dentro tra le fiamme. E quella
+carta si rattrappa, si fa nera, si arroventa--infine non resta del
+testimonio della vita civile di quella povera giovane che poca
+cenere. Ella si mette le mani sul volto per non assistere a quella
+specie di omicidio morale, e prorompe in pianto.
+
+--Pontefice, dimanda allora Laidulfo che aveva veduto tutta codesta
+scena in apparenza senza muovere palpebra, ma tastando sul petto il
+suo pugnale, pontefice, manterrai adesso la tua parola?
+
+--A domani.
+
+--Sta bene allora, risponde Laidulfo, ritirando la sua mano dal
+giubbetto, lasciando il pugnale e facendo una riverenza. A domani.
+
+Guaidalmira si avvicina allora tutta tremante a Gregorio quasi avesse
+voluto gittarsegli ai piedi, e gli dice:
+
+--Voi dunque...
+
+Ma Gregorio le taglia in bocca le parole, e facendole cenno imperioso
+di partire sclama:
+
+--Donna! il segreto che udisti muoia con te.
+
+La giovinetta gli alza addosso gli occhi lucidi di lacrime, ed
+uscendo dietro a Laidulfo prorompe:
+
+--La mia scienza non m'ingannava!
+
+Gregorio loro tenne dietro col guardo ansioso, finchè non furono
+scomparsi, poi alzando al cielo gli occhi e le mani gaudioso gridò:
+
+--Sono libero. Quei cialtroni non saranno creduti. La terra non avrà
+più macchia da appormi: per i presenti sarò un eroe; per i posteri un
+santo. Ma Iddio!...
+
+A questo pensiero Gregorio cadde sulla sedia, e non passò guari ed
+un sopore lo avviluppò. Era quello il sonno del giusto, o un subito
+rilasciamento delle fibre del cervello che da violenta tensione
+posavano? Dio e la storia han giudicato quest'uomo: lasciamolo al
+loro giudizio.
+
+Appena svegliato però Gregorio si fe' venire il vescovo Giovanni di
+Porto e gli dimandò:
+
+--Giovanni, hai tu veduto quell'uomo e quella giovane che hanno meco
+favellato?
+
+--Santo padre, sì, risponde il maligno vescovo.
+
+Gregorio si guarda intorno per osservare se qualcuno lo ascoltasse,
+poi a voce intelligibile appena soggiunge:
+
+--Vescovo di Porto, quell'uomo mi ha fastidito.
+
+Il formidabile vescovo sbircia fitto fitto Gregorio per comprendere
+il significato di quella frase, indi risponde:
+
+--Santo padre, si lasci servire da me.
+
+E quelle parole, come l'indice delle sacerdotesse di Vesta che, al
+dire di Reboul de Nimes, _était un poignard_, furono la sentenza di
+morte di Laidulfo.
+
+
+
+
+V.
+
+ Humble et timide, a plaire elle est plein de soins,
+ Elle est tendre, elle a peur de pleurer votre absence,
+ Fidèle...
+ ANDRÉ CHÉNIER
+
+
+Non appena Laidulfo ebbe messo piede fuori la rocca si diede a
+correre a rompicollo per arrecare la novella al re dell'esito felice
+del suo negoziato. Giunse al cenobio che il dì era compiutamente
+finito, ma si vedeva ancora per quella specie di luce opaca che dava
+la neve donde il suolo gremivasi. Il re desinava. Laidulfo si fe'
+chiamare Baccelardo, e come questi venne e lo vide, ansioso dimanda:
+
+--E sì, compare?
+
+--A maraviglia, risponde Laidulfo.
+
+--L'hai ucciso?
+
+--Non ci è stato bisogno. Dimani il re sarà ricevuto e benedetto come
+un uovo di Pasqua.
+
+--Dici il vero?
+
+--E conosci che io burli mai? Domattina verranno qui a rilevare
+l'imperatore le due contesse, l'abate di Cluny, il marchese d'Este; e
+Gregorio lo accoglierà per assolverlo.
+
+--Sacramento! e come hai tu fatto per rammollire quel demonio?
+
+--Eh! al mio scongiuro difficilmente e' poteva resistere. Ma dimmi un
+po' adesso, e tu hai favellato col re?
+
+--Altro! Enrico ha detto: che quel monello mi cavi di questa pania,
+e poi scelga il più pingue vescovado o principato di Germania, e gli
+giuro sulla mia corona imperiale che glielo darò.
+
+--Ha detto proprio monello?
+
+--Monello o galuppo, poco importa; qualche cosa di così infine.
+
+--Che magnifico signore! Il fatto sta adesso che io m'imbroglio a
+scegliere. Già un vescovado vuol essere e non altro, perchè io sento
+una vocazione di farmi santo da ridurre a strabiliare un diavolo. Di'
+dunque, Baccelardo, che mi consiglieresti tu eh!
+
+--Per me ti consiglio a dimandare l'arcivescovado di Magonza che è un
+buon quarto dell'impero.
+
+--Diamine! sai, Baccelardo, che tu hai giudizio? Sta bene: dimanderò
+l'arcivescovado di Magonza.
+
+--Si; ma ci è una lieve difficoltà.
+
+--Quale?
+
+--Che l'arcivescovo Sigofredo è vivo ancora
+
+--Non altra che questa?
+
+--Ti par poco?
+
+--Fih! dammi ventiquattro ore di tempo, e mutami nome, se non farò
+restare la chiesa di Magonza vedova come.... come.... aiutami a dire
+dunque il nome della moglie di quel bellimbusto che trascinarono di
+un piede attorno le mura di quella città di Puglia che sta presso
+Biccari.
+
+--Troia?
+
+--Già: come si chiamava la moglie?
+
+--Di Troia?
+
+--Eh! dell'altro che fu trascinato.
+
+--Ma!
+
+--Capisco, compare, tu non sei più forte di me in letteratura. Or
+bene dunque, giacchè io sono arcivescovo di Magonza debbo fare
+qualche cosa per te. Ti piacerebbe la città di Reggio qui presso?
+
+--Sogni!
+
+--Mica. Io dunque ti do questa bella giovinetta in moglie, e la
+città di Reggio per dote, investendoti altresì dei miei dritti sul
+principato di Capua.
+
+--Ah! vuoi dunque barattare i tuoi dritti coi miei sul ducato di
+Puglia e Calabria, compare?
+
+--Io parlo del miglior senno, disse Laidulfo. Questa giovine adesso
+è da marito. L'ho guardata finora, perchè aveva a renderne conto.
+Il conto l'ho reso da fedele custode. È stata sventurata; non
+ho che fare di più. La mia parte è compiuta. Ho fatto finora il
+buffone perchè ero giovane. Ora mi sento venir vecchio, voglio far
+l'arcivescovo e chiamar fratello il papa. Ella è orfana, tu del pari,
+Baccelardo; sposala ed io vi darò la santa benedizione.
+
+--Ma taci in nome di Gesù, disse Guaidalmira arrossendo tutta.
+
+Baccelardo la contemplava attentamente.
+
+--Ci pensi sopra? soggiunge Laidulfo, vedila, essa è bellissima, è
+pura come il vento delle Alpi. Potrai trovare più ricca donna, ma nè
+più avvenente, nè più amorosa. Se sapessi che cure ha avuto di me...!
+Bah! non ne parliamo, chè per poco che lo rammenti, questi tristi de'
+miei occhi scorreranno come grondaie. E ad un arcivescovo sta male il
+piangere.
+
+--Ma taci, taci, padrino; cosa vai raccontando.
+
+E Baccelardo la squadrava attentamente.
+
+--Eh! quel giovane, riprende Laidulfo, cosa è? Sei restato infatuato
+come gli apostoli che si han veduta sfumar d'innanti la Vergine nel
+quadro della chiesa di Santa Maria Maggiore? Andiamo, risolviti. Se
+non la puoi togliere in moglie, accettala per compagna, giurami di
+proteggerla e di rispettarla.
+
+--Ma qual novello mercato intendi fare di me, padrino? scoppia con
+fierezza Guaidalmira. Io non mendico protezione da alcuno.
+
+--Dimmi, Laidulfo, conosci i natali di questa giovane? dimanda
+Baccelardo.
+
+--Nobilissimi. Per madre discende dal conte di Reggio, di cui è erede
+unica; per padre si va più alto ancora. Però non è maturo il tempo da
+rivelarlo.
+
+--Ma costei sarebbe allora la figlia di quella Bertradina, che fu un
+dì moglie dell'arcivescovo di Ravenna? dimanda Baccelardo.
+
+E Laidulfo:
+
+--No, bel cavaliere. Vi ho detto che non era tempo ancora rivelare
+il segreto del suo nascimento; attenetevi alla mia parola. Quel dì
+verrà, ed ella stessa, o io, vi faremo di tutto chiaro. Per ora
+contentatevi di ciò.
+
+--Ma pure la sola Bertradina era erede del conte di Reggio.
+
+--Ed io ti dico che Guaidalmira non ha nulla da partire con codesta
+dama. Saprete tutto a tempo opportuno; acquietatevi adesso.
+
+--Sta bene, risponde Baccelardo, non occorre saper oltre. So già
+tutto. Se ella dunque non ripugna, io sarò il suo amico, il suo
+fratello; e se la mia stella si rischiara, il suo sposo.
+
+--_Te Deum laudamus!_ sclama Laidulfo, prendila dunque, ella è tua.
+
+Guaidalmira fatta rossa come bragia si covre il volto con le mani; e
+Baccelardo, accostandosele, la bacia sulla fronte ed esce dicendo:
+
+--Reco la lieta novella all'imperatore.
+
+Al domani, Gregorio tenne la parola. Matilde cogli altri signori
+della rocca si recò all'albergo dell'imperatore per confortarlo di
+appressarsi di nuovo al castello ed aver l'assoluzione. Perocchè,
+dopo il lungo loro pregare, avevano infine ottenuta promessa dal
+pontefice che li avrebbe soddisfatti. Enrico resistette alcun
+tempo: infine si lasciò persuadere, e sull'ora di sesta a Canossa
+si ravvicinò per la quarta volta. La neve ed il vento sembrava
+che avessero voluto imitare la pertinacia del pontefice, poichè
+ingagliardivano di giorno in giorno peggio. Avanti la porta delle
+prime mura si presentò l'abate di Cluny per rinnovellare la cerimonia
+dei tre giorni precedenti.
+
+Egli aveva l'aspetto attonito, lo sguardo immobile. Si avanzò al
+cospetto del re e parlò:
+
+--Dunque, santo padre, convincetevi che dovete assolvere Enrico, non
+potendolo condannare all'inferno, perchè l'inferno non ha azione
+sull'anima. L'anima, ha detto il beato Aristotile, è la forma della
+materia, ossia l'attività prima del corpo organico, e racchiude
+la causa sufficiente della facoltà per cui le funzioni vitali si
+esercitano. Ora siccome tutti i sensi esercitano la loro azione mercè
+un certo _medio_, così anche l'anima, la quale ha sede nel fuoco,
+perchè il senso d'attività va spesso unito col senso del calore. E
+siccome il cuore ha una natura calda, quivi è la sede dell'anima.
+Ma nel cuore vi sta ancora l'etere, dunque il medio dell'azione
+dell'anima è il fuoco, o spirito, o l'etere. E perchè i simili non si
+distruggono, così l'inferno non distruggerebbe l'anima di Enrico, e
+dovete assolverlo, e dovete...
+
+L'imperatore stette attento ad udire dove diavolo l'abate volesse
+andare a parare con quel ragionamento, che probabilmente era
+lo stralcio di un discorso da lui tenuto al pontefice; ma non
+arrivandone a comprender nulla, gli volse le spalle, si nudò, rimase
+il seguito nel primo atrio, ed entrò.
+
+Egli aspettava che lo avessero subitamente intromesso. Non fu così.
+Imperciocchè attese fino all'ora di nona senza che alcuno apparisse.
+E stava già per andar via, furibondo di questo frustraneo novello
+atto di sommessione, malgrado le preghiere dell'abate con lui restato
+fuori ed in sè rinvenuto; allorchè le porte si aprono, e vengono
+fuori la contessa Matilde, la marchesana Adelaide, Azzo d'Este, ed
+il vescovo di Porto con molti altri prelati italiani e tedeschi nel
+castello ricoverati. Il vescovo di Porto va dritto al re, e gli dice:
+
+--Enrico di Germania! perchè vieni tu in abito da penitente alle
+porte di questa fortezza?
+
+--Per essere assoluto della scomunica da papa Gregorio, risponde il
+re.
+
+--E sei tu veramente pentito delle tue colpe? dimanda il vescovo di
+nuovo.
+
+--Sono, risponde Enrico.
+
+--Entra dunque in nome di Dio e di Gesù, e che l'assoluzione che ti
+rechi a ricevere possa giovare all'anima tua.
+
+E, sì dicendo, il vescovo di Porto si apriva il varco fra quei
+signori che si schieravano in due ale, ed Enrico lo seguiva nel
+castello.
+
+
+
+
+VI.
+
+ Avanti a te o Gran Cuccu mi prostro,
+ Che dai per ineffabile mistero
+ Fatidica virtù di un corvo al rostro
+ D'annunziar l'impercettibil vero,
+ Ma nessun seppe mai, nessun saprà
+ Donde viene il tuo spirito, e dove va.
+ CASTI, _Anim. parl._ 17.
+
+
+Enrico non fu ammesso però direttamente alla presenza di papa
+Gregorio. Egli si ebbe ad arrestare nel vestibolo e ad assoggettarsi
+ancora a pause non brevi fino a che il vescovo di Porto non ritornò
+col permesso di progredire. Tutta la gente del seguito di Enrico,
+unitamente ai signori del castello, rimase nelle antisale; solo
+il re, accompagnato dal vescovo fino alla porta, si recò innanzi.
+Ildebrando sedeva ad un trono di legno di quercia, ricco di intagli
+a gotici disegni e colonnette attortigliate, elevato da terra e
+collocato dentro una nicchia dello stesso legno, medesimamente
+scolpita. Sopra un tavolo, ad un angolo della stanza, poggiava il
+camauro. Egli poi si teneva ad un altro tavolo alzato al livello del
+petto con mobile da scrivere.
+
+Vestiva gli abili ponteficali, sfarzosi di ricami d'oro e di fimbrie
+intorno al collo, all'apertura del petto ed alle maniche. Ai piedi
+aveva i sandali bianchi ricamati della croce d'oro; in testa il
+rosso berretto che gli lasciava scoverta a metà la calva fronte e
+mirabilmente faceva risaltare quella sua nobile fisonomia, la quale
+forse non piaceva a causa di quell'aria accigliata che la troppo
+severità le dava. La bianca barba gli scendeva profusa sul petto.
+Tutto intento, ovvero fingendo di esserlo, alla scrittura, non
+fece cenno di accorgersi della presenza del re, sia per umiliarlo
+ancora, sia per imporgli con la sua maestosa figura. Ed Enrico,
+che aveva sorbito l'ostica bevanda fino al limo, battendo i denti
+del freddo, i panni bagnati ed agghiadati sulla persona, sformato
+in viso dal gelo e dall'interna lutta degli affetti, bilanciava
+tra il partire definitivamente e rompere quella tirannica catena
+di obbrobrii; interromperlo nella scrittura ed avvisarlo di sua
+presenza; avventarsegli addosso ed ucciderlo. E questo nero pensiero,
+più seducente e più ostinato, gli tornava d'innanzi, talchè forse
+lo avrebbe vinto, se Gregorio, vergognando in sè stesso del dilegio
+in che prendeva quel caduto, non avesse alzata la testa e mostrato
+avvedersi di lui. Come Enrico si ebbe questo lieve segno di favore,
+si avvicinò al soglio, e cadendo ginocchioni e baciandogli la mano
+biascicò più che non disse.
+
+--Santo padre, perdono.
+
+Gregorio, senza muoversi, piegò gli occhi sulla testa del re, e forse
+quel bello e giovane sembiante lo toccò. Enrico aveva allora ventisei
+anni. L'occhio turchino scintillava ardito come quello dell'aquila.
+La nobile chioma bionda, avvegnachè dall'acqua inzuppata, gli
+scendeva sulle spalle come la giubba del lione. La magnanimità, la
+fierezza gli si leggevano nel naso aquilino e nell'elevata fronte;
+del pari che la carnagione perlata e trasparente come quella di
+fanciulla additava la blandizia del suo cuore. Gregorio contemplava
+quel giovane pino, che della sua rigidezza aveva tentato spezzare;
+e forse un rimorso lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la
+perversità non ricetta in un cuore il quale si specchia in volto così
+fresco e così bello. E poi volava con la mente agli anni suoi primi.
+E rammentava di qualche essere che lo aveva colpito; rammentava di
+suo fratello, e di tante imagini e scene della vita domestica, che
+nel suo lungo peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva
+vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha che più intimamente
+favelli al cuore e di carità e di Dio, che l'aspetto della gioventù,
+e della gioventù potente ma sventurata. Così che papa Gregorio,
+quasi a sua insaputa, sedotto da interno moto, stese la mano al re
+supplicante e lo sollevò. La natura umana si era in lui strisciata
+di furto sotto al pontefice. Ma come Enrico sorse in piedi, e la
+taglia maestosa e l'aspetto ardito dissiparono quanto di supplice
+aveva avuto fino allora, sì che il pontefice ne era restato commosso;
+questi cambiò istantaneamente, e dimenticando il penitente per
+vedere il re, dimenticando il contrito per ricordare l'offensore,
+e l'avvilito per temere l'uomo terribile e minaccevole, fattosi
+novellamente aspro e severo dimandò:
+
+--Ma sei tu dunque veramente pentito, Enrico di Germania?
+
+Enrico allora gli mise addosso gli sguardi torvi e rispose:
+
+--Ti sembrano dunque poche, o pontefice, o ancora dubbie le prove che
+te ne ho date finora?
+
+--Uomo, hai tu dunque obbliate le colpe che cotanto magnifichi la
+penitenza? Ma se tu l'hai dimenticate, non l'ha dimenticate già Dio,
+nè colui che lo rappresenta sulla terra come supremo giudice degli
+uomini.
+
+--Pontefice, se ti ha indotto nell'errore di avermi per reo la mia
+umiltà, ricrediti. Io mi sono presentato a te non come all'uomo,
+nè come al tribunale dell'uomo, perchè sulla terra alcuno non mi
+sovrasta, ma come al vicario di Cristo, come al sacerdote che Iddio
+raffigura. E se avanti al mondo io sono puro, al conspetto di Dio
+non posso vantarmi di esserlo. Tu però hai malamente tenuto il luogo
+del Signore della misericordia.
+
+--Ah! son dunque falsi gli atti dei conciliaboli di Worms e di Pavia,
+che ci calunniarono così vilmente e ci deposero dalla sedia di
+Pietro? Il priore di Lacedonia, da noi perseguitato come infame, non
+fu da te creato arcivescovo di Ravenna per vilipenderci? Il favore
+agl'impudichi ecclesiastici da noi condannati, la resistenza nel non
+ispogliarsi delle investiture . . . non è vero. Enrico di Germania,
+son falsi e non dettati sotto la tua inspirazione quegli atti, quelle
+resistenze, quei favori? Non è Guiberto arcivescovo?
+
+--No, non sono falsi. Ma tu, Ildebrando, avevi varcati i limiti del
+tuo ministero, ed io mi serviva del dritto degl'imperatori di Lamagna.
+
+--Ed io di quello dei supremi pontefici, riprende Gregorio
+interrompendolo, e percotendo del pugno la tavola. Io come capo dei
+cristiani ho udito i loro lamenti. Tutti i giorni, i tuoi sudditi di
+Germania han recato ai miei piedi querele contro la perversità e la
+ferocia del tuo cuore. Hai vedovate e pollute le chiese; vituperati
+i sacerdoti; corrotto il paese che Iddio ti avea dato a governare;
+afflitti i vassalli; oltraggiati i signori. E se questi a te,
+infistolito nel male, Enrico, non sembrano delitti, a me, supremo
+signore dell'impero, feudo di santa Chiesa, lo apparvero troppo, e
+ti giudicai non con la severità che meritavi, ma come padre, come
+amorevole padre che il figliuol suo vuol ravvedere, non perdere.
+
+--Codeste son le solite frasacce dei sacerdoti, pontefice, e ne ho
+udite troppe per non riconoscerle, risponde Enrico sdegnosamente.
+Avete appreso una serie di motti spregevoli e di luoghi comuni, che
+applicate a tutti i casi, a tutte le circostanze, a tutte le persone
+senza distinzione di sorta, e così fatte egida alla petulanza della
+vostra condotta ed ai vostri disegni, che nulla hanno di santo e
+di puro. _Chiese pollute! sacerdoti vituperati! gregge afflitto!
+pastori! pecorelle!_ e che so io. Ma citate, per dio, citatemi un
+esempio solo specificato di coteste ipocrite parole. Che un cavaliere
+solo dei nobili e virtuosi, che pur ne ha tanti Germania, venga a
+farmi arrossire di un'opera da tiranno e da perfido; ed allora io
+rassegno la corona come indegno di portarla. Ma finchè una mano
+di schiavi, ribelli ad ogni freno e ad ogni legge, finchè dei
+preti avidi di guadagno e di potere, e dei signori ambiziosi, che
+null'affatto vorrebbero esser ligi di padrone ed al padrone forfanno,
+si tirano avanti per baiare alla luna, ed eruttar delle scempiaggini
+scellerate, con niun discernimento spilluzzicate nelle omelie della
+Chiesa contro l'antica memoria di Domiziano e di Nerone; finchè,
+pontefice, questi servi vituperati si arrogano di calunniare il loro
+re, onta a te che li ascolti e presti loro un braccio, il quale solo
+dovrebbe alzarsi per ristorare i caduti e proteggere i malignati.
+
+--E perchè dunque, se ti sentivi incontaminato, perchè hai rifuggita
+la dieta di Augusta? dimanda il pontefice. Quivi, in presenza mia e
+dei signori dell'impero, avresti potuto fare le proteste medesime, ed
+innanzi a cento e cento testimoni, chi avrebbe ardito mentire?
+
+--Perchè, dovresti ricordarlo, o pontefice, sta scritto: _Date a
+Cesare ciò che è di Cesare_, ed _il servo non si leverà a censore del
+suo padrone_. Perchè la dignità dell'imperio si sarebbe prostituita.
+Perchè la giustizia umana e divina non tollera che alcuno si
+constituisca giudice ed accusatore ad un tempo. Perchè coloro erano
+stati corrotti da te, pontefice, da te che dovresti portare la pace
+del Vangelo non la sovversione di Satanno, e ne sieno testimoni
+le tue lettere ai principi Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori
+di Germania. Perchè quella dieta era contraria alle costituzioni
+dell'impero, come convocata da signore straniero, e da lui preseduta.
+Perchè infine io era re, e sul re non giudica che Iddio, ed un re
+deve morire, deve rinunziare allo scettro, se d'uopo è, ma non
+avvilirsi. Ma lasciamo il passato, pontefice, e più calmi discutiamo
+i nostri affari.
+
+Gregorio accigliato e scuro come una notte di tempesta in gennaio,
+ascoltava digrignando e contorcendosi senza rispondere. Enrico
+continuò:
+
+--Per bene dell'anima, io ho creduto farmi cavar gli anatemi, e per
+non desolare di guerre e di scismi il paese che Iddio ed i dritti
+ereditari mi han dato il reggimento. Siano qualunque i principii
+che t'indussero a scomunicarmi, ora, santo padre, dovresti esser
+soddisfatto delle prove che per riconciliarmi con la Chiesa ti ho
+date. Bastino. Non tentare gittarmi nella disperazione, perchè,
+come ti sovviene, sta scritto, che, _chi ama il pericolo in quello
+perisce_.
+
+--E sei tu veramente pentito, Enrico di Germania, dei soprusi che hai
+fatti alla Chiesa ed a me che ne sono capo?
+
+--Io non so veramente troppo di quali soprusi tu intenda parlare,
+pontefice. Ma se cosa avrò commessa che al cospetto di Dio non fosse
+tornata gradevole, men pento pure, ed amaramente men pento.
+
+--Sta bene. Però i pentimenti non bastano, signore; guarentigie vi
+vogliono.
+
+--Dimandate.
+
+Allora Gregorio tolse la pergamena finita di scrivere allora allora
+in presenza del re, e disse:
+
+--Ecco i capitoli della pace, se vuoi la pace, figliuolo. Li
+ratificherai, li firmerai, e presterai giuramento di osservarli. Dove
+però essi, o alcuno articolo di essi non ti tornasse gradevole, puoi
+andarne pure, perchè io sono fermo, Enrico, di non recedere, per
+qualsiasi considerazione, da essi.
+
+--Li firmerò dunque senza leggerli, se non mi è dato discuterli, e li
+giurerò.
+
+--No; gli è mestieri che gli ascolti, onde per l'avvenire non ti
+ritragga dall'osservarli, e spergiuri.
+
+--Leggili.
+
+--Eccoli. «1.º Nel giorno e nel luogo segnalati dal papa, Enrico si
+presenterà alla dieta degli Stati tedeschi onde purgarsi delle accuse
+postegli dai principi. Il papa sarà giudice supremo ed unico fra lui
+e tutti gli accusatori di lui».
+
+--Ah! fece Enrico, incrociando le braccia sul petto, il papa sarà
+giudice, giudice dell'imperatore, giudice dei suoi baroni, giudice
+dei suoi vassalli--signor dell'impero in una parola. A maraviglia! E
+poi?
+
+Gregorio lo sta ad udire fissandolo di sguardo accigliato, poi senza
+rispondere continua a leggere.
+
+--«2.º Quando, a giudizio del papa, Enrico fosse chiarito innocente,
+con sentenza del pontefice conserverà la corona imperiale: se
+colpevole, la rinuncierà senza contrasto, nè potrà per qualunque modo
+dimandare o tôrre vendetta da chicchessia».
+
+--Comprendo, riprese Enrico componendo il volto ad un sorriso che
+avrebbe spaventato Satanno, Samuele ha trovato il suo David perchè
+Saulle l'ha fastidito. Ed inoltre? Gregorio si tacque ancora e lesse.
+
+--«3.º Per sino al giorno di questo giudizio Enrico non porterà le
+insegne imperiali, non si arrogherà l'amministrazione del regno,
+ed eccetto la esazione dei regi dritti per tanta somma quanta sarà
+necessaria al vitto suo e dei suoi, non toccherà il tesoro della
+Camera, libererà dal giuramento di vassallaggio e di fedeltà tutti
+quelli che glielo avessero prestato a contare da un anno».
+
+--Tanto valeva di soggiungere di mandare a tua paternità quei tesori
+ed infeudarli l'impero, continuò Enrico col medesimo ghigno beffardo.
+Ve n'è ancora molti di codesti patti di pace?
+
+Gregorio legge:
+
+--«4.º Quando trionfasse delle accuse dei principi e dal papa fosse
+confermato in monarca, Enrico sarà ognora fedele, devoto, obbediente
+al romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini dell'impero
+germanico, sia nel riformare gli abusi delle chiese italiane e
+tedesche, non potrà giammai essere d'avviso diverso di quello del
+papa».
+
+--Ciò è di ragione, sclama Enrico; il papa è il re dei re, il papa è
+Dio. Conchiudiamo.
+
+--«5.º Mancando ad un solo di tali capitoli, o scostandosi dal loro
+senso più ovvio, l'assoluzione della scomunica sarà irrita, nulla,
+e come non per anco avvenuta; e si terrà considerato per convinto
+di tutti i delitti che gli vengono apposti dai principi, e decaduto
+dall'impero. Infine consegnerà al pontefice l'arcivescovo di Ravenna
+prigioniero».
+
+--Anche questa? Un imperatore sacrestano non basta; deve anche essere
+il birro ed il boia di santa Chiesa. Stupendo!
+
+Gregorio non rileva l'osservazione. Solleva il capo, e gittandogli
+innanzi sul tavolo la copia dei capitoli:
+
+--Ecco, Enrico, soggiunge, a quali patti ti potrai riconciliare con
+Dio e con me. Se non li approvi io non te li impongo.
+
+Enrico non risponde più nulla. L'indegnità di quei capitoli e
+l'insigne tradimento che Gregorio gli aveva ordito, gli sembrarono
+talmente infami, che gli venne financo fastidio di favellare, e mille
+anni gli parvero di torsi dalla presenza di quell'uomo. Per lo che,
+con una specie di convulsa rabbia, toglie d'innanzi al pontefice
+la pergamena e la sottoscrive. Gregorio s'avvide dei pensieri che
+concitavano il re, e comprese senza stento che quei capitoli non
+sarebbero stati osservati. Ma siccome da documenti di questa natura,
+e con questi mezzi carpiti, egli aveva assunta la prepotenza ed i
+titoli alla signoria degli altri regni, così contentossi della cosa
+fatta e del presente, riserbandosi per l'avvenire di profittare
+delle circostanze. Onde, rivolgendosi ad Enrico, gli dice:
+
+--Adesso fa d'uopo che giuri.
+
+--Hai cominciato, finisci, risponde costui quasi distratto. Detta
+dunque tu stesso il giuramento ancora, perchè io sono a tutto
+rassegnato.
+
+Allora Gregorio fa entrare tutta la corte e le annunzia la
+riconciliazione seguita. Poi, in presenza di tutti, Enrico pone
+la mano sul libro degli Evangeli, tenuto dal vescovo di Porto
+ginocchioni, e legge sur una pergamena presentatagli dal papa presso
+a poco queste parole:
+
+«Io, Enrico, re di Germania, prometto che entro il termine prescritto
+da papa Gregorio, darò, conforme alla sola sentenza di lui, pubblica
+e piena soddisfazione a tutti i principi e grandi del regno che ora
+sono malcontenti di me, per quanto riguarda le accuse che essi mi
+appongono, e la discordia che travaglia l'impero. Se papa Gregorio
+vorrà passare oltremonti o visitare una provincia del regno, sarà,
+per parte mia e di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro
+da qualunque lesione tanto per la libertà, la vita e le membra sue
+proprie, quanto per la libertà, la vita e le membra dei suoi seguaci
+ecclesiastici laici, i quali in qualità di legati viaggino dimorino
+in una parte qualunque del regno. Non consentirò che veruno, mio
+suddito o no, violi la maestà del pontefice; e se mai qualche empio
+lo ingiuri o contristi, lo vendicherò con tutte le forze del regno».
+
+«Io lo giuro oggi 26 gennaio 1077, a Canossa.
+
+--Sei contento adesso, o pontefice? domanda Enrico quando fu letto
+ciò.
+
+--Non ancora, risponde Gregorio. Tu hai firmato dei patti, li hai
+giurati, ma chi malleva e giura in proprio nome per te che li
+osserverai?
+
+Questo novello affronto indignò quanti signori stavan presenti.
+
+--Io, giusta la regola del chiostro, dice l'abate di Cluny, non posso
+giurare, ma sulla mia garantisco la parola del re.
+
+--Ed io giuro, sclama il vescovo di Vercelli, che Enrico manterrà le
+condizioni.
+
+--Ed anch'io lo giuro, soggiunge la contessa Matilde.
+
+--Ed io pure, risponde Adelaide.
+
+E così giurarono del pari Azzo d'Este, Eppone vescovo di Zeitz e
+molti altri signori italiani e tedeschi. Allora Ildebrando dà ad
+Enrico la benedizione e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo dal
+suo soglio e mettendosi alla testa del corteo, esce dal castello,
+muove alla cappella e comincia la messa. Alla consacrazione
+dell'ostia e' fa accostare il re all'altare, ed innalzandola sovra il
+suo capo con voce solenne sclama:
+
+--Re di Germania, tu ed i tuoi seguaci ci avete accusati di aver,
+per simonia, usurpata la santa sede, macchiato di sacrilegi il
+santuario e la nostra vita di nefandi delitti, sì che avevamo
+meritato bando dall'altare. Potremmo confondere la calunnia con la
+testimonianza dei vescovi, che sanno come noi fossimo vissuti e nel
+chiostro e ministro dei papi, e collocato sul settemplice candelabro
+del tempio. Pure, perchè nessun'ombra offuschi lo splendore tremendo
+della tiara, non ci appelliamo alla giustizia degli uomini, ma
+provochiamo il giudizio da Lui che scruta i cuori e trova macchie
+nel sole. Il corpo vivente di Cristo, che dobbiamo inghiottire,
+attesti al conspetto del mondo l'innocenza del suo vicario. Iddio
+onnipossente dissipi quest'oggi il sospetto se siamo incontaminati,
+ci fulmini di morte se rei.
+
+E sì dicendo, acclamato da tutti, inghiotte la particola. Indi si
+volge ad Enrico e favella:
+
+--Fa ciò che noi facemmo, figliuolo, e chiama in testimonio l'Eterno
+che il tuo cuore non si è ribellato alla Chiesa. I tuoi accusatori,
+e sono tutta la Germania, vogliono che tu sia giudicato; appéllatene
+dunque a Dio che solo non può essere ingiusto. Eccoti l'ostia
+consacrata: se peccasti, non farti reo ancora del sangue e del corpo
+di Cristo. Ma se sei mondo di colpe, vinci con questa prova le
+accuse, suggella ai tuoi nemici la bocca, e guadagnati un difensore
+nel papa.
+
+Enrico, dopo tante prove, si vedeva ancora esposto ad un giudizio di
+Dio--in quell'epoca tremendo sopra ogni giudizio. Alla profferta del
+papa, con mal umore, risponde:
+
+--Pontefice, i miei accusatori non sono presenti, e quindi, o niente
+affatto o debolmente creduto sarebbe questo novello esperimento di
+mia innocenza. Si rimetta dunque al giorno della dieta.
+
+--Fa come vuoi, o figliuolo, risponde Gregorio, e finisce di
+celebrare la messa.
+
+Allora Giovanni di Porto, che aveva assistito il pontefice, nel
+voltarsi, vede Laidulfo che faceva capolino all'uscio, tutto contento
+della riconciliazione ottenuta mercè sua.
+
+
+
+
+VII.
+
+ Que le prélat surpris d'un changement si prompt
+ Apprenne la vengeance aussitôt que l'affront.
+ BOILEAU. Le Lutrin.
+
+
+Il vescovo di Porto, memore delle parole di Gregorio, guizza di mezzo
+alla corte, ed andando incontro a Laidulfo gli fa segno di seguirlo.
+E come l'ebbe menato in disparte gli dimanda:
+
+--Figliuol caro, non saresti tu per avventura colui che ha reso
+segnalato servigio al pontefice?
+
+--Monsignor sì. Se posso renderne qualcuno ancora a te, non devi
+che favellare. È la mia debolezza quella di prestarmi per tutto il
+mondo... che mi paghi, bene inteso!
+
+--No, compare, a me non occorre nulla. Ho invece comando di
+sdebitarmi con te, per quella larghezza che devi aspettarti dalla
+natura del servigio prestato e dalla persona che ten richiese.
+
+--Innanzi tutto da parte di chi mi favelli tu, magnifico vescovo di
+Porto, dalla parte del re o da quella di Gregorio, poichè entrambi io
+mi obligai?
+
+--Dalla parte di Gregorio, risponde il vescovo.
+
+--Allora bisogna dire, sclama Laidulfo, o che io sia nato vestito, o
+che il mondo vada per iscoppiare; perchè, quando pagano i preti, i
+diavoli fanno orgia.
+
+--E noi vogliam mettere, eccezione ai tuoi principii. Seguimi dunque
+un poco.
+
+E sì parlando, lo menava traverso molti corridoi oscuri, gli faceva
+scendere e salire scale a chiocciola e ballatoi, finchè non furono
+in un'ampia camera, quasi buia, perchè prendeva luce da alto abaino,
+praticato per rispondere in una stanza anch'essa poco illuminata. In
+questo salone si levava una specie di trono, ed alcuni sgabelletti
+più bassi. Quivi usava la contessa tener mallo per le condanne di
+morte, e diverse porte di trista apparenza in essa si aprivano.
+Laidulfo guardava intorno e diceva:
+
+--Dunque, monsignore, vorrà esser grosso il compenso che il santo
+padre ti ha comandato di darmi?
+
+--Veramente egli non me lo ha comandato propriamente, perchè Gregorio
+non è gran fatto facondo su queste cose, e bisogna pigliarlo a volo;
+ma io, che son vecchio balestriere, l'ho capito subito.
+
+--Ha avuto torto il santo padre: non si dimenticano i buoni amici.
+Ma, dico, monsignore, che cos'è che andiamo pescando quaggiù? Questa
+camera non ristora lo spirito niente affatto.
+
+--Figliuol caro, vorresti tu mo' che i tesori si tenessero
+così esposti all'aria per chi voglia beccarseli? Signor no, si
+custodiscono ben guardati in fondo alle castella, e son noti
+solamente alla gente fedele.
+
+--In fondo alle castella sono altresì le prigioni, monsignore; e non
+è la prima volta che vostra religione paghi così i grossi servigi.
+
+--Non ti apponi, compare; ma i servitori di Dio non si conducono per
+tal modo.
+
+--Sì bene, posto già che tu fossi servitore di Dio. Ma dove dunque si
+va?
+
+--Siam giunti. Non devi che aspettarmi in quella stanza, perchè non
+voglio, gioia bella, che tu sappia i nostri affari; ed in due minuti
+sarò da te. Cosa è! tu dubiti?
+
+--In questa stanza, dici? Ma questa stanza ha una porta, questa porta
+ha una toppa, questa toppa una chiave, e questa chiave può dare
+alcuni giri, e mastro Laidulfo restarci dentro assediato dalla fame
+come Cristo nel deserto. Monsignor no: in questa stanza non entro io.
+
+--Allora togli la chiave e mettila in tasca, se non trovi meglio
+di chiuderti di dietro come io vorrei; perchè, ti ripeto, non mi
+solletica niente affatto di essere spiato da te.
+
+--In questo modo la cosa potrebbe camminare, diceva Laidulfo,
+esaminando la porta, se... se.... Sta bene! non ci sono più nè toppe,
+nè saliscendi, nè lucchetti. Dunque hai detto cinque minuti, non è
+vero, monsignore?
+
+--Presso a poco.
+
+--Giuochiamo a capo a nascondere: comprendo. Non importa: vada, sia
+pur così. Ma bada, monsignore, che il compenso sia grosso, perchè....
+
+--Rilevante fu il servigio; lo so.
+
+--E che non aspetterò più di cinque minuti; e che se mi volessi usare
+tradimenti, ho un pugnale che non è novizio. M'intendi?
+
+--Troppo.
+
+--Andiamo dunque in nome del dia....
+
+Laidulfo aveva aperta la porta, e messo il primo piede sul pavimento
+della stanzuccia. Ma siccome il solaio era stato collocato a
+bilanciere, per modo che dove il passo si metteva sprofondava e si
+alzava dal lato opposto; così Laidulfo si vide aperto d'avanti un
+abisso profondo ed oscuro, in fondo al quale sentiva un murmure come
+d'acqua che corre. Egli però, poggiando il piede si era squilibrato.
+Il vescovo di Porto, che spiava ogni suo moto, ne profitta, e
+dandogli una spinta gagliarda lo manda giù, senza che avesse neppure
+intera potuta proferire la frase. Ciò fatto, con una mazza urta il
+lato del solaio sollevato, e tirandosi la porta se ne va fregandosi
+le mani e zufolando, dopo aver detto:
+
+--Corpo dell'ostia! Mastro Ildebrando non si fastidierà più di te,
+mariuolo!
+
+Allora tumultuoso levare di voci gli giunge dalle corti che dicevano:
+
+--Abbasso l'infame pontefice, abbasso il re codardo, abbasso.
+
+Il vescovo di Porto tende prima le orecchie ad udire, poi crolla
+alquanto la testa, sorridendo volge gli occhi al suo fianco, dove
+nascondeva il pugnale, fa scricchiolare le nocche delle dita, e
+dicendo: andiamo in nome di tutti i diavoli! ed al pontefice si
+presentò.
+
+Enrico, che asciolveva con Gregorio, a quei da lui pure uditi rumori
+aveva preso commiato. Gregorio lo aveva licenziato con un _vade
+in pace_. E si avviava per uscire, allorchè gli viene incontro il
+vescovo di Vercelli che divenuto estremamente pallido sclama:
+
+--Sire, gl'Italiani sono in rivolta.
+
+A quell'annunzio il re si scuote, e subitamente trae sullo spianato
+per parlar loro. Lo spianato trova deserto. I capi si erano ritirati
+per consultare fra loro, il popolo aveva cercati gli abituri per
+andare raccontare ai suoi figli ed alle sue femmine dell'atto osceno
+a cui aveva assistito, e mandarne ai posteri vituperata memoria.
+
+Enrico allora seguito da pochi, riviene al romitaggio. Però come
+penetra nelle sue stanze, egli si arresta, poi retrocede, colpito da
+terribile spettacolo.
+
+L'arcivescovo di Ravenna, piagato al petto da grave ferita e legato
+alla gola con un balteo, penzolava da un piuolo del camino, piombino
+in viso, oscillando ancora, convulsamente rattrappito. Enrico gli fa
+tosto apprestare soccorsi, se pur erano ancora a tempo di salvarlo, e
+dimanda di Baccelardo.
+
+Baccelardo ed una giovane erano partiti da un'ora.
+
+E due ore dopo, tre legati del papa, divisati da pellegrini,
+movevano per la Germania.
+
+
+
+
+LIBRO SESTO
+
+RODOLFO DI SVEVIA.
+
+
+
+
+VIII.
+
+ Sorgi, ungilo perchè egli è desso. Prese dunque Samuele il corno
+ di olio, ed in mezzo ai suoi fratelli lo unse.
+ REG. I. c. 16.
+
+
+Gregorio si era costituito in quell'altezza maggiore che l'uomo sopra
+l'uomo può alzarsi. Aveva però compressa una molla elasticissimamente
+temperata, e così bruscamente, e con tanta violenza, che doveva
+aspettarsi per fermo reazione non meno ostile nè meno ostinata.
+Perocchè non solamente egli aveva gravata la mano sull'incauto re,
+venuto a penitenza, ma lungi dal perdonarlo, come quegli aspettavasi,
+con tradimento lo aveva rimandato per l'assoluzione al tribunale
+stesso, che avanti e' non aveva creduto competente, gli aveva
+interdette le divise regie, ed imposti patti vergognosi, a fine di
+tornarlo pienamente ligio e vassallo della Chiesa e dei pontefici.
+Ond'è che gl'Italiani, i quali niuna amorevolezza gli avevano mai
+posta per la sua troppa severità, gli tolsero affatto adesso ogni
+riverenza. Gl'Italiani vedevano conculcato con tanta petulanza
+l'onore del trono, da cui dipendeva l'unione e la franchigia del
+popolo. Vedevano rassodarsi il dispotismo teocratico del pontefice
+e lo temevano nemico più aspro, che Enrico mai non si era mostrato
+contro lo spirito di municipio e la costituzione dei comuni che
+allora cominciavano a pigliar vita. Per lo che, non dissimularono
+nè il loro sdegno, nè il loro sprezzo contro Enrico, che aveva
+siffattamente prostituita la dignità di re e la maestà dell'impero,
+nè il loro corruccio contro il vescovo di Roma che all'impero si
+sostituiva e sovraponeva. E di là comprendendo quanta arroganza
+avrebbe addimostrata per l'avvenire un pontefice, già per sè stesso
+intollerante e dispotico, contro di lui bandirono guerra, contro
+Enrico disdegnosi tumultuarono.
+
+Ma Enrico non era tal uomo da non saper profittare dell'opportuna
+disposizione degli animi. Da Canossa si reca tosto a Reggio, dove
+vescovi e signori lo attendevano per penetrar chiari nei suoi
+disegni, e sapere a quale determinazione pensasse attenersi. Egli si
+giustificò. E lo credettero. E non vi fu più mestieri di sprone per
+mettersi sulla via di rompersi con Gregorio.
+
+La guerra si dichiarò. Gli antichi amici di Enrico di Germania
+scesero in Italia. Da ogni terra italiana a storme cavalcavano militi
+al campo di lui, ed i nobili gli prestavano omaggio, gli giuravano
+fede gli ecclesiastici, forniva la plebe vettovaglie e danari.
+
+Vuolsi che a quell'epoca, in un eccesso di divozione, avesse Matilde
+dichiarata la Toscana e la Liguria, paterni ed assoluti dominii,
+patrimonio di S. Pietro. Questa donazione però, è contestata da gravi
+e spassionati scrittori, ed assai dubbie sono le tracce negli antichi
+cronisti, sì che i soli spigolisti vi leggono chiaro. Ad ogni modo,
+voce ne corse in Italia, e l'imperatore avrebbe tolta ragione anche
+di quest'altra rapina, come erede della contessa, se Gregorio, per
+allontanarlo d'Italia, non avesse soffiato coi suoi legati nelle cose
+di Lamagna, e macchinata trama che miserie, morti e delitti infiniti
+originò.
+
+La Germania, spartita in fazioni come l'abbiamo lasciata, divampava
+ogni giorno peggio dopo la discesa del re in Italia. Aspettava
+ansiosa la composizione del pontefice e del re, e trepidava, non
+sapendo a quali patti sarebbesi fatta. E come Rodolfo di Svevia, capo
+dei nemici di Enrico, udì che questi già riabilitato capitanava un
+esercito d'Italiani, comprese subito che, colte le opportunità, se
+lo avrebbe veduto piombare nel paese, dove a quell'ora partigiani
+moltissimi lo attendevano e sollecitavano. Intimò perciò dieta di
+nobili tedeschi a Forcheim, pregando tutti intervenire, e provvedere
+in comune alla salute dell'impero e della Chiesa. Gregorio, che
+avrebbe ambito mettersi in mano la somma delle cose di Lamagna, udito
+della dieta, alla quale oratori di Rodolfo lo invitavano, richiese
+Enrico, che barricava le Alpi, di un salvocondotto per recarvisi.
+Enrico gliel rifiutò. Allora Gregorio, per mezzo di corrieri, manda
+ai suoi legati doppio protocollo d'instruzioni, pubblico l'uno e
+tutto affusolato di pace e di carità, l'altro segreto cui la storia
+ha potuto sospettare, non mai stabilire per fermo.
+
+I legati, arrivati già in Germania, cominciarono a tentar pratiche
+presso i signori della dieta per soppannarli dei loro principii e dei
+loro disegni.
+
+Il giorno della dieta giunge. Radunati a Forcheim l'arcivescovo di
+Magonza, i vescovi di Wurzburg e di Metz coi prelati delle loro
+diocesi, i duchi Rodolfo di Svevia, Guelfo di Baviera e Bertoldo
+di Carintia alla testa di margravi, conti, baroni, valvassori e
+quanti mai stessero dalla parte dei Sassoni, i legati mostrarono
+le lettere di credenza ed all'assemblea si presentarono. Poscia,
+primo Rodolfo, e dietro a lui gli altri in ordine di grado e di
+autorità, principiarono a lungamente produrre accuse di ogni maniera
+contro Enrico. Non è a dirsi di quanti delitti quei signori, tutti
+a lui nemici, lo accagionassero! Rodolfo ed il conte di Nordheim,
+che avevano animo nobile, prendevano a schifo l'impudenza di quei
+vili. Ma i legati, che nulla meglio cercavano, fingendo i peritosi,
+lodarono la lunganimità e la fedeltà dei nobili tedeschi per avere
+fino a quel ponto tollerato sì pazzo e crudele monarca. Conchiusero
+che, se non volevano ulteriormente tentare Iddio, e l'animo paterno
+di papa Gregorio addolorare, bisognava privarlo di regno ed eleggere
+un altro re. I principi, prevaricati di soppiatto, acclamarono il
+partito. Ma i legati che conoscevano di quanta delizia Gregorio
+vagheggiasse esser l'arbitro supremo nella contesa, supplicarono la
+dieta, non procedesse all'elezione prima della venuta di lui, ora
+bloccato in terra lombarda senza potere nè rientrare a Roma, nè le
+Alpi varcare.
+
+I principi tedeschi non rifiutarono da prima, ma la notte
+considerarono com'e' fossero depositari della sovranità nazionale,
+che il papa non era balio dell'impero e non aveva dritto nè
+consultivo nè deliberativo nell'azienda dello Stato. Laonde alla
+tornata del domani, Ottone di Nordheim dichiarò ai principi ed ai
+legati: che, essendosi stabilita la deposizione di Enrico, gli era
+pericoloso lo attendere; mal condursi senza capo il governo, non
+patire l'intervento del papa nè le leggi, nè l'onor dell'impero,
+e che avrebbero creato il novello monarca senza aspettarlo niente
+affatto.
+
+Per lo che, non curando le contestazioni dei legati, le diverse
+classi dei nobili si divisero in separate consulte. Ma siccome
+ciascuno aveva particolari interessi ed ambiva guadagni dalla
+qualità di elettore, così presero a metter fuori pretensioni,
+patteggiare, aprir mercato, sì che di tanto solenne attributo si
+sarebbe fatta vendereccia prostituzione, se i legati, assumendo
+dritto di regoli, non avessero dato in sulla voce ai petulanti ed
+agl'ingordi. Stabiliti prima alcuni canoni generali, i nobili ed il
+popolo delegarono ai prelati alemanni la prerogativa dell'elezione.
+Sigofredo, arcivescovo di Magonza, che aveva il primo voto lo
+diede a Rodolfo di Svevia. Adalberto di Wurzburg imitò Sigofredo;
+e l'esempio dei capi trasse dietro l'assentire del clero. Ottone,
+Guelfo e Bertoldo aderirono alla sentenza dei vescovi. I legati la
+sanzionarono, sapendo come caro a Gregorio fosse lo Svevo, per età,
+per costumi, per nascimento ed ingegno a quell'onore non disadatto.
+
+Però come a Rodolfo, nel letto travagliato da febbre, Ottone di
+Nordheim, commissario della nazione, andò a recarne novella, quegli
+titubante rispose:
+
+--Mercè, conte, dell'onor sommo donde i principi di Germania
+m'investono. Io non credetti mai meritarlo: e perciò lo rinunzio.
+
+--Lo rinunziate, sire! sclama il Nordheim stupefatto. Vostra
+sublimità parlerebbe dunque da senno?
+
+--Sì, signore di Nordheim. Nè per avventura crediate che io
+m'infinga. Conosco che per conservar questo scettro v'ha d'uopo della
+spada e del sangue civile. Enrico è fiero, ostinato, di spiriti
+guerreschi, ed ora a capo di esercito poderoso. Non si lascerà
+perciò, a volere di pochi ed a persuasione del pontefice, balzar
+così dall'eredità dei padri suoi, prima di aver tentate le fortune
+delle armi e funestato l'impero di sangue. Io non voglio esser causa
+di desolazione nel mio paese. I legati han persuaso fatal consiglio
+per ispalleggiare la vendetta di Gregorio. Si preparano per queste
+sfortunate contrade giorni terribili; credetelo, sire di Nordheim.
+Mandiamo invece i suoi messi al pontefice, ed invitiamo Enrico alla
+pace, noi signori di Lamagna che ne siamo i custodi.
+
+--Con la vostra sopportazione, sire, risponde il Nordheim, non mai.
+Da molti anni noi conosciamo la mente di Enrico. Egli non perdona
+mai. Ed ora dobbiamo paventarlo più indragato ancora, perocchè, dal
+nostro forfare come egli dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal
+pontefice. Se dunque ad ogni andare è inevitabile la guerra civile,
+si faccia pure, se non con certezza di vittoria, con speranza che
+l'onte nostre saranno pagate, i nostri dritti redenti. Arrendetevi
+dunque, o sire, e bandite gli scrupoli.
+
+--E non conti, fratello, soggiunge Rodolfo intessendo le mani sul
+petto e sospirando, non conti la mutabilità del popolo, l'instabilità
+della sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei signori che
+fino da ieri mi ebbero compagno e commilitone e mi amarono, e domani
+sdegnerebbero venerarmi come sovrano?
+
+--Sire, perdonate se oso dirvi che vi apponete. Nè il popolo, nè i
+nobili tedeschi tennero mai lo stile degli Italiani che disvogliono
+oggi ciò che ieri desiderarono fino al delirio. Piegatevi, sire, ed
+accettate la corona che il popolo di Germania vi ha profferta.
+
+--Così vuoi, sire di Nordheim? disse Rodolfo rassegnandosi dopo un
+po' di pausa; sia pure così. Possa io però, in un giorno di sangue,
+non rimproverarti questa violenza.
+
+Ed il dì 15 marzo 1077 accettava lo scettro senza dritto di
+successione pei suoi, e con solenne promessa di vassallaggio alla
+Chiesa.
+
+Il 26 lo consacrava a Magonza legittimo re e difensore del regno dei
+Franchi, l'arcivescovo Sigofredo, vicario pontificio in Lamagna.
+
+Nel tempo stesso si spandeva la voce che Enrico già riedeva in
+Germania alla testa di grosso esercito.
+
+Infatti questi, dopo aver celebrata la Pasqua a Verona, per la
+via che d'Aquileia mena al Friuli, alla testa di truppa lombarda
+penetrava nella Carintia. Poi non appena ebbe messo piede in Lamagna,
+comandava brillante esercito a lui devoto per volontà non per obbligo
+di feudale servizio.
+
+Rodolfo che ogni dì assaporava novelle amarezze per le città che gli
+chiudevano sul viso le porte e gli mandavano ambascerie d'ingiurie,
+per le diserzioni che provava nei ranghi dei suoi partigiani, con
+soli cinquemila Svevi schivò la pugna ed entrò in Sassonia. E' lasciò
+Enrico inoltrarsi nel paese a dare il guasto, e muovere per la fedele
+Augusta dove mille altri cavalli della città lo raggiungevano. Enrico
+traversò la Baviera desolando, e vene a Ratisbona. Quivi il patriarca
+d'Aquileia gli condusse novella squadra di Lombardi che a loro volta,
+dopo essere stati tante fiate visitati dai Tedeschi, cercavano a
+menare le mani nelle terre di loro. Luogotenente di quello squadrone
+era Baccelardo seguito da un paggio. Egli si presentò al re. Allo
+scorgerlo, Enrico aggrotta fieramente le ciglia, non avendolo più
+visto dopo la trista avventura di Guiberto. Baccelardo piega a terra
+il ginocchio e sommessamente mormora:
+
+--Sire, io vengo a mettermi a mercè di vostro valore.
+
+--Alla mercè? per che cosa? dimanda Enrico.
+
+--Sire, soggiunge Baccelardo, per l'appiccagione dell'arcivescovo di
+Ravenna, e per avervi lasciato senza torne licenza.
+
+--Per Nostra Donna di Goslar! sclama Enrico, bisogna dire che tu sii
+veramente uno scomunicato, che ti imbratti così per gioco le mani
+nel sangue degli unti!
+
+--Vi dimando perdono, sire, se oso appormi che non fu mica per giuoco.
+
+--E perchè dunque, messere, se Dio ti aiuti?
+
+--Sire, un uomo che è scomparso dalla faccia della terra come fuoco
+fatuo, quasi per testamento mi aveva confidata una giovane che
+apparteneva a nobile famiglia d'Italia, onde l'avessi protetta e le
+fossi stato amico e fratello. Nel metter piede nelle vostre stanze,
+sire, trovo questa donna dinoccolata dal lungo dibattersi, svenuta
+fra le braccia dell'arcivescovo. Lo sdegno mi acceca; e cedendo ad
+un impeto primo lo assalto, lo ferisco, lo disarmo, lo prostro, e
+stringendogli la gola col balteo della mia spada, non tanto forte
+veramente, l'appendo al camino. Indi, per salvarmi dall'ira di vostra
+possanza, con la donzella svenuta com'era mi partii. Ecco, sire, la
+mia colpa, punitemi se vi piace.
+
+--Capestro di un arcivescovo! sclama Enrico ridendo. E la giovane era
+bella, eh!
+
+--Sì, sire; ma fosse stata laida come la maga di Endor, il mio dovere
+di cavaliere m'imponeva difenderla da ogni oltraggio, quand'anco non
+mi fosse stata affidata a proteggerla.
+
+--E cosa hai adesso fatto di lei, messere?
+
+Baccelardo esitò un momento a rispondere, poi disse:
+
+--L'ho collocata tra le benedettine di San Sisto di Piacenza, sire.
+
+--Sta bene, risponde Enrico; ti perdono l'attentato sacrilego,
+perchè nobile fu la cagione che ti spinse, e perchè niun male da
+ciò avvenne, sendo noi arrivati a tempo per salvare quel povero
+arcivescovo. Pensa però a meritarti la nostra grazia ed i nostri
+favori con quell'ardimento che suoli, ed a combattere da valoroso
+nella campagna che stiamo per aprire.
+
+--Non chiedo meglio, sire, risponde Baccelardo inchinandosi, e
+rientrando negli ordini dei suoi.
+
+Le ostilità infatti cominciarono. Alle sponde del Neckar, più
+volte Rodolfo gagliardamente armato chiamò il nemico a giornata,
+e parzialmente il re disfidò. Ma il re, che di truppa gli era
+inferiore, ogni partito ricusò, e mandò parlamentario per introdurre
+pratiche di pace. Enrico e Rodolfo si abboccarono. E' convennero
+di una tregua; e fissarono che i dritti e le ragioni di entrambi
+avrebbero esaminati i principi della dieta che intimavano in riva
+al Reno. Conchiuso il trattato, Rodolfo licenziò le sue genti e si
+ritirò in Sassonia. Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti i rinforzi,
+si gittò nella Svevia, e sarebbe penetrato in Sassonia, se i
+principi constituitisi mallevadori della tregua non lo avessero
+arrestato. Saputasi l'infrazione dei patti, Rodolfo convoca a Goslar
+assemblea di patrizii e di vescovi, ove i legati del papa scomunicano
+novellamente Enrico, e le insegne reali gl'interdicono.
+
+Enrico non curò gli anatemi. E' corse, a danno dei nobili e dei
+prelati avversi, il paese, e la battaglia andò a presentare al
+nemico. I due rivali si scontrarono nelle pianure di Melrichstadt
+alle sponde della Strewe. Dubbio e terribile fu l'urto. Quelli di
+Enrico finalmente sfondarono e cacciarono in rotta i partigiani di
+Rodolfo. I Lombardi sovra tutti, demonii capitanati da un demonio,
+dietro loro lasciavano solco di cadaveri come vi fosse strisciato il
+fulmine. Rodolfo tentò invano ricucire i fuggitivi. Ed e' credeva già
+perduta la pugna, allorchè Ottone di Nordheim, gridando la parola dei
+Sassoni: San Pietro! San Pietro! si rovescia sulle genti di Enrico ed
+a sua volta le sgomina.
+
+Rodolfo passò la notte sul campo a celebrare la vittoria. Ma al
+domani, 15 agosto, Enrico ricomponeva le schiere, riprendeva
+Vurzburg, ed offeriva novellamente battaglia ai Sassoni che la
+schivarono. Il re fece affardellare il bagaglio, bruciare il resto,
+e si diresse a gran giornate a Smalkalda, mentre i suoi guerrieri
+saccheggiando il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni si
+attribuirono l'onore di questa vittoria per essere restati padroni
+del campo. Ma la loro non era che illusione, dappoichè avevan perduta
+tanta gente che, al domani, non potevano trar profitto dallo scheltro
+di truppa malconcia che restava ancora.
+
+Questa però non fu che foriera di battaglia più terribile, quella
+di Fladenheim. La quale, ferocemente combattuta da ambo le parti, e
+da ambo le parti guadagnata da un'ala perduta da un'altra, indusse
+Rodolfo a scrivere al pontefice, che con lui godesse della vittoria,
+ed Iddio ne ringraziasse. Però Gregorio riceveva due messaggi ad un
+tempo.
+
+
+
+
+IX.
+
+ Sur les bancs dorés d'un concile romain
+ Presida dans Costance un brandon à la main.
+ De Jean Hus, en priant, signa l'arrêt barbare,
+ Au front d'un Alexandre égara la tiare.
+ CASIMIR DELAVIGNE.
+
+
+La posizione d'Ildebrando era cangiata dopochè alla vetta della
+sua ambizione aveva poggiato. Gl'Italiani lo schernivano e gli si
+volgevano contro, fin nella Toscana sua divota. L'arcivescovo di
+Ravenna armava per invadere gli Stati della contessa Matilde e
+dentro Roma bloccarlo. Il re di Polonia, Boleslao l'_ardito_, da
+lui consacrato perchè protestava sottrarsi al dominio di Enrico,
+gli assassinava i vescovi a' piè degli altari, noiato dai loro
+troppi consigli e pretensioni. Il re di Francia, burlandosi degli
+anatemi, persisteva nel trafficare le investiture ecclesiastiche,
+e permettere le mogli al suo clero. Roberto Guiscardo, malgrado le
+scomuniche reiterate, addoppiava i conquisti nel patrimonio della
+Chiesa; ed il conte di Capua Giordano abbottinava arredi sacri nel
+monistero di Montecassino. Niceforo Botoniate scacciava dal soglio
+a Costantinopoli Michele Parapinace, che si era dichiarato quasi
+vassallo della Chiesa di occidente, e mandava tutti gli anni duecento
+libre di argento a suffragio dell'anima sua. Berengario si ostinava
+nella sua eresia. Guglielmo il _conquistatore_ faceva il papa in
+Inghilterra. Il re di Dalmazia, creato da lui ed a lui come schiavo
+dedito, era oppresso dai nemici. Ed i Sassoni, dai suoi consigli e
+dalle sue promesse sedotti e nell'elezione del nuovo monarca e nella
+guerra civile indotti, lo insultavano per aspre lettere. Gregorio
+protestava non aver comandata proprio l'elezione di Rodolfo, ma avere
+dato instruzione ai suoi legati di solo promuovere la deposizione
+di Enrico e la scelta del novello re. Quella scelta e' riserbava a
+sè stesso, sia per aver ligio come cane l'uomo da ungersi; sia per
+arrogarsi il dritto di disfare i re e crearli; sia per mostrarsi
+alla terra insignito di quest'altro potere, per godere la gioia di
+veder le teste coronate, prostrate innanzi a lui, spazzargli il suolo
+della clamide, per consolidare il dritto di feudo che pretendeva
+sulla Germania, per mettersi infine alla testa dell'amministrazione
+dell'impero e tenere i Tedeschi, di lui già divoti, umiliati ed
+obbedienti come frati da cenobio. Quando udì dunque i principi non
+averlo curato, ed esercitato da sè il dritto che le constituzioni
+teutoniche davan loro, prese il broncio e ne concepì astio e
+dispetto. Sicchè fermò non procedere, se non all'estremo, alla
+sanzione dell'operato a Forcheim, e quando la somma delle cose ed il
+volger fatale della fortuna ve lo avessero spinto.
+
+I Sassoni compresero i suoi intendimenti. S'incollerirono, e gli
+scrissero come a gente tradita convenivasi.
+
+Gregorio rispondeva alle acerbe lettere per un guazzabuglio di luoghi
+comuni che nulla significava.
+
+Ed ecco giungergli, primo, il messo di Rodolfo, che della vittoria
+di Fladenheim gli riferiva, e quindi non a guari l'oratore di Enrico
+che attribuiva a sè quella vittoria e con maligna compiacenza ne lo
+teneva conto per amareggiarlo, impaurirlo, spiccarlo dal partito di
+Rodolfo. A questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando
+ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e per mezzo di colombi, ordinò
+ai suoi legati, sparsi per tutta Europa, di significare ai prelati
+cattolici che per la settimana santa avessero studiato il tempo ed
+il cammino di trovarsi al settimo concilio di Roma. In effetti e' vi
+giunsero.
+
+E frequente, oltre ogni dire, di vescovi e abati riuscì il concilio.
+La contessa Matilde non vi mancò, perocchè dessa era l'ombra di papa
+Gregorio. Si ribadì al solito il chiodo delle investiture e del
+celibato, si scomunicarono Guiscardo, Guiberto, Ugo Candido e Rolando
+da Siena, nemici indomabili del papa, sempre fulminati, prostrati
+mai. Infine sorsero gli ambasciadori di Rodolfo che infinite
+calunnie vomitarono contro di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna
+lo accagionarono. Allorchè Gregorio bandì novellamente spaventevole
+anatema e profetizzò che in quell'anno _il falso re sarebbe morto!_
+Mandò poscia a Rodolfo una corona d'oro nel cui cerchio stava
+scolpito questo cattivo _calembour_ per epigrafe
+
+ _Petra dedit Petro, Petrus diadema Rodulpho._
+
+Dall'altro canto Enrico convocava prima a Magonza assemblea di
+principi e di prelati, dove si discusse a minuto la condotta di
+Gregorio, e colpe molte gli si apposero; poi l'arcivescovo di Ravenna
+indisse un sinodo a Brixen nel Tirolo, come luogo agl'Italiani ed ai
+Tedeschi più comodo, da lui stesso preseduto.
+
+Sul finire di giugno il concilio si aprì. Vi trassero tutti i vescovi
+di Lombardia e moltissimi degli altri Stati d'Italia, tutti prelati
+partigiani di Enrico, sì che essi soli avrebbero composta numerosa
+curia, tutti i capitani e gli ottimati dei due eserciti italico e
+tedesco, quasi tutti i signori dell'impero che pel re tenevano, ed
+egli stesso. Si passò a rassegna con severo scrutinio la vita di
+Gregorio. Se ne ponderarono le opere, se ne interpretò lo spirito, si
+discussero tutte le riforme che aveva volute introdurre, si scese
+alla sua condotta privata, alle relazioni, ai disegni, ai gusti, alle
+passioni, e dopo averlo esaminato d'ogni lato con acuta penetrazione,
+con inesorabile sangue freddo fu giudicato e pubblicato il decreto
+che lo deponeva dalla sedia di Pietro.
+
+Indi proclamarono papa l'arcivescovo di Ravenna. E mentre Enrico
+ripassava in Lamagna per dar l'estremo crollo al suo rivale,
+Guiberto, ora Clemente III, sormontava il Brenner, accompagnato da
+splendido corteggio di vescovi e di nobili, scendeva in Italia, si
+metteva alla testa degli uomini d'armi, di quaranta vescovi e meglio
+di duecento baroni, assaltava le terre toscane e le correva a guasto,
+ed a Volta presso Mantova, avendo sotto la sua condotta lo stesso
+secondogenito dell'imperatore Enrico, investiva le numerose truppe di
+Matilde e riportava completa vittoria.
+
+E Gregorio aveva ad un tempo la novella della sua deposizione,
+quella dell'elezione di Guiberto, quella dell'invasione della
+Toscana, quella della vittoria di Volta sopra la sua bella penitente,
+unitamente ad un'altra, che più di tutte lo spaventò, da un foglio
+grazioso del suo amorevole fratello Guiberto, ora come abbiam detto,
+Clemente III.
+
+Enrico, recatosi a Ratisbona vi congregava una dieta, dove
+intervenivano i grandi della sua fazione, i condottieri
+dell'esercito, Federico il _bellicoso_, conte di Staufen, sire di
+un castello sul cucuzzolo più sublime delle Alpi, e Goffredo di
+Buglione, quel pio Goffredo
+
+ che nel purpureo ammanto
+ Ha di regio e d'augusto in sè cotanto!
+
+Goffredo, discendendo da Carlomagno per parte del padre, e dai re
+lombardi della madre, sembrava
+
+ Veramente costui nato all'impero,
+ Sì del regnar del comandar sa l'arti,
+ E non minor che duce è cavaliero,
+ Ma del doppio valor tutte ha le parti:
+ Nè fra turbe sì grandi uom più guerriero
+ O più saggio di lui potrei mostrarti.
+
+Enrico si alzò da sedere, e prendendo il gonfalone dell'impero,
+appoggiato al suo soglio, si trasse presso al giovane duca, e gli
+disse:
+
+--Messer Goffredo di Buglione, questo, come vedi, è lo stendardo
+dell'impero: te lo affido a portare nella campagna che siamo
+per aprire, e riposo sicuro che, sia che fossimo vinti, sia che
+vincessimo, mel renderai incontaminato.
+
+--Mercè, sire, dell'onor grande che mi fate, rispose Goffredo,
+piegando a terra il ginocchio e stringendo la bandiera; la difenderò
+per quanto Iddio mi darà di forza e di vita.
+
+Allora il re si rivolse a Federico di Staufen e soggiunse:
+
+--Signor conte, io ti ho trovato il più prode nelle armi ed il
+più fedele in tempo di pace. Io serbo memoria dei tuoi servizi; e
+vedete, o baroni, se coi miei fedeli so essere grato! Prendi, giovane
+guerriero, la mia unica figlia in isposa, perchè conosco che vi
+amate, e sii conte di Svevia, paese che i ribelli hanno invaso.
+
+Federico resta da prima mutolo, non ben sapendo raccogliere i suoi
+pensieri, poscia bacia la mano del re e mormora:
+
+--Mercè, sire! voi mi avete degnato di guiderdone che supera ogni mio
+poco servizio ed ogni mia speranza.
+
+Ed Enrico stringendogli la mano, risponde:
+
+--Va, conte di Svevia, e sii prode come sempre il fosti.
+
+Indi consultò coi suoi il piano della guerra; e dopo averlo fermo,
+ringrazia tutti della fedeltà mostrata, li prega di non istancarsi nè
+mutarsi per infausto mutar di cose, e scioglie la dieta.
+
+In ottobre di quell'anno 1080 Enrico aprì la campagna invadendo la
+Sassonia con forze poderose, e disertò il paese. La mattina del 15
+ottobre risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster le truppe di
+rincontro al nemico, in luogo non opportuno al guado, e senza scampo
+alle spalle. Ridusse così i suoi a vincere o a morire da eroi.
+
+Al levarsi del sole, Enrico, scoperto il movimento dell'oste nemica,
+ordina le sue genti in battaglia. I Sassoni, trafelati dal cammino
+e manchi d'uomini, affogati tra le male fitte dei paduli percorsi,
+secondano il movimento del re, ma pavidi e scorati; perchè i loro
+fanti, nerbo dell'esercito, impediti dalle vie rotte tardavano; i
+cavalli stanchi non sentivano più lo sprone. I fanti si stringono in
+ordini serrati; i cavalieri smontano da cavallo, ed a passo di carica
+vanno a cercare l'antiguardo nemico. I vescovi intuonano il salmo 82,
+_Deus quis similis erit tibi!_ e cantando precedono. Quando ecco che
+alle parole: _fac illis sicut Madian et Siræ..... disperierunt, facti
+sunt ut stercus terræ_; si trovano in faccia al nemico, separatine
+solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra si provocano al
+valico, onde, dando addosso all'incauto che lo tentava, affogarvelo.
+Ma niuno è tanto imprudente. I Sassoni, rialzati di spirito ed in Dio
+confidenti, girano la costa e si presentano alle truppe regie che
+al varco li attendevano. La battaglia s'impegna con furore. Enrico
+teneva già in pugno la vittoria, quando alcuni suoi fanti ritrassero
+dalla mischia il cadavere di Rapoto, sire di Iunthal, il più ricco
+principe di quei tempi, che da Boemia a Roma poteva pernottar sempre
+in castelli di suo dominio, e gridano: fuggite! fuggite!
+
+Di fatti sopraggiungevano a briglia sciolta i cavalli del duca di
+Nordheim, reduce da Goslar, e questi, sbaragliati gli arcieri che
+avevan respinto l'antiguardo sassone, sfondavano un battaglione di
+fanti ed invadevano il campo del re. I Sassoni, certi della vittoria,
+volevano sbandarsi a predare. Ottone di Nordheim li contenne, serrò
+gli ordini e li fermò con le lance in resta. In effetti non aveva
+appena ristabiliti i ranghi dei suoi, che ecco appare il conte
+Enrico di Lacha alla testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia!
+e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato aveva guadagnata la
+pugna. Il Nordheim li aspetta fermo un tratto. Indi dicendo ai suoi:
+Coraggio, figliuoli di Sassonia, raccomandatevi ai santi e seguitemi,
+perchè nulla costa a Dio con un drappello fugare un esercito! investe
+con tale impeto le truppe nemiche che parte ne rovescia nel fiume,
+parte ne vede afferrare l'opposta sponda malconci e fuggitivi. Però i
+Lombardi, che venivano dietro a quelle schiere, gli si serrano allora
+addosso e pugna mortale si stabilisce. Non durò lungamente. Perocchè,
+mentre gl'Italiani si vedevano piegare innanzi le lance i cavalli
+del Nordheim, irono alle spalle i fanti sassoni che, da Radolfo
+riaccozzati, avevano novellamente caricato Enrico e lo avevano vinto.
+I Lombardi si cominciano a ritirare passo a passo, battagliando
+sempre, senza nullamente scomporre gli ordini. Allora si presenta ad
+Enrico Goffredo di Buglione e dice:
+
+--Sire, la battaglia è perduta. Rimetto nelle vostre mani lo
+stendardo dell'impero, che niuno più valorosamente di vostra
+grandezza saprebbe difendere, ed io spero nel potente Signore degli
+eserciti e nella Beata Vergine di Goslar di dar qui termine alla
+guerra.
+
+E sì dicendo, Goffredo volgeva il cavallo per partire, allorchè il
+re, comprendendo che il prode meditava alcuna audace impresa, lo
+raggiunge e parla:
+
+--Andremo insieme.
+
+E vedendo venir Baccelardo, tutto brutto di fango e di sangue, senza
+neppure dimandargli novella dell'esito della pugna dall'altro lato,
+soggiunge:
+
+--Principe Baccelardo, ti affido questo sacro deposito, eredità di
+eroi: mel renderai o vi morrai sotto da valoroso.
+
+E sì parlando gli gittava in braccio la bandiera imperiale, e senza
+attender risposta, sicuro che ben l'aveva data a custodire, seguì
+Goffredo. Questi però, sia che temesse per la vita del re, sia
+che fosse geloso dell'opera concepita, nel passar di galoppo tra
+un gruppo di baroni tedeschi, in mezzo ai quali stava Federico di
+Staufen, grida loro:
+
+--Baroni, se vi è caro il nome di fedeli arrestate il re dal disegno
+di seguirmi. Si tratta di morte: fategli violenza.
+
+E mentre questi accerchiavano Enrico, risoluti dalle parole e
+dall'accento del duca di Buglione, questi attraversava il campo come
+uno strale e spariva.
+
+E già i Sassoni predavano nel campo reale tende di porpora, ornamenti
+ecclesiastici, vasellame d'oro e di argento, moneta, cavalli,
+vestimenta, armi d'incomparabile tempra e splendore, tutte le
+ricchezze degli arcivescovi di Colonia e di Treviri, di quattordici
+vescovi, del duca di Buglione, del conte di Staufen, di Enrico
+palatino, di molti altri cavalieri e baroni, ed in fine il bottino di
+Erfurt, e già la pianura echeggiava dei canti della vittoria; quando
+ecco l'allegrezza si muta in subito terrore, e la novella che Rodolfo
+spirava giunge.
+
+Rodolfo in un drappello dei suoi menava ancora gli ultimi colpi al
+nemico abbattuto, allorchè si vede a briglia sciolta rovesciar sopra
+un cavaliero che gli grida:
+
+--A me, duca di Svevia, a Goffredo di Buglione!
+
+Rodolfo ebbe appena il tempo di volgergli contro il cavallo e di
+ricevere da mano degli scudieri un'asta più salda, che già Goffredo
+gli si spingeva contro. Terribile fu l'urto dei due valorosi. I
+cavalli si piegano sui garretti, i cavalieri percuotono dei reni
+le groppe; e l'asta di Rodolfo si spezza in mezzo alla rotella di
+Goffredo, e va in minute schegge, quella di costui gli colpisce
+il cimiero crestato, rompe le gorgiere, manda per aria l'elmo,
+scoprendogli la testa, e s'infigge al suolo. Goffredo traversando
+di volo, la riprende; e gli scudieri son presti a darne un'altra al
+loro signore Rodolfo, che coprendosi il capo con lo scudo ricarica
+il duca. Questa volta l'asta di Rodolfo piaga alla spalla sinistra
+il Buglione: questi lo coglie agl'inguini, la lancia vi si spezza e
+vi resta infisso profondamente il moncherino. Nulla curante della
+mortale ferita, lo Svevo tira la spada. Il Buglione gli scarica
+sopra il capo, difeso dallo scudo, tal poderoso colpo, che fende
+in due la rotella, lambisce di sghembo il vertice del cranio, e
+colpitolo all'avambraccio destro glie lo taglia netto con la mano.
+Allora Rodolfo, rintronato, cade di cavallo, e Goffredo, dopo averlo
+considerato un momento con occhio malinconico, sclama:
+
+--Era un eroe! pace all'anima sua.
+
+Indi volgendo al cielo gli sguardi ringrazia Iddio della vittoria,
+ripone la spada, ed a passo lento ritorna dove aveva lasciato il re.
+
+La voce della morte di Rodolfo gitta l'allarme nel campo dei Sassoni.
+Corrono i baroni subitamente, e lo trovano che già boccheggiava.
+Tentano invano portargli soccorsi. Lo adagiano sopra una barella e
+sel recano al campo sotto il padiglione di Enrico, nel letto stesso
+di lui. I vescovi, ornati di stola, cominciano a recitare i salmi
+dei morti. I baroni, col capo dimesso e gli occhi velati di lagrime,
+fanno cerchio ginocchioni al suo feretro. Allora, moribondo, Rodolfo
+dimanda vedere la sua mano. Il duca di Nordheim glie la presenta ed
+egli:
+
+--È quella appunto, sclama, con la quale giurai obbedienza ad Enrico!
+
+Indi, sentendo vicina la sua fine, solleva alquanto il capo,
+tentando riconoscere alcuno, chè la vista gli si era già velata, e
+dimanda:
+
+--Ora di chi è la vittoria?
+
+--È vostra, sire, risponde il duca di Nordheim malinconicamente; ma
+che ci giova la vittoria se vi dobbiamo perdere, o sire!
+
+Rodolfo ricade sui guanciali, e con voce intelligibile appena susurra:
+
+--Mi rassegno ai voleri di Dio! Non mi grava la morte celebrata dal
+trionfo.
+
+E spira.
+
+La profezia di Gregorio si era avverata--avvegnachè non nel senso di
+lui.
+
+Rodolfo, dopo una vita di guerriero, ed una lunga corona di vittorie,
+era morto da eroe sul campo di battaglia, e da cristiano, senza
+mormorare di alcuno. Ildebrando lo aveva sedotto, come attestano le
+sue lettere, e spiccato dal partito dell'imperatore a cui era stato
+sempre carissimo. Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei re. Nel
+duomo di Merseburg esiste un'urna magnifica, e sovra di quella la sua
+statua di bronzo. Nel duomo medesimo si conserva e si mostra ancora
+la sua destra, il suo scettro, la corona e la spada.
+
+I Sassoni fecero gran duolo della morte di lui, e ricche elemosine
+si distribuirono ai poveri, alle chiese ed ai conventi in suffragio
+dell'anima sua. Essi lo avevano conosciuto buono, affabile, di
+cuore gentile; lo avevano amato qual padre e salvator della patria,
+venerato qual prode.
+
+La battaglia dell'Elster decise del destino dell'impero.
+
+E Gregorio udiva ad un tempo, della morte del suo propugnacolo
+Rodolfo, e che l'imperatore Enrico, correndo precipitoso in Italia,
+era alle Chiuse.
+
+
+FINE DEL TERZO VOLUME.
+
+
+
+
+INDICE
+
+
+ LIBRO QUINTO.--Il 26 gennaio 1077 Pag. 5
+ LIBRO SESTO.--Rodolfo di Svevia. » 123
+
+
+
+
+NOTA DI TRASCRIZIONE:
+
+Sono state effettuate le seguenti correzioni:
+
+ essere la più {belle|bella} castellana d'Italia
+ ed affidollo ai cortigiani, {affichè|affinchè} lo menassero
+ sorridendo e mettendosi a {sesedere"|sedere}
+ sclama {Baccellardo|Baccelardo} ridendo.
+ Io non ho fretta, ripete {Laidolfo|Laidulfo}
+ tutti quelli che glielo {avvessero|avessero} prestato
+ non si {didimenticano|dimenticano} i buoni amici.
+ {fas|fac} illis sicut Madian et Siræ
+
+La lezione «scheltro» dell'originale è stata conservata.
+
+
+
+
+
+End of the Project Gutenberg EBook of Il re dei re, vol. 3 (di 4), by
+Ferdinando Petruccelli della Gattina
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44355 ***
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+<title>The Project Gutenberg e-Book of Il Re Dei Re vol. 3 (di 4); Author: F. Petruccelli Della Gattina.</title>
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+<div>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44355 ***</div>
+
+<div class="frontpage">
+<p>BIBLIOTECA NUOVA<br>
+<span class="smaller">PUBBLICATA DA G. DAELLI</span></p>
+
+<h1>IL RE DEI RE</h1>
+
+<p class="p4 small">Stabil. tip. già Benietti, diretto da F. Gareffi.</p>
+
+<p>IL<br>
+<span class="font110">RE DEI RE</span><br>
+<span class="font105">CONVOGLIO DIRETTO</span><br>
+NELL'XI SECOLO</p>
+
+<p class="p2"><span class="smaller">PER</span><br>
+F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA</p>
+
+<p class="p4">VOL. III.</p>
+
+<p class="p4">MILANO<br>
+G. Daelli e C. Editori.</p>
+
+<p>1864.</p>
+</div>
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page5" name="page5"></a>(p. 5)</span><span class="smaller">LIBRO QUINTO</span><br>
+IL 26 GENNAIO 1077.</h2>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page7" name="page7"></a>(p. 7)</span> I.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Tra duri monti alpestri<br>
+<span class="add1em">Ove di corso umano</span><br>
+<span class="add1em">Nessun vestigio si vedeva impresso,</span><br>
+<span class="add1em">Per sentier più silvestri</span><br>
+<span class="add1em">Giva correndo invano.</span></p>
+
+<p class="authorsc">Chiabrera.</p>
+</div>
+
+<p>Tre mesi l'imperadore Enrico passò a Spira
+domestica e ritirata vita, confortato dalle amorevolezze
+della tenera Berta e dalle blandizie del
+suo figliuolo. E veramente di queste cure affettuose
+aveva bisogno per addolcire fino ad un
+certo segno le acerbità del suo cuore! Non che
+egli si fosse querelato troppo del pontefice, il
+quale, alzata bandiera contro di lui, così severamente
+l'aveva osteggiato. Erano corse presso
+a poco eguali rappresaglie fra loro; Gregorio,
+primeggiando la gerarchia ecclesiastica, era anch'esso
+sovrano e potente. Dolevasi della femminea
+mutabilità dei suoi vassalli, dell'ingratitudine
+dei principi che aveva stracarichi di
+ricchezze, di feudi, e di prove d'amicizia&mdash;e
+segnatamente di quel duca Rodolfo di Svevia a
+<span class="pagenum"><a id="page8" name="page8"></a>(p. 8)</span> lui cognato e come primo sposo di sua sorella
+Matilde e come marito in seconde nozze di Adelaide
+sorella della regina Berta. Questi non aveva
+saputo resistere all'ambizione di scavalcare dal
+soglio Enrico, cedendo alle tentazioni lusinghiere
+di Gregorio, che a quella corona lo confortava
+aspirare. Si era perciò messo alla testa dei ribelli
+e non cessava dal muovere le torme contro lo
+sfortunato re, il quale al suo popolo additato come
+malvagio dai principi, come empio dagli ecclesiastici
+di Gregorio, non vedeva speranza di
+potere un giorno ristaurare l'onore. Intanto la
+dieta di Augusta approssimava. Quanto avesse a
+mettervi fiducia Enrico comprendeva assai bene.
+Ai suoi partigiani, perchè gente scomunicata,
+inibivano assistervi; accusatori e giudici sedevano
+i suoi nemici; ed egli, re decaduto, doveva
+sottomettersi alla censura, al giudizio dei
+suoi vassalli. Questo amaro pensiero lo decise.
+Calcolò essere minore umiliazione per lui di
+piegarsi al papa, regolatore dei cristiani, e subire
+penitenza canonica, quasi ad iscompito delle sue
+peccata, anzi che trascinarsi avanti a' suoi sudditi
+come reo di sovversione dell'impero e d'incapacità
+di governo. Per lo che, onde prevenire
+la mossa di Gregorio in Germania dove non avrebbe
+mancato ribadire più salda alleanza coi ribelli,
+risolse discendere in Italia, e con lui rappattumarsi.
+Imperciocchè, una volta aggiustato col
+pontefice e liberato dagli anatemi, i paurosi dei
+<span class="pagenum"><a id="page9" name="page9"></a>(p. 9)</span> fulmini di Roma gli si sarebbero novellamente
+accostati; coloro che aveva dovuti allontanare da
+sè, per stare ai patti della dieta di Tribur, avrebbe
+richiamati; gli Italiani, che tanta speranza in lui
+mettevano, lo avrebbero secondato; ed e' si sarebbe
+levato incontanente a capo di poderoso esercito
+onde ridurre i rivoltosi. Stabilì quindi la
+partita per Italia ed all'opera si accinse.</p>
+
+<p>Non soldati, non cortigiani, non servi teneva
+al castello di Spira. Con lui non trovavansi che
+la moglie, il figliuolo, ed un uomo, il quale,
+mentre tutti da lui dipartivansi, aveva instato
+con lui dimorare e servirlo, Baccelardo.</p>
+
+<p>Questo disgraziato, fastidito della durezza del
+pontefice, a lui tornato alquanto in uggia pel
+caldeggiare a favore del re, nè più sperando soccorsi
+al ricupero degli Stati paterni, aveva bravato
+la scomunica, e la sua sorte di diseredato
+e ramingo avea accomunata e con quella del re
+abbandonato. Ed Enrico lo aveva accolto tanto
+più volentieri che gli capitava fedele nella mala
+fortuna, ed era il solo che non temeva di obbedirgli.
+Pochi giorni innanzi Natale quindi si
+fermò la partenza.</p>
+
+<p>Non eravi nello scrigno tanto di quattrini da
+potere tentare il viaggio. Bisognò rivolgersi agli
+antichi favoriti da lui arricchiti e colmi di grazie.
+Ma di questi, chi si disse squattrinato affatto,
+chi dichiarò non voler saperne dello scomunicato,
+chi rimandò il postulante Baccelardo
+<span class="pagenum"><a id="page10" name="page10"></a>(p. 10)</span> altresì con più brutali risposte. Il solo Ulrico di
+Cosheim, non ricco, somministrò quanto potè.
+Laonde si videro ridotti a vendere alcune poche
+gioie dell'imperatrice, ed impegnare la corona
+imperiale in mano ai Caorsini. Nè Enrico si lamentò
+di questa novella prova d'ingratitudine
+dei suoi cortigiani. Oramai e' si era rassegnato
+ad ogni contumelia, contentandosi scriversela nel
+cuore e rammentarsela tutti i dì.</p>
+
+<p>Si posero in cammino. Non avevano che tre
+cavalli solamente, quello del re, che cavalcava la
+regina Berta col figliuolo Corrado in groppa, quello
+di Baccelardo, che portava Enrico, ed un mal
+ronzino per Baccelardo. Rodolfo, Bertoldo e Guelfo
+avevano occupate le chiuse e tenevano il passo
+delle Alpi svizzere, carniche e friulane. Si prese
+la volta della Borgogna, dilungando la strada, e
+si trovarono a celebrare il Natale a Besanzone,
+ove il conte Guglielmo, zio di Agnese madre del
+re, li ristorò di ogni fatica e di ogni miseria, e
+meglio li fornì di oro, servi e cavalcature. Riconfortati
+così ripresero il viaggio.</p>
+
+<p>Costeggiarono la catena del Jura avviluppata
+già nel suo mantello di neve. Riposarono lo
+sguardo sul lago Lemano, le cui azzurre acque
+lievemente increspate dal vento, scintillavano come
+topazi percossi dal sole, ad onta del verno dardeggiante
+nel cielo turchino. Contemplarono quei
+gioghi di monti, le cui canute creste l'une sull'altre
+elevansi come i gradini di un anfiteatro,
+<span class="pagenum"><a id="page11" name="page11"></a>(p. 11)</span> per fare in fine torreggiare la testa superba del
+monte Bianco, il re di quel popolo di montagne,
+perduta nell'azzurro dei cieli. Giunsero in fine
+a Vevey, borgata resa celebre poi da Rousseau,
+alla cui porta, sotto un baldacchino, trovarono la
+marchesana Adelaide madre di Berta che rendeva
+giustizia.</p>
+
+<p>Teneri furono gli amplessi della madre e della
+figliuola, solennemente cortesi le accoglienze al
+re. Questa signora governava a nome del figlio
+suo Amadeo, capostipite della casa di Savoia,
+grande estensione di paese, e guardava il passaggio
+delle Alpi Cozie e delle Alpi Craie. Enrico
+le si volse per dimandarle sussidi di truppe
+e di scorte a calare in Italia. Ma colei, che ambiva
+vantaggiare gli Stati del figliuolo, glieli negò,
+sotto pretesto di non voler querele col papa.
+Il re dovette venire ad accordi. Caldo fu
+il discutere, perocchè Adelaide pretendeva cinque
+vescovadi con tutte le terre dipendenti ed i
+dritti, ed Enrico voleva solamente donarla di una
+parte della Borgogna imperiale. Però, angustiato
+dal tempo e dalle circostanze, Enrico investì
+Amadeo del vescovado di Litten, vale a dire di
+un buon quarto della Svizzera, e con questo pedaggio
+ottenne permesso di sormontare le Alpi.
+Appena segnati gli accordi la marchesana ripassò
+in Italia.</p>
+
+<p>I montanari non ricordavano inverno più
+aspro. Le nevi cadute in settembre ghiacciavano,
+<span class="pagenum"><a id="page12" name="page12"></a>(p. 12)</span> e sovra quelle, novelli strati più spessi cadevano
+tutto dì. Sia quindi pel periglio dei cammini,
+nullamente praticati, sia che gli alpigiani schivassero
+contrattare con gente scomunicata, per
+non incorrere anch'e' negli anatemi, difficilissimo
+tornava procacciarsi guide, anche a peso d'oro.
+Così che fu mestieri mutar di nome, darsi per
+tutt'altro di ciò che erano, e, per tal fatta mascherati,
+di villaggio in villaggio, penosamente
+trascinarsi fino a Lanslebourg, ai piedi del monte
+Cenisio.</p>
+
+<p>Questa montagna, alta 8670 piedi di Parigi sul
+livello del mare, non aveva allora quella bella
+strada che, nel 1805, in cinque mesi, per ordine
+di Napoleone, il cavaliere Giovanni Fabbroni
+faceva aprire da tremila operai al dì; nè quelle
+case di rifugio, abitate da cantonieri per riparare
+i varchi e soccorrere i viaggiatori; come neppure
+quei piuoli che, elevati di tratto in tratto, accennano
+il calle meno sinistro a tenersi. Allora
+non era che una marmorea lamina di ghiaccio,
+praticata solamente nell'estate da un sentieruolo
+per uso dei cacciatori di camoscio, che serpeggiava
+tra i precipizi e le voragini dell'erta sterminata.
+Gli avvallamenti, colmati, dalla neve
+quivi accumulata dagli uragani, o non si discernevano,
+o malamente per alcune creste di
+rocce sporte in fuori quasi denti di ferro. Ogni
+varietà di picchi e di rupi, capricci della natura
+tormentata delle montagne, era scomparso. Il
+<span class="pagenum"><a id="page13" name="page13"></a>(p. 13)</span> monte aveva addossato il suo fallace lenzuolo
+di neve, e sotto di quello spalancavansi le voragini
+ed i crepacci, movevansi le valanghe. Enrico
+si fe' venire grosso numero di guide, e voltosi
+al loro capo dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Compare, mi fa d'uopo scavalcare la montagna,
+e discendere in Italia: sareste voi al caso
+di additarmi e facilitarmi la via?</p>
+
+<p>Il capo guida, che si chiamava Giacomo, si
+grattò l'orecchio sinistro e si lisciò la barba;
+poi disse:</p>
+
+<p>&mdash;Monsignor no.</p>
+
+<p>&mdash;No, per dio! Eppure dovrà esser così.
+Mettete voi il prezzo ai vostri servigi.</p>
+
+<p>&mdash;Non si tratta di questo, monsignore, rispose
+Giacomo, ma sibbene che la sgualdrinella, quest'anno
+qui, si ha ficcato in testa non volersi
+lasciar montare: ecco tutto.</p>
+
+<p>&mdash;Dite dunque che vi manca il coraggio,
+sclama Enrico con un poco di male umore. Cercherò
+allora chi ne abbia più di voi.</p>
+
+<p>&mdash;Provatevi, monsignore, e vi do parola, che,
+se in trenta miglia d'intorno troverete chi vi
+sappia servir meglio, io rinunzio al mestiere di
+cacciatore, ed alla salute dell'anima.</p>
+
+<p>&mdash;Baie! riprende Enrico, vi mette paura
+sporcarvi le uose di neve, perchè vi piace sporcarvele
+piuttosto di cenere. Questo è l'arcano,
+non già le difficoltà che mi state a contare.</p>
+
+<p>&mdash;Uhm! mormora Giacomo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page14" name="page14"></a>(p. 14)</span> &mdash;Già, insiste Enrico, credete voi che io non
+abbia fatto altro in vita mia che novellare con
+dame in un salotto caldamente intarsiato a legno
+di quercia, e scottarmi le sure alle brace? Anch'io
+son cacciatore, compare, e so come con
+l'aiuto di Dio, si affonda nelle ghiacciaie e nei
+pantani, si sta digiuno due giorni, e si dorme
+sotto il padiglione delle stelle. Capite?</p>
+
+<p>&mdash;Capisco sì, monsignore; ma sapete cosa
+sono le vostre ghiacciaie ed i vostri pantani per
+chi ha fiutato un po' il respiro di questa pedina?
+Una pozzanghera in cui un gallo non arriverebbe
+ad imbrattarsi lo sprone, una tazza per bevervi
+dentro l'acquarzente. Se conosceste un
+tantino che vezzi sa fare questa matta quando
+le frulla! Mi aiuti Iddio, monsignore, io credo di
+averla alquanto addomestichita; ma quando vedo
+che i fumi le saltano, io le dico: Cecina mia, fatti
+prima passare il ruzzo col favore di San Benedetto,
+e poi ci vedremo.</p>
+
+<p>&mdash;Insomma, compare, ad ogni costo a me
+urge valicare questo monte dannato. Trovate voi
+uomini e mezzi, perchè io non voglio saperne
+altro che si parta prontamente.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, monsignore. Giacchè ci avete
+dato del vigliacco, e vi siete proprio incocciato
+in questa pazzia, bisogna cavarvela. Io non vi
+assicuro bene che toccherete le pianure d'Italia.
+Però vi assicuro bene che moriremo innanzi
+noi tutti, prima che alcun disastro accada a vostra
+<span class="pagenum"><a id="page15" name="page15"></a>(p. 15)</span> grandezza. Dopo, sarà di voi quel che sarà.
+Noi saremo morti fino all'ultimo&mdash;raccomandandovi
+a Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Quando si parte dunque? Bene inteso che
+si dovrà trasportare con noi questa signora e
+questo ragazzo, con ogni bagaglio e cavalcatura.</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì, partirà tutto con noi; salvo, monsignore,
+che non ve ne guarentisco l'arrivo.</p>
+
+<p>&mdash;Dunque?</p>
+
+<p>&mdash;Dunque per oggi è ito. Vedete lassù quella
+parrucca bianca che si accapperuccia al monte?
+Ebbene, di qui sembra nebbia, ma vi do parola
+che fra due ore, vedrete che è quel
+buffon di uragano, il quale si trastulla a far
+mulinelli di neve, e trascinarsi seco fino i cucuzzoli
+delle rocce, che gli si parano avanti.
+Così che, monsignore, contentatevi per oggi di
+farvi una bella provvisione di caldo col fuoco e
+col vino di Vevey, perchè vi so dire io che domani
+ne avrete ben d'uopo.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento! sclama Enrico impazientito,
+questa diabolica Italia non vuolsi dunque lasciar
+penetrare?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! monsignore, risponde Giacomo schiettamente,
+è Italia come la bocca; per penetrarvi
+dentro ed assaporar tutti i gusti bisogna
+passar le mascelle. Le mascelle d'Italia sono
+le Alpi.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page16" name="page16"></a>(p. 16)</span> &mdash;A domani, disse Enrico, e le guide si congedarono.</p>
+
+<p>Al domani infatti, come l'alba si mostrò, tutto
+era sul punto, e si partì.</p>
+
+<p>Per la regina Berta avevano preparata una
+specie di barella, che i montanari portavano
+sulle spalle dandosi la muta quattro per volta.
+Baccelardo ed Enrico andavano a piedi, muniti di
+grossi bastoni a punte di ferro. Si cominciò l'ascensione
+allegramente, perchè il tempo mostrava
+voler venir bello. Però non stette guari, che delle
+larghe nuvole bianchicce principiarono ad elevarsi
+dietro il vertice del monte. Quelle nuvole,
+a poco a poco dilatandosi e congiungendosi
+insieme, ondularono da prima placidamente nell'orizzonte.
+Poi quel loro cullarsi voluttuoso come
+il manto di un'odalisca che si gonfia alla
+brezza della sera, addivenne più celere, più violento,
+il colore bianco si cangiò in cenericcio, poi
+in bruno, per ultimo in buio perfetto. Intanto regnava
+una calma solenne, un assopimento mortuario
+di tutta la natura. Non un uccello, non
+uno spiro di vento, non un brivido d'arboscello,
+neppure una parola dei montanari, i quali solamente
+guatavano di tanto in tanto la cima del
+Cenisio e gittavano un sospiro. Il cammino d'altronde
+si faceva sempre più difficile. Affondavano
+nella neve fino al ginocchio. Sentivano
+sotto i piedi scricchiolare il ghiaccio di un
+<span class="pagenum"><a id="page17" name="page17"></a>(p. 17)</span> rumore sordo e profondo, poi di lontano, di tempo
+in tempo, cader le valanghe come tuoni.
+Toccavano già la regione del gelo. Puntando i
+bastoni ferrati, sorreggendosi a vicenda, e facendo
+catena avanzavano. Ma non così spediti
+come Giacomo avrebbe voluto, e come il mutamento
+del tempo richiedeva. Perocchè la regina
+sentiva già un malessere indefinibile, e come se
+il cuore le si stringesse. Enrico non si reggeva
+quasi più sulle gambe, irrigidite dal freddo. Lo
+assaliva il capo giro, vedeva da per tutto, abbarbagliato,
+delle larghe macchie di sangue. A
+Berta dettero alcune sorsate di latte e mele, al
+re dell'acquavita. Ma fu mestieri di sorreggerlo
+delle braccia, tanto più che costeggiavano una
+screpolatura di ghiaccio, nel cui fondo si perdeva
+la vista. Baccelardo, più uso alle fatiche,
+curava meno sè stesso che il cavallo, il quale,
+armato ai piedi di ferri a punte acuminate, allungava
+i passi, come se volesse strisciar della
+pancia sul gelo, fiutava il sentiero, e calcava le
+peste del padrone. Come però si furono scostati
+dalle sponde di quell'abisso, Enrico si lasciò
+cadere sopra scarna punta di roccia, e
+sclamò:</p>
+
+<p>&mdash;Che Dio perda questa scellerata montagna!
+Non reggo più, e credo che a quest'ora
+ambo le mani siano ite al diavolo, perchè non me
+le sento affatto.</p>
+
+<p>&mdash;Monsignore, udite a me, dice Giacomo, non
+<span class="pagenum"><a id="page18" name="page18"></a>(p. 18)</span> facciamo ragazzate; perchè quando la montagna
+si mette di mal umore, non v'ha di meglio
+che starsene a casa se si può, e raccomandarsi
+l'anima ai suoi santi avvocati, quando si è a
+mezzo del cammino. Sicchè dunque, in piedi e
+trottiamo; perchè mi accorgo già che a questa
+pettegola comincia seriamente a venire mal ruzzo.
+Io ne conosco il carattere.</p>
+
+<p>&mdash;Il diavolo ti porti con essa, compare! risponde
+Enrico. Io non ho forza nemmeno di fare
+un passo lungo come il tuo naso. Trovami in
+vece dove possa dormire.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene, monsignore, soggiunge Giacomo,
+a casa vostra farete ciò che piace a voi, qui
+dovete stare alla nostra regola. Vi va della vita,
+e della vita di tutti. Andiamo.</p>
+
+<p>E sì dicendo tolgono Enrico di peso nelle
+braccia, e si rimettono in viaggio. Superata così
+una prima cresta, Giacomo si volge ai compagni
+e parla:</p>
+
+<p>&mdash;Figliuoli, abbiamo guadagnato la colezione.
+Coraggio: beviamo un gocciolo, rosicchiamo una
+crosta, ed avanti in nome di Dio, se questa
+furfantaccia di nebbia, che cala giù pettoruta
+come un curato che ha finita la predica, ce ne
+darà ancora il permesso.</p>
+
+<p>E detto fatto, in pochi minuti si sbarazzano
+dell'asciolvere, e ricominciano la salita. Enrico
+non avrebbe voluto toglier cibo, non sentendo
+altra voglia che una irreffrenabile di dormire.
+<span class="pagenum"><a id="page19" name="page19"></a>(p. 19)</span> Ma gli alpigiani lo costrinsero a mangiare alcuna
+cosa, bere una tazza d'idromele, e camminare
+a piedi per ridestare il calore. Varcavano
+allora una spina, sopra cui appena i danzatori
+di corda si sarebbero avventurati, una specie di
+ponte di ghiaccio gittato sur una screpolatura
+che sprofondava in abissi incommensurabili. Ecco
+allora che quella nebbia, la quale maestosa e
+lenta calava dal vertice della montagna, li raggiunge.
+Distinguevano appena un piede al di là
+della persona. Una nevuscola sottile come farina
+di frumento e penetrante come punte di ago
+gli involgeva. Si dovettero arrestare. I polmoni
+spasimavano di trafitte acute ed insopportabili.
+Dopo un'ora però quel nebbione si dirada alquanto;
+ma un muro di ghiaccio, elevato, quasi
+a picco, si para loro di fronte.</p>
+
+<p>Le guide si guardano in faccia, e stanno lì
+presso a proporre di tornare indietro, tanto più
+che alla nebbia era succeduto il garbino. Se non
+che, rianimati da Baccelardo e punti da Enrico
+che li chiama cuori di damme e mal pratici,
+Giacomo si avventura alla scalata del baluardo.
+Con le azze cominciano a tagliare un sentiere
+nella spessezza del ghiaccio, un sentiere a forma
+di scaglioni serpeggianti onde avessero potuto
+inerpicarvisi anche le cavalcature, aiutate dagli
+uomini. Questo lavoro riuscì a maraviglia, quantunque
+pericolosissimo. Da poichè, se un piede veniva
+meno a qualcuno, rotolava nell'abisso e perdevasi
+<span class="pagenum"><a id="page20" name="page20"></a>(p. 20)</span> sotto un trenta piedi di neve. Come però furono
+sull'erta di quella piattaforma, il vento li
+prende più gagliardamente. Tentano fare ancora
+alcuni passi, ma torna loro impossibile. Imperciocchè
+vedevano calar giù precipitosi dalla vetta
+immensi castelli di neve girati a turbine,
+innanzi a cui nulla poteva resistere. Si gittano
+perciò bocconi sulla neve, si accollano a qualche
+sporgenza di roccia, e di lontano odono ruinar
+le valanghe, screpolarsi il ghiaccio sì che
+ne tremava tutto il monte, muggire il vento
+furibondo che passava sui loro corpi, trascinando
+turbini di neve, grandi come palagi di
+sovrani. Erano intirizziti. I loro volti sformati,
+fatti piombini; gli occhi sanguigni; l'alito gelato;
+il respiro difficile. Intanto mezzo le persone restavano
+seppellite nella neve. I cavalli stessi si
+erano accovacciati al suolo; e qualcuno, che
+non fu sollecito, tratto dall'uragano rotolò ne'
+precipizi facendo udire grido lamentevole e straziante.</p>
+
+<p>Così trascorsero due ore nella più terribile
+agonia, atterriti, più che dal pensier della morte,
+da quelle convulsioni fragorose della montagna,
+che sembrava volersi scardinare e fuggire
+l'ira della bufera. Quello sbrigliato infuriare
+però cesse alfine alcun poco. Il vento spirava
+ancor forte, ma potevano mantenersi in
+piedi, l'uno attaccandosi all'altro, mercè una specie
+di gomena, reggendosi ai bastoni ferrati. Il loro
+<span class="pagenum"><a id="page21" name="page21"></a>(p. 21)</span> andare da prima fu lento; dappoichè, quantunque
+si fossero sempre agitati ed avessero battuti
+i piedi per intrattenere il calore, si potevano
+dire stecchiti dalla neve che come sottil polverio
+aveva compenetrati i panni, ed agghiadate le
+persone. A poco a poco però accelerarono, e
+giunsero alla cima del Cenisio, all'ospizio.</p>
+
+<p>Di questo luogo di rifugio si attribuisce fondazione
+a Carlomagno, a Luigi il Buono, o ad
+una certa contessa Adalasia. Sia chiunque, i cenobiti
+accolsero quella gente con ogni carità, e
+prodigarono loro quelle cure che lunga serie di
+sperienze aveva insegnate giovevoli. In poco d'ore,
+e' furono interamente rifocillati. Si seccarono o
+mutarono i pastrani; con la neve fecero strofinarsi
+le parti aggelate; pigliarono ristori di
+brodi e di cibo. Sicchè, alle due dopo il meriggio
+si trovavano in istato di principiare la
+discesa, perchè il sole già fulgido e bello
+splendea nel cielo, quasi la vicinanza d'Italia
+lo rallegrasse. Da prima percorsero un po' di
+piano, costeggiando un lago, che sembrava oramai
+una tavola di piombo damascata, le cui
+punte splendevano al sole come prismi di diamanti.
+Si andò innanzi così per un tratto. Però,
+come furono al pendio dell'ultima vetta
+restarono lungo tratto a saziare lo sguardo, che
+già lontano poteva spaziare sull'Italia per le
+pianure piemontesi e lombarde, fino alle montagne
+di Genova. Un grido di gioia prorompe da
+<span class="pagenum"><a id="page22" name="page22"></a>(p. 22)</span> ogni petto, meno da quello di Enrico. Enrico
+non sapeva qual fortuna avrebbe incontrata laggiù,
+e rodevasi nel cuore che egli dovesse percorrere
+da penitente e da esule una terra dai
+suoi maggiori percorsa da trionfatori. Si avventurarono
+poscia alla discesa.</p>
+
+<p>Per l'imperatrice avevano recata una specie
+di tegghia di cuoio, a foggia degli antichi cocchi,
+affidata a grosse funi armate di uncini che
+ficcavano e sficcavano nel ghiaccio. Sopra delle
+stanghe, inchiodate a croci, eransi allogati i bagagli,
+anch'essi mantenuti da funi.</p>
+
+<p>&mdash;Badate ai cavalli, gridava continuamente
+Baccelardo, esaminate i ferri; avviluppateli
+tutti in pelle di montoni, onde, se cadono,
+non si feriscano a questi diabolici stiletti di giaccio;
+tenete loro le briglie corte; sempre due di
+fianco ad ogni cavalcatura ed adagio. Gli uomini
+scandaglino prima i sentieri con i bastoni.</p>
+
+<p>&mdash;Lasci pure, lasci pur fare a noi, bel cavaliere,
+rispondeva Giacomo. La discesa è più difficile
+dell'erta; ma la marchesana di Susa ci ha costumati
+a questi valichi ed a menare uomini
+e bestie. Però, ascoltino bene. Dove non si va
+con i piedi bisogna bene aiutarsi con le mani,
+andar carponi, mettersi sul sedere; dove non si
+può reggersi in su, occorre scivolare e Dio provveda
+a che non si scivoli nelle voragini. Quei
+crepacci sono ghiotti di carne umana, di carne
+viva. Dio solo ed il diavolo giunge a strappar
+<span class="pagenum"><a id="page23" name="page23"></a>(p. 23)</span> loro le anime, se pur non vi restano apprese
+dal gelo.</p>
+
+<p>&mdash;Occorrerebbe avere gli artigli con che l'abate
+di Fulda addunghia i suoi vassalli per calarsi giù
+a quattro zampe, diceva Enrico a Baccelardo, un
+po' riconfortato.</p>
+
+<p>&mdash;Ovvero la sveltezza con che l'abate di
+Montecassino corre dietro alle gonne delle sue
+vassalle, faceva eco Baccelardo.</p>
+
+<p>&mdash;Dall'altro lato mi soffocava la nebbia e la
+nevuscola, qui mi abbacina il riverbero del
+sole, sclamava l'imperatrice Berta. Gli occhi mi
+schizzano; credo ne sprizzi il sangue. Veggo tutto
+rosso.</p>
+
+<p>&mdash;È il tramonto, madonna, diceva Giacomo
+per confortare quella bella creatura, che il desio
+di vedere la sua terra natia aveva rifocillata,
+sì che aveva tolte via le bende del collo, del
+capo e del volto, ed allargate le pellicce.</p>
+
+<p>Il sole infatti si dileguava dietro le vette più
+alte di quei picchi, ma non perciò il cielo si
+offuscava. Infrattanto, a misura che scendevano, le
+spalle della montagna divenivano più piane, meno
+ripide, più praticate, la crosta del gelo meno
+spessa. I precipizi che lambivano erano gli stessi;
+l'ossatura della montagna si mostrava egualmente
+accentuata a forti gibbe, a moltiplici punte.
+Ma tutto sembrava meno salvaggio, avviluppato
+da un aere più cilestre, dissimulato dalle ombre
+tra il purpureo ed il violetto di cui la luce del
+<span class="pagenum"><a id="page24" name="page24"></a>(p. 24)</span> cielo d'Italia li avvolgeva, raddoppiandone la distanza.</p>
+
+<p>Malgrado le precauzioni però, un uomo da
+prima, fra quei che si davan la muta in sostenere
+la treggia che portava la regina, scivolò e
+precipitò. Ma per avventura e' se la trasse con
+la rottura di uno stinco ad una prominenza di
+roccia, che lo rattenne a mezzo dell'abisso. E
+lo si giunse a salvare. Poscia precipitò giù e
+perì sprofondato nelle nevi di quei gorghi un
+cavallo: quindi rotolò una barella da carriaggio,
+che pure si perdè. Si raddoppiarono le cure. Si
+legarono tutti con una fune sì che formassero
+una sola catena; e per buona ventura s'incontrarono
+corrieri, nativi di quelle alpi, che avevano
+fatta la via due dì innanzi, e che facilitarono
+i passi. Così che, all'oscurarsi della notte,
+la comitiva si trovò a Susa. Il cielo splendeva
+di stelle sopra un azzurro profondo.</p>
+
+<p>Al vocio ed allo scalpitar dei viaggiatori, gli
+abitanti della contrada mettevano fuori delle
+loro finestre il capo ed uscivano sull'uscio, salutando
+di un <i>ave Maria</i> chi passava o dimandando
+l'elemosina. Accorsero tutti però, portando torce,
+tizzoni, lucerne, lanterne, quando la voce si
+sparse che fosse Berta, che in mezzo a loro ritornava:
+e gli echi più lontani del Cenisio risonarono
+di <i>alleluia!</i> e di benedizioni.</p>
+
+<p>All'indomani, Enrico partì per Torino.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page25" name="page25"></a>(p. 25)</span> II.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Non sono i regni e le potenze unite.<br>
+<span class="add1em">Nè possono esser; perchè il papa vuole</span><br>
+<span class="add1em">Guarir la Chiesa delle sue ferite.</span><br>
+L'imperador con l'unica sua prole.<br>
+<span class="add1em">Col presentarsi al successor di Piero,</span><br>
+<span class="add1em">Al Gallo il colpo ricevuto duole.</span></p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Macchiavelli</span>&mdash;<i>Decennali</i>.</p>
+</div>
+
+<p>Il primo ad andare incontro all'imperadore fu
+l'arcivescovo di Ravenna Guiberto. Enrico lo accolse
+con ogni segno d'amorevolezza, ed egli,
+dopo essersi seco lui congratulato del prospero
+arrivo in Italia:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, disse, vi domando il permesso di presentarvi
+il clero ed i nobili della vostra fedele
+Lombardia, i quali al pari di me desiderano profferirvi
+ossequio.</p>
+
+<p>Quella parte d'Italia chiamavasi allora quasi
+tutta Lombardia.</p>
+
+<p>&mdash;Mercè a voi, monsignore, rispose il re, che
+in questi generali dissidi mi avete mantenuti
+obbedienti i miei bravi Italiani.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page26" name="page26"></a>(p. 26)</span> &mdash;Sire, soggiunse l'arcivescovo, io conosco
+di buon lato che Vostra Altezza soffre questi
+guai per aversi meco voluto mostrar grazioso ed
+avermi colmo di favori. Quel diabolico uomo di
+mastro Ildebrando non perdona mai per proprio
+stile; me poi non vuole udire neppure se dovesse
+dannarsi, e semina i triboli sopra quanti usano
+meco e di grazie mi largheggiano. Ecco donde
+la frega di toglier via le investiture, di abolire
+le mogli, e' che già si ha rubata la mia, e le liti
+che v'intenta per avermi fatto arcivescovo. Vedremo,
+però, chi di noi vincerà la puntaglia.
+Io sono già alla testa di ottocento lance e
+duemila balestrieri a piedi. Gli altri prelati e
+signori italiani vi formano esercito meglio di
+quattromila cavalli e diecimila arcadori, tutti
+pronti al vostro cenno e caldi di entusiasmo, per
+morire con voi o vincere.</p>
+
+<p>&mdash;Ed il resto d'Italia, monsignore? dimanda
+Enrico pensieroso.</p>
+
+<p>&mdash;Del resto d'Italia, sire, quelli che ricordano
+la vittoriosa memoria di Enrico III, trepidano,
+e predicono giorni funesti. Dappoichè duole ad
+ognuno la guerra cittadina ed il guasto della
+patria. Quelli che han ricevuto onta da Gregorio
+rimangono inflessibili a rimbeccargliela più amara
+e crudele; e questi sono i più ed il meglio delle
+Provincie italiane, tutti alti membri del clero e
+feudatari. Vi ha infine la gioventù, fastidita dell'inoperosa
+anarchia in che, per la lunga assenza
+<span class="pagenum"><a id="page27" name="page27"></a>(p. 27)</span> della grandezza vostra, Italia hai gemuto, e della
+vita ingloriosa che trascina. E questi, nemici naturalmente
+di un papa severo ed orgoglioso che
+vorrebbe fare del mondo un cenobio, e degli
+uomini dei servi del clero, anelano a nuovo ordine
+di cose, a destino più nobile, a libertà e gloria.
+Per modo che, sire, dove appena mandiate
+bando di esser venuto per sostenere Italia nell'indipendenza
+dei suoi diritti, e di mettere, a
+ragione questo petulante pontefice, confirmando
+le franchigie del clero e dei laici, e volendo
+salde e riverite le antiche constituzioni dell'impero,
+tutta Italia alzerà una voce sola di giubilo,
+e vi troverete a testa di un esercito di cui mai
+maggiore ne levarono gli antichi tempi, nè la
+Germania.</p>
+
+<p>&mdash;Sire Iddio, sclama l'imperatore scintillando
+negli occhi, fa che io mi vendichi del figlio del
+falegname di Soano e di quei traditori miei vassalli,
+e poi rinunzio senza sconforto alla vita ed
+all'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Vi è anche di più, sire, soggiunge Guiberto,
+il concilio che ho raccolto a Pavia ha condannato
+Gregorio come eretico, e lo ha deposto
+dalla sede di Pietro, in conformità del sinodo di
+Worms.</p>
+
+<p>&mdash;E gliene avete fatti intimare gli atti?</p>
+
+<p>&mdash;Sicuramente, dal vescovo di Bovino, anch'esso
+qui fuori ansioso di prestarvi omaggi per
+sè e pel suo padrone, Roberto Guiscardo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page28" name="page28"></a>(p. 28)</span> &mdash;Ah! l'ardito conquistatore?</p>
+
+<p>&mdash;Sì, sire, ed udrete quali generose profferte
+e' manda a farvi pel suo ambasciadore.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. E voi, monsignore, vi siete composto
+con lui per quel prezioso disegno di presentarvi
+al papa come un pezzo di selvaggina?</p>
+
+<p>&mdash;L'ho dovuto, sire, onde guadagnarlo al vostro
+partito. Però non l'ho ancora perdonato; nè
+il perdonerò, se prima non abbiamo insieme
+rotta qualche lancia, dove che siasi e quando
+ciò possa avvenire.</p>
+
+<p>&mdash;Siete un bravo, monsignore arcivescovo,
+riprende Enrico stringendogli la mano. Sol che
+vi somigliassero un paio di dozzine di que' miei
+poltroni di nobili, che ora non saremmo qui
+in Italia per impetrare perdono.</p>
+
+<p>&mdash;Per impetrare perdono! mormora l'arcivescovo
+maravigliato. Ma, con la vostra sopportazione,
+sire, quale sarebbe dunque la vostra
+mente?</p>
+
+<p>&mdash;Lo lascio decidere a voi, Guiberto, appena
+rifletterete che l'anno della scomunica è prossimo
+a spirare, e che se non mi trovo assolto
+di anatema, per costituzione di Germania, decado
+dal regno.</p>
+
+<p>&mdash;Dunque pensereste, sire....?</p>
+
+<p>&mdash;Ad ogni costo aggiustarmi col pontefice, e
+farmi sciogliere dalla scomunica.</p>
+
+<p>&mdash;Anche a costo di umiliarvi? dimanda Guiberto.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page29" name="page29"></a>(p. 29)</span> &mdash;Mai no, per certo! Ma se le circostanze mi
+vi traessero, la vittoria del domani non compenserebbe
+ella forse il rovescio di oggidì?</p>
+
+<p>&mdash;Compenserebbe! mormora l'arcivescovo.</p>
+
+<p>&mdash;Si, continua Enrico con calore. Che credete,
+Guiberto, che mi potessero giovare i vostri
+dodici o quindicimila uomini, in faccia a due
+nazioni non bene decise nè ben rassodate? Poi
+la contessa Matilde ha anch'essa un esercito, nè
+è nostra amica. Gli Italiani sono volubili; e per
+quanto si mostrino divoti all'impero, non so lusingarmene,
+conosco che quel freno lor torna
+insopportabile ed esoso, e spiano l'opportunità di
+spezzarlo. Sì che, Guiberto, vedete anche voi a
+qual partito mi rimanga appigliarmi.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, replica l'arcivescovo dignitoso, io non
+so nè vi rispondo della mente dei miei concittadini.
+Sia però quale si voglia la vostra fortuna,
+contate, sire, e potete giurare di non fare assegnamenti
+falliti, contate sulla persona e sulla
+fedeltà dell'arcivescovo di Ravenna, che vi verrà
+manco solo con l'ostacolo della morte.</p>
+
+<p>Enrico gli stringe la mano fortemente, velando
+gli occhi di una lagrima, poi dopo alcuni minuti
+di silenzio soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Monsignore di Ravenna, compiacetevi di
+presentarmi i miei fedeli di Lombardia.</p>
+
+<p>Quei signori, ragunati nella sala vicina, lo
+accolsero con un grido prolungato di applausi e
+di gioia. Enrico li salutò grazioso, dicendo loro
+<span class="pagenum"><a id="page30" name="page30"></a>(p. 30)</span> cortesi parole, ringraziandoli della lealtà e divozione
+che gli mostravano. Essi gli fecero tutti
+sacramento di essergli fedeli, e di non abbandonar
+la sua causa per qualunque sfortunato
+volger di cose. Enrico li ringraziò novellamente;
+poi alla testa di così brillante corteggio e risoluta
+truppa partì di Torino per Piacenza. Due
+giorni dopo vi giungeva anche il re.</p>
+
+<p>Egli aveva evitato Parma; aveva poi costeggiato
+l'Enza, ed era venuto a valicarla a Rio di
+Vico.</p>
+
+<p>Dopo aver nevicato tutto il dì, verso il tramonto
+il cielo si era rasserenato. Il sole si coricava
+come un globo di fuoco. Guadato il fiume,
+lo sguardo di Enrico s'ingolfò di subito in una
+gola di monti. In mezzo a quelli,&mdash;monte Atesio
+e costa di Grassa,&mdash;questo sguardo si urtò
+ad un burrone che si levava a picco comme una
+zanna. Brullo, tormentato, dirupato era il burrone.
+A cima di esso però elevavasi una vasta
+rocca, che, increspata il dì dal pulvinio della
+neve, ed ora indorata dagli ultimi raggi del sole
+sanguigno, scintillava quasi fosse incrostata di
+ardenti carboni. Era Canossa. Enrico si arresta;
+gli occhi divaricati ed immobili si fissano su quel
+fatale castello folgorante come un'aureola. La
+foga dei pensieri e degli affetti produssero nell'anima
+del re come una nebbia, in cui, vedendo
+tutto vago e vertiginoso, dispera penetrare. Dà
+quindi di sprone, si lascia a destra il forte maniero
+<span class="pagenum"><a id="page31" name="page31"></a>(p. 31)</span> di Rossena, e per la straduzza di Grassano
+che costeggia Rio di Vico se ne viene a Vico di
+Canossa, a piè del castello.</p>
+
+<p>Non vi si fermò; anzi mosse subito per Canossa,
+avendo saputo da corrieri dell'arcivescovo di Ravenna
+e del vescovo di Vercelli, che la contessa
+Adelaide, dopo aver venduto a lui il passaggio
+delle Alpi, era discesa in Italia a spargervi la
+nuova di sua venuta. Per lo che gl'Italiani, che
+ora lo circondavano, si erano uniti al bando di
+Guiberto; e mentre questi, chiuso il concilio di
+Pavia, cavalcava la notte per alla volta di Torino,
+Gregorio, della presenza del re in Italia
+spaventato, la notte istessa erasi andato a rinchiudere
+nel Castel di Canossa con la sua bella
+penitente Matilde.</p>
+
+<p>Egli aveva lasciato in dietro la truppa per non
+dar sospetti nè appiccagnoli al papa. Seguíto solamente
+da Guiberto, da Baccelardo ed altri pochi
+cortigiani prese dunque stanza nel piccolo
+romitaggio votato a s. Nicolao, che trovavasi in
+quello spicchio di casupole dei vassalli della contessa,
+alle falde del burrone su cui torreggiava
+la fortezza.</p>
+
+<p>Come la contessa Matilde udì dell'arrivo dell'imperatore,
+gli si recò tosto a far visita, comandando
+che di ogni cosa, con real munificenza,
+il cenobio fosse fornito. L'accompagnavano
+Adelaide di Susa col suo figliuolo Amadeo, il
+marchese Azzo d'Este, e l'abate di Cluny, che era
+<span class="pagenum"><a id="page32" name="page32"></a>(p. 32)</span> stato padrino del re al fonte battesimale. Enrico,
+vedendo apparir la contessa, le andò incontro, e
+baciandola sulla fronte:</p>
+
+<p>&mdash;Qual cortesia, sclama, nella nostra bella
+cugina di venire a visitare uno scomunicato,
+senza paura d'imbrattarsi di peccato!</p>
+
+<p>&mdash;Ne abbiamo tolto permissione da Gregorio,
+risponde Matilde senza badare, o senza comprendere
+l'ironia delle parole del re.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! vi dimandiamo perdono dunque, bella
+cugina, del sospetto temerario, soggiunge Enrico,
+componendo il volto a sorriso. Ma sì che non
+poteva essere altrimenti! Ed in vero, e' sarebbe
+doluto anche a noi che creatura così bella avessero
+dovuto adunghiare i demoni, ed ottenere
+quei villani cialtroni più che non ottennero i
+fedeli battezzati, divoti al papa.</p>
+
+<p>Dappoichè gli è mestieri sapere che Enrico
+voleva qui accennare al marito di lei, Goffredo
+di Lorena, detto il <i>gobbo</i>, già morto, col quale
+giammai Matilde si aveva voluto accoppiare. La
+contessa lo comprende, e rimbeccandolo del fastidio
+in che anch'egli aveva presa un dì la regina
+Berta, sorridendo egualmente risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Veramente, sire, sotto questo rapporto bisogna
+dire che non avessimo tradita la parentela!
+Ma, a proposito, non vorreste avere la cortesia
+di presentarci alla nostra bella cugina
+Berta?</p>
+
+<p>&mdash;Ella è restata a Piacenza con la corte e
+<span class="pagenum"><a id="page33" name="page33"></a>(p. 33)</span> l'esercito, riprende Enrico, il quale a questa dimanda
+rientrò nella sua situazione, obbliata un
+momento all'aspetto di Matilde. Indi soggiunge:
+Berta ha fatto questo pellegrinaggio per amore:
+ma nè la nostra fierezza d'uomo, nè il nostro
+onore di cavaliere avrebbero sopportato che, anch'ella,
+avesse patita umiliazione o amarezza
+qualsiasi.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, papa Gregorio non è insensato da dimandar
+penitenza da chi è immune di colpa,
+risponde Matilde con molta serietà; nè noi, per
+quanto gli fossimo divote, avremmo tolto in pace
+che così bella e pia donna si sconfortasse.</p>
+
+<p>&mdash;Voi siete allucinata, Matilde, sclama Enrico
+alquanto vivamente, e ci duole come vostro parente,
+che la vostra condotta debba consolidare
+il sindacato di Europa, la quale vi dice pazzamente
+imbertonata di tanto dissidioso energumeno.
+Come imperatore poi vi dobbiamo rimproverare
+di tradimento al vostro legittimo padrone,
+e d'infedeltà all'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, replica con grande calma Matilde, se
+l'Europa giunge a persuadersi che noi potessimo
+sentir tenerezza per un vecchio di settant'anni,
+l'Europa è una stolida. Noi nel papa adoriamo
+Iddio, come quegli che lo rappresenta sulla
+terra, come la provvidenza umanata. Noi gli tributiamo
+la cieca riverenza che ai decreti di Dio
+si deve, e ci prosterniamo ai suoi voleri, perchè
+ai voleri di Dio è stolto chi resiste. Noi insomma,
+<span class="pagenum"><a id="page34" name="page34"></a>(p. 34)</span> sire, non veneriamo nè Gregorio VII, nè
+Alessandro II, nè Nicolò II, ma la dignità, ma
+lo spirito scevrato d'ogni forma terrena. Lo abbiamo
+idealizzato nel papa. Nel papa che passa,
+noi riconosciamo il papato, e più che il papato,
+la Chiesa. Se poi vostra grandezza ci trova ribelli
+all'impero germanico, da cui dipendiamo, non
+è nostra colpa, sire. Noi siamo inspirati da
+un'intima convinzione che, avanti tutto, debba
+andare la salute e la gloria dell'anima, poi l'indipendenza
+della patria.</p>
+
+<p>&mdash;E quando, bella cugina, si è trattato di
+anima e di patria nella lotta della Chiesa e dell'Impero?</p>
+
+<p>&mdash;Le vostre querele col pontefice, sire, con
+la vostra sopportazione, non hanno altro scopo.
+Voi in lui cercate avvilire, o rovesciare il propugnacolo
+dei popoli, l'altare a cui si va a supplicare.
+La terra ha due braccia. L'uno che semina
+offese e schiavitù, ed è quello dell'imperatore;
+l'altro che rileva gli oppressi e resiste
+agli oppressori, ed è quello del pontefice. Questo
+braccio, sire, voi avreste voluto troncare; voi
+avreste voluto togliere ai popoli ogni rifugio;
+soffocare la voce che in nome di Dio chiama a
+dovere i potenti e regola la giustizia dei sommessi.
+La vostra lite col pontefice interessa l'umanità.
+Non è un duello di uomo ad uomo, di
+popolo a popolo, di forte con forte. E dove, sire,
+si tratta di mantenere l'equilibrio tra i diritti
+<span class="pagenum"><a id="page35" name="page35"></a>(p. 35)</span> dei soggetti e le pretensioni dei despoti, dove
+si tratta di serbare immaculate le ragioni dell'anima,
+tutte nel pontefice concentrate, allora,
+sire non v'ha ribellione di sorta; ma chi brandisce
+la spada esercita un dovere di uomo e di
+cittadino, ed è benedetto da Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Cugina, risponde Enrico placidamente, si
+vede che la vostra immaginazione è esaltata.
+Voi delirate di sogni. Vi siete riscaldata ad un
+fuoco fatuo; vi han travolto il cervello le parole
+sediziose di un uomo, che ambisce al dominio
+del mondo, che vorria collocare il suo soglio
+sulla base delle corone dell'universo. Qui non
+si tratta punto di diritti di popoli e di libertà di
+coscienze, cugina. Qui si tratta che il vescovo di
+Roma, fino a ieri vassallo dell'impero, oggi se ne
+vuole elevare a padrone. Si tratta di un ribelle che
+insulta il suo signore; che gli nega ogni obbedienza,
+ogni soggezione, ogni fedeltà. Si tratta
+insomma che il figlio del falegname di Soano
+ambisce ad avvilire i sovrani di Europa; bandisce
+il suo potere sul potere dei re; si tramezza
+nei loro interessi; vuol regolarne le leggi; vuole
+annullarne il dominio; vuol tornare i reami di
+Europa Provincie di Roma. Egli annunzia alla
+terra, io sono il <i>re dei re</i>! Ecco di che si tratta,
+graziosa cugina, non già delle vostre rimbombanti
+fiabe, che puzzano di fanatismo le mille
+miglia.</p>
+
+<p>&mdash;Così la intendete voi, o sire, ma non la
+<span class="pagenum"><a id="page36" name="page36"></a>(p. 36)</span> intendono così i popoli, ed i vostri stessi vassalli.</p>
+
+<p>&mdash;Gli è perchè, bella cugina, i pessimi trovano
+sempre a guadagnare nelle sedizioni, e perchè
+i pessimi sono i molti, ed i più facili ad essere
+prevaricati, segnatamente quando assumono maschera
+speciosa e se l'adattano al sembiante. Ma
+sia come si vuole, noi veggiamo che voi siete
+nel più caldo parosismo di superstiziosa cecità,
+e che tenteremmo opera vana ritornarvi alla luce.
+Essenziale adesso gli è che vogliate prestarci
+mano a ricomporci col vostro Gregorio, e farci
+ritrarre la scomunica.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, risponde Matilde, comunque voi ci
+crediate allucinata, noi vi abbiamo sempre stimato
+quel prode e magnamimo che siete, e non
+abbiam giammai desistito di difendervi innanzi
+al pontefice, e di calmare il suo sdegno. Siate
+certo perciò che, dove persuasione e sacrifizio di
+uomo può giungere, noi tutto tenteremo per ristabilire
+la pace.</p>
+
+<p>&mdash;E noi, sire, faremo altrettanto, risposero la
+contessa Adelaide ed il marchese d'Este, se per
+avventura papa Gregorio vorrà lasciarsi piegare.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io, a costo di dovergli dar della picozza
+sulla memoria, soggiunge l'abate di Cluny che già
+veleggiava per gli spazi aristotelici, gli farò comprendere
+che egli geme sotto il dominio dell'illusione.
+Perciocchè quest'universo, che egli crede
+già cavalcare, per fisica predeterminazione non
+<span class="pagenum"><a id="page37" name="page37"></a>(p. 37)</span> è che puro fenomeno della nostra intelligenza,
+una scena fantasmagorica che non ha nè realtà
+nè esistenza vera fuori della rappresentazione
+del nostro spirito. Di modo che, se lo spirito
+non esistesse per far l'eduzione delle forme materiali,
+non vi sarebbe che il niente, o almeno
+nulla si potrebbe provare, ed egli, il caro scettico
+Ildebrando che si cuoce il grifo all'astrusa
+sapienza di santo Aristotile, egli sarebbe papa
+come il mio alano è poeta.</p>
+
+<p>A questa stramba uscita dell'abate, Enrico fece
+un moto di dispetto. Onde, dandogli sulla voce
+imperiosamente, si volge a quei baroni, che già
+sotto i barbigi ridevano, e con fierezza parla:</p>
+
+<p>&mdash;Uditeci, signori. Noi ci siam condotti ad un
+passo che a Gregorio dovrebbe bastare, e dovrebbe
+far senno di cedere. Ma se egli è tanto intestato
+di ambizione da non comprendere lo stato di
+entrambi noi ed a qual giuoco ci siamo messi,
+sappia che meglio di quindicimila uomini sono
+già al campo di Piacenza ad attendere gli ordini
+nostri. E questi soli sarebbero sufficienti a togliere
+d'assedio codesta vostra piazza di Canossa,
+Matilde, e darci nelle mani la sua persona. Ma
+noi faremo ancora di più. Noi bandiremo libertà
+ad ogni città italiana, che ci manderà un contingente
+di truppa a questa guerra; e quando
+avremo rovesciato nel fango codesto vitello d'oro
+degl'infedeli, e ridotti i ribaldi di Lamagna, ci
+contenteremo meglio di avere alleata questa nobile
+<span class="pagenum"><a id="page38" name="page38"></a>(p. 38)</span> Italia, che vassalla. Adesso andate, e voi
+principe Baccelardo con loro onde trattare col
+pontefice, giusta le istruzioni che vi abbiamo
+date.</p>
+
+<p>Quei signori partirono sgomentati. E' sapevano
+per prova come Gregorio fosse ostinato, capace
+Enrico di mantenere le sue promesse; segnatamente
+adesso che l'agitava disperata irritazione.</p>
+
+<p>Gregorio ricevette Baccelardo, presentato da
+Matilde, senza dar segno di conoscerlo, con molta
+freddezza e distrazione. Però, quando Baccelardo
+cominciò:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, l'imperatore di Germania Enrico
+mi manda a voi...</p>
+
+<p>Gregorio gli tagliò le parole in bocca, e fiero
+sclamò:</p>
+
+<p>&mdash;La Germania non ha imperatore.</p>
+
+<p>Baccelardo si arroventa nel volto, e fisa gli
+occhi scintillanti sopra il pontefice quasi avesse
+voluto fulminarlo. Ma poi ricordandosi che egli
+era lì per supplicare perdono, e che la posizione
+del suo padrone oltremodo diveniva precaria di
+giorno in giorno, raffrena l'impeto che lo dominava,
+e soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, Enrico è venuto fin di Lamagna
+per dimandarvi l'assoluzione della scomunica.
+Egli è stato calunniato presso di voi da
+vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare
+nei dissidii; e voi gli avete posti anatemi
+sopra base di colpe che giammai lo lordarono.
+<span class="pagenum"><a id="page39" name="page39"></a>(p. 39)</span> Prega perciò vostra beatitudine di udire le sue
+difese e discioglierlo dalle censure.</p>
+
+<p>Gregorio, torvo in viso, lo sta ad ascoltare, poi
+dopo lungo indugio risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Sappia Enrico di Germania che gli è contro
+le leggi ecclesiastiche giudicare accusato, assenti
+gli accusatori, e portar sentenza qualsiasi. Se
+egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe
+evitata la dieta di Augusta, dove noi, udite le
+ragioni di ambo le parti, avremmo pronunziato
+con quella giustizia che Iddio ci inspirava. Perchè
+dunque da quel giudizio è rifuggito?</p>
+
+<p>&mdash;Enrico non ha paventato il giudizio, santo
+padre. Ma, innanzi della corona e della vita, bisogna
+riguardare l'onore. Ed il suo onore di cavaliere,
+e la sua dignità di re malamente sopportavano
+di soggiacere alle accuse ed al giudizio
+di vassalli.</p>
+
+<p>&mdash;Che pretende dunque da noi?</p>
+
+<p>&mdash;Pretende che, come capo de' cristiani, udiate
+le discolpe di un cristiano calunniato ed oltraggiato
+da scellerati; pretende che, come vicario
+di Dio, spogliate ogni terrena passione ed udiate
+i lamenti dell'innocente, e gli facciate quella
+giustizia che gli faranno i posteri, non agitati
+da ire di parti, ed Iddio al suo eterno tribunale.
+Ecco ciò che pretende Enrico; e perchè giusta
+le costituzioni dell'Impero perderebbe la corona
+se con l'anno vicino a spirare non fosse assoluto,
+egli vi dimanda codesta assoluzione e si offre
+<span class="pagenum"><a id="page40" name="page40"></a>(p. 40)</span> a qualunque ammenda e soddisfazione onorevole
+a lui vogliate richiedere.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! scoppia Gregorio irritato, non è dunque
+contrizione delle sue peccata che a noi lo guida,
+è la paura di decader dall'impero? Ebbene, noi
+non vogliamo riceverlo. Il perdonarlo sarebbe
+violare il nostro santo ministero. Egli è venuto
+a fare un nuovo oltraggio alla sedia di Pietro ed
+alla persona del vicario di Dio col dimandare
+mercè; e noi non possiamo, noi non vogliamo
+accordargliela.</p>
+
+<p>&mdash;Ma, santo padre, prosegue Baccelardo, di che
+deve dunque contrirsi chi non ha colpa? Come
+voi lo chiamate peccatore, se non l'avete ascoltato
+ancora? Come lo pretendete penitente se la
+sua coscienza è tranquilla? Non abusate del
+potere che vi hanno dato i popoli onde tutelare
+la giustizia dei loro diritti, per condannare inesorabilmente
+gl'innocenti su calunnie che torna
+bene a taluno di addossar loro.</p>
+
+<p>&mdash;Si sottometta dunque alla dieta dei principi
+tedeschi.</p>
+
+<p>&mdash;Ma l'anno della scomunica spira, sclama
+Baccelardo contenendosi appena, ma la somma
+dignità di re ne rimane vituperata...</p>
+
+<p>&mdash;Noi non vogliamo ascoltarlo, l'interrompe
+Ildebrando. Sappiamo troppo quanta saldezza abbiano
+i giuramenti di lui; come li ha mantenuti
+con i Sassoni; quanto fermo ha il carattere. Si
+umilia adesso, stretto da angustie. Ma domani
+<span class="pagenum"><a id="page41" name="page41"></a>(p. 41)</span> non ristarebbe di elevare superba cervice contro
+di noi novellamente, contaminare il santuario, e
+sperperare la casa e le masserizie di Dio. Egli
+è volubile, guasto nel cuore, protervo, non teme
+la giustizia del Signore, non rispetta i dritti dei
+popoli; la nostra voce non obbedisce nè paventa.
+Noi dunque non vogliamo vederlo; e succeda di
+lui ciò che sta scritto nelle pagine eterne, del
+cielo.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, riprende Baccelardo, sforzandosi
+ad esser calmo, voi giudicate Enrico secondo
+ve lo hanno dipinto, non quale egli è
+veramente. Egli ha nobili e pii intendimenti,
+non è corrotto, non è mutabile. Se i vostri
+legati, per brusco ed orgoglioso condursi, lo
+irritarono contro di voi, adesso ne è pentito,
+e protesta di assoggettarsi a qualunque penitenza
+per riconciliarsi con la Chiesa. Non vi fate
+maggiore di Dio voi, che ne siete il vicario.
+Iddio dimentica i trascorsi di chi torna a lui
+umiliato; e voi, uomo, voi, peccatore eziandio come
+ogni uomo lo è, sareste voi inesorabile e scagliereste
+la prima pietra? La parola d'ordine del vostro
+apostolato è carità. Non date ragione ai vostri
+nemici che vi dimandano tiranno, lupo rapace,
+usurpatore, di cuore duro, di anima perversa.
+Riflettete, santo padre, che la vostra protervia
+schiaccerà il re, sì; ma come Sansone ne resterete
+schiacciato anche voi. Perchè i popoli vi
+toglieranno ogni credenza, ogni rispetto, e tornerete
+<span class="pagenum"><a id="page42" name="page42"></a>(p. 42)</span> esosa quella cattedra di Pietro che volevate
+venerata cotanto.</p>
+
+<p>Baccelardo fa alcuni passi per allontanarsi, allorchè
+Gregorio dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Egli è dunque veramente pentito, dite?</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì! che se nol fosse, egli avrebbe profittato
+dell'esercito che ha lasciato a Piacenza
+per istrapparvi con la forza una parola che così
+fieramente vi ostinate a negargli.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, risponde Gregorio, se egli è appunto
+come voi affermate, ser cavaliere, che Enrico
+si pente dei suoi sacrilegi, che in arra di
+pentimento e' consegni ai legati apostolici lo scettro
+ed il diadema, e si confessi indegno dell'onore
+e della potestà imperiale.</p>
+
+<p>&mdash;Ma questo è infame! scoppia Baccelardo
+non contenendosi più, questa è una tirannia da
+forsennato senza coscienza e senza pudore!</p>
+
+<p>Matilde che vedeva quanto iracondo ed avventato
+fosse l'oratore di Enrico e come pertinace
+Gregorio, se gli lascia allora cadere ai piedi e
+comincia a supplicarlo. Nella fortezza erano ancora
+molti prelati oltramontani ed italiani messi
+al digiuno di pane ed acqua. Questi, che taciti
+avevano assistito allo strano dibattimento,
+vedendo la contessa in quell'atto, ne seguono
+tutti l'esempio; e tanto dissero, tanto pregarono
+che l'invincibile pontefice consentì alfine
+persuadersi. Egli accorda quasi per grazia ciò
+che ben egli comprendeva, per fina politica, tornargli
+<span class="pagenum"><a id="page43" name="page43"></a>(p. 43)</span> estremamente vantaggioso. E perchè grave
+pericolo correva dalla disperazione di Enrico, illimitato
+utile ed importanza dall'avvilimento di
+lui, si volge a Baccelardo e parla:</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. Dite dunque al vostro padrone:
+primo, che in avvenire curi di meglio scegliere i
+suoi messaggeri, e che non ci mandi più innanzi
+un insolente, il quale, vestito della divisa di oratore,
+si reputa in dritto di balestrar le parole
+come un giumento ubbriaco balestra i calci:
+inoltre, che sappia grado e renda mercè alle
+suppliche pietose di questi signori, se noi gli
+concediamo di accostarsi a Canossa per cancellare
+con la sommessione e la penitenza l'oltraggio
+recato alla nostra persona ed alla Chiesa.
+Andate.</p>
+
+<p>Baccelardo si stringe nelle spalle sdegnosamente
+e prima di partire fissandogli addosso alteramente
+gli occhi, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Ser papa, l'imperatore Enrico udrà la vostra
+prudente risposta, e non mi avrei mai perdonato,
+se, per mia poca umiltà, non vi foste
+condotto a questo giudizioso partito. In quanto a
+me poi, santo padre, gli è ben che sappiate aver
+deposta oramai qualunque speranza, fuori quella
+di morire da cavaliere illibato, fedele a colui
+per cui mi piacque prestarmi. Io non curo
+quindi la vostra ingiuria più che non curerei dell'infelice
+arguzia di chi giungesse solamente a
+farmi sbadigliare. Addio.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page44" name="page44"></a>(p. 44)</span> Ciò detto saluta della mano quei signori, bacia
+la destra della contessa Matilde, e volgendo
+le spalle superbamente al pontefice esce. Gregorio
+lo seguì dello sguardo sanguigno fino a
+che non l'ebbe perduto di vista, e senza avvedersene,
+i denti della mascella superiore si
+eran tanto addentro ficcati nel labbro inferiore
+che il sangue ne spiccava.</p>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page45" name="page45"></a>(p. 45)</span> III.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+<span class="add4em">J'ose a peine le croire:</span><br>
+Mais ce jour à jamais emplira ma memoire.</p>
+
+<p class="authorsc">Sainte-Beuve.</p>
+</div>
+
+<p>Il castello di Canossa nel secolo XI era tra
+le piazze forti d'Italia la più famosa e la più solidamente
+munita. Messo, come accennammo, a
+cavaliere di picco dirupato, era di quel lato imprendibile
+assolutamente per assalto o scalate.
+Dall'altro lato poi, da quello ove era il borgo di
+Vico di Canossa, come l'erta del burrone addolcivasi,
+era stato munito di tre ordini di rampe,
+che ripiegavansi a foggia di ferro di cavallo. Ogni
+giro di quelle rampe era chiuso da una porta,
+che si sopraponevano, guarnita di saracinesche e
+petriere. Al termine della seconda rampa, innanzi
+di arrivare alla terza porta, era stato scavato nella
+roccia un fosso, cui si traversava su ponte levatoio
+e si colmava di acqua mercè la grande cisterna
+esteriore della corte. L'ultima porta immetteva
+sur un vasto spianato, che dava sul
+principio del burrone, in un angolo del quale,
+<span class="pagenum"><a id="page46" name="page46"></a>(p. 46)</span> quello che guardava il Vico di Canossa e le
+rampe, elevavasi il vasto edifizio. Al castello atteneva
+un piccolo cenobio con sei celle per sei
+frati benedettini, di cui capo era il Donizone
+che le serviva un po' di tutto. Tra il cenobietto
+ed il castello eravi un cortile con impluvio, un
+orto, poi le cucine. Si entrava nel castello per
+un vestibolo. All'angolo mattina del castello torreggiava
+sul burrone un'immensa rocca quadrata,
+e quivi si trovavano le prigioni e la cappelletta,
+dedicata a S. Apollonio, a cui scendevasi
+per qualche gradino. Ornavano la cappella colonne
+di marmo rosso che ne sostenevano la
+volta. Le mura, ossia le rampe, erano guarnite
+di merli, di bastie, di grossi mangani da lanciar
+pietre. Così che quel castello non poteva
+levarsi d'assedio, per poco che fosse provvisto
+di scorte e di uomini, per quanto grosso
+fosse il numero degli assediatori. Ed infatti Ottone
+tre anni vi fece consumare al re Berengario,
+quando volle ghermire Adelaide vedova di
+Lottarlo, nè il prese. Imperciocchè Adelaide
+chiamò in suo soccorso Ottone re di Germania,
+che la liberò, la sposò&mdash;e con questa unione
+fuse nella sua casa il regno d'Italia. Alla morte
+di Goffredo di Lorena, marchese di Toscana, e
+di Beatrice sua moglie, Matilde, figlia di costei
+e del primo marito Bonifazio, riunì l'immensa
+eredità dell'antico marchesato di Toscana a quella
+della casa di Canossa, e divenne sovrana del più
+grosso feudo d'Italia.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page47" name="page47"></a>(p. 47)</span> Due furono sempre i movimenti di questi
+marchesi: levarsi a signori d'Italia tutta; favorire
+i papi nelle lutte cogl'imperatori di Lamagna.
+Matilde aveva deposto il primo pensiero.
+Ma più che tutti i suoi antenati, più che ogni
+altro principe divoto, ella caldeggiava per la sede
+di Pietro.</p>
+
+<p>Matilde, nella prima giovinezza, aveva anche
+essa forse soccombuto all'imperio dei sensi, alle
+tentazioni della voluttà, alle seduzioni dell'amore,
+al fascino di quelle parole che danno la vertigine
+alle fanciulle. Poi, disingannata forse, oltraggiata
+in sua fierezza, o inebbriata di più alto sentire
+di sè e di sua dignità, più matura negli anni,
+più dotta della realità dell'esistenza, si era isolata
+da qual si fosse passione terrena. Nel suo cuore
+aveva spento l'amore, che è tutta la vita di
+giovane donzella. Aveva scacciata la vanità di
+essere la più bella castellana d'Italia, che gli
+era un soffogare le più soavi e brillanti illusioni
+di una donna. Aveva sepolto nell'anima
+l'orgoglio del fasto e del potere, ch'è
+quanto mai femmina possa ambire e desiderare.
+Ella aveva concentrato il suo spirito sull'elevato
+pensiero della vita futura e del destino dell'anima
+oltre la tomba. Le sue facoltà intellettuali
+avevano perciò acquistata una visione indeterminata;
+le sue idee un colorito vago e fantastico.
+Ma nel tempo stesso, con l'ostinato meditare
+sopra oggetti ascetici, aveva assunto un
+<span class="pagenum"><a id="page48" name="page48"></a>(p. 48)</span> rigore di principii, una solidità di carattere
+che nulla valeva a riscuotere, e che le davano
+quella specie di cieco coraggio che nulla cura,
+nulla bada. Si era devoluta come schiava all'arbitrio
+dei pontefici. E questi, non è a dirsi, se
+avessero saputo profittare della fatale tendenza di
+una principessa tanto potente. Matilde aveva seriamente
+contemplata la dignità del papa. Lo aveva
+scevrato dall'uomo, e gli aveva assegnato il
+dominio della parte morale dell'universo. Il papa,
+per lei, era il pugno di Dio che stringeva
+le anime de' suoi popoli. Non essendo dunque
+il pontefice che un organo mosso dall'intendimento
+di Dio, che un portavoce dei comandi
+del cielo, il non obbedirgli significava ribellarsi
+al Signore. Identificato così il pontefice
+e Dio, Matilde aveva messo a scopo della sua
+vita soddisfarne ogni volere indefinitamente,
+per poi lasciargli l'eredità dei suoi Stati. E così
+fece.</p>
+
+<p>La sua corte componevasi. di uomini austeri
+ed ipocriti. Non fasto di abiti, non pompe di
+feste, non brio di banchetti, non fulgore e spirito
+di cortigiani, non perigliose delizie di cacce,
+non treno ricco di servi e cavalli, di astori e
+di alani. I menestrieri fuggivano il castello come
+soggiorno maledetto. I giullari e gl'istrioni vi
+passavano del capo chino mormorando una maledizione
+alla fredda castellana. I merciaiuoli e
+le cortigiane lo detestavano, non trovandovi a
+<span class="pagenum"><a id="page49" name="page49"></a>(p. 49)</span> trafficare le loro merci. Gli stessi guerrieri, per
+cui la vita scioperata e le forti crapule sono
+elemento necessario di esistenza, in quella corte
+avevano attinto sussiego severo; e perciò appunto
+più duro e feroce carattere. Non dividevano
+le grazie della contessa che due individui.
+Una vecchia dama, alquanto sorda, alquanto losca,
+alquanto zoppa, del resto, nel cuore soda come
+macigno e capace di starnutire un buon migliaio
+di <i>paternostri</i> al dì; e Donizone, stravagante
+ed ubbriaco frate, che nell'ebrietà scriveva
+la vita di lei in versi esametri latini, e nei
+momenti di lucidi intervalli si tagliava le mani
+al torno. E quella le prestava i pochi uffizii di
+damigella che le potessero occorrere; questi le
+diceva la messa tutte le mattine, le benediceva
+la mensa, le faceva l'esposizione del sacramento
+all'ora di compieta, bene inteso però che Donizone
+adempiva a quest'altri doveri quando non
+si trovava ubbriaco, lo che spessissimamente
+avveniva. Vi servivano infine altri pochi famigliari,
+i quali acquistavano importanza solo in
+occasioni solenni come questa, che albergava
+gente al castello. Ed allora, perchè persone non
+pratiche e ad opposti mestieri addette, commettevano
+goffagini e disattenzioni senza fine,
+cui la distratta castellana neppur essa avvisava.
+E questi stessi erano un vecchio avanzo della corte
+del marchese Goffredo, i quali per loro vecchiezza,
+<span class="pagenum"><a id="page50" name="page50"></a>(p. 50)</span> Matilde non aveva avuto il coraggio mettere sulla
+strada a mendicare.</p>
+
+<p>A questo castello, verso l'ora di sesta del
+domani l'imperatore Enrico si approssimò. E'
+non portava divisa da re. Non aveva abito che
+annunciasse un principe o dimostrasse pompa.
+La testa coperta da berretto a foggia di capperuccio,
+il corpo di una tonica di grosso drappo
+verde, corta fino al ginocchio ed azzeccata al
+fianco da cinto di cuoio, le brache strette fino
+alla noce del piede sovramontate da coturnetti,
+ed un piccolo mantello uso a portare alla caccia
+per essere più spiccio e svelto. Del resto,
+niun'arma, nemmanco il pugnale.</p>
+
+<p>Sorgeva intanto rigidissima giornata. Le nevi,
+cadute a iosa il giorno avanti, ridotte a minutissima
+polvere dal ghiado della notte, levava a
+turbine freddo vento di tramontana ed appiccava
+alle persone ed al muro come mastice. Lo stesso
+fiato si gelava uscendo dalla bocca. Enrico salì
+a piedi l'erta della rocca. Lo accompagnavano
+Baccelardo, Guiberto, il vescovo di Vercelli, quel
+di Bovino, e parecchi signori, venuti appositamente
+di Piacenza, udito della prossima riconciliazione,
+ed attendati per su le circostanti
+alture, non trovando ove albergare. Giunti sul
+piccolo spianato innanti le fortificazioni della
+prima porta, videro uscir fuori dalla postierla di
+soccorso l'abate di Cluny che, da star sugli spaldi,
+<span class="pagenum"><a id="page51" name="page51"></a>(p. 51)</span> li aveva scorti. Ugone trasse incontro all'imperatore
+e gli disse:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, io ebbi l'onore di tenere vostra magnificenza
+al fonte del battesimo, e vi ebbi
+caro come figliuolo, venerandovi come re. Duolmi
+perciò che papa Gregorio abbia voluto darmi
+una parte a sostenere nelle disgrazie che vi
+hanno colpito. E duolmente maggiormente adesso
+che debbo dirvi, d'ordine suo, ingrate parole.
+Imperciochè so, sire, come sovente i grandi comunichino
+alle persone l'odiosità delle opere.</p>
+
+<p>&mdash;Ma che vi han dunque comandato di dirci,
+messer abate? domandò Enrico impaziente.</p>
+
+<p>&mdash;Eccovi, sire. Nel primo recinto di queste
+mura lascerete il vostro seguito: indi solo,
+spogliato dei sandali, del berretto e del mantello,
+i piedi e la testa nuda sotto l'aperta volta
+del cielo, pel tempo perverso che fa, e digiuno,
+attenderete nella seconda rampa che il papa vi
+appelli al castello per perdonarvi.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento di Dio! scoppia Enrico digrignando
+ferocemente, ma costui ha dunque intieramente
+dimenticato che noi siamo re, unto
+come lui, ed inviolabile della persona? Vuole
+dunque gittarci ad eccesso da disperato, e demente
+cozzare con un demente?</p>
+
+<p>&mdash;Sire! risponde Ugone tutto peritoso, vedendo
+la figura sformata del re, che percorreva a lunghi
+passi lo spianato. Sire, per la misericordia di
+Dio, quietatevi. Prestatevi a quest'atto di umiltà.
+<span class="pagenum"><a id="page52" name="page52"></a>(p. 52)</span> Ne avrete larga ricompensa dal cielo, e trionferete
+dei vostri nemici. Che vi giova ribellarvi
+adesso, che vi sta nel pugno la vittoria, e che
+siete alla vigilia di mostrarvi ai popoli vostri più
+grande e più forte? Un segno più o meno di
+umiltà non vi sconforti. Ricordatevi che Cristo
+patì avvilimenti peggiori. D'altronde, gli è l'affare
+di un momento. Sarete tosto introdotto, io spero,
+e riconciliati; perchè quanti siamo nel castello
+non desistiamo dal tornare favorevole il pontefice.</p>
+
+<p>Enrico lo stette ad udire, poi rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Dovremo dunque sorbirci questo calice fino
+alla feccia?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, si fe' a dire Guiberto, anch'io vi prego
+di non guastare l'opera cominciata per sì lieve formalità,
+che i canoni richiedono. Se aveste udito
+il mio consiglio, non vi sareste messo con sì
+nobile e generosa fiducia all'arbitrio dell'impudente
+pontefice. Ma poichè la bisogna si è cominciata
+così, finiamola come si può meglio, in nome
+di Dio, e lasciateci poi cura di ristorarvi l'onore
+quando che sia.</p>
+
+<p>Enrico gitta un sospiro e sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Così vuoi, mio bravo Guiberto? Farò così:
+ma giuro alla Beatissima Vergine di Goslar...</p>
+
+<p>&mdash;Perdonatemi, sire, se ardisco interrompere
+il vostro giuramento. Non sappia la luce del dì
+ciò che passa nel fondo della vostra coscienza.
+Nei tempi che corrono, anche la luce può divenire
+infedele.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page53" name="page53"></a>(p. 53)</span> Ugone di Cluny lo comprese, e gittando un
+sospiro susurra a voce sommessa:</p>
+
+<p>&mdash;Dio ti perdoni, arcivescovo di Ravenna: da
+voi ho meritato questa sopruso.</p>
+
+<p>Enrico strinse la mano di Guiberto e si prestò
+a Baccelardo che gli scioglieva i calzari ed all'arcivescovo
+che gli toglieva il mantello. Indi
+seguì l'abate che, a passo lento e taciturno, precedeva.
+Giunti innanzi la porta della seconda
+rampa, la postierla si aprì per lasciare entrare
+Ugone, il quale recava la novella a Gregorio,
+e si rinchiuse di nuovo sul volto del re. I frati
+del cenobio, i prelati rinchiusi nel castello, salmeggiavano
+dietro i merli della rampa. Enrico
+restò lungamente, degli occhi accollati a quella
+porta, immobile, assorbito in una nuvola di nere
+idee, che gli rinnovellavano i fatti diversi della
+sua vita come le vedute di un panorama. A tempi
+lontani, a scene varie egli viaggiò della mente,
+e considerò quanta improba fosse la natura degli
+uomini, che solamente nel male debbano star
+cheti, e ribellarsi ai modi dolci ed alle azioni
+generose.</p>
+
+<p>Finalmente, assiderato, si tolse di quella posizione
+immobile, e conciossiachè passeggiasse
+sulla neve, cominciò a muoversi per bandire il
+freddo.</p>
+
+<p>Intanto erano passate parecchie ore ed alcuno
+non si vedeva. I piedi arrossiti gli dolevano: il
+volto egualmente, ma più rosso di sdegno che
+<span class="pagenum"><a id="page54" name="page54"></a>(p. 54)</span> di freddo; imperciocchè il sangue, a ventisei
+anni, rigoglioso gli bolliva per le vene. Suonò
+mezzogiorno; suonò vespero: nè alcuno da parte
+di Gregorio comparve. Enrico era digiuno. La
+neve, il vento gli percotevano il viso. Non udiva
+voce fuori di quella lugubre salmodia e di quella
+della natura crucciata. Ma egli non sentiva
+più fame, non sentiva più freddo, dell'ira dell'uragano
+non temeva; perocchè uno, ancora più terribile
+e fosco, imperversava nel suo cuore. Quelli
+della sua corte non ardivano presentarsi a lui
+onde non mortificarlo peggio nella sua umiliazione.
+Ma il loro cuore dava sangue, anche più
+concitato di quello del re. Infine suona compieta.
+Allora Baccelardo, non resistendo oltre, entra nel
+secondo girone, e recando ad Enrico i panni e
+gli usatti:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, dice, ho qui un'azza: comandate che
+quella porta vada a terra, e vi do parola di cavaliere
+che, ferrata com'essa è, ci andrà.</p>
+
+<p>&mdash;E vada, sclama Enrico furibondo, ritirandosi.</p>
+
+<p>Baccelardo, in men che si dice, comincia a
+scaricare sull'uscio tal tempesta di colpi, che la
+postierla principiava a sgangherarsi e ben presto
+gli avrebbe aperto il varco, se non si fosse affacciato
+tra i merli delle mura il vescovo Giovanni
+di Porto ed avesse detto:</p>
+
+<p>&mdash;Ser cavaliere, a nome della contessa Matilde
+e del pontefice Gregorio v'intimo desistere
+<span class="pagenum"><a id="page55" name="page55"></a>(p. 55)</span> dall'opera pazza, e di allontanarvi, se non vi torna
+più grato di esser salutato da qualche centinaio
+di frecce.</p>
+
+<p>Baccelardo sospende i colpi e sta ad udire il
+parlamentario; e come questi ebbe finito:</p>
+
+<p>&mdash;Cane di un vescovo, grida, tu sei un poltrone
+come il tuo padrone, e tutti agite da poltroni
+malcreati. La mia risposta intanto è questa;
+e così potessi darne una somigliante anche
+al figlio del falegname di Soano.</p>
+
+<p>E sì dicendo, scagliava l'azza contro il vescovo,
+che ne avrebbe avuto certo spaccato il cranio,
+se sollecito non si tirava indietro. Egli allora
+tolse la balestra di mano ad un soldato per rimandargli
+il saluto; ma Baccelardo era scomparso
+dietro la rampa delle seconde mura, e unitamente
+al re ed al resto della corte tornava al
+romitaggio di San Nicolao.</p>
+
+<p>L'imperatore non tolse cibo che pochissimo
+e la notte non dormì.</p>
+
+<p>Allo spuntare del giorno voleva partire per
+Piacenza e tentare la fortuna delle armi, l'ultima
+che gli restasse nel naufragio, e morire
+da guerriero come aveva vissuto da re. Se non
+che i signori della sua corte, e Matilde, che tutta
+confusa e peritosa andò a fargli visita per confortarlo,
+lo supplicarono di non si disperare così
+tosto, e correre alla violenza, ma facesse tentativo,
+quel giorno ancora, perchè forse Gregorio,
+soddisfatto di sua umiltà e convinto del suo pentimento,
+<span class="pagenum"><a id="page56" name="page56"></a>(p. 56)</span> gli avrebbe aperte le braccia e perdonato.
+Enrico battagliò lungamente questo avviso.
+Infine, vinto dalle preghiere della pia donna,
+si prestò a secondarli. Sull'ora di sesta quindi
+si presentò di nuovo al castello.</p>
+
+<p>L'abate di Cluny che quivi lo attendeva,
+non ardì profferir parola. Enrico comprese cosa
+significasse la sua presenza, e facendo cenno ai
+suoi di restarsi, si fe' cavare i borzacchini ed il
+mantello, e seguì l'abate. La postierla si aprì di
+nuovo, come il dì avanti, e di nuovo si richiuse.</p>
+
+<p>Quattro ore mortali Enrico ebbe il coraggio di
+attendere ancora quel giorno: niun messaggio
+del papa gli giunse. Ed era medesimamente digiuno,
+ed il tempo orrido al pari. Questa volta però
+le ore passarono più sollecite. Egli restò più
+tranquillo. Imperciocchè cominciò a correre con
+la mente l'avvenire, e vagheggiare un piano di
+vendette. E per tal modo vi si addentrò, e le
+sorbiva con tanta delizia, che, immemore e fuori
+di sè, disse all'arcivescovo di Ravenna che, corrucciato,
+lo veniva a rilevare:</p>
+
+<p>&mdash;Restiamo ancora; prolunghiamone l'agonia.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, risponde Guilberto, gli è inutile attendere
+di più. Vestitevi, montate a cavallo e ritiratevi.
+Io compirò il rimanente. Dimani poi, cavalcheremo
+alla volta di Piacenza, se uopo è,
+e Iddio deciderà della vittoria. Questo infame
+portamento di Gregorio irriterà chiunque ha nel
+petto cuore di un uomo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page57" name="page57"></a>(p. 57)</span> &mdash;Infame sì, risponde Enrico, ancora stravolto
+e col viso scomposto, o meglio convulso, a gioia
+feroce, infame certo; e perciò appunto prolunghiamone
+l'agonia, e ricordiamogli le ore spasimate
+che mi fece passare a Canossa.</p>
+
+<p>Guiberto comprese che l'irritazione del pensiero
+ed il freddo avevano concentrato il sangue
+nella testa del re, e che la febbre ed il delirio
+lo travagliavano. Lo condusse perciò fuori le
+mura, ed affidollo ai cortigiani, affinchè lo menassero
+al romitaggio e lo andassero a ristorare
+di un bagno.</p>
+
+<p>Due ore dopo, un cavaliere si presentava a
+Gregorio come parlamentario, e le porte della
+stanza si chiudevano.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, messere, che vuol dir ciò? dimandava
+Gregorio con voce alquanto commossa.</p>
+
+<p>&mdash;Vuol dire, Ildebrando, rispose l'altro, che
+tu non devi temere ed ascoltarmi.</p>
+
+<p>&mdash;Guiberto! grida il pontefice levandosi da
+sedere, che chiedi tu qui?</p>
+
+<p>&mdash;Guiberto appunto, risponde l'arcivescovo di
+Ravenna, alzando la visiera. Tu non aspettavi
+la mia visita, fratello; ma io, che ho miglior
+cuore del tuo, che che tu ne possa pensare, ho
+voluto gustare del piacere di abbracciarti.</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, assassino, grida Ildebrando ritraendosi,
+qual novello delitto sei venuto qui a commettere?</p>
+
+<p>&mdash;Per l'anima di quel nostro bravo Bonizone,
+<span class="pagenum"><a id="page58" name="page58"></a>(p. 58)</span> fratello, tu non hai cangiato in nulla! Tu sei
+sempre quel petulante giovane, che fantasticava
+in ogni cosa il male e non si piegava nè per
+consigli, nè per forza. Ed a dire che neppure nel
+volto sei mutato! Io invece... eh! fratello, la
+vita del campo e tra le femmine consuma; e tu
+ben ti sei avvisato farti papa. Minchione che non
+lo hai fatto prima!</p>
+
+<p>&mdash;Ma, che cosa è dunque codesto insolente favellarmi?
+aprimi passo o va via, grida Gregorio
+turbato, sbalordito, non sapendo quasi che dicesse,
+affogato da cento affetti diversi.</p>
+
+<p>&mdash;Corpo di mille lance, qui non ci ascolta
+nessuno, Ildebrando. Lascia dunque, con tutti i
+diavoli, codesto sussiego, perchè con me non
+sei nè più nè meno dell'intrigante frate che ha
+barattata la cocolla per la tiara, e del figliuolo
+di Bonizone come me, arcivescovo di Ravenna
+eccetera. Inoltre egli è necessario che io ti favelli.
+E stammi bene ad udire, sai! Perchè già
+da te conosci come il nostro sangue sia infiammabile,
+e come entrambi siamo maledettamente
+corrivi allo sdegno ed alle mani.</p>
+
+<p>&mdash;Parla dunque, e toglimi presto il fastidio
+di vederti, mormora Gregorio, cadendo sul suo
+seggio spossato dall'assalto delle interne passioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ma di', sclama di un tratto Guiberto come
+colpito da un'idea, ti brulicherebbe forse ancora
+per la mente lo scherzo che ti feci a Cariati? Eh!
+<span class="pagenum"><a id="page59" name="page59"></a>(p. 59)</span> via, fratello, non istà bene ad un vecchio pensare
+a queste umane debolezze, e ad un pontefice
+covare sdegni sì lunghi. D'altronde tu mi
+provocasti così villanamente, e ne ho fatta di poi
+una penitenza che non saprei dirti. Lasciamo
+stare dunque i vecchi rancori, che nulla omai
+ci potrebbero giovare e nuocerci moltissimo, e
+pensiamo a perdonarci l'un l'altro. Io già
+mi strugge una rabbia di perdonare, che perdonerei ....</p>
+
+<p>&mdash;Non mai, non mai, non mai! grida Ildebrando
+interrompendolo e rizzandosi di nuovo
+in piedi, no, non mai!</p>
+
+<p>&mdash;Che uomo diabolico che sei, Ildebrando!&mdash;continua
+Guiberto sorridendo e mettendosi a sedere&mdash;gli
+è più facile cavare i denti ad un orso
+che te dal broncio. Eppure, se ci riconciliassimo, sarebbe
+lo spettacolo più commovente di cristianità;
+ed io muoio proprio della voglia di darlo codesto
+spettacolo e di udire a piangere le donne pie per la
+tenerezza, e le buone comari che griderebbero al
+miracolo. Via, piegati dunque fratello, pensa, corpo
+del diavolo, che hai sessantaquattro anni sonati, e
+sei prossimo ad andare innanzi a monsignore Iddio,
+che con voce terribile ti dimanderà, come a
+Caino: cosa hai tu fatto del tuo fratello? Perchè
+vedi, Ildebrando, se io sono stato un poco discolo,
+e forse lo sono ancora un tantino, se sono
+forviato, la è colpa tua, che, invece di darmi
+<span class="pagenum"><a id="page60" name="page60"></a>(p. 60)</span> bravi consigli, mi spingi alla perduta nelle follie.
+Andiamo dunque, abbracciamoci, e qui finisca
+ogni mal'animo. Vedi che io ho fatto il primo
+passo, ora come sempre!</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, ti dico, grida Gregorio, e sgombrami
+la via, scellerato, perchè alla tua vista,
+alla tua memoria, io sento l'anima farsi a brani,
+la ragione disquilibrarsi. Chi è dunque che ha
+permesso a questo rettile di avvicinarsi fino a
+me? Perchè Iddio della divorante sua pupilla non
+ha per anco incenerito quanto di più nefando,
+quanto di più scellerato abbia prodotto la terra?</p>
+
+<p>&mdash;Via, via Ildebrando, non facciamo zannate!
+Tu già conosci che io non rinculo avanti
+le aste, come vuoi dunque che mi spaventi di
+parole e di collere? Animo su, un abbraccio, ed
+a tutti i diavoli i picchi e le smancerie. Siamo
+fratelli alla fine. E poi io ti perdono; e poi io
+non ti domando neppur conto di mia moglie,
+di mia moglie che tu hai vituperata, di Alberada
+che io ho amato col più robusto delirio
+che possa agitare il cuore di un giovane. E tu
+me l'hai tolta, me l'hai rubata, mi hai oltraggiato
+negli affetti e nell'onore. Facciamo pace
+dunque. Le passioni domestiche cedano ai doveri
+politici. I rancori di uomo si seppelliscano
+sotto l'esigenze di papa e di arcivescovo. Prendi
+la mia mano.</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, ribaldo, la tua persona, il tuo contatto,
+<span class="pagenum"><a id="page61" name="page61"></a>(p. 61)</span> il tuo respiro stesso avvelena l'atmosfera
+che respiriamo e mi lorda.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! sclama Guiberto, cambiando accento e
+levandosi. Bisogna dunque mutar tuono, non è vero,
+pontefice? Bisogna che ogni voce di natura si
+soffochi, che non siamo mai più Ildebrando e
+Guiberto, ma l'arcivescovo di Ravenna e Gregorio,
+ma i nemici che si han giurata guerra mortale
+e che non si perdoneranno mai, neppure
+con la certezza dell'eterno castigo? Ebbene, tal
+mi avrai, se così vuoi, Ildebrando. Ma, per l'ultima
+volta, io te ne supplico, dimentichiamo ogni
+sdegno, torniamo fratelli.</p>
+
+<p>&mdash;Fratelli! grida Gregorio, fratelli, dici? ed
+Iddio, se io ti perdonassi, avrebbe Iddio coraggio
+di perdonarti egli ancora? Tu hai oltraggiata
+l'opera delle sue mani; tu hai vilipeso il suo
+vicario. E se vero è che vada ligato nei cieli
+ciò che io ligo sulla terra, e che io abbia qualche
+potere, me ne valgo onde perseguitarti
+quaggiù, per dannarti alle fiamme dell'inferno
+nell'altra vita.</p>
+
+<p>&mdash;Eh! sclama Guiberto accigliando, hai pensato
+a provvedermi con tanta carità per questo mondo
+e per quello; e di te, che sarà di te? Sappilo
+adunque. Io non mi imbratterò mai più le mani
+del tuo sangue, perchè il sangue dell'inerme
+mi pesa. Ma un'ora tranquilla di sonno tu non
+gusterai mai più, no, mai più! Già sono a testa
+<span class="pagenum"><a id="page62" name="page62"></a>(p. 62)</span> di esercito numeroso, e meglio che tanto ne leverò.
+Gl'Italiani ti odiavano prima, ora per la tua durezza
+con l'imperatore ti detestano. Tu non hai che le
+armi della parola e le poche truppe di Matilde.
+La tua parola sarà portata dal vento come quella
+dell'insensato; la gente di questa pettegola calpestata
+sotto le unghie dei nostri cavalli. Io ti darò
+la caccia quasi belva feroce. Io calcherò le tue peste;
+insozzerò il tuo abitacolo; turberò i tuoi sonni
+fuggenti, i tuoi desinari frugali. Non ti darò
+tregua neppure di supplicare Iddio che ti tolga
+da codesta carriera di spine. Inoltre mi farò
+creare papa ancor io; e tu sarai incolpato da Dio
+e dagli uomini dello scisma. Le città ti cacceranno
+dalle loro mura come perturbatore della
+pubblica pace, e nella tua coscienza non potrai
+restar tranquillo, perchè come un flagello, come
+Attila, sei venuto a gittare la guerra e la discordia
+nell'universo. Io insomma, io sarò la
+pietra angolare per rovesciare i giganteschi tuoi
+progetti, il demonio che ti vedrai innanzi nell'agonia
+per dirti: Ricórdati, Ildebrando, come
+seducesti la moglie di tuo fratello; ricórdati come
+tentasti sedurre Alberada, e fosti la cagione del
+suo ripudio, e l'autore della sua morte&mdash;se
+morta è pure e non si dispera in lento strazio
+nel fondo di una prigione: ricórdati, Ildebrando,
+che per te tuo fratello si macchiò di omicidio e
+si gittò nel corrotto: ricórdati quanti pontefici
+<span class="pagenum"><a id="page63" name="page63"></a>(p. 63)</span> prevaricasti coi tuoi consigli, quanti principi
+spingesti al delitto, quanta gente morì impenitente
+per le tue scomuniche, quanto fosti ambizioso
+e crudele, come turbasti le leggi dei popoli
+e la tranquillità. Ricórdati....</p>
+
+<p>&mdash;E ne hai ancora di codesta infame litania?</p>
+
+<p>&mdash;Oh! la è lunga, Ildebrando, e niuno meglio
+della tua coscienza può saperlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, giacchè te ne appelli alla mia
+coscienza, io ti rispondo, che le tue parole sono
+le parole di un perverso, i progetti tuoi quelli
+dell'empio. Mi hai messa innanzi lo sguardo
+una tela di delitti a commettere. Ma chi ti assicura
+che i tuoi giorni dureranno fino a
+domani, che tu tenterai la mano di Dio lungamente?</p>
+
+<p>&mdash;Cosa è, fratello? Ti diletteresti anche tu di
+veleni e di comprar la mano di traditori? Eh!
+piano per Dio, perchè, per le sante ossa di tutti
+i martiri, se minimamente di alcuna cosa mi
+avvedo, ti prometto di non darti tempo neppure
+di confessarti, e da cavaliere e da vescovo di
+Cristo ti terrò la parola.</p>
+
+<p>&mdash;I protervi li giunge Iddio; il giusto li disprezza.
+Ma insomma finiamola. Cosa sei venuto
+a cercare qui?</p>
+
+<p>&mdash;Il tuo bene, risponde Guiberto, la tua potenza
+e la tua tranquillità. E ciò non potrai ottenere,
+fintanto che sarai in guerra con l'imperatore
+e con me. Ti propongo dunque la pace,
+<span class="pagenum"><a id="page64" name="page64"></a>(p. 64)</span> e da fratello ti consiglio d'assolvere Enrico. Allora
+io mi contenterò di aver restituita Alberada
+e di essere arcivescovo; egli di andare a dimandar
+ragione ai suoi vassalli della fellonia; e tu
+tornerai a Roma a dispotizzare sicuro. Ma se ti
+ostini, prepárati allora a guerra terribile, perchè
+domani noi torneremo a Piacenza, e diman l'altro
+ci vedrai con formidabile esercito sotto le mura
+di Canossa per levarvi d'assalto od affamarvi. E
+vengano poi le truppe di Matilde che troveranno
+solletico al ricevimento.</p>
+
+<p>&mdash;Credi tu dunque di spaventarmi, quell'uomo?</p>
+
+<p>&mdash;Spaventarti no, perchè so di qual tempra
+d'inferno è il tuo cuore; ma vorrei persuaderti.
+Perchè, ti confesso il mio debole, per quanto
+mi faccia violenza, io non so dimenticare che
+siamo entrambi figli di Bonizone. Arrenditi dunque
+e perdona Enrico. Non tirarlo dai capelli
+nella disperazione; non tentare di piegar l'arco
+di soverchio, che può uscirti di mano e ferirti.
+Il tuo, è un fatale proponimento!</p>
+
+<p>&mdash;Se Enrico è veramente contrito sarà perdonato,
+perchè Iddio non vuole la morte del
+peccatore ma la salute.</p>
+
+<p>&mdash;Ma quando sarà perdonato, io domando?</p>
+
+<p>&mdash;E chi siete voi per metter legge al vicario
+di Cristo, per tentare di scandagliarne il pensiero?
+I suoi disegni sono arcani come quelli di
+Dio, nè men tremendi.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page65" name="page65"></a>(p. 65)</span> &mdash;Ma l'anno della scomunica è prossimo a
+scorrere, ed egli perderà la corona.</p>
+
+<p>&mdash;Il sacerdote ha la benda e non guarda nè
+l'uomo, nè la condizione di chi si presenta ad
+implorare perdono di sue peccata. Enrico è re?
+ma che sono i re avanti a Dio ed avanti a me
+che ne sostengo le veci? Fango sul quale il
+soffio della mia voce passa ed essi non sono
+più.</p>
+
+<p>&mdash;Ma sai, Ildebrando, che tu sei un terribile
+uomo? sclama Guiberto, il quale le braccia
+incrociate sul petto era restato ad udirlo, a
+rimirarlo radiante di luce inspirata. Tu hai prese
+sul serio tutte codeste storie, e finirai per dio
+per farle tôrre sul serio anche altrui. Peccato
+che abbi al tuo comando solamente alcuni preti,
+alcune parole latine e qualche pettegola. Ah! se
+tu avessi un esercito. . . .</p>
+
+<p>&mdash;Il mio Dio è il Dio degli eserciti, e dove
+esso pieghi il ciglio i popoli e l'universo sfumano
+come i sogni del demente. Ed io sono voce
+di questo Dio e questa voce vale più di un
+esercito, più di una corona.</p>
+
+<p>&mdash;E vuoi perciò abusarne?</p>
+
+<p>&mdash;Tu menti! Enrico sarà perdonato, ma
+quando io sarò convinto del suo pentimento, e
+che non covi malvagi progetti; quando l'ora sua
+sarà giunta.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io?</p>
+
+<p>&mdash;Giammai! L'ora della tua grazia è passata. E
+<span class="pagenum"><a id="page66" name="page66"></a>(p. 66)</span> se vero egli è che tu hai onore e coscienza, e
+che codesta coscienza possa l'uomo tribolare
+da togliergli il sonno, la fame, e fino il desiderio
+di vivere, sappi, sappi, uomo perverso,
+che per te solo io ho perseguitato e perseguiterò
+Roberto Guiscardo; per te solo perseguito
+Enrico; per te perseguiterei S. Pietro, se vedessi
+che ti potesse proteggere; perseguiterei
+la Vergine; perseguiterei Cristo; perseguiterei
+Dio. Tu e codesto vigliacco di re menaste vampo
+e mi scherniste, quando ad arcivescovo di Ravenna
+ti elevasti; per darmi rovello me lo
+gittasti sul volto con una lettera infame; per
+isfidarmi a guerra mortale, quasi già fomite
+d'ira fra noi non fosse stato, dentro Roma, a
+casa mia venisti ad insultarmi. Ebbene, io sottrarrò
+agl'imperatori ed ai laici la facoltà d'investire
+feudi ecclesiastici; a voi toglierò le mogli,
+Italia strapperò all'Alemagna; i despoti
+calcherò coi miei piedi; e primo tu&mdash;primi
+Enrico, Guiscardo e tu sarete le vittime.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, ci siamo intesi, sclama Guiberto
+dopo averlo udito attentamente, addio
+dunque, e ricadano sul tuo capo le miserie che
+stanno per contristare l'Europa. Noi non ci vedremo
+mai più da fratelli; il tuo contatto ha
+disseccato il mio cuore: ma guai!</p>
+
+<p>&mdash;Addio, rispose Gregorio, ed uscì, la testa
+alta, il passo fermo, calmo, solenne, il guardo
+rivolto al cielo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page67" name="page67"></a>(p. 67)</span> Guiberto lo lasciò partire, lo perdè di vista,
+poi piegò il capo ed uscì anch'egli mormorando
+fra sè:</p>
+
+<p>&mdash;È un santo, un furbo o un forsennato
+costui?</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page69" name="page69"></a>(p. 69)</span> IV.</h3>
+
+<div class="entete">
+<div class="quoteret">
+<p><span class="smcap min3em">Ric.</span>&mdash;Stanley, quali novelle?</p>
+
+<p><span class="smcap min35em">Stan.</span>&mdash;Niuna buona, milord, perchè voi possiate ascoltarla
+con piacere: niuna tanto cattiva da dovervi esser
+taciuta.</p>
+
+<p><span class="smcap min3em">Ric.</span>&mdash;Codesto è un indovinello! Nè buone nè cattive!
+A che tante frasi prima di venire allo scopo? Una
+volta ancora, quali notizie?</p>
+</div>
+
+<p class="authorsc">Shakespeare.</p>
+</div>
+
+<p>Guiberto non disse nulla al re dell'abboccamento
+che aveva tenuto con Gregorio: solamente
+mandò corriere a Piacenza pe' capitan
+delle truppe di tenersi presti a recarsi a Canossa
+dietro il comando dell'imperatore, e spedì araldi
+ai suoi feudi per far novella tolta di militi. Al
+levarsi di Enrico la mattina, gli parlò delle
+disposizioni prese la notte, e come egli portasse
+avviso di non muoversi più dal romitaggio,
+mandar l'araldo d'armi a chiamar le
+truppe in su quel di Canossa, ed attenderle,
+mentre un altro distaccamento di Lombardi e di
+suoi vassalli, sotto la condotta del vescovo di Vercelli,
+avrebbe bloccato Mantova, dove svernava
+<span class="pagenum"><a id="page70" name="page70"></a>(p. 70)</span> l'esercito in piede di Matilde. Enrico approvò le
+provvidenze, però e' dichiarò volere attendere un
+paio di giorni ancora onde piegare il tenace volere
+di Gregorio. Imperciocchè, dopo aver subíto
+umiliazione così bassa, ei sarebbe stata scioperatezza
+non cavarne construtto, per poi compierne
+vendetta tremenda.</p>
+
+<p>&mdash;L'opera è compiuta a metà, egli diceva,
+niuno mi toglierà l'onta che quest'uomo mi ha
+fatta, quando io fiducioso mi venni a gittar nelle
+sue braccia come in quelle di mio padre, e sperai
+nella sua misericordia, più inesorabile di quella
+di Dio. Egli si è mostrato crudele e vigliacco;
+perchè non bisogna insevire contro il nemico
+il quale dimanda mercè. Ora, se non giungo
+ad ottenere che mi si tolga la scomunica, cosa
+avrò guadagnato? L'onore no, perchè vi ha un
+mezzo solo di ristorarmelo, e questo è quello
+delle armi, rovesciando lui ed i principi miei
+vassalli che hanno stretta lega codarda. L'amor
+dei miei popoli neppure, perchè so come i Tedeschi
+tengano all'osservanza delle costituzioni
+dell'Impero. Avrò forse guadagnato gli Italiani,
+ma questi sono mutabili e superstiziosi. Mi difendono
+oggi; domani, vedendo che trattasi di
+rovesciare il pontefice, potranno compungersi,
+tornar divoti, ed abbandonarmi. E poi credete
+voi, monsignore, che Gregorio non si appellerà
+ai Tedeschi e li chiamerà in Italia per aiutarlo?
+Ad ogni modo, bisogna tentare di aggiustarmi
+<span class="pagenum"><a id="page71" name="page71"></a>(p. 71)</span> con lui, se ciò si potrà. In ultimo, ci
+appiglieremo al partito delle armi; e sarà quel
+che sarà, perchè allora consiglia la disperazione.</p>
+
+<p>&mdash;Ma almeno, sire, fingiamo di voler decidere
+la sorte con le battaglie. Perchè la contessa,
+che teme per la vita del suo papa, non
+teme meno per i suoi Stati, nei quali non desidera
+certamente che si accenda la guerra. Ella
+pregherà vostra sublimità per usar moderazione
+ancora e pazienza, e voi fingerete cedere alle sue
+preghiere: pregherà il pontefice a non ostinarsi;
+e Gregorio, che non ha mica gusto di sconfortare
+questa santa creatura e di alienarsela,
+l'ascolterà. Perchè Gregorio, meglio di tutti, comprende
+di quanto periglio possa essere una
+guerra in Italia, giusto attorno alla sua persona.
+Così, sire, si serberà almeno la dignità di uomo
+e la fierezza del guerriero.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene! Mettete dunque voce che si è ordinata
+la mossa del campo di Piacenza, e che
+domani il vescovo di Vercelli ed il principe Baccelardo
+cavalcheranno sopra Parma, voi sopra
+Mantova, e noi al blocco del castello.</p>
+
+<p>Sparsa la voce di questo piano fra il popolo
+numeroso, accorso a vedere la pace tra il pontefice
+e l'imperatore, proruppe ognuno in grido
+di giubilo; imperocchè tutti strabiliavano della
+pertinacia di Gregorio. Matilde, che si era recata
+all'albergo dell'imperatore per visitarlo e calmarne
+<span class="pagenum"><a id="page72" name="page72"></a>(p. 72)</span> l'irritazione, udì ancora ella quei fremiti,
+e ne rimase colpita. Non per paura, perchè educata
+fra le armi, ma perchè vedeva pericolare
+la salute di due uomini a lei carissimi, l'imperatore
+ed il pontefice. Ella si sentiva alle strette
+di osteggiare il suo parente e signore, o
+il papa e quindi Iddio. Cominciò perciò a supplicare
+caldamente Enrico che facesse novello tentativo
+per piegare l'irritato prete, e confidasse
+nelle intercessioni sue. Perocchè ella conosceva di
+fermo Gregorio non aver animo malvagio ed ostile
+contro di lui, ma agire per severo zelo di sacerdote.
+Lo persuadeva pure a non perdere il frutto
+delle umiliazioni già fatte, sendo che sapeva
+di sicuro Gregorio inclinare già a perdonarlo;
+e che ella gli prometteva, dove ciò non fosse
+avvenuto fra un paio di giorni, di restar neutrale
+nella contesa. Che perciò non disperasse,
+e mandasse nuovi negoziatori per intercedere
+pace, ed aggiustare le pretensioni ed i
+patti. Alle preghiere di Matilde si aggiunsero
+quelle caldissime della contessa Adelaide e dell'abate
+di Cluny. Per modo che Guiberto, fingendo
+anch'egli di calmare il corrucciato re, gli
+cadde ai piedi e lo scongiurò di arrendersi e di
+non gittare Italia nella guerra civile, prima che
+nella sua coscienza non fosse convinto di avere
+operato per evitarla quanto uomo poteva operare.
+Allora Enrico si lasciò vincere. E promise
+che, in sul mezzodì, e' si sarebbe recato, come i
+<span class="pagenum"><a id="page73" name="page73"></a>(p. 73)</span> giorni precedenti, al castello per ottenere l'assoluzione.</p>
+
+<p>Infatti vi andò. L'abate di Cluny, d'ordine
+dell'impenetrabile Gregorio, compì la sua cerimonia
+come avanti; ed il re scalzo, scoverto,
+e medesimamente, travagliato dalla neve e dal
+vento si presentò nel secondo ricinto delle
+mura. Aspettò fino al vespero, aspettò fino a
+compieta. Ma neppur questa volta il pontefice
+lo chiamò. Allora, agghiadato dal freddo, i piedi
+fatti lividi ed il viso piombino, con una violenza
+disperata nell'animo, si decise seriamente
+a partire di Canossa. Egli appariva chiaro oramai
+che Gregorio non aveva altra mente che
+insultarlo, conculcare nel fango la regia dignità,
+assaporare a centellino la voluttà della vendetta
+e dell'alterigia. Si tolse perciò di quel
+sito infame, e venne alla sua corte per ritornare
+al romitaggio, risoluto di non più avvicinarsi
+a Canossa che alla testa di un esercito
+onde dimandar conto dei vecchi e dei nuovi vituperi.</p>
+
+<p>A piedi dell'erta però, una specie d'orso ed
+una giovane si aprirono il passo tra la folla stivata
+della gente, che pendeva da quell'avvenimento,
+ed all'imperatore si presentarono.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, disse l'uomo, cui Baccelardo conobbe
+subito per Laidulfo, qual compenso mi darete
+voi se per domani mastro Ildebrando farà aprirvi
+quelle maledette porte della fortezza?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page74" name="page74"></a>(p. 74)</span> Enrico gitta lo sguardo su costui, poi volgendo
+le spalle con dispetto ordina, allontanandosi:</p>
+
+<p>&mdash;Frustatemi quel cialtrone.</p>
+
+<p>Baccelardo si approssima a Laidulfo, e tiratoselo
+da parte lo rimprovera:</p>
+
+<p>&mdash;Compare, v'ha dunque bisogno di pattuire
+con un re? Tu gli renderai grande servigio; devi
+perciò sperare grosso compenso.</p>
+
+<p>Laidulfo si gratta l'orecchio sinistro e risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Perciò appunto che egli è re voglio patteggiare.
+Io conosco come costoro mantengono
+la parola! Per tutto ringraziamento, ti fanno nascondere
+quattro o cinque pollici di stiletto nel
+cuore, o qualche graziosa dose di veleno nello
+stomaco in un gotto di Sicilia o in un pasticcio
+di cavriuolo, e buon dì a chi rimane. Mai
+no: patti innanzi e ricompensa sicura.</p>
+
+<p>&mdash;Pezzo di birbo! ed avresti cuore di andare
+a mercanteggiare con un sovrano ridotto a
+quello stremo?</p>
+
+<p>&mdash;Cuore! e chi ti ha detto che ne abbia cuore
+io? Però questo è il mio stile.</p>
+
+<p>&mdash;E che faresti tu insomma?</p>
+
+<p>&mdash;Quel che vorranno. induco mastro Ildebrando
+ad accogliere questo minchione di re,
+che ha tanta frega di benedizioni, o l'uccido e
+ne lo libero intieramente. Ma io posseggo un
+mezzo a cui il prete non resisterà.</p>
+
+<p>&mdash;In ogni conto lo fredderai se lo trovi ostinato,
+non è vero?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page75" name="page75"></a>(p. 75)</span> &mdash;Credi che m'imbratterei l'anima per questo?
+mi regolerò giusta i patti che stabiliremo.</p>
+
+<p>&mdash;Ucciderlo no, risponde Guaidalmira, io nol
+permetterò giammai.</p>
+
+<p>&mdash;Zitto tu, berghinella. Chi ti ha imparato a
+rispondere dove parlo io? La è questa la veneranza
+che si deve ai consigli dei più provetti?</p>
+
+<p>&mdash;E dimmi un po', Laidulfo, continua Baccelardo
+pensieroso, la testa in giù, riflettendo alla
+proposta di colui, dimmi un po' che pretenderesti
+tu per codesto pietoso uffizio.</p>
+
+<p>&mdash;Spieghiamoci chiari. Che cosa si vuole? Che
+il re venga ricevuto? Ebbene ei mi darà una contea
+con tutte le terre ed i diritti pertinenti&mdash;bene
+inteso però che la voglio nei paesi d'Italia.</p>
+
+<p>&mdash;Per Dio, compare, tu fili grosso. E che
+pretenderesti se dovessi ucciderlo?</p>
+
+<p>&mdash;Che? Vedi un poco cosa si dà nel suo
+paese per <i>Wehrgeld</i><a id="footnotetag1" name="footnotetag1"></a><a href="#footnote1" title="Go to footnote 1"><span class="smaller">[1]</span></a>. Venti soldi per uno
+schiavo: 30 per un porcaiuolo: 36 per uno
+schiavo divenuto colono tributario: 40 pel maniscalco
+che cura 12 cavalli, pel cuciniere che
+ha un aiutante, pel pastore che guarda 80
+montoni, per l'orefice, pel ferraio: 45 per
+<span class="pagenum"><a id="page76" name="page76"></a>(p. 76)</span> un servo della chiesa e del re: 80 per uno
+schiavo affrancato in presenza della chiesa o
+con una carta formale: 100 per l'uomo di condizione
+media, pel romano che ha beni proprii
+o viaggia, per l'uomo del re e della chiesa:
+160 per l'uomo libero: 200 pel chierico nato
+libero, per l'uomo affrancato a danaro: 300 pel
+romano conviva del re: 400 pel suddiacono;
+600 pel diacono: 600 pel prete nato libero, pel
+conte, pel sagibero<a id="footnotetag2" name="footnotetag2"></a><a href="#footnote2" title="Go to footnote 2"><span class="smaller">[2]</span></a>: 640 pel parente di un
+duca: 900 pel vescovo: 960 pel duca: 1800
+pel barbaro libero, compagno del re, attaccato
+ed ucciso nella sua propria casa da una banda
+armata&mdash;Ora ti lascio considerare cosa valga
+la vita di un pontefice! Mi contento che mi dia
+un vescovado.</p>
+
+<p>&mdash;Uhm! compare, tu non hai mica voglia di
+guadagnarti la vita con l'aiuto di Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Ti par troppo?</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì per Dio! Non pertanto, mettiti all'opera,
+compila, e forse il re sarà ancora più
+generoso che tu non desideri.</p>
+
+<p>&mdash;E chi mel guarantisce?</p>
+
+<p>&mdash;Io.</p>
+
+<p>&mdash;Tu? Uhm! ragazzo mio, con questo suono
+non mi muovo nemmeno quanto son lungo.</p>
+
+<p>&mdash;Tu sei un ebreo, Laidulfo! E non ti pare
+che la stessa natura del servigio e l'urgenza del
+<span class="pagenum"><a id="page77" name="page77"></a>(p. 77)</span> caso fossero garanti ancora più possenti di una
+parola?</p>
+
+<p>&mdash;Sicuro. Ma per togliersi poi da scrupoli,
+e' potrebbe anche regalarmi una bella collana
+di corda e farmi appendere speditamente ad un
+albero. Che te ne pare? Tu non conosci, ragazzo
+mio, di che pasta si facciano i re, e come essi intendano
+la faccenda della coscienza, dei dritti e
+dell'onore! Questi sono legami del volgo e degl'imbecilli.
+Ma non l'accoccano a me, no; te
+lo giuro pel santo asino di Balaam!</p>
+
+<p>&mdash;Tu calunnii l'imperatore, Laidulfo. Egli non
+si è mostrato mai taccagno con chi gli ha praticati
+degli uffici.</p>
+
+<p>&mdash;E se adesso volesse fare eccezione?</p>
+
+<p>&mdash;Impossibile. Egli tiene all'opera che tu imprendi
+più che alla vita.</p>
+
+<p>&mdash;Ne sei certo?</p>
+
+<p>&mdash;Come dell'anima. D'altronde, vedi che non
+v'ha mezzo per avvicinarti a lui e patteggiare.
+Val meglio perciò tentare la cosa che starne così;
+perchè una mercede, e generosa, l'avrai sicuro&mdash;e
+ti farò risparmiare altresì la frusta che ha
+comandato di largheggiarti.</p>
+
+<p>&mdash;Ecco le munificenze regali! Ecco di che i
+re non sono mai avari! Una pena per tutti i
+falli; la fame e l'obblio per tutte le virtù.</p>
+
+<p>&mdash;Diavolo! tu fai della morale, sclama Baccelardo
+ridendo.</p>
+
+<p>&mdash;Dio me ne scampi! riprende Laidulfo, io
+<span class="pagenum"><a id="page78" name="page78"></a>(p. 78)</span> non sono ancora si disperato. Orsù dimmi un po',
+come si fa a penetrare nella fortezza?</p>
+
+<p>&mdash;Niente di più facile. Ti condurrà l'arcivescovo
+di Ravenna. Bada però di non farlo troppo
+domesticare con codesta giovane. E sarai ammesso
+come parlamentario in piena sicurezza. Ne abbiamo
+parola della contessa.</p>
+
+<p>&mdash;Vediamo dunque cosa saprà fare codesto
+arcivescovo, e lasciate a me cura del resto.</p>
+
+<p>Sul cader della sera, infatti, Laidulfo e Guaidalmira
+venivano introdotti nel gabinetto di Gregorio
+dalla stessa contessa Matilde, la quale non si
+lasciò a ciò indurre senza prima aver tastato un
+po' il messo, ed attinto un barlume dei mezzi che
+si volevano adoperare. Laidulfo veramente non
+le disse tutta la verità. Però seppe dare alle sue
+parole una forma di credenza, e d'altronde Guaidalmira
+guarentì della sua vita che non sarebbe
+al papa venuto male di sorte. Gregorio, occupato
+vicino al camino a scrivere lettere ai principi
+di Germania, non avvertì della coppia entrata
+nella sua stanza; nè questa fece pressa per aprire
+l'abboccamento. Ma come Ildebrando ebbe finita
+di scrivere lunga pagina, e prendeva fiato per
+voltar l'altra, alza lo sguardo e scorge Laidulfo
+che, le mani congiunte dietro i reni, aspettava.
+Allora questi si fece più avanti fin presso il tavolo
+e disse:</p>
+
+<p>&mdash;Ser papa, mi conosci?</p>
+
+<p>&mdash;Chi sei tu?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page79" name="page79"></a>(p. 79)</span> &mdash;Uhm! un bravo ed onesto mercante, pontefice.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, soggiunge Guaidalmira traendosi
+innanzi, è mio padrino.</p>
+
+<p>&mdash;Quella giovane, ti bisognerebbe dunque alcuna
+cosa?</p>
+
+<p>&mdash;A me no, santo padre; ma piacciavi di
+ascoltare le suppliche di mio padrino.</p>
+
+<p>&mdash;Vale a dire, suppliche no. Io vengo invece
+a proporti un bel contratto, pontefice, se da te
+si può cavar qualche cosa.</p>
+
+<p>&mdash;Parmi che la tua laida figura non mi torni
+affatto nuova.</p>
+
+<p>&mdash;Sicuramente. La vigilia di Natale del 76
+venni ad offrirti un altro bello affare, che commettesti
+la balordaggine di non accettare. Se ti
+ricordi, quel tale vescovado di Oria! Pare proprio
+che io sia destinato ad esser vescovo, perchè
+ci ho un'inclinazione tale, ma tale da sembrare
+una malattia ed ostinata mi frulla nel pensiero
+ovunque mi volga. L'è una fissazione, bisogna
+convenirci.</p>
+
+<p>&mdash;Ma dimmi un po', quella giovane, costui è
+matto?</p>
+
+<p>&mdash;No, signor pontefice, risponde impudentemente
+Laidulfo stesso, piuttosto tristo, come
+dicono gli sciocchi. Ma che vuoi! L'uomo non può
+esser diverso da ciò che lo ha fatto Iddio. Or
+dunque, per venire a bomba, nel 76 proposi di
+venderti un segreto, e quel segreto era niente
+<span class="pagenum"><a id="page80" name="page80"></a>(p. 80)</span> meno, che la notte ti avrebbero assassinato come
+avvenne....</p>
+
+<p>&mdash;Ah! scellerato, ora ricordo meglio la tua
+persona. Ancora tu eri degli assassini.</p>
+
+<p>&mdash;Appunto, mi avevano pagato perciò, e feci il
+mio dovere. Ma non andare in bestia, pontefice,
+perchè tu perdonasti a tutti, e buon pro
+adesso.</p>
+
+<p>&mdash;Ed è forse per qualche attentato simile che
+ora qui ti han mandato?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! eh! quel galantuomo! non calunniamo
+la gente dabbene. Io sono qui per venderti un
+segreto, anche più rilevante.</p>
+
+<p>&mdash;Ma tu sei dunque il demonio che conosci
+quanti segreti mi riguardano?</p>
+
+<p>&mdash;Presso a poco, pontefice; e se non son demonio,
+gran cosa non può mancarmi&mdash;solo che
+mi facessi vescovo....</p>
+
+<p>&mdash;Esci furfante, se vuoi che non ti faccia
+frustare, grida Gregorio divampando di
+sdegno.</p>
+
+<p>&mdash;Frustare, frustare! mormora fra i denti
+Laidulfo, prendi un granchio, pontefice: io sono
+nobile. Ma lasciamo stare queste bazzecole e
+parliamo sul serio. Con un primo esempio hai
+veduto, come io sia veritiero ed onesto. Ora ho
+un altro segreto da vendere. Perchè, vedi bene,
+entrambi noi siamo mercanti e spacciamo parole:
+con la differenza che tu, come chierico, pontefice,
+le spacci latine; io volgari, come laico. Or dunque,
+<span class="pagenum"><a id="page81" name="page81"></a>(p. 81)</span> di', vuoi mercanteggiar meco da bravo cristiano?</p>
+
+<p>&mdash;E che riguarda cotesto segreto?</p>
+
+<p>&mdash;Da capo! è un segreto come il miracolo di
+S. Donegilda, cui la sera tagliano i capelli e
+la mattina le pie monache li fanno trovar cresciuti.
+Dimmi solo se vuoi comprarlo a patti
+equi, perchè altrimenti saprò a chi venderlo e....
+E tu non ci avrai gran gusto, pontefice. Ti pentirai
+anzi di non aver dato metà dei tuoi feudi
+a chi tel proponeva.</p>
+
+<p>&mdash;Tanta importanza ha dunque codesta bisogna?</p>
+
+<p>&mdash;Tanta! rinunzio al prezzo, per dio, se,
+dopo che l'avrai udito, non dirai: corpo dei santi!
+Laidulfo, tu sei un buon diavolo, <i>et quia super
+pauca fuisti fidelis</i>, cardinale di santa Chiesa <i>te
+constituam</i>.</p>
+
+<p>&mdash;E chi mi assicura che tu non menta?</p>
+
+<p>&mdash;Chi? Un tal falegname di Soano chiamato
+Bonizone. Per sodo devi conoscerlo, Ildebrando.</p>
+
+<p>&mdash;Lui! E cosa entra Bonizone coi tuoi segreti?</p>
+
+<p>&mdash;Ci entra benissimo come vedrai. Ma non
+andiamo anguillando per pigliar terreno. Un santo
+padre dovrebbe esser uomo di poche e sagge
+parole, e tu sei ciarliero anzi che no. Di' dunque,
+vuoi sapere il segreto?</p>
+
+<p>&mdash;Favella.</p>
+
+<p>&mdash;Ascolta prima i miei patti. Domani, allo
+spuntare dell'alba, manderai la contessa Matilde,
+<span class="pagenum"><a id="page82" name="page82"></a>(p. 82)</span> la contessa Adelaide, l'abate di Cluny ed il marchese
+Azzo d'Este all'imperatore Enrico....</p>
+
+<p>&mdash;Che dici?</p>
+
+<p>&mdash;Ma, per Abramo, ascolta. Manderai questa
+nobile commissione al re, e questa, in nome tuo,
+gli prometterà che lo riceverai incontanente,
+senza più pettegoleggiare e fare il fiero. E tu,
+come il re verrà, lo ascolterai, lo assolverai e
+mangerai con lui come fratello. Ecco ciò che io
+richiedo da te. Vuoi starci?</p>
+
+<p>&mdash;No.</p>
+
+<p>&mdash;Bisogna dunque dire che farnetichi. Allora
+io ti propongo un altro partito. Se, come
+avrai saputo il mio segreto, stimerai esagerato
+il compenso che ti richiedo, io consento a non ottenerlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ma che cosa è dunque che devi dirmi? favella
+in nome di Dio. Domani riceverò il re.</p>
+
+<p>&mdash;Parola di sommo pontefice?</p>
+
+<p>&mdash;Parola.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, sclama allora Laidulfo cavandosi
+di sotto il mantello uno scrignetto, conosci tu
+le armi di questo mobile?</p>
+
+<p>&mdash;Mio Dio! e come in mano tua quello
+scrigno?</p>
+
+<p>&mdash;Ecco qui. Io peregrinava Italia come zingano,
+vendendo specifici e talismani per le malattie
+degli uomini e delle bestie, e reliquie pei
+divoti, allorchè una sera capitai a Soano. Impaniato
+tra quei viuzzi a notte alta, era deciso passarla
+<span class="pagenum"><a id="page83" name="page83"></a>(p. 83)</span> al sereno, coricato sul suolo, allorchè, nella
+magione vicina, mi sembrò udire gente che ancora
+vegliava. Cercai la porta, e venne ad aprirmi
+un servo. Gli dissi che avesse pregato il padrone
+di ricovrarmi fino al mattino, e di qualche vitto,
+perchè arrovellava della fame. Il servo portò la
+dimanda, e ritornò rispondendo che poteva entrare.</p>
+
+<p>&mdash;Abbrevia, l'interrompe Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Io non ho fretta, ripete Laidulfo, mettendosi
+a sedere, e continua.</p>
+
+<p>&mdash;Io mi trovai presso di un falegname venuto
+in fortuna. Mi accolsero caritatevolmente. Alcuno
+non mi domandò nè nome, nè condizione; mi
+fu dato lautamente da cenare, e poi un buon
+letto, sicchè io dormii come un canonico fino a
+giorno alto del domani. Appena alzato, mi recai
+per render grazie al mio ospite, palesargli il mio
+nome ed il mio stato, e presentarlo di un amuleto
+pel mal di pietra, da cui il povero vecchio
+andava travagliato.</p>
+
+<p>&mdash;È vero, sclama Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Se è vero! ripiglia Laidulfo, io parlo evangelio.</p>
+
+<p>&mdash;Avanti e presto.</p>
+
+<p>&mdash;Va bene. Il falegname stava in sul punto di
+morire. Io vestivo in quel tempo schiavina di romeo,
+perchè, essendo stato attossicato da una zingara
+ed essendomene tirato con un controveleno, avevo
+fatto fra gli spasimi un cotal voto alla Madonna di
+<span class="pagenum"><a id="page84" name="page84"></a>(p. 84)</span> Loreto e là mi recavo per soddisfarlo. Piacqui al
+vecchio. Ei mi credette un santo, o su quel torno.
+Ora, costui si aveva in casa una bimba trista e
+piagnucolosa da fare strabiliare un demonio. Morendo,
+quella monnelluccia restava Dio sa a chi.
+Il vecchio voleva mandarla a Roma a qualcuno
+che ne avesse dovuto pigliar cura. Eran giorni
+di guerra. Correvano il paese Tedeschi, e saccomanni, e
+lance del papa ed ogni ben di Dio di
+malandrini. Alcuno dei terrazzani di Soano non
+voleva torsi la missione di condurre la bimba a
+Roma, per prezzo che offrisse il vecchio moribondo.
+Io gli sembrai l'uomo mandato da Dio.
+Il mio vestito, il mio portamento umile, contrito,
+divoto, lo sedussero. Mi domandò se volessi accettare
+la commissione. A vero dire, io allora
+abborrivo le creature peggio che non abborrissi
+il duca di Puglia, Roberto Guiscardo. Però, per
+farmi dispetto, per fare arrabbiare la mia bestiale
+natura, accettai. Si trattò del prezzo che mi si
+offriva per il viaggio e le spese della bimba e
+di me. Mastro Bonizone era taccagno anzi che
+no; ma le ore sue sembravano contate, io non
+tenevo punto all'affare, alcuno non si presentava
+per rendergli servigio a miglior patto; bisognò
+dunque calare all'accordo. Restava un
+dubbio.</p>
+
+<p>&mdash;Uno solo? dimandò Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Almeno il più grave.</p>
+
+<p>&mdash;E quale? conchiudi dunque.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page85" name="page85"></a>(p. 85)</span> &mdash;Ecco qui. Io dovevo condurre quella scimiuzza
+stridula a Roma e consegnarla a qualcuno.
+Ora costui l'avrebbe egli tolta senza una
+pistola di chi la mandava e senza un breve di
+ricordanza sull'identità della puttina?</p>
+
+<p>&mdash;Ah! ed allora? sclama Gregorio turbandosi
+visibilmente.</p>
+
+<p>&mdash;Allora fu mandato a chiamare un tabellione,
+un tal mastro Anasprando.</p>
+
+<p>&mdash;Viveva dunque ancora? sclama Gregorio
+quasi suo malgrado.</p>
+
+<p>&mdash;Se viveva! Era fresco come l'abate di Nonantola
+che si conforta con trenta beghine, di
+cui la più vecchia ha venti anni. Mastro Anasprando
+dunque fece una lettera ed un bel <i>breve
+di ricordanza</i>, a scrittura grossa come i rosoni
+della chiesa di Sant'Ambrogio di Milano; mastro
+Bonizone vi mise sotto una croce; quattro altri testimoni
+vi cincischiarono degli scorbi come campanili;
+dentro questo forzierino chiusero questo
+libro di ore che qui vedi, e mel consegnarono,
+dicendomi che dovessi darlo a colui cui conducevo
+la fanciulla, sendo una memoria di sua madre.
+Ora il libro di ore ed il forzierino è questo
+qui, con le armi del conte di Reggio, perchè
+il libro apparteneva alla sua figliuola Bertradina...</p>
+
+<p>&mdash;E la ragazza? dimanda Ildebrando ansioso.</p>
+
+<p>&mdash;La ragazza... Veramente fui tentato all'indomani
+di venderla a qualche zingano o a qualche
+<span class="pagenum"><a id="page86" name="page86"></a>(p. 86)</span> ciurmadore. Ma poi pensai che avevo tolto
+un bel prezzo della commissione e dovevo compierla
+da galantuomo. Soddisfatto quindi il mio
+voto di Loreto, mi recai a Roma. L'uomo a cui la
+bimba, la lettera, il forzerino erano inviati non
+vi era più.</p>
+
+<p>&mdash;Davvero?</p>
+
+<p>&mdash;Sissignore. Egli era partito proprio per
+quella stessa Soano, donde io era mosso, e per
+vedere proprio morire quel vecchio che io avevo
+veduto moribondo, e forse per aver proprio quella
+scimiuzza di bimba che io gli recavo a Roma.
+Il vecchio che lo attendeva e che forse disperava
+vederlo venire, che sentiva sfuggirsi l'anima,
+che conosceva l'indole dell'uomo a cui aveva a
+fare, si era affrettato nelle risoluzioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ma allora cosa facesti tu del mandato?</p>
+
+<p>&mdash;È giusto quello che io m'accingo a dirti e
+per cui mi vedi qui. Quella fanciulla, nella mia vita
+dissipata e randagia mi tornò da prima di grave
+fastidio, e più di una fiata mi frullarono pel capo
+disegni tristi. Però, pensando poscia che io ero
+solo come la notte, mi feci violenza e la tenni.
+Tanto più che la poverina riesciva ogni dì più
+vispa e non piangeva più, avvegnachè passasse
+sovente interi giorni digiuna. Poi si fe' grande,
+uscì di fanciulla, ed io le aveva messo un amore
+pazzo. Bestione! La amavo quasi mi fosse figliuola;
+e la guardai perchè non capitombolasse, essendo
+fatta belloccia, ed i fottivento la rimorchiavano.
+<span class="pagenum"><a id="page87" name="page87"></a>(p. 87)</span> D'altronde ella si guadagnava bene la
+vita, avendole una zingana insegnati certi segreti
+per pescare nell'avvenire. Ed eccola qui
+questa galuppa, che sì è fatta rossa come una
+ciligia di Genova.</p>
+
+<p>&mdash;Ella! sclama Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Appunto. Che ne dici, Ildebrando? non è
+un tocco da far gola ad un monsignore?</p>
+
+<p>&mdash;Ed io sono figlia di una contessa? mormora
+Guaidalmira come parlasse a sè stessa.</p>
+
+<p>&mdash;Sissignore, della contessa di Reggio, monella,
+soggiunge Laidulfo stringendole il capo sul seno
+e baciandola sulla fronte.</p>
+
+<p>&mdash;Ma la lettera, ma lo scritto del tabellione,
+dimanda Gregorio impaziente ed ansioso, divaricando
+gli occhi; lo scritto non l'hai tu conservato
+altresì?</p>
+
+<p>&mdash;Se l'ho conservato? Magari! Gli è il mio
+tesoro. Ed ecco il segreto che ti riguarda, pontefice,
+e che io avrei venduto ai tuoi nemici, ad
+un concilio, a Satana, i quali ne avrebbero menata
+galloria come di una battaglia guadagnata.
+Leggi, leggi un poco se ti piace.</p>
+
+<p>Gregorio toglie la pergamena di mano tremante,
+e legge:</p>
+
+<p>»In nomine di Dio, dalla beata Vergine e di
+S. Inegilda amen.</p>
+
+<p>»Hogi che sono li 27 di Martio die di Giovedì
+santo dell'anno dell'incharnatione del nostro
+signore Gesù Cristo 1057 anno secundo
+<span class="pagenum"><a id="page88" name="page88"></a>(p. 88)</span> del regno di Enrico IV <i>dominus noster et primus
+ponteficis Stephanis</i> IX, Inditione VII&mdash;<i>actum
+Soani civitate</i> nella casa di mastro Bonitione
+di cumditione falegniame <i>in cubiculum</i>
+dela chamminata il quale Bonitione in nostra
+<i>præsentia</i> et <i>testimonibus</i> Marcho congnomento
+Digitomutio Gelasio Canaiuolo Pietro <i>servus marchionis
+Etrurie</i> affrancato <i>cum danario</i>, et Zaccheria
+subdiacono tutti non habili di scrittura
+e perciò crocie segniati che noy tabellio
+<i>communis Soani</i> certioriamo come <i>facta e propris
+personibus qui fuerunt</i> testimoni della comseguazione
+<i>quem predictum mastrum Bonitionem</i>
+have fata di una bambina, che il medesimo
+Bonitione <i>certiorat esse</i> la propria figla del suo
+filiuolo Ildebrando et dela Bertradina filiuola
+del conte di Reggio <i>uxorem alii fili suis</i> Guiberto
+che perciò have trucidata fino a morire
+cum un coltelo la detta molie, ad un ebreo...</p>
+
+<p>&mdash;Questa è infame, è esecrabile menzogna!
+sclama Ildebrando alzandosi da sedere.</p>
+
+<p>&mdash;Non puoi negare però che l'atto è in tutta
+regola, Ildebrando, sclama Laidulfo, tirando dalle
+mani del papa la scritta e mostrandogliene un'altra,
+non puoi negar che questa è la lettera diretta
+a te dal tuo padre a Roma, con cui ti manda
+la tua figliuola, non puoi negare che questi atti
+in mano dei tuoi nemici.....</p>
+
+<p>&mdash;Questa è scelleratissima calunnia, proseguiva
+Ildebrando riscaldandosi sempre più, e la
+<span class="pagenum"><a id="page89" name="page89"></a>(p. 89)</span> giustizia di Dio non potrà permettere che si
+faccia onta ad innocenti, si vituperi la memoria
+di una pia...</p>
+
+<p>&mdash;Tutto sta bene, tutto eloquentemente detto.
+Però devi convenire che se questo scritto cadesse
+in mano dei tuoi nemici...</p>
+
+<p>&mdash;Qualcuno ha letta dunque codesta pergamena?</p>
+
+<p>&mdash;Nessuno, ed il segreto, se il tabellione ed
+i testimoni sono morti, non potrebbe palesarsi
+che da questa triste di scritta.</p>
+
+<p>&mdash;Resti dunque il segreto ed il vero al cospetto
+di Dio, che questa scritta non tradirà più
+alcuno.</p>
+
+<p>E sì dicendo, Gregorio strappava di un lancio
+dalle mani di Laidulfo sorpreso l'atto della consegna
+della fanciulla e la lettera e le gittava nel
+fuoco, e con le molli ve l'incalzava, ve la teneva.
+Guaidalmira stende subito la mano nella brace
+per cavarle, sclamando:</p>
+
+<p>&mdash;Voi consumate la mia esistenza, pontefice!</p>
+
+<p>Ma Gregorio con la molle le spinge più dentro
+tra le fiamme. E quella carta si rattrappa, si fa
+nera, si arroventa&mdash;infine non resta del testimonio
+della vita civile di quella povera giovane
+che poca cenere. Ella si mette le mani sul volto
+per non assistere a quella specie di omicidio
+morale, e prorompe in pianto.</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, dimanda allora Laidulfo che aveva
+<span class="pagenum"><a id="page90" name="page90"></a>(p. 90)</span> veduto tutta codesta scena in apparenza senza
+muovere palpebra, ma tastando sul petto il suo
+pugnale, pontefice, manterrai adesso la tua parola?</p>
+
+<p>&mdash;A domani.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene allora, risponde Laidulfo, ritirando
+la sua mano dal giubbetto, lasciando il pugnale
+e facendo una riverenza. A domani.</p>
+
+<p>Guaidalmira si avvicina allora tutta tremante
+a Gregorio quasi avesse voluto gittarsegli ai piedi,
+e gli dice:</p>
+
+<p>&mdash;Voi dunque...</p>
+
+<p>Ma Gregorio le taglia in bocca le parole, e
+facendole cenno imperioso di partire sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Donna! il segreto che udisti muoia con te.</p>
+
+<p>La giovinetta gli alza addosso gli occhi lucidi
+di lacrime, ed uscendo dietro a Laidulfo prorompe:</p>
+
+<p>&mdash;La mia scienza non m'ingannava!</p>
+
+<p>Gregorio loro tenne dietro col guardo ansioso,
+finchè non furono scomparsi, poi alzando al cielo
+gli occhi e le mani gaudioso gridò:</p>
+
+<p>&mdash;Sono libero. Quei cialtroni non saranno
+creduti. La terra non avrà più macchia da appormi:
+per i presenti sarò un eroe; per i posteri
+un santo. Ma Iddio!...</p>
+
+<p>A questo pensiero Gregorio cadde sulla sedia,
+e non passò guari ed un sopore lo avviluppò.
+Era quello il sonno del giusto, o un subito rilasciamento
+delle fibre del cervello che da violenta
+<span class="pagenum"><a id="page91" name="page91"></a>(p. 91)</span> tensione posavano? Dio e la storia han giudicato
+quest'uomo: lasciamolo al loro giudizio.</p>
+
+<p>Appena svegliato però Gregorio si fe' venire il
+vescovo Giovanni di Porto e gli dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Giovanni, hai tu veduto quell'uomo e quella
+giovane che hanno meco favellato?</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, sì, risponde il maligno vescovo.</p>
+
+<p>Gregorio si guarda intorno per osservare se
+qualcuno lo ascoltasse, poi a voce intelligibile
+appena soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Vescovo di Porto, quell'uomo mi ha fastidito.</p>
+
+<p>Il formidabile vescovo sbircia fitto fitto Gregorio
+per comprendere il significato di quella
+frase, indi risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, si lasci servire da me.</p>
+
+<p>E quelle parole, come l'indice delle sacerdotesse
+di Vesta che, al dire di Reboul de Nimes,
+<i>était un poignard</i>, furono la sentenza di morte di
+Laidulfo.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page93" name="page93"></a>(p. 93)</span> V.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem10">
+Humble et timide, a plaire elle est plein de soins,<br>
+Elle est tendre, elle a peur de pleurer votre absence,<br>
+Fidèle...</p>
+
+<p class="authorsc">André Chénier</p>
+</div>
+
+<p>Non appena Laidulfo ebbe messo piede fuori
+la rocca si diede a correre a rompicollo per arrecare
+la novella al re dell'esito felice del suo
+negoziato. Giunse al cenobio che il dì era compiutamente
+finito, ma si vedeva ancora per quella
+specie di luce opaca che dava la neve donde il
+suolo gremivasi. Il re desinava. Laidulfo si fe'
+chiamare Baccelardo, e come questi venne e lo
+vide, ansioso dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;E sì, compare?</p>
+
+<p>&mdash;A maraviglia, risponde Laidulfo.</p>
+
+<p>&mdash;L'hai ucciso?</p>
+
+<p>&mdash;Non ci è stato bisogno. Dimani il re sarà
+ricevuto e benedetto come un uovo di Pasqua.</p>
+
+<p>&mdash;Dici il vero?</p>
+
+<p>&mdash;E conosci che io burli mai? Domattina verranno
+<span class="pagenum"><a id="page94" name="page94"></a>(p. 94)</span> qui a rilevare l'imperatore le due contesse,
+l'abate di Cluny, il marchese d'Este; e Gregorio
+lo accoglierà per assolverlo.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento! e come hai tu fatto per rammollire
+quel demonio?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! al mio scongiuro difficilmente e' poteva
+resistere. Ma dimmi un po' adesso, e tu hai
+favellato col re?</p>
+
+<p>&mdash;Altro! Enrico ha detto: che quel monello
+mi cavi di questa pania, e poi scelga il più pingue
+vescovado o principato di Germania, e gli
+giuro sulla mia corona imperiale che glielo darò.</p>
+
+<p>&mdash;Ha detto proprio monello?</p>
+
+<p>&mdash;Monello o galuppo, poco importa; qualche
+cosa di così infine.</p>
+
+<p>&mdash;Che magnifico signore! Il fatto sta adesso
+che io m'imbroglio a scegliere. Già un vescovado
+vuol essere e non altro, perchè io sento una
+vocazione di farmi santo da ridurre a strabiliare
+un diavolo. Di' dunque, Baccelardo, che mi consiglieresti
+tu eh!</p>
+
+<p>&mdash;Per me ti consiglio a dimandare l'arcivescovado
+di Magonza che è un buon quarto dell'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Diamine! sai, Baccelardo, che tu hai giudizio?
+Sta bene: dimanderò l'arcivescovado di
+Magonza.</p>
+
+<p>&mdash;Si; ma ci è una lieve difficoltà.</p>
+
+<p>&mdash;Quale?</p>
+
+<p>&mdash;Che l'arcivescovo Sigofredo è vivo ancora</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page95" name="page95"></a>(p. 95)</span> &mdash;Non altra che questa?</p>
+
+<p>&mdash;Ti par poco?</p>
+
+<p>&mdash;Fih! dammi ventiquattro ore di tempo, e
+mutami nome, se non farò restare la chiesa di
+Magonza vedova come.... come.... aiutami a dire
+dunque il nome della moglie di quel bellimbusto
+che trascinarono di un piede attorno le mura di
+quella città di Puglia che sta presso Biccari.</p>
+
+<p>&mdash;Troia?</p>
+
+<p>&mdash;Già: come si chiamava la moglie?</p>
+
+<p>&mdash;Di Troia?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! dell'altro che fu trascinato.</p>
+
+<p>&mdash;Ma!</p>
+
+<p>&mdash;Capisco, compare, tu non sei più forte di
+me in letteratura. Or bene dunque, giacchè io
+sono arcivescovo di Magonza debbo fare qualche
+cosa per te. Ti piacerebbe la città di Reggio qui
+presso?</p>
+
+<p>&mdash;Sogni!</p>
+
+<p>&mdash;Mica. Io dunque ti do questa bella giovinetta
+in moglie, e la città di Reggio per dote,
+investendoti altresì dei miei dritti sul principato
+di Capua.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! vuoi dunque barattare i tuoi dritti
+coi miei sul ducato di Puglia e Calabria, compare?</p>
+
+<p>&mdash;Io parlo del miglior senno, disse Laidulfo.
+Questa giovine adesso è da marito. L'ho guardata
+finora, perchè aveva a renderne conto. Il
+conto l'ho reso da fedele custode. È stata sventurata;
+<span class="pagenum"><a id="page96" name="page96"></a>(p. 96)</span> non ho che fare di più. La mia parte è
+compiuta. Ho fatto finora il buffone perchè ero
+giovane. Ora mi sento venir vecchio, voglio far
+l'arcivescovo e chiamar fratello il papa. Ella è
+orfana, tu del pari, Baccelardo; sposala ed io vi
+darò la santa benedizione.</p>
+
+<p>&mdash;Ma taci in nome di Gesù, disse Guaidalmira
+arrossendo tutta.</p>
+
+<p>Baccelardo la contemplava attentamente.</p>
+
+<p>&mdash;Ci pensi sopra? soggiunge Laidulfo, vedila,
+essa è bellissima, è pura come il vento delle
+Alpi. Potrai trovare più ricca donna, ma nè più
+avvenente, nè più amorosa. Se sapessi che
+cure ha avuto di me...! Bah! non ne parliamo,
+chè per poco che lo rammenti, questi tristi de'
+miei occhi scorreranno come grondaie. E ad un
+arcivescovo sta male il piangere.</p>
+
+<p>&mdash;Ma taci, taci, padrino; cosa vai raccontando.</p>
+
+<p>E Baccelardo la squadrava attentamente.</p>
+
+<p>&mdash;Eh! quel giovane, riprende Laidulfo, cosa
+è? Sei restato infatuato come gli apostoli che
+si han veduta sfumar d'innanti la Vergine nel
+quadro della chiesa di Santa Maria Maggiore?
+Andiamo, risolviti. Se non la puoi togliere in
+moglie, accettala per compagna, giurami di proteggerla
+e di rispettarla.</p>
+
+<p>&mdash;Ma qual novello mercato intendi fare di
+me, padrino? scoppia con fierezza Guaidalmira.
+Io non mendico protezione da alcuno.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page97" name="page97"></a>(p. 97)</span> &mdash;Dimmi, Laidulfo, conosci i natali di questa
+giovane? dimanda Baccelardo.</p>
+
+<p>&mdash;Nobilissimi. Per madre discende dal conte
+di Reggio, di cui è erede unica; per padre si
+va più alto ancora. Però non è maturo il tempo
+da rivelarlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ma costei sarebbe allora la figlia di quella
+Bertradina, che fu un dì moglie dell'arcivescovo
+di Ravenna? dimanda Baccelardo.</p>
+
+<p>E Laidulfo:</p>
+
+<p>&mdash;No, bel cavaliere. Vi ho detto che non era
+tempo ancora rivelare il segreto del suo nascimento;
+attenetevi alla mia parola. Quel dì verrà,
+ed ella stessa, o io, vi faremo di tutto chiaro.
+Per ora contentatevi di ciò.</p>
+
+<p>&mdash;Ma pure la sola Bertradina era erede del
+conte di Reggio.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io ti dico che Guaidalmira non ha nulla
+da partire con codesta dama. Saprete tutto a
+tempo opportuno; acquietatevi adesso.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, risponde Baccelardo, non occorre
+saper oltre. So già tutto. Se ella dunque non
+ripugna, io sarò il suo amico, il suo fratello; e
+se la mia stella si rischiara, il suo sposo.</p>
+
+<p>&mdash;<i>Te Deum laudamus!</i> sclama Laidulfo, prendila
+dunque, ella è tua.</p>
+
+<p>Guaidalmira fatta rossa come bragia si covre
+il volto con le mani; e Baccelardo, accostandosele,
+la bacia sulla fronte ed esce dicendo:</p>
+
+<p>&mdash;Reco la lieta novella all'imperatore.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page98" name="page98"></a>(p. 98)</span> Al domani, Gregorio tenne la parola. Matilde
+cogli altri signori della rocca si recò all'albergo
+dell'imperatore per confortarlo di appressarsi di
+nuovo al castello ed aver l'assoluzione. Perocchè,
+dopo il lungo loro pregare, avevano infine
+ottenuta promessa dal pontefice che li avrebbe
+soddisfatti. Enrico resistette alcun tempo: infine
+si lasciò persuadere, e sull'ora di sesta a Canossa
+si ravvicinò per la quarta volta. La neve
+ed il vento sembrava che avessero voluto imitare
+la pertinacia del pontefice, poichè ingagliardivano
+di giorno in giorno peggio. Avanti la porta
+delle prime mura si presentò l'abate di Cluny
+per rinnovellare la cerimonia dei tre giorni precedenti.</p>
+
+<p>Egli aveva l'aspetto attonito, lo sguardo immobile.
+Si avanzò al cospetto del re e parlò:</p>
+
+<p>&mdash;Dunque, santo padre, convincetevi che dovete
+assolvere Enrico, non potendolo condannare
+all'inferno, perchè l'inferno non ha azione sull'anima.
+L'anima, ha detto il beato Aristotile, è
+la forma della materia, ossia l'attività prima del
+corpo organico, e racchiude la causa sufficiente
+della facoltà per cui le funzioni vitali si esercitano.
+Ora siccome tutti i sensi esercitano la loro
+azione mercè un certo <i>medio</i>, così anche l'anima,
+la quale ha sede nel fuoco, perchè il senso d'attività
+va spesso unito col senso del calore. E
+siccome il cuore ha una natura calda, quivi è la
+sede dell'anima. Ma nel cuore vi sta ancora l'etere,
+<span class="pagenum"><a id="page99" name="page99"></a>(p. 99)</span> dunque il medio dell'azione dell'anima è
+il fuoco, o spirito, o l'etere. E perchè i simili
+non si distruggono, così l'inferno non distruggerebbe
+l'anima di Enrico, e dovete assolverlo,
+e dovete...</p>
+
+<p>L'imperatore stette attento ad udire dove diavolo
+l'abate volesse andare a parare con quel
+ragionamento, che probabilmente era lo stralcio
+di un discorso da lui tenuto al pontefice; ma
+non arrivandone a comprender nulla, gli volse le
+spalle, si nudò, rimase il seguito nel primo atrio,
+ed entrò.</p>
+
+<p>Egli aspettava che lo avessero subitamente intromesso.
+Non fu così. Imperciocchè attese fino
+all'ora di nona senza che alcuno apparisse. E
+stava già per andar via, furibondo di questo frustraneo
+novello atto di sommessione, malgrado
+le preghiere dell'abate con lui restato fuori ed
+in sè rinvenuto; allorchè le porte si aprono, e
+vengono fuori la contessa Matilde, la marchesana
+Adelaide, Azzo d'Este, ed il vescovo di Porto
+con molti altri prelati italiani e tedeschi nel castello
+ricoverati. Il vescovo di Porto va dritto al
+re, e gli dice:</p>
+
+<p>&mdash;Enrico di Germania! perchè vieni tu in
+abito da penitente alle porte di questa fortezza?</p>
+
+<p>&mdash;Per essere assoluto della scomunica da papa
+Gregorio, risponde il re.</p>
+
+<p>&mdash;E sei tu veramente pentito delle tue colpe?
+dimanda il vescovo di nuovo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page100" name="page100"></a>(p. 100)</span> &mdash;Sono, risponde Enrico.</p>
+
+<p>&mdash;Entra dunque in nome di Dio e di Gesù,
+e che l'assoluzione che ti rechi a ricevere possa
+giovare all'anima tua.</p>
+
+<p>E, sì dicendo, il vescovo di Porto si apriva il
+varco fra quei signori che si schieravano in due
+ale, ed Enrico lo seguiva nel castello.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page101" name="page101"></a>(p. 101)</span> VI.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Avanti a te o Gran Cuccu mi prostro,<br>
+<span class="add1em">Che dai per ineffabile mistero</span><br>
+<span class="add1em">Fatidica virtù di un corvo al rostro</span><br>
+<span class="add1em">D'annunziar l'impercettibil vero,</span><br>
+<span class="add1em">Ma nessun seppe mai, nessun saprà</span><br>
+<span class="add1em">Donde viene il tuo spirito, e dove va.</span></p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Casti</span>, <i>Anim. parl.</i> 17.</p>
+</div>
+
+<p>Enrico non fu ammesso però direttamente alla
+presenza di papa Gregorio. Egli si ebbe ad arrestare
+nel vestibolo e ad assoggettarsi ancora a
+pause non brevi fino a che il vescovo di Porto
+non ritornò col permesso di progredire. Tutta la
+gente del seguito di Enrico, unitamente ai signori
+del castello, rimase nelle antisale; solo il
+re, accompagnato dal vescovo fino alla porta, si
+recò innanzi. Ildebrando sedeva ad un trono di
+legno di quercia, ricco di intagli a gotici disegni
+e colonnette attortigliate, elevato da terra e collocato
+dentro una nicchia dello stesso legno, medesimamente
+scolpita. Sopra un tavolo, ad un
+angolo della stanza, poggiava il camauro. Egli
+<span class="pagenum"><a id="page102" name="page102"></a>(p. 102)</span> poi si teneva ad un altro tavolo alzato al livello
+del petto con mobile da scrivere.</p>
+
+<p>Vestiva gli abili ponteficali, sfarzosi di ricami
+d'oro e di fimbrie intorno al collo, all'apertura
+del petto ed alle maniche. Ai piedi aveva i sandali
+bianchi ricamati della croce d'oro; in testa
+il rosso berretto che gli lasciava scoverta a metà
+la calva fronte e mirabilmente faceva risaltare
+quella sua nobile fisonomia, la quale forse non
+piaceva a causa di quell'aria accigliata che la
+troppo severità le dava. La bianca barba gli scendeva
+profusa sul petto. Tutto intento, ovvero
+fingendo di esserlo, alla scrittura, non fece cenno
+di accorgersi della presenza del re, sia per umiliarlo
+ancora, sia per imporgli con la sua maestosa
+figura. Ed Enrico, che aveva sorbito l'ostica
+bevanda fino al limo, battendo i denti del
+freddo, i panni bagnati ed agghiadati sulla persona,
+sformato in viso dal gelo e dall'interna
+lutta degli affetti, bilanciava tra il partire definitivamente
+e rompere quella tirannica catena di
+obbrobrii; interromperlo nella scrittura ed avvisarlo
+di sua presenza; avventarsegli addosso ed
+ucciderlo. E questo nero pensiero, più seducente
+e più ostinato, gli tornava d'innanzi, talchè forse
+lo avrebbe vinto, se Gregorio, vergognando in
+sè stesso del dilegio in che prendeva quel caduto,
+non avesse alzata la testa e mostrato avvedersi
+di lui. Come Enrico si ebbe questo lieve
+segno di favore, si avvicinò al soglio, e cadendo
+<span class="pagenum"><a id="page103" name="page103"></a>(p. 103)</span> ginocchioni e baciandogli la mano biascicò più
+che non disse.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, perdono.</p>
+
+<p>Gregorio, senza muoversi, piegò gli occhi sulla
+testa del re, e forse quel bello e giovane sembiante
+lo toccò. Enrico aveva allora ventisei anni.
+L'occhio turchino scintillava ardito come quello
+dell'aquila. La nobile chioma bionda, avvegnachè
+dall'acqua inzuppata, gli scendeva sulle spalle
+come la giubba del lione. La magnanimità, la
+fierezza gli si leggevano nel naso aquilino e nell'elevata
+fronte; del pari che la carnagione perlata
+e trasparente come quella di fanciulla additava
+la blandizia del suo cuore. Gregorio contemplava
+quel giovane pino, che della sua rigidezza
+aveva tentato spezzare; e forse un rimorso
+lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la
+perversità non ricetta in un cuore il quale si
+specchia in volto così fresco e così bello. E poi
+volava con la mente agli anni suoi primi. E rammentava
+di qualche essere che lo aveva colpito;
+rammentava di suo fratello, e di tante imagini
+e scene della vita domestica, che nel suo lungo
+peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva
+vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha
+che più intimamente favelli al cuore e di carità
+e di Dio, che l'aspetto della gioventù, e della
+gioventù potente ma sventurata. Così che papa
+Gregorio, quasi a sua insaputa, sedotto da interno
+moto, stese la mano al re supplicante e
+<span class="pagenum"><a id="page104" name="page104"></a>(p. 104)</span> lo sollevò. La natura umana si era in lui strisciata
+di furto sotto al pontefice. Ma come Enrico
+sorse in piedi, e la taglia maestosa e l'aspetto
+ardito dissiparono quanto di supplice aveva
+avuto fino allora, sì che il pontefice ne era restato
+commosso; questi cambiò istantaneamente,
+e dimenticando il penitente per vedere il re,
+dimenticando il contrito per ricordare l'offensore,
+e l'avvilito per temere l'uomo terribile e minaccevole,
+fattosi novellamente aspro e severo dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Ma sei tu dunque veramente pentito, Enrico
+di Germania?</p>
+
+<p>Enrico allora gli mise addosso gli sguardi torvi
+e rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Ti sembrano dunque poche, o pontefice, o
+ancora dubbie le prove che te ne ho date finora?</p>
+
+<p>&mdash;Uomo, hai tu dunque obbliate le colpe che
+cotanto magnifichi la penitenza? Ma se tu l'hai
+dimenticate, non l'ha dimenticate già Dio, nè
+colui che lo rappresenta sulla terra come supremo
+giudice degli uomini.</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, se ti ha indotto nell'errore di
+avermi per reo la mia umiltà, ricrediti. Io mi
+sono presentato a te non come all'uomo, nè come
+al tribunale dell'uomo, perchè sulla terra alcuno
+non mi sovrasta, ma come al vicario di
+Cristo, come al sacerdote che Iddio raffigura. E
+se avanti al mondo io sono puro, al conspetto
+<span class="pagenum"><a id="page105" name="page105"></a>(p. 105)</span> di Dio non posso vantarmi di esserlo. Tu però
+hai malamente tenuto il luogo del Signore della
+misericordia.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! son dunque falsi gli atti dei conciliaboli
+di Worms e di Pavia, che ci calunniarono
+così vilmente e ci deposero dalla sedia di Pietro?
+Il priore di Lacedonia, da noi perseguitato come
+infame, non fu da te creato arcivescovo di Ravenna
+per vilipenderci? Il favore agl'impudichi
+ecclesiastici da noi condannati, la resistenza nel
+non ispogliarsi delle investiture . . . non è vero.
+Enrico di Germania, son falsi e non dettati sotto
+la tua inspirazione quegli atti, quelle resistenze,
+quei favori? Non è Guiberto arcivescovo?</p>
+
+<p>&mdash;No, non sono falsi. Ma tu, Ildebrando, avevi
+varcati i limiti del tuo ministero, ed io mi serviva
+del dritto degl'imperatori di Lamagna.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io di quello dei supremi pontefici, riprende
+Gregorio interrompendolo, e percotendo
+del pugno la tavola. Io come capo dei cristiani
+ho udito i loro lamenti. Tutti i giorni, i tuoi
+sudditi di Germania han recato ai miei piedi
+querele contro la perversità e la ferocia del tuo
+cuore. Hai vedovate e pollute le chiese; vituperati
+i sacerdoti; corrotto il paese che Iddio ti
+avea dato a governare; afflitti i vassalli; oltraggiati
+i signori. E se questi a te, infistolito nel
+male, Enrico, non sembrano delitti, a me, supremo
+signore dell'impero, feudo di santa Chiesa,
+lo apparvero troppo, e ti giudicai non con la severità
+<span class="pagenum"><a id="page106" name="page106"></a>(p. 106)</span> che meritavi, ma come padre, come amorevole
+padre che il figliuol suo vuol ravvedere,
+non perdere.</p>
+
+<p>&mdash;Codeste son le solite frasacce dei sacerdoti,
+pontefice, e ne ho udite troppe per non riconoscerle,
+risponde Enrico sdegnosamente. Avete
+appreso una serie di motti spregevoli e di luoghi
+comuni, che applicate a tutti i casi, a tutte
+le circostanze, a tutte le persone senza distinzione
+di sorta, e così fatte egida alla petulanza
+della vostra condotta ed ai vostri disegni, che
+nulla hanno di santo e di puro. <i>Chiese pollute!
+sacerdoti vituperati! gregge afflitto! pastori! pecorelle!</i>
+e che so io. Ma citate, per dio, citatemi
+un esempio solo specificato di coteste ipocrite
+parole. Che un cavaliere solo dei nobili e virtuosi,
+che pur ne ha tanti Germania, venga a
+farmi arrossire di un'opera da tiranno e da perfido;
+ed allora io rassegno la corona come indegno
+di portarla. Ma finchè una mano di schiavi,
+ribelli ad ogni freno e ad ogni legge, finchè dei
+preti avidi di guadagno e di potere, e dei signori
+ambiziosi, che null'affatto vorrebbero esser
+ligi di padrone ed al padrone forfanno, si tirano
+avanti per baiare alla luna, ed eruttar delle scempiaggini
+scellerate, con niun discernimento spilluzzicate
+nelle omelie della Chiesa contro l'antica
+memoria di Domiziano e di Nerone; finchè,
+pontefice, questi servi vituperati si arrogano di
+calunniare il loro re, onta a te che li ascolti e
+<span class="pagenum"><a id="page107" name="page107"></a>(p. 107)</span> presti loro un braccio, il quale solo dovrebbe
+alzarsi per ristorare i caduti e proteggere i malignati.</p>
+
+<p>&mdash;E perchè dunque, se ti sentivi incontaminato,
+perchè hai rifuggita la dieta di Augusta?
+dimanda il pontefice. Quivi, in presenza mia e
+dei signori dell'impero, avresti potuto fare le
+proteste medesime, ed innanzi a cento e cento
+testimoni, chi avrebbe ardito mentire?</p>
+
+<p>&mdash;Perchè, dovresti ricordarlo, o pontefice, sta
+scritto: <i>Date a Cesare ciò che è di Cesare</i>, ed <i>il
+servo non si leverà a censore del suo padrone</i>.
+Perchè la dignità dell'imperio si sarebbe prostituita.
+Perchè la giustizia umana e divina non tollera
+che alcuno si constituisca giudice ed accusatore
+ad un tempo. Perchè coloro erano stati corrotti
+da te, pontefice, da te che dovresti portare la
+pace del Vangelo non la sovversione di Satanno,
+e ne sieno testimoni le tue lettere ai principi
+Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori di Germania.
+Perchè quella dieta era contraria alle costituzioni
+dell'impero, come convocata da signore
+straniero, e da lui preseduta. Perchè infine io
+era re, e sul re non giudica che Iddio, ed un re
+deve morire, deve rinunziare allo scettro, se
+d'uopo è, ma non avvilirsi. Ma lasciamo il passato,
+pontefice, e più calmi discutiamo i nostri
+affari.</p>
+
+<p>Gregorio accigliato e scuro come una notte di
+<span class="pagenum"><a id="page108" name="page108"></a>(p. 108)</span> tempesta in gennaio, ascoltava digrignando e
+contorcendosi senza rispondere. Enrico continuò:</p>
+
+<p>&mdash;Per bene dell'anima, io ho creduto farmi
+cavar gli anatemi, e per non desolare di guerre
+e di scismi il paese che Iddio ed i dritti ereditari
+mi han dato il reggimento. Siano qualunque
+i principii che t'indussero a scomunicarmi,
+ora, santo padre, dovresti esser soddisfatto
+delle prove che per riconciliarmi con la Chiesa
+ti ho date. Bastino. Non tentare gittarmi nella
+disperazione, perchè, come ti sovviene, sta scritto,
+che, <i>chi ama il pericolo in quello perisce</i>.</p>
+
+<p>&mdash;E sei tu veramente pentito, Enrico di Germania,
+dei soprusi che hai fatti alla Chiesa ed
+a me che ne sono capo?</p>
+
+<p>&mdash;Io non so veramente troppo di quali soprusi
+tu intenda parlare, pontefice. Ma se cosa
+avrò commessa che al cospetto di Dio non fosse
+tornata gradevole, men pento pure, ed amaramente
+men pento.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. Però i pentimenti non bastano,
+signore; guarentigie vi vogliono.</p>
+
+<p>&mdash;Dimandate.</p>
+
+<p>Allora Gregorio tolse la pergamena finita di
+scrivere allora allora in presenza del re, e disse:</p>
+
+<p>&mdash;Ecco i capitoli della pace, se vuoi la pace,
+figliuolo. Li ratificherai, li firmerai, e presterai
+giuramento di osservarli. Dove però essi, o alcuno
+articolo di essi non ti tornasse gradevole,
+<span class="pagenum"><a id="page109" name="page109"></a>(p. 109)</span> puoi andarne pure, perchè io sono fermo, Enrico,
+di non recedere, per qualsiasi considerazione, da
+essi.</p>
+
+<p>&mdash;Li firmerò dunque senza leggerli, se non
+mi è dato discuterli, e li giurerò.</p>
+
+<p>&mdash;No; gli è mestieri che gli ascolti, onde
+per l'avvenire non ti ritragga dall'osservarli, e
+spergiuri.</p>
+
+<p>&mdash;Leggili.</p>
+
+<p>&mdash;Eccoli. «1.<sup>o</sup> Nel giorno e nel luogo segnalati
+dal papa, Enrico si presenterà alla dieta degli
+Stati tedeschi onde purgarsi delle accuse
+postegli dai principi. Il papa sarà giudice supremo
+ed unico fra lui e tutti gli accusatori di
+lui».</p>
+
+<p>&mdash;Ah! fece Enrico, incrociando le braccia sul
+petto, il papa sarà giudice, giudice dell'imperatore,
+giudice dei suoi baroni, giudice dei suoi
+vassalli&mdash;signor dell'impero in una parola. A
+maraviglia! E poi?</p>
+
+<p>Gregorio lo sta ad udire fissandolo di sguardo
+accigliato, poi senza rispondere continua a leggere.</p>
+
+<p>&mdash;«2.<sup>o</sup> Quando, a giudizio del papa, Enrico
+fosse chiarito innocente, con sentenza del pontefice
+conserverà la corona imperiale: se colpevole,
+la rinuncierà senza contrasto, nè potrà per
+qualunque modo dimandare o tôrre vendetta da
+chicchessia».</p>
+
+<p>&mdash;Comprendo, riprese Enrico componendo il
+<span class="pagenum"><a id="page110" name="page110"></a>(p. 110)</span> volto ad un sorriso che avrebbe spaventato Satanno,
+Samuele ha trovato il suo David perchè
+Saulle l'ha fastidito. Ed inoltre? Gregorio si tacque
+ancora e lesse.</p>
+
+<p>&mdash;«3.<sup>o</sup> Per sino al giorno di questo giudizio
+Enrico non porterà le insegne imperiali, non si
+arrogherà l'amministrazione del regno, ed eccetto
+la esazione dei regi dritti per tanta somma
+quanta sarà necessaria al vitto suo e dei suoi,
+non toccherà il tesoro della Camera, libererà dal
+giuramento di vassallaggio e di fedeltà tutti
+quelli che glielo avessero prestato a contare da
+un anno».</p>
+
+<p>&mdash;Tanto valeva di soggiungere di mandare a
+tua paternità quei tesori ed infeudarli l'impero,
+continuò Enrico col medesimo ghigno beffardo.
+Ve n'è ancora molti di codesti patti di pace?</p>
+
+<p>Gregorio legge:</p>
+
+<p>&mdash;«4.<sup>o</sup> Quando trionfasse delle accuse dei
+principi e dal papa fosse confermato in monarca,
+Enrico sarà ognora fedele, devoto, obbediente al
+romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini
+dell'impero germanico, sia nel riformare gli
+abusi delle chiese italiane e tedesche, non potrà
+giammai essere d'avviso diverso di quello del
+papa».</p>
+
+<p>&mdash;Ciò è di ragione, sclama Enrico; il papa
+è il re dei re, il papa è Dio. Conchiudiamo.</p>
+
+<p>&mdash;«5.<sup>o</sup> Mancando ad un solo di tali capitoli,
+o scostandosi dal loro senso più ovvio, l'assoluzione
+<span class="pagenum"><a id="page111" name="page111"></a>(p. 111)</span> della scomunica sarà irrita, nulla, e come
+non per anco avvenuta; e si terrà considerato
+per convinto di tutti i delitti che gli vengono apposti
+dai principi, e decaduto dall'impero. Infine
+consegnerà al pontefice l'arcivescovo di Ravenna
+prigioniero».</p>
+
+<p>&mdash;Anche questa? Un imperatore sacrestano
+non basta; deve anche essere il birro ed il
+boia di santa Chiesa. Stupendo!</p>
+
+<p>Gregorio non rileva l'osservazione. Solleva il
+capo, e gittandogli innanzi sul tavolo la copia
+dei capitoli:</p>
+
+<p>&mdash;Ecco, Enrico, soggiunge, a quali patti ti
+potrai riconciliare con Dio e con me. Se non li
+approvi io non te li impongo.</p>
+
+<p>Enrico non risponde più nulla. L'indegnità di
+quei capitoli e l'insigne tradimento che Gregorio
+gli aveva ordito, gli sembrarono talmente infami,
+che gli venne financo fastidio di favellare, e mille
+anni gli parvero di torsi dalla presenza di quell'uomo.
+Per lo che, con una specie di convulsa rabbia,
+toglie d'innanzi al pontefice la pergamena e la
+sottoscrive. Gregorio s'avvide dei pensieri che concitavano
+il re, e comprese senza stento che quei
+capitoli non sarebbero stati osservati. Ma siccome
+da documenti di questa natura, e con questi
+mezzi carpiti, egli aveva assunta la prepotenza
+ed i titoli alla signoria degli altri regni, così
+contentossi della cosa fatta e del presente, riserbandosi
+per l'avvenire di profittare delle
+<span class="pagenum"><a id="page112" name="page112"></a>(p. 112)</span> circostanze. Onde, rivolgendosi ad Enrico, gli
+dice:</p>
+
+<p>&mdash;Adesso fa d'uopo che giuri.</p>
+
+<p>&mdash;Hai cominciato, finisci, risponde costui
+quasi distratto. Detta dunque tu stesso il giuramento
+ancora, perchè io sono a tutto rassegnato.</p>
+
+<p>Allora Gregorio fa entrare tutta la corte e le
+annunzia la riconciliazione seguita. Poi, in presenza
+di tutti, Enrico pone la mano sul libro
+degli Evangeli, tenuto dal vescovo di Porto ginocchioni,
+e legge sur una pergamena presentatagli
+dal papa presso a poco queste parole:</p>
+
+<p>«Io, Enrico, re di Germania, prometto che
+entro il termine prescritto da papa Gregorio, darò,
+conforme alla sola sentenza di lui, pubblica
+e piena soddisfazione a tutti i principi e grandi
+del regno che ora sono malcontenti di me, per
+quanto riguarda le accuse che essi mi appongono,
+e la discordia che travaglia l'impero. Se
+papa Gregorio vorrà passare oltremonti o visitare
+una provincia del regno, sarà, per parte mia e
+di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro
+da qualunque lesione tanto per la libertà,
+la vita e le membra sue proprie, quanto per la
+libertà, la vita e le membra dei suoi seguaci ecclesiastici
+laici, i quali in qualità di legati viaggino
+dimorino in una parte qualunque del regno.
+Non consentirò che veruno, mio suddito o
+no, violi la maestà del pontefice; e se mai qualche
+<span class="pagenum"><a id="page113" name="page113"></a>(p. 113)</span> empio lo ingiuri o contristi, lo vendicherò
+con tutte le forze del regno».</p>
+
+<p>«Io lo giuro oggi 26 gennaio 1077, a Canossa.</p>
+
+<p>&mdash;Sei contento adesso, o pontefice? domanda
+Enrico quando fu letto ciò.</p>
+
+<p>&mdash;Non ancora, risponde Gregorio. Tu hai firmato
+dei patti, li hai giurati, ma chi malleva e
+giura in proprio nome per te che li osserverai?</p>
+
+<p>Questo novello affronto indignò quanti signori
+stavan presenti.</p>
+
+<p>&mdash;Io, giusta la regola del chiostro, dice l'abate
+di Cluny, non posso giurare, ma sulla mia
+garantisco la parola del re.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io giuro, sclama il vescovo di Vercelli,
+che Enrico manterrà le condizioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ed anch'io lo giuro, soggiunge la contessa
+Matilde.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io pure, risponde Adelaide.</p>
+
+<p>E così giurarono del pari Azzo d'Este, Eppone
+vescovo di Zeitz e molti altri signori italiani e
+tedeschi. Allora Ildebrando dà ad Enrico la benedizione
+e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo
+dal suo soglio e mettendosi alla testa del corteo,
+esce dal castello, muove alla cappella e comincia
+la messa. Alla consacrazione dell'ostia e' fa
+accostare il re all'altare, ed innalzandola sovra
+il suo capo con voce solenne sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Re di Germania, tu ed i tuoi seguaci ci
+avete accusati di aver, per simonia, usurpata la
+<span class="pagenum"><a id="page114" name="page114"></a>(p. 114)</span> santa sede, macchiato di sacrilegi il santuario e
+la nostra vita di nefandi delitti, sì che avevamo
+meritato bando dall'altare. Potremmo confondere
+la calunnia con la testimonianza dei vescovi, che
+sanno come noi fossimo vissuti e nel chiostro e
+ministro dei papi, e collocato sul settemplice candelabro
+del tempio. Pure, perchè nessun'ombra
+offuschi lo splendore tremendo della tiara, non
+ci appelliamo alla giustizia degli uomini, ma provochiamo
+il giudizio da Lui che scruta i cuori
+e trova macchie nel sole. Il corpo vivente di Cristo,
+che dobbiamo inghiottire, attesti al conspetto
+del mondo l'innocenza del suo vicario. Iddio onnipossente
+dissipi quest'oggi il sospetto se siamo
+incontaminati, ci fulmini di morte se rei.</p>
+
+<p>E sì dicendo, acclamato da tutti, inghiotte la
+particola. Indi si volge ad Enrico e favella:</p>
+
+<p>&mdash;Fa ciò che noi facemmo, figliuolo, e chiama
+in testimonio l'Eterno che il tuo cuore non
+si è ribellato alla Chiesa. I tuoi accusatori, e
+sono tutta la Germania, vogliono che tu sia giudicato;
+appéllatene dunque a Dio che solo non
+può essere ingiusto. Eccoti l'ostia consacrata: se
+peccasti, non farti reo ancora del sangue e del
+corpo di Cristo. Ma se sei mondo di colpe, vinci
+con questa prova le accuse, suggella ai tuoi nemici
+la bocca, e guadagnati un difensore nel
+papa.</p>
+
+<p>Enrico, dopo tante prove, si vedeva ancora
+esposto ad un giudizio di Dio&mdash;in quell'epoca
+<span class="pagenum"><a id="page115" name="page115"></a>(p. 115)</span> tremendo sopra ogni giudizio. Alla profferta del
+papa, con mal umore, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, i miei accusatori non sono presenti,
+e quindi, o niente affatto o debolmente
+creduto sarebbe questo novello esperimento di
+mia innocenza. Si rimetta dunque al giorno della
+dieta.</p>
+
+<p>&mdash;Fa come vuoi, o figliuolo, risponde Gregorio,
+e finisce di celebrare la messa.</p>
+
+<p>Allora Giovanni di Porto, che aveva assistito
+il pontefice, nel voltarsi, vede Laidulfo che faceva
+capolino all'uscio, tutto contento della riconciliazione
+ottenuta mercè sua.</p>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page117" name="page117"></a>(p. 117)</span> VII.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Que le prélat surpris d'un changement si prompt<br>
+Apprenne la vengeance aussitôt que l'affront.</p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Boileau</span>. Le Lutrin.</p>
+</div>
+
+<p>Il vescovo di Porto, memore delle parole di
+Gregorio, guizza di mezzo alla corte, ed andando
+incontro a Laidulfo gli fa segno di seguirlo. E
+come l'ebbe menato in disparte gli dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Figliuol caro, non saresti tu per avventura
+colui che ha reso segnalato servigio al pontefice?</p>
+
+<p>&mdash;Monsignor sì. Se posso renderne qualcuno
+ancora a te, non devi che favellare. È la mia
+debolezza quella di prestarmi per tutto il mondo... che
+mi paghi, bene inteso!</p>
+
+<p>&mdash;No, compare, a me non occorre nulla. Ho
+invece comando di sdebitarmi con te, per quella
+larghezza che devi aspettarti dalla natura del
+servigio prestato e dalla persona che ten richiese.</p>
+
+<p>&mdash;Innanzi tutto da parte di chi mi favelli tu,
+magnifico vescovo di Porto, dalla parte del re o
+<span class="pagenum"><a id="page118" name="page118"></a>(p. 118)</span> da quella di Gregorio, poichè entrambi io mi
+obligai?</p>
+
+<p>&mdash;Dalla parte di Gregorio, risponde il vescovo.</p>
+
+<p>&mdash;Allora bisogna dire, sclama Laidulfo, o che
+io sia nato vestito, o che il mondo vada per iscoppiare;
+perchè, quando pagano i preti, i diavoli
+fanno orgia.</p>
+
+<p>&mdash;E noi vogliam mettere, eccezione ai tuoi
+principii. Seguimi dunque un poco.</p>
+
+<p>E sì parlando, lo menava traverso molti corridoi
+oscuri, gli faceva scendere e salire scale
+a chiocciola e ballatoi, finchè non furono in un'ampia
+camera, quasi buia, perchè prendeva luce
+da alto abaino, praticato per rispondere in una
+stanza anch'essa poco illuminata. In questo salone
+si levava una specie di trono, ed alcuni
+sgabelletti più bassi. Quivi usava la contessa tener
+mallo per le condanne di morte, e diverse
+porte di trista apparenza in essa si aprivano.
+Laidulfo guardava intorno e diceva:</p>
+
+<p>&mdash;Dunque, monsignore, vorrà esser grosso il
+compenso che il santo padre ti ha comandato di
+darmi?</p>
+
+<p>&mdash;Veramente egli non me lo ha comandato
+propriamente, perchè Gregorio non è gran fatto
+facondo su queste cose, e bisogna pigliarlo a
+volo; ma io, che son vecchio balestriere, l'ho
+capito subito.</p>
+
+<p>&mdash;Ha avuto torto il santo padre: non si
+<span class="pagenum"><a id="page119" name="page119"></a>(p. 119)</span> dimenticano i buoni amici. Ma, dico, monsignore,
+che cos'è che andiamo pescando quaggiù? Questa
+camera non ristora lo spirito niente affatto.</p>
+
+<p>&mdash;Figliuol caro, vorresti tu mo' che i tesori
+si tenessero così esposti all'aria per chi voglia
+beccarseli? Signor no, si custodiscono ben guardati
+in fondo alle castella, e son noti solamente
+alla gente fedele.</p>
+
+<p>&mdash;In fondo alle castella sono altresì le prigioni,
+monsignore; e non è la prima volta che
+vostra religione paghi così i grossi servigi.</p>
+
+<p>&mdash;Non ti apponi, compare; ma i servitori di
+Dio non si conducono per tal modo.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene, posto già che tu fossi servitore
+di Dio. Ma dove dunque si va?</p>
+
+<p>&mdash;Siam giunti. Non devi che aspettarmi in
+quella stanza, perchè non voglio, gioia bella, che
+tu sappia i nostri affari; ed in due minuti sarò
+da te. Cosa è! tu dubiti?</p>
+
+<p>&mdash;In questa stanza, dici? Ma questa stanza
+ha una porta, questa porta ha una toppa, questa
+toppa una chiave, e questa chiave può dare
+alcuni giri, e mastro Laidulfo restarci dentro
+assediato dalla fame come Cristo nel deserto.
+Monsignor no: in questa stanza non entro io.</p>
+
+<p>&mdash;Allora togli la chiave e mettila in tasca,
+se non trovi meglio di chiuderti di dietro come
+io vorrei; perchè, ti ripeto, non mi solletica niente
+affatto di essere spiato da te.</p>
+
+<p>&mdash;In questo modo la cosa potrebbe camminare,
+<span class="pagenum"><a id="page120" name="page120"></a>(p. 120)</span> diceva Laidulfo, esaminando la porta, se...
+se.... Sta bene! non ci sono più nè toppe, nè
+saliscendi, nè lucchetti. Dunque hai detto cinque
+minuti, non è vero, monsignore?</p>
+
+<p>&mdash;Presso a poco.</p>
+
+<p>&mdash;Giuochiamo a capo a nascondere: comprendo.
+Non importa: vada, sia pur così. Ma
+bada, monsignore, che il compenso sia grosso,
+perchè....</p>
+
+<p>&mdash;Rilevante fu il servigio; lo so.</p>
+
+<p>&mdash;E che non aspetterò più di cinque minuti;
+e che se mi volessi usare tradimenti, ho un pugnale
+che non è novizio. M'intendi?</p>
+
+<p>&mdash;Troppo.</p>
+
+<p>&mdash;Andiamo dunque in nome del dia....</p>
+
+<p>Laidulfo aveva aperta la porta, e messo il
+primo piede sul pavimento della stanzuccia. Ma
+siccome il solaio era stato collocato a bilanciere,
+per modo che dove il passo si metteva sprofondava
+e si alzava dal lato opposto; così Laidulfo
+si vide aperto d'avanti un abisso profondo ed
+oscuro, in fondo al quale sentiva un murmure
+come d'acqua che corre. Egli però, poggiando il
+piede si era squilibrato. Il vescovo di Porto, che
+spiava ogni suo moto, ne profitta, e dandogli una
+spinta gagliarda lo manda giù, senza che avesse
+neppure intera potuta proferire la frase. Ciò
+fatto, con una mazza urta il lato del solaio sollevato,
+e tirandosi la porta se ne va fregandosi
+le mani e zufolando, dopo aver detto:</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page121" name="page121"></a>(p. 121)</span> &mdash;Corpo dell'ostia! Mastro Ildebrando non si
+fastidierà più di te, mariuolo!</p>
+
+<p>Allora tumultuoso levare di voci gli giunge
+dalle corti che dicevano:</p>
+
+<p>&mdash;Abbasso l'infame pontefice, abbasso il re
+codardo, abbasso.</p>
+
+<p>Il vescovo di Porto tende prima le orecchie
+ad udire, poi crolla alquanto la testa, sorridendo
+volge gli occhi al suo fianco, dove nascondeva il
+pugnale, fa scricchiolare le nocche delle dita, e
+dicendo: andiamo in nome di tutti i diavoli! ed al
+pontefice si presentò.</p>
+
+<p>Enrico, che asciolveva con Gregorio, a quei da
+lui pure uditi rumori aveva preso commiato.
+Gregorio lo aveva licenziato con un <i>vade in pace</i>.
+E si avviava per uscire, allorchè gli viene incontro
+il vescovo di Vercelli che divenuto estremamente
+pallido sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, gl'Italiani sono in rivolta.</p>
+
+<p>A quell'annunzio il re si scuote, e subitamente
+trae sullo spianato per parlar loro. Lo spianato
+trova deserto. I capi si erano ritirati per consultare
+fra loro, il popolo aveva cercati gli abituri
+per andare raccontare ai suoi figli ed
+alle sue femmine dell'atto osceno a cui aveva
+assistito, e mandarne ai posteri vituperata memoria.</p>
+
+<p>Enrico allora seguito da pochi, riviene al romitaggio.
+Però come penetra nelle sue stanze,
+<span class="pagenum"><a id="page122" name="page122"></a>(p. 122)</span> egli si arresta, poi retrocede, colpito da terribile
+spettacolo.</p>
+
+<p>L'arcivescovo di Ravenna, piagato al petto da
+grave ferita e legato alla gola con un balteo,
+penzolava da un piuolo del camino, piombino in
+viso, oscillando ancora, convulsamente rattrappito.
+Enrico gli fa tosto apprestare soccorsi, se
+pur erano ancora a tempo di salvarlo, e dimanda
+di Baccelardo.</p>
+
+<p>Baccelardo ed una giovane erano partiti da
+un'ora.</p>
+
+<p>E due ore dopo, tre legati del papa, divisati
+da pellegrini, movevano per la Germania.</p>
+
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page123" name="page123"></a>(p. 123)</span> <span class="smaller">LIBRO SESTO</span><br>
+RODOLFO DI SVEVIA.</h2>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p><span class="pagenum"><a id="page125" name="page125"></a>(p. 125)</span> Sorgi, ungilo perchè egli è desso. Prese dunque
+Samuele il corno di olio, ed in mezzo ai suoi
+fratelli lo unse.</p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Reg</span>. I. c. 16.</p>
+</div>
+
+<p>Gregorio si era costituito in quell'altezza
+maggiore che l'uomo sopra l'uomo può alzarsi.
+Aveva però compressa una molla elasticissimamente
+temperata, e così bruscamente, e con
+tanta violenza, che doveva aspettarsi per fermo
+reazione non meno ostile nè meno ostinata. Perocchè
+non solamente egli aveva gravata la mano
+sull'incauto re, venuto a penitenza, ma lungi
+dal perdonarlo, come quegli aspettavasi, con tradimento
+lo aveva rimandato per l'assoluzione al
+tribunale stesso, che avanti e' non aveva creduto
+competente, gli aveva interdette le divise regie,
+ed imposti patti vergognosi, a fine di tornarlo
+pienamente ligio e vassallo della Chiesa e dei
+pontefici. Ond'è che gl'Italiani, i quali niuna
+amorevolezza gli avevano mai posta per la sua
+troppa severità, gli tolsero affatto adesso ogni
+<span class="pagenum"><a id="page126" name="page126"></a>(p. 126)</span> riverenza. Gl'Italiani vedevano conculcato con
+tanta petulanza l'onore del trono, da cui dipendeva
+l'unione e la franchigia del popolo. Vedevano
+rassodarsi il dispotismo teocratico del pontefice
+e lo temevano nemico più aspro, che Enrico
+mai non si era mostrato contro lo spirito
+di municipio e la costituzione dei comuni che
+allora cominciavano a pigliar vita. Per lo che,
+non dissimularono nè il loro sdegno, nè il loro
+sprezzo contro Enrico, che aveva siffattamente prostituita
+la dignità di re e la maestà dell'impero,
+nè il loro corruccio contro il vescovo di Roma che
+all'impero si sostituiva e sovraponeva. E di là
+comprendendo quanta arroganza avrebbe addimostrata
+per l'avvenire un pontefice, già per sè
+stesso intollerante e dispotico, contro di lui bandirono
+guerra, contro Enrico disdegnosi tumultuarono.</p>
+
+<p>Ma Enrico non era tal uomo da non saper
+profittare dell'opportuna disposizione degli animi.
+Da Canossa si reca tosto a Reggio, dove vescovi
+e signori lo attendevano per penetrar chiari nei
+suoi disegni, e sapere a quale determinazione
+pensasse attenersi. Egli si giustificò. E lo credettero.
+E non vi fu più mestieri di sprone per
+mettersi sulla via di rompersi con Gregorio.</p>
+
+<p>La guerra si dichiarò. Gli antichi amici di
+Enrico di Germania scesero in Italia. Da ogni
+terra italiana a storme cavalcavano militi al campo
+di lui, ed i nobili gli prestavano omaggio, gli
+<span class="pagenum"><a id="page127" name="page127"></a>(p. 127)</span> giuravano fede gli ecclesiastici, forniva la plebe
+vettovaglie e danari.</p>
+
+<p>Vuolsi che a quell'epoca, in un eccesso di
+divozione, avesse Matilde dichiarata la Toscana
+e la Liguria, paterni ed assoluti dominii, patrimonio
+di S. Pietro. Questa donazione però, è contestata
+da gravi e spassionati scrittori, ed assai
+dubbie sono le tracce negli antichi cronisti, sì
+che i soli spigolisti vi leggono chiaro. Ad ogni
+modo, voce ne corse in Italia, e l'imperatore
+avrebbe tolta ragione anche di quest'altra rapina,
+come erede della contessa, se Gregorio, per allontanarlo
+d'Italia, non avesse soffiato coi suoi
+legati nelle cose di Lamagna, e macchinata trama
+che miserie, morti e delitti infiniti originò.</p>
+
+<p>La Germania, spartita in fazioni come l'abbiamo
+lasciata, divampava ogni giorno peggio
+dopo la discesa del re in Italia. Aspettava ansiosa
+la composizione del pontefice e del re, e
+trepidava, non sapendo a quali patti sarebbesi
+fatta. E come Rodolfo di Svevia, capo dei nemici
+di Enrico, udì che questi già riabilitato capitanava
+un esercito d'Italiani, comprese subito che,
+colte le opportunità, se lo avrebbe veduto piombare
+nel paese, dove a quell'ora partigiani moltissimi
+lo attendevano e sollecitavano. Intimò
+perciò dieta di nobili tedeschi a Forcheim, pregando
+tutti intervenire, e provvedere in comune
+alla salute dell'impero e della Chiesa. Gregorio,
+che avrebbe ambito mettersi in mano la somma
+<span class="pagenum"><a id="page128" name="page128"></a>(p. 128)</span> delle cose di Lamagna, udito della dieta, alla
+quale oratori di Rodolfo lo invitavano, richiese
+Enrico, che barricava le Alpi, di un salvocondotto
+per recarvisi. Enrico gliel rifiutò. Allora
+Gregorio, per mezzo di corrieri, manda ai suoi
+legati doppio protocollo d'instruzioni, pubblico
+l'uno e tutto affusolato di pace e di carità, l'altro
+segreto cui la storia ha potuto sospettare,
+non mai stabilire per fermo.</p>
+
+<p>I legati, arrivati già in Germania, cominciarono
+a tentar pratiche presso i signori della dieta per
+soppannarli dei loro principii e dei loro disegni.</p>
+
+<p>Il giorno della dieta giunge. Radunati a Forcheim
+l'arcivescovo di Magonza, i vescovi di
+Wurzburg e di Metz coi prelati delle loro diocesi,
+i duchi Rodolfo di Svevia, Guelfo di Baviera
+e Bertoldo di Carintia alla testa di margravi,
+conti, baroni, valvassori e quanti mai stessero
+dalla parte dei Sassoni, i legati mostrarono le
+lettere di credenza ed all'assemblea si presentarono.
+Poscia, primo Rodolfo, e dietro a lui gli
+altri in ordine di grado e di autorità, principiarono
+a lungamente produrre accuse di ogni maniera
+contro Enrico. Non è a dirsi di quanti delitti
+quei signori, tutti a lui nemici, lo accagionassero!
+Rodolfo ed il conte di Nordheim, che
+avevano animo nobile, prendevano a schifo l'impudenza
+di quei vili. Ma i legati, che nulla meglio
+cercavano, fingendo i peritosi, lodarono la lunganimità
+e la fedeltà dei nobili tedeschi per avere
+<span class="pagenum"><a id="page129" name="page129"></a>(p. 129)</span> fino a quel ponto tollerato sì pazzo e crudele
+monarca. Conchiusero che, se non volevano ulteriormente
+tentare Iddio, e l'animo paterno di
+papa Gregorio addolorare, bisognava privarlo di
+regno ed eleggere un altro re. I principi, prevaricati
+di soppiatto, acclamarono il partito. Ma
+i legati che conoscevano di quanta delizia Gregorio
+vagheggiasse esser l'arbitro supremo nella
+contesa, supplicarono la dieta, non procedesse
+all'elezione prima della venuta di lui, ora bloccato
+in terra lombarda senza potere nè rientrare
+a Roma, nè le Alpi varcare.</p>
+
+<p>I principi tedeschi non rifiutarono da prima,
+ma la notte considerarono com'e' fossero depositari
+della sovranità nazionale, che il papa non
+era balio dell'impero e non aveva dritto nè consultivo
+nè deliberativo nell'azienda dello Stato.
+Laonde alla tornata del domani, Ottone di Nordheim
+dichiarò ai principi ed ai legati: che,
+essendosi stabilita la deposizione di Enrico, gli
+era pericoloso lo attendere; mal condursi senza
+capo il governo, non patire l'intervento del papa
+nè le leggi, nè l'onor dell'impero, e che avrebbero
+creato il novello monarca senza aspettarlo
+niente affatto.</p>
+
+<p>Per lo che, non curando le contestazioni dei
+legati, le diverse classi dei nobili si divisero in
+separate consulte. Ma siccome ciascuno aveva
+particolari interessi ed ambiva guadagni dalla
+qualità di elettore, così presero a metter fuori
+<span class="pagenum"><a id="page130" name="page130"></a>(p. 130)</span> pretensioni, patteggiare, aprir mercato, sì che di
+tanto solenne attributo si sarebbe fatta vendereccia
+prostituzione, se i legati, assumendo dritto
+di regoli, non avessero dato in sulla voce ai petulanti
+ed agl'ingordi. Stabiliti prima alcuni canoni
+generali, i nobili ed il popolo delegarono
+ai prelati alemanni la prerogativa dell'elezione.
+Sigofredo, arcivescovo di Magonza, che aveva il
+primo voto lo diede a Rodolfo di Svevia. Adalberto
+di Wurzburg imitò Sigofredo; e l'esempio
+dei capi trasse dietro l'assentire del clero. Ottone,
+Guelfo e Bertoldo aderirono alla sentenza dei
+vescovi. I legati la sanzionarono, sapendo come
+caro a Gregorio fosse lo Svevo, per età, per costumi,
+per nascimento ed ingegno a quell'onore
+non disadatto.</p>
+
+<p>Però come a Rodolfo, nel letto travagliato da
+febbre, Ottone di Nordheim, commissario della
+nazione, andò a recarne novella, quegli titubante
+rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, conte, dell'onor sommo donde i principi
+di Germania m'investono. Io non credetti
+mai meritarlo: e perciò lo rinunzio.</p>
+
+<p>&mdash;Lo rinunziate, sire! sclama il Nordheim
+stupefatto. Vostra sublimità parlerebbe dunque
+da senno?</p>
+
+<p>&mdash;Sì, signore di Nordheim. Nè per avventura
+crediate che io m'infinga. Conosco che per conservar
+questo scettro v'ha d'uopo della spada e
+del sangue civile. Enrico è fiero, ostinato, di
+<span class="pagenum"><a id="page131" name="page131"></a>(p. 131)</span> spiriti guerreschi, ed ora a capo di esercito poderoso.
+Non si lascerà perciò, a volere di pochi
+ed a persuasione del pontefice, balzar così dall'eredità
+dei padri suoi, prima di aver tentate le
+fortune delle armi e funestato l'impero di sangue.
+Io non voglio esser causa di desolazione nel
+mio paese. I legati han persuaso fatal consiglio
+per ispalleggiare la vendetta di Gregorio. Si preparano
+per queste sfortunate contrade giorni
+terribili; credetelo, sire di Nordheim. Mandiamo
+invece i suoi messi al pontefice, ed invitiamo
+Enrico alla pace, noi signori di Lamagna che ne
+siamo i custodi.</p>
+
+<p>&mdash;Con la vostra sopportazione, sire, risponde
+il Nordheim, non mai. Da molti anni noi conosciamo
+la mente di Enrico. Egli non perdona
+mai. Ed ora dobbiamo paventarlo più indragato
+ancora, perocchè, dal nostro forfare come egli
+dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal pontefice.
+Se dunque ad ogni andare è inevitabile
+la guerra civile, si faccia pure, se non con certezza
+di vittoria, con speranza che l'onte nostre
+saranno pagate, i nostri dritti redenti. Arrendetevi
+dunque, o sire, e bandite gli scrupoli.</p>
+
+<p>&mdash;E non conti, fratello, soggiunge Rodolfo
+intessendo le mani sul petto e sospirando, non
+conti la mutabilità del popolo, l'instabilità della
+sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei
+signori che fino da ieri mi ebbero compagno e
+<span class="pagenum"><a id="page132" name="page132"></a>(p. 132)</span> commilitone e mi amarono, e domani sdegnerebbero
+venerarmi come sovrano?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, perdonate se oso dirvi che vi apponete.
+Nè il popolo, nè i nobili tedeschi tennero mai
+lo stile degli Italiani che disvogliono oggi ciò
+che ieri desiderarono fino al delirio. Piegatevi,
+sire, ed accettate la corona che il popolo di Germania
+vi ha profferta.</p>
+
+<p>&mdash;Così vuoi, sire di Nordheim? disse Rodolfo
+rassegnandosi dopo un po' di pausa; sia pure
+così. Possa io però, in un giorno di sangue, non
+rimproverarti questa violenza.</p>
+
+<p>Ed il dì 15 marzo 1077 accettava lo scettro
+senza dritto di successione pei suoi, e con solenne
+promessa di vassallaggio alla Chiesa.</p>
+
+<p>Il 26 lo consacrava a Magonza legittimo re e
+difensore del regno dei Franchi, l'arcivescovo
+Sigofredo, vicario pontificio in Lamagna.</p>
+
+<p>Nel tempo stesso si spandeva la voce che Enrico
+già riedeva in Germania alla testa di grosso
+esercito.</p>
+
+<p>Infatti questi, dopo aver celebrata la Pasqua
+a Verona, per la via che d'Aquileia mena al
+Friuli, alla testa di truppa lombarda penetrava
+nella Carintia. Poi non appena ebbe messo piede
+in Lamagna, comandava brillante esercito a lui
+devoto per volontà non per obbligo di feudale
+servizio.</p>
+
+<p>Rodolfo che ogni dì assaporava novelle amarezze
+<span class="pagenum"><a id="page133" name="page133"></a>(p. 133)</span> per le città che gli chiudevano sul viso le
+porte e gli mandavano ambascerie d'ingiurie, per
+le diserzioni che provava nei ranghi dei suoi
+partigiani, con soli cinquemila Svevi schivò la
+pugna ed entrò in Sassonia. E' lasciò Enrico inoltrarsi
+nel paese a dare il guasto, e muovere per
+la fedele Augusta dove mille altri cavalli della
+città lo raggiungevano. Enrico traversò la Baviera
+desolando, e vene a Ratisbona. Quivi il patriarca
+d'Aquileia gli condusse novella squadra di Lombardi
+che a loro volta, dopo essere stati tante
+fiate visitati dai Tedeschi, cercavano a menare
+le mani nelle terre di loro. Luogotenente di
+quello squadrone era Baccelardo seguito da un
+paggio. Egli si presentò al re. Allo scorgerlo,
+Enrico aggrotta fieramente le ciglia, non avendolo
+più visto dopo la trista avventura di Guiberto.
+Baccelardo piega a terra il ginocchio e
+sommessamente mormora:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, io vengo a mettermi a mercè di vostro
+valore.</p>
+
+<p>&mdash;Alla mercè? per che cosa? dimanda Enrico.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, soggiunge Baccelardo, per l'appiccagione
+dell'arcivescovo di Ravenna, e per avervi
+lasciato senza torne licenza.</p>
+
+<p>&mdash;Per Nostra Donna di Goslar! sclama Enrico,
+bisogna dire che tu sii veramente uno scomunicato,
+che ti imbratti così per gioco le mani
+nel sangue degli unti!</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page134" name="page134"></a>(p. 134)</span> &mdash;Vi dimando perdono, sire, se oso appormi
+che non fu mica per giuoco.</p>
+
+<p>&mdash;E perchè dunque, messere, se Dio ti aiuti?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, un uomo che è scomparso dalla faccia
+della terra come fuoco fatuo, quasi per testamento
+mi aveva confidata una giovane che apparteneva
+a nobile famiglia d'Italia, onde l'avessi
+protetta e le fossi stato amico e fratello. Nel
+metter piede nelle vostre stanze, sire, trovo
+questa donna dinoccolata dal lungo dibattersi,
+svenuta fra le braccia dell'arcivescovo. Lo sdegno
+mi acceca; e cedendo ad un impeto primo
+lo assalto, lo ferisco, lo disarmo, lo prostro, e
+stringendogli la gola col balteo della mia spada,
+non tanto forte veramente, l'appendo al camino.
+Indi, per salvarmi dall'ira di vostra possanza,
+con la donzella svenuta com'era mi partii. Ecco,
+sire, la mia colpa, punitemi se vi piace.</p>
+
+<p>&mdash;Capestro di un arcivescovo! sclama Enrico
+ridendo. E la giovane era bella, eh!</p>
+
+<p>&mdash;Sì, sire; ma fosse stata laida come la maga
+di Endor, il mio dovere di cavaliere m'imponeva
+difenderla da ogni oltraggio, quand'anco non mi
+fosse stata affidata a proteggerla.</p>
+
+<p>&mdash;E cosa hai adesso fatto di lei, messere?</p>
+
+<p>Baccelardo esitò un momento a rispondere,
+poi disse:</p>
+
+<p>&mdash;L'ho collocata tra le benedettine di San Sisto
+di Piacenza, sire.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, risponde Enrico; ti perdono l'attentato
+<span class="pagenum"><a id="page135" name="page135"></a>(p. 135)</span> sacrilego, perchè nobile fu la cagione
+che ti spinse, e perchè niun male da ciò avvenne,
+sendo noi arrivati a tempo per salvare quel povero
+arcivescovo. Pensa però a meritarti la nostra
+grazia ed i nostri favori con quell'ardimento che
+suoli, ed a combattere da valoroso nella campagna
+che stiamo per aprire.</p>
+
+<p>&mdash;Non chiedo meglio, sire, risponde Baccelardo
+inchinandosi, e rientrando negli ordini dei
+suoi.</p>
+
+<p>Le ostilità infatti cominciarono. Alle sponde
+del Neckar, più volte Rodolfo gagliardamente armato
+chiamò il nemico a giornata, e parzialmente
+il re disfidò. Ma il re, che di truppa gli era inferiore,
+ogni partito ricusò, e mandò parlamentario
+per introdurre pratiche di pace. Enrico e
+Rodolfo si abboccarono. E' convennero di una tregua;
+e fissarono che i dritti e le ragioni di entrambi
+avrebbero esaminati i principi della dieta
+che intimavano in riva al Reno. Conchiuso il
+trattato, Rodolfo licenziò le sue genti e si ritirò
+in Sassonia. Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti
+i rinforzi, si gittò nella Svevia, e sarebbe penetrato
+in Sassonia, se i principi constituitisi mallevadori
+della tregua non lo avessero arrestato.
+Saputasi l'infrazione dei patti, Rodolfo convoca
+a Goslar assemblea di patrizii e di vescovi, ove
+i legati del papa scomunicano novellamente Enrico,
+e le insegne reali gl'interdicono.</p>
+
+<p>Enrico non curò gli anatemi. E' corse, a danno
+<span class="pagenum"><a id="page136" name="page136"></a>(p. 136)</span> dei nobili e dei prelati avversi, il paese, e la
+battaglia andò a presentare al nemico. I due rivali
+si scontrarono nelle pianure di Melrichstadt
+alle sponde della Strewe. Dubbio e terribile fu
+l'urto. Quelli di Enrico finalmente sfondarono e
+cacciarono in rotta i partigiani di Rodolfo. I Lombardi
+sovra tutti, demonii capitanati da un demonio,
+dietro loro lasciavano solco di cadaveri
+come vi fosse strisciato il fulmine. Rodolfo tentò
+invano ricucire i fuggitivi. Ed e' credeva già perduta
+la pugna, allorchè Ottone di Nordheim,
+gridando la parola dei Sassoni: San Pietro! San
+Pietro! si rovescia sulle genti di Enrico ed a
+sua volta le sgomina.</p>
+
+<p>Rodolfo passò la notte sul campo a celebrare
+la vittoria. Ma al domani, 15 agosto, Enrico ricomponeva
+le schiere, riprendeva Vurzburg, ed
+offeriva novellamente battaglia ai Sassoni che la
+schivarono. Il re fece affardellare il bagaglio,
+bruciare il resto, e si diresse a gran giornate a
+Smalkalda, mentre i suoi guerrieri saccheggiando
+il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni
+si attribuirono l'onore di questa vittoria per
+essere restati padroni del campo. Ma la loro non
+era che illusione, dappoichè avevan perduta tanta
+gente che, al domani, non potevano trar profitto
+dallo scheltro di truppa malconcia che restava
+ancora.</p>
+
+<p>Questa però non fu che foriera di battaglia
+più terribile, quella di Fladenheim. La quale,
+<span class="pagenum"><a id="page137" name="page137"></a>(p. 137)</span> ferocemente combattuta da ambo le parti, e da
+ambo le parti guadagnata da un'ala perduta da
+un'altra, indusse Rodolfo a scrivere al pontefice,
+che con lui godesse della vittoria, ed Iddio ne
+ringraziasse. Però Gregorio riceveva due messaggi
+ad un tempo.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page139" name="page139"></a>(p. 139)</span> IX.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Sur les bancs dorés d'un concile romain<br>
+Presida dans Costance un brandon à la main.<br>
+De Jean Hus, en priant, signa l'arrêt barbare,<br>
+Au front d'un Alexandre égara la tiare.</p>
+
+<p class="authorsc">Casimir Delavigne.</p>
+</div>
+
+<p>La posizione d'Ildebrando era cangiata dopochè
+alla vetta della sua ambizione aveva poggiato.
+Gl'Italiani lo schernivano e gli si volgevano contro,
+fin nella Toscana sua divota. L'arcivescovo
+di Ravenna armava per invadere gli Stati della
+contessa Matilde e dentro Roma bloccarlo. Il re
+di Polonia, Boleslao l'<i>ardito</i>, da lui consacrato
+perchè protestava sottrarsi al dominio di Enrico,
+gli assassinava i vescovi a' piè degli altari, noiato
+dai loro troppi consigli e pretensioni. Il re di
+Francia, burlandosi degli anatemi, persisteva nel
+trafficare le investiture ecclesiastiche, e permettere
+le mogli al suo clero. Roberto Guiscardo,
+malgrado le scomuniche reiterate, addoppiava i
+conquisti nel patrimonio della Chiesa; ed il conte
+di Capua Giordano abbottinava arredi sacri nel
+<span class="pagenum"><a id="page140" name="page140"></a>(p. 140)</span> monistero di Montecassino. Niceforo Botoniate
+scacciava dal soglio a Costantinopoli Michele Parapinace,
+che si era dichiarato quasi vassallo della
+Chiesa di occidente, e mandava tutti gli anni
+duecento libre di argento a suffragio dell'anima
+sua. Berengario si ostinava nella sua eresia. Guglielmo
+il <i>conquistatore</i> faceva il papa in Inghilterra.
+Il re di Dalmazia, creato da lui ed a lui
+come schiavo dedito, era oppresso dai nemici.
+Ed i Sassoni, dai suoi consigli e dalle sue promesse
+sedotti e nell'elezione del nuovo monarca
+e nella guerra civile indotti, lo insultavano per
+aspre lettere. Gregorio protestava non aver comandata
+proprio l'elezione di Rodolfo, ma avere
+dato instruzione ai suoi legati di solo promuovere
+la deposizione di Enrico e la scelta del novello
+re. Quella scelta e' riserbava a sè stesso, sia
+per aver ligio come cane l'uomo da ungersi; sia per
+arrogarsi il dritto di disfare i re e crearli; sia per
+mostrarsi alla terra insignito di quest'altro potere,
+per godere la gioia di veder le teste coronate,
+prostrate innanzi a lui, spazzargli il suolo della
+clamide, per consolidare il dritto di feudo che
+pretendeva sulla Germania, per mettersi infine
+alla testa dell'amministrazione dell'impero e tenere
+i Tedeschi, di lui già divoti, umiliati ed
+obbedienti come frati da cenobio. Quando udì
+dunque i principi non averlo curato, ed esercitato
+da sè il dritto che le constituzioni teutoniche
+davan loro, prese il broncio e ne concepì
+<span class="pagenum"><a id="page141" name="page141"></a>(p. 141)</span> astio e dispetto. Sicchè fermò non procedere, se
+non all'estremo, alla sanzione dell'operato a Forcheim,
+e quando la somma delle cose ed il volger
+fatale della fortuna ve lo avessero spinto.</p>
+
+<p>I Sassoni compresero i suoi intendimenti. S'incollerirono,
+e gli scrissero come a gente tradita
+convenivasi.</p>
+
+<p>Gregorio rispondeva alle acerbe lettere per un
+guazzabuglio di luoghi comuni che nulla significava.</p>
+
+<p>Ed ecco giungergli, primo, il messo di Rodolfo,
+che della vittoria di Fladenheim gli riferiva, e
+quindi non a guari l'oratore di Enrico che attribuiva
+a sè quella vittoria e con maligna compiacenza
+ne lo teneva conto per amareggiarlo,
+impaurirlo, spiccarlo dal partito di Rodolfo. A
+questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando
+ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e
+per mezzo di colombi, ordinò ai suoi legati,
+sparsi per tutta Europa, di significare ai prelati
+cattolici che per la settimana santa avessero
+studiato il tempo ed il cammino di trovarsi al
+settimo concilio di Roma. In effetti e' vi giunsero.</p>
+
+<p>E frequente, oltre ogni dire, di vescovi e abati
+riuscì il concilio. La contessa Matilde non vi
+mancò, perocchè dessa era l'ombra di papa Gregorio.
+Si ribadì al solito il chiodo delle investiture
+e del celibato, si scomunicarono Guiscardo,
+Guiberto, Ugo Candido e Rolando da Siena, nemici
+indomabili del papa, sempre fulminati,
+<span class="pagenum"><a id="page142" name="page142"></a>(p. 142)</span> prostrati mai. Infine sorsero gli ambasciadori di
+Rodolfo che infinite calunnie vomitarono contro
+di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna lo accagionarono.
+Allorchè Gregorio bandì novellamente
+spaventevole anatema e profetizzò che in
+quell'anno <i>il falso re sarebbe morto!</i> Mandò poscia
+a Rodolfo una corona d'oro nel cui cerchio
+stava scolpito questo cattivo <i>calembour</i> per epigrafe</p>
+
+<p class="poem10">
+<i>Petra dedit Petro, Petrus diadema Rodulpho.</i></p>
+
+<p>Dall'altro canto Enrico convocava prima a Magonza
+assemblea di principi e di prelati, dove
+si discusse a minuto la condotta di Gregorio, e
+colpe molte gli si apposero; poi l'arcivescovo di
+Ravenna indisse un sinodo a Brixen nel Tirolo,
+come luogo agl'Italiani ed ai Tedeschi più comodo,
+da lui stesso preseduto.</p>
+
+<p>Sul finire di giugno il concilio si aprì. Vi
+trassero tutti i vescovi di Lombardia e moltissimi
+degli altri Stati d'Italia, tutti prelati partigiani
+di Enrico, sì che essi soli avrebbero composta
+numerosa curia, tutti i capitani e gli ottimati
+dei due eserciti italico e tedesco, quasi tutti i
+signori dell'impero che pel re tenevano, ed egli
+stesso. Si passò a rassegna con severo scrutinio
+la vita di Gregorio. Se ne ponderarono le opere,
+se ne interpretò lo spirito, si discussero tutte le
+riforme che aveva volute introdurre, si scese alla
+<span class="pagenum"><a id="page143" name="page143"></a>(p. 143)</span> sua condotta privata, alle relazioni, ai disegni,
+ai gusti, alle passioni, e dopo averlo esaminato
+d'ogni lato con acuta penetrazione, con inesorabile
+sangue freddo fu giudicato e pubblicato il
+decreto che lo deponeva dalla sedia di Pietro.</p>
+
+<p>Indi proclamarono papa l'arcivescovo di Ravenna.
+E mentre Enrico ripassava in Lamagna per
+dar l'estremo crollo al suo rivale, Guiberto, ora
+Clemente III, sormontava il Brenner, accompagnato
+da splendido corteggio di vescovi e di nobili,
+scendeva in Italia, si metteva alla testa degli
+uomini d'armi, di quaranta vescovi e meglio di
+duecento baroni, assaltava le terre toscane e le
+correva a guasto, ed a Volta presso Mantova,
+avendo sotto la sua condotta lo stesso secondogenito
+dell'imperatore Enrico, investiva le numerose
+truppe di Matilde e riportava completa vittoria.</p>
+
+<p>E Gregorio aveva ad un tempo la novella della
+sua deposizione, quella dell'elezione di Guiberto,
+quella dell'invasione della Toscana, quella della
+vittoria di Volta sopra la sua bella penitente,
+unitamente ad un'altra, che più di tutte lo spaventò,
+da un foglio grazioso del suo amorevole
+fratello Guiberto, ora come abbiam detto, Clemente
+III.</p>
+
+<p>Enrico, recatosi a Ratisbona vi congregava una
+dieta, dove intervenivano i grandi della sua fazione,
+i condottieri dell'esercito, Federico il
+<i>bellicoso</i>, conte di Staufen, sire di un castello
+<span class="pagenum"><a id="page144" name="page144"></a>(p. 144)</span> sul cucuzzolo più sublime delle Alpi, e Goffredo
+di Buglione, quel pio Goffredo</p>
+
+<p class="poem10">
+<span class="add2em">che nel purpureo ammanto</span><br>
+Ha di regio e d'augusto in sè cotanto!</p>
+
+<p>Goffredo, discendendo da Carlomagno per parte
+del padre, e dai re lombardi della madre, sembrava</p>
+
+<p class="poem10">
+Veramente costui nato all'impero,<br>
+Sì del regnar del comandar sa l'arti,<br>
+E non minor che duce è cavaliero,<br>
+Ma del doppio valor tutte ha le parti:<br>
+Nè fra turbe sì grandi uom più guerriero<br>
+O più saggio di lui potrei mostrarti.</p>
+
+<p>Enrico si alzò da sedere, e prendendo il gonfalone
+dell'impero, appoggiato al suo soglio, si
+trasse presso al giovane duca, e gli disse:</p>
+
+<p>&mdash;Messer Goffredo di Buglione, questo, come
+vedi, è lo stendardo dell'impero: te lo affido a
+portare nella campagna che siamo per aprire, e
+riposo sicuro che, sia che fossimo vinti, sia che
+vincessimo, mel renderai incontaminato.</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, sire, dell'onor grande che mi fate,
+rispose Goffredo, piegando a terra il ginocchio e
+stringendo la bandiera; la difenderò per quanto
+Iddio mi darà di forza e di vita.</p>
+
+<p>Allora il re si rivolse a Federico di Staufen e
+soggiunse:</p>
+
+<p>&mdash;Signor conte, io ti ho trovato il più prode
+nelle armi ed il più fedele in tempo di pace. Io
+<span class="pagenum"><a id="page145" name="page145"></a>(p. 145)</span> serbo memoria dei tuoi servizi; e vedete, o baroni,
+se coi miei fedeli so essere grato! Prendi,
+giovane guerriero, la mia unica figlia in isposa,
+perchè conosco che vi amate, e sii conte di Svevia,
+paese che i ribelli hanno invaso.</p>
+
+<p>Federico resta da prima mutolo, non ben sapendo
+raccogliere i suoi pensieri, poscia bacia la
+mano del re e mormora:</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, sire! voi mi avete degnato di guiderdone
+che supera ogni mio poco servizio ed
+ogni mia speranza.</p>
+
+<p>Ed Enrico stringendogli la mano, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Va, conte di Svevia, e sii prode come sempre
+il fosti.</p>
+
+<p>Indi consultò coi suoi il piano della guerra;
+e dopo averlo fermo, ringrazia tutti della fedeltà
+mostrata, li prega di non istancarsi nè mutarsi
+per infausto mutar di cose, e scioglie la dieta.</p>
+
+<p>In ottobre di quell'anno 1080 Enrico aprì la
+campagna invadendo la Sassonia con forze poderose,
+e disertò il paese. La mattina del 15 ottobre
+risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster
+le truppe di rincontro al nemico, in luogo non
+opportuno al guado, e senza scampo alle spalle.
+Ridusse così i suoi a vincere o a morire da eroi.</p>
+
+<p>Al levarsi del sole, Enrico, scoperto il movimento
+dell'oste nemica, ordina le sue genti in
+battaglia. I Sassoni, trafelati dal cammino e manchi
+d'uomini, affogati tra le male fitte dei paduli
+percorsi, secondano il movimento del re, ma pavidi
+<span class="pagenum"><a id="page146" name="page146"></a>(p. 146)</span> e scorati; perchè i loro fanti, nerbo dell'esercito,
+impediti dalle vie rotte tardavano; i cavalli
+stanchi non sentivano più lo sprone. I fanti si stringono
+in ordini serrati; i cavalieri smontano da cavallo,
+ed a passo di carica vanno a cercare l'antiguardo
+nemico. I vescovi intuonano il salmo 82,
+<i>Deus quis similis erit tibi!</i> e cantando precedono.
+Quando ecco che alle parole: <i>fac illis sicut Madian
+et Siræ..... disperierunt, facti sunt ut stercus
+terræ</i>; si trovano in faccia al nemico, separatine
+solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra
+si provocano al valico, onde, dando addosso
+all'incauto che lo tentava, affogarvelo. Ma
+niuno è tanto imprudente. I Sassoni, rialzati di
+spirito ed in Dio confidenti, girano la costa e si
+presentano alle truppe regie che al varco li attendevano.
+La battaglia s'impegna con furore.
+Enrico teneva già in pugno la vittoria, quando
+alcuni suoi fanti ritrassero dalla mischia il cadavere
+di Rapoto, sire di Iunthal, il più ricco principe
+di quei tempi, che da Boemia a Roma poteva
+pernottar sempre in castelli di suo dominio,
+e gridano: fuggite! fuggite!</p>
+
+<p>Di fatti sopraggiungevano a briglia sciolta i
+cavalli del duca di Nordheim, reduce da Goslar,
+e questi, sbaragliati gli arcieri che avevan respinto
+l'antiguardo sassone, sfondavano un battaglione
+di fanti ed invadevano il campo del re.
+I Sassoni, certi della vittoria, volevano sbandarsi
+a predare. Ottone di Nordheim li contenne, serrò
+<span class="pagenum"><a id="page147" name="page147"></a>(p. 147)</span> gli ordini e li fermò con le lance in resta. In
+effetti non aveva appena ristabiliti i ranghi dei
+suoi, che ecco appare il conte Enrico di Lacha
+alla testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia!
+e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato
+aveva guadagnata la pugna. Il Nordheim li aspetta
+fermo un tratto. Indi dicendo ai suoi: Coraggio,
+figliuoli di Sassonia, raccomandatevi ai santi e
+seguitemi, perchè nulla costa a Dio con un drappello
+fugare un esercito! investe con tale impeto
+le truppe nemiche che parte ne rovescia nel fiume,
+parte ne vede afferrare l'opposta sponda malconci
+e fuggitivi. Però i Lombardi, che venivano
+dietro a quelle schiere, gli si serrano allora addosso
+e pugna mortale si stabilisce. Non durò
+lungamente. Perocchè, mentre gl'Italiani si vedevano
+piegare innanzi le lance i cavalli del
+Nordheim, irono alle spalle i fanti sassoni che,
+da Radolfo riaccozzati, avevano novellamente caricato
+Enrico e lo avevano vinto. I Lombardi si
+cominciano a ritirare passo a passo, battagliando
+sempre, senza nullamente scomporre gli ordini.
+Allora si presenta ad Enrico Goffredo di Buglione
+e dice:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, la battaglia è perduta. Rimetto nelle
+vostre mani lo stendardo dell'impero, che niuno
+più valorosamente di vostra grandezza saprebbe
+difendere, ed io spero nel potente Signore degli
+eserciti e nella Beata Vergine di Goslar di dar
+qui termine alla guerra.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page148" name="page148"></a>(p. 148)</span> E sì dicendo, Goffredo volgeva il cavallo per
+partire, allorchè il re, comprendendo che il prode
+meditava alcuna audace impresa, lo raggiunge e
+parla:</p>
+
+<p>&mdash;Andremo insieme.</p>
+
+<p>E vedendo venir Baccelardo, tutto brutto di
+fango e di sangue, senza neppure dimandargli
+novella dell'esito della pugna dall'altro lato, soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Principe Baccelardo, ti affido questo sacro
+deposito, eredità di eroi: mel renderai o vi morrai
+sotto da valoroso.</p>
+
+<p>E sì parlando gli gittava in braccio la bandiera
+imperiale, e senza attender risposta, sicuro
+che ben l'aveva data a custodire, seguì Goffredo.
+Questi però, sia che temesse per la vita del re,
+sia che fosse geloso dell'opera concepita, nel
+passar di galoppo tra un gruppo di baroni tedeschi,
+in mezzo ai quali stava Federico di Staufen,
+grida loro:</p>
+
+<p>&mdash;Baroni, se vi è caro il nome di fedeli arrestate
+il re dal disegno di seguirmi. Si tratta
+di morte: fategli violenza.</p>
+
+<p>E mentre questi accerchiavano Enrico, risoluti
+dalle parole e dall'accento del duca di Buglione,
+questi attraversava il campo come uno strale e
+spariva.</p>
+
+<p>E già i Sassoni predavano nel campo reale
+tende di porpora, ornamenti ecclesiastici, vasellame
+d'oro e di argento, moneta, cavalli, vestimenta,
+<span class="pagenum"><a id="page149" name="page149"></a>(p. 149)</span> armi d'incomparabile tempra e splendore,
+tutte le ricchezze degli arcivescovi di Colonia e
+di Treviri, di quattordici vescovi, del duca di
+Buglione, del conte di Staufen, di Enrico palatino,
+di molti altri cavalieri e baroni, ed in fine
+il bottino di Erfurt, e già la pianura echeggiava
+dei canti della vittoria; quando ecco l'allegrezza
+si muta in subito terrore, e la novella che Rodolfo
+spirava giunge.</p>
+
+<p>Rodolfo in un drappello dei suoi menava ancora
+gli ultimi colpi al nemico abbattuto, allorchè
+si vede a briglia sciolta rovesciar sopra un
+cavaliero che gli grida:</p>
+
+<p>&mdash;A me, duca di Svevia, a Goffredo di Buglione!</p>
+
+<p>Rodolfo ebbe appena il tempo di volgergli contro
+il cavallo e di ricevere da mano degli scudieri
+un'asta più salda, che già Goffredo gli si spingeva
+contro. Terribile fu l'urto dei due valorosi.
+I cavalli si piegano sui garretti, i cavalieri percuotono
+dei reni le groppe; e l'asta di Rodolfo
+si spezza in mezzo alla rotella di Goffredo, e va
+in minute schegge, quella di costui gli colpisce
+il cimiero crestato, rompe le gorgiere, manda per
+aria l'elmo, scoprendogli la testa, e s'infigge al
+suolo. Goffredo traversando di volo, la riprende;
+e gli scudieri son presti a darne un'altra al loro
+signore Rodolfo, che coprendosi il capo con lo
+scudo ricarica il duca. Questa volta l'asta di Rodolfo
+piaga alla spalla sinistra il Buglione: questi
+<span class="pagenum"><a id="page150" name="page150"></a>(p. 150)</span> lo coglie agl'inguini, la lancia vi si spezza e vi
+resta infisso profondamente il moncherino. Nulla
+curante della mortale ferita, lo Svevo tira la spada.
+Il Buglione gli scarica sopra il capo, difeso dallo
+scudo, tal poderoso colpo, che fende in due la
+rotella, lambisce di sghembo il vertice del cranio,
+e colpitolo all'avambraccio destro glie lo
+taglia netto con la mano. Allora Rodolfo, rintronato,
+cade di cavallo, e Goffredo, dopo averlo considerato
+un momento con occhio malinconico,
+sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Era un eroe! pace all'anima sua.</p>
+
+<p>Indi volgendo al cielo gli sguardi ringrazia
+Iddio della vittoria, ripone la spada, ed a passo
+lento ritorna dove aveva lasciato il re.</p>
+
+<p>La voce della morte di Rodolfo gitta l'allarme
+nel campo dei Sassoni. Corrono i baroni subitamente,
+e lo trovano che già boccheggiava. Tentano
+invano portargli soccorsi. Lo adagiano sopra
+una barella e sel recano al campo sotto il padiglione
+di Enrico, nel letto stesso di lui. I vescovi,
+ornati di stola, cominciano a recitare i
+salmi dei morti. I baroni, col capo dimesso e gli
+occhi velati di lagrime, fanno cerchio ginocchioni
+al suo feretro. Allora, moribondo, Rodolfo dimanda
+vedere la sua mano. Il duca di Nordheim
+glie la presenta ed egli:</p>
+
+<p>&mdash;È quella appunto, sclama, con la quale giurai
+obbedienza ad Enrico!</p>
+
+<p>Indi, sentendo vicina la sua fine, solleva alquanto
+<span class="pagenum"><a id="page151" name="page151"></a>(p. 151)</span> il capo, tentando riconoscere alcuno, chè
+la vista gli si era già velata, e dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Ora di chi è la vittoria?</p>
+
+<p>&mdash;È vostra, sire, risponde il duca di Nordheim
+malinconicamente; ma che ci giova la vittoria
+se vi dobbiamo perdere, o sire!</p>
+
+<p>Rodolfo ricade sui guanciali, e con voce intelligibile
+appena susurra:</p>
+
+<p>&mdash;Mi rassegno ai voleri di Dio! Non mi grava
+la morte celebrata dal trionfo.</p>
+
+<p>E spira.</p>
+
+<p>La profezia di Gregorio si era avverata&mdash;avvegnachè
+non nel senso di lui.</p>
+
+<p>Rodolfo, dopo una vita di guerriero, ed una
+lunga corona di vittorie, era morto da eroe sul
+campo di battaglia, e da cristiano, senza mormorare
+di alcuno. Ildebrando lo aveva sedotto,
+come attestano le sue lettere, e spiccato dal partito
+dell'imperatore a cui era stato sempre carissimo.
+Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei
+re. Nel duomo di Merseburg esiste un'urna magnifica,
+e sovra di quella la sua statua di bronzo.
+Nel duomo medesimo si conserva e si mostra
+ancora la sua destra, il suo scettro, la corona e
+la spada.</p>
+
+<p>I Sassoni fecero gran duolo della morte di lui,
+e ricche elemosine si distribuirono ai poveri, alle
+chiese ed ai conventi in suffragio dell'anima sua.
+Essi lo avevano conosciuto buono, affabile, di
+<span class="pagenum"><a id="page152" name="page152"></a>(p. 152)</span> cuore gentile; lo avevano amato qual padre e
+salvator della patria, venerato qual prode.</p>
+
+<p>La battaglia dell'Elster decise del destino dell'impero.</p>
+
+<p>E Gregorio udiva ad un tempo, della morte
+del suo propugnacolo Rodolfo, e che l'imperatore
+Enrico, correndo precipitoso in Italia, era alle
+Chiuse.</p>
+
+
+<p class="p2 center smcap">Fine del terzo volume.</p>
+
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page153" name="page153"></a>(p. 153)</span> INDICE</h2>
+
+<div class="toc">
+<p>LIBRO QUINTO.&mdash;Il 26 gennaio 1077
+<span class="ralign10">Pag. <a href="#page5">5</a></span></p>
+<p>LIBRO SESTO.&mdash;Rodolfo di Svevia.
+<span class="ralign10">» <a href="#page123">123</a></span></p>
+</div>
+
+<h3>Note</h3>
+
+<div class="footnote">
+<p><a id="footnote1" name="footnote1"></a>
+<b><a href="#footnotetag1">1</a></b>: Si chiamava Wehrgeld una somma di danaro che in
+composizione l'uccisore pagava alla famiglia dell'ucciso
+per impedire le faide o vendette. Il soldo di argento allora
+valeva 46 franchi e 63 centesimi se non erriamo.</p>
+
+<p><a id="footnote2" name="footnote2"></a>
+<b><a href="#footnotetag2">2</a></b>: Il <i>sagibero</i> era una specie di giudice.</p>
+</div>
+
+<h3>Nota di Trascrizione:</h3>
+
+<p>Sono state effettuate le seguenti correzioni:</p>
+
+<ul class="none">
+<li>essere la più {belle|bella} castellana d'Italia</li>
+<li>ed affidollo ai cortigiani, {affichè|affinchè} lo menassero</li>
+<li>sorridendo e mettendosi a {sesedere"|sedere}</li>
+<li>sclama {Baccellardo|Baccelardo} ridendo.</li>
+<li>Io non ho fretta, ripete {Laidolfo|Laidulfo}</li>
+<li>tutti quelli che glielo {avvessero|avessero} prestato</li>
+<li>non si {didimenticano|dimenticano} i buoni amici.</li>
+<li>{fas|fac} illis sicut Madian et Siræ</li>
+</ul>
+
+<p>La lezione «scheltro» dell'originale è stata conservata.</p>
+
+<div>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 44355 ***</div>
+</body>
+</html>
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+The Project Gutenberg EBook of Il re dei re, vol. 3 (di 4), by
+Ferdinando Petruccelli della Gattina
+
+This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
+almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
+re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
+with this eBook or online at www.gutenberg.org
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+
+Title: Il re dei re, vol. 3 (di 4)
+ Convoglio diretto nell'XI secolo
+
+Author: Ferdinando Petruccelli della Gattina
+
+Release Date: December 5, 2013 [EBook #44355]
+
+Language: Italian
+
+Character set encoding: ISO-8859-1
+
+*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL RE DEI RE, VOL. 3 (DI 4) ***
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+
+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the
+Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net
+(This file was produced from images generously made
+available by The Internet Archive)
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+ BIBLIOTECA NUOVA
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+ PUBBLICATA DA G. DAELLI
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+
+ IL RE DEI RE
+
+
+
+
+ Stabil. tip. già Benietti, diretto da F. Gareffi.
+
+
+
+
+
+ IL
+
+ RE DEI RE
+
+ CONVOGLIO DIRETTO
+ NELL'XI SECOLO
+
+ PER
+
+ F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA
+
+
+ VOL. III.
+
+
+
+ MILANO
+ G. Daelli e C. Editori.
+
+ 1864.
+
+
+
+
+LIBRO QUINTO
+
+IL 26 GENNAIO 1077.
+
+
+
+
+I.
+
+ Tra duri monti alpestri
+ Ove di corso umano
+ Nessun vestigio si vedeva impresso,
+ Per sentier più silvestri
+ Giva correndo invano.
+ CHIABRERA.
+
+
+Tre mesi l'imperadore Enrico passò a Spira domestica e ritirata
+vita, confortato dalle amorevolezze della tenera Berta e dalle
+blandizie del suo figliuolo. E veramente di queste cure affettuose
+aveva bisogno per addolcire fino ad un certo segno le acerbità del
+suo cuore! Non che egli si fosse querelato troppo del pontefice,
+il quale, alzata bandiera contro di lui, così severamente l'aveva
+osteggiato. Erano corse presso a poco eguali rappresaglie fra loro;
+Gregorio, primeggiando la gerarchia ecclesiastica, era anch'esso
+sovrano e potente. Dolevasi della femminea mutabilità dei suoi
+vassalli, dell'ingratitudine dei principi che aveva stracarichi
+di ricchezze, di feudi, e di prove d'amicizia--e segnatamente di
+quel duca Rodolfo di Svevia a lui cognato e come primo sposo di sua
+sorella Matilde e come marito in seconde nozze di Adelaide sorella
+della regina Berta. Questi non aveva saputo resistere all'ambizione
+di scavalcare dal soglio Enrico, cedendo alle tentazioni lusinghiere
+di Gregorio, che a quella corona lo confortava aspirare. Si era
+perciò messo alla testa dei ribelli e non cessava dal muovere le
+torme contro lo sfortunato re, il quale al suo popolo additato come
+malvagio dai principi, come empio dagli ecclesiastici di Gregorio,
+non vedeva speranza di potere un giorno ristaurare l'onore. Intanto
+la dieta di Augusta approssimava. Quanto avesse a mettervi fiducia
+Enrico comprendeva assai bene. Ai suoi partigiani, perchè gente
+scomunicata, inibivano assistervi; accusatori e giudici sedevano
+i suoi nemici; ed egli, re decaduto, doveva sottomettersi alla
+censura, al giudizio dei suoi vassalli. Questo amaro pensiero lo
+decise. Calcolò essere minore umiliazione per lui di piegarsi al
+papa, regolatore dei cristiani, e subire penitenza canonica, quasi
+ad iscompito delle sue peccata, anzi che trascinarsi avanti a'
+suoi sudditi come reo di sovversione dell'impero e d'incapacità di
+governo. Per lo che, onde prevenire la mossa di Gregorio in Germania
+dove non avrebbe mancato ribadire più salda alleanza coi ribelli,
+risolse discendere in Italia, e con lui rappattumarsi. Imperciocchè,
+una volta aggiustato col pontefice e liberato dagli anatemi, i
+paurosi dei fulmini di Roma gli si sarebbero novellamente accostati;
+coloro che aveva dovuti allontanare da sè, per stare ai patti della
+dieta di Tribur, avrebbe richiamati; gli Italiani, che tanta speranza
+in lui mettevano, lo avrebbero secondato; ed e' si sarebbe levato
+incontanente a capo di poderoso esercito onde ridurre i rivoltosi.
+Stabilì quindi la partita per Italia ed all'opera si accinse.
+
+Non soldati, non cortigiani, non servi teneva al castello di Spira.
+Con lui non trovavansi che la moglie, il figliuolo, ed un uomo,
+il quale, mentre tutti da lui dipartivansi, aveva instato con lui
+dimorare e servirlo, Baccelardo.
+
+Questo disgraziato, fastidito della durezza del pontefice, a lui
+tornato alquanto in uggia pel caldeggiare a favore del re, nè più
+sperando soccorsi al ricupero degli Stati paterni, aveva bravato la
+scomunica, e la sua sorte di diseredato e ramingo avea accomunata e
+con quella del re abbandonato. Ed Enrico lo aveva accolto tanto più
+volentieri che gli capitava fedele nella mala fortuna, ed era il solo
+che non temeva di obbedirgli. Pochi giorni innanzi Natale quindi si
+fermò la partenza.
+
+Non eravi nello scrigno tanto di quattrini da potere tentare il
+viaggio. Bisognò rivolgersi agli antichi favoriti da lui arricchiti
+e colmi di grazie. Ma di questi, chi si disse squattrinato affatto,
+chi dichiarò non voler saperne dello scomunicato, chi rimandò il
+postulante Baccelardo altresì con più brutali risposte. Il solo
+Ulrico di Cosheim, non ricco, somministrò quanto potè. Laonde si
+videro ridotti a vendere alcune poche gioie dell'imperatrice, ed
+impegnare la corona imperiale in mano ai Caorsini. Nè Enrico si
+lamentò di questa novella prova d'ingratitudine dei suoi cortigiani.
+Oramai e' si era rassegnato ad ogni contumelia, contentandosi
+scriversela nel cuore e rammentarsela tutti i dì.
+
+Si posero in cammino. Non avevano che tre cavalli solamente, quello
+del re, che cavalcava la regina Berta col figliuolo Corrado in
+groppa, quello di Baccelardo, che portava Enrico, ed un mal ronzino
+per Baccelardo. Rodolfo, Bertoldo e Guelfo avevano occupate le chiuse
+e tenevano il passo delle Alpi svizzere, carniche e friulane. Si
+prese la volta della Borgogna, dilungando la strada, e si trovarono
+a celebrare il Natale a Besanzone, ove il conte Guglielmo, zio di
+Agnese madre del re, li ristorò di ogni fatica e di ogni miseria,
+e meglio li fornì di oro, servi e cavalcature. Riconfortati così
+ripresero il viaggio.
+
+Costeggiarono la catena del Jura avviluppata già nel suo mantello
+di neve. Riposarono lo sguardo sul lago Lemano, le cui azzurre
+acque lievemente increspate dal vento, scintillavano come topazi
+percossi dal sole, ad onta del verno dardeggiante nel cielo turchino.
+Contemplarono quei gioghi di monti, le cui canute creste l'une
+sull'altre elevansi come i gradini di un anfiteatro, per fare in
+fine torreggiare la testa superba del monte Bianco, il re di quel
+popolo di montagne, perduta nell'azzurro dei cieli. Giunsero in fine
+a Vevey, borgata resa celebre poi da Rousseau, alla cui porta, sotto
+un baldacchino, trovarono la marchesana Adelaide madre di Berta che
+rendeva giustizia.
+
+Teneri furono gli amplessi della madre e della figliuola,
+solennemente cortesi le accoglienze al re. Questa signora governava a
+nome del figlio suo Amadeo, capostipite della casa di Savoia, grande
+estensione di paese, e guardava il passaggio delle Alpi Cozie e delle
+Alpi Craie. Enrico le si volse per dimandarle sussidi di truppe
+e di scorte a calare in Italia. Ma colei, che ambiva vantaggiare
+gli Stati del figliuolo, glieli negò, sotto pretesto di non voler
+querele col papa. Il re dovette venire ad accordi. Caldo fu il
+discutere, perocchè Adelaide pretendeva cinque vescovadi con tutte
+le terre dipendenti ed i dritti, ed Enrico voleva solamente donarla
+di una parte della Borgogna imperiale. Però, angustiato dal tempo e
+dalle circostanze, Enrico investì Amadeo del vescovado di Litten,
+vale a dire di un buon quarto della Svizzera, e con questo pedaggio
+ottenne permesso di sormontare le Alpi. Appena segnati gli accordi la
+marchesana ripassò in Italia.
+
+I montanari non ricordavano inverno più aspro. Le nevi cadute in
+settembre ghiacciavano, e sovra quelle, novelli strati più spessi
+cadevano tutto dì. Sia quindi pel periglio dei cammini, nullamente
+praticati, sia che gli alpigiani schivassero contrattare con gente
+scomunicata, per non incorrere anch'e' negli anatemi, difficilissimo
+tornava procacciarsi guide, anche a peso d'oro. Così che fu mestieri
+mutar di nome, darsi per tutt'altro di ciò che erano, e, per tal
+fatta mascherati, di villaggio in villaggio, penosamente trascinarsi
+fino a Lanslebourg, ai piedi del monte Cenisio.
+
+Questa montagna, alta 8670 piedi di Parigi sul livello del mare, non
+aveva allora quella bella strada che, nel 1805, in cinque mesi, per
+ordine di Napoleone, il cavaliere Giovanni Fabbroni faceva aprire
+da tremila operai al dì; nè quelle case di rifugio, abitate da
+cantonieri per riparare i varchi e soccorrere i viaggiatori; come
+neppure quei piuoli che, elevati di tratto in tratto, accennano il
+calle meno sinistro a tenersi. Allora non era che una marmorea lamina
+di ghiaccio, praticata solamente nell'estate da un sentieruolo per
+uso dei cacciatori di camoscio, che serpeggiava tra i precipizi e le
+voragini dell'erta sterminata. Gli avvallamenti, colmati, dalla neve
+quivi accumulata dagli uragani, o non si discernevano, o malamente
+per alcune creste di rocce sporte in fuori quasi denti di ferro. Ogni
+varietà di picchi e di rupi, capricci della natura tormentata delle
+montagne, era scomparso. Il monte aveva addossato il suo fallace
+lenzuolo di neve, e sotto di quello spalancavansi le voragini ed i
+crepacci, movevansi le valanghe. Enrico si fe' venire grosso numero
+di guide, e voltosi al loro capo dimandò:
+
+--Compare, mi fa d'uopo scavalcare la montagna, e discendere in
+Italia: sareste voi al caso di additarmi e facilitarmi la via?
+
+Il capo guida, che si chiamava Giacomo, si grattò l'orecchio sinistro
+e si lisciò la barba; poi disse:
+
+--Monsignor no.
+
+--No, per dio! Eppure dovrà esser così. Mettete voi il prezzo ai
+vostri servigi.
+
+--Non si tratta di questo, monsignore, rispose Giacomo, ma sibbene
+che la sgualdrinella, quest'anno qui, si ha ficcato in testa non
+volersi lasciar montare: ecco tutto.
+
+--Dite dunque che vi manca il coraggio, sclama Enrico con un poco di
+male umore. Cercherò allora chi ne abbia più di voi.
+
+--Provatevi, monsignore, e vi do parola, che, se in trenta miglia
+d'intorno troverete chi vi sappia servir meglio, io rinunzio al
+mestiere di cacciatore, ed alla salute dell'anima.
+
+--Baie! riprende Enrico, vi mette paura sporcarvi le uose di neve,
+perchè vi piace sporcarvele piuttosto di cenere. Questo è l'arcano,
+non già le difficoltà che mi state a contare.
+
+--Uhm! mormora Giacomo.
+
+--Già, insiste Enrico, credete voi che io non abbia fatto altro in
+vita mia che novellare con dame in un salotto caldamente intarsiato
+a legno di quercia, e scottarmi le sure alle brace? Anch'io son
+cacciatore, compare, e so come con l'aiuto di Dio, si affonda nelle
+ghiacciaie e nei pantani, si sta digiuno due giorni, e si dorme sotto
+il padiglione delle stelle. Capite?
+
+--Capisco sì, monsignore; ma sapete cosa sono le vostre ghiacciaie
+ed i vostri pantani per chi ha fiutato un po' il respiro di
+questa pedina? Una pozzanghera in cui un gallo non arriverebbe ad
+imbrattarsi lo sprone, una tazza per bevervi dentro l'acquarzente.
+Se conosceste un tantino che vezzi sa fare questa matta quando le
+frulla! Mi aiuti Iddio, monsignore, io credo di averla alquanto
+addomestichita; ma quando vedo che i fumi le saltano, io le dico:
+Cecina mia, fatti prima passare il ruzzo col favore di San Benedetto,
+e poi ci vedremo.
+
+--Insomma, compare, ad ogni costo a me urge valicare questo monte
+dannato. Trovate voi uomini e mezzi, perchè io non voglio saperne
+altro che si parta prontamente.
+
+--Sta bene, monsignore. Giacchè ci avete dato del vigliacco, e vi
+siete proprio incocciato in questa pazzia, bisogna cavarvela. Io non
+vi assicuro bene che toccherete le pianure d'Italia. Però vi assicuro
+bene che moriremo innanzi noi tutti, prima che alcun disastro accada
+a vostra grandezza. Dopo, sarà di voi quel che sarà. Noi saremo morti
+fino all'ultimo--raccomandandovi a Dio.
+
+--Quando si parte dunque? Bene inteso che si dovrà trasportare con
+noi questa signora e questo ragazzo, con ogni bagaglio e cavalcatura.
+
+--Ma sì, partirà tutto con noi; salvo, monsignore, che non ve ne
+guarentisco l'arrivo.
+
+--Dunque?
+
+--Dunque per oggi è ito. Vedete lassù quella parrucca bianca che
+si accapperuccia al monte? Ebbene, di qui sembra nebbia, ma vi do
+parola che fra due ore, vedrete che è quel buffon di uragano, il
+quale si trastulla a far mulinelli di neve, e trascinarsi seco
+fino i cucuzzoli delle rocce, che gli si parano avanti. Così che,
+monsignore, contentatevi per oggi di farvi una bella provvisione di
+caldo col fuoco e col vino di Vevey, perchè vi so dire io che domani
+ne avrete ben d'uopo.
+
+--Sacramento! sclama Enrico impazientito, questa diabolica Italia non
+vuolsi dunque lasciar penetrare?
+
+--Eh! monsignore, risponde Giacomo schiettamente, è Italia come la
+bocca; per penetrarvi dentro ed assaporar tutti i gusti bisogna
+passar le mascelle. Le mascelle d'Italia sono le Alpi.
+
+--A domani, disse Enrico, e le guide si congedarono.
+
+Al domani infatti, come l'alba si mostrò, tutto era sul punto, e si
+partì.
+
+Per la regina Berta avevano preparata una specie di barella, che i
+montanari portavano sulle spalle dandosi la muta quattro per volta.
+Baccelardo ed Enrico andavano a piedi, muniti di grossi bastoni a
+punte di ferro. Si cominciò l'ascensione allegramente, perchè il
+tempo mostrava voler venir bello. Però non stette guari, che delle
+larghe nuvole bianchicce principiarono ad elevarsi dietro il vertice
+del monte. Quelle nuvole, a poco a poco dilatandosi e congiungendosi
+insieme, ondularono da prima placidamente nell'orizzonte. Poi quel
+loro cullarsi voluttuoso come il manto di un'odalisca che si gonfia
+alla brezza della sera, addivenne più celere, più violento, il colore
+bianco si cangiò in cenericcio, poi in bruno, per ultimo in buio
+perfetto. Intanto regnava una calma solenne, un assopimento mortuario
+di tutta la natura. Non un uccello, non uno spiro di vento, non un
+brivido d'arboscello, neppure una parola dei montanari, i quali
+solamente guatavano di tanto in tanto la cima del Cenisio e gittavano
+un sospiro. Il cammino d'altronde si faceva sempre più difficile.
+Affondavano nella neve fino al ginocchio. Sentivano sotto i piedi
+scricchiolare il ghiaccio di un rumore sordo e profondo, poi di
+lontano, di tempo in tempo, cader le valanghe come tuoni. Toccavano
+già la regione del gelo. Puntando i bastoni ferrati, sorreggendosi
+a vicenda, e facendo catena avanzavano. Ma non così spediti come
+Giacomo avrebbe voluto, e come il mutamento del tempo richiedeva.
+Perocchè la regina sentiva già un malessere indefinibile, e come se
+il cuore le si stringesse. Enrico non si reggeva quasi più sulle
+gambe, irrigidite dal freddo. Lo assaliva il capo giro, vedeva da
+per tutto, abbarbagliato, delle larghe macchie di sangue. A Berta
+dettero alcune sorsate di latte e mele, al re dell'acquavita. Ma fu
+mestieri di sorreggerlo delle braccia, tanto più che costeggiavano
+una screpolatura di ghiaccio, nel cui fondo si perdeva la vista.
+Baccelardo, più uso alle fatiche, curava meno sè stesso che il
+cavallo, il quale, armato ai piedi di ferri a punte acuminate,
+allungava i passi, come se volesse strisciar della pancia sul gelo,
+fiutava il sentiero, e calcava le peste del padrone. Come però si
+furono scostati dalle sponde di quell'abisso, Enrico si lasciò cadere
+sopra scarna punta di roccia, e sclamò:
+
+--Che Dio perda questa scellerata montagna! Non reggo più, e credo
+che a quest'ora ambo le mani siano ite al diavolo, perchè non me le
+sento affatto.
+
+--Monsignore, udite a me, dice Giacomo, non facciamo ragazzate;
+perchè quando la montagna si mette di mal umore, non v'ha di meglio
+che starsene a casa se si può, e raccomandarsi l'anima ai suoi santi
+avvocati, quando si è a mezzo del cammino. Sicchè dunque, in piedi
+e trottiamo; perchè mi accorgo già che a questa pettegola comincia
+seriamente a venire mal ruzzo. Io ne conosco il carattere.
+
+--Il diavolo ti porti con essa, compare! risponde Enrico. Io non ho
+forza nemmeno di fare un passo lungo come il tuo naso. Trovami in
+vece dove possa dormire.
+
+--Sì bene, monsignore, soggiunge Giacomo, a casa vostra farete ciò
+che piace a voi, qui dovete stare alla nostra regola. Vi va della
+vita, e della vita di tutti. Andiamo.
+
+E sì dicendo tolgono Enrico di peso nelle braccia, e si rimettono in
+viaggio. Superata così una prima cresta, Giacomo si volge ai compagni
+e parla:
+
+--Figliuoli, abbiamo guadagnato la colezione. Coraggio: beviamo un
+gocciolo, rosicchiamo una crosta, ed avanti in nome di Dio, se questa
+furfantaccia di nebbia, che cala giù pettoruta come un curato che ha
+finita la predica, ce ne darà ancora il permesso.
+
+E detto fatto, in pochi minuti si sbarazzano dell'asciolvere, e
+ricominciano la salita. Enrico non avrebbe voluto toglier cibo, non
+sentendo altra voglia che una irreffrenabile di dormire. Ma gli
+alpigiani lo costrinsero a mangiare alcuna cosa, bere una tazza
+d'idromele, e camminare a piedi per ridestare il calore. Varcavano
+allora una spina, sopra cui appena i danzatori di corda si sarebbero
+avventurati, una specie di ponte di ghiaccio gittato sur una
+screpolatura che sprofondava in abissi incommensurabili. Ecco allora
+che quella nebbia, la quale maestosa e lenta calava dal vertice della
+montagna, li raggiunge. Distinguevano appena un piede al di là della
+persona. Una nevuscola sottile come farina di frumento e penetrante
+come punte di ago gli involgeva. Si dovettero arrestare. I polmoni
+spasimavano di trafitte acute ed insopportabili. Dopo un'ora però
+quel nebbione si dirada alquanto; ma un muro di ghiaccio, elevato,
+quasi a picco, si para loro di fronte.
+
+Le guide si guardano in faccia, e stanno lì presso a proporre
+di tornare indietro, tanto più che alla nebbia era succeduto il
+garbino. Se non che, rianimati da Baccelardo e punti da Enrico che
+li chiama cuori di damme e mal pratici, Giacomo si avventura alla
+scalata del baluardo. Con le azze cominciano a tagliare un sentiere
+nella spessezza del ghiaccio, un sentiere a forma di scaglioni
+serpeggianti onde avessero potuto inerpicarvisi anche le cavalcature,
+aiutate dagli uomini. Questo lavoro riuscì a maraviglia, quantunque
+pericolosissimo. Da poichè, se un piede veniva meno a qualcuno,
+rotolava nell'abisso e perdevasi sotto un trenta piedi di neve. Come
+però furono sull'erta di quella piattaforma, il vento li prende più
+gagliardamente. Tentano fare ancora alcuni passi, ma torna loro
+impossibile. Imperciocchè vedevano calar giù precipitosi dalla vetta
+immensi castelli di neve girati a turbine, innanzi a cui nulla poteva
+resistere. Si gittano perciò bocconi sulla neve, si accollano a
+qualche sporgenza di roccia, e di lontano odono ruinar le valanghe,
+screpolarsi il ghiaccio sì che ne tremava tutto il monte, muggire
+il vento furibondo che passava sui loro corpi, trascinando turbini
+di neve, grandi come palagi di sovrani. Erano intirizziti. I loro
+volti sformati, fatti piombini; gli occhi sanguigni; l'alito gelato;
+il respiro difficile. Intanto mezzo le persone restavano seppellite
+nella neve. I cavalli stessi si erano accovacciati al suolo; e
+qualcuno, che non fu sollecito, tratto dall'uragano rotolò ne'
+precipizi facendo udire grido lamentevole e straziante.
+
+Così trascorsero due ore nella più terribile agonia, atterriti, più
+che dal pensier della morte, da quelle convulsioni fragorose della
+montagna, che sembrava volersi scardinare e fuggire l'ira della
+bufera. Quello sbrigliato infuriare però cesse alfine alcun poco. Il
+vento spirava ancor forte, ma potevano mantenersi in piedi, l'uno
+attaccandosi all'altro, mercè una specie di gomena, reggendosi
+ai bastoni ferrati. Il loro andare da prima fu lento; dappoichè,
+quantunque si fossero sempre agitati ed avessero battuti i piedi per
+intrattenere il calore, si potevano dire stecchiti dalla neve che
+come sottil polverio aveva compenetrati i panni, ed agghiadate le
+persone. A poco a poco però accelerarono, e giunsero alla cima del
+Cenisio, all'ospizio.
+
+Di questo luogo di rifugio si attribuisce fondazione a Carlomagno,
+a Luigi il Buono, o ad una certa contessa Adalasia. Sia chiunque,
+i cenobiti accolsero quella gente con ogni carità, e prodigarono
+loro quelle cure che lunga serie di sperienze aveva insegnate
+giovevoli. In poco d'ore, e' furono interamente rifocillati. Si
+seccarono o mutarono i pastrani; con la neve fecero strofinarsi
+le parti aggelate; pigliarono ristori di brodi e di cibo. Sicchè,
+alle due dopo il meriggio si trovavano in istato di principiare la
+discesa, perchè il sole già fulgido e bello splendea nel cielo,
+quasi la vicinanza d'Italia lo rallegrasse. Da prima percorsero un
+po' di piano, costeggiando un lago, che sembrava oramai una tavola
+di piombo damascata, le cui punte splendevano al sole come prismi
+di diamanti. Si andò innanzi così per un tratto. Però, come furono
+al pendio dell'ultima vetta restarono lungo tratto a saziare lo
+sguardo, che già lontano poteva spaziare sull'Italia per le pianure
+piemontesi e lombarde, fino alle montagne di Genova. Un grido di
+gioia prorompe da ogni petto, meno da quello di Enrico. Enrico non
+sapeva qual fortuna avrebbe incontrata laggiù, e rodevasi nel cuore
+che egli dovesse percorrere da penitente e da esule una terra dai
+suoi maggiori percorsa da trionfatori. Si avventurarono poscia alla
+discesa.
+
+Per l'imperatrice avevano recata una specie di tegghia di cuoio,
+a foggia degli antichi cocchi, affidata a grosse funi armate di
+uncini che ficcavano e sficcavano nel ghiaccio. Sopra delle stanghe,
+inchiodate a croci, eransi allogati i bagagli, anch'essi mantenuti da
+funi.
+
+--Badate ai cavalli, gridava continuamente Baccelardo, esaminate i
+ferri; avviluppateli tutti in pelle di montoni, onde, se cadono, non
+si feriscano a questi diabolici stiletti di giaccio; tenete loro le
+briglie corte; sempre due di fianco ad ogni cavalcatura ed adagio.
+Gli uomini scandaglino prima i sentieri con i bastoni.
+
+--Lasci pure, lasci pur fare a noi, bel cavaliere, rispondeva
+Giacomo. La discesa è più difficile dell'erta; ma la marchesana di
+Susa ci ha costumati a questi valichi ed a menare uomini e bestie.
+Però, ascoltino bene. Dove non si va con i piedi bisogna bene
+aiutarsi con le mani, andar carponi, mettersi sul sedere; dove non
+si può reggersi in su, occorre scivolare e Dio provveda a che non si
+scivoli nelle voragini. Quei crepacci sono ghiotti di carne umana, di
+carne viva. Dio solo ed il diavolo giunge a strappar loro le anime,
+se pur non vi restano apprese dal gelo.
+
+--Occorrerebbe avere gli artigli con che l'abate di Fulda addunghia
+i suoi vassalli per calarsi giù a quattro zampe, diceva Enrico a
+Baccelardo, un po' riconfortato.
+
+--Ovvero la sveltezza con che l'abate di Montecassino corre dietro
+alle gonne delle sue vassalle, faceva eco Baccelardo.
+
+--Dall'altro lato mi soffocava la nebbia e la nevuscola, qui mi
+abbacina il riverbero del sole, sclamava l'imperatrice Berta. Gli
+occhi mi schizzano; credo ne sprizzi il sangue. Veggo tutto rosso.
+
+--È il tramonto, madonna, diceva Giacomo per confortare quella
+bella creatura, che il desio di vedere la sua terra natia aveva
+rifocillata, sì che aveva tolte via le bende del collo, del capo e
+del volto, ed allargate le pellicce.
+
+Il sole infatti si dileguava dietro le vette più alte di quei
+picchi, ma non perciò il cielo si offuscava. Infrattanto, a misura
+che scendevano, le spalle della montagna divenivano più piane, meno
+ripide, più praticate, la crosta del gelo meno spessa. I precipizi
+che lambivano erano gli stessi; l'ossatura della montagna si mostrava
+egualmente accentuata a forti gibbe, a moltiplici punte. Ma tutto
+sembrava meno salvaggio, avviluppato da un aere più cilestre,
+dissimulato dalle ombre tra il purpureo ed il violetto di cui la
+luce del cielo d'Italia li avvolgeva, raddoppiandone la distanza.
+
+Malgrado le precauzioni però, un uomo da prima, fra quei che si
+davan la muta in sostenere la treggia che portava la regina, scivolò
+e precipitò. Ma per avventura e' se la trasse con la rottura di
+uno stinco ad una prominenza di roccia, che lo rattenne a mezzo
+dell'abisso. E lo si giunse a salvare. Poscia precipitò giù e perì
+sprofondato nelle nevi di quei gorghi un cavallo: quindi rotolò una
+barella da carriaggio, che pure si perdè. Si raddoppiarono le cure.
+Si legarono tutti con una fune sì che formassero una sola catena; e
+per buona ventura s'incontrarono corrieri, nativi di quelle alpi, che
+avevano fatta la via due dì innanzi, e che facilitarono i passi. Così
+che, all'oscurarsi della notte, la comitiva si trovò a Susa. Il cielo
+splendeva di stelle sopra un azzurro profondo.
+
+Al vocio ed allo scalpitar dei viaggiatori, gli abitanti della
+contrada mettevano fuori delle loro finestre il capo ed uscivano
+sull'uscio, salutando di un _ave Maria_ chi passava o dimandando
+l'elemosina. Accorsero tutti però, portando torce, tizzoni, lucerne,
+lanterne, quando la voce si sparse che fosse Berta, che in mezzo a
+loro ritornava: e gli echi più lontani del Cenisio risonarono di
+_alleluia!_ e di benedizioni.
+
+All'indomani, Enrico partì per Torino.
+
+
+
+
+II.
+
+ Non sono i regni e le potenze unite.
+ Nè possono esser; perchè il papa vuole
+ Guarir la Chiesa delle sue ferite.
+ L'imperador con l'unica sua prole.
+ Col presentarsi al successor di Piero,
+ Al Gallo il colpo ricevuto duole.
+ MACCHIAVELLI--_Decennali_.
+
+
+Il primo ad andare incontro all'imperadore fu l'arcivescovo di
+Ravenna Guiberto. Enrico lo accolse con ogni segno d'amorevolezza,
+ed egli, dopo essersi seco lui congratulato del prospero arrivo in
+Italia:
+
+--Sire, disse, vi domando il permesso di presentarvi il clero ed
+i nobili della vostra fedele Lombardia, i quali al pari di me
+desiderano profferirvi ossequio.
+
+Quella parte d'Italia chiamavasi allora quasi tutta Lombardia.
+
+--Mercè a voi, monsignore, rispose il re, che in questi generali
+dissidi mi avete mantenuti obbedienti i miei bravi Italiani.
+
+--Sire, soggiunse l'arcivescovo, io conosco di buon lato che Vostra
+Altezza soffre questi guai per aversi meco voluto mostrar grazioso
+ed avermi colmo di favori. Quel diabolico uomo di mastro Ildebrando
+non perdona mai per proprio stile; me poi non vuole udire neppure
+se dovesse dannarsi, e semina i triboli sopra quanti usano meco e
+di grazie mi largheggiano. Ecco donde la frega di toglier via le
+investiture, di abolire le mogli, e' che già si ha rubata la mia,
+e le liti che v'intenta per avermi fatto arcivescovo. Vedremo,
+però, chi di noi vincerà la puntaglia. Io sono già alla testa di
+ottocento lance e duemila balestrieri a piedi. Gli altri prelati e
+signori italiani vi formano esercito meglio di quattromila cavalli
+e diecimila arcadori, tutti pronti al vostro cenno e caldi di
+entusiasmo, per morire con voi o vincere.
+
+--Ed il resto d'Italia, monsignore? dimanda Enrico pensieroso.
+
+--Del resto d'Italia, sire, quelli che ricordano la vittoriosa
+memoria di Enrico III, trepidano, e predicono giorni funesti.
+Dappoichè duole ad ognuno la guerra cittadina ed il guasto della
+patria. Quelli che han ricevuto onta da Gregorio rimangono
+inflessibili a rimbeccargliela più amara e crudele; e questi sono
+i più ed il meglio delle Provincie italiane, tutti alti membri del
+clero e feudatari. Vi ha infine la gioventù, fastidita dell'inoperosa
+anarchia in che, per la lunga assenza della grandezza vostra, Italia
+hai gemuto, e della vita ingloriosa che trascina. E questi, nemici
+naturalmente di un papa severo ed orgoglioso che vorrebbe fare del
+mondo un cenobio, e degli uomini dei servi del clero, anelano a nuovo
+ordine di cose, a destino più nobile, a libertà e gloria. Per modo
+che, sire, dove appena mandiate bando di esser venuto per sostenere
+Italia nell'indipendenza dei suoi diritti, e di mettere, a ragione
+questo petulante pontefice, confirmando le franchigie del clero
+e dei laici, e volendo salde e riverite le antiche constituzioni
+dell'impero, tutta Italia alzerà una voce sola di giubilo, e vi
+troverete a testa di un esercito di cui mai maggiore ne levarono gli
+antichi tempi, nè la Germania.
+
+--Sire Iddio, sclama l'imperatore scintillando negli occhi, fa che
+io mi vendichi del figlio del falegname di Soano e di quei traditori
+miei vassalli, e poi rinunzio senza sconforto alla vita ed all'impero.
+
+--Vi è anche di più, sire, soggiunge Guiberto, il concilio che ho
+raccolto a Pavia ha condannato Gregorio come eretico, e lo ha deposto
+dalla sede di Pietro, in conformità del sinodo di Worms.
+
+--E gliene avete fatti intimare gli atti?
+
+--Sicuramente, dal vescovo di Bovino, anch'esso qui fuori ansioso di
+prestarvi omaggi per sè e pel suo padrone, Roberto Guiscardo.
+
+--Ah! l'ardito conquistatore?
+
+--Sì, sire, ed udrete quali generose profferte e' manda a farvi pel
+suo ambasciadore.
+
+--Sta bene. E voi, monsignore, vi siete composto con lui per quel
+prezioso disegno di presentarvi al papa come un pezzo di selvaggina?
+
+--L'ho dovuto, sire, onde guadagnarlo al vostro partito. Però non
+l'ho ancora perdonato; nè il perdonerò, se prima non abbiamo insieme
+rotta qualche lancia, dove che siasi e quando ciò possa avvenire.
+
+--Siete un bravo, monsignore arcivescovo, riprende Enrico
+stringendogli la mano. Sol che vi somigliassero un paio di dozzine di
+que' miei poltroni di nobili, che ora non saremmo qui in Italia per
+impetrare perdono.
+
+--Per impetrare perdono! mormora l'arcivescovo maravigliato. Ma, con
+la vostra sopportazione, sire, quale sarebbe dunque la vostra mente?
+
+--Lo lascio decidere a voi, Guiberto, appena rifletterete che l'anno
+della scomunica è prossimo a spirare, e che se non mi trovo assolto
+di anatema, per costituzione di Germania, decado dal regno.
+
+--Dunque pensereste, sire....?
+
+--Ad ogni costo aggiustarmi col pontefice, e farmi sciogliere dalla
+scomunica.
+
+--Anche a costo di umiliarvi? dimanda Guiberto.
+
+--Mai no, per certo! Ma se le circostanze mi vi traessero, la
+vittoria del domani non compenserebbe ella forse il rovescio di
+oggidì?
+
+--Compenserebbe! mormora l'arcivescovo.
+
+--Si, continua Enrico con calore. Che credete, Guiberto, che mi
+potessero giovare i vostri dodici o quindicimila uomini, in faccia
+a due nazioni non bene decise nè ben rassodate? Poi la contessa
+Matilde ha anch'essa un esercito, nè è nostra amica. Gli Italiani
+sono volubili; e per quanto si mostrino divoti all'impero, non so
+lusingarmene, conosco che quel freno lor torna insopportabile ed
+esoso, e spiano l'opportunità di spezzarlo. Sì che, Guiberto, vedete
+anche voi a qual partito mi rimanga appigliarmi.
+
+--Sire, replica l'arcivescovo dignitoso, io non so nè vi rispondo
+della mente dei miei concittadini. Sia però quale si voglia la vostra
+fortuna, contate, sire, e potete giurare di non fare assegnamenti
+falliti, contate sulla persona e sulla fedeltà dell'arcivescovo di
+Ravenna, che vi verrà manco solo con l'ostacolo della morte.
+
+Enrico gli stringe la mano fortemente, velando gli occhi di una
+lagrima, poi dopo alcuni minuti di silenzio soggiunge:
+
+--Monsignore di Ravenna, compiacetevi di presentarmi i miei fedeli di
+Lombardia.
+
+Quei signori, ragunati nella sala vicina, lo accolsero con un grido
+prolungato di applausi e di gioia. Enrico li salutò grazioso,
+dicendo loro cortesi parole, ringraziandoli della lealtà e divozione
+che gli mostravano. Essi gli fecero tutti sacramento di essergli
+fedeli, e di non abbandonar la sua causa per qualunque sfortunato
+volger di cose. Enrico li ringraziò novellamente; poi alla testa
+di così brillante corteggio e risoluta truppa partì di Torino per
+Piacenza. Due giorni dopo vi giungeva anche il re.
+
+Egli aveva evitato Parma; aveva poi costeggiato l'Enza, ed era venuto
+a valicarla a Rio di Vico.
+
+Dopo aver nevicato tutto il dì, verso il tramonto il cielo si era
+rasserenato. Il sole si coricava come un globo di fuoco. Guadato il
+fiume, lo sguardo di Enrico s'ingolfò di subito in una gola di monti.
+In mezzo a quelli,--monte Atesio e costa di Grassa,--questo sguardo
+si urtò ad un burrone che si levava a picco comme una zanna. Brullo,
+tormentato, dirupato era il burrone. A cima di esso però elevavasi
+una vasta rocca, che, increspata il dì dal pulvinio della neve, ed
+ora indorata dagli ultimi raggi del sole sanguigno, scintillava quasi
+fosse incrostata di ardenti carboni. Era Canossa. Enrico si arresta;
+gli occhi divaricati ed immobili si fissano su quel fatale castello
+folgorante come un'aureola. La foga dei pensieri e degli affetti
+produssero nell'anima del re come una nebbia, in cui, vedendo tutto
+vago e vertiginoso, dispera penetrare. Dà quindi di sprone, si
+lascia a destra il forte maniero di Rossena, e per la straduzza di
+Grassano che costeggia Rio di Vico se ne viene a Vico di Canossa, a
+piè del castello.
+
+Non vi si fermò; anzi mosse subito per Canossa, avendo saputo da
+corrieri dell'arcivescovo di Ravenna e del vescovo di Vercelli, che
+la contessa Adelaide, dopo aver venduto a lui il passaggio delle
+Alpi, era discesa in Italia a spargervi la nuova di sua venuta. Per
+lo che gl'Italiani, che ora lo circondavano, si erano uniti al bando
+di Guiberto; e mentre questi, chiuso il concilio di Pavia, cavalcava
+la notte per alla volta di Torino, Gregorio, della presenza del re in
+Italia spaventato, la notte istessa erasi andato a rinchiudere nel
+Castel di Canossa con la sua bella penitente Matilde.
+
+Egli aveva lasciato in dietro la truppa per non dar sospetti nè
+appiccagnoli al papa. Seguíto solamente da Guiberto, da Baccelardo
+ed altri pochi cortigiani prese dunque stanza nel piccolo romitaggio
+votato a s. Nicolao, che trovavasi in quello spicchio di casupole dei
+vassalli della contessa, alle falde del burrone su cui torreggiava la
+fortezza.
+
+Come la contessa Matilde udì dell'arrivo dell'imperatore, gli si
+recò tosto a far visita, comandando che di ogni cosa, con real
+munificenza, il cenobio fosse fornito. L'accompagnavano Adelaide di
+Susa col suo figliuolo Amadeo, il marchese Azzo d'Este, e l'abate
+di Cluny, che era stato padrino del re al fonte battesimale. Enrico,
+vedendo apparir la contessa, le andò incontro, e baciandola sulla
+fronte:
+
+--Qual cortesia, sclama, nella nostra bella cugina di venire a
+visitare uno scomunicato, senza paura d'imbrattarsi di peccato!
+
+--Ne abbiamo tolto permissione da Gregorio, risponde Matilde senza
+badare, o senza comprendere l'ironia delle parole del re.
+
+--Ah! vi dimandiamo perdono dunque, bella cugina, del sospetto
+temerario, soggiunge Enrico, componendo il volto a sorriso. Ma sì che
+non poteva essere altrimenti! Ed in vero, e' sarebbe doluto anche
+a noi che creatura così bella avessero dovuto adunghiare i demoni,
+ed ottenere quei villani cialtroni più che non ottennero i fedeli
+battezzati, divoti al papa.
+
+Dappoichè gli è mestieri sapere che Enrico voleva qui accennare al
+marito di lei, Goffredo di Lorena, detto il _gobbo_, già morto, col
+quale giammai Matilde si aveva voluto accoppiare. La contessa lo
+comprende, e rimbeccandolo del fastidio in che anch'egli aveva presa
+un dì la regina Berta, sorridendo egualmente risponde:
+
+--Veramente, sire, sotto questo rapporto bisogna dire che non
+avessimo tradita la parentela! Ma, a proposito, non vorreste avere la
+cortesia di presentarci alla nostra bella cugina Berta?
+
+--Ella è restata a Piacenza con la corte e l'esercito, riprende
+Enrico, il quale a questa dimanda rientrò nella sua situazione,
+obbliata un momento all'aspetto di Matilde. Indi soggiunge: Berta
+ha fatto questo pellegrinaggio per amore: ma nè la nostra fierezza
+d'uomo, nè il nostro onore di cavaliere avrebbero sopportato che,
+anch'ella, avesse patita umiliazione o amarezza qualsiasi.
+
+--Sire, papa Gregorio non è insensato da dimandar penitenza da chi
+è immune di colpa, risponde Matilde con molta serietà; nè noi, per
+quanto gli fossimo divote, avremmo tolto in pace che così bella e pia
+donna si sconfortasse.
+
+--Voi siete allucinata, Matilde, sclama Enrico alquanto vivamente,
+e ci duole come vostro parente, che la vostra condotta debba
+consolidare il sindacato di Europa, la quale vi dice pazzamente
+imbertonata di tanto dissidioso energumeno. Come imperatore poi vi
+dobbiamo rimproverare di tradimento al vostro legittimo padrone, e
+d'infedeltà all'impero.
+
+--Sire, replica con grande calma Matilde, se l'Europa giunge a
+persuadersi che noi potessimo sentir tenerezza per un vecchio di
+settant'anni, l'Europa è una stolida. Noi nel papa adoriamo Iddio,
+come quegli che lo rappresenta sulla terra, come la provvidenza
+umanata. Noi gli tributiamo la cieca riverenza che ai decreti di Dio
+si deve, e ci prosterniamo ai suoi voleri, perchè ai voleri di Dio è
+stolto chi resiste. Noi insomma, sire, non veneriamo nè Gregorio VII,
+nè Alessandro II, nè Nicolò II, ma la dignità, ma lo spirito scevrato
+d'ogni forma terrena. Lo abbiamo idealizzato nel papa. Nel papa che
+passa, noi riconosciamo il papato, e più che il papato, la Chiesa.
+Se poi vostra grandezza ci trova ribelli all'impero germanico, da
+cui dipendiamo, non è nostra colpa, sire. Noi siamo inspirati da
+un'intima convinzione che, avanti tutto, debba andare la salute e la
+gloria dell'anima, poi l'indipendenza della patria.
+
+--E quando, bella cugina, si è trattato di anima e di patria nella
+lotta della Chiesa e dell'Impero?
+
+--Le vostre querele col pontefice, sire, con la vostra sopportazione,
+non hanno altro scopo. Voi in lui cercate avvilire, o rovesciare
+il propugnacolo dei popoli, l'altare a cui si va a supplicare. La
+terra ha due braccia. L'uno che semina offese e schiavitù, ed è
+quello dell'imperatore; l'altro che rileva gli oppressi e resiste
+agli oppressori, ed è quello del pontefice. Questo braccio, sire,
+voi avreste voluto troncare; voi avreste voluto togliere ai popoli
+ogni rifugio; soffocare la voce che in nome di Dio chiama a dovere
+i potenti e regola la giustizia dei sommessi. La vostra lite col
+pontefice interessa l'umanità. Non è un duello di uomo ad uomo, di
+popolo a popolo, di forte con forte. E dove, sire, si tratta di
+mantenere l'equilibrio tra i diritti dei soggetti e le pretensioni
+dei despoti, dove si tratta di serbare immaculate le ragioni
+dell'anima, tutte nel pontefice concentrate, allora, sire non v'ha
+ribellione di sorta; ma chi brandisce la spada esercita un dovere di
+uomo e di cittadino, ed è benedetto da Dio.
+
+--Cugina, risponde Enrico placidamente, si vede che la vostra
+immaginazione è esaltata. Voi delirate di sogni. Vi siete riscaldata
+ad un fuoco fatuo; vi han travolto il cervello le parole sediziose di
+un uomo, che ambisce al dominio del mondo, che vorria collocare il
+suo soglio sulla base delle corone dell'universo. Qui non si tratta
+punto di diritti di popoli e di libertà di coscienze, cugina. Qui si
+tratta che il vescovo di Roma, fino a ieri vassallo dell'impero, oggi
+se ne vuole elevare a padrone. Si tratta di un ribelle che insulta
+il suo signore; che gli nega ogni obbedienza, ogni soggezione, ogni
+fedeltà. Si tratta insomma che il figlio del falegname di Soano
+ambisce ad avvilire i sovrani di Europa; bandisce il suo potere sul
+potere dei re; si tramezza nei loro interessi; vuol regolarne le
+leggi; vuole annullarne il dominio; vuol tornare i reami di Europa
+Provincie di Roma. Egli annunzia alla terra, io sono il _re dei
+re_! Ecco di che si tratta, graziosa cugina, non già delle vostre
+rimbombanti fiabe, che puzzano di fanatismo le mille miglia.
+
+--Così la intendete voi, o sire, ma non la intendono così i popoli,
+ed i vostri stessi vassalli.
+
+--Gli è perchè, bella cugina, i pessimi trovano sempre a guadagnare
+nelle sedizioni, e perchè i pessimi sono i molti, ed i più facili ad
+essere prevaricati, segnatamente quando assumono maschera speciosa e
+se l'adattano al sembiante. Ma sia come si vuole, noi veggiamo che
+voi siete nel più caldo parosismo di superstiziosa cecità, e che
+tenteremmo opera vana ritornarvi alla luce. Essenziale adesso gli è
+che vogliate prestarci mano a ricomporci col vostro Gregorio, e farci
+ritrarre la scomunica.
+
+--Sire, risponde Matilde, comunque voi ci crediate allucinata, noi vi
+abbiamo sempre stimato quel prode e magnamimo che siete, e non abbiam
+giammai desistito di difendervi innanzi al pontefice, e di calmare il
+suo sdegno. Siate certo perciò che, dove persuasione e sacrifizio di
+uomo può giungere, noi tutto tenteremo per ristabilire la pace.
+
+--E noi, sire, faremo altrettanto, risposero la contessa Adelaide ed
+il marchese d'Este, se per avventura papa Gregorio vorrà lasciarsi
+piegare.
+
+--Ed io, a costo di dovergli dar della picozza sulla memoria,
+soggiunge l'abate di Cluny che già veleggiava per gli spazi
+aristotelici, gli farò comprendere che egli geme sotto il dominio
+dell'illusione. Perciocchè quest'universo, che egli crede già
+cavalcare, per fisica predeterminazione non è che puro fenomeno della
+nostra intelligenza, una scena fantasmagorica che non ha nè realtà nè
+esistenza vera fuori della rappresentazione del nostro spirito. Di
+modo che, se lo spirito non esistesse per far l'eduzione delle forme
+materiali, non vi sarebbe che il niente, o almeno nulla si potrebbe
+provare, ed egli, il caro scettico Ildebrando che si cuoce il grifo
+all'astrusa sapienza di santo Aristotile, egli sarebbe papa come il
+mio alano è poeta.
+
+A questa stramba uscita dell'abate, Enrico fece un moto di dispetto.
+Onde, dandogli sulla voce imperiosamente, si volge a quei baroni, che
+già sotto i barbigi ridevano, e con fierezza parla:
+
+--Uditeci, signori. Noi ci siam condotti ad un passo che a Gregorio
+dovrebbe bastare, e dovrebbe far senno di cedere. Ma se egli è tanto
+intestato di ambizione da non comprendere lo stato di entrambi noi
+ed a qual giuoco ci siamo messi, sappia che meglio di quindicimila
+uomini sono già al campo di Piacenza ad attendere gli ordini nostri.
+E questi soli sarebbero sufficienti a togliere d'assedio codesta
+vostra piazza di Canossa, Matilde, e darci nelle mani la sua
+persona. Ma noi faremo ancora di più. Noi bandiremo libertà ad ogni
+città italiana, che ci manderà un contingente di truppa a questa
+guerra; e quando avremo rovesciato nel fango codesto vitello d'oro
+degl'infedeli, e ridotti i ribaldi di Lamagna, ci contenteremo
+meglio di avere alleata questa nobile Italia, che vassalla. Adesso
+andate, e voi principe Baccelardo con loro onde trattare col
+pontefice, giusta le istruzioni che vi abbiamo date.
+
+Quei signori partirono sgomentati. E' sapevano per prova come
+Gregorio fosse ostinato, capace Enrico di mantenere le sue promesse;
+segnatamente adesso che l'agitava disperata irritazione.
+
+Gregorio ricevette Baccelardo, presentato da Matilde, senza dar
+segno di conoscerlo, con molta freddezza e distrazione. Però, quando
+Baccelardo cominciò:
+
+--Santo padre, l'imperatore di Germania Enrico mi manda a voi...
+
+Gregorio gli tagliò le parole in bocca, e fiero sclamò:
+
+--La Germania non ha imperatore.
+
+Baccelardo si arroventa nel volto, e fisa gli occhi scintillanti
+sopra il pontefice quasi avesse voluto fulminarlo. Ma poi
+ricordandosi che egli era lì per supplicare perdono, e che la
+posizione del suo padrone oltremodo diveniva precaria di giorno in
+giorno, raffrena l'impeto che lo dominava, e soggiunge:
+
+--Santo padre, Enrico è venuto fin di Lamagna per dimandarvi
+l'assoluzione della scomunica. Egli è stato calunniato presso di voi
+da vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare nei dissidii;
+e voi gli avete posti anatemi sopra base di colpe che giammai lo
+lordarono. Prega perciò vostra beatitudine di udire le sue difese e
+discioglierlo dalle censure.
+
+Gregorio, torvo in viso, lo sta ad ascoltare, poi dopo lungo indugio
+risponde:
+
+--Sappia Enrico di Germania che gli è contro le leggi ecclesiastiche
+giudicare accusato, assenti gli accusatori, e portar sentenza
+qualsiasi. Se egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe evitata
+la dieta di Augusta, dove noi, udite le ragioni di ambo le parti,
+avremmo pronunziato con quella giustizia che Iddio ci inspirava.
+Perchè dunque da quel giudizio è rifuggito?
+
+--Enrico non ha paventato il giudizio, santo padre. Ma, innanzi
+della corona e della vita, bisogna riguardare l'onore. Ed il suo
+onore di cavaliere, e la sua dignità di re malamente sopportavano di
+soggiacere alle accuse ed al giudizio di vassalli.
+
+--Che pretende dunque da noi?
+
+--Pretende che, come capo de' cristiani, udiate le discolpe di un
+cristiano calunniato ed oltraggiato da scellerati; pretende che,
+come vicario di Dio, spogliate ogni terrena passione ed udiate i
+lamenti dell'innocente, e gli facciate quella giustizia che gli
+faranno i posteri, non agitati da ire di parti, ed Iddio al suo
+eterno tribunale. Ecco ciò che pretende Enrico; e perchè giusta le
+costituzioni dell'Impero perderebbe la corona se con l'anno vicino a
+spirare non fosse assoluto, egli vi dimanda codesta assoluzione e si
+offre a qualunque ammenda e soddisfazione onorevole a lui vogliate
+richiedere.
+
+--Ah! scoppia Gregorio irritato, non è dunque contrizione delle
+sue peccata che a noi lo guida, è la paura di decader dall'impero?
+Ebbene, noi non vogliamo riceverlo. Il perdonarlo sarebbe violare
+il nostro santo ministero. Egli è venuto a fare un nuovo oltraggio
+alla sedia di Pietro ed alla persona del vicario di Dio col dimandare
+mercè; e noi non possiamo, noi non vogliamo accordargliela.
+
+--Ma, santo padre, prosegue Baccelardo, di che deve dunque contrirsi
+chi non ha colpa? Come voi lo chiamate peccatore, se non l'avete
+ascoltato ancora? Come lo pretendete penitente se la sua coscienza
+è tranquilla? Non abusate del potere che vi hanno dato i popoli
+onde tutelare la giustizia dei loro diritti, per condannare
+inesorabilmente gl'innocenti su calunnie che torna bene a taluno di
+addossar loro.
+
+--Si sottometta dunque alla dieta dei principi tedeschi.
+
+--Ma l'anno della scomunica spira, sclama Baccelardo contenendosi
+appena, ma la somma dignità di re ne rimane vituperata...
+
+--Noi non vogliamo ascoltarlo, l'interrompe Ildebrando. Sappiamo
+troppo quanta saldezza abbiano i giuramenti di lui; come li ha
+mantenuti con i Sassoni; quanto fermo ha il carattere. Si umilia
+adesso, stretto da angustie. Ma domani non ristarebbe di elevare
+superba cervice contro di noi novellamente, contaminare il santuario,
+e sperperare la casa e le masserizie di Dio. Egli è volubile, guasto
+nel cuore, protervo, non teme la giustizia del Signore, non rispetta
+i dritti dei popoli; la nostra voce non obbedisce nè paventa. Noi
+dunque non vogliamo vederlo; e succeda di lui ciò che sta scritto
+nelle pagine eterne, del cielo.
+
+--Santo padre, riprende Baccelardo, sforzandosi ad esser calmo,
+voi giudicate Enrico secondo ve lo hanno dipinto, non quale egli è
+veramente. Egli ha nobili e pii intendimenti, non è corrotto, non
+è mutabile. Se i vostri legati, per brusco ed orgoglioso condursi,
+lo irritarono contro di voi, adesso ne è pentito, e protesta di
+assoggettarsi a qualunque penitenza per riconciliarsi con la
+Chiesa. Non vi fate maggiore di Dio voi, che ne siete il vicario.
+Iddio dimentica i trascorsi di chi torna a lui umiliato; e voi,
+uomo, voi, peccatore eziandio come ogni uomo lo è, sareste voi
+inesorabile e scagliereste la prima pietra? La parola d'ordine del
+vostro apostolato è carità. Non date ragione ai vostri nemici che vi
+dimandano tiranno, lupo rapace, usurpatore, di cuore duro, di anima
+perversa. Riflettete, santo padre, che la vostra protervia schiaccerà
+il re, sì; ma come Sansone ne resterete schiacciato anche voi. Perchè
+i popoli vi toglieranno ogni credenza, ogni rispetto, e tornerete
+esosa quella cattedra di Pietro che volevate venerata cotanto.
+
+Baccelardo fa alcuni passi per allontanarsi, allorchè Gregorio
+dimanda:
+
+--Egli è dunque veramente pentito, dite?
+
+--Ma sì! che se nol fosse, egli avrebbe profittato dell'esercito che
+ha lasciato a Piacenza per istrapparvi con la forza una parola che
+così fieramente vi ostinate a negargli.
+
+--Ebbene, risponde Gregorio, se egli è appunto come voi affermate,
+ser cavaliere, che Enrico si pente dei suoi sacrilegi, che in arra di
+pentimento e' consegni ai legati apostolici lo scettro ed il diadema,
+e si confessi indegno dell'onore e della potestà imperiale.
+
+--Ma questo è infame! scoppia Baccelardo non contenendosi più, questa
+è una tirannia da forsennato senza coscienza e senza pudore!
+
+Matilde che vedeva quanto iracondo ed avventato fosse l'oratore di
+Enrico e come pertinace Gregorio, se gli lascia allora cadere ai
+piedi e comincia a supplicarlo. Nella fortezza erano ancora molti
+prelati oltramontani ed italiani messi al digiuno di pane ed acqua.
+Questi, che taciti avevano assistito allo strano dibattimento,
+vedendo la contessa in quell'atto, ne seguono tutti l'esempio; e
+tanto dissero, tanto pregarono che l'invincibile pontefice consentì
+alfine persuadersi. Egli accorda quasi per grazia ciò che ben egli
+comprendeva, per fina politica, tornargli estremamente vantaggioso.
+E perchè grave pericolo correva dalla disperazione di Enrico,
+illimitato utile ed importanza dall'avvilimento di lui, si volge a
+Baccelardo e parla:
+
+--Sta bene. Dite dunque al vostro padrone: primo, che in avvenire
+curi di meglio scegliere i suoi messaggeri, e che non ci mandi più
+innanzi un insolente, il quale, vestito della divisa di oratore, si
+reputa in dritto di balestrar le parole come un giumento ubbriaco
+balestra i calci: inoltre, che sappia grado e renda mercè alle
+suppliche pietose di questi signori, se noi gli concediamo di
+accostarsi a Canossa per cancellare con la sommessione e la penitenza
+l'oltraggio recato alla nostra persona ed alla Chiesa. Andate.
+
+Baccelardo si stringe nelle spalle sdegnosamente e prima di partire
+fissandogli addosso alteramente gli occhi, risponde:
+
+--Ser papa, l'imperatore Enrico udrà la vostra prudente risposta, e
+non mi avrei mai perdonato, se, per mia poca umiltà, non vi foste
+condotto a questo giudizioso partito. In quanto a me poi, santo
+padre, gli è ben che sappiate aver deposta oramai qualunque speranza,
+fuori quella di morire da cavaliere illibato, fedele a colui per cui
+mi piacque prestarmi. Io non curo quindi la vostra ingiuria più che
+non curerei dell'infelice arguzia di chi giungesse solamente a farmi
+sbadigliare. Addio.
+
+Ciò detto saluta della mano quei signori, bacia la destra della
+contessa Matilde, e volgendo le spalle superbamente al pontefice
+esce. Gregorio lo seguì dello sguardo sanguigno fino a che non
+l'ebbe perduto di vista, e senza avvedersene, i denti della mascella
+superiore si eran tanto addentro ficcati nel labbro inferiore che il
+sangue ne spiccava.
+
+
+
+
+III.
+
+ J'ose a peine le croire:
+ Mais ce jour à jamais emplira ma memoire.
+ SAINTE-BEUVE.
+
+
+Il castello di Canossa nel secolo XI era tra le piazze forti
+d'Italia la più famosa e la più solidamente munita. Messo, come
+accennammo, a cavaliere di picco dirupato, era di quel lato
+imprendibile assolutamente per assalto o scalate. Dall'altro lato
+poi, da quello ove era il borgo di Vico di Canossa, come l'erta
+del burrone addolcivasi, era stato munito di tre ordini di rampe,
+che ripiegavansi a foggia di ferro di cavallo. Ogni giro di quelle
+rampe era chiuso da una porta, che si sopraponevano, guarnita di
+saracinesche e petriere. Al termine della seconda rampa, innanzi di
+arrivare alla terza porta, era stato scavato nella roccia un fosso,
+cui si traversava su ponte levatoio e si colmava di acqua mercè la
+grande cisterna esteriore della corte. L'ultima porta immetteva
+sur un vasto spianato, che dava sul principio del burrone, in
+un angolo del quale, quello che guardava il Vico di Canossa e le
+rampe, elevavasi il vasto edifizio. Al castello atteneva un piccolo
+cenobio con sei celle per sei frati benedettini, di cui capo era
+il Donizone che le serviva un po' di tutto. Tra il cenobietto ed
+il castello eravi un cortile con impluvio, un orto, poi le cucine.
+Si entrava nel castello per un vestibolo. All'angolo mattina del
+castello torreggiava sul burrone un'immensa rocca quadrata, e quivi
+si trovavano le prigioni e la cappelletta, dedicata a S. Apollonio,
+a cui scendevasi per qualche gradino. Ornavano la cappella colonne
+di marmo rosso che ne sostenevano la volta. Le mura, ossia le rampe,
+erano guarnite di merli, di bastie, di grossi mangani da lanciar
+pietre. Così che quel castello non poteva levarsi d'assedio, per
+poco che fosse provvisto di scorte e di uomini, per quanto grosso
+fosse il numero degli assediatori. Ed infatti Ottone tre anni vi fece
+consumare al re Berengario, quando volle ghermire Adelaide vedova di
+Lottarlo, nè il prese. Imperciocchè Adelaide chiamò in suo soccorso
+Ottone re di Germania, che la liberò, la sposò--e con questa unione
+fuse nella sua casa il regno d'Italia. Alla morte di Goffredo di
+Lorena, marchese di Toscana, e di Beatrice sua moglie, Matilde,
+figlia di costei e del primo marito Bonifazio, riunì l'immensa
+eredità dell'antico marchesato di Toscana a quella della casa di
+Canossa, e divenne sovrana del più grosso feudo d'Italia.
+
+Due furono sempre i movimenti di questi marchesi: levarsi a signori
+d'Italia tutta; favorire i papi nelle lutte cogl'imperatori di
+Lamagna. Matilde aveva deposto il primo pensiero. Ma più che tutti i
+suoi antenati, più che ogni altro principe divoto, ella caldeggiava
+per la sede di Pietro.
+
+Matilde, nella prima giovinezza, aveva anche essa forse soccombuto
+all'imperio dei sensi, alle tentazioni della voluttà, alle seduzioni
+dell'amore, al fascino di quelle parole che danno la vertigine alle
+fanciulle. Poi, disingannata forse, oltraggiata in sua fierezza, o
+inebbriata di più alto sentire di sè e di sua dignità, più matura
+negli anni, più dotta della realità dell'esistenza, si era isolata
+da qual si fosse passione terrena. Nel suo cuore aveva spento
+l'amore, che è tutta la vita di giovane donzella. Aveva scacciata
+la vanità di essere la più bella castellana d'Italia, che gli era
+un soffogare le più soavi e brillanti illusioni di una donna. Aveva
+sepolto nell'anima l'orgoglio del fasto e del potere, ch'è quanto
+mai femmina possa ambire e desiderare. Ella aveva concentrato il
+suo spirito sull'elevato pensiero della vita futura e del destino
+dell'anima oltre la tomba. Le sue facoltà intellettuali avevano
+perciò acquistata una visione indeterminata; le sue idee un colorito
+vago e fantastico. Ma nel tempo stesso, con l'ostinato meditare
+sopra oggetti ascetici, aveva assunto un rigore di principii, una
+solidità di carattere che nulla valeva a riscuotere, e che le davano
+quella specie di cieco coraggio che nulla cura, nulla bada. Si era
+devoluta come schiava all'arbitrio dei pontefici. E questi, non è a
+dirsi, se avessero saputo profittare della fatale tendenza di una
+principessa tanto potente. Matilde aveva seriamente contemplata la
+dignità del papa. Lo aveva scevrato dall'uomo, e gli aveva assegnato
+il dominio della parte morale dell'universo. Il papa, per lei, era
+il pugno di Dio che stringeva le anime de' suoi popoli. Non essendo
+dunque il pontefice che un organo mosso dall'intendimento di Dio, che
+un portavoce dei comandi del cielo, il non obbedirgli significava
+ribellarsi al Signore. Identificato così il pontefice e Dio,
+Matilde aveva messo a scopo della sua vita soddisfarne ogni volere
+indefinitamente, per poi lasciargli l'eredità dei suoi Stati. E così
+fece.
+
+La sua corte componevasi. di uomini austeri ed ipocriti. Non
+fasto di abiti, non pompe di feste, non brio di banchetti, non
+fulgore e spirito di cortigiani, non perigliose delizie di cacce,
+non treno ricco di servi e cavalli, di astori e di alani. I
+menestrieri fuggivano il castello come soggiorno maledetto. I
+giullari e gl'istrioni vi passavano del capo chino mormorando una
+maledizione alla fredda castellana. I merciaiuoli e le cortigiane
+lo detestavano, non trovandovi a trafficare le loro merci. Gli
+stessi guerrieri, per cui la vita scioperata e le forti crapule sono
+elemento necessario di esistenza, in quella corte avevano attinto
+sussiego severo; e perciò appunto più duro e feroce carattere. Non
+dividevano le grazie della contessa che due individui. Una vecchia
+dama, alquanto sorda, alquanto losca, alquanto zoppa, del resto, nel
+cuore soda come macigno e capace di starnutire un buon migliaio di
+_paternostri_ al dì; e Donizone, stravagante ed ubbriaco frate, che
+nell'ebrietà scriveva la vita di lei in versi esametri latini, e nei
+momenti di lucidi intervalli si tagliava le mani al torno. E quella
+le prestava i pochi uffizii di damigella che le potessero occorrere;
+questi le diceva la messa tutte le mattine, le benediceva la mensa,
+le faceva l'esposizione del sacramento all'ora di compieta, bene
+inteso però che Donizone adempiva a quest'altri doveri quando non
+si trovava ubbriaco, lo che spessissimamente avveniva. Vi servivano
+infine altri pochi famigliari, i quali acquistavano importanza solo
+in occasioni solenni come questa, che albergava gente al castello.
+Ed allora, perchè persone non pratiche e ad opposti mestieri
+addette, commettevano goffagini e disattenzioni senza fine, cui la
+distratta castellana neppur essa avvisava. E questi stessi erano un
+vecchio avanzo della corte del marchese Goffredo, i quali per loro
+vecchiezza, Matilde non aveva avuto il coraggio mettere sulla strada
+a mendicare.
+
+A questo castello, verso l'ora di sesta del domani l'imperatore
+Enrico si approssimò. E' non portava divisa da re. Non aveva abito
+che annunciasse un principe o dimostrasse pompa. La testa coperta da
+berretto a foggia di capperuccio, il corpo di una tonica di grosso
+drappo verde, corta fino al ginocchio ed azzeccata al fianco da cinto
+di cuoio, le brache strette fino alla noce del piede sovramontate
+da coturnetti, ed un piccolo mantello uso a portare alla caccia
+per essere più spiccio e svelto. Del resto, niun'arma, nemmanco il
+pugnale.
+
+Sorgeva intanto rigidissima giornata. Le nevi, cadute a iosa il
+giorno avanti, ridotte a minutissima polvere dal ghiado della notte,
+levava a turbine freddo vento di tramontana ed appiccava alle persone
+ed al muro come mastice. Lo stesso fiato si gelava uscendo dalla
+bocca. Enrico salì a piedi l'erta della rocca. Lo accompagnavano
+Baccelardo, Guiberto, il vescovo di Vercelli, quel di Bovino, e
+parecchi signori, venuti appositamente di Piacenza, udito della
+prossima riconciliazione, ed attendati per su le circostanti alture,
+non trovando ove albergare. Giunti sul piccolo spianato innanti le
+fortificazioni della prima porta, videro uscir fuori dalla postierla
+di soccorso l'abate di Cluny che, da star sugli spaldi, li aveva
+scorti. Ugone trasse incontro all'imperatore e gli disse:
+
+--Sire, io ebbi l'onore di tenere vostra magnificenza al fonte del
+battesimo, e vi ebbi caro come figliuolo, venerandovi come re. Duolmi
+perciò che papa Gregorio abbia voluto darmi una parte a sostenere
+nelle disgrazie che vi hanno colpito. E duolmente maggiormente adesso
+che debbo dirvi, d'ordine suo, ingrate parole. Imperciochè so, sire,
+come sovente i grandi comunichino alle persone l'odiosità delle opere.
+
+--Ma che vi han dunque comandato di dirci, messer abate? domandò
+Enrico impaziente.
+
+--Eccovi, sire. Nel primo recinto di queste mura lascerete il vostro
+seguito: indi solo, spogliato dei sandali, del berretto e del
+mantello, i piedi e la testa nuda sotto l'aperta volta del cielo, pel
+tempo perverso che fa, e digiuno, attenderete nella seconda rampa che
+il papa vi appelli al castello per perdonarvi.
+
+--Sacramento di Dio! scoppia Enrico digrignando ferocemente, ma
+costui ha dunque intieramente dimenticato che noi siamo re, unto come
+lui, ed inviolabile della persona? Vuole dunque gittarci ad eccesso
+da disperato, e demente cozzare con un demente?
+
+--Sire! risponde Ugone tutto peritoso, vedendo la figura sformata
+del re, che percorreva a lunghi passi lo spianato. Sire, per la
+misericordia di Dio, quietatevi. Prestatevi a quest'atto di umiltà.
+Ne avrete larga ricompensa dal cielo, e trionferete dei vostri
+nemici. Che vi giova ribellarvi adesso, che vi sta nel pugno la
+vittoria, e che siete alla vigilia di mostrarvi ai popoli vostri più
+grande e più forte? Un segno più o meno di umiltà non vi sconforti.
+Ricordatevi che Cristo patì avvilimenti peggiori. D'altronde, gli
+è l'affare di un momento. Sarete tosto introdotto, io spero, e
+riconciliati; perchè quanti siamo nel castello non desistiamo dal
+tornare favorevole il pontefice.
+
+Enrico lo stette ad udire, poi rispose:
+
+--Dovremo dunque sorbirci questo calice fino alla feccia?
+
+--Sire, si fe' a dire Guiberto, anch'io vi prego di non guastare
+l'opera cominciata per sì lieve formalità, che i canoni richiedono.
+Se aveste udito il mio consiglio, non vi sareste messo con sì nobile
+e generosa fiducia all'arbitrio dell'impudente pontefice. Ma poichè
+la bisogna si è cominciata così, finiamola come si può meglio, in
+nome di Dio, e lasciateci poi cura di ristorarvi l'onore quando che
+sia.
+
+Enrico gitta un sospiro e sclama:
+
+--Così vuoi, mio bravo Guiberto? Farò così: ma giuro alla Beatissima
+Vergine di Goslar...
+
+--Perdonatemi, sire, se ardisco interrompere il vostro giuramento.
+Non sappia la luce del dì ciò che passa nel fondo della vostra
+coscienza. Nei tempi che corrono, anche la luce può divenire
+infedele.
+
+Ugone di Cluny lo comprese, e gittando un sospiro susurra a voce
+sommessa:
+
+--Dio ti perdoni, arcivescovo di Ravenna: da voi ho meritato questa
+sopruso.
+
+Enrico strinse la mano di Guiberto e si prestò a Baccelardo che gli
+scioglieva i calzari ed all'arcivescovo che gli toglieva il mantello.
+Indi seguì l'abate che, a passo lento e taciturno, precedeva.
+Giunti innanzi la porta della seconda rampa, la postierla si aprì
+per lasciare entrare Ugone, il quale recava la novella a Gregorio,
+e si rinchiuse di nuovo sul volto del re. I frati del cenobio, i
+prelati rinchiusi nel castello, salmeggiavano dietro i merli della
+rampa. Enrico restò lungamente, degli occhi accollati a quella
+porta, immobile, assorbito in una nuvola di nere idee, che gli
+rinnovellavano i fatti diversi della sua vita come le vedute di un
+panorama. A tempi lontani, a scene varie egli viaggiò della mente, e
+considerò quanta improba fosse la natura degli uomini, che solamente
+nel male debbano star cheti, e ribellarsi ai modi dolci ed alle
+azioni generose.
+
+Finalmente, assiderato, si tolse di quella posizione immobile, e
+conciossiachè passeggiasse sulla neve, cominciò a muoversi per
+bandire il freddo.
+
+Intanto erano passate parecchie ore ed alcuno non si vedeva. I piedi
+arrossiti gli dolevano: il volto egualmente, ma più rosso di sdegno
+che di freddo; imperciocchè il sangue, a ventisei anni, rigoglioso
+gli bolliva per le vene. Suonò mezzogiorno; suonò vespero: nè alcuno
+da parte di Gregorio comparve. Enrico era digiuno. La neve, il vento
+gli percotevano il viso. Non udiva voce fuori di quella lugubre
+salmodia e di quella della natura crucciata. Ma egli non sentiva
+più fame, non sentiva più freddo, dell'ira dell'uragano non temeva;
+perocchè uno, ancora più terribile e fosco, imperversava nel suo
+cuore. Quelli della sua corte non ardivano presentarsi a lui onde
+non mortificarlo peggio nella sua umiliazione. Ma il loro cuore dava
+sangue, anche più concitato di quello del re. Infine suona compieta.
+Allora Baccelardo, non resistendo oltre, entra nel secondo girone, e
+recando ad Enrico i panni e gli usatti:
+
+--Sire, dice, ho qui un'azza: comandate che quella porta vada a
+terra, e vi do parola di cavaliere che, ferrata com'essa è, ci andrà.
+
+--E vada, sclama Enrico furibondo, ritirandosi.
+
+Baccelardo, in men che si dice, comincia a scaricare sull'uscio tal
+tempesta di colpi, che la postierla principiava a sgangherarsi e ben
+presto gli avrebbe aperto il varco, se non si fosse affacciato tra i
+merli delle mura il vescovo Giovanni di Porto ed avesse detto:
+
+--Ser cavaliere, a nome della contessa Matilde e del pontefice
+Gregorio v'intimo desistere dall'opera pazza, e di allontanarvi, se
+non vi torna più grato di esser salutato da qualche centinaio di
+frecce.
+
+Baccelardo sospende i colpi e sta ad udire il parlamentario; e come
+questi ebbe finito:
+
+--Cane di un vescovo, grida, tu sei un poltrone come il tuo padrone,
+e tutti agite da poltroni malcreati. La mia risposta intanto è
+questa; e così potessi darne una somigliante anche al figlio del
+falegname di Soano.
+
+E sì dicendo, scagliava l'azza contro il vescovo, che ne avrebbe
+avuto certo spaccato il cranio, se sollecito non si tirava indietro.
+Egli allora tolse la balestra di mano ad un soldato per rimandargli
+il saluto; ma Baccelardo era scomparso dietro la rampa delle
+seconde mura, e unitamente al re ed al resto della corte tornava al
+romitaggio di San Nicolao.
+
+L'imperatore non tolse cibo che pochissimo e la notte non dormì.
+
+Allo spuntare del giorno voleva partire per Piacenza e tentare la
+fortuna delle armi, l'ultima che gli restasse nel naufragio, e morire
+da guerriero come aveva vissuto da re. Se non che i signori della sua
+corte, e Matilde, che tutta confusa e peritosa andò a fargli visita
+per confortarlo, lo supplicarono di non si disperare così tosto, e
+correre alla violenza, ma facesse tentativo, quel giorno ancora,
+perchè forse Gregorio, soddisfatto di sua umiltà e convinto del
+suo pentimento, gli avrebbe aperte le braccia e perdonato. Enrico
+battagliò lungamente questo avviso. Infine, vinto dalle preghiere
+della pia donna, si prestò a secondarli. Sull'ora di sesta quindi si
+presentò di nuovo al castello.
+
+L'abate di Cluny che quivi lo attendeva, non ardì profferir parola.
+Enrico comprese cosa significasse la sua presenza, e facendo cenno ai
+suoi di restarsi, si fe' cavare i borzacchini ed il mantello, e seguì
+l'abate. La postierla si aprì di nuovo, come il dì avanti, e di nuovo
+si richiuse.
+
+Quattro ore mortali Enrico ebbe il coraggio di attendere ancora quel
+giorno: niun messaggio del papa gli giunse. Ed era medesimamente
+digiuno, ed il tempo orrido al pari. Questa volta però le ore
+passarono più sollecite. Egli restò più tranquillo. Imperciocchè
+cominciò a correre con la mente l'avvenire, e vagheggiare un piano
+di vendette. E per tal modo vi si addentrò, e le sorbiva con tanta
+delizia, che, immemore e fuori di sè, disse all'arcivescovo di
+Ravenna che, corrucciato, lo veniva a rilevare:
+
+--Restiamo ancora; prolunghiamone l'agonia.
+
+--Sire, risponde Guilberto, gli è inutile attendere di più.
+Vestitevi, montate a cavallo e ritiratevi. Io compirò il rimanente.
+Dimani poi, cavalcheremo alla volta di Piacenza, se uopo è, e Iddio
+deciderà della vittoria. Questo infame portamento di Gregorio
+irriterà chiunque ha nel petto cuore di un uomo.
+
+--Infame sì, risponde Enrico, ancora stravolto e col viso scomposto,
+o meglio convulso, a gioia feroce, infame certo; e perciò appunto
+prolunghiamone l'agonia, e ricordiamogli le ore spasimate che mi fece
+passare a Canossa.
+
+Guiberto comprese che l'irritazione del pensiero ed il freddo
+avevano concentrato il sangue nella testa del re, e che la febbre ed
+il delirio lo travagliavano. Lo condusse perciò fuori le mura, ed
+affidollo ai cortigiani, affinchè lo menassero al romitaggio e lo
+andassero a ristorare di un bagno.
+
+Due ore dopo, un cavaliere si presentava a Gregorio come
+parlamentario, e le porte della stanza si chiudevano.
+
+--Ebbene, messere, che vuol dir ciò? dimandava Gregorio con voce
+alquanto commossa.
+
+--Vuol dire, Ildebrando, rispose l'altro, che tu non devi temere ed
+ascoltarmi.
+
+--Guiberto! grida il pontefice levandosi da sedere, che chiedi tu qui?
+
+--Guiberto appunto, risponde l'arcivescovo di Ravenna, alzando la
+visiera. Tu non aspettavi la mia visita, fratello; ma io, che ho
+miglior cuore del tuo, che che tu ne possa pensare, ho voluto gustare
+del piacere di abbracciarti.
+
+--Indietro, assassino, grida Ildebrando ritraendosi, qual novello
+delitto sei venuto qui a commettere?
+
+--Per l'anima di quel nostro bravo Bonizone, fratello, tu non
+hai cangiato in nulla! Tu sei sempre quel petulante giovane, che
+fantasticava in ogni cosa il male e non si piegava nè per consigli,
+nè per forza. Ed a dire che neppure nel volto sei mutato! Io
+invece... eh! fratello, la vita del campo e tra le femmine consuma;
+e tu ben ti sei avvisato farti papa. Minchione che non lo hai fatto
+prima!
+
+--Ma, che cosa è dunque codesto insolente favellarmi? aprimi passo
+o va via, grida Gregorio turbato, sbalordito, non sapendo quasi che
+dicesse, affogato da cento affetti diversi.
+
+--Corpo di mille lance, qui non ci ascolta nessuno, Ildebrando.
+Lascia dunque, con tutti i diavoli, codesto sussiego, perchè con
+me non sei nè più nè meno dell'intrigante frate che ha barattata
+la cocolla per la tiara, e del figliuolo di Bonizone come me,
+arcivescovo di Ravenna eccetera. Inoltre egli è necessario che io
+ti favelli. E stammi bene ad udire, sai! Perchè già da te conosci
+come il nostro sangue sia infiammabile, e come entrambi siamo
+maledettamente corrivi allo sdegno ed alle mani.
+
+--Parla dunque, e toglimi presto il fastidio di vederti, mormora
+Gregorio, cadendo sul suo seggio spossato dall'assalto delle interne
+passioni.
+
+--Ma di', sclama di un tratto Guiberto come colpito da un'idea, ti
+brulicherebbe forse ancora per la mente lo scherzo che ti feci a
+Cariati? Eh! via, fratello, non istà bene ad un vecchio pensare a
+queste umane debolezze, e ad un pontefice covare sdegni sì lunghi.
+D'altronde tu mi provocasti così villanamente, e ne ho fatta di poi
+una penitenza che non saprei dirti. Lasciamo stare dunque i vecchi
+rancori, che nulla omai ci potrebbero giovare e nuocerci moltissimo,
+e pensiamo a perdonarci l'un l'altro. Io già mi strugge una rabbia di
+perdonare, che perdonerei ....
+
+--Non mai, non mai, non mai! grida Ildebrando interrompendolo e
+rizzandosi di nuovo in piedi, no, non mai!
+
+--Che uomo diabolico che sei, Ildebrando!--continua Guiberto
+sorridendo e mettendosi a sedere--gli è più facile cavare i denti ad
+un orso che te dal broncio. Eppure, se ci riconciliassimo, sarebbe
+lo spettacolo più commovente di cristianità; ed io muoio proprio
+della voglia di darlo codesto spettacolo e di udire a piangere le
+donne pie per la tenerezza, e le buone comari che griderebbero al
+miracolo. Via, piegati dunque fratello, pensa, corpo del diavolo, che
+hai sessantaquattro anni sonati, e sei prossimo ad andare innanzi a
+monsignore Iddio, che con voce terribile ti dimanderà, come a Caino:
+cosa hai tu fatto del tuo fratello? Perchè vedi, Ildebrando, se io
+sono stato un poco discolo, e forse lo sono ancora un tantino, se
+sono forviato, la è colpa tua, che, invece di darmi bravi consigli,
+mi spingi alla perduta nelle follie. Andiamo dunque, abbracciamoci, e
+qui finisca ogni mal'animo. Vedi che io ho fatto il primo passo, ora
+come sempre!
+
+--Indietro, ti dico, grida Gregorio, e sgombrami la via, scellerato,
+perchè alla tua vista, alla tua memoria, io sento l'anima farsi a
+brani, la ragione disquilibrarsi. Chi è dunque che ha permesso a
+questo rettile di avvicinarsi fino a me? Perchè Iddio della divorante
+sua pupilla non ha per anco incenerito quanto di più nefando, quanto
+di più scellerato abbia prodotto la terra?
+
+--Via, via Ildebrando, non facciamo zannate! Tu già conosci che io
+non rinculo avanti le aste, come vuoi dunque che mi spaventi di
+parole e di collere? Animo su, un abbraccio, ed a tutti i diavoli
+i picchi e le smancerie. Siamo fratelli alla fine. E poi io ti
+perdono; e poi io non ti domando neppur conto di mia moglie, di mia
+moglie che tu hai vituperata, di Alberada che io ho amato col più
+robusto delirio che possa agitare il cuore di un giovane. E tu me
+l'hai tolta, me l'hai rubata, mi hai oltraggiato negli affetti e
+nell'onore. Facciamo pace dunque. Le passioni domestiche cedano ai
+doveri politici. I rancori di uomo si seppelliscano sotto l'esigenze
+di papa e di arcivescovo. Prendi la mia mano.
+
+--Indietro, ribaldo, la tua persona, il tuo contatto, il tuo respiro
+stesso avvelena l'atmosfera che respiriamo e mi lorda.
+
+--Ah! sclama Guiberto, cambiando accento e levandosi. Bisogna
+dunque mutar tuono, non è vero, pontefice? Bisogna che ogni voce di
+natura si soffochi, che non siamo mai più Ildebrando e Guiberto, ma
+l'arcivescovo di Ravenna e Gregorio, ma i nemici che si han giurata
+guerra mortale e che non si perdoneranno mai, neppure con la certezza
+dell'eterno castigo? Ebbene, tal mi avrai, se così vuoi, Ildebrando.
+Ma, per l'ultima volta, io te ne supplico, dimentichiamo ogni sdegno,
+torniamo fratelli.
+
+--Fratelli! grida Gregorio, fratelli, dici? ed Iddio, se io ti
+perdonassi, avrebbe Iddio coraggio di perdonarti egli ancora? Tu hai
+oltraggiata l'opera delle sue mani; tu hai vilipeso il suo vicario.
+E se vero è che vada ligato nei cieli ciò che io ligo sulla terra, e
+che io abbia qualche potere, me ne valgo onde perseguitarti quaggiù,
+per dannarti alle fiamme dell'inferno nell'altra vita.
+
+--Eh! sclama Guiberto accigliando, hai pensato a provvedermi con
+tanta carità per questo mondo e per quello; e di te, che sarà di te?
+Sappilo adunque. Io non mi imbratterò mai più le mani del tuo sangue,
+perchè il sangue dell'inerme mi pesa. Ma un'ora tranquilla di sonno
+tu non gusterai mai più, no, mai più! Già sono a testa di esercito
+numeroso, e meglio che tanto ne leverò. Gl'Italiani ti odiavano
+prima, ora per la tua durezza con l'imperatore ti detestano. Tu non
+hai che le armi della parola e le poche truppe di Matilde. La tua
+parola sarà portata dal vento come quella dell'insensato; la gente
+di questa pettegola calpestata sotto le unghie dei nostri cavalli.
+Io ti darò la caccia quasi belva feroce. Io calcherò le tue peste;
+insozzerò il tuo abitacolo; turberò i tuoi sonni fuggenti, i tuoi
+desinari frugali. Non ti darò tregua neppure di supplicare Iddio che
+ti tolga da codesta carriera di spine. Inoltre mi farò creare papa
+ancor io; e tu sarai incolpato da Dio e dagli uomini dello scisma. Le
+città ti cacceranno dalle loro mura come perturbatore della pubblica
+pace, e nella tua coscienza non potrai restar tranquillo, perchè
+come un flagello, come Attila, sei venuto a gittare la guerra e la
+discordia nell'universo. Io insomma, io sarò la pietra angolare per
+rovesciare i giganteschi tuoi progetti, il demonio che ti vedrai
+innanzi nell'agonia per dirti: Ricórdati, Ildebrando, come seducesti
+la moglie di tuo fratello; ricórdati come tentasti sedurre Alberada,
+e fosti la cagione del suo ripudio, e l'autore della sua morte--se
+morta è pure e non si dispera in lento strazio nel fondo di una
+prigione: ricórdati, Ildebrando, che per te tuo fratello si macchiò
+di omicidio e si gittò nel corrotto: ricórdati quanti pontefici
+prevaricasti coi tuoi consigli, quanti principi spingesti al
+delitto, quanta gente morì impenitente per le tue scomuniche, quanto
+fosti ambizioso e crudele, come turbasti le leggi dei popoli e la
+tranquillità. Ricórdati....
+
+--E ne hai ancora di codesta infame litania?
+
+--Oh! la è lunga, Ildebrando, e niuno meglio della tua coscienza può
+saperlo.
+
+--Ebbene, giacchè te ne appelli alla mia coscienza, io ti rispondo,
+che le tue parole sono le parole di un perverso, i progetti tuoi
+quelli dell'empio. Mi hai messa innanzi lo sguardo una tela di
+delitti a commettere. Ma chi ti assicura che i tuoi giorni dureranno
+fino a domani, che tu tenterai la mano di Dio lungamente?
+
+--Cosa è, fratello? Ti diletteresti anche tu di veleni e di comprar
+la mano di traditori? Eh! piano per Dio, perchè, per le sante ossa
+di tutti i martiri, se minimamente di alcuna cosa mi avvedo, ti
+prometto di non darti tempo neppure di confessarti, e da cavaliere e
+da vescovo di Cristo ti terrò la parola.
+
+--I protervi li giunge Iddio; il giusto li disprezza. Ma insomma
+finiamola. Cosa sei venuto a cercare qui?
+
+--Il tuo bene, risponde Guiberto, la tua potenza e la tua
+tranquillità. E ciò non potrai ottenere, fintanto che sarai in
+guerra con l'imperatore e con me. Ti propongo dunque la pace, e da
+fratello ti consiglio d'assolvere Enrico. Allora io mi contenterò
+di aver restituita Alberada e di essere arcivescovo; egli di andare
+a dimandar ragione ai suoi vassalli della fellonia; e tu tornerai
+a Roma a dispotizzare sicuro. Ma se ti ostini, prepárati allora a
+guerra terribile, perchè domani noi torneremo a Piacenza, e diman
+l'altro ci vedrai con formidabile esercito sotto le mura di Canossa
+per levarvi d'assalto od affamarvi. E vengano poi le truppe di
+Matilde che troveranno solletico al ricevimento.
+
+--Credi tu dunque di spaventarmi, quell'uomo?
+
+--Spaventarti no, perchè so di qual tempra d'inferno è il tuo cuore;
+ma vorrei persuaderti. Perchè, ti confesso il mio debole, per quanto
+mi faccia violenza, io non so dimenticare che siamo entrambi figli di
+Bonizone. Arrenditi dunque e perdona Enrico. Non tirarlo dai capelli
+nella disperazione; non tentare di piegar l'arco di soverchio, che
+può uscirti di mano e ferirti. Il tuo, è un fatale proponimento!
+
+--Se Enrico è veramente contrito sarà perdonato, perchè Iddio non
+vuole la morte del peccatore ma la salute.
+
+--Ma quando sarà perdonato, io domando?
+
+--E chi siete voi per metter legge al vicario di Cristo, per tentare
+di scandagliarne il pensiero? I suoi disegni sono arcani come quelli
+di Dio, nè men tremendi.
+
+--Ma l'anno della scomunica è prossimo a scorrere, ed egli perderà la
+corona.
+
+--Il sacerdote ha la benda e non guarda nè l'uomo, nè la condizione
+di chi si presenta ad implorare perdono di sue peccata. Enrico è re?
+ma che sono i re avanti a Dio ed avanti a me che ne sostengo le veci?
+Fango sul quale il soffio della mia voce passa ed essi non sono più.
+
+--Ma sai, Ildebrando, che tu sei un terribile uomo? sclama Guiberto,
+il quale le braccia incrociate sul petto era restato ad udirlo, a
+rimirarlo radiante di luce inspirata. Tu hai prese sul serio tutte
+codeste storie, e finirai per dio per farle tôrre sul serio anche
+altrui. Peccato che abbi al tuo comando solamente alcuni preti,
+alcune parole latine e qualche pettegola. Ah! se tu avessi un
+esercito. . . .
+
+--Il mio Dio è il Dio degli eserciti, e dove esso pieghi il ciglio
+i popoli e l'universo sfumano come i sogni del demente. Ed io sono
+voce di questo Dio e questa voce vale più di un esercito, più di una
+corona.
+
+--E vuoi perciò abusarne?
+
+--Tu menti! Enrico sarà perdonato, ma quando io sarò convinto del suo
+pentimento, e che non covi malvagi progetti; quando l'ora sua sarà
+giunta.
+
+--Ed io?
+
+--Giammai! L'ora della tua grazia è passata. E se vero egli è che tu
+hai onore e coscienza, e che codesta coscienza possa l'uomo tribolare
+da togliergli il sonno, la fame, e fino il desiderio di vivere,
+sappi, sappi, uomo perverso, che per te solo io ho perseguitato e
+perseguiterò Roberto Guiscardo; per te solo perseguito Enrico; per
+te perseguiterei S. Pietro, se vedessi che ti potesse proteggere;
+perseguiterei la Vergine; perseguiterei Cristo; perseguiterei Dio. Tu
+e codesto vigliacco di re menaste vampo e mi scherniste, quando ad
+arcivescovo di Ravenna ti elevasti; per darmi rovello me lo gittasti
+sul volto con una lettera infame; per isfidarmi a guerra mortale,
+quasi già fomite d'ira fra noi non fosse stato, dentro Roma, a casa
+mia venisti ad insultarmi. Ebbene, io sottrarrò agl'imperatori ed ai
+laici la facoltà d'investire feudi ecclesiastici; a voi toglierò le
+mogli, Italia strapperò all'Alemagna; i despoti calcherò coi miei
+piedi; e primo tu--primi Enrico, Guiscardo e tu sarete le vittime.
+
+--Sta bene, ci siamo intesi, sclama Guiberto dopo averlo udito
+attentamente, addio dunque, e ricadano sul tuo capo le miserie che
+stanno per contristare l'Europa. Noi non ci vedremo mai più da
+fratelli; il tuo contatto ha disseccato il mio cuore: ma guai!
+
+--Addio, rispose Gregorio, ed uscì, la testa alta, il passo fermo,
+calmo, solenne, il guardo rivolto al cielo.
+
+Guiberto lo lasciò partire, lo perdè di vista, poi piegò il capo ed
+uscì anch'egli mormorando fra sè:
+
+--È un santo, un furbo o un forsennato costui?
+
+
+
+
+IV.
+
+ RIC.--Stanley, quali novelle?
+
+ STAN.--Niuna buona, milord, perchè voi possiate ascoltarla
+ con piacere: niuna tanto cattiva da dovervi esser taciuta.
+
+ RIC.--Codesto è un indovinello! Nè buone nè cattive! A che
+ tante frasi prima di venire allo scopo? Una volta ancora,
+ quali notizie?
+ SHAKESPEARE.
+
+
+Guiberto non disse nulla al re dell'abboccamento che aveva tenuto
+con Gregorio: solamente mandò corriere a Piacenza pe' capitan delle
+truppe di tenersi presti a recarsi a Canossa dietro il comando
+dell'imperatore, e spedì araldi ai suoi feudi per far novella
+tolta di militi. Al levarsi di Enrico la mattina, gli parlò delle
+disposizioni prese la notte, e come egli portasse avviso di non
+muoversi più dal romitaggio, mandar l'araldo d'armi a chiamar
+le truppe in su quel di Canossa, ed attenderle, mentre un altro
+distaccamento di Lombardi e di suoi vassalli, sotto la condotta
+del vescovo di Vercelli, avrebbe bloccato Mantova, dove svernava
+l'esercito in piede di Matilde. Enrico approvò le provvidenze, però
+e' dichiarò volere attendere un paio di giorni ancora onde piegare il
+tenace volere di Gregorio. Imperciocchè, dopo aver subíto umiliazione
+così bassa, ei sarebbe stata scioperatezza non cavarne construtto,
+per poi compierne vendetta tremenda.
+
+--L'opera è compiuta a metà, egli diceva, niuno mi toglierà l'onta
+che quest'uomo mi ha fatta, quando io fiducioso mi venni a gittar
+nelle sue braccia come in quelle di mio padre, e sperai nella sua
+misericordia, più inesorabile di quella di Dio. Egli si è mostrato
+crudele e vigliacco; perchè non bisogna insevire contro il nemico il
+quale dimanda mercè. Ora, se non giungo ad ottenere che mi si tolga
+la scomunica, cosa avrò guadagnato? L'onore no, perchè vi ha un mezzo
+solo di ristorarmelo, e questo è quello delle armi, rovesciando
+lui ed i principi miei vassalli che hanno stretta lega codarda.
+L'amor dei miei popoli neppure, perchè so come i Tedeschi tengano
+all'osservanza delle costituzioni dell'Impero. Avrò forse guadagnato
+gli Italiani, ma questi sono mutabili e superstiziosi. Mi difendono
+oggi; domani, vedendo che trattasi di rovesciare il pontefice,
+potranno compungersi, tornar divoti, ed abbandonarmi. E poi credete
+voi, monsignore, che Gregorio non si appellerà ai Tedeschi e li
+chiamerà in Italia per aiutarlo? Ad ogni modo, bisogna tentare di
+aggiustarmi con lui, se ciò si potrà. In ultimo, ci appiglieremo al
+partito delle armi; e sarà quel che sarà, perchè allora consiglia la
+disperazione.
+
+--Ma almeno, sire, fingiamo di voler decidere la sorte con le
+battaglie. Perchè la contessa, che teme per la vita del suo papa,
+non teme meno per i suoi Stati, nei quali non desidera certamente
+che si accenda la guerra. Ella pregherà vostra sublimità per usar
+moderazione ancora e pazienza, e voi fingerete cedere alle sue
+preghiere: pregherà il pontefice a non ostinarsi; e Gregorio, che non
+ha mica gusto di sconfortare questa santa creatura e di alienarsela,
+l'ascolterà. Perchè Gregorio, meglio di tutti, comprende di quanto
+periglio possa essere una guerra in Italia, giusto attorno alla
+sua persona. Così, sire, si serberà almeno la dignità di uomo e la
+fierezza del guerriero.
+
+--Sì bene! Mettete dunque voce che si è ordinata la mossa del campo
+di Piacenza, e che domani il vescovo di Vercelli ed il principe
+Baccelardo cavalcheranno sopra Parma, voi sopra Mantova, e noi al
+blocco del castello.
+
+Sparsa la voce di questo piano fra il popolo numeroso, accorso a
+vedere la pace tra il pontefice e l'imperatore, proruppe ognuno in
+grido di giubilo; imperocchè tutti strabiliavano della pertinacia di
+Gregorio. Matilde, che si era recata all'albergo dell'imperatore
+per visitarlo e calmarne l'irritazione, udì ancora ella quei
+fremiti, e ne rimase colpita. Non per paura, perchè educata fra
+le armi, ma perchè vedeva pericolare la salute di due uomini a
+lei carissimi, l'imperatore ed il pontefice. Ella si sentiva alle
+strette di osteggiare il suo parente e signore, o il papa e quindi
+Iddio. Cominciò perciò a supplicare caldamente Enrico che facesse
+novello tentativo per piegare l'irritato prete, e confidasse nelle
+intercessioni sue. Perocchè ella conosceva di fermo Gregorio non
+aver animo malvagio ed ostile contro di lui, ma agire per severo
+zelo di sacerdote. Lo persuadeva pure a non perdere il frutto delle
+umiliazioni già fatte, sendo che sapeva di sicuro Gregorio inclinare
+già a perdonarlo; e che ella gli prometteva, dove ciò non fosse
+avvenuto fra un paio di giorni, di restar neutrale nella contesa. Che
+perciò non disperasse, e mandasse nuovi negoziatori per intercedere
+pace, ed aggiustare le pretensioni ed i patti. Alle preghiere di
+Matilde si aggiunsero quelle caldissime della contessa Adelaide e
+dell'abate di Cluny. Per modo che Guiberto, fingendo anch'egli di
+calmare il corrucciato re, gli cadde ai piedi e lo scongiurò di
+arrendersi e di non gittare Italia nella guerra civile, prima che
+nella sua coscienza non fosse convinto di avere operato per evitarla
+quanto uomo poteva operare. Allora Enrico si lasciò vincere. E
+promise che, in sul mezzodì, e' si sarebbe recato, come i giorni
+precedenti, al castello per ottenere l'assoluzione.
+
+Infatti vi andò. L'abate di Cluny, d'ordine dell'impenetrabile
+Gregorio, compì la sua cerimonia come avanti; ed il re scalzo,
+scoverto, e medesimamente, travagliato dalla neve e dal vento si
+presentò nel secondo ricinto delle mura. Aspettò fino al vespero,
+aspettò fino a compieta. Ma neppur questa volta il pontefice lo
+chiamò. Allora, agghiadato dal freddo, i piedi fatti lividi ed il
+viso piombino, con una violenza disperata nell'animo, si decise
+seriamente a partire di Canossa. Egli appariva chiaro oramai che
+Gregorio non aveva altra mente che insultarlo, conculcare nel fango
+la regia dignità, assaporare a centellino la voluttà della vendetta e
+dell'alterigia. Si tolse perciò di quel sito infame, e venne alla sua
+corte per ritornare al romitaggio, risoluto di non più avvicinarsi a
+Canossa che alla testa di un esercito onde dimandar conto dei vecchi
+e dei nuovi vituperi.
+
+A piedi dell'erta però, una specie d'orso ed una giovane si
+aprirono il passo tra la folla stivata della gente, che pendeva da
+quell'avvenimento, ed all'imperatore si presentarono.
+
+--Sire, disse l'uomo, cui Baccelardo conobbe subito per Laidulfo,
+qual compenso mi darete voi se per domani mastro Ildebrando farà
+aprirvi quelle maledette porte della fortezza?
+
+Enrico gitta lo sguardo su costui, poi volgendo le spalle con
+dispetto ordina, allontanandosi:
+
+--Frustatemi quel cialtrone.
+
+Baccelardo si approssima a Laidulfo, e tiratoselo da parte lo
+rimprovera:
+
+--Compare, v'ha dunque bisogno di pattuire con un re? Tu gli renderai
+grande servigio; devi perciò sperare grosso compenso.
+
+Laidulfo si gratta l'orecchio sinistro e risponde:
+
+--Perciò appunto che egli è re voglio patteggiare. Io conosco come
+costoro mantengono la parola! Per tutto ringraziamento, ti fanno
+nascondere quattro o cinque pollici di stiletto nel cuore, o qualche
+graziosa dose di veleno nello stomaco in un gotto di Sicilia o in un
+pasticcio di cavriuolo, e buon dì a chi rimane. Mai no: patti innanzi
+e ricompensa sicura.
+
+--Pezzo di birbo! ed avresti cuore di andare a mercanteggiare con un
+sovrano ridotto a quello stremo?
+
+--Cuore! e chi ti ha detto che ne abbia cuore io? Però questo è il
+mio stile.
+
+--E che faresti tu insomma?
+
+--Quel che vorranno. induco mastro Ildebrando ad accogliere questo
+minchione di re, che ha tanta frega di benedizioni, o l'uccido e ne
+lo libero intieramente. Ma io posseggo un mezzo a cui il prete non
+resisterà.
+
+--In ogni conto lo fredderai se lo trovi ostinato, non è vero?
+
+--Credi che m'imbratterei l'anima per questo? mi regolerò giusta i
+patti che stabiliremo.
+
+--Ucciderlo no, risponde Guaidalmira, io nol permetterò giammai.
+
+--Zitto tu, berghinella. Chi ti ha imparato a rispondere dove parlo
+io? La è questa la veneranza che si deve ai consigli dei più provetti?
+
+--E dimmi un po', Laidulfo, continua Baccelardo pensieroso, la
+testa in giù, riflettendo alla proposta di colui, dimmi un po' che
+pretenderesti tu per codesto pietoso uffizio.
+
+--Spieghiamoci chiari. Che cosa si vuole? Che il re venga ricevuto?
+Ebbene ei mi darà una contea con tutte le terre ed i diritti
+pertinenti--bene inteso però che la voglio nei paesi d'Italia.
+
+--Per Dio, compare, tu fili grosso. E che pretenderesti se dovessi
+ucciderlo?
+
+--Che? Vedi un poco cosa si dà nel suo paese per _Wehrgeld_[1]. Venti
+soldi per uno schiavo: 30 per un porcaiuolo: 36 per uno schiavo
+divenuto colono tributario: 40 pel maniscalco che cura 12 cavalli,
+pel cuciniere che ha un aiutante, pel pastore che guarda 80 montoni,
+per l'orefice, pel ferraio: 45 per un servo della chiesa e del re: 80
+per uno schiavo affrancato in presenza della chiesa o con una carta
+formale: 100 per l'uomo di condizione media, pel romano che ha beni
+proprii o viaggia, per l'uomo del re e della chiesa: 160 per l'uomo
+libero: 200 pel chierico nato libero, per l'uomo affrancato a danaro:
+300 pel romano conviva del re: 400 pel suddiacono; 600 pel diacono:
+600 pel prete nato libero, pel conte, pel sagibero[2]: 640 pel
+parente di un duca: 900 pel vescovo: 960 pel duca: 1800 pel barbaro
+libero, compagno del re, attaccato ed ucciso nella sua propria casa
+da una banda armata--Ora ti lascio considerare cosa valga la vita di
+un pontefice! Mi contento che mi dia un vescovado.
+
+[Nota 1: Si chiamava Wehrgeld una somma di danaro che in composizione
+l'uccisore pagava alla famiglia dell'ucciso per impedire le faide o
+vendette. Il soldo di argento allora valeva 46 franchi e 63 centesimi
+se non erriamo.]
+
+[Nota 2: Il _sagibero_ era una specie di giudice.]
+
+--Uhm! compare, tu non hai mica voglia di guadagnarti la vita con
+l'aiuto di Dio.
+
+--Ti par troppo?
+
+--Ma sì per Dio! Non pertanto, mettiti all'opera, compila, e forse il
+re sarà ancora più generoso che tu non desideri.
+
+--E chi mel guarantisce?
+
+--Io.
+
+--Tu? Uhm! ragazzo mio, con questo suono non mi muovo nemmeno quanto
+son lungo.
+
+--Tu sei un ebreo, Laidulfo! E non ti pare che la stessa natura del
+servigio e l'urgenza del caso fossero garanti ancora più possenti di
+una parola?
+
+--Sicuro. Ma per togliersi poi da scrupoli, e' potrebbe anche
+regalarmi una bella collana di corda e farmi appendere speditamente
+ad un albero. Che te ne pare? Tu non conosci, ragazzo mio, di che
+pasta si facciano i re, e come essi intendano la faccenda della
+coscienza, dei dritti e dell'onore! Questi sono legami del volgo e
+degl'imbecilli. Ma non l'accoccano a me, no; te lo giuro pel santo
+asino di Balaam!
+
+--Tu calunnii l'imperatore, Laidulfo. Egli non si è mostrato mai
+taccagno con chi gli ha praticati degli uffici.
+
+--E se adesso volesse fare eccezione?
+
+--Impossibile. Egli tiene all'opera che tu imprendi più che alla vita.
+
+--Ne sei certo?
+
+--Come dell'anima. D'altronde, vedi che non v'ha mezzo per
+avvicinarti a lui e patteggiare. Val meglio perciò tentare la cosa
+che starne così; perchè una mercede, e generosa, l'avrai sicuro--e ti
+farò risparmiare altresì la frusta che ha comandato di largheggiarti.
+
+--Ecco le munificenze regali! Ecco di che i re non sono mai avari!
+Una pena per tutti i falli; la fame e l'obblio per tutte le virtù.
+
+--Diavolo! tu fai della morale, sclama Baccelardo ridendo.
+
+--Dio me ne scampi! riprende Laidulfo, io non sono ancora si
+disperato. Orsù dimmi un po', come si fa a penetrare nella fortezza?
+
+--Niente di più facile. Ti condurrà l'arcivescovo di Ravenna. Bada
+però di non farlo troppo domesticare con codesta giovane. E sarai
+ammesso come parlamentario in piena sicurezza. Ne abbiamo parola
+della contessa.
+
+--Vediamo dunque cosa saprà fare codesto arcivescovo, e lasciate a me
+cura del resto.
+
+Sul cader della sera, infatti, Laidulfo e Guaidalmira venivano
+introdotti nel gabinetto di Gregorio dalla stessa contessa Matilde,
+la quale non si lasciò a ciò indurre senza prima aver tastato un po'
+il messo, ed attinto un barlume dei mezzi che si volevano adoperare.
+Laidulfo veramente non le disse tutta la verità. Però seppe dare
+alle sue parole una forma di credenza, e d'altronde Guaidalmira
+guarentì della sua vita che non sarebbe al papa venuto male di sorte.
+Gregorio, occupato vicino al camino a scrivere lettere ai principi
+di Germania, non avvertì della coppia entrata nella sua stanza; nè
+questa fece pressa per aprire l'abboccamento. Ma come Ildebrando ebbe
+finita di scrivere lunga pagina, e prendeva fiato per voltar l'altra,
+alza lo sguardo e scorge Laidulfo che, le mani congiunte dietro i
+reni, aspettava. Allora questi si fece più avanti fin presso il
+tavolo e disse:
+
+--Ser papa, mi conosci?
+
+--Chi sei tu?
+
+--Uhm! un bravo ed onesto mercante, pontefice.
+
+--Santo padre, soggiunge Guaidalmira traendosi innanzi, è mio padrino.
+
+--Quella giovane, ti bisognerebbe dunque alcuna cosa?
+
+--A me no, santo padre; ma piacciavi di ascoltare le suppliche di mio
+padrino.
+
+--Vale a dire, suppliche no. Io vengo invece a proporti un bel
+contratto, pontefice, se da te si può cavar qualche cosa.
+
+--Parmi che la tua laida figura non mi torni affatto nuova.
+
+--Sicuramente. La vigilia di Natale del 76 venni ad offrirti un altro
+bello affare, che commettesti la balordaggine di non accettare. Se
+ti ricordi, quel tale vescovado di Oria! Pare proprio che io sia
+destinato ad esser vescovo, perchè ci ho un'inclinazione tale, ma
+tale da sembrare una malattia ed ostinata mi frulla nel pensiero
+ovunque mi volga. L'è una fissazione, bisogna convenirci.
+
+--Ma dimmi un po', quella giovane, costui è matto?
+
+--No, signor pontefice, risponde impudentemente Laidulfo stesso,
+piuttosto tristo, come dicono gli sciocchi. Ma che vuoi! L'uomo non
+può esser diverso da ciò che lo ha fatto Iddio. Or dunque, per venire
+a bomba, nel 76 proposi di venderti un segreto, e quel segreto era
+niente meno, che la notte ti avrebbero assassinato come avvenne....
+
+--Ah! scellerato, ora ricordo meglio la tua persona. Ancora tu eri
+degli assassini.
+
+--Appunto, mi avevano pagato perciò, e feci il mio dovere. Ma non
+andare in bestia, pontefice, perchè tu perdonasti a tutti, e buon pro
+adesso.
+
+--Ed è forse per qualche attentato simile che ora qui ti han mandato?
+
+--Eh! eh! quel galantuomo! non calunniamo la gente dabbene. Io sono
+qui per venderti un segreto, anche più rilevante.
+
+--Ma tu sei dunque il demonio che conosci quanti segreti mi
+riguardano?
+
+--Presso a poco, pontefice; e se non son demonio, gran cosa non può
+mancarmi--solo che mi facessi vescovo....
+
+--Esci furfante, se vuoi che non ti faccia frustare, grida Gregorio
+divampando di sdegno.
+
+--Frustare, frustare! mormora fra i denti Laidulfo, prendi un
+granchio, pontefice: io sono nobile. Ma lasciamo stare queste
+bazzecole e parliamo sul serio. Con un primo esempio hai veduto,
+come io sia veritiero ed onesto. Ora ho un altro segreto da vendere.
+Perchè, vedi bene, entrambi noi siamo mercanti e spacciamo parole:
+con la differenza che tu, come chierico, pontefice, le spacci
+latine; io volgari, come laico. Or dunque, di', vuoi mercanteggiar
+meco da bravo cristiano?
+
+--E che riguarda cotesto segreto?
+
+--Da capo! è un segreto come il miracolo di S. Donegilda, cui
+la sera tagliano i capelli e la mattina le pie monache li fanno
+trovar cresciuti. Dimmi solo se vuoi comprarlo a patti equi, perchè
+altrimenti saprò a chi venderlo e.... E tu non ci avrai gran gusto,
+pontefice. Ti pentirai anzi di non aver dato metà dei tuoi feudi a
+chi tel proponeva.
+
+--Tanta importanza ha dunque codesta bisogna?
+
+--Tanta! rinunzio al prezzo, per dio, se, dopo che l'avrai udito,
+non dirai: corpo dei santi! Laidulfo, tu sei un buon diavolo, _et
+quia super pauca fuisti fidelis_, cardinale di santa Chiesa _te
+constituam_.
+
+--E chi mi assicura che tu non menta?
+
+--Chi? Un tal falegname di Soano chiamato Bonizone. Per sodo devi
+conoscerlo, Ildebrando.
+
+--Lui! E cosa entra Bonizone coi tuoi segreti?
+
+--Ci entra benissimo come vedrai. Ma non andiamo anguillando per
+pigliar terreno. Un santo padre dovrebbe esser uomo di poche e sagge
+parole, e tu sei ciarliero anzi che no. Di' dunque, vuoi sapere il
+segreto?
+
+--Favella.
+
+--Ascolta prima i miei patti. Domani, allo spuntare dell'alba,
+manderai la contessa Matilde, la contessa Adelaide, l'abate di Cluny
+ed il marchese Azzo d'Este all'imperatore Enrico....
+
+--Che dici?
+
+--Ma, per Abramo, ascolta. Manderai questa nobile commissione al re,
+e questa, in nome tuo, gli prometterà che lo riceverai incontanente,
+senza più pettegoleggiare e fare il fiero. E tu, come il re verrà, lo
+ascolterai, lo assolverai e mangerai con lui come fratello. Ecco ciò
+che io richiedo da te. Vuoi starci?
+
+--No.
+
+--Bisogna dunque dire che farnetichi. Allora io ti propongo un altro
+partito. Se, come avrai saputo il mio segreto, stimerai esagerato il
+compenso che ti richiedo, io consento a non ottenerlo.
+
+--Ma che cosa è dunque che devi dirmi? favella in nome di Dio. Domani
+riceverò il re.
+
+--Parola di sommo pontefice?
+
+--Parola.
+
+--Ebbene, sclama allora Laidulfo cavandosi di sotto il mantello uno
+scrignetto, conosci tu le armi di questo mobile?
+
+--Mio Dio! e come in mano tua quello scrigno?
+
+--Ecco qui. Io peregrinava Italia come zingano, vendendo specifici e
+talismani per le malattie degli uomini e delle bestie, e reliquie pei
+divoti, allorchè una sera capitai a Soano. Impaniato tra quei viuzzi
+a notte alta, era deciso passarla al sereno, coricato sul suolo,
+allorchè, nella magione vicina, mi sembrò udire gente che ancora
+vegliava. Cercai la porta, e venne ad aprirmi un servo. Gli dissi che
+avesse pregato il padrone di ricovrarmi fino al mattino, e di qualche
+vitto, perchè arrovellava della fame. Il servo portò la dimanda, e
+ritornò rispondendo che poteva entrare.
+
+--Abbrevia, l'interrompe Gregorio.
+
+--Io non ho fretta, ripete Laidulfo, mettendosi a sedere, e continua.
+
+--Io mi trovai presso di un falegname venuto in fortuna. Mi accolsero
+caritatevolmente. Alcuno non mi domandò nè nome, nè condizione; mi
+fu dato lautamente da cenare, e poi un buon letto, sicchè io dormii
+come un canonico fino a giorno alto del domani. Appena alzato, mi
+recai per render grazie al mio ospite, palesargli il mio nome ed il
+mio stato, e presentarlo di un amuleto pel mal di pietra, da cui il
+povero vecchio andava travagliato.
+
+--È vero, sclama Gregorio.
+
+--Se è vero! ripiglia Laidulfo, io parlo evangelio.
+
+--Avanti e presto.
+
+--Va bene. Il falegname stava in sul punto di morire. Io vestivo in
+quel tempo schiavina di romeo, perchè, essendo stato attossicato
+da una zingara ed essendomene tirato con un controveleno, avevo
+fatto fra gli spasimi un cotal voto alla Madonna di Loreto e là
+mi recavo per soddisfarlo. Piacqui al vecchio. Ei mi credette un
+santo, o su quel torno. Ora, costui si aveva in casa una bimba trista
+e piagnucolosa da fare strabiliare un demonio. Morendo, quella
+monnelluccia restava Dio sa a chi. Il vecchio voleva mandarla a
+Roma a qualcuno che ne avesse dovuto pigliar cura. Eran giorni di
+guerra. Correvano il paese Tedeschi, e saccomanni, e lance del papa
+ed ogni ben di Dio di malandrini. Alcuno dei terrazzani di Soano non
+voleva torsi la missione di condurre la bimba a Roma, per prezzo
+che offrisse il vecchio moribondo. Io gli sembrai l'uomo mandato da
+Dio. Il mio vestito, il mio portamento umile, contrito, divoto, lo
+sedussero. Mi domandò se volessi accettare la commissione. A vero
+dire, io allora abborrivo le creature peggio che non abborrissi il
+duca di Puglia, Roberto Guiscardo. Però, per farmi dispetto, per fare
+arrabbiare la mia bestiale natura, accettai. Si trattò del prezzo
+che mi si offriva per il viaggio e le spese della bimba e di me.
+Mastro Bonizone era taccagno anzi che no; ma le ore sue sembravano
+contate, io non tenevo punto all'affare, alcuno non si presentava
+per rendergli servigio a miglior patto; bisognò dunque calare
+all'accordo. Restava un dubbio.
+
+--Uno solo? dimandò Gregorio.
+
+--Almeno il più grave.
+
+--E quale? conchiudi dunque.
+
+--Ecco qui. Io dovevo condurre quella scimiuzza stridula a Roma
+e consegnarla a qualcuno. Ora costui l'avrebbe egli tolta senza
+una pistola di chi la mandava e senza un breve di ricordanza
+sull'identità della puttina?
+
+--Ah! ed allora? sclama Gregorio turbandosi visibilmente.
+
+--Allora fu mandato a chiamare un tabellione, un tal mastro
+Anasprando.
+
+--Viveva dunque ancora? sclama Gregorio quasi suo malgrado.
+
+--Se viveva! Era fresco come l'abate di Nonantola che si conforta
+con trenta beghine, di cui la più vecchia ha venti anni. Mastro
+Anasprando dunque fece una lettera ed un bel _breve di ricordanza_,
+a scrittura grossa come i rosoni della chiesa di Sant'Ambrogio di
+Milano; mastro Bonizone vi mise sotto una croce; quattro altri
+testimoni vi cincischiarono degli scorbi come campanili; dentro
+questo forzierino chiusero questo libro di ore che qui vedi, e mel
+consegnarono, dicendomi che dovessi darlo a colui cui conducevo la
+fanciulla, sendo una memoria di sua madre. Ora il libro di ore ed il
+forzierino è questo qui, con le armi del conte di Reggio, perchè il
+libro apparteneva alla sua figliuola Bertradina...
+
+--E la ragazza? dimanda Ildebrando ansioso.
+
+--La ragazza... Veramente fui tentato all'indomani di venderla a
+qualche zingano o a qualche ciurmadore. Ma poi pensai che avevo tolto
+un bel prezzo della commissione e dovevo compierla da galantuomo.
+Soddisfatto quindi il mio voto di Loreto, mi recai a Roma. L'uomo a
+cui la bimba, la lettera, il forzerino erano inviati non vi era più.
+
+--Davvero?
+
+--Sissignore. Egli era partito proprio per quella stessa Soano,
+donde io era mosso, e per vedere proprio morire quel vecchio che io
+avevo veduto moribondo, e forse per aver proprio quella scimiuzza di
+bimba che io gli recavo a Roma. Il vecchio che lo attendeva e che
+forse disperava vederlo venire, che sentiva sfuggirsi l'anima, che
+conosceva l'indole dell'uomo a cui aveva a fare, si era affrettato
+nelle risoluzioni.
+
+--Ma allora cosa facesti tu del mandato?
+
+--È giusto quello che io m'accingo a dirti e per cui mi vedi qui.
+Quella fanciulla, nella mia vita dissipata e randagia mi tornò da
+prima di grave fastidio, e più di una fiata mi frullarono pel capo
+disegni tristi. Però, pensando poscia che io ero solo come la notte,
+mi feci violenza e la tenni. Tanto più che la poverina riesciva ogni
+dì più vispa e non piangeva più, avvegnachè passasse sovente interi
+giorni digiuna. Poi si fe' grande, uscì di fanciulla, ed io le aveva
+messo un amore pazzo. Bestione! La amavo quasi mi fosse figliuola; e
+la guardai perchè non capitombolasse, essendo fatta belloccia, ed
+i fottivento la rimorchiavano. D'altronde ella si guadagnava bene
+la vita, avendole una zingana insegnati certi segreti per pescare
+nell'avvenire. Ed eccola qui questa galuppa, che sì è fatta rossa
+come una ciligia di Genova.
+
+--Ella! sclama Gregorio.
+
+--Appunto. Che ne dici, Ildebrando? non è un tocco da far gola ad un
+monsignore?
+
+--Ed io sono figlia di una contessa? mormora Guaidalmira come
+parlasse a sè stessa.
+
+--Sissignore, della contessa di Reggio, monella, soggiunge Laidulfo
+stringendole il capo sul seno e baciandola sulla fronte.
+
+--Ma la lettera, ma lo scritto del tabellione, dimanda Gregorio
+impaziente ed ansioso, divaricando gli occhi; lo scritto non l'hai tu
+conservato altresì?
+
+--Se l'ho conservato? Magari! Gli è il mio tesoro. Ed ecco il segreto
+che ti riguarda, pontefice, e che io avrei venduto ai tuoi nemici, ad
+un concilio, a Satana, i quali ne avrebbero menata galloria come di
+una battaglia guadagnata. Leggi, leggi un poco se ti piace.
+
+Gregorio toglie la pergamena di mano tremante, e legge:
+
+»In nomine di Dio, dalla beata Vergine e di S. Inegilda amen.
+
+»Hogi che sono li 27 di Martio die di Giovedì santo dell'anno
+dell'incharnatione del nostro signore Gesù Cristo 1057 anno
+secundo del regno di Enrico IV _dominus noster et primus ponteficis
+Stephanis_ IX, Inditione VII--_actum Soani civitate_ nella casa
+di mastro Bonitione di cumditione falegniame _in cubiculum_
+dela chamminata il quale Bonitione in nostra _præsentia_ et
+_testimonibus_ Marcho congnomento Digitomutio Gelasio Canaiuolo
+Pietro _servus marchionis Etrurie_ affrancato _cum danario_, et
+Zaccheria subdiacono tutti non habili di scrittura e perciò crocie
+segniati che noy tabellio _communis Soani_ certioriamo come _facta
+e propris personibus qui fuerunt_ testimoni della comseguazione
+_quem predictum mastrum Bonitionem_ have fata di una bambina, che il
+medesimo Bonitione _certiorat esse_ la propria figla del suo filiuolo
+Ildebrando et dela Bertradina filiuola del conte di Reggio _uxorem
+alii fili suis_ Guiberto che perciò have trucidata fino a morire cum
+un coltelo la detta molie, ad un ebreo...
+
+--Questa è infame, è esecrabile menzogna! sclama Ildebrando alzandosi
+da sedere.
+
+--Non puoi negare però che l'atto è in tutta regola, Ildebrando,
+sclama Laidulfo, tirando dalle mani del papa la scritta e
+mostrandogliene un'altra, non puoi negar che questa è la lettera
+diretta a te dal tuo padre a Roma, con cui ti manda la tua figliuola,
+non puoi negare che questi atti in mano dei tuoi nemici.....
+
+--Questa è scelleratissima calunnia, proseguiva Ildebrando
+riscaldandosi sempre più, e la giustizia di Dio non potrà permettere
+che si faccia onta ad innocenti, si vituperi la memoria di una pia...
+
+--Tutto sta bene, tutto eloquentemente detto. Però devi convenire che
+se questo scritto cadesse in mano dei tuoi nemici...
+
+--Qualcuno ha letta dunque codesta pergamena?
+
+--Nessuno, ed il segreto, se il tabellione ed i testimoni sono morti,
+non potrebbe palesarsi che da questa triste di scritta.
+
+--Resti dunque il segreto ed il vero al cospetto di Dio, che questa
+scritta non tradirà più alcuno.
+
+E sì dicendo, Gregorio strappava di un lancio dalle mani di Laidulfo
+sorpreso l'atto della consegna della fanciulla e la lettera e le
+gittava nel fuoco, e con le molli ve l'incalzava, ve la teneva.
+Guaidalmira stende subito la mano nella brace per cavarle, sclamando:
+
+--Voi consumate la mia esistenza, pontefice!
+
+Ma Gregorio con la molle le spinge più dentro tra le fiamme. E quella
+carta si rattrappa, si fa nera, si arroventa--infine non resta del
+testimonio della vita civile di quella povera giovane che poca
+cenere. Ella si mette le mani sul volto per non assistere a quella
+specie di omicidio morale, e prorompe in pianto.
+
+--Pontefice, dimanda allora Laidulfo che aveva veduto tutta codesta
+scena in apparenza senza muovere palpebra, ma tastando sul petto il
+suo pugnale, pontefice, manterrai adesso la tua parola?
+
+--A domani.
+
+--Sta bene allora, risponde Laidulfo, ritirando la sua mano dal
+giubbetto, lasciando il pugnale e facendo una riverenza. A domani.
+
+Guaidalmira si avvicina allora tutta tremante a Gregorio quasi avesse
+voluto gittarsegli ai piedi, e gli dice:
+
+--Voi dunque...
+
+Ma Gregorio le taglia in bocca le parole, e facendole cenno imperioso
+di partire sclama:
+
+--Donna! il segreto che udisti muoia con te.
+
+La giovinetta gli alza addosso gli occhi lucidi di lacrime, ed
+uscendo dietro a Laidulfo prorompe:
+
+--La mia scienza non m'ingannava!
+
+Gregorio loro tenne dietro col guardo ansioso, finchè non furono
+scomparsi, poi alzando al cielo gli occhi e le mani gaudioso gridò:
+
+--Sono libero. Quei cialtroni non saranno creduti. La terra non avrà
+più macchia da appormi: per i presenti sarò un eroe; per i posteri un
+santo. Ma Iddio!...
+
+A questo pensiero Gregorio cadde sulla sedia, e non passò guari ed
+un sopore lo avviluppò. Era quello il sonno del giusto, o un subito
+rilasciamento delle fibre del cervello che da violenta tensione
+posavano? Dio e la storia han giudicato quest'uomo: lasciamolo al
+loro giudizio.
+
+Appena svegliato però Gregorio si fe' venire il vescovo Giovanni di
+Porto e gli dimandò:
+
+--Giovanni, hai tu veduto quell'uomo e quella giovane che hanno meco
+favellato?
+
+--Santo padre, sì, risponde il maligno vescovo.
+
+Gregorio si guarda intorno per osservare se qualcuno lo ascoltasse,
+poi a voce intelligibile appena soggiunge:
+
+--Vescovo di Porto, quell'uomo mi ha fastidito.
+
+Il formidabile vescovo sbircia fitto fitto Gregorio per comprendere
+il significato di quella frase, indi risponde:
+
+--Santo padre, si lasci servire da me.
+
+E quelle parole, come l'indice delle sacerdotesse di Vesta che, al
+dire di Reboul de Nimes, _était un poignard_, furono la sentenza di
+morte di Laidulfo.
+
+
+
+
+V.
+
+ Humble et timide, a plaire elle est plein de soins,
+ Elle est tendre, elle a peur de pleurer votre absence,
+ Fidèle...
+ ANDRÉ CHÉNIER
+
+
+Non appena Laidulfo ebbe messo piede fuori la rocca si diede a
+correre a rompicollo per arrecare la novella al re dell'esito felice
+del suo negoziato. Giunse al cenobio che il dì era compiutamente
+finito, ma si vedeva ancora per quella specie di luce opaca che dava
+la neve donde il suolo gremivasi. Il re desinava. Laidulfo si fe'
+chiamare Baccelardo, e come questi venne e lo vide, ansioso dimanda:
+
+--E sì, compare?
+
+--A maraviglia, risponde Laidulfo.
+
+--L'hai ucciso?
+
+--Non ci è stato bisogno. Dimani il re sarà ricevuto e benedetto come
+un uovo di Pasqua.
+
+--Dici il vero?
+
+--E conosci che io burli mai? Domattina verranno qui a rilevare
+l'imperatore le due contesse, l'abate di Cluny, il marchese d'Este; e
+Gregorio lo accoglierà per assolverlo.
+
+--Sacramento! e come hai tu fatto per rammollire quel demonio?
+
+--Eh! al mio scongiuro difficilmente e' poteva resistere. Ma dimmi un
+po' adesso, e tu hai favellato col re?
+
+--Altro! Enrico ha detto: che quel monello mi cavi di questa pania,
+e poi scelga il più pingue vescovado o principato di Germania, e gli
+giuro sulla mia corona imperiale che glielo darò.
+
+--Ha detto proprio monello?
+
+--Monello o galuppo, poco importa; qualche cosa di così infine.
+
+--Che magnifico signore! Il fatto sta adesso che io m'imbroglio a
+scegliere. Già un vescovado vuol essere e non altro, perchè io sento
+una vocazione di farmi santo da ridurre a strabiliare un diavolo. Di'
+dunque, Baccelardo, che mi consiglieresti tu eh!
+
+--Per me ti consiglio a dimandare l'arcivescovado di Magonza che è un
+buon quarto dell'impero.
+
+--Diamine! sai, Baccelardo, che tu hai giudizio? Sta bene: dimanderò
+l'arcivescovado di Magonza.
+
+--Si; ma ci è una lieve difficoltà.
+
+--Quale?
+
+--Che l'arcivescovo Sigofredo è vivo ancora
+
+--Non altra che questa?
+
+--Ti par poco?
+
+--Fih! dammi ventiquattro ore di tempo, e mutami nome, se non farò
+restare la chiesa di Magonza vedova come.... come.... aiutami a dire
+dunque il nome della moglie di quel bellimbusto che trascinarono di
+un piede attorno le mura di quella città di Puglia che sta presso
+Biccari.
+
+--Troia?
+
+--Già: come si chiamava la moglie?
+
+--Di Troia?
+
+--Eh! dell'altro che fu trascinato.
+
+--Ma!
+
+--Capisco, compare, tu non sei più forte di me in letteratura. Or
+bene dunque, giacchè io sono arcivescovo di Magonza debbo fare
+qualche cosa per te. Ti piacerebbe la città di Reggio qui presso?
+
+--Sogni!
+
+--Mica. Io dunque ti do questa bella giovinetta in moglie, e la
+città di Reggio per dote, investendoti altresì dei miei dritti sul
+principato di Capua.
+
+--Ah! vuoi dunque barattare i tuoi dritti coi miei sul ducato di
+Puglia e Calabria, compare?
+
+--Io parlo del miglior senno, disse Laidulfo. Questa giovine adesso
+è da marito. L'ho guardata finora, perchè aveva a renderne conto.
+Il conto l'ho reso da fedele custode. È stata sventurata; non
+ho che fare di più. La mia parte è compiuta. Ho fatto finora il
+buffone perchè ero giovane. Ora mi sento venir vecchio, voglio far
+l'arcivescovo e chiamar fratello il papa. Ella è orfana, tu del pari,
+Baccelardo; sposala ed io vi darò la santa benedizione.
+
+--Ma taci in nome di Gesù, disse Guaidalmira arrossendo tutta.
+
+Baccelardo la contemplava attentamente.
+
+--Ci pensi sopra? soggiunge Laidulfo, vedila, essa è bellissima, è
+pura come il vento delle Alpi. Potrai trovare più ricca donna, ma nè
+più avvenente, nè più amorosa. Se sapessi che cure ha avuto di me...!
+Bah! non ne parliamo, chè per poco che lo rammenti, questi tristi de'
+miei occhi scorreranno come grondaie. E ad un arcivescovo sta male il
+piangere.
+
+--Ma taci, taci, padrino; cosa vai raccontando.
+
+E Baccelardo la squadrava attentamente.
+
+--Eh! quel giovane, riprende Laidulfo, cosa è? Sei restato infatuato
+come gli apostoli che si han veduta sfumar d'innanti la Vergine nel
+quadro della chiesa di Santa Maria Maggiore? Andiamo, risolviti. Se
+non la puoi togliere in moglie, accettala per compagna, giurami di
+proteggerla e di rispettarla.
+
+--Ma qual novello mercato intendi fare di me, padrino? scoppia con
+fierezza Guaidalmira. Io non mendico protezione da alcuno.
+
+--Dimmi, Laidulfo, conosci i natali di questa giovane? dimanda
+Baccelardo.
+
+--Nobilissimi. Per madre discende dal conte di Reggio, di cui è erede
+unica; per padre si va più alto ancora. Però non è maturo il tempo da
+rivelarlo.
+
+--Ma costei sarebbe allora la figlia di quella Bertradina, che fu un
+dì moglie dell'arcivescovo di Ravenna? dimanda Baccelardo.
+
+E Laidulfo:
+
+--No, bel cavaliere. Vi ho detto che non era tempo ancora rivelare
+il segreto del suo nascimento; attenetevi alla mia parola. Quel dì
+verrà, ed ella stessa, o io, vi faremo di tutto chiaro. Per ora
+contentatevi di ciò.
+
+--Ma pure la sola Bertradina era erede del conte di Reggio.
+
+--Ed io ti dico che Guaidalmira non ha nulla da partire con codesta
+dama. Saprete tutto a tempo opportuno; acquietatevi adesso.
+
+--Sta bene, risponde Baccelardo, non occorre saper oltre. So già
+tutto. Se ella dunque non ripugna, io sarò il suo amico, il suo
+fratello; e se la mia stella si rischiara, il suo sposo.
+
+--_Te Deum laudamus!_ sclama Laidulfo, prendila dunque, ella è tua.
+
+Guaidalmira fatta rossa come bragia si covre il volto con le mani; e
+Baccelardo, accostandosele, la bacia sulla fronte ed esce dicendo:
+
+--Reco la lieta novella all'imperatore.
+
+Al domani, Gregorio tenne la parola. Matilde cogli altri signori
+della rocca si recò all'albergo dell'imperatore per confortarlo di
+appressarsi di nuovo al castello ed aver l'assoluzione. Perocchè,
+dopo il lungo loro pregare, avevano infine ottenuta promessa dal
+pontefice che li avrebbe soddisfatti. Enrico resistette alcun
+tempo: infine si lasciò persuadere, e sull'ora di sesta a Canossa
+si ravvicinò per la quarta volta. La neve ed il vento sembrava
+che avessero voluto imitare la pertinacia del pontefice, poichè
+ingagliardivano di giorno in giorno peggio. Avanti la porta delle
+prime mura si presentò l'abate di Cluny per rinnovellare la cerimonia
+dei tre giorni precedenti.
+
+Egli aveva l'aspetto attonito, lo sguardo immobile. Si avanzò al
+cospetto del re e parlò:
+
+--Dunque, santo padre, convincetevi che dovete assolvere Enrico, non
+potendolo condannare all'inferno, perchè l'inferno non ha azione
+sull'anima. L'anima, ha detto il beato Aristotile, è la forma della
+materia, ossia l'attività prima del corpo organico, e racchiude
+la causa sufficiente della facoltà per cui le funzioni vitali si
+esercitano. Ora siccome tutti i sensi esercitano la loro azione mercè
+un certo _medio_, così anche l'anima, la quale ha sede nel fuoco,
+perchè il senso d'attività va spesso unito col senso del calore. E
+siccome il cuore ha una natura calda, quivi è la sede dell'anima.
+Ma nel cuore vi sta ancora l'etere, dunque il medio dell'azione
+dell'anima è il fuoco, o spirito, o l'etere. E perchè i simili non si
+distruggono, così l'inferno non distruggerebbe l'anima di Enrico, e
+dovete assolverlo, e dovete...
+
+L'imperatore stette attento ad udire dove diavolo l'abate volesse
+andare a parare con quel ragionamento, che probabilmente era
+lo stralcio di un discorso da lui tenuto al pontefice; ma non
+arrivandone a comprender nulla, gli volse le spalle, si nudò, rimase
+il seguito nel primo atrio, ed entrò.
+
+Egli aspettava che lo avessero subitamente intromesso. Non fu così.
+Imperciocchè attese fino all'ora di nona senza che alcuno apparisse.
+E stava già per andar via, furibondo di questo frustraneo novello
+atto di sommessione, malgrado le preghiere dell'abate con lui restato
+fuori ed in sè rinvenuto; allorchè le porte si aprono, e vengono
+fuori la contessa Matilde, la marchesana Adelaide, Azzo d'Este, ed
+il vescovo di Porto con molti altri prelati italiani e tedeschi nel
+castello ricoverati. Il vescovo di Porto va dritto al re, e gli dice:
+
+--Enrico di Germania! perchè vieni tu in abito da penitente alle
+porte di questa fortezza?
+
+--Per essere assoluto della scomunica da papa Gregorio, risponde il
+re.
+
+--E sei tu veramente pentito delle tue colpe? dimanda il vescovo di
+nuovo.
+
+--Sono, risponde Enrico.
+
+--Entra dunque in nome di Dio e di Gesù, e che l'assoluzione che ti
+rechi a ricevere possa giovare all'anima tua.
+
+E, sì dicendo, il vescovo di Porto si apriva il varco fra quei
+signori che si schieravano in due ale, ed Enrico lo seguiva nel
+castello.
+
+
+
+
+VI.
+
+ Avanti a te o Gran Cuccu mi prostro,
+ Che dai per ineffabile mistero
+ Fatidica virtù di un corvo al rostro
+ D'annunziar l'impercettibil vero,
+ Ma nessun seppe mai, nessun saprà
+ Donde viene il tuo spirito, e dove va.
+ CASTI, _Anim. parl._ 17.
+
+
+Enrico non fu ammesso però direttamente alla presenza di papa
+Gregorio. Egli si ebbe ad arrestare nel vestibolo e ad assoggettarsi
+ancora a pause non brevi fino a che il vescovo di Porto non ritornò
+col permesso di progredire. Tutta la gente del seguito di Enrico,
+unitamente ai signori del castello, rimase nelle antisale; solo
+il re, accompagnato dal vescovo fino alla porta, si recò innanzi.
+Ildebrando sedeva ad un trono di legno di quercia, ricco di intagli
+a gotici disegni e colonnette attortigliate, elevato da terra e
+collocato dentro una nicchia dello stesso legno, medesimamente
+scolpita. Sopra un tavolo, ad un angolo della stanza, poggiava il
+camauro. Egli poi si teneva ad un altro tavolo alzato al livello del
+petto con mobile da scrivere.
+
+Vestiva gli abili ponteficali, sfarzosi di ricami d'oro e di fimbrie
+intorno al collo, all'apertura del petto ed alle maniche. Ai piedi
+aveva i sandali bianchi ricamati della croce d'oro; in testa il
+rosso berretto che gli lasciava scoverta a metà la calva fronte e
+mirabilmente faceva risaltare quella sua nobile fisonomia, la quale
+forse non piaceva a causa di quell'aria accigliata che la troppo
+severità le dava. La bianca barba gli scendeva profusa sul petto.
+Tutto intento, ovvero fingendo di esserlo, alla scrittura, non
+fece cenno di accorgersi della presenza del re, sia per umiliarlo
+ancora, sia per imporgli con la sua maestosa figura. Ed Enrico,
+che aveva sorbito l'ostica bevanda fino al limo, battendo i denti
+del freddo, i panni bagnati ed agghiadati sulla persona, sformato
+in viso dal gelo e dall'interna lutta degli affetti, bilanciava
+tra il partire definitivamente e rompere quella tirannica catena
+di obbrobrii; interromperlo nella scrittura ed avvisarlo di sua
+presenza; avventarsegli addosso ed ucciderlo. E questo nero pensiero,
+più seducente e più ostinato, gli tornava d'innanzi, talchè forse
+lo avrebbe vinto, se Gregorio, vergognando in sè stesso del dilegio
+in che prendeva quel caduto, non avesse alzata la testa e mostrato
+avvedersi di lui. Come Enrico si ebbe questo lieve segno di favore,
+si avvicinò al soglio, e cadendo ginocchioni e baciandogli la mano
+biascicò più che non disse.
+
+--Santo padre, perdono.
+
+Gregorio, senza muoversi, piegò gli occhi sulla testa del re, e forse
+quel bello e giovane sembiante lo toccò. Enrico aveva allora ventisei
+anni. L'occhio turchino scintillava ardito come quello dell'aquila.
+La nobile chioma bionda, avvegnachè dall'acqua inzuppata, gli
+scendeva sulle spalle come la giubba del lione. La magnanimità, la
+fierezza gli si leggevano nel naso aquilino e nell'elevata fronte;
+del pari che la carnagione perlata e trasparente come quella di
+fanciulla additava la blandizia del suo cuore. Gregorio contemplava
+quel giovane pino, che della sua rigidezza aveva tentato spezzare;
+e forse un rimorso lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la
+perversità non ricetta in un cuore il quale si specchia in volto così
+fresco e così bello. E poi volava con la mente agli anni suoi primi.
+E rammentava di qualche essere che lo aveva colpito; rammentava di
+suo fratello, e di tante imagini e scene della vita domestica, che
+nel suo lungo peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva
+vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha che più intimamente
+favelli al cuore e di carità e di Dio, che l'aspetto della gioventù,
+e della gioventù potente ma sventurata. Così che papa Gregorio,
+quasi a sua insaputa, sedotto da interno moto, stese la mano al re
+supplicante e lo sollevò. La natura umana si era in lui strisciata
+di furto sotto al pontefice. Ma come Enrico sorse in piedi, e la
+taglia maestosa e l'aspetto ardito dissiparono quanto di supplice
+aveva avuto fino allora, sì che il pontefice ne era restato commosso;
+questi cambiò istantaneamente, e dimenticando il penitente per
+vedere il re, dimenticando il contrito per ricordare l'offensore,
+e l'avvilito per temere l'uomo terribile e minaccevole, fattosi
+novellamente aspro e severo dimandò:
+
+--Ma sei tu dunque veramente pentito, Enrico di Germania?
+
+Enrico allora gli mise addosso gli sguardi torvi e rispose:
+
+--Ti sembrano dunque poche, o pontefice, o ancora dubbie le prove che
+te ne ho date finora?
+
+--Uomo, hai tu dunque obbliate le colpe che cotanto magnifichi la
+penitenza? Ma se tu l'hai dimenticate, non l'ha dimenticate già Dio,
+nè colui che lo rappresenta sulla terra come supremo giudice degli
+uomini.
+
+--Pontefice, se ti ha indotto nell'errore di avermi per reo la mia
+umiltà, ricrediti. Io mi sono presentato a te non come all'uomo,
+nè come al tribunale dell'uomo, perchè sulla terra alcuno non mi
+sovrasta, ma come al vicario di Cristo, come al sacerdote che Iddio
+raffigura. E se avanti al mondo io sono puro, al conspetto di Dio
+non posso vantarmi di esserlo. Tu però hai malamente tenuto il luogo
+del Signore della misericordia.
+
+--Ah! son dunque falsi gli atti dei conciliaboli di Worms e di Pavia,
+che ci calunniarono così vilmente e ci deposero dalla sedia di
+Pietro? Il priore di Lacedonia, da noi perseguitato come infame, non
+fu da te creato arcivescovo di Ravenna per vilipenderci? Il favore
+agl'impudichi ecclesiastici da noi condannati, la resistenza nel non
+ispogliarsi delle investiture . . . non è vero. Enrico di Germania,
+son falsi e non dettati sotto la tua inspirazione quegli atti, quelle
+resistenze, quei favori? Non è Guiberto arcivescovo?
+
+--No, non sono falsi. Ma tu, Ildebrando, avevi varcati i limiti del
+tuo ministero, ed io mi serviva del dritto degl'imperatori di Lamagna.
+
+--Ed io di quello dei supremi pontefici, riprende Gregorio
+interrompendolo, e percotendo del pugno la tavola. Io come capo dei
+cristiani ho udito i loro lamenti. Tutti i giorni, i tuoi sudditi di
+Germania han recato ai miei piedi querele contro la perversità e la
+ferocia del tuo cuore. Hai vedovate e pollute le chiese; vituperati
+i sacerdoti; corrotto il paese che Iddio ti avea dato a governare;
+afflitti i vassalli; oltraggiati i signori. E se questi a te,
+infistolito nel male, Enrico, non sembrano delitti, a me, supremo
+signore dell'impero, feudo di santa Chiesa, lo apparvero troppo, e
+ti giudicai non con la severità che meritavi, ma come padre, come
+amorevole padre che il figliuol suo vuol ravvedere, non perdere.
+
+--Codeste son le solite frasacce dei sacerdoti, pontefice, e ne ho
+udite troppe per non riconoscerle, risponde Enrico sdegnosamente.
+Avete appreso una serie di motti spregevoli e di luoghi comuni, che
+applicate a tutti i casi, a tutte le circostanze, a tutte le persone
+senza distinzione di sorta, e così fatte egida alla petulanza della
+vostra condotta ed ai vostri disegni, che nulla hanno di santo e
+di puro. _Chiese pollute! sacerdoti vituperati! gregge afflitto!
+pastori! pecorelle!_ e che so io. Ma citate, per dio, citatemi un
+esempio solo specificato di coteste ipocrite parole. Che un cavaliere
+solo dei nobili e virtuosi, che pur ne ha tanti Germania, venga a
+farmi arrossire di un'opera da tiranno e da perfido; ed allora io
+rassegno la corona come indegno di portarla. Ma finchè una mano
+di schiavi, ribelli ad ogni freno e ad ogni legge, finchè dei
+preti avidi di guadagno e di potere, e dei signori ambiziosi, che
+null'affatto vorrebbero esser ligi di padrone ed al padrone forfanno,
+si tirano avanti per baiare alla luna, ed eruttar delle scempiaggini
+scellerate, con niun discernimento spilluzzicate nelle omelie della
+Chiesa contro l'antica memoria di Domiziano e di Nerone; finchè,
+pontefice, questi servi vituperati si arrogano di calunniare il loro
+re, onta a te che li ascolti e presti loro un braccio, il quale solo
+dovrebbe alzarsi per ristorare i caduti e proteggere i malignati.
+
+--E perchè dunque, se ti sentivi incontaminato, perchè hai rifuggita
+la dieta di Augusta? dimanda il pontefice. Quivi, in presenza mia e
+dei signori dell'impero, avresti potuto fare le proteste medesime, ed
+innanzi a cento e cento testimoni, chi avrebbe ardito mentire?
+
+--Perchè, dovresti ricordarlo, o pontefice, sta scritto: _Date a
+Cesare ciò che è di Cesare_, ed _il servo non si leverà a censore del
+suo padrone_. Perchè la dignità dell'imperio si sarebbe prostituita.
+Perchè la giustizia umana e divina non tollera che alcuno si
+constituisca giudice ed accusatore ad un tempo. Perchè coloro erano
+stati corrotti da te, pontefice, da te che dovresti portare la pace
+del Vangelo non la sovversione di Satanno, e ne sieno testimoni
+le tue lettere ai principi Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori
+di Germania. Perchè quella dieta era contraria alle costituzioni
+dell'impero, come convocata da signore straniero, e da lui preseduta.
+Perchè infine io era re, e sul re non giudica che Iddio, ed un re
+deve morire, deve rinunziare allo scettro, se d'uopo è, ma non
+avvilirsi. Ma lasciamo il passato, pontefice, e più calmi discutiamo
+i nostri affari.
+
+Gregorio accigliato e scuro come una notte di tempesta in gennaio,
+ascoltava digrignando e contorcendosi senza rispondere. Enrico
+continuò:
+
+--Per bene dell'anima, io ho creduto farmi cavar gli anatemi, e per
+non desolare di guerre e di scismi il paese che Iddio ed i dritti
+ereditari mi han dato il reggimento. Siano qualunque i principii
+che t'indussero a scomunicarmi, ora, santo padre, dovresti esser
+soddisfatto delle prove che per riconciliarmi con la Chiesa ti ho
+date. Bastino. Non tentare gittarmi nella disperazione, perchè,
+come ti sovviene, sta scritto, che, _chi ama il pericolo in quello
+perisce_.
+
+--E sei tu veramente pentito, Enrico di Germania, dei soprusi che hai
+fatti alla Chiesa ed a me che ne sono capo?
+
+--Io non so veramente troppo di quali soprusi tu intenda parlare,
+pontefice. Ma se cosa avrò commessa che al cospetto di Dio non fosse
+tornata gradevole, men pento pure, ed amaramente men pento.
+
+--Sta bene. Però i pentimenti non bastano, signore; guarentigie vi
+vogliono.
+
+--Dimandate.
+
+Allora Gregorio tolse la pergamena finita di scrivere allora allora
+in presenza del re, e disse:
+
+--Ecco i capitoli della pace, se vuoi la pace, figliuolo. Li
+ratificherai, li firmerai, e presterai giuramento di osservarli. Dove
+però essi, o alcuno articolo di essi non ti tornasse gradevole, puoi
+andarne pure, perchè io sono fermo, Enrico, di non recedere, per
+qualsiasi considerazione, da essi.
+
+--Li firmerò dunque senza leggerli, se non mi è dato discuterli, e li
+giurerò.
+
+--No; gli è mestieri che gli ascolti, onde per l'avvenire non ti
+ritragga dall'osservarli, e spergiuri.
+
+--Leggili.
+
+--Eccoli. «1.º Nel giorno e nel luogo segnalati dal papa, Enrico si
+presenterà alla dieta degli Stati tedeschi onde purgarsi delle accuse
+postegli dai principi. Il papa sarà giudice supremo ed unico fra lui
+e tutti gli accusatori di lui».
+
+--Ah! fece Enrico, incrociando le braccia sul petto, il papa sarà
+giudice, giudice dell'imperatore, giudice dei suoi baroni, giudice
+dei suoi vassalli--signor dell'impero in una parola. A maraviglia! E
+poi?
+
+Gregorio lo sta ad udire fissandolo di sguardo accigliato, poi senza
+rispondere continua a leggere.
+
+--«2.º Quando, a giudizio del papa, Enrico fosse chiarito innocente,
+con sentenza del pontefice conserverà la corona imperiale: se
+colpevole, la rinuncierà senza contrasto, nè potrà per qualunque modo
+dimandare o tôrre vendetta da chicchessia».
+
+--Comprendo, riprese Enrico componendo il volto ad un sorriso che
+avrebbe spaventato Satanno, Samuele ha trovato il suo David perchè
+Saulle l'ha fastidito. Ed inoltre? Gregorio si tacque ancora e lesse.
+
+--«3.º Per sino al giorno di questo giudizio Enrico non porterà le
+insegne imperiali, non si arrogherà l'amministrazione del regno,
+ed eccetto la esazione dei regi dritti per tanta somma quanta sarà
+necessaria al vitto suo e dei suoi, non toccherà il tesoro della
+Camera, libererà dal giuramento di vassallaggio e di fedeltà tutti
+quelli che glielo avessero prestato a contare da un anno».
+
+--Tanto valeva di soggiungere di mandare a tua paternità quei tesori
+ed infeudarli l'impero, continuò Enrico col medesimo ghigno beffardo.
+Ve n'è ancora molti di codesti patti di pace?
+
+Gregorio legge:
+
+--«4.º Quando trionfasse delle accuse dei principi e dal papa fosse
+confermato in monarca, Enrico sarà ognora fedele, devoto, obbediente
+al romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini dell'impero
+germanico, sia nel riformare gli abusi delle chiese italiane e
+tedesche, non potrà giammai essere d'avviso diverso di quello del
+papa».
+
+--Ciò è di ragione, sclama Enrico; il papa è il re dei re, il papa è
+Dio. Conchiudiamo.
+
+--«5.º Mancando ad un solo di tali capitoli, o scostandosi dal loro
+senso più ovvio, l'assoluzione della scomunica sarà irrita, nulla,
+e come non per anco avvenuta; e si terrà considerato per convinto
+di tutti i delitti che gli vengono apposti dai principi, e decaduto
+dall'impero. Infine consegnerà al pontefice l'arcivescovo di Ravenna
+prigioniero».
+
+--Anche questa? Un imperatore sacrestano non basta; deve anche essere
+il birro ed il boia di santa Chiesa. Stupendo!
+
+Gregorio non rileva l'osservazione. Solleva il capo, e gittandogli
+innanzi sul tavolo la copia dei capitoli:
+
+--Ecco, Enrico, soggiunge, a quali patti ti potrai riconciliare con
+Dio e con me. Se non li approvi io non te li impongo.
+
+Enrico non risponde più nulla. L'indegnità di quei capitoli e
+l'insigne tradimento che Gregorio gli aveva ordito, gli sembrarono
+talmente infami, che gli venne financo fastidio di favellare, e mille
+anni gli parvero di torsi dalla presenza di quell'uomo. Per lo che,
+con una specie di convulsa rabbia, toglie d'innanzi al pontefice
+la pergamena e la sottoscrive. Gregorio s'avvide dei pensieri che
+concitavano il re, e comprese senza stento che quei capitoli non
+sarebbero stati osservati. Ma siccome da documenti di questa natura,
+e con questi mezzi carpiti, egli aveva assunta la prepotenza ed i
+titoli alla signoria degli altri regni, così contentossi della cosa
+fatta e del presente, riserbandosi per l'avvenire di profittare
+delle circostanze. Onde, rivolgendosi ad Enrico, gli dice:
+
+--Adesso fa d'uopo che giuri.
+
+--Hai cominciato, finisci, risponde costui quasi distratto. Detta
+dunque tu stesso il giuramento ancora, perchè io sono a tutto
+rassegnato.
+
+Allora Gregorio fa entrare tutta la corte e le annunzia la
+riconciliazione seguita. Poi, in presenza di tutti, Enrico pone
+la mano sul libro degli Evangeli, tenuto dal vescovo di Porto
+ginocchioni, e legge sur una pergamena presentatagli dal papa presso
+a poco queste parole:
+
+«Io, Enrico, re di Germania, prometto che entro il termine prescritto
+da papa Gregorio, darò, conforme alla sola sentenza di lui, pubblica
+e piena soddisfazione a tutti i principi e grandi del regno che ora
+sono malcontenti di me, per quanto riguarda le accuse che essi mi
+appongono, e la discordia che travaglia l'impero. Se papa Gregorio
+vorrà passare oltremonti o visitare una provincia del regno, sarà,
+per parte mia e di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro
+da qualunque lesione tanto per la libertà, la vita e le membra sue
+proprie, quanto per la libertà, la vita e le membra dei suoi seguaci
+ecclesiastici laici, i quali in qualità di legati viaggino dimorino
+in una parte qualunque del regno. Non consentirò che veruno, mio
+suddito o no, violi la maestà del pontefice; e se mai qualche empio
+lo ingiuri o contristi, lo vendicherò con tutte le forze del regno».
+
+«Io lo giuro oggi 26 gennaio 1077, a Canossa.
+
+--Sei contento adesso, o pontefice? domanda Enrico quando fu letto
+ciò.
+
+--Non ancora, risponde Gregorio. Tu hai firmato dei patti, li hai
+giurati, ma chi malleva e giura in proprio nome per te che li
+osserverai?
+
+Questo novello affronto indignò quanti signori stavan presenti.
+
+--Io, giusta la regola del chiostro, dice l'abate di Cluny, non posso
+giurare, ma sulla mia garantisco la parola del re.
+
+--Ed io giuro, sclama il vescovo di Vercelli, che Enrico manterrà le
+condizioni.
+
+--Ed anch'io lo giuro, soggiunge la contessa Matilde.
+
+--Ed io pure, risponde Adelaide.
+
+E così giurarono del pari Azzo d'Este, Eppone vescovo di Zeitz e
+molti altri signori italiani e tedeschi. Allora Ildebrando dà ad
+Enrico la benedizione e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo dal
+suo soglio e mettendosi alla testa del corteo, esce dal castello,
+muove alla cappella e comincia la messa. Alla consacrazione
+dell'ostia e' fa accostare il re all'altare, ed innalzandola sovra il
+suo capo con voce solenne sclama:
+
+--Re di Germania, tu ed i tuoi seguaci ci avete accusati di aver,
+per simonia, usurpata la santa sede, macchiato di sacrilegi il
+santuario e la nostra vita di nefandi delitti, sì che avevamo
+meritato bando dall'altare. Potremmo confondere la calunnia con la
+testimonianza dei vescovi, che sanno come noi fossimo vissuti e nel
+chiostro e ministro dei papi, e collocato sul settemplice candelabro
+del tempio. Pure, perchè nessun'ombra offuschi lo splendore tremendo
+della tiara, non ci appelliamo alla giustizia degli uomini, ma
+provochiamo il giudizio da Lui che scruta i cuori e trova macchie
+nel sole. Il corpo vivente di Cristo, che dobbiamo inghiottire,
+attesti al conspetto del mondo l'innocenza del suo vicario. Iddio
+onnipossente dissipi quest'oggi il sospetto se siamo incontaminati,
+ci fulmini di morte se rei.
+
+E sì dicendo, acclamato da tutti, inghiotte la particola. Indi si
+volge ad Enrico e favella:
+
+--Fa ciò che noi facemmo, figliuolo, e chiama in testimonio l'Eterno
+che il tuo cuore non si è ribellato alla Chiesa. I tuoi accusatori,
+e sono tutta la Germania, vogliono che tu sia giudicato; appéllatene
+dunque a Dio che solo non può essere ingiusto. Eccoti l'ostia
+consacrata: se peccasti, non farti reo ancora del sangue e del corpo
+di Cristo. Ma se sei mondo di colpe, vinci con questa prova le
+accuse, suggella ai tuoi nemici la bocca, e guadagnati un difensore
+nel papa.
+
+Enrico, dopo tante prove, si vedeva ancora esposto ad un giudizio di
+Dio--in quell'epoca tremendo sopra ogni giudizio. Alla profferta del
+papa, con mal umore, risponde:
+
+--Pontefice, i miei accusatori non sono presenti, e quindi, o niente
+affatto o debolmente creduto sarebbe questo novello esperimento di
+mia innocenza. Si rimetta dunque al giorno della dieta.
+
+--Fa come vuoi, o figliuolo, risponde Gregorio, e finisce di
+celebrare la messa.
+
+Allora Giovanni di Porto, che aveva assistito il pontefice, nel
+voltarsi, vede Laidulfo che faceva capolino all'uscio, tutto contento
+della riconciliazione ottenuta mercè sua.
+
+
+
+
+VII.
+
+ Que le prélat surpris d'un changement si prompt
+ Apprenne la vengeance aussitôt que l'affront.
+ BOILEAU. Le Lutrin.
+
+
+Il vescovo di Porto, memore delle parole di Gregorio, guizza di mezzo
+alla corte, ed andando incontro a Laidulfo gli fa segno di seguirlo.
+E come l'ebbe menato in disparte gli dimanda:
+
+--Figliuol caro, non saresti tu per avventura colui che ha reso
+segnalato servigio al pontefice?
+
+--Monsignor sì. Se posso renderne qualcuno ancora a te, non devi
+che favellare. È la mia debolezza quella di prestarmi per tutto il
+mondo... che mi paghi, bene inteso!
+
+--No, compare, a me non occorre nulla. Ho invece comando di
+sdebitarmi con te, per quella larghezza che devi aspettarti dalla
+natura del servigio prestato e dalla persona che ten richiese.
+
+--Innanzi tutto da parte di chi mi favelli tu, magnifico vescovo di
+Porto, dalla parte del re o da quella di Gregorio, poichè entrambi io
+mi obligai?
+
+--Dalla parte di Gregorio, risponde il vescovo.
+
+--Allora bisogna dire, sclama Laidulfo, o che io sia nato vestito, o
+che il mondo vada per iscoppiare; perchè, quando pagano i preti, i
+diavoli fanno orgia.
+
+--E noi vogliam mettere, eccezione ai tuoi principii. Seguimi dunque
+un poco.
+
+E sì parlando, lo menava traverso molti corridoi oscuri, gli faceva
+scendere e salire scale a chiocciola e ballatoi, finchè non furono
+in un'ampia camera, quasi buia, perchè prendeva luce da alto abaino,
+praticato per rispondere in una stanza anch'essa poco illuminata. In
+questo salone si levava una specie di trono, ed alcuni sgabelletti
+più bassi. Quivi usava la contessa tener mallo per le condanne di
+morte, e diverse porte di trista apparenza in essa si aprivano.
+Laidulfo guardava intorno e diceva:
+
+--Dunque, monsignore, vorrà esser grosso il compenso che il santo
+padre ti ha comandato di darmi?
+
+--Veramente egli non me lo ha comandato propriamente, perchè Gregorio
+non è gran fatto facondo su queste cose, e bisogna pigliarlo a volo;
+ma io, che son vecchio balestriere, l'ho capito subito.
+
+--Ha avuto torto il santo padre: non si dimenticano i buoni amici.
+Ma, dico, monsignore, che cos'è che andiamo pescando quaggiù? Questa
+camera non ristora lo spirito niente affatto.
+
+--Figliuol caro, vorresti tu mo' che i tesori si tenessero
+così esposti all'aria per chi voglia beccarseli? Signor no, si
+custodiscono ben guardati in fondo alle castella, e son noti
+solamente alla gente fedele.
+
+--In fondo alle castella sono altresì le prigioni, monsignore; e non
+è la prima volta che vostra religione paghi così i grossi servigi.
+
+--Non ti apponi, compare; ma i servitori di Dio non si conducono per
+tal modo.
+
+--Sì bene, posto già che tu fossi servitore di Dio. Ma dove dunque si
+va?
+
+--Siam giunti. Non devi che aspettarmi in quella stanza, perchè non
+voglio, gioia bella, che tu sappia i nostri affari; ed in due minuti
+sarò da te. Cosa è! tu dubiti?
+
+--In questa stanza, dici? Ma questa stanza ha una porta, questa porta
+ha una toppa, questa toppa una chiave, e questa chiave può dare
+alcuni giri, e mastro Laidulfo restarci dentro assediato dalla fame
+come Cristo nel deserto. Monsignor no: in questa stanza non entro io.
+
+--Allora togli la chiave e mettila in tasca, se non trovi meglio
+di chiuderti di dietro come io vorrei; perchè, ti ripeto, non mi
+solletica niente affatto di essere spiato da te.
+
+--In questo modo la cosa potrebbe camminare, diceva Laidulfo,
+esaminando la porta, se... se.... Sta bene! non ci sono più nè toppe,
+nè saliscendi, nè lucchetti. Dunque hai detto cinque minuti, non è
+vero, monsignore?
+
+--Presso a poco.
+
+--Giuochiamo a capo a nascondere: comprendo. Non importa: vada, sia
+pur così. Ma bada, monsignore, che il compenso sia grosso, perchè....
+
+--Rilevante fu il servigio; lo so.
+
+--E che non aspetterò più di cinque minuti; e che se mi volessi usare
+tradimenti, ho un pugnale che non è novizio. M'intendi?
+
+--Troppo.
+
+--Andiamo dunque in nome del dia....
+
+Laidulfo aveva aperta la porta, e messo il primo piede sul pavimento
+della stanzuccia. Ma siccome il solaio era stato collocato a
+bilanciere, per modo che dove il passo si metteva sprofondava e si
+alzava dal lato opposto; così Laidulfo si vide aperto d'avanti un
+abisso profondo ed oscuro, in fondo al quale sentiva un murmure come
+d'acqua che corre. Egli però, poggiando il piede si era squilibrato.
+Il vescovo di Porto, che spiava ogni suo moto, ne profitta, e
+dandogli una spinta gagliarda lo manda giù, senza che avesse neppure
+intera potuta proferire la frase. Ciò fatto, con una mazza urta il
+lato del solaio sollevato, e tirandosi la porta se ne va fregandosi
+le mani e zufolando, dopo aver detto:
+
+--Corpo dell'ostia! Mastro Ildebrando non si fastidierà più di te,
+mariuolo!
+
+Allora tumultuoso levare di voci gli giunge dalle corti che dicevano:
+
+--Abbasso l'infame pontefice, abbasso il re codardo, abbasso.
+
+Il vescovo di Porto tende prima le orecchie ad udire, poi crolla
+alquanto la testa, sorridendo volge gli occhi al suo fianco, dove
+nascondeva il pugnale, fa scricchiolare le nocche delle dita, e
+dicendo: andiamo in nome di tutti i diavoli! ed al pontefice si
+presentò.
+
+Enrico, che asciolveva con Gregorio, a quei da lui pure uditi rumori
+aveva preso commiato. Gregorio lo aveva licenziato con un _vade
+in pace_. E si avviava per uscire, allorchè gli viene incontro il
+vescovo di Vercelli che divenuto estremamente pallido sclama:
+
+--Sire, gl'Italiani sono in rivolta.
+
+A quell'annunzio il re si scuote, e subitamente trae sullo spianato
+per parlar loro. Lo spianato trova deserto. I capi si erano ritirati
+per consultare fra loro, il popolo aveva cercati gli abituri per
+andare raccontare ai suoi figli ed alle sue femmine dell'atto osceno
+a cui aveva assistito, e mandarne ai posteri vituperata memoria.
+
+Enrico allora seguito da pochi, riviene al romitaggio. Però come
+penetra nelle sue stanze, egli si arresta, poi retrocede, colpito da
+terribile spettacolo.
+
+L'arcivescovo di Ravenna, piagato al petto da grave ferita e legato
+alla gola con un balteo, penzolava da un piuolo del camino, piombino
+in viso, oscillando ancora, convulsamente rattrappito. Enrico gli fa
+tosto apprestare soccorsi, se pur erano ancora a tempo di salvarlo, e
+dimanda di Baccelardo.
+
+Baccelardo ed una giovane erano partiti da un'ora.
+
+E due ore dopo, tre legati del papa, divisati da pellegrini,
+movevano per la Germania.
+
+
+
+
+LIBRO SESTO
+
+RODOLFO DI SVEVIA.
+
+
+
+
+VIII.
+
+ Sorgi, ungilo perchè egli è desso. Prese dunque Samuele il corno
+ di olio, ed in mezzo ai suoi fratelli lo unse.
+ REG. I. c. 16.
+
+
+Gregorio si era costituito in quell'altezza maggiore che l'uomo sopra
+l'uomo può alzarsi. Aveva però compressa una molla elasticissimamente
+temperata, e così bruscamente, e con tanta violenza, che doveva
+aspettarsi per fermo reazione non meno ostile nè meno ostinata.
+Perocchè non solamente egli aveva gravata la mano sull'incauto re,
+venuto a penitenza, ma lungi dal perdonarlo, come quegli aspettavasi,
+con tradimento lo aveva rimandato per l'assoluzione al tribunale
+stesso, che avanti e' non aveva creduto competente, gli aveva
+interdette le divise regie, ed imposti patti vergognosi, a fine di
+tornarlo pienamente ligio e vassallo della Chiesa e dei pontefici.
+Ond'è che gl'Italiani, i quali niuna amorevolezza gli avevano mai
+posta per la sua troppa severità, gli tolsero affatto adesso ogni
+riverenza. Gl'Italiani vedevano conculcato con tanta petulanza
+l'onore del trono, da cui dipendeva l'unione e la franchigia del
+popolo. Vedevano rassodarsi il dispotismo teocratico del pontefice
+e lo temevano nemico più aspro, che Enrico mai non si era mostrato
+contro lo spirito di municipio e la costituzione dei comuni che
+allora cominciavano a pigliar vita. Per lo che, non dissimularono
+nè il loro sdegno, nè il loro sprezzo contro Enrico, che aveva
+siffattamente prostituita la dignità di re e la maestà dell'impero,
+nè il loro corruccio contro il vescovo di Roma che all'impero si
+sostituiva e sovraponeva. E di là comprendendo quanta arroganza
+avrebbe addimostrata per l'avvenire un pontefice, già per sè stesso
+intollerante e dispotico, contro di lui bandirono guerra, contro
+Enrico disdegnosi tumultuarono.
+
+Ma Enrico non era tal uomo da non saper profittare dell'opportuna
+disposizione degli animi. Da Canossa si reca tosto a Reggio, dove
+vescovi e signori lo attendevano per penetrar chiari nei suoi
+disegni, e sapere a quale determinazione pensasse attenersi. Egli si
+giustificò. E lo credettero. E non vi fu più mestieri di sprone per
+mettersi sulla via di rompersi con Gregorio.
+
+La guerra si dichiarò. Gli antichi amici di Enrico di Germania
+scesero in Italia. Da ogni terra italiana a storme cavalcavano militi
+al campo di lui, ed i nobili gli prestavano omaggio, gli giuravano
+fede gli ecclesiastici, forniva la plebe vettovaglie e danari.
+
+Vuolsi che a quell'epoca, in un eccesso di divozione, avesse Matilde
+dichiarata la Toscana e la Liguria, paterni ed assoluti dominii,
+patrimonio di S. Pietro. Questa donazione però, è contestata da gravi
+e spassionati scrittori, ed assai dubbie sono le tracce negli antichi
+cronisti, sì che i soli spigolisti vi leggono chiaro. Ad ogni modo,
+voce ne corse in Italia, e l'imperatore avrebbe tolta ragione anche
+di quest'altra rapina, come erede della contessa, se Gregorio, per
+allontanarlo d'Italia, non avesse soffiato coi suoi legati nelle cose
+di Lamagna, e macchinata trama che miserie, morti e delitti infiniti
+originò.
+
+La Germania, spartita in fazioni come l'abbiamo lasciata, divampava
+ogni giorno peggio dopo la discesa del re in Italia. Aspettava
+ansiosa la composizione del pontefice e del re, e trepidava, non
+sapendo a quali patti sarebbesi fatta. E come Rodolfo di Svevia, capo
+dei nemici di Enrico, udì che questi già riabilitato capitanava un
+esercito d'Italiani, comprese subito che, colte le opportunità, se
+lo avrebbe veduto piombare nel paese, dove a quell'ora partigiani
+moltissimi lo attendevano e sollecitavano. Intimò perciò dieta di
+nobili tedeschi a Forcheim, pregando tutti intervenire, e provvedere
+in comune alla salute dell'impero e della Chiesa. Gregorio, che
+avrebbe ambito mettersi in mano la somma delle cose di Lamagna, udito
+della dieta, alla quale oratori di Rodolfo lo invitavano, richiese
+Enrico, che barricava le Alpi, di un salvocondotto per recarvisi.
+Enrico gliel rifiutò. Allora Gregorio, per mezzo di corrieri, manda
+ai suoi legati doppio protocollo d'instruzioni, pubblico l'uno e
+tutto affusolato di pace e di carità, l'altro segreto cui la storia
+ha potuto sospettare, non mai stabilire per fermo.
+
+I legati, arrivati già in Germania, cominciarono a tentar pratiche
+presso i signori della dieta per soppannarli dei loro principii e dei
+loro disegni.
+
+Il giorno della dieta giunge. Radunati a Forcheim l'arcivescovo di
+Magonza, i vescovi di Wurzburg e di Metz coi prelati delle loro
+diocesi, i duchi Rodolfo di Svevia, Guelfo di Baviera e Bertoldo
+di Carintia alla testa di margravi, conti, baroni, valvassori e
+quanti mai stessero dalla parte dei Sassoni, i legati mostrarono
+le lettere di credenza ed all'assemblea si presentarono. Poscia,
+primo Rodolfo, e dietro a lui gli altri in ordine di grado e di
+autorità, principiarono a lungamente produrre accuse di ogni maniera
+contro Enrico. Non è a dirsi di quanti delitti quei signori, tutti
+a lui nemici, lo accagionassero! Rodolfo ed il conte di Nordheim,
+che avevano animo nobile, prendevano a schifo l'impudenza di quei
+vili. Ma i legati, che nulla meglio cercavano, fingendo i peritosi,
+lodarono la lunganimità e la fedeltà dei nobili tedeschi per avere
+fino a quel ponto tollerato sì pazzo e crudele monarca. Conchiusero
+che, se non volevano ulteriormente tentare Iddio, e l'animo paterno
+di papa Gregorio addolorare, bisognava privarlo di regno ed eleggere
+un altro re. I principi, prevaricati di soppiatto, acclamarono il
+partito. Ma i legati che conoscevano di quanta delizia Gregorio
+vagheggiasse esser l'arbitro supremo nella contesa, supplicarono la
+dieta, non procedesse all'elezione prima della venuta di lui, ora
+bloccato in terra lombarda senza potere nè rientrare a Roma, nè le
+Alpi varcare.
+
+I principi tedeschi non rifiutarono da prima, ma la notte
+considerarono com'e' fossero depositari della sovranità nazionale,
+che il papa non era balio dell'impero e non aveva dritto nè
+consultivo nè deliberativo nell'azienda dello Stato. Laonde alla
+tornata del domani, Ottone di Nordheim dichiarò ai principi ed ai
+legati: che, essendosi stabilita la deposizione di Enrico, gli era
+pericoloso lo attendere; mal condursi senza capo il governo, non
+patire l'intervento del papa nè le leggi, nè l'onor dell'impero,
+e che avrebbero creato il novello monarca senza aspettarlo niente
+affatto.
+
+Per lo che, non curando le contestazioni dei legati, le diverse
+classi dei nobili si divisero in separate consulte. Ma siccome
+ciascuno aveva particolari interessi ed ambiva guadagni dalla
+qualità di elettore, così presero a metter fuori pretensioni,
+patteggiare, aprir mercato, sì che di tanto solenne attributo si
+sarebbe fatta vendereccia prostituzione, se i legati, assumendo
+dritto di regoli, non avessero dato in sulla voce ai petulanti ed
+agl'ingordi. Stabiliti prima alcuni canoni generali, i nobili ed il
+popolo delegarono ai prelati alemanni la prerogativa dell'elezione.
+Sigofredo, arcivescovo di Magonza, che aveva il primo voto lo
+diede a Rodolfo di Svevia. Adalberto di Wurzburg imitò Sigofredo;
+e l'esempio dei capi trasse dietro l'assentire del clero. Ottone,
+Guelfo e Bertoldo aderirono alla sentenza dei vescovi. I legati la
+sanzionarono, sapendo come caro a Gregorio fosse lo Svevo, per età,
+per costumi, per nascimento ed ingegno a quell'onore non disadatto.
+
+Però come a Rodolfo, nel letto travagliato da febbre, Ottone di
+Nordheim, commissario della nazione, andò a recarne novella, quegli
+titubante rispose:
+
+--Mercè, conte, dell'onor sommo donde i principi di Germania
+m'investono. Io non credetti mai meritarlo: e perciò lo rinunzio.
+
+--Lo rinunziate, sire! sclama il Nordheim stupefatto. Vostra
+sublimità parlerebbe dunque da senno?
+
+--Sì, signore di Nordheim. Nè per avventura crediate che io
+m'infinga. Conosco che per conservar questo scettro v'ha d'uopo della
+spada e del sangue civile. Enrico è fiero, ostinato, di spiriti
+guerreschi, ed ora a capo di esercito poderoso. Non si lascerà
+perciò, a volere di pochi ed a persuasione del pontefice, balzar
+così dall'eredità dei padri suoi, prima di aver tentate le fortune
+delle armi e funestato l'impero di sangue. Io non voglio esser causa
+di desolazione nel mio paese. I legati han persuaso fatal consiglio
+per ispalleggiare la vendetta di Gregorio. Si preparano per queste
+sfortunate contrade giorni terribili; credetelo, sire di Nordheim.
+Mandiamo invece i suoi messi al pontefice, ed invitiamo Enrico alla
+pace, noi signori di Lamagna che ne siamo i custodi.
+
+--Con la vostra sopportazione, sire, risponde il Nordheim, non mai.
+Da molti anni noi conosciamo la mente di Enrico. Egli non perdona
+mai. Ed ora dobbiamo paventarlo più indragato ancora, perocchè, dal
+nostro forfare come egli dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal
+pontefice. Se dunque ad ogni andare è inevitabile la guerra civile,
+si faccia pure, se non con certezza di vittoria, con speranza che
+l'onte nostre saranno pagate, i nostri dritti redenti. Arrendetevi
+dunque, o sire, e bandite gli scrupoli.
+
+--E non conti, fratello, soggiunge Rodolfo intessendo le mani sul
+petto e sospirando, non conti la mutabilità del popolo, l'instabilità
+della sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei signori che
+fino da ieri mi ebbero compagno e commilitone e mi amarono, e domani
+sdegnerebbero venerarmi come sovrano?
+
+--Sire, perdonate se oso dirvi che vi apponete. Nè il popolo, nè i
+nobili tedeschi tennero mai lo stile degli Italiani che disvogliono
+oggi ciò che ieri desiderarono fino al delirio. Piegatevi, sire, ed
+accettate la corona che il popolo di Germania vi ha profferta.
+
+--Così vuoi, sire di Nordheim? disse Rodolfo rassegnandosi dopo un
+po' di pausa; sia pure così. Possa io però, in un giorno di sangue,
+non rimproverarti questa violenza.
+
+Ed il dì 15 marzo 1077 accettava lo scettro senza dritto di
+successione pei suoi, e con solenne promessa di vassallaggio alla
+Chiesa.
+
+Il 26 lo consacrava a Magonza legittimo re e difensore del regno dei
+Franchi, l'arcivescovo Sigofredo, vicario pontificio in Lamagna.
+
+Nel tempo stesso si spandeva la voce che Enrico già riedeva in
+Germania alla testa di grosso esercito.
+
+Infatti questi, dopo aver celebrata la Pasqua a Verona, per la
+via che d'Aquileia mena al Friuli, alla testa di truppa lombarda
+penetrava nella Carintia. Poi non appena ebbe messo piede in Lamagna,
+comandava brillante esercito a lui devoto per volontà non per obbligo
+di feudale servizio.
+
+Rodolfo che ogni dì assaporava novelle amarezze per le città che gli
+chiudevano sul viso le porte e gli mandavano ambascerie d'ingiurie,
+per le diserzioni che provava nei ranghi dei suoi partigiani, con
+soli cinquemila Svevi schivò la pugna ed entrò in Sassonia. E' lasciò
+Enrico inoltrarsi nel paese a dare il guasto, e muovere per la fedele
+Augusta dove mille altri cavalli della città lo raggiungevano. Enrico
+traversò la Baviera desolando, e vene a Ratisbona. Quivi il patriarca
+d'Aquileia gli condusse novella squadra di Lombardi che a loro volta,
+dopo essere stati tante fiate visitati dai Tedeschi, cercavano a
+menare le mani nelle terre di loro. Luogotenente di quello squadrone
+era Baccelardo seguito da un paggio. Egli si presentò al re. Allo
+scorgerlo, Enrico aggrotta fieramente le ciglia, non avendolo più
+visto dopo la trista avventura di Guiberto. Baccelardo piega a terra
+il ginocchio e sommessamente mormora:
+
+--Sire, io vengo a mettermi a mercè di vostro valore.
+
+--Alla mercè? per che cosa? dimanda Enrico.
+
+--Sire, soggiunge Baccelardo, per l'appiccagione dell'arcivescovo di
+Ravenna, e per avervi lasciato senza torne licenza.
+
+--Per Nostra Donna di Goslar! sclama Enrico, bisogna dire che tu sii
+veramente uno scomunicato, che ti imbratti così per gioco le mani
+nel sangue degli unti!
+
+--Vi dimando perdono, sire, se oso appormi che non fu mica per giuoco.
+
+--E perchè dunque, messere, se Dio ti aiuti?
+
+--Sire, un uomo che è scomparso dalla faccia della terra come fuoco
+fatuo, quasi per testamento mi aveva confidata una giovane che
+apparteneva a nobile famiglia d'Italia, onde l'avessi protetta e le
+fossi stato amico e fratello. Nel metter piede nelle vostre stanze,
+sire, trovo questa donna dinoccolata dal lungo dibattersi, svenuta
+fra le braccia dell'arcivescovo. Lo sdegno mi acceca; e cedendo ad
+un impeto primo lo assalto, lo ferisco, lo disarmo, lo prostro, e
+stringendogli la gola col balteo della mia spada, non tanto forte
+veramente, l'appendo al camino. Indi, per salvarmi dall'ira di vostra
+possanza, con la donzella svenuta com'era mi partii. Ecco, sire, la
+mia colpa, punitemi se vi piace.
+
+--Capestro di un arcivescovo! sclama Enrico ridendo. E la giovane era
+bella, eh!
+
+--Sì, sire; ma fosse stata laida come la maga di Endor, il mio dovere
+di cavaliere m'imponeva difenderla da ogni oltraggio, quand'anco non
+mi fosse stata affidata a proteggerla.
+
+--E cosa hai adesso fatto di lei, messere?
+
+Baccelardo esitò un momento a rispondere, poi disse:
+
+--L'ho collocata tra le benedettine di San Sisto di Piacenza, sire.
+
+--Sta bene, risponde Enrico; ti perdono l'attentato sacrilego,
+perchè nobile fu la cagione che ti spinse, e perchè niun male da
+ciò avvenne, sendo noi arrivati a tempo per salvare quel povero
+arcivescovo. Pensa però a meritarti la nostra grazia ed i nostri
+favori con quell'ardimento che suoli, ed a combattere da valoroso
+nella campagna che stiamo per aprire.
+
+--Non chiedo meglio, sire, risponde Baccelardo inchinandosi, e
+rientrando negli ordini dei suoi.
+
+Le ostilità infatti cominciarono. Alle sponde del Neckar, più
+volte Rodolfo gagliardamente armato chiamò il nemico a giornata,
+e parzialmente il re disfidò. Ma il re, che di truppa gli era
+inferiore, ogni partito ricusò, e mandò parlamentario per introdurre
+pratiche di pace. Enrico e Rodolfo si abboccarono. E' convennero
+di una tregua; e fissarono che i dritti e le ragioni di entrambi
+avrebbero esaminati i principi della dieta che intimavano in riva
+al Reno. Conchiuso il trattato, Rodolfo licenziò le sue genti e si
+ritirò in Sassonia. Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti i rinforzi,
+si gittò nella Svevia, e sarebbe penetrato in Sassonia, se i
+principi constituitisi mallevadori della tregua non lo avessero
+arrestato. Saputasi l'infrazione dei patti, Rodolfo convoca a Goslar
+assemblea di patrizii e di vescovi, ove i legati del papa scomunicano
+novellamente Enrico, e le insegne reali gl'interdicono.
+
+Enrico non curò gli anatemi. E' corse, a danno dei nobili e dei
+prelati avversi, il paese, e la battaglia andò a presentare al
+nemico. I due rivali si scontrarono nelle pianure di Melrichstadt
+alle sponde della Strewe. Dubbio e terribile fu l'urto. Quelli di
+Enrico finalmente sfondarono e cacciarono in rotta i partigiani di
+Rodolfo. I Lombardi sovra tutti, demonii capitanati da un demonio,
+dietro loro lasciavano solco di cadaveri come vi fosse strisciato il
+fulmine. Rodolfo tentò invano ricucire i fuggitivi. Ed e' credeva già
+perduta la pugna, allorchè Ottone di Nordheim, gridando la parola dei
+Sassoni: San Pietro! San Pietro! si rovescia sulle genti di Enrico ed
+a sua volta le sgomina.
+
+Rodolfo passò la notte sul campo a celebrare la vittoria. Ma al
+domani, 15 agosto, Enrico ricomponeva le schiere, riprendeva
+Vurzburg, ed offeriva novellamente battaglia ai Sassoni che la
+schivarono. Il re fece affardellare il bagaglio, bruciare il resto,
+e si diresse a gran giornate a Smalkalda, mentre i suoi guerrieri
+saccheggiando il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni si
+attribuirono l'onore di questa vittoria per essere restati padroni
+del campo. Ma la loro non era che illusione, dappoichè avevan perduta
+tanta gente che, al domani, non potevano trar profitto dallo scheltro
+di truppa malconcia che restava ancora.
+
+Questa però non fu che foriera di battaglia più terribile, quella
+di Fladenheim. La quale, ferocemente combattuta da ambo le parti, e
+da ambo le parti guadagnata da un'ala perduta da un'altra, indusse
+Rodolfo a scrivere al pontefice, che con lui godesse della vittoria,
+ed Iddio ne ringraziasse. Però Gregorio riceveva due messaggi ad un
+tempo.
+
+
+
+
+IX.
+
+ Sur les bancs dorés d'un concile romain
+ Presida dans Costance un brandon à la main.
+ De Jean Hus, en priant, signa l'arrêt barbare,
+ Au front d'un Alexandre égara la tiare.
+ CASIMIR DELAVIGNE.
+
+
+La posizione d'Ildebrando era cangiata dopochè alla vetta della
+sua ambizione aveva poggiato. Gl'Italiani lo schernivano e gli si
+volgevano contro, fin nella Toscana sua divota. L'arcivescovo di
+Ravenna armava per invadere gli Stati della contessa Matilde e
+dentro Roma bloccarlo. Il re di Polonia, Boleslao l'_ardito_, da
+lui consacrato perchè protestava sottrarsi al dominio di Enrico,
+gli assassinava i vescovi a' piè degli altari, noiato dai loro
+troppi consigli e pretensioni. Il re di Francia, burlandosi degli
+anatemi, persisteva nel trafficare le investiture ecclesiastiche,
+e permettere le mogli al suo clero. Roberto Guiscardo, malgrado le
+scomuniche reiterate, addoppiava i conquisti nel patrimonio della
+Chiesa; ed il conte di Capua Giordano abbottinava arredi sacri nel
+monistero di Montecassino. Niceforo Botoniate scacciava dal soglio
+a Costantinopoli Michele Parapinace, che si era dichiarato quasi
+vassallo della Chiesa di occidente, e mandava tutti gli anni duecento
+libre di argento a suffragio dell'anima sua. Berengario si ostinava
+nella sua eresia. Guglielmo il _conquistatore_ faceva il papa in
+Inghilterra. Il re di Dalmazia, creato da lui ed a lui come schiavo
+dedito, era oppresso dai nemici. Ed i Sassoni, dai suoi consigli e
+dalle sue promesse sedotti e nell'elezione del nuovo monarca e nella
+guerra civile indotti, lo insultavano per aspre lettere. Gregorio
+protestava non aver comandata proprio l'elezione di Rodolfo, ma avere
+dato instruzione ai suoi legati di solo promuovere la deposizione
+di Enrico e la scelta del novello re. Quella scelta e' riserbava a
+sè stesso, sia per aver ligio come cane l'uomo da ungersi; sia per
+arrogarsi il dritto di disfare i re e crearli; sia per mostrarsi
+alla terra insignito di quest'altro potere, per godere la gioia di
+veder le teste coronate, prostrate innanzi a lui, spazzargli il suolo
+della clamide, per consolidare il dritto di feudo che pretendeva
+sulla Germania, per mettersi infine alla testa dell'amministrazione
+dell'impero e tenere i Tedeschi, di lui già divoti, umiliati ed
+obbedienti come frati da cenobio. Quando udì dunque i principi non
+averlo curato, ed esercitato da sè il dritto che le constituzioni
+teutoniche davan loro, prese il broncio e ne concepì astio e
+dispetto. Sicchè fermò non procedere, se non all'estremo, alla
+sanzione dell'operato a Forcheim, e quando la somma delle cose ed il
+volger fatale della fortuna ve lo avessero spinto.
+
+I Sassoni compresero i suoi intendimenti. S'incollerirono, e gli
+scrissero come a gente tradita convenivasi.
+
+Gregorio rispondeva alle acerbe lettere per un guazzabuglio di luoghi
+comuni che nulla significava.
+
+Ed ecco giungergli, primo, il messo di Rodolfo, che della vittoria
+di Fladenheim gli riferiva, e quindi non a guari l'oratore di Enrico
+che attribuiva a sè quella vittoria e con maligna compiacenza ne lo
+teneva conto per amareggiarlo, impaurirlo, spiccarlo dal partito di
+Rodolfo. A questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando
+ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e per mezzo di colombi, ordinò
+ai suoi legati, sparsi per tutta Europa, di significare ai prelati
+cattolici che per la settimana santa avessero studiato il tempo ed
+il cammino di trovarsi al settimo concilio di Roma. In effetti e' vi
+giunsero.
+
+E frequente, oltre ogni dire, di vescovi e abati riuscì il concilio.
+La contessa Matilde non vi mancò, perocchè dessa era l'ombra di papa
+Gregorio. Si ribadì al solito il chiodo delle investiture e del
+celibato, si scomunicarono Guiscardo, Guiberto, Ugo Candido e Rolando
+da Siena, nemici indomabili del papa, sempre fulminati, prostrati
+mai. Infine sorsero gli ambasciadori di Rodolfo che infinite
+calunnie vomitarono contro di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna
+lo accagionarono. Allorchè Gregorio bandì novellamente spaventevole
+anatema e profetizzò che in quell'anno _il falso re sarebbe morto!_
+Mandò poscia a Rodolfo una corona d'oro nel cui cerchio stava
+scolpito questo cattivo _calembour_ per epigrafe
+
+ _Petra dedit Petro, Petrus diadema Rodulpho._
+
+Dall'altro canto Enrico convocava prima a Magonza assemblea di
+principi e di prelati, dove si discusse a minuto la condotta di
+Gregorio, e colpe molte gli si apposero; poi l'arcivescovo di Ravenna
+indisse un sinodo a Brixen nel Tirolo, come luogo agl'Italiani ed ai
+Tedeschi più comodo, da lui stesso preseduto.
+
+Sul finire di giugno il concilio si aprì. Vi trassero tutti i vescovi
+di Lombardia e moltissimi degli altri Stati d'Italia, tutti prelati
+partigiani di Enrico, sì che essi soli avrebbero composta numerosa
+curia, tutti i capitani e gli ottimati dei due eserciti italico e
+tedesco, quasi tutti i signori dell'impero che pel re tenevano, ed
+egli stesso. Si passò a rassegna con severo scrutinio la vita di
+Gregorio. Se ne ponderarono le opere, se ne interpretò lo spirito, si
+discussero tutte le riforme che aveva volute introdurre, si scese
+alla sua condotta privata, alle relazioni, ai disegni, ai gusti, alle
+passioni, e dopo averlo esaminato d'ogni lato con acuta penetrazione,
+con inesorabile sangue freddo fu giudicato e pubblicato il decreto
+che lo deponeva dalla sedia di Pietro.
+
+Indi proclamarono papa l'arcivescovo di Ravenna. E mentre Enrico
+ripassava in Lamagna per dar l'estremo crollo al suo rivale,
+Guiberto, ora Clemente III, sormontava il Brenner, accompagnato da
+splendido corteggio di vescovi e di nobili, scendeva in Italia, si
+metteva alla testa degli uomini d'armi, di quaranta vescovi e meglio
+di duecento baroni, assaltava le terre toscane e le correva a guasto,
+ed a Volta presso Mantova, avendo sotto la sua condotta lo stesso
+secondogenito dell'imperatore Enrico, investiva le numerose truppe di
+Matilde e riportava completa vittoria.
+
+E Gregorio aveva ad un tempo la novella della sua deposizione,
+quella dell'elezione di Guiberto, quella dell'invasione della
+Toscana, quella della vittoria di Volta sopra la sua bella penitente,
+unitamente ad un'altra, che più di tutte lo spaventò, da un foglio
+grazioso del suo amorevole fratello Guiberto, ora come abbiam detto,
+Clemente III.
+
+Enrico, recatosi a Ratisbona vi congregava una dieta, dove
+intervenivano i grandi della sua fazione, i condottieri
+dell'esercito, Federico il _bellicoso_, conte di Staufen, sire di
+un castello sul cucuzzolo più sublime delle Alpi, e Goffredo di
+Buglione, quel pio Goffredo
+
+ che nel purpureo ammanto
+ Ha di regio e d'augusto in sè cotanto!
+
+Goffredo, discendendo da Carlomagno per parte del padre, e dai re
+lombardi della madre, sembrava
+
+ Veramente costui nato all'impero,
+ Sì del regnar del comandar sa l'arti,
+ E non minor che duce è cavaliero,
+ Ma del doppio valor tutte ha le parti:
+ Nè fra turbe sì grandi uom più guerriero
+ O più saggio di lui potrei mostrarti.
+
+Enrico si alzò da sedere, e prendendo il gonfalone dell'impero,
+appoggiato al suo soglio, si trasse presso al giovane duca, e gli
+disse:
+
+--Messer Goffredo di Buglione, questo, come vedi, è lo stendardo
+dell'impero: te lo affido a portare nella campagna che siamo
+per aprire, e riposo sicuro che, sia che fossimo vinti, sia che
+vincessimo, mel renderai incontaminato.
+
+--Mercè, sire, dell'onor grande che mi fate, rispose Goffredo,
+piegando a terra il ginocchio e stringendo la bandiera; la difenderò
+per quanto Iddio mi darà di forza e di vita.
+
+Allora il re si rivolse a Federico di Staufen e soggiunse:
+
+--Signor conte, io ti ho trovato il più prode nelle armi ed il
+più fedele in tempo di pace. Io serbo memoria dei tuoi servizi; e
+vedete, o baroni, se coi miei fedeli so essere grato! Prendi, giovane
+guerriero, la mia unica figlia in isposa, perchè conosco che vi
+amate, e sii conte di Svevia, paese che i ribelli hanno invaso.
+
+Federico resta da prima mutolo, non ben sapendo raccogliere i suoi
+pensieri, poscia bacia la mano del re e mormora:
+
+--Mercè, sire! voi mi avete degnato di guiderdone che supera ogni mio
+poco servizio ed ogni mia speranza.
+
+Ed Enrico stringendogli la mano, risponde:
+
+--Va, conte di Svevia, e sii prode come sempre il fosti.
+
+Indi consultò coi suoi il piano della guerra; e dopo averlo fermo,
+ringrazia tutti della fedeltà mostrata, li prega di non istancarsi nè
+mutarsi per infausto mutar di cose, e scioglie la dieta.
+
+In ottobre di quell'anno 1080 Enrico aprì la campagna invadendo la
+Sassonia con forze poderose, e disertò il paese. La mattina del 15
+ottobre risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster le truppe di
+rincontro al nemico, in luogo non opportuno al guado, e senza scampo
+alle spalle. Ridusse così i suoi a vincere o a morire da eroi.
+
+Al levarsi del sole, Enrico, scoperto il movimento dell'oste nemica,
+ordina le sue genti in battaglia. I Sassoni, trafelati dal cammino
+e manchi d'uomini, affogati tra le male fitte dei paduli percorsi,
+secondano il movimento del re, ma pavidi e scorati; perchè i loro
+fanti, nerbo dell'esercito, impediti dalle vie rotte tardavano; i
+cavalli stanchi non sentivano più lo sprone. I fanti si stringono in
+ordini serrati; i cavalieri smontano da cavallo, ed a passo di carica
+vanno a cercare l'antiguardo nemico. I vescovi intuonano il salmo 82,
+_Deus quis similis erit tibi!_ e cantando precedono. Quando ecco che
+alle parole: _fac illis sicut Madian et Siræ..... disperierunt, facti
+sunt ut stercus terræ_; si trovano in faccia al nemico, separatine
+solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra si provocano al
+valico, onde, dando addosso all'incauto che lo tentava, affogarvelo.
+Ma niuno è tanto imprudente. I Sassoni, rialzati di spirito ed in Dio
+confidenti, girano la costa e si presentano alle truppe regie che
+al varco li attendevano. La battaglia s'impegna con furore. Enrico
+teneva già in pugno la vittoria, quando alcuni suoi fanti ritrassero
+dalla mischia il cadavere di Rapoto, sire di Iunthal, il più ricco
+principe di quei tempi, che da Boemia a Roma poteva pernottar sempre
+in castelli di suo dominio, e gridano: fuggite! fuggite!
+
+Di fatti sopraggiungevano a briglia sciolta i cavalli del duca di
+Nordheim, reduce da Goslar, e questi, sbaragliati gli arcieri che
+avevan respinto l'antiguardo sassone, sfondavano un battaglione di
+fanti ed invadevano il campo del re. I Sassoni, certi della vittoria,
+volevano sbandarsi a predare. Ottone di Nordheim li contenne, serrò
+gli ordini e li fermò con le lance in resta. In effetti non aveva
+appena ristabiliti i ranghi dei suoi, che ecco appare il conte
+Enrico di Lacha alla testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia!
+e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato aveva guadagnata la
+pugna. Il Nordheim li aspetta fermo un tratto. Indi dicendo ai suoi:
+Coraggio, figliuoli di Sassonia, raccomandatevi ai santi e seguitemi,
+perchè nulla costa a Dio con un drappello fugare un esercito! investe
+con tale impeto le truppe nemiche che parte ne rovescia nel fiume,
+parte ne vede afferrare l'opposta sponda malconci e fuggitivi. Però i
+Lombardi, che venivano dietro a quelle schiere, gli si serrano allora
+addosso e pugna mortale si stabilisce. Non durò lungamente. Perocchè,
+mentre gl'Italiani si vedevano piegare innanzi le lance i cavalli
+del Nordheim, irono alle spalle i fanti sassoni che, da Radolfo
+riaccozzati, avevano novellamente caricato Enrico e lo avevano vinto.
+I Lombardi si cominciano a ritirare passo a passo, battagliando
+sempre, senza nullamente scomporre gli ordini. Allora si presenta ad
+Enrico Goffredo di Buglione e dice:
+
+--Sire, la battaglia è perduta. Rimetto nelle vostre mani lo
+stendardo dell'impero, che niuno più valorosamente di vostra
+grandezza saprebbe difendere, ed io spero nel potente Signore degli
+eserciti e nella Beata Vergine di Goslar di dar qui termine alla
+guerra.
+
+E sì dicendo, Goffredo volgeva il cavallo per partire, allorchè il
+re, comprendendo che il prode meditava alcuna audace impresa, lo
+raggiunge e parla:
+
+--Andremo insieme.
+
+E vedendo venir Baccelardo, tutto brutto di fango e di sangue, senza
+neppure dimandargli novella dell'esito della pugna dall'altro lato,
+soggiunge:
+
+--Principe Baccelardo, ti affido questo sacro deposito, eredità di
+eroi: mel renderai o vi morrai sotto da valoroso.
+
+E sì parlando gli gittava in braccio la bandiera imperiale, e senza
+attender risposta, sicuro che ben l'aveva data a custodire, seguì
+Goffredo. Questi però, sia che temesse per la vita del re, sia
+che fosse geloso dell'opera concepita, nel passar di galoppo tra
+un gruppo di baroni tedeschi, in mezzo ai quali stava Federico di
+Staufen, grida loro:
+
+--Baroni, se vi è caro il nome di fedeli arrestate il re dal disegno
+di seguirmi. Si tratta di morte: fategli violenza.
+
+E mentre questi accerchiavano Enrico, risoluti dalle parole e
+dall'accento del duca di Buglione, questi attraversava il campo come
+uno strale e spariva.
+
+E già i Sassoni predavano nel campo reale tende di porpora, ornamenti
+ecclesiastici, vasellame d'oro e di argento, moneta, cavalli,
+vestimenta, armi d'incomparabile tempra e splendore, tutte le
+ricchezze degli arcivescovi di Colonia e di Treviri, di quattordici
+vescovi, del duca di Buglione, del conte di Staufen, di Enrico
+palatino, di molti altri cavalieri e baroni, ed in fine il bottino di
+Erfurt, e già la pianura echeggiava dei canti della vittoria; quando
+ecco l'allegrezza si muta in subito terrore, e la novella che Rodolfo
+spirava giunge.
+
+Rodolfo in un drappello dei suoi menava ancora gli ultimi colpi al
+nemico abbattuto, allorchè si vede a briglia sciolta rovesciar sopra
+un cavaliero che gli grida:
+
+--A me, duca di Svevia, a Goffredo di Buglione!
+
+Rodolfo ebbe appena il tempo di volgergli contro il cavallo e di
+ricevere da mano degli scudieri un'asta più salda, che già Goffredo
+gli si spingeva contro. Terribile fu l'urto dei due valorosi. I
+cavalli si piegano sui garretti, i cavalieri percuotono dei reni
+le groppe; e l'asta di Rodolfo si spezza in mezzo alla rotella di
+Goffredo, e va in minute schegge, quella di costui gli colpisce
+il cimiero crestato, rompe le gorgiere, manda per aria l'elmo,
+scoprendogli la testa, e s'infigge al suolo. Goffredo traversando
+di volo, la riprende; e gli scudieri son presti a darne un'altra al
+loro signore Rodolfo, che coprendosi il capo con lo scudo ricarica
+il duca. Questa volta l'asta di Rodolfo piaga alla spalla sinistra
+il Buglione: questi lo coglie agl'inguini, la lancia vi si spezza e
+vi resta infisso profondamente il moncherino. Nulla curante della
+mortale ferita, lo Svevo tira la spada. Il Buglione gli scarica
+sopra il capo, difeso dallo scudo, tal poderoso colpo, che fende
+in due la rotella, lambisce di sghembo il vertice del cranio, e
+colpitolo all'avambraccio destro glie lo taglia netto con la mano.
+Allora Rodolfo, rintronato, cade di cavallo, e Goffredo, dopo averlo
+considerato un momento con occhio malinconico, sclama:
+
+--Era un eroe! pace all'anima sua.
+
+Indi volgendo al cielo gli sguardi ringrazia Iddio della vittoria,
+ripone la spada, ed a passo lento ritorna dove aveva lasciato il re.
+
+La voce della morte di Rodolfo gitta l'allarme nel campo dei Sassoni.
+Corrono i baroni subitamente, e lo trovano che già boccheggiava.
+Tentano invano portargli soccorsi. Lo adagiano sopra una barella e
+sel recano al campo sotto il padiglione di Enrico, nel letto stesso
+di lui. I vescovi, ornati di stola, cominciano a recitare i salmi
+dei morti. I baroni, col capo dimesso e gli occhi velati di lagrime,
+fanno cerchio ginocchioni al suo feretro. Allora, moribondo, Rodolfo
+dimanda vedere la sua mano. Il duca di Nordheim glie la presenta ed
+egli:
+
+--È quella appunto, sclama, con la quale giurai obbedienza ad Enrico!
+
+Indi, sentendo vicina la sua fine, solleva alquanto il capo,
+tentando riconoscere alcuno, chè la vista gli si era già velata, e
+dimanda:
+
+--Ora di chi è la vittoria?
+
+--È vostra, sire, risponde il duca di Nordheim malinconicamente; ma
+che ci giova la vittoria se vi dobbiamo perdere, o sire!
+
+Rodolfo ricade sui guanciali, e con voce intelligibile appena susurra:
+
+--Mi rassegno ai voleri di Dio! Non mi grava la morte celebrata dal
+trionfo.
+
+E spira.
+
+La profezia di Gregorio si era avverata--avvegnachè non nel senso di
+lui.
+
+Rodolfo, dopo una vita di guerriero, ed una lunga corona di vittorie,
+era morto da eroe sul campo di battaglia, e da cristiano, senza
+mormorare di alcuno. Ildebrando lo aveva sedotto, come attestano le
+sue lettere, e spiccato dal partito dell'imperatore a cui era stato
+sempre carissimo. Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei re. Nel
+duomo di Merseburg esiste un'urna magnifica, e sovra di quella la sua
+statua di bronzo. Nel duomo medesimo si conserva e si mostra ancora
+la sua destra, il suo scettro, la corona e la spada.
+
+I Sassoni fecero gran duolo della morte di lui, e ricche elemosine
+si distribuirono ai poveri, alle chiese ed ai conventi in suffragio
+dell'anima sua. Essi lo avevano conosciuto buono, affabile, di
+cuore gentile; lo avevano amato qual padre e salvator della patria,
+venerato qual prode.
+
+La battaglia dell'Elster decise del destino dell'impero.
+
+E Gregorio udiva ad un tempo, della morte del suo propugnacolo
+Rodolfo, e che l'imperatore Enrico, correndo precipitoso in Italia,
+era alle Chiuse.
+
+
+FINE DEL TERZO VOLUME.
+
+
+
+
+INDICE
+
+
+ LIBRO QUINTO.--Il 26 gennaio 1077 Pag. 5
+ LIBRO SESTO.--Rodolfo di Svevia. » 123
+
+
+
+
+NOTA DI TRASCRIZIONE:
+
+Sono state effettuate le seguenti correzioni:
+
+ essere la più {belle|bella} castellana d'Italia
+ ed affidollo ai cortigiani, {affichè|affinchè} lo menassero
+ sorridendo e mettendosi a {sesedere"|sedere}
+ sclama {Baccellardo|Baccelardo} ridendo.
+ Io non ho fretta, ripete {Laidolfo|Laidulfo}
+ tutti quelli che glielo {avvessero|avessero} prestato
+ non si {didimenticano|dimenticano} i buoni amici.
+ {fas|fac} illis sicut Madian et Siræ
+
+La lezione «scheltro» dell'originale è stata conservata.
+
+
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+End of the Project Gutenberg EBook of Il re dei re, vol. 3 (di 4), by
+Ferdinando Petruccelli della Gattina
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+*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL RE DEI RE, VOL. 3 (DI 4) ***
+
+***** This file should be named 44355-8.txt or 44355-8.zip *****
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+
+
+Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm
+
+Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of
+electronic works in formats readable by the widest variety of computers
+including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists
+because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from
+people in all walks of life.
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+Volunteers and financial support to provide volunteers with the
+assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's
+goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will
+remain freely available for generations to come. In 2001, the Project
+Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
+and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.
+To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation
+and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
+and the Foundation information page at www.gutenberg.org
+
+
+Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive
+Foundation
+
+The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit
+501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
+state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
+Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification
+number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent
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+The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S.
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+contact links and up to date contact information can be found at the
+Foundation's web site and official page at www.gutenberg.org/contact
+
+For additional contact information:
+ Dr. Gregory B. Newby
+ Chief Executive and Director
+ gbnewby@pglaf.org
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+Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation
+
+Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide
+spread public support and donations to carry out its mission of
+increasing the number of public domain and licensed works that can be
+freely distributed in machine readable form accessible by the widest
+array of equipment including outdated equipment. Many small donations
+($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt
+status with the IRS.
+
+The Foundation is committed to complying with the laws regulating
+charities and charitable donations in all 50 states of the United
+States. Compliance requirements are not uniform and it takes a
+considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up
+with these requirements. We do not solicit donations in locations
+where we have not received written confirmation of compliance. To
+SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any
+particular state visit www.gutenberg.org/donate
+
+While we cannot and do not solicit contributions from states where we
+have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition
+against accepting unsolicited donations from donors in such states who
+approach us with offers to donate.
+
+International donations are gratefully accepted, but we cannot make
+any statements concerning tax treatment of donations received from
+outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.
+
+Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation
+methods and addresses. Donations are accepted in a number of other
+ways including checks, online payments and credit card donations.
+To donate, please visit: www.gutenberg.org/donate
+
+
+Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic
+works.
+
+Professor Michael S. Hart was the originator of the Project Gutenberg-tm
+concept of a library of electronic works that could be freely shared
+with anyone. For forty years, he produced and distributed Project
+Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.
+
+Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed
+editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S.
+unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily
+keep eBooks in compliance with any particular paper edition.
+
+Most people start at our Web site which has the main PG search facility:
+
+ www.gutenberg.org
+
+This Web site includes information about Project Gutenberg-tm,
+including how to make donations to the Project Gutenberg Literary
+Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to
+subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.
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+</pre>
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+
+<div class="frontpage">
+<p>BIBLIOTECA NUOVA<br>
+<span class="smaller">PUBBLICATA DA G. DAELLI</span></p>
+
+<h1>IL RE DEI RE</h1>
+
+<p class="p4 small">Stabil. tip. già Benietti, diretto da F. Gareffi.</p>
+
+<p>IL<br>
+<span class="font110">RE DEI RE</span><br>
+<span class="font105">CONVOGLIO DIRETTO</span><br>
+NELL'XI SECOLO</p>
+
+<p class="p2"><span class="smaller">PER</span><br>
+F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA</p>
+
+<p class="p4">VOL. III.</p>
+
+<p class="p4">MILANO<br>
+G. Daelli e C. Editori.</p>
+
+<p>1864.</p>
+</div>
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page5" name="page5"></a>(p. 5)</span><span class="smaller">LIBRO QUINTO</span><br>
+IL 26 GENNAIO 1077.</h2>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page7" name="page7"></a>(p. 7)</span> I.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Tra duri monti alpestri<br>
+<span class="add1em">Ove di corso umano</span><br>
+<span class="add1em">Nessun vestigio si vedeva impresso,</span><br>
+<span class="add1em">Per sentier più silvestri</span><br>
+<span class="add1em">Giva correndo invano.</span></p>
+
+<p class="authorsc">Chiabrera.</p>
+</div>
+
+<p>Tre mesi l'imperadore Enrico passò a Spira
+domestica e ritirata vita, confortato dalle amorevolezze
+della tenera Berta e dalle blandizie del
+suo figliuolo. E veramente di queste cure affettuose
+aveva bisogno per addolcire fino ad un
+certo segno le acerbità del suo cuore! Non che
+egli si fosse querelato troppo del pontefice, il
+quale, alzata bandiera contro di lui, così severamente
+l'aveva osteggiato. Erano corse presso
+a poco eguali rappresaglie fra loro; Gregorio,
+primeggiando la gerarchia ecclesiastica, era anch'esso
+sovrano e potente. Dolevasi della femminea
+mutabilità dei suoi vassalli, dell'ingratitudine
+dei principi che aveva stracarichi di
+ricchezze, di feudi, e di prove d'amicizia&mdash;e
+segnatamente di quel duca Rodolfo di Svevia a
+<span class="pagenum"><a id="page8" name="page8"></a>(p. 8)</span> lui cognato e come primo sposo di sua sorella
+Matilde e come marito in seconde nozze di Adelaide
+sorella della regina Berta. Questi non aveva
+saputo resistere all'ambizione di scavalcare dal
+soglio Enrico, cedendo alle tentazioni lusinghiere
+di Gregorio, che a quella corona lo confortava
+aspirare. Si era perciò messo alla testa dei ribelli
+e non cessava dal muovere le torme contro lo
+sfortunato re, il quale al suo popolo additato come
+malvagio dai principi, come empio dagli ecclesiastici
+di Gregorio, non vedeva speranza di
+potere un giorno ristaurare l'onore. Intanto la
+dieta di Augusta approssimava. Quanto avesse a
+mettervi fiducia Enrico comprendeva assai bene.
+Ai suoi partigiani, perchè gente scomunicata,
+inibivano assistervi; accusatori e giudici sedevano
+i suoi nemici; ed egli, re decaduto, doveva
+sottomettersi alla censura, al giudizio dei
+suoi vassalli. Questo amaro pensiero lo decise.
+Calcolò essere minore umiliazione per lui di
+piegarsi al papa, regolatore dei cristiani, e subire
+penitenza canonica, quasi ad iscompito delle sue
+peccata, anzi che trascinarsi avanti a' suoi sudditi
+come reo di sovversione dell'impero e d'incapacità
+di governo. Per lo che, onde prevenire
+la mossa di Gregorio in Germania dove non avrebbe
+mancato ribadire più salda alleanza coi ribelli,
+risolse discendere in Italia, e con lui rappattumarsi.
+Imperciocchè, una volta aggiustato col
+pontefice e liberato dagli anatemi, i paurosi dei
+<span class="pagenum"><a id="page9" name="page9"></a>(p. 9)</span> fulmini di Roma gli si sarebbero novellamente
+accostati; coloro che aveva dovuti allontanare da
+sè, per stare ai patti della dieta di Tribur, avrebbe
+richiamati; gli Italiani, che tanta speranza in lui
+mettevano, lo avrebbero secondato; ed e' si sarebbe
+levato incontanente a capo di poderoso esercito
+onde ridurre i rivoltosi. Stabilì quindi la
+partita per Italia ed all'opera si accinse.</p>
+
+<p>Non soldati, non cortigiani, non servi teneva
+al castello di Spira. Con lui non trovavansi che
+la moglie, il figliuolo, ed un uomo, il quale,
+mentre tutti da lui dipartivansi, aveva instato
+con lui dimorare e servirlo, Baccelardo.</p>
+
+<p>Questo disgraziato, fastidito della durezza del
+pontefice, a lui tornato alquanto in uggia pel
+caldeggiare a favore del re, nè più sperando soccorsi
+al ricupero degli Stati paterni, aveva bravato
+la scomunica, e la sua sorte di diseredato
+e ramingo avea accomunata e con quella del re
+abbandonato. Ed Enrico lo aveva accolto tanto
+più volentieri che gli capitava fedele nella mala
+fortuna, ed era il solo che non temeva di obbedirgli.
+Pochi giorni innanzi Natale quindi si
+fermò la partenza.</p>
+
+<p>Non eravi nello scrigno tanto di quattrini da
+potere tentare il viaggio. Bisognò rivolgersi agli
+antichi favoriti da lui arricchiti e colmi di grazie.
+Ma di questi, chi si disse squattrinato affatto,
+chi dichiarò non voler saperne dello scomunicato,
+chi rimandò il postulante Baccelardo
+<span class="pagenum"><a id="page10" name="page10"></a>(p. 10)</span> altresì con più brutali risposte. Il solo Ulrico di
+Cosheim, non ricco, somministrò quanto potè.
+Laonde si videro ridotti a vendere alcune poche
+gioie dell'imperatrice, ed impegnare la corona
+imperiale in mano ai Caorsini. Nè Enrico si lamentò
+di questa novella prova d'ingratitudine
+dei suoi cortigiani. Oramai e' si era rassegnato
+ad ogni contumelia, contentandosi scriversela nel
+cuore e rammentarsela tutti i dì.</p>
+
+<p>Si posero in cammino. Non avevano che tre
+cavalli solamente, quello del re, che cavalcava la
+regina Berta col figliuolo Corrado in groppa, quello
+di Baccelardo, che portava Enrico, ed un mal
+ronzino per Baccelardo. Rodolfo, Bertoldo e Guelfo
+avevano occupate le chiuse e tenevano il passo
+delle Alpi svizzere, carniche e friulane. Si prese
+la volta della Borgogna, dilungando la strada, e
+si trovarono a celebrare il Natale a Besanzone,
+ove il conte Guglielmo, zio di Agnese madre del
+re, li ristorò di ogni fatica e di ogni miseria, e
+meglio li fornì di oro, servi e cavalcature. Riconfortati
+così ripresero il viaggio.</p>
+
+<p>Costeggiarono la catena del Jura avviluppata
+già nel suo mantello di neve. Riposarono lo
+sguardo sul lago Lemano, le cui azzurre acque
+lievemente increspate dal vento, scintillavano come
+topazi percossi dal sole, ad onta del verno dardeggiante
+nel cielo turchino. Contemplarono quei
+gioghi di monti, le cui canute creste l'une sull'altre
+elevansi come i gradini di un anfiteatro,
+<span class="pagenum"><a id="page11" name="page11"></a>(p. 11)</span> per fare in fine torreggiare la testa superba del
+monte Bianco, il re di quel popolo di montagne,
+perduta nell'azzurro dei cieli. Giunsero in fine
+a Vevey, borgata resa celebre poi da Rousseau,
+alla cui porta, sotto un baldacchino, trovarono la
+marchesana Adelaide madre di Berta che rendeva
+giustizia.</p>
+
+<p>Teneri furono gli amplessi della madre e della
+figliuola, solennemente cortesi le accoglienze al
+re. Questa signora governava a nome del figlio
+suo Amadeo, capostipite della casa di Savoia,
+grande estensione di paese, e guardava il passaggio
+delle Alpi Cozie e delle Alpi Craie. Enrico
+le si volse per dimandarle sussidi di truppe
+e di scorte a calare in Italia. Ma colei, che ambiva
+vantaggiare gli Stati del figliuolo, glieli negò,
+sotto pretesto di non voler querele col papa.
+Il re dovette venire ad accordi. Caldo fu
+il discutere, perocchè Adelaide pretendeva cinque
+vescovadi con tutte le terre dipendenti ed i
+dritti, ed Enrico voleva solamente donarla di una
+parte della Borgogna imperiale. Però, angustiato
+dal tempo e dalle circostanze, Enrico investì
+Amadeo del vescovado di Litten, vale a dire di
+un buon quarto della Svizzera, e con questo pedaggio
+ottenne permesso di sormontare le Alpi.
+Appena segnati gli accordi la marchesana ripassò
+in Italia.</p>
+
+<p>I montanari non ricordavano inverno più
+aspro. Le nevi cadute in settembre ghiacciavano,
+<span class="pagenum"><a id="page12" name="page12"></a>(p. 12)</span> e sovra quelle, novelli strati più spessi cadevano
+tutto dì. Sia quindi pel periglio dei cammini,
+nullamente praticati, sia che gli alpigiani schivassero
+contrattare con gente scomunicata, per
+non incorrere anch'e' negli anatemi, difficilissimo
+tornava procacciarsi guide, anche a peso d'oro.
+Così che fu mestieri mutar di nome, darsi per
+tutt'altro di ciò che erano, e, per tal fatta mascherati,
+di villaggio in villaggio, penosamente
+trascinarsi fino a Lanslebourg, ai piedi del monte
+Cenisio.</p>
+
+<p>Questa montagna, alta 8670 piedi di Parigi sul
+livello del mare, non aveva allora quella bella
+strada che, nel 1805, in cinque mesi, per ordine
+di Napoleone, il cavaliere Giovanni Fabbroni
+faceva aprire da tremila operai al dì; nè quelle
+case di rifugio, abitate da cantonieri per riparare
+i varchi e soccorrere i viaggiatori; come neppure
+quei piuoli che, elevati di tratto in tratto, accennano
+il calle meno sinistro a tenersi. Allora
+non era che una marmorea lamina di ghiaccio,
+praticata solamente nell'estate da un sentieruolo
+per uso dei cacciatori di camoscio, che serpeggiava
+tra i precipizi e le voragini dell'erta sterminata.
+Gli avvallamenti, colmati, dalla neve
+quivi accumulata dagli uragani, o non si discernevano,
+o malamente per alcune creste di
+rocce sporte in fuori quasi denti di ferro. Ogni
+varietà di picchi e di rupi, capricci della natura
+tormentata delle montagne, era scomparso. Il
+<span class="pagenum"><a id="page13" name="page13"></a>(p. 13)</span> monte aveva addossato il suo fallace lenzuolo
+di neve, e sotto di quello spalancavansi le voragini
+ed i crepacci, movevansi le valanghe. Enrico
+si fe' venire grosso numero di guide, e voltosi
+al loro capo dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Compare, mi fa d'uopo scavalcare la montagna,
+e discendere in Italia: sareste voi al caso
+di additarmi e facilitarmi la via?</p>
+
+<p>Il capo guida, che si chiamava Giacomo, si
+grattò l'orecchio sinistro e si lisciò la barba;
+poi disse:</p>
+
+<p>&mdash;Monsignor no.</p>
+
+<p>&mdash;No, per dio! Eppure dovrà esser così.
+Mettete voi il prezzo ai vostri servigi.</p>
+
+<p>&mdash;Non si tratta di questo, monsignore, rispose
+Giacomo, ma sibbene che la sgualdrinella, quest'anno
+qui, si ha ficcato in testa non volersi
+lasciar montare: ecco tutto.</p>
+
+<p>&mdash;Dite dunque che vi manca il coraggio,
+sclama Enrico con un poco di male umore. Cercherò
+allora chi ne abbia più di voi.</p>
+
+<p>&mdash;Provatevi, monsignore, e vi do parola, che,
+se in trenta miglia d'intorno troverete chi vi
+sappia servir meglio, io rinunzio al mestiere di
+cacciatore, ed alla salute dell'anima.</p>
+
+<p>&mdash;Baie! riprende Enrico, vi mette paura
+sporcarvi le uose di neve, perchè vi piace sporcarvele
+piuttosto di cenere. Questo è l'arcano,
+non già le difficoltà che mi state a contare.</p>
+
+<p>&mdash;Uhm! mormora Giacomo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page14" name="page14"></a>(p. 14)</span> &mdash;Già, insiste Enrico, credete voi che io non
+abbia fatto altro in vita mia che novellare con
+dame in un salotto caldamente intarsiato a legno
+di quercia, e scottarmi le sure alle brace? Anch'io
+son cacciatore, compare, e so come con
+l'aiuto di Dio, si affonda nelle ghiacciaie e nei
+pantani, si sta digiuno due giorni, e si dorme
+sotto il padiglione delle stelle. Capite?</p>
+
+<p>&mdash;Capisco sì, monsignore; ma sapete cosa
+sono le vostre ghiacciaie ed i vostri pantani per
+chi ha fiutato un po' il respiro di questa pedina?
+Una pozzanghera in cui un gallo non arriverebbe
+ad imbrattarsi lo sprone, una tazza per bevervi
+dentro l'acquarzente. Se conosceste un
+tantino che vezzi sa fare questa matta quando
+le frulla! Mi aiuti Iddio, monsignore, io credo di
+averla alquanto addomestichita; ma quando vedo
+che i fumi le saltano, io le dico: Cecina mia, fatti
+prima passare il ruzzo col favore di San Benedetto,
+e poi ci vedremo.</p>
+
+<p>&mdash;Insomma, compare, ad ogni costo a me
+urge valicare questo monte dannato. Trovate voi
+uomini e mezzi, perchè io non voglio saperne
+altro che si parta prontamente.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, monsignore. Giacchè ci avete
+dato del vigliacco, e vi siete proprio incocciato
+in questa pazzia, bisogna cavarvela. Io non vi
+assicuro bene che toccherete le pianure d'Italia.
+Però vi assicuro bene che moriremo innanzi
+noi tutti, prima che alcun disastro accada a vostra
+<span class="pagenum"><a id="page15" name="page15"></a>(p. 15)</span> grandezza. Dopo, sarà di voi quel che sarà.
+Noi saremo morti fino all'ultimo&mdash;raccomandandovi
+a Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Quando si parte dunque? Bene inteso che
+si dovrà trasportare con noi questa signora e
+questo ragazzo, con ogni bagaglio e cavalcatura.</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì, partirà tutto con noi; salvo, monsignore,
+che non ve ne guarentisco l'arrivo.</p>
+
+<p>&mdash;Dunque?</p>
+
+<p>&mdash;Dunque per oggi è ito. Vedete lassù quella
+parrucca bianca che si accapperuccia al monte?
+Ebbene, di qui sembra nebbia, ma vi do parola
+che fra due ore, vedrete che è quel
+buffon di uragano, il quale si trastulla a far
+mulinelli di neve, e trascinarsi seco fino i cucuzzoli
+delle rocce, che gli si parano avanti.
+Così che, monsignore, contentatevi per oggi di
+farvi una bella provvisione di caldo col fuoco e
+col vino di Vevey, perchè vi so dire io che domani
+ne avrete ben d'uopo.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento! sclama Enrico impazientito,
+questa diabolica Italia non vuolsi dunque lasciar
+penetrare?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! monsignore, risponde Giacomo schiettamente,
+è Italia come la bocca; per penetrarvi
+dentro ed assaporar tutti i gusti bisogna
+passar le mascelle. Le mascelle d'Italia sono
+le Alpi.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page16" name="page16"></a>(p. 16)</span> &mdash;A domani, disse Enrico, e le guide si congedarono.</p>
+
+<p>Al domani infatti, come l'alba si mostrò, tutto
+era sul punto, e si partì.</p>
+
+<p>Per la regina Berta avevano preparata una
+specie di barella, che i montanari portavano
+sulle spalle dandosi la muta quattro per volta.
+Baccelardo ed Enrico andavano a piedi, muniti di
+grossi bastoni a punte di ferro. Si cominciò l'ascensione
+allegramente, perchè il tempo mostrava
+voler venir bello. Però non stette guari, che delle
+larghe nuvole bianchicce principiarono ad elevarsi
+dietro il vertice del monte. Quelle nuvole,
+a poco a poco dilatandosi e congiungendosi
+insieme, ondularono da prima placidamente nell'orizzonte.
+Poi quel loro cullarsi voluttuoso come
+il manto di un'odalisca che si gonfia alla
+brezza della sera, addivenne più celere, più violento,
+il colore bianco si cangiò in cenericcio, poi
+in bruno, per ultimo in buio perfetto. Intanto regnava
+una calma solenne, un assopimento mortuario
+di tutta la natura. Non un uccello, non
+uno spiro di vento, non un brivido d'arboscello,
+neppure una parola dei montanari, i quali solamente
+guatavano di tanto in tanto la cima del
+Cenisio e gittavano un sospiro. Il cammino d'altronde
+si faceva sempre più difficile. Affondavano
+nella neve fino al ginocchio. Sentivano
+sotto i piedi scricchiolare il ghiaccio di un
+<span class="pagenum"><a id="page17" name="page17"></a>(p. 17)</span> rumore sordo e profondo, poi di lontano, di tempo
+in tempo, cader le valanghe come tuoni.
+Toccavano già la regione del gelo. Puntando i
+bastoni ferrati, sorreggendosi a vicenda, e facendo
+catena avanzavano. Ma non così spediti
+come Giacomo avrebbe voluto, e come il mutamento
+del tempo richiedeva. Perocchè la regina
+sentiva già un malessere indefinibile, e come se
+il cuore le si stringesse. Enrico non si reggeva
+quasi più sulle gambe, irrigidite dal freddo. Lo
+assaliva il capo giro, vedeva da per tutto, abbarbagliato,
+delle larghe macchie di sangue. A
+Berta dettero alcune sorsate di latte e mele, al
+re dell'acquavita. Ma fu mestieri di sorreggerlo
+delle braccia, tanto più che costeggiavano una
+screpolatura di ghiaccio, nel cui fondo si perdeva
+la vista. Baccelardo, più uso alle fatiche,
+curava meno sè stesso che il cavallo, il quale,
+armato ai piedi di ferri a punte acuminate, allungava
+i passi, come se volesse strisciar della
+pancia sul gelo, fiutava il sentiero, e calcava le
+peste del padrone. Come però si furono scostati
+dalle sponde di quell'abisso, Enrico si lasciò
+cadere sopra scarna punta di roccia, e
+sclamò:</p>
+
+<p>&mdash;Che Dio perda questa scellerata montagna!
+Non reggo più, e credo che a quest'ora
+ambo le mani siano ite al diavolo, perchè non me
+le sento affatto.</p>
+
+<p>&mdash;Monsignore, udite a me, dice Giacomo, non
+<span class="pagenum"><a id="page18" name="page18"></a>(p. 18)</span> facciamo ragazzate; perchè quando la montagna
+si mette di mal umore, non v'ha di meglio
+che starsene a casa se si può, e raccomandarsi
+l'anima ai suoi santi avvocati, quando si è a
+mezzo del cammino. Sicchè dunque, in piedi e
+trottiamo; perchè mi accorgo già che a questa
+pettegola comincia seriamente a venire mal ruzzo.
+Io ne conosco il carattere.</p>
+
+<p>&mdash;Il diavolo ti porti con essa, compare! risponde
+Enrico. Io non ho forza nemmeno di fare
+un passo lungo come il tuo naso. Trovami in
+vece dove possa dormire.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene, monsignore, soggiunge Giacomo,
+a casa vostra farete ciò che piace a voi, qui
+dovete stare alla nostra regola. Vi va della vita,
+e della vita di tutti. Andiamo.</p>
+
+<p>E sì dicendo tolgono Enrico di peso nelle
+braccia, e si rimettono in viaggio. Superata così
+una prima cresta, Giacomo si volge ai compagni
+e parla:</p>
+
+<p>&mdash;Figliuoli, abbiamo guadagnato la colezione.
+Coraggio: beviamo un gocciolo, rosicchiamo una
+crosta, ed avanti in nome di Dio, se questa
+furfantaccia di nebbia, che cala giù pettoruta
+come un curato che ha finita la predica, ce ne
+darà ancora il permesso.</p>
+
+<p>E detto fatto, in pochi minuti si sbarazzano
+dell'asciolvere, e ricominciano la salita. Enrico
+non avrebbe voluto toglier cibo, non sentendo
+altra voglia che una irreffrenabile di dormire.
+<span class="pagenum"><a id="page19" name="page19"></a>(p. 19)</span> Ma gli alpigiani lo costrinsero a mangiare alcuna
+cosa, bere una tazza d'idromele, e camminare
+a piedi per ridestare il calore. Varcavano
+allora una spina, sopra cui appena i danzatori
+di corda si sarebbero avventurati, una specie di
+ponte di ghiaccio gittato sur una screpolatura
+che sprofondava in abissi incommensurabili. Ecco
+allora che quella nebbia, la quale maestosa e
+lenta calava dal vertice della montagna, li raggiunge.
+Distinguevano appena un piede al di là
+della persona. Una nevuscola sottile come farina
+di frumento e penetrante come punte di ago
+gli involgeva. Si dovettero arrestare. I polmoni
+spasimavano di trafitte acute ed insopportabili.
+Dopo un'ora però quel nebbione si dirada alquanto;
+ma un muro di ghiaccio, elevato, quasi
+a picco, si para loro di fronte.</p>
+
+<p>Le guide si guardano in faccia, e stanno lì
+presso a proporre di tornare indietro, tanto più
+che alla nebbia era succeduto il garbino. Se non
+che, rianimati da Baccelardo e punti da Enrico
+che li chiama cuori di damme e mal pratici,
+Giacomo si avventura alla scalata del baluardo.
+Con le azze cominciano a tagliare un sentiere
+nella spessezza del ghiaccio, un sentiere a forma
+di scaglioni serpeggianti onde avessero potuto
+inerpicarvisi anche le cavalcature, aiutate dagli
+uomini. Questo lavoro riuscì a maraviglia, quantunque
+pericolosissimo. Da poichè, se un piede veniva
+meno a qualcuno, rotolava nell'abisso e perdevasi
+<span class="pagenum"><a id="page20" name="page20"></a>(p. 20)</span> sotto un trenta piedi di neve. Come però furono
+sull'erta di quella piattaforma, il vento li
+prende più gagliardamente. Tentano fare ancora
+alcuni passi, ma torna loro impossibile. Imperciocchè
+vedevano calar giù precipitosi dalla vetta
+immensi castelli di neve girati a turbine,
+innanzi a cui nulla poteva resistere. Si gittano
+perciò bocconi sulla neve, si accollano a qualche
+sporgenza di roccia, e di lontano odono ruinar
+le valanghe, screpolarsi il ghiaccio sì che
+ne tremava tutto il monte, muggire il vento
+furibondo che passava sui loro corpi, trascinando
+turbini di neve, grandi come palagi di
+sovrani. Erano intirizziti. I loro volti sformati,
+fatti piombini; gli occhi sanguigni; l'alito gelato;
+il respiro difficile. Intanto mezzo le persone restavano
+seppellite nella neve. I cavalli stessi si
+erano accovacciati al suolo; e qualcuno, che
+non fu sollecito, tratto dall'uragano rotolò ne'
+precipizi facendo udire grido lamentevole e straziante.</p>
+
+<p>Così trascorsero due ore nella più terribile
+agonia, atterriti, più che dal pensier della morte,
+da quelle convulsioni fragorose della montagna,
+che sembrava volersi scardinare e fuggire
+l'ira della bufera. Quello sbrigliato infuriare
+però cesse alfine alcun poco. Il vento spirava
+ancor forte, ma potevano mantenersi in
+piedi, l'uno attaccandosi all'altro, mercè una specie
+di gomena, reggendosi ai bastoni ferrati. Il loro
+<span class="pagenum"><a id="page21" name="page21"></a>(p. 21)</span> andare da prima fu lento; dappoichè, quantunque
+si fossero sempre agitati ed avessero battuti
+i piedi per intrattenere il calore, si potevano
+dire stecchiti dalla neve che come sottil polverio
+aveva compenetrati i panni, ed agghiadate le
+persone. A poco a poco però accelerarono, e
+giunsero alla cima del Cenisio, all'ospizio.</p>
+
+<p>Di questo luogo di rifugio si attribuisce fondazione
+a Carlomagno, a Luigi il Buono, o ad
+una certa contessa Adalasia. Sia chiunque, i cenobiti
+accolsero quella gente con ogni carità, e
+prodigarono loro quelle cure che lunga serie di
+sperienze aveva insegnate giovevoli. In poco d'ore,
+e' furono interamente rifocillati. Si seccarono o
+mutarono i pastrani; con la neve fecero strofinarsi
+le parti aggelate; pigliarono ristori di
+brodi e di cibo. Sicchè, alle due dopo il meriggio
+si trovavano in istato di principiare la
+discesa, perchè il sole già fulgido e bello
+splendea nel cielo, quasi la vicinanza d'Italia
+lo rallegrasse. Da prima percorsero un po' di
+piano, costeggiando un lago, che sembrava oramai
+una tavola di piombo damascata, le cui
+punte splendevano al sole come prismi di diamanti.
+Si andò innanzi così per un tratto. Però,
+come furono al pendio dell'ultima vetta
+restarono lungo tratto a saziare lo sguardo, che
+già lontano poteva spaziare sull'Italia per le
+pianure piemontesi e lombarde, fino alle montagne
+di Genova. Un grido di gioia prorompe da
+<span class="pagenum"><a id="page22" name="page22"></a>(p. 22)</span> ogni petto, meno da quello di Enrico. Enrico
+non sapeva qual fortuna avrebbe incontrata laggiù,
+e rodevasi nel cuore che egli dovesse percorrere
+da penitente e da esule una terra dai
+suoi maggiori percorsa da trionfatori. Si avventurarono
+poscia alla discesa.</p>
+
+<p>Per l'imperatrice avevano recata una specie
+di tegghia di cuoio, a foggia degli antichi cocchi,
+affidata a grosse funi armate di uncini che
+ficcavano e sficcavano nel ghiaccio. Sopra delle
+stanghe, inchiodate a croci, eransi allogati i bagagli,
+anch'essi mantenuti da funi.</p>
+
+<p>&mdash;Badate ai cavalli, gridava continuamente
+Baccelardo, esaminate i ferri; avviluppateli
+tutti in pelle di montoni, onde, se cadono,
+non si feriscano a questi diabolici stiletti di giaccio;
+tenete loro le briglie corte; sempre due di
+fianco ad ogni cavalcatura ed adagio. Gli uomini
+scandaglino prima i sentieri con i bastoni.</p>
+
+<p>&mdash;Lasci pure, lasci pur fare a noi, bel cavaliere,
+rispondeva Giacomo. La discesa è più difficile
+dell'erta; ma la marchesana di Susa ci ha costumati
+a questi valichi ed a menare uomini
+e bestie. Però, ascoltino bene. Dove non si va
+con i piedi bisogna bene aiutarsi con le mani,
+andar carponi, mettersi sul sedere; dove non si
+può reggersi in su, occorre scivolare e Dio provveda
+a che non si scivoli nelle voragini. Quei
+crepacci sono ghiotti di carne umana, di carne
+viva. Dio solo ed il diavolo giunge a strappar
+<span class="pagenum"><a id="page23" name="page23"></a>(p. 23)</span> loro le anime, se pur non vi restano apprese
+dal gelo.</p>
+
+<p>&mdash;Occorrerebbe avere gli artigli con che l'abate
+di Fulda addunghia i suoi vassalli per calarsi giù
+a quattro zampe, diceva Enrico a Baccelardo, un
+po' riconfortato.</p>
+
+<p>&mdash;Ovvero la sveltezza con che l'abate di
+Montecassino corre dietro alle gonne delle sue
+vassalle, faceva eco Baccelardo.</p>
+
+<p>&mdash;Dall'altro lato mi soffocava la nebbia e la
+nevuscola, qui mi abbacina il riverbero del
+sole, sclamava l'imperatrice Berta. Gli occhi mi
+schizzano; credo ne sprizzi il sangue. Veggo tutto
+rosso.</p>
+
+<p>&mdash;È il tramonto, madonna, diceva Giacomo
+per confortare quella bella creatura, che il desio
+di vedere la sua terra natia aveva rifocillata,
+sì che aveva tolte via le bende del collo, del
+capo e del volto, ed allargate le pellicce.</p>
+
+<p>Il sole infatti si dileguava dietro le vette più
+alte di quei picchi, ma non perciò il cielo si
+offuscava. Infrattanto, a misura che scendevano, le
+spalle della montagna divenivano più piane, meno
+ripide, più praticate, la crosta del gelo meno
+spessa. I precipizi che lambivano erano gli stessi;
+l'ossatura della montagna si mostrava egualmente
+accentuata a forti gibbe, a moltiplici punte.
+Ma tutto sembrava meno salvaggio, avviluppato
+da un aere più cilestre, dissimulato dalle ombre
+tra il purpureo ed il violetto di cui la luce del
+<span class="pagenum"><a id="page24" name="page24"></a>(p. 24)</span> cielo d'Italia li avvolgeva, raddoppiandone la distanza.</p>
+
+<p>Malgrado le precauzioni però, un uomo da
+prima, fra quei che si davan la muta in sostenere
+la treggia che portava la regina, scivolò e
+precipitò. Ma per avventura e' se la trasse con
+la rottura di uno stinco ad una prominenza di
+roccia, che lo rattenne a mezzo dell'abisso. E
+lo si giunse a salvare. Poscia precipitò giù e
+perì sprofondato nelle nevi di quei gorghi un
+cavallo: quindi rotolò una barella da carriaggio,
+che pure si perdè. Si raddoppiarono le cure. Si
+legarono tutti con una fune sì che formassero
+una sola catena; e per buona ventura s'incontrarono
+corrieri, nativi di quelle alpi, che avevano
+fatta la via due dì innanzi, e che facilitarono
+i passi. Così che, all'oscurarsi della notte,
+la comitiva si trovò a Susa. Il cielo splendeva
+di stelle sopra un azzurro profondo.</p>
+
+<p>Al vocio ed allo scalpitar dei viaggiatori, gli
+abitanti della contrada mettevano fuori delle
+loro finestre il capo ed uscivano sull'uscio, salutando
+di un <i>ave Maria</i> chi passava o dimandando
+l'elemosina. Accorsero tutti però, portando torce,
+tizzoni, lucerne, lanterne, quando la voce si
+sparse che fosse Berta, che in mezzo a loro ritornava:
+e gli echi più lontani del Cenisio risonarono
+di <i>alleluia!</i> e di benedizioni.</p>
+
+<p>All'indomani, Enrico partì per Torino.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page25" name="page25"></a>(p. 25)</span> II.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Non sono i regni e le potenze unite.<br>
+<span class="add1em">Nè possono esser; perchè il papa vuole</span><br>
+<span class="add1em">Guarir la Chiesa delle sue ferite.</span><br>
+L'imperador con l'unica sua prole.<br>
+<span class="add1em">Col presentarsi al successor di Piero,</span><br>
+<span class="add1em">Al Gallo il colpo ricevuto duole.</span></p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Macchiavelli</span>&mdash;<i>Decennali</i>.</p>
+</div>
+
+<p>Il primo ad andare incontro all'imperadore fu
+l'arcivescovo di Ravenna Guiberto. Enrico lo accolse
+con ogni segno d'amorevolezza, ed egli,
+dopo essersi seco lui congratulato del prospero
+arrivo in Italia:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, disse, vi domando il permesso di presentarvi
+il clero ed i nobili della vostra fedele
+Lombardia, i quali al pari di me desiderano profferirvi
+ossequio.</p>
+
+<p>Quella parte d'Italia chiamavasi allora quasi
+tutta Lombardia.</p>
+
+<p>&mdash;Mercè a voi, monsignore, rispose il re, che
+in questi generali dissidi mi avete mantenuti
+obbedienti i miei bravi Italiani.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page26" name="page26"></a>(p. 26)</span> &mdash;Sire, soggiunse l'arcivescovo, io conosco
+di buon lato che Vostra Altezza soffre questi
+guai per aversi meco voluto mostrar grazioso ed
+avermi colmo di favori. Quel diabolico uomo di
+mastro Ildebrando non perdona mai per proprio
+stile; me poi non vuole udire neppure se dovesse
+dannarsi, e semina i triboli sopra quanti usano
+meco e di grazie mi largheggiano. Ecco donde
+la frega di toglier via le investiture, di abolire
+le mogli, e' che già si ha rubata la mia, e le liti
+che v'intenta per avermi fatto arcivescovo. Vedremo,
+però, chi di noi vincerà la puntaglia.
+Io sono già alla testa di ottocento lance e
+duemila balestrieri a piedi. Gli altri prelati e
+signori italiani vi formano esercito meglio di
+quattromila cavalli e diecimila arcadori, tutti
+pronti al vostro cenno e caldi di entusiasmo, per
+morire con voi o vincere.</p>
+
+<p>&mdash;Ed il resto d'Italia, monsignore? dimanda
+Enrico pensieroso.</p>
+
+<p>&mdash;Del resto d'Italia, sire, quelli che ricordano
+la vittoriosa memoria di Enrico III, trepidano,
+e predicono giorni funesti. Dappoichè duole ad
+ognuno la guerra cittadina ed il guasto della
+patria. Quelli che han ricevuto onta da Gregorio
+rimangono inflessibili a rimbeccargliela più amara
+e crudele; e questi sono i più ed il meglio delle
+Provincie italiane, tutti alti membri del clero e
+feudatari. Vi ha infine la gioventù, fastidita dell'inoperosa
+anarchia in che, per la lunga assenza
+<span class="pagenum"><a id="page27" name="page27"></a>(p. 27)</span> della grandezza vostra, Italia hai gemuto, e della
+vita ingloriosa che trascina. E questi, nemici naturalmente
+di un papa severo ed orgoglioso che
+vorrebbe fare del mondo un cenobio, e degli
+uomini dei servi del clero, anelano a nuovo ordine
+di cose, a destino più nobile, a libertà e gloria.
+Per modo che, sire, dove appena mandiate
+bando di esser venuto per sostenere Italia nell'indipendenza
+dei suoi diritti, e di mettere, a
+ragione questo petulante pontefice, confirmando
+le franchigie del clero e dei laici, e volendo
+salde e riverite le antiche constituzioni dell'impero,
+tutta Italia alzerà una voce sola di giubilo,
+e vi troverete a testa di un esercito di cui mai
+maggiore ne levarono gli antichi tempi, nè la
+Germania.</p>
+
+<p>&mdash;Sire Iddio, sclama l'imperatore scintillando
+negli occhi, fa che io mi vendichi del figlio del
+falegname di Soano e di quei traditori miei vassalli,
+e poi rinunzio senza sconforto alla vita ed
+all'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Vi è anche di più, sire, soggiunge Guiberto,
+il concilio che ho raccolto a Pavia ha condannato
+Gregorio come eretico, e lo ha deposto
+dalla sede di Pietro, in conformità del sinodo di
+Worms.</p>
+
+<p>&mdash;E gliene avete fatti intimare gli atti?</p>
+
+<p>&mdash;Sicuramente, dal vescovo di Bovino, anch'esso
+qui fuori ansioso di prestarvi omaggi per
+sè e pel suo padrone, Roberto Guiscardo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page28" name="page28"></a>(p. 28)</span> &mdash;Ah! l'ardito conquistatore?</p>
+
+<p>&mdash;Sì, sire, ed udrete quali generose profferte
+e' manda a farvi pel suo ambasciadore.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. E voi, monsignore, vi siete composto
+con lui per quel prezioso disegno di presentarvi
+al papa come un pezzo di selvaggina?</p>
+
+<p>&mdash;L'ho dovuto, sire, onde guadagnarlo al vostro
+partito. Però non l'ho ancora perdonato; nè
+il perdonerò, se prima non abbiamo insieme
+rotta qualche lancia, dove che siasi e quando
+ciò possa avvenire.</p>
+
+<p>&mdash;Siete un bravo, monsignore arcivescovo,
+riprende Enrico stringendogli la mano. Sol che
+vi somigliassero un paio di dozzine di que' miei
+poltroni di nobili, che ora non saremmo qui
+in Italia per impetrare perdono.</p>
+
+<p>&mdash;Per impetrare perdono! mormora l'arcivescovo
+maravigliato. Ma, con la vostra sopportazione,
+sire, quale sarebbe dunque la vostra
+mente?</p>
+
+<p>&mdash;Lo lascio decidere a voi, Guiberto, appena
+rifletterete che l'anno della scomunica è prossimo
+a spirare, e che se non mi trovo assolto
+di anatema, per costituzione di Germania, decado
+dal regno.</p>
+
+<p>&mdash;Dunque pensereste, sire....?</p>
+
+<p>&mdash;Ad ogni costo aggiustarmi col pontefice, e
+farmi sciogliere dalla scomunica.</p>
+
+<p>&mdash;Anche a costo di umiliarvi? dimanda Guiberto.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page29" name="page29"></a>(p. 29)</span> &mdash;Mai no, per certo! Ma se le circostanze mi
+vi traessero, la vittoria del domani non compenserebbe
+ella forse il rovescio di oggidì?</p>
+
+<p>&mdash;Compenserebbe! mormora l'arcivescovo.</p>
+
+<p>&mdash;Si, continua Enrico con calore. Che credete,
+Guiberto, che mi potessero giovare i vostri
+dodici o quindicimila uomini, in faccia a due
+nazioni non bene decise nè ben rassodate? Poi
+la contessa Matilde ha anch'essa un esercito, nè
+è nostra amica. Gli Italiani sono volubili; e per
+quanto si mostrino divoti all'impero, non so lusingarmene,
+conosco che quel freno lor torna
+insopportabile ed esoso, e spiano l'opportunità di
+spezzarlo. Sì che, Guiberto, vedete anche voi a
+qual partito mi rimanga appigliarmi.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, replica l'arcivescovo dignitoso, io non
+so nè vi rispondo della mente dei miei concittadini.
+Sia però quale si voglia la vostra fortuna,
+contate, sire, e potete giurare di non fare assegnamenti
+falliti, contate sulla persona e sulla
+fedeltà dell'arcivescovo di Ravenna, che vi verrà
+manco solo con l'ostacolo della morte.</p>
+
+<p>Enrico gli stringe la mano fortemente, velando
+gli occhi di una lagrima, poi dopo alcuni minuti
+di silenzio soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Monsignore di Ravenna, compiacetevi di
+presentarmi i miei fedeli di Lombardia.</p>
+
+<p>Quei signori, ragunati nella sala vicina, lo
+accolsero con un grido prolungato di applausi e
+di gioia. Enrico li salutò grazioso, dicendo loro
+<span class="pagenum"><a id="page30" name="page30"></a>(p. 30)</span> cortesi parole, ringraziandoli della lealtà e divozione
+che gli mostravano. Essi gli fecero tutti
+sacramento di essergli fedeli, e di non abbandonar
+la sua causa per qualunque sfortunato
+volger di cose. Enrico li ringraziò novellamente;
+poi alla testa di così brillante corteggio e risoluta
+truppa partì di Torino per Piacenza. Due
+giorni dopo vi giungeva anche il re.</p>
+
+<p>Egli aveva evitato Parma; aveva poi costeggiato
+l'Enza, ed era venuto a valicarla a Rio di
+Vico.</p>
+
+<p>Dopo aver nevicato tutto il dì, verso il tramonto
+il cielo si era rasserenato. Il sole si coricava
+come un globo di fuoco. Guadato il fiume,
+lo sguardo di Enrico s'ingolfò di subito in una
+gola di monti. In mezzo a quelli,&mdash;monte Atesio
+e costa di Grassa,&mdash;questo sguardo si urtò
+ad un burrone che si levava a picco comme una
+zanna. Brullo, tormentato, dirupato era il burrone.
+A cima di esso però elevavasi una vasta
+rocca, che, increspata il dì dal pulvinio della
+neve, ed ora indorata dagli ultimi raggi del sole
+sanguigno, scintillava quasi fosse incrostata di
+ardenti carboni. Era Canossa. Enrico si arresta;
+gli occhi divaricati ed immobili si fissano su quel
+fatale castello folgorante come un'aureola. La
+foga dei pensieri e degli affetti produssero nell'anima
+del re come una nebbia, in cui, vedendo
+tutto vago e vertiginoso, dispera penetrare. Dà
+quindi di sprone, si lascia a destra il forte maniero
+<span class="pagenum"><a id="page31" name="page31"></a>(p. 31)</span> di Rossena, e per la straduzza di Grassano
+che costeggia Rio di Vico se ne viene a Vico di
+Canossa, a piè del castello.</p>
+
+<p>Non vi si fermò; anzi mosse subito per Canossa,
+avendo saputo da corrieri dell'arcivescovo di Ravenna
+e del vescovo di Vercelli, che la contessa
+Adelaide, dopo aver venduto a lui il passaggio
+delle Alpi, era discesa in Italia a spargervi la
+nuova di sua venuta. Per lo che gl'Italiani, che
+ora lo circondavano, si erano uniti al bando di
+Guiberto; e mentre questi, chiuso il concilio di
+Pavia, cavalcava la notte per alla volta di Torino,
+Gregorio, della presenza del re in Italia
+spaventato, la notte istessa erasi andato a rinchiudere
+nel Castel di Canossa con la sua bella
+penitente Matilde.</p>
+
+<p>Egli aveva lasciato in dietro la truppa per non
+dar sospetti nè appiccagnoli al papa. Seguíto solamente
+da Guiberto, da Baccelardo ed altri pochi
+cortigiani prese dunque stanza nel piccolo
+romitaggio votato a s. Nicolao, che trovavasi in
+quello spicchio di casupole dei vassalli della contessa,
+alle falde del burrone su cui torreggiava
+la fortezza.</p>
+
+<p>Come la contessa Matilde udì dell'arrivo dell'imperatore,
+gli si recò tosto a far visita, comandando
+che di ogni cosa, con real munificenza,
+il cenobio fosse fornito. L'accompagnavano
+Adelaide di Susa col suo figliuolo Amadeo, il
+marchese Azzo d'Este, e l'abate di Cluny, che era
+<span class="pagenum"><a id="page32" name="page32"></a>(p. 32)</span> stato padrino del re al fonte battesimale. Enrico,
+vedendo apparir la contessa, le andò incontro, e
+baciandola sulla fronte:</p>
+
+<p>&mdash;Qual cortesia, sclama, nella nostra bella
+cugina di venire a visitare uno scomunicato,
+senza paura d'imbrattarsi di peccato!</p>
+
+<p>&mdash;Ne abbiamo tolto permissione da Gregorio,
+risponde Matilde senza badare, o senza comprendere
+l'ironia delle parole del re.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! vi dimandiamo perdono dunque, bella
+cugina, del sospetto temerario, soggiunge Enrico,
+componendo il volto a sorriso. Ma sì che non
+poteva essere altrimenti! Ed in vero, e' sarebbe
+doluto anche a noi che creatura così bella avessero
+dovuto adunghiare i demoni, ed ottenere
+quei villani cialtroni più che non ottennero i
+fedeli battezzati, divoti al papa.</p>
+
+<p>Dappoichè gli è mestieri sapere che Enrico
+voleva qui accennare al marito di lei, Goffredo
+di Lorena, detto il <i>gobbo</i>, già morto, col quale
+giammai Matilde si aveva voluto accoppiare. La
+contessa lo comprende, e rimbeccandolo del fastidio
+in che anch'egli aveva presa un dì la regina
+Berta, sorridendo egualmente risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Veramente, sire, sotto questo rapporto bisogna
+dire che non avessimo tradita la parentela!
+Ma, a proposito, non vorreste avere la cortesia
+di presentarci alla nostra bella cugina
+Berta?</p>
+
+<p>&mdash;Ella è restata a Piacenza con la corte e
+<span class="pagenum"><a id="page33" name="page33"></a>(p. 33)</span> l'esercito, riprende Enrico, il quale a questa dimanda
+rientrò nella sua situazione, obbliata un
+momento all'aspetto di Matilde. Indi soggiunge:
+Berta ha fatto questo pellegrinaggio per amore:
+ma nè la nostra fierezza d'uomo, nè il nostro
+onore di cavaliere avrebbero sopportato che, anch'ella,
+avesse patita umiliazione o amarezza
+qualsiasi.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, papa Gregorio non è insensato da dimandar
+penitenza da chi è immune di colpa,
+risponde Matilde con molta serietà; nè noi, per
+quanto gli fossimo divote, avremmo tolto in pace
+che così bella e pia donna si sconfortasse.</p>
+
+<p>&mdash;Voi siete allucinata, Matilde, sclama Enrico
+alquanto vivamente, e ci duole come vostro parente,
+che la vostra condotta debba consolidare
+il sindacato di Europa, la quale vi dice pazzamente
+imbertonata di tanto dissidioso energumeno.
+Come imperatore poi vi dobbiamo rimproverare
+di tradimento al vostro legittimo padrone,
+e d'infedeltà all'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, replica con grande calma Matilde, se
+l'Europa giunge a persuadersi che noi potessimo
+sentir tenerezza per un vecchio di settant'anni,
+l'Europa è una stolida. Noi nel papa adoriamo
+Iddio, come quegli che lo rappresenta sulla
+terra, come la provvidenza umanata. Noi gli tributiamo
+la cieca riverenza che ai decreti di Dio
+si deve, e ci prosterniamo ai suoi voleri, perchè
+ai voleri di Dio è stolto chi resiste. Noi insomma,
+<span class="pagenum"><a id="page34" name="page34"></a>(p. 34)</span> sire, non veneriamo nè Gregorio VII, nè
+Alessandro II, nè Nicolò II, ma la dignità, ma
+lo spirito scevrato d'ogni forma terrena. Lo abbiamo
+idealizzato nel papa. Nel papa che passa,
+noi riconosciamo il papato, e più che il papato,
+la Chiesa. Se poi vostra grandezza ci trova ribelli
+all'impero germanico, da cui dipendiamo, non
+è nostra colpa, sire. Noi siamo inspirati da
+un'intima convinzione che, avanti tutto, debba
+andare la salute e la gloria dell'anima, poi l'indipendenza
+della patria.</p>
+
+<p>&mdash;E quando, bella cugina, si è trattato di
+anima e di patria nella lotta della Chiesa e dell'Impero?</p>
+
+<p>&mdash;Le vostre querele col pontefice, sire, con
+la vostra sopportazione, non hanno altro scopo.
+Voi in lui cercate avvilire, o rovesciare il propugnacolo
+dei popoli, l'altare a cui si va a supplicare.
+La terra ha due braccia. L'uno che semina
+offese e schiavitù, ed è quello dell'imperatore;
+l'altro che rileva gli oppressi e resiste
+agli oppressori, ed è quello del pontefice. Questo
+braccio, sire, voi avreste voluto troncare; voi
+avreste voluto togliere ai popoli ogni rifugio;
+soffocare la voce che in nome di Dio chiama a
+dovere i potenti e regola la giustizia dei sommessi.
+La vostra lite col pontefice interessa l'umanità.
+Non è un duello di uomo ad uomo, di
+popolo a popolo, di forte con forte. E dove, sire,
+si tratta di mantenere l'equilibrio tra i diritti
+<span class="pagenum"><a id="page35" name="page35"></a>(p. 35)</span> dei soggetti e le pretensioni dei despoti, dove
+si tratta di serbare immaculate le ragioni dell'anima,
+tutte nel pontefice concentrate, allora,
+sire non v'ha ribellione di sorta; ma chi brandisce
+la spada esercita un dovere di uomo e di
+cittadino, ed è benedetto da Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Cugina, risponde Enrico placidamente, si
+vede che la vostra immaginazione è esaltata.
+Voi delirate di sogni. Vi siete riscaldata ad un
+fuoco fatuo; vi han travolto il cervello le parole
+sediziose di un uomo, che ambisce al dominio
+del mondo, che vorria collocare il suo soglio
+sulla base delle corone dell'universo. Qui non
+si tratta punto di diritti di popoli e di libertà di
+coscienze, cugina. Qui si tratta che il vescovo di
+Roma, fino a ieri vassallo dell'impero, oggi se ne
+vuole elevare a padrone. Si tratta di un ribelle che
+insulta il suo signore; che gli nega ogni obbedienza,
+ogni soggezione, ogni fedeltà. Si tratta
+insomma che il figlio del falegname di Soano
+ambisce ad avvilire i sovrani di Europa; bandisce
+il suo potere sul potere dei re; si tramezza
+nei loro interessi; vuol regolarne le leggi; vuole
+annullarne il dominio; vuol tornare i reami di
+Europa Provincie di Roma. Egli annunzia alla
+terra, io sono il <i>re dei re</i>! Ecco di che si tratta,
+graziosa cugina, non già delle vostre rimbombanti
+fiabe, che puzzano di fanatismo le mille
+miglia.</p>
+
+<p>&mdash;Così la intendete voi, o sire, ma non la
+<span class="pagenum"><a id="page36" name="page36"></a>(p. 36)</span> intendono così i popoli, ed i vostri stessi vassalli.</p>
+
+<p>&mdash;Gli è perchè, bella cugina, i pessimi trovano
+sempre a guadagnare nelle sedizioni, e perchè
+i pessimi sono i molti, ed i più facili ad essere
+prevaricati, segnatamente quando assumono maschera
+speciosa e se l'adattano al sembiante. Ma
+sia come si vuole, noi veggiamo che voi siete
+nel più caldo parosismo di superstiziosa cecità,
+e che tenteremmo opera vana ritornarvi alla luce.
+Essenziale adesso gli è che vogliate prestarci
+mano a ricomporci col vostro Gregorio, e farci
+ritrarre la scomunica.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, risponde Matilde, comunque voi ci
+crediate allucinata, noi vi abbiamo sempre stimato
+quel prode e magnamimo che siete, e non
+abbiam giammai desistito di difendervi innanzi
+al pontefice, e di calmare il suo sdegno. Siate
+certo perciò che, dove persuasione e sacrifizio di
+uomo può giungere, noi tutto tenteremo per ristabilire
+la pace.</p>
+
+<p>&mdash;E noi, sire, faremo altrettanto, risposero la
+contessa Adelaide ed il marchese d'Este, se per
+avventura papa Gregorio vorrà lasciarsi piegare.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io, a costo di dovergli dar della picozza
+sulla memoria, soggiunge l'abate di Cluny che già
+veleggiava per gli spazi aristotelici, gli farò comprendere
+che egli geme sotto il dominio dell'illusione.
+Perciocchè quest'universo, che egli crede
+già cavalcare, per fisica predeterminazione non
+<span class="pagenum"><a id="page37" name="page37"></a>(p. 37)</span> è che puro fenomeno della nostra intelligenza,
+una scena fantasmagorica che non ha nè realtà
+nè esistenza vera fuori della rappresentazione
+del nostro spirito. Di modo che, se lo spirito
+non esistesse per far l'eduzione delle forme materiali,
+non vi sarebbe che il niente, o almeno
+nulla si potrebbe provare, ed egli, il caro scettico
+Ildebrando che si cuoce il grifo all'astrusa
+sapienza di santo Aristotile, egli sarebbe papa
+come il mio alano è poeta.</p>
+
+<p>A questa stramba uscita dell'abate, Enrico fece
+un moto di dispetto. Onde, dandogli sulla voce
+imperiosamente, si volge a quei baroni, che già
+sotto i barbigi ridevano, e con fierezza parla:</p>
+
+<p>&mdash;Uditeci, signori. Noi ci siam condotti ad un
+passo che a Gregorio dovrebbe bastare, e dovrebbe
+far senno di cedere. Ma se egli è tanto intestato
+di ambizione da non comprendere lo stato di
+entrambi noi ed a qual giuoco ci siamo messi,
+sappia che meglio di quindicimila uomini sono
+già al campo di Piacenza ad attendere gli ordini
+nostri. E questi soli sarebbero sufficienti a togliere
+d'assedio codesta vostra piazza di Canossa,
+Matilde, e darci nelle mani la sua persona. Ma
+noi faremo ancora di più. Noi bandiremo libertà
+ad ogni città italiana, che ci manderà un contingente
+di truppa a questa guerra; e quando
+avremo rovesciato nel fango codesto vitello d'oro
+degl'infedeli, e ridotti i ribaldi di Lamagna, ci
+contenteremo meglio di avere alleata questa nobile
+<span class="pagenum"><a id="page38" name="page38"></a>(p. 38)</span> Italia, che vassalla. Adesso andate, e voi
+principe Baccelardo con loro onde trattare col
+pontefice, giusta le istruzioni che vi abbiamo
+date.</p>
+
+<p>Quei signori partirono sgomentati. E' sapevano
+per prova come Gregorio fosse ostinato, capace
+Enrico di mantenere le sue promesse; segnatamente
+adesso che l'agitava disperata irritazione.</p>
+
+<p>Gregorio ricevette Baccelardo, presentato da
+Matilde, senza dar segno di conoscerlo, con molta
+freddezza e distrazione. Però, quando Baccelardo
+cominciò:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, l'imperatore di Germania Enrico
+mi manda a voi...</p>
+
+<p>Gregorio gli tagliò le parole in bocca, e fiero
+sclamò:</p>
+
+<p>&mdash;La Germania non ha imperatore.</p>
+
+<p>Baccelardo si arroventa nel volto, e fisa gli
+occhi scintillanti sopra il pontefice quasi avesse
+voluto fulminarlo. Ma poi ricordandosi che egli
+era lì per supplicare perdono, e che la posizione
+del suo padrone oltremodo diveniva precaria di
+giorno in giorno, raffrena l'impeto che lo dominava,
+e soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, Enrico è venuto fin di Lamagna
+per dimandarvi l'assoluzione della scomunica.
+Egli è stato calunniato presso di voi da
+vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare
+nei dissidii; e voi gli avete posti anatemi
+sopra base di colpe che giammai lo lordarono.
+<span class="pagenum"><a id="page39" name="page39"></a>(p. 39)</span> Prega perciò vostra beatitudine di udire le sue
+difese e discioglierlo dalle censure.</p>
+
+<p>Gregorio, torvo in viso, lo sta ad ascoltare, poi
+dopo lungo indugio risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Sappia Enrico di Germania che gli è contro
+le leggi ecclesiastiche giudicare accusato, assenti
+gli accusatori, e portar sentenza qualsiasi. Se
+egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe
+evitata la dieta di Augusta, dove noi, udite le
+ragioni di ambo le parti, avremmo pronunziato
+con quella giustizia che Iddio ci inspirava. Perchè
+dunque da quel giudizio è rifuggito?</p>
+
+<p>&mdash;Enrico non ha paventato il giudizio, santo
+padre. Ma, innanzi della corona e della vita, bisogna
+riguardare l'onore. Ed il suo onore di cavaliere,
+e la sua dignità di re malamente sopportavano
+di soggiacere alle accuse ed al giudizio
+di vassalli.</p>
+
+<p>&mdash;Che pretende dunque da noi?</p>
+
+<p>&mdash;Pretende che, come capo de' cristiani, udiate
+le discolpe di un cristiano calunniato ed oltraggiato
+da scellerati; pretende che, come vicario
+di Dio, spogliate ogni terrena passione ed udiate
+i lamenti dell'innocente, e gli facciate quella
+giustizia che gli faranno i posteri, non agitati
+da ire di parti, ed Iddio al suo eterno tribunale.
+Ecco ciò che pretende Enrico; e perchè giusta
+le costituzioni dell'Impero perderebbe la corona
+se con l'anno vicino a spirare non fosse assoluto,
+egli vi dimanda codesta assoluzione e si offre
+<span class="pagenum"><a id="page40" name="page40"></a>(p. 40)</span> a qualunque ammenda e soddisfazione onorevole
+a lui vogliate richiedere.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! scoppia Gregorio irritato, non è dunque
+contrizione delle sue peccata che a noi lo guida,
+è la paura di decader dall'impero? Ebbene, noi
+non vogliamo riceverlo. Il perdonarlo sarebbe
+violare il nostro santo ministero. Egli è venuto
+a fare un nuovo oltraggio alla sedia di Pietro ed
+alla persona del vicario di Dio col dimandare
+mercè; e noi non possiamo, noi non vogliamo
+accordargliela.</p>
+
+<p>&mdash;Ma, santo padre, prosegue Baccelardo, di che
+deve dunque contrirsi chi non ha colpa? Come
+voi lo chiamate peccatore, se non l'avete ascoltato
+ancora? Come lo pretendete penitente se la
+sua coscienza è tranquilla? Non abusate del
+potere che vi hanno dato i popoli onde tutelare
+la giustizia dei loro diritti, per condannare inesorabilmente
+gl'innocenti su calunnie che torna
+bene a taluno di addossar loro.</p>
+
+<p>&mdash;Si sottometta dunque alla dieta dei principi
+tedeschi.</p>
+
+<p>&mdash;Ma l'anno della scomunica spira, sclama
+Baccelardo contenendosi appena, ma la somma
+dignità di re ne rimane vituperata...</p>
+
+<p>&mdash;Noi non vogliamo ascoltarlo, l'interrompe
+Ildebrando. Sappiamo troppo quanta saldezza abbiano
+i giuramenti di lui; come li ha mantenuti
+con i Sassoni; quanto fermo ha il carattere. Si
+umilia adesso, stretto da angustie. Ma domani
+<span class="pagenum"><a id="page41" name="page41"></a>(p. 41)</span> non ristarebbe di elevare superba cervice contro
+di noi novellamente, contaminare il santuario, e
+sperperare la casa e le masserizie di Dio. Egli
+è volubile, guasto nel cuore, protervo, non teme
+la giustizia del Signore, non rispetta i dritti dei
+popoli; la nostra voce non obbedisce nè paventa.
+Noi dunque non vogliamo vederlo; e succeda di
+lui ciò che sta scritto nelle pagine eterne, del
+cielo.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, riprende Baccelardo, sforzandosi
+ad esser calmo, voi giudicate Enrico secondo
+ve lo hanno dipinto, non quale egli è
+veramente. Egli ha nobili e pii intendimenti,
+non è corrotto, non è mutabile. Se i vostri
+legati, per brusco ed orgoglioso condursi, lo
+irritarono contro di voi, adesso ne è pentito,
+e protesta di assoggettarsi a qualunque penitenza
+per riconciliarsi con la Chiesa. Non vi fate
+maggiore di Dio voi, che ne siete il vicario.
+Iddio dimentica i trascorsi di chi torna a lui
+umiliato; e voi, uomo, voi, peccatore eziandio come
+ogni uomo lo è, sareste voi inesorabile e scagliereste
+la prima pietra? La parola d'ordine del vostro
+apostolato è carità. Non date ragione ai vostri
+nemici che vi dimandano tiranno, lupo rapace,
+usurpatore, di cuore duro, di anima perversa.
+Riflettete, santo padre, che la vostra protervia
+schiaccerà il re, sì; ma come Sansone ne resterete
+schiacciato anche voi. Perchè i popoli vi
+toglieranno ogni credenza, ogni rispetto, e tornerete
+<span class="pagenum"><a id="page42" name="page42"></a>(p. 42)</span> esosa quella cattedra di Pietro che volevate
+venerata cotanto.</p>
+
+<p>Baccelardo fa alcuni passi per allontanarsi, allorchè
+Gregorio dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Egli è dunque veramente pentito, dite?</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì! che se nol fosse, egli avrebbe profittato
+dell'esercito che ha lasciato a Piacenza
+per istrapparvi con la forza una parola che così
+fieramente vi ostinate a negargli.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, risponde Gregorio, se egli è appunto
+come voi affermate, ser cavaliere, che Enrico
+si pente dei suoi sacrilegi, che in arra di
+pentimento e' consegni ai legati apostolici lo scettro
+ed il diadema, e si confessi indegno dell'onore
+e della potestà imperiale.</p>
+
+<p>&mdash;Ma questo è infame! scoppia Baccelardo
+non contenendosi più, questa è una tirannia da
+forsennato senza coscienza e senza pudore!</p>
+
+<p>Matilde che vedeva quanto iracondo ed avventato
+fosse l'oratore di Enrico e come pertinace
+Gregorio, se gli lascia allora cadere ai piedi e
+comincia a supplicarlo. Nella fortezza erano ancora
+molti prelati oltramontani ed italiani messi
+al digiuno di pane ed acqua. Questi, che taciti
+avevano assistito allo strano dibattimento,
+vedendo la contessa in quell'atto, ne seguono
+tutti l'esempio; e tanto dissero, tanto pregarono
+che l'invincibile pontefice consentì alfine
+persuadersi. Egli accorda quasi per grazia ciò
+che ben egli comprendeva, per fina politica, tornargli
+<span class="pagenum"><a id="page43" name="page43"></a>(p. 43)</span> estremamente vantaggioso. E perchè grave
+pericolo correva dalla disperazione di Enrico, illimitato
+utile ed importanza dall'avvilimento di
+lui, si volge a Baccelardo e parla:</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. Dite dunque al vostro padrone:
+primo, che in avvenire curi di meglio scegliere i
+suoi messaggeri, e che non ci mandi più innanzi
+un insolente, il quale, vestito della divisa di oratore,
+si reputa in dritto di balestrar le parole
+come un giumento ubbriaco balestra i calci:
+inoltre, che sappia grado e renda mercè alle
+suppliche pietose di questi signori, se noi gli
+concediamo di accostarsi a Canossa per cancellare
+con la sommessione e la penitenza l'oltraggio
+recato alla nostra persona ed alla Chiesa.
+Andate.</p>
+
+<p>Baccelardo si stringe nelle spalle sdegnosamente
+e prima di partire fissandogli addosso alteramente
+gli occhi, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Ser papa, l'imperatore Enrico udrà la vostra
+prudente risposta, e non mi avrei mai perdonato,
+se, per mia poca umiltà, non vi foste
+condotto a questo giudizioso partito. In quanto a
+me poi, santo padre, gli è ben che sappiate aver
+deposta oramai qualunque speranza, fuori quella
+di morire da cavaliere illibato, fedele a colui
+per cui mi piacque prestarmi. Io non curo
+quindi la vostra ingiuria più che non curerei dell'infelice
+arguzia di chi giungesse solamente a
+farmi sbadigliare. Addio.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page44" name="page44"></a>(p. 44)</span> Ciò detto saluta della mano quei signori, bacia
+la destra della contessa Matilde, e volgendo
+le spalle superbamente al pontefice esce. Gregorio
+lo seguì dello sguardo sanguigno fino a
+che non l'ebbe perduto di vista, e senza avvedersene,
+i denti della mascella superiore si
+eran tanto addentro ficcati nel labbro inferiore
+che il sangue ne spiccava.</p>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page45" name="page45"></a>(p. 45)</span> III.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+<span class="add4em">J'ose a peine le croire:</span><br>
+Mais ce jour à jamais emplira ma memoire.</p>
+
+<p class="authorsc">Sainte-Beuve.</p>
+</div>
+
+<p>Il castello di Canossa nel secolo XI era tra
+le piazze forti d'Italia la più famosa e la più solidamente
+munita. Messo, come accennammo, a
+cavaliere di picco dirupato, era di quel lato imprendibile
+assolutamente per assalto o scalate.
+Dall'altro lato poi, da quello ove era il borgo di
+Vico di Canossa, come l'erta del burrone addolcivasi,
+era stato munito di tre ordini di rampe,
+che ripiegavansi a foggia di ferro di cavallo. Ogni
+giro di quelle rampe era chiuso da una porta,
+che si sopraponevano, guarnita di saracinesche e
+petriere. Al termine della seconda rampa, innanzi
+di arrivare alla terza porta, era stato scavato nella
+roccia un fosso, cui si traversava su ponte levatoio
+e si colmava di acqua mercè la grande cisterna
+esteriore della corte. L'ultima porta immetteva
+sur un vasto spianato, che dava sul
+principio del burrone, in un angolo del quale,
+<span class="pagenum"><a id="page46" name="page46"></a>(p. 46)</span> quello che guardava il Vico di Canossa e le
+rampe, elevavasi il vasto edifizio. Al castello atteneva
+un piccolo cenobio con sei celle per sei
+frati benedettini, di cui capo era il Donizone
+che le serviva un po' di tutto. Tra il cenobietto
+ed il castello eravi un cortile con impluvio, un
+orto, poi le cucine. Si entrava nel castello per
+un vestibolo. All'angolo mattina del castello torreggiava
+sul burrone un'immensa rocca quadrata,
+e quivi si trovavano le prigioni e la cappelletta,
+dedicata a S. Apollonio, a cui scendevasi
+per qualche gradino. Ornavano la cappella colonne
+di marmo rosso che ne sostenevano la
+volta. Le mura, ossia le rampe, erano guarnite
+di merli, di bastie, di grossi mangani da lanciar
+pietre. Così che quel castello non poteva
+levarsi d'assedio, per poco che fosse provvisto
+di scorte e di uomini, per quanto grosso
+fosse il numero degli assediatori. Ed infatti Ottone
+tre anni vi fece consumare al re Berengario,
+quando volle ghermire Adelaide vedova di
+Lottarlo, nè il prese. Imperciocchè Adelaide
+chiamò in suo soccorso Ottone re di Germania,
+che la liberò, la sposò&mdash;e con questa unione
+fuse nella sua casa il regno d'Italia. Alla morte
+di Goffredo di Lorena, marchese di Toscana, e
+di Beatrice sua moglie, Matilde, figlia di costei
+e del primo marito Bonifazio, riunì l'immensa
+eredità dell'antico marchesato di Toscana a quella
+della casa di Canossa, e divenne sovrana del più
+grosso feudo d'Italia.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page47" name="page47"></a>(p. 47)</span> Due furono sempre i movimenti di questi
+marchesi: levarsi a signori d'Italia tutta; favorire
+i papi nelle lutte cogl'imperatori di Lamagna.
+Matilde aveva deposto il primo pensiero.
+Ma più che tutti i suoi antenati, più che ogni
+altro principe divoto, ella caldeggiava per la sede
+di Pietro.</p>
+
+<p>Matilde, nella prima giovinezza, aveva anche
+essa forse soccombuto all'imperio dei sensi, alle
+tentazioni della voluttà, alle seduzioni dell'amore,
+al fascino di quelle parole che danno la vertigine
+alle fanciulle. Poi, disingannata forse, oltraggiata
+in sua fierezza, o inebbriata di più alto sentire
+di sè e di sua dignità, più matura negli anni,
+più dotta della realità dell'esistenza, si era isolata
+da qual si fosse passione terrena. Nel suo cuore
+aveva spento l'amore, che è tutta la vita di
+giovane donzella. Aveva scacciata la vanità di
+essere la più bella castellana d'Italia, che gli
+era un soffogare le più soavi e brillanti illusioni
+di una donna. Aveva sepolto nell'anima
+l'orgoglio del fasto e del potere, ch'è
+quanto mai femmina possa ambire e desiderare.
+Ella aveva concentrato il suo spirito sull'elevato
+pensiero della vita futura e del destino dell'anima
+oltre la tomba. Le sue facoltà intellettuali
+avevano perciò acquistata una visione indeterminata;
+le sue idee un colorito vago e fantastico.
+Ma nel tempo stesso, con l'ostinato meditare
+sopra oggetti ascetici, aveva assunto un
+<span class="pagenum"><a id="page48" name="page48"></a>(p. 48)</span> rigore di principii, una solidità di carattere
+che nulla valeva a riscuotere, e che le davano
+quella specie di cieco coraggio che nulla cura,
+nulla bada. Si era devoluta come schiava all'arbitrio
+dei pontefici. E questi, non è a dirsi, se
+avessero saputo profittare della fatale tendenza di
+una principessa tanto potente. Matilde aveva seriamente
+contemplata la dignità del papa. Lo aveva
+scevrato dall'uomo, e gli aveva assegnato il
+dominio della parte morale dell'universo. Il papa,
+per lei, era il pugno di Dio che stringeva
+le anime de' suoi popoli. Non essendo dunque
+il pontefice che un organo mosso dall'intendimento
+di Dio, che un portavoce dei comandi
+del cielo, il non obbedirgli significava ribellarsi
+al Signore. Identificato così il pontefice
+e Dio, Matilde aveva messo a scopo della sua
+vita soddisfarne ogni volere indefinitamente,
+per poi lasciargli l'eredità dei suoi Stati. E così
+fece.</p>
+
+<p>La sua corte componevasi. di uomini austeri
+ed ipocriti. Non fasto di abiti, non pompe di
+feste, non brio di banchetti, non fulgore e spirito
+di cortigiani, non perigliose delizie di cacce,
+non treno ricco di servi e cavalli, di astori e
+di alani. I menestrieri fuggivano il castello come
+soggiorno maledetto. I giullari e gl'istrioni vi
+passavano del capo chino mormorando una maledizione
+alla fredda castellana. I merciaiuoli e
+le cortigiane lo detestavano, non trovandovi a
+<span class="pagenum"><a id="page49" name="page49"></a>(p. 49)</span> trafficare le loro merci. Gli stessi guerrieri, per
+cui la vita scioperata e le forti crapule sono
+elemento necessario di esistenza, in quella corte
+avevano attinto sussiego severo; e perciò appunto
+più duro e feroce carattere. Non dividevano
+le grazie della contessa che due individui.
+Una vecchia dama, alquanto sorda, alquanto losca,
+alquanto zoppa, del resto, nel cuore soda come
+macigno e capace di starnutire un buon migliaio
+di <i>paternostri</i> al dì; e Donizone, stravagante
+ed ubbriaco frate, che nell'ebrietà scriveva
+la vita di lei in versi esametri latini, e nei
+momenti di lucidi intervalli si tagliava le mani
+al torno. E quella le prestava i pochi uffizii di
+damigella che le potessero occorrere; questi le
+diceva la messa tutte le mattine, le benediceva
+la mensa, le faceva l'esposizione del sacramento
+all'ora di compieta, bene inteso però che Donizone
+adempiva a quest'altri doveri quando non
+si trovava ubbriaco, lo che spessissimamente
+avveniva. Vi servivano infine altri pochi famigliari,
+i quali acquistavano importanza solo in
+occasioni solenni come questa, che albergava
+gente al castello. Ed allora, perchè persone non
+pratiche e ad opposti mestieri addette, commettevano
+goffagini e disattenzioni senza fine,
+cui la distratta castellana neppur essa avvisava.
+E questi stessi erano un vecchio avanzo della corte
+del marchese Goffredo, i quali per loro vecchiezza,
+<span class="pagenum"><a id="page50" name="page50"></a>(p. 50)</span> Matilde non aveva avuto il coraggio mettere sulla
+strada a mendicare.</p>
+
+<p>A questo castello, verso l'ora di sesta del
+domani l'imperatore Enrico si approssimò. E'
+non portava divisa da re. Non aveva abito che
+annunciasse un principe o dimostrasse pompa.
+La testa coperta da berretto a foggia di capperuccio,
+il corpo di una tonica di grosso drappo
+verde, corta fino al ginocchio ed azzeccata al
+fianco da cinto di cuoio, le brache strette fino
+alla noce del piede sovramontate da coturnetti,
+ed un piccolo mantello uso a portare alla caccia
+per essere più spiccio e svelto. Del resto,
+niun'arma, nemmanco il pugnale.</p>
+
+<p>Sorgeva intanto rigidissima giornata. Le nevi,
+cadute a iosa il giorno avanti, ridotte a minutissima
+polvere dal ghiado della notte, levava a
+turbine freddo vento di tramontana ed appiccava
+alle persone ed al muro come mastice. Lo stesso
+fiato si gelava uscendo dalla bocca. Enrico salì
+a piedi l'erta della rocca. Lo accompagnavano
+Baccelardo, Guiberto, il vescovo di Vercelli, quel
+di Bovino, e parecchi signori, venuti appositamente
+di Piacenza, udito della prossima riconciliazione,
+ed attendati per su le circostanti
+alture, non trovando ove albergare. Giunti sul
+piccolo spianato innanti le fortificazioni della
+prima porta, videro uscir fuori dalla postierla di
+soccorso l'abate di Cluny che, da star sugli spaldi,
+<span class="pagenum"><a id="page51" name="page51"></a>(p. 51)</span> li aveva scorti. Ugone trasse incontro all'imperatore
+e gli disse:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, io ebbi l'onore di tenere vostra magnificenza
+al fonte del battesimo, e vi ebbi
+caro come figliuolo, venerandovi come re. Duolmi
+perciò che papa Gregorio abbia voluto darmi
+una parte a sostenere nelle disgrazie che vi
+hanno colpito. E duolmente maggiormente adesso
+che debbo dirvi, d'ordine suo, ingrate parole.
+Imperciochè so, sire, come sovente i grandi comunichino
+alle persone l'odiosità delle opere.</p>
+
+<p>&mdash;Ma che vi han dunque comandato di dirci,
+messer abate? domandò Enrico impaziente.</p>
+
+<p>&mdash;Eccovi, sire. Nel primo recinto di queste
+mura lascerete il vostro seguito: indi solo,
+spogliato dei sandali, del berretto e del mantello,
+i piedi e la testa nuda sotto l'aperta volta
+del cielo, pel tempo perverso che fa, e digiuno,
+attenderete nella seconda rampa che il papa vi
+appelli al castello per perdonarvi.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento di Dio! scoppia Enrico digrignando
+ferocemente, ma costui ha dunque intieramente
+dimenticato che noi siamo re, unto
+come lui, ed inviolabile della persona? Vuole
+dunque gittarci ad eccesso da disperato, e demente
+cozzare con un demente?</p>
+
+<p>&mdash;Sire! risponde Ugone tutto peritoso, vedendo
+la figura sformata del re, che percorreva a lunghi
+passi lo spianato. Sire, per la misericordia di
+Dio, quietatevi. Prestatevi a quest'atto di umiltà.
+<span class="pagenum"><a id="page52" name="page52"></a>(p. 52)</span> Ne avrete larga ricompensa dal cielo, e trionferete
+dei vostri nemici. Che vi giova ribellarvi
+adesso, che vi sta nel pugno la vittoria, e che
+siete alla vigilia di mostrarvi ai popoli vostri più
+grande e più forte? Un segno più o meno di
+umiltà non vi sconforti. Ricordatevi che Cristo
+patì avvilimenti peggiori. D'altronde, gli è l'affare
+di un momento. Sarete tosto introdotto, io spero,
+e riconciliati; perchè quanti siamo nel castello
+non desistiamo dal tornare favorevole il pontefice.</p>
+
+<p>Enrico lo stette ad udire, poi rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Dovremo dunque sorbirci questo calice fino
+alla feccia?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, si fe' a dire Guiberto, anch'io vi prego
+di non guastare l'opera cominciata per sì lieve formalità,
+che i canoni richiedono. Se aveste udito
+il mio consiglio, non vi sareste messo con sì
+nobile e generosa fiducia all'arbitrio dell'impudente
+pontefice. Ma poichè la bisogna si è cominciata
+così, finiamola come si può meglio, in nome
+di Dio, e lasciateci poi cura di ristorarvi l'onore
+quando che sia.</p>
+
+<p>Enrico gitta un sospiro e sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Così vuoi, mio bravo Guiberto? Farò così:
+ma giuro alla Beatissima Vergine di Goslar...</p>
+
+<p>&mdash;Perdonatemi, sire, se ardisco interrompere
+il vostro giuramento. Non sappia la luce del dì
+ciò che passa nel fondo della vostra coscienza.
+Nei tempi che corrono, anche la luce può divenire
+infedele.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page53" name="page53"></a>(p. 53)</span> Ugone di Cluny lo comprese, e gittando un
+sospiro susurra a voce sommessa:</p>
+
+<p>&mdash;Dio ti perdoni, arcivescovo di Ravenna: da
+voi ho meritato questa sopruso.</p>
+
+<p>Enrico strinse la mano di Guiberto e si prestò
+a Baccelardo che gli scioglieva i calzari ed all'arcivescovo
+che gli toglieva il mantello. Indi
+seguì l'abate che, a passo lento e taciturno, precedeva.
+Giunti innanzi la porta della seconda
+rampa, la postierla si aprì per lasciare entrare
+Ugone, il quale recava la novella a Gregorio,
+e si rinchiuse di nuovo sul volto del re. I frati
+del cenobio, i prelati rinchiusi nel castello, salmeggiavano
+dietro i merli della rampa. Enrico
+restò lungamente, degli occhi accollati a quella
+porta, immobile, assorbito in una nuvola di nere
+idee, che gli rinnovellavano i fatti diversi della
+sua vita come le vedute di un panorama. A tempi
+lontani, a scene varie egli viaggiò della mente,
+e considerò quanta improba fosse la natura degli
+uomini, che solamente nel male debbano star
+cheti, e ribellarsi ai modi dolci ed alle azioni
+generose.</p>
+
+<p>Finalmente, assiderato, si tolse di quella posizione
+immobile, e conciossiachè passeggiasse
+sulla neve, cominciò a muoversi per bandire il
+freddo.</p>
+
+<p>Intanto erano passate parecchie ore ed alcuno
+non si vedeva. I piedi arrossiti gli dolevano: il
+volto egualmente, ma più rosso di sdegno che
+<span class="pagenum"><a id="page54" name="page54"></a>(p. 54)</span> di freddo; imperciocchè il sangue, a ventisei
+anni, rigoglioso gli bolliva per le vene. Suonò
+mezzogiorno; suonò vespero: nè alcuno da parte
+di Gregorio comparve. Enrico era digiuno. La
+neve, il vento gli percotevano il viso. Non udiva
+voce fuori di quella lugubre salmodia e di quella
+della natura crucciata. Ma egli non sentiva
+più fame, non sentiva più freddo, dell'ira dell'uragano
+non temeva; perocchè uno, ancora più terribile
+e fosco, imperversava nel suo cuore. Quelli
+della sua corte non ardivano presentarsi a lui
+onde non mortificarlo peggio nella sua umiliazione.
+Ma il loro cuore dava sangue, anche più
+concitato di quello del re. Infine suona compieta.
+Allora Baccelardo, non resistendo oltre, entra nel
+secondo girone, e recando ad Enrico i panni e
+gli usatti:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, dice, ho qui un'azza: comandate che
+quella porta vada a terra, e vi do parola di cavaliere
+che, ferrata com'essa è, ci andrà.</p>
+
+<p>&mdash;E vada, sclama Enrico furibondo, ritirandosi.</p>
+
+<p>Baccelardo, in men che si dice, comincia a
+scaricare sull'uscio tal tempesta di colpi, che la
+postierla principiava a sgangherarsi e ben presto
+gli avrebbe aperto il varco, se non si fosse affacciato
+tra i merli delle mura il vescovo Giovanni
+di Porto ed avesse detto:</p>
+
+<p>&mdash;Ser cavaliere, a nome della contessa Matilde
+e del pontefice Gregorio v'intimo desistere
+<span class="pagenum"><a id="page55" name="page55"></a>(p. 55)</span> dall'opera pazza, e di allontanarvi, se non vi torna
+più grato di esser salutato da qualche centinaio
+di frecce.</p>
+
+<p>Baccelardo sospende i colpi e sta ad udire il
+parlamentario; e come questi ebbe finito:</p>
+
+<p>&mdash;Cane di un vescovo, grida, tu sei un poltrone
+come il tuo padrone, e tutti agite da poltroni
+malcreati. La mia risposta intanto è questa;
+e così potessi darne una somigliante anche
+al figlio del falegname di Soano.</p>
+
+<p>E sì dicendo, scagliava l'azza contro il vescovo,
+che ne avrebbe avuto certo spaccato il cranio,
+se sollecito non si tirava indietro. Egli allora
+tolse la balestra di mano ad un soldato per rimandargli
+il saluto; ma Baccelardo era scomparso
+dietro la rampa delle seconde mura, e unitamente
+al re ed al resto della corte tornava al
+romitaggio di San Nicolao.</p>
+
+<p>L'imperatore non tolse cibo che pochissimo
+e la notte non dormì.</p>
+
+<p>Allo spuntare del giorno voleva partire per
+Piacenza e tentare la fortuna delle armi, l'ultima
+che gli restasse nel naufragio, e morire
+da guerriero come aveva vissuto da re. Se non
+che i signori della sua corte, e Matilde, che tutta
+confusa e peritosa andò a fargli visita per confortarlo,
+lo supplicarono di non si disperare così
+tosto, e correre alla violenza, ma facesse tentativo,
+quel giorno ancora, perchè forse Gregorio,
+soddisfatto di sua umiltà e convinto del suo pentimento,
+<span class="pagenum"><a id="page56" name="page56"></a>(p. 56)</span> gli avrebbe aperte le braccia e perdonato.
+Enrico battagliò lungamente questo avviso.
+Infine, vinto dalle preghiere della pia donna,
+si prestò a secondarli. Sull'ora di sesta quindi
+si presentò di nuovo al castello.</p>
+
+<p>L'abate di Cluny che quivi lo attendeva,
+non ardì profferir parola. Enrico comprese cosa
+significasse la sua presenza, e facendo cenno ai
+suoi di restarsi, si fe' cavare i borzacchini ed il
+mantello, e seguì l'abate. La postierla si aprì di
+nuovo, come il dì avanti, e di nuovo si richiuse.</p>
+
+<p>Quattro ore mortali Enrico ebbe il coraggio di
+attendere ancora quel giorno: niun messaggio
+del papa gli giunse. Ed era medesimamente digiuno,
+ed il tempo orrido al pari. Questa volta però
+le ore passarono più sollecite. Egli restò più
+tranquillo. Imperciocchè cominciò a correre con
+la mente l'avvenire, e vagheggiare un piano di
+vendette. E per tal modo vi si addentrò, e le
+sorbiva con tanta delizia, che, immemore e fuori
+di sè, disse all'arcivescovo di Ravenna che, corrucciato,
+lo veniva a rilevare:</p>
+
+<p>&mdash;Restiamo ancora; prolunghiamone l'agonia.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, risponde Guilberto, gli è inutile attendere
+di più. Vestitevi, montate a cavallo e ritiratevi.
+Io compirò il rimanente. Dimani poi, cavalcheremo
+alla volta di Piacenza, se uopo è,
+e Iddio deciderà della vittoria. Questo infame
+portamento di Gregorio irriterà chiunque ha nel
+petto cuore di un uomo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page57" name="page57"></a>(p. 57)</span> &mdash;Infame sì, risponde Enrico, ancora stravolto
+e col viso scomposto, o meglio convulso, a gioia
+feroce, infame certo; e perciò appunto prolunghiamone
+l'agonia, e ricordiamogli le ore spasimate
+che mi fece passare a Canossa.</p>
+
+<p>Guiberto comprese che l'irritazione del pensiero
+ed il freddo avevano concentrato il sangue
+nella testa del re, e che la febbre ed il delirio
+lo travagliavano. Lo condusse perciò fuori le
+mura, ed affidollo ai cortigiani, affinchè lo menassero
+al romitaggio e lo andassero a ristorare
+di un bagno.</p>
+
+<p>Due ore dopo, un cavaliere si presentava a
+Gregorio come parlamentario, e le porte della
+stanza si chiudevano.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, messere, che vuol dir ciò? dimandava
+Gregorio con voce alquanto commossa.</p>
+
+<p>&mdash;Vuol dire, Ildebrando, rispose l'altro, che
+tu non devi temere ed ascoltarmi.</p>
+
+<p>&mdash;Guiberto! grida il pontefice levandosi da
+sedere, che chiedi tu qui?</p>
+
+<p>&mdash;Guiberto appunto, risponde l'arcivescovo di
+Ravenna, alzando la visiera. Tu non aspettavi
+la mia visita, fratello; ma io, che ho miglior
+cuore del tuo, che che tu ne possa pensare, ho
+voluto gustare del piacere di abbracciarti.</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, assassino, grida Ildebrando ritraendosi,
+qual novello delitto sei venuto qui a commettere?</p>
+
+<p>&mdash;Per l'anima di quel nostro bravo Bonizone,
+<span class="pagenum"><a id="page58" name="page58"></a>(p. 58)</span> fratello, tu non hai cangiato in nulla! Tu sei
+sempre quel petulante giovane, che fantasticava
+in ogni cosa il male e non si piegava nè per
+consigli, nè per forza. Ed a dire che neppure nel
+volto sei mutato! Io invece... eh! fratello, la
+vita del campo e tra le femmine consuma; e tu
+ben ti sei avvisato farti papa. Minchione che non
+lo hai fatto prima!</p>
+
+<p>&mdash;Ma, che cosa è dunque codesto insolente favellarmi?
+aprimi passo o va via, grida Gregorio
+turbato, sbalordito, non sapendo quasi che dicesse,
+affogato da cento affetti diversi.</p>
+
+<p>&mdash;Corpo di mille lance, qui non ci ascolta
+nessuno, Ildebrando. Lascia dunque, con tutti i
+diavoli, codesto sussiego, perchè con me non
+sei nè più nè meno dell'intrigante frate che ha
+barattata la cocolla per la tiara, e del figliuolo
+di Bonizone come me, arcivescovo di Ravenna
+eccetera. Inoltre egli è necessario che io ti favelli.
+E stammi bene ad udire, sai! Perchè già
+da te conosci come il nostro sangue sia infiammabile,
+e come entrambi siamo maledettamente
+corrivi allo sdegno ed alle mani.</p>
+
+<p>&mdash;Parla dunque, e toglimi presto il fastidio
+di vederti, mormora Gregorio, cadendo sul suo
+seggio spossato dall'assalto delle interne passioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ma di', sclama di un tratto Guiberto come
+colpito da un'idea, ti brulicherebbe forse ancora
+per la mente lo scherzo che ti feci a Cariati? Eh!
+<span class="pagenum"><a id="page59" name="page59"></a>(p. 59)</span> via, fratello, non istà bene ad un vecchio pensare
+a queste umane debolezze, e ad un pontefice
+covare sdegni sì lunghi. D'altronde tu mi
+provocasti così villanamente, e ne ho fatta di poi
+una penitenza che non saprei dirti. Lasciamo
+stare dunque i vecchi rancori, che nulla omai
+ci potrebbero giovare e nuocerci moltissimo, e
+pensiamo a perdonarci l'un l'altro. Io già
+mi strugge una rabbia di perdonare, che perdonerei ....</p>
+
+<p>&mdash;Non mai, non mai, non mai! grida Ildebrando
+interrompendolo e rizzandosi di nuovo
+in piedi, no, non mai!</p>
+
+<p>&mdash;Che uomo diabolico che sei, Ildebrando!&mdash;continua
+Guiberto sorridendo e mettendosi a sedere&mdash;gli
+è più facile cavare i denti ad un orso
+che te dal broncio. Eppure, se ci riconciliassimo, sarebbe
+lo spettacolo più commovente di cristianità;
+ed io muoio proprio della voglia di darlo codesto
+spettacolo e di udire a piangere le donne pie per la
+tenerezza, e le buone comari che griderebbero al
+miracolo. Via, piegati dunque fratello, pensa, corpo
+del diavolo, che hai sessantaquattro anni sonati, e
+sei prossimo ad andare innanzi a monsignore Iddio,
+che con voce terribile ti dimanderà, come a
+Caino: cosa hai tu fatto del tuo fratello? Perchè
+vedi, Ildebrando, se io sono stato un poco discolo,
+e forse lo sono ancora un tantino, se sono
+forviato, la è colpa tua, che, invece di darmi
+<span class="pagenum"><a id="page60" name="page60"></a>(p. 60)</span> bravi consigli, mi spingi alla perduta nelle follie.
+Andiamo dunque, abbracciamoci, e qui finisca
+ogni mal'animo. Vedi che io ho fatto il primo
+passo, ora come sempre!</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, ti dico, grida Gregorio, e sgombrami
+la via, scellerato, perchè alla tua vista,
+alla tua memoria, io sento l'anima farsi a brani,
+la ragione disquilibrarsi. Chi è dunque che ha
+permesso a questo rettile di avvicinarsi fino a
+me? Perchè Iddio della divorante sua pupilla non
+ha per anco incenerito quanto di più nefando,
+quanto di più scellerato abbia prodotto la terra?</p>
+
+<p>&mdash;Via, via Ildebrando, non facciamo zannate!
+Tu già conosci che io non rinculo avanti
+le aste, come vuoi dunque che mi spaventi di
+parole e di collere? Animo su, un abbraccio, ed
+a tutti i diavoli i picchi e le smancerie. Siamo
+fratelli alla fine. E poi io ti perdono; e poi io
+non ti domando neppur conto di mia moglie,
+di mia moglie che tu hai vituperata, di Alberada
+che io ho amato col più robusto delirio
+che possa agitare il cuore di un giovane. E tu
+me l'hai tolta, me l'hai rubata, mi hai oltraggiato
+negli affetti e nell'onore. Facciamo pace
+dunque. Le passioni domestiche cedano ai doveri
+politici. I rancori di uomo si seppelliscano
+sotto l'esigenze di papa e di arcivescovo. Prendi
+la mia mano.</p>
+
+<p>&mdash;Indietro, ribaldo, la tua persona, il tuo contatto,
+<span class="pagenum"><a id="page61" name="page61"></a>(p. 61)</span> il tuo respiro stesso avvelena l'atmosfera
+che respiriamo e mi lorda.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! sclama Guiberto, cambiando accento e
+levandosi. Bisogna dunque mutar tuono, non è vero,
+pontefice? Bisogna che ogni voce di natura si
+soffochi, che non siamo mai più Ildebrando e
+Guiberto, ma l'arcivescovo di Ravenna e Gregorio,
+ma i nemici che si han giurata guerra mortale
+e che non si perdoneranno mai, neppure
+con la certezza dell'eterno castigo? Ebbene, tal
+mi avrai, se così vuoi, Ildebrando. Ma, per l'ultima
+volta, io te ne supplico, dimentichiamo ogni
+sdegno, torniamo fratelli.</p>
+
+<p>&mdash;Fratelli! grida Gregorio, fratelli, dici? ed
+Iddio, se io ti perdonassi, avrebbe Iddio coraggio
+di perdonarti egli ancora? Tu hai oltraggiata
+l'opera delle sue mani; tu hai vilipeso il suo
+vicario. E se vero è che vada ligato nei cieli
+ciò che io ligo sulla terra, e che io abbia qualche
+potere, me ne valgo onde perseguitarti
+quaggiù, per dannarti alle fiamme dell'inferno
+nell'altra vita.</p>
+
+<p>&mdash;Eh! sclama Guiberto accigliando, hai pensato
+a provvedermi con tanta carità per questo mondo
+e per quello; e di te, che sarà di te? Sappilo
+adunque. Io non mi imbratterò mai più le mani
+del tuo sangue, perchè il sangue dell'inerme
+mi pesa. Ma un'ora tranquilla di sonno tu non
+gusterai mai più, no, mai più! Già sono a testa
+<span class="pagenum"><a id="page62" name="page62"></a>(p. 62)</span> di esercito numeroso, e meglio che tanto ne leverò.
+Gl'Italiani ti odiavano prima, ora per la tua durezza
+con l'imperatore ti detestano. Tu non hai che le
+armi della parola e le poche truppe di Matilde.
+La tua parola sarà portata dal vento come quella
+dell'insensato; la gente di questa pettegola calpestata
+sotto le unghie dei nostri cavalli. Io ti darò
+la caccia quasi belva feroce. Io calcherò le tue peste;
+insozzerò il tuo abitacolo; turberò i tuoi sonni
+fuggenti, i tuoi desinari frugali. Non ti darò
+tregua neppure di supplicare Iddio che ti tolga
+da codesta carriera di spine. Inoltre mi farò
+creare papa ancor io; e tu sarai incolpato da Dio
+e dagli uomini dello scisma. Le città ti cacceranno
+dalle loro mura come perturbatore della
+pubblica pace, e nella tua coscienza non potrai
+restar tranquillo, perchè come un flagello, come
+Attila, sei venuto a gittare la guerra e la discordia
+nell'universo. Io insomma, io sarò la
+pietra angolare per rovesciare i giganteschi tuoi
+progetti, il demonio che ti vedrai innanzi nell'agonia
+per dirti: Ricórdati, Ildebrando, come
+seducesti la moglie di tuo fratello; ricórdati come
+tentasti sedurre Alberada, e fosti la cagione del
+suo ripudio, e l'autore della sua morte&mdash;se
+morta è pure e non si dispera in lento strazio
+nel fondo di una prigione: ricórdati, Ildebrando,
+che per te tuo fratello si macchiò di omicidio e
+si gittò nel corrotto: ricórdati quanti pontefici
+<span class="pagenum"><a id="page63" name="page63"></a>(p. 63)</span> prevaricasti coi tuoi consigli, quanti principi
+spingesti al delitto, quanta gente morì impenitente
+per le tue scomuniche, quanto fosti ambizioso
+e crudele, come turbasti le leggi dei popoli
+e la tranquillità. Ricórdati....</p>
+
+<p>&mdash;E ne hai ancora di codesta infame litania?</p>
+
+<p>&mdash;Oh! la è lunga, Ildebrando, e niuno meglio
+della tua coscienza può saperlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, giacchè te ne appelli alla mia
+coscienza, io ti rispondo, che le tue parole sono
+le parole di un perverso, i progetti tuoi quelli
+dell'empio. Mi hai messa innanzi lo sguardo
+una tela di delitti a commettere. Ma chi ti assicura
+che i tuoi giorni dureranno fino a
+domani, che tu tenterai la mano di Dio lungamente?</p>
+
+<p>&mdash;Cosa è, fratello? Ti diletteresti anche tu di
+veleni e di comprar la mano di traditori? Eh!
+piano per Dio, perchè, per le sante ossa di tutti
+i martiri, se minimamente di alcuna cosa mi
+avvedo, ti prometto di non darti tempo neppure
+di confessarti, e da cavaliere e da vescovo di
+Cristo ti terrò la parola.</p>
+
+<p>&mdash;I protervi li giunge Iddio; il giusto li disprezza.
+Ma insomma finiamola. Cosa sei venuto
+a cercare qui?</p>
+
+<p>&mdash;Il tuo bene, risponde Guiberto, la tua potenza
+e la tua tranquillità. E ciò non potrai ottenere,
+fintanto che sarai in guerra con l'imperatore
+e con me. Ti propongo dunque la pace,
+<span class="pagenum"><a id="page64" name="page64"></a>(p. 64)</span> e da fratello ti consiglio d'assolvere Enrico. Allora
+io mi contenterò di aver restituita Alberada
+e di essere arcivescovo; egli di andare a dimandar
+ragione ai suoi vassalli della fellonia; e tu
+tornerai a Roma a dispotizzare sicuro. Ma se ti
+ostini, prepárati allora a guerra terribile, perchè
+domani noi torneremo a Piacenza, e diman l'altro
+ci vedrai con formidabile esercito sotto le mura
+di Canossa per levarvi d'assalto od affamarvi. E
+vengano poi le truppe di Matilde che troveranno
+solletico al ricevimento.</p>
+
+<p>&mdash;Credi tu dunque di spaventarmi, quell'uomo?</p>
+
+<p>&mdash;Spaventarti no, perchè so di qual tempra
+d'inferno è il tuo cuore; ma vorrei persuaderti.
+Perchè, ti confesso il mio debole, per quanto
+mi faccia violenza, io non so dimenticare che
+siamo entrambi figli di Bonizone. Arrenditi dunque
+e perdona Enrico. Non tirarlo dai capelli
+nella disperazione; non tentare di piegar l'arco
+di soverchio, che può uscirti di mano e ferirti.
+Il tuo, è un fatale proponimento!</p>
+
+<p>&mdash;Se Enrico è veramente contrito sarà perdonato,
+perchè Iddio non vuole la morte del
+peccatore ma la salute.</p>
+
+<p>&mdash;Ma quando sarà perdonato, io domando?</p>
+
+<p>&mdash;E chi siete voi per metter legge al vicario
+di Cristo, per tentare di scandagliarne il pensiero?
+I suoi disegni sono arcani come quelli di
+Dio, nè men tremendi.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page65" name="page65"></a>(p. 65)</span> &mdash;Ma l'anno della scomunica è prossimo a
+scorrere, ed egli perderà la corona.</p>
+
+<p>&mdash;Il sacerdote ha la benda e non guarda nè
+l'uomo, nè la condizione di chi si presenta ad
+implorare perdono di sue peccata. Enrico è re?
+ma che sono i re avanti a Dio ed avanti a me
+che ne sostengo le veci? Fango sul quale il
+soffio della mia voce passa ed essi non sono
+più.</p>
+
+<p>&mdash;Ma sai, Ildebrando, che tu sei un terribile
+uomo? sclama Guiberto, il quale le braccia
+incrociate sul petto era restato ad udirlo, a
+rimirarlo radiante di luce inspirata. Tu hai prese
+sul serio tutte codeste storie, e finirai per dio
+per farle tôrre sul serio anche altrui. Peccato
+che abbi al tuo comando solamente alcuni preti,
+alcune parole latine e qualche pettegola. Ah! se
+tu avessi un esercito. . . .</p>
+
+<p>&mdash;Il mio Dio è il Dio degli eserciti, e dove
+esso pieghi il ciglio i popoli e l'universo sfumano
+come i sogni del demente. Ed io sono voce
+di questo Dio e questa voce vale più di un
+esercito, più di una corona.</p>
+
+<p>&mdash;E vuoi perciò abusarne?</p>
+
+<p>&mdash;Tu menti! Enrico sarà perdonato, ma
+quando io sarò convinto del suo pentimento, e
+che non covi malvagi progetti; quando l'ora sua
+sarà giunta.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io?</p>
+
+<p>&mdash;Giammai! L'ora della tua grazia è passata. E
+<span class="pagenum"><a id="page66" name="page66"></a>(p. 66)</span> se vero egli è che tu hai onore e coscienza, e
+che codesta coscienza possa l'uomo tribolare
+da togliergli il sonno, la fame, e fino il desiderio
+di vivere, sappi, sappi, uomo perverso,
+che per te solo io ho perseguitato e perseguiterò
+Roberto Guiscardo; per te solo perseguito
+Enrico; per te perseguiterei S. Pietro, se vedessi
+che ti potesse proteggere; perseguiterei
+la Vergine; perseguiterei Cristo; perseguiterei
+Dio. Tu e codesto vigliacco di re menaste vampo
+e mi scherniste, quando ad arcivescovo di Ravenna
+ti elevasti; per darmi rovello me lo
+gittasti sul volto con una lettera infame; per
+isfidarmi a guerra mortale, quasi già fomite
+d'ira fra noi non fosse stato, dentro Roma, a
+casa mia venisti ad insultarmi. Ebbene, io sottrarrò
+agl'imperatori ed ai laici la facoltà d'investire
+feudi ecclesiastici; a voi toglierò le mogli,
+Italia strapperò all'Alemagna; i despoti
+calcherò coi miei piedi; e primo tu&mdash;primi
+Enrico, Guiscardo e tu sarete le vittime.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, ci siamo intesi, sclama Guiberto
+dopo averlo udito attentamente, addio
+dunque, e ricadano sul tuo capo le miserie che
+stanno per contristare l'Europa. Noi non ci vedremo
+mai più da fratelli; il tuo contatto ha
+disseccato il mio cuore: ma guai!</p>
+
+<p>&mdash;Addio, rispose Gregorio, ed uscì, la testa
+alta, il passo fermo, calmo, solenne, il guardo
+rivolto al cielo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page67" name="page67"></a>(p. 67)</span> Guiberto lo lasciò partire, lo perdè di vista,
+poi piegò il capo ed uscì anch'egli mormorando
+fra sè:</p>
+
+<p>&mdash;È un santo, un furbo o un forsennato
+costui?</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page69" name="page69"></a>(p. 69)</span> IV.</h3>
+
+<div class="entete">
+<div class="quoteret">
+<p><span class="smcap min3em">Ric.</span>&mdash;Stanley, quali novelle?</p>
+
+<p><span class="smcap min35em">Stan.</span>&mdash;Niuna buona, milord, perchè voi possiate ascoltarla
+con piacere: niuna tanto cattiva da dovervi esser
+taciuta.</p>
+
+<p><span class="smcap min3em">Ric.</span>&mdash;Codesto è un indovinello! Nè buone nè cattive!
+A che tante frasi prima di venire allo scopo? Una
+volta ancora, quali notizie?</p>
+</div>
+
+<p class="authorsc">Shakespeare.</p>
+</div>
+
+<p>Guiberto non disse nulla al re dell'abboccamento
+che aveva tenuto con Gregorio: solamente
+mandò corriere a Piacenza pe' capitan
+delle truppe di tenersi presti a recarsi a Canossa
+dietro il comando dell'imperatore, e spedì araldi
+ai suoi feudi per far novella tolta di militi. Al
+levarsi di Enrico la mattina, gli parlò delle
+disposizioni prese la notte, e come egli portasse
+avviso di non muoversi più dal romitaggio,
+mandar l'araldo d'armi a chiamar le
+truppe in su quel di Canossa, ed attenderle,
+mentre un altro distaccamento di Lombardi e di
+suoi vassalli, sotto la condotta del vescovo di Vercelli,
+avrebbe bloccato Mantova, dove svernava
+<span class="pagenum"><a id="page70" name="page70"></a>(p. 70)</span> l'esercito in piede di Matilde. Enrico approvò le
+provvidenze, però e' dichiarò volere attendere un
+paio di giorni ancora onde piegare il tenace volere
+di Gregorio. Imperciocchè, dopo aver subíto
+umiliazione così bassa, ei sarebbe stata scioperatezza
+non cavarne construtto, per poi compierne
+vendetta tremenda.</p>
+
+<p>&mdash;L'opera è compiuta a metà, egli diceva,
+niuno mi toglierà l'onta che quest'uomo mi ha
+fatta, quando io fiducioso mi venni a gittar nelle
+sue braccia come in quelle di mio padre, e sperai
+nella sua misericordia, più inesorabile di quella
+di Dio. Egli si è mostrato crudele e vigliacco;
+perchè non bisogna insevire contro il nemico
+il quale dimanda mercè. Ora, se non giungo
+ad ottenere che mi si tolga la scomunica, cosa
+avrò guadagnato? L'onore no, perchè vi ha un
+mezzo solo di ristorarmelo, e questo è quello
+delle armi, rovesciando lui ed i principi miei
+vassalli che hanno stretta lega codarda. L'amor
+dei miei popoli neppure, perchè so come i Tedeschi
+tengano all'osservanza delle costituzioni
+dell'Impero. Avrò forse guadagnato gli Italiani,
+ma questi sono mutabili e superstiziosi. Mi difendono
+oggi; domani, vedendo che trattasi di
+rovesciare il pontefice, potranno compungersi,
+tornar divoti, ed abbandonarmi. E poi credete
+voi, monsignore, che Gregorio non si appellerà
+ai Tedeschi e li chiamerà in Italia per aiutarlo?
+Ad ogni modo, bisogna tentare di aggiustarmi
+<span class="pagenum"><a id="page71" name="page71"></a>(p. 71)</span> con lui, se ciò si potrà. In ultimo, ci
+appiglieremo al partito delle armi; e sarà quel
+che sarà, perchè allora consiglia la disperazione.</p>
+
+<p>&mdash;Ma almeno, sire, fingiamo di voler decidere
+la sorte con le battaglie. Perchè la contessa,
+che teme per la vita del suo papa, non
+teme meno per i suoi Stati, nei quali non desidera
+certamente che si accenda la guerra. Ella
+pregherà vostra sublimità per usar moderazione
+ancora e pazienza, e voi fingerete cedere alle sue
+preghiere: pregherà il pontefice a non ostinarsi;
+e Gregorio, che non ha mica gusto di sconfortare
+questa santa creatura e di alienarsela,
+l'ascolterà. Perchè Gregorio, meglio di tutti, comprende
+di quanto periglio possa essere una
+guerra in Italia, giusto attorno alla sua persona.
+Così, sire, si serberà almeno la dignità di uomo
+e la fierezza del guerriero.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene! Mettete dunque voce che si è ordinata
+la mossa del campo di Piacenza, e che
+domani il vescovo di Vercelli ed il principe Baccelardo
+cavalcheranno sopra Parma, voi sopra
+Mantova, e noi al blocco del castello.</p>
+
+<p>Sparsa la voce di questo piano fra il popolo
+numeroso, accorso a vedere la pace tra il pontefice
+e l'imperatore, proruppe ognuno in grido
+di giubilo; imperocchè tutti strabiliavano della
+pertinacia di Gregorio. Matilde, che si era recata
+all'albergo dell'imperatore per visitarlo e calmarne
+<span class="pagenum"><a id="page72" name="page72"></a>(p. 72)</span> l'irritazione, udì ancora ella quei fremiti,
+e ne rimase colpita. Non per paura, perchè educata
+fra le armi, ma perchè vedeva pericolare
+la salute di due uomini a lei carissimi, l'imperatore
+ed il pontefice. Ella si sentiva alle strette
+di osteggiare il suo parente e signore, o
+il papa e quindi Iddio. Cominciò perciò a supplicare
+caldamente Enrico che facesse novello tentativo
+per piegare l'irritato prete, e confidasse
+nelle intercessioni sue. Perocchè ella conosceva di
+fermo Gregorio non aver animo malvagio ed ostile
+contro di lui, ma agire per severo zelo di sacerdote.
+Lo persuadeva pure a non perdere il frutto
+delle umiliazioni già fatte, sendo che sapeva
+di sicuro Gregorio inclinare già a perdonarlo;
+e che ella gli prometteva, dove ciò non fosse
+avvenuto fra un paio di giorni, di restar neutrale
+nella contesa. Che perciò non disperasse,
+e mandasse nuovi negoziatori per intercedere
+pace, ed aggiustare le pretensioni ed i
+patti. Alle preghiere di Matilde si aggiunsero
+quelle caldissime della contessa Adelaide e dell'abate
+di Cluny. Per modo che Guiberto, fingendo
+anch'egli di calmare il corrucciato re, gli
+cadde ai piedi e lo scongiurò di arrendersi e di
+non gittare Italia nella guerra civile, prima che
+nella sua coscienza non fosse convinto di avere
+operato per evitarla quanto uomo poteva operare.
+Allora Enrico si lasciò vincere. E promise
+che, in sul mezzodì, e' si sarebbe recato, come i
+<span class="pagenum"><a id="page73" name="page73"></a>(p. 73)</span> giorni precedenti, al castello per ottenere l'assoluzione.</p>
+
+<p>Infatti vi andò. L'abate di Cluny, d'ordine
+dell'impenetrabile Gregorio, compì la sua cerimonia
+come avanti; ed il re scalzo, scoverto,
+e medesimamente, travagliato dalla neve e dal
+vento si presentò nel secondo ricinto delle
+mura. Aspettò fino al vespero, aspettò fino a
+compieta. Ma neppur questa volta il pontefice
+lo chiamò. Allora, agghiadato dal freddo, i piedi
+fatti lividi ed il viso piombino, con una violenza
+disperata nell'animo, si decise seriamente
+a partire di Canossa. Egli appariva chiaro oramai
+che Gregorio non aveva altra mente che
+insultarlo, conculcare nel fango la regia dignità,
+assaporare a centellino la voluttà della vendetta
+e dell'alterigia. Si tolse perciò di quel
+sito infame, e venne alla sua corte per ritornare
+al romitaggio, risoluto di non più avvicinarsi
+a Canossa che alla testa di un esercito
+onde dimandar conto dei vecchi e dei nuovi vituperi.</p>
+
+<p>A piedi dell'erta però, una specie d'orso ed
+una giovane si aprirono il passo tra la folla stivata
+della gente, che pendeva da quell'avvenimento,
+ed all'imperatore si presentarono.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, disse l'uomo, cui Baccelardo conobbe
+subito per Laidulfo, qual compenso mi darete
+voi se per domani mastro Ildebrando farà aprirvi
+quelle maledette porte della fortezza?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page74" name="page74"></a>(p. 74)</span> Enrico gitta lo sguardo su costui, poi volgendo
+le spalle con dispetto ordina, allontanandosi:</p>
+
+<p>&mdash;Frustatemi quel cialtrone.</p>
+
+<p>Baccelardo si approssima a Laidulfo, e tiratoselo
+da parte lo rimprovera:</p>
+
+<p>&mdash;Compare, v'ha dunque bisogno di pattuire
+con un re? Tu gli renderai grande servigio; devi
+perciò sperare grosso compenso.</p>
+
+<p>Laidulfo si gratta l'orecchio sinistro e risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Perciò appunto che egli è re voglio patteggiare.
+Io conosco come costoro mantengono
+la parola! Per tutto ringraziamento, ti fanno nascondere
+quattro o cinque pollici di stiletto nel
+cuore, o qualche graziosa dose di veleno nello
+stomaco in un gotto di Sicilia o in un pasticcio
+di cavriuolo, e buon dì a chi rimane. Mai
+no: patti innanzi e ricompensa sicura.</p>
+
+<p>&mdash;Pezzo di birbo! ed avresti cuore di andare
+a mercanteggiare con un sovrano ridotto a
+quello stremo?</p>
+
+<p>&mdash;Cuore! e chi ti ha detto che ne abbia cuore
+io? Però questo è il mio stile.</p>
+
+<p>&mdash;E che faresti tu insomma?</p>
+
+<p>&mdash;Quel che vorranno. induco mastro Ildebrando
+ad accogliere questo minchione di re,
+che ha tanta frega di benedizioni, o l'uccido e
+ne lo libero intieramente. Ma io posseggo un
+mezzo a cui il prete non resisterà.</p>
+
+<p>&mdash;In ogni conto lo fredderai se lo trovi ostinato,
+non è vero?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page75" name="page75"></a>(p. 75)</span> &mdash;Credi che m'imbratterei l'anima per questo?
+mi regolerò giusta i patti che stabiliremo.</p>
+
+<p>&mdash;Ucciderlo no, risponde Guaidalmira, io nol
+permetterò giammai.</p>
+
+<p>&mdash;Zitto tu, berghinella. Chi ti ha imparato a
+rispondere dove parlo io? La è questa la veneranza
+che si deve ai consigli dei più provetti?</p>
+
+<p>&mdash;E dimmi un po', Laidulfo, continua Baccelardo
+pensieroso, la testa in giù, riflettendo alla
+proposta di colui, dimmi un po' che pretenderesti
+tu per codesto pietoso uffizio.</p>
+
+<p>&mdash;Spieghiamoci chiari. Che cosa si vuole? Che
+il re venga ricevuto? Ebbene ei mi darà una contea
+con tutte le terre ed i diritti pertinenti&mdash;bene
+inteso però che la voglio nei paesi d'Italia.</p>
+
+<p>&mdash;Per Dio, compare, tu fili grosso. E che
+pretenderesti se dovessi ucciderlo?</p>
+
+<p>&mdash;Che? Vedi un poco cosa si dà nel suo
+paese per <i>Wehrgeld</i><a id="footnotetag1" name="footnotetag1"></a><a href="#footnote1" title="Go to footnote 1"><span class="smaller">[1]</span></a>. Venti soldi per uno
+schiavo: 30 per un porcaiuolo: 36 per uno
+schiavo divenuto colono tributario: 40 pel maniscalco
+che cura 12 cavalli, pel cuciniere che
+ha un aiutante, pel pastore che guarda 80
+montoni, per l'orefice, pel ferraio: 45 per
+<span class="pagenum"><a id="page76" name="page76"></a>(p. 76)</span> un servo della chiesa e del re: 80 per uno
+schiavo affrancato in presenza della chiesa o
+con una carta formale: 100 per l'uomo di condizione
+media, pel romano che ha beni proprii
+o viaggia, per l'uomo del re e della chiesa:
+160 per l'uomo libero: 200 pel chierico nato
+libero, per l'uomo affrancato a danaro: 300 pel
+romano conviva del re: 400 pel suddiacono;
+600 pel diacono: 600 pel prete nato libero, pel
+conte, pel sagibero<a id="footnotetag2" name="footnotetag2"></a><a href="#footnote2" title="Go to footnote 2"><span class="smaller">[2]</span></a>: 640 pel parente di un
+duca: 900 pel vescovo: 960 pel duca: 1800
+pel barbaro libero, compagno del re, attaccato
+ed ucciso nella sua propria casa da una banda
+armata&mdash;Ora ti lascio considerare cosa valga
+la vita di un pontefice! Mi contento che mi dia
+un vescovado.</p>
+
+<p>&mdash;Uhm! compare, tu non hai mica voglia di
+guadagnarti la vita con l'aiuto di Dio.</p>
+
+<p>&mdash;Ti par troppo?</p>
+
+<p>&mdash;Ma sì per Dio! Non pertanto, mettiti all'opera,
+compila, e forse il re sarà ancora più
+generoso che tu non desideri.</p>
+
+<p>&mdash;E chi mel guarantisce?</p>
+
+<p>&mdash;Io.</p>
+
+<p>&mdash;Tu? Uhm! ragazzo mio, con questo suono
+non mi muovo nemmeno quanto son lungo.</p>
+
+<p>&mdash;Tu sei un ebreo, Laidulfo! E non ti pare
+che la stessa natura del servigio e l'urgenza del
+<span class="pagenum"><a id="page77" name="page77"></a>(p. 77)</span> caso fossero garanti ancora più possenti di una
+parola?</p>
+
+<p>&mdash;Sicuro. Ma per togliersi poi da scrupoli,
+e' potrebbe anche regalarmi una bella collana
+di corda e farmi appendere speditamente ad un
+albero. Che te ne pare? Tu non conosci, ragazzo
+mio, di che pasta si facciano i re, e come essi intendano
+la faccenda della coscienza, dei dritti e
+dell'onore! Questi sono legami del volgo e degl'imbecilli.
+Ma non l'accoccano a me, no; te
+lo giuro pel santo asino di Balaam!</p>
+
+<p>&mdash;Tu calunnii l'imperatore, Laidulfo. Egli non
+si è mostrato mai taccagno con chi gli ha praticati
+degli uffici.</p>
+
+<p>&mdash;E se adesso volesse fare eccezione?</p>
+
+<p>&mdash;Impossibile. Egli tiene all'opera che tu imprendi
+più che alla vita.</p>
+
+<p>&mdash;Ne sei certo?</p>
+
+<p>&mdash;Come dell'anima. D'altronde, vedi che non
+v'ha mezzo per avvicinarti a lui e patteggiare.
+Val meglio perciò tentare la cosa che starne così;
+perchè una mercede, e generosa, l'avrai sicuro&mdash;e
+ti farò risparmiare altresì la frusta che ha
+comandato di largheggiarti.</p>
+
+<p>&mdash;Ecco le munificenze regali! Ecco di che i
+re non sono mai avari! Una pena per tutti i
+falli; la fame e l'obblio per tutte le virtù.</p>
+
+<p>&mdash;Diavolo! tu fai della morale, sclama Baccelardo
+ridendo.</p>
+
+<p>&mdash;Dio me ne scampi! riprende Laidulfo, io
+<span class="pagenum"><a id="page78" name="page78"></a>(p. 78)</span> non sono ancora si disperato. Orsù dimmi un po',
+come si fa a penetrare nella fortezza?</p>
+
+<p>&mdash;Niente di più facile. Ti condurrà l'arcivescovo
+di Ravenna. Bada però di non farlo troppo
+domesticare con codesta giovane. E sarai ammesso
+come parlamentario in piena sicurezza. Ne abbiamo
+parola della contessa.</p>
+
+<p>&mdash;Vediamo dunque cosa saprà fare codesto
+arcivescovo, e lasciate a me cura del resto.</p>
+
+<p>Sul cader della sera, infatti, Laidulfo e Guaidalmira
+venivano introdotti nel gabinetto di Gregorio
+dalla stessa contessa Matilde, la quale non si
+lasciò a ciò indurre senza prima aver tastato un
+po' il messo, ed attinto un barlume dei mezzi che
+si volevano adoperare. Laidulfo veramente non
+le disse tutta la verità. Però seppe dare alle sue
+parole una forma di credenza, e d'altronde Guaidalmira
+guarentì della sua vita che non sarebbe
+al papa venuto male di sorte. Gregorio, occupato
+vicino al camino a scrivere lettere ai principi
+di Germania, non avvertì della coppia entrata
+nella sua stanza; nè questa fece pressa per aprire
+l'abboccamento. Ma come Ildebrando ebbe finita
+di scrivere lunga pagina, e prendeva fiato per
+voltar l'altra, alza lo sguardo e scorge Laidulfo
+che, le mani congiunte dietro i reni, aspettava.
+Allora questi si fece più avanti fin presso il tavolo
+e disse:</p>
+
+<p>&mdash;Ser papa, mi conosci?</p>
+
+<p>&mdash;Chi sei tu?</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page79" name="page79"></a>(p. 79)</span> &mdash;Uhm! un bravo ed onesto mercante, pontefice.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, soggiunge Guaidalmira traendosi
+innanzi, è mio padrino.</p>
+
+<p>&mdash;Quella giovane, ti bisognerebbe dunque alcuna
+cosa?</p>
+
+<p>&mdash;A me no, santo padre; ma piacciavi di
+ascoltare le suppliche di mio padrino.</p>
+
+<p>&mdash;Vale a dire, suppliche no. Io vengo invece
+a proporti un bel contratto, pontefice, se da te
+si può cavar qualche cosa.</p>
+
+<p>&mdash;Parmi che la tua laida figura non mi torni
+affatto nuova.</p>
+
+<p>&mdash;Sicuramente. La vigilia di Natale del 76
+venni ad offrirti un altro bello affare, che commettesti
+la balordaggine di non accettare. Se ti
+ricordi, quel tale vescovado di Oria! Pare proprio
+che io sia destinato ad esser vescovo, perchè
+ci ho un'inclinazione tale, ma tale da sembrare
+una malattia ed ostinata mi frulla nel pensiero
+ovunque mi volga. L'è una fissazione, bisogna
+convenirci.</p>
+
+<p>&mdash;Ma dimmi un po', quella giovane, costui è
+matto?</p>
+
+<p>&mdash;No, signor pontefice, risponde impudentemente
+Laidulfo stesso, piuttosto tristo, come
+dicono gli sciocchi. Ma che vuoi! L'uomo non può
+esser diverso da ciò che lo ha fatto Iddio. Or
+dunque, per venire a bomba, nel 76 proposi di
+venderti un segreto, e quel segreto era niente
+<span class="pagenum"><a id="page80" name="page80"></a>(p. 80)</span> meno, che la notte ti avrebbero assassinato come
+avvenne....</p>
+
+<p>&mdash;Ah! scellerato, ora ricordo meglio la tua
+persona. Ancora tu eri degli assassini.</p>
+
+<p>&mdash;Appunto, mi avevano pagato perciò, e feci il
+mio dovere. Ma non andare in bestia, pontefice,
+perchè tu perdonasti a tutti, e buon pro
+adesso.</p>
+
+<p>&mdash;Ed è forse per qualche attentato simile che
+ora qui ti han mandato?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! eh! quel galantuomo! non calunniamo
+la gente dabbene. Io sono qui per venderti un
+segreto, anche più rilevante.</p>
+
+<p>&mdash;Ma tu sei dunque il demonio che conosci
+quanti segreti mi riguardano?</p>
+
+<p>&mdash;Presso a poco, pontefice; e se non son demonio,
+gran cosa non può mancarmi&mdash;solo che
+mi facessi vescovo....</p>
+
+<p>&mdash;Esci furfante, se vuoi che non ti faccia
+frustare, grida Gregorio divampando di
+sdegno.</p>
+
+<p>&mdash;Frustare, frustare! mormora fra i denti
+Laidulfo, prendi un granchio, pontefice: io sono
+nobile. Ma lasciamo stare queste bazzecole e
+parliamo sul serio. Con un primo esempio hai
+veduto, come io sia veritiero ed onesto. Ora ho
+un altro segreto da vendere. Perchè, vedi bene,
+entrambi noi siamo mercanti e spacciamo parole:
+con la differenza che tu, come chierico, pontefice,
+le spacci latine; io volgari, come laico. Or dunque,
+<span class="pagenum"><a id="page81" name="page81"></a>(p. 81)</span> di', vuoi mercanteggiar meco da bravo cristiano?</p>
+
+<p>&mdash;E che riguarda cotesto segreto?</p>
+
+<p>&mdash;Da capo! è un segreto come il miracolo di
+S. Donegilda, cui la sera tagliano i capelli e
+la mattina le pie monache li fanno trovar cresciuti.
+Dimmi solo se vuoi comprarlo a patti
+equi, perchè altrimenti saprò a chi venderlo e....
+E tu non ci avrai gran gusto, pontefice. Ti pentirai
+anzi di non aver dato metà dei tuoi feudi
+a chi tel proponeva.</p>
+
+<p>&mdash;Tanta importanza ha dunque codesta bisogna?</p>
+
+<p>&mdash;Tanta! rinunzio al prezzo, per dio, se,
+dopo che l'avrai udito, non dirai: corpo dei santi!
+Laidulfo, tu sei un buon diavolo, <i>et quia super
+pauca fuisti fidelis</i>, cardinale di santa Chiesa <i>te
+constituam</i>.</p>
+
+<p>&mdash;E chi mi assicura che tu non menta?</p>
+
+<p>&mdash;Chi? Un tal falegname di Soano chiamato
+Bonizone. Per sodo devi conoscerlo, Ildebrando.</p>
+
+<p>&mdash;Lui! E cosa entra Bonizone coi tuoi segreti?</p>
+
+<p>&mdash;Ci entra benissimo come vedrai. Ma non
+andiamo anguillando per pigliar terreno. Un santo
+padre dovrebbe esser uomo di poche e sagge
+parole, e tu sei ciarliero anzi che no. Di' dunque,
+vuoi sapere il segreto?</p>
+
+<p>&mdash;Favella.</p>
+
+<p>&mdash;Ascolta prima i miei patti. Domani, allo
+spuntare dell'alba, manderai la contessa Matilde,
+<span class="pagenum"><a id="page82" name="page82"></a>(p. 82)</span> la contessa Adelaide, l'abate di Cluny ed il marchese
+Azzo d'Este all'imperatore Enrico....</p>
+
+<p>&mdash;Che dici?</p>
+
+<p>&mdash;Ma, per Abramo, ascolta. Manderai questa
+nobile commissione al re, e questa, in nome tuo,
+gli prometterà che lo riceverai incontanente,
+senza più pettegoleggiare e fare il fiero. E tu,
+come il re verrà, lo ascolterai, lo assolverai e
+mangerai con lui come fratello. Ecco ciò che io
+richiedo da te. Vuoi starci?</p>
+
+<p>&mdash;No.</p>
+
+<p>&mdash;Bisogna dunque dire che farnetichi. Allora
+io ti propongo un altro partito. Se, come
+avrai saputo il mio segreto, stimerai esagerato
+il compenso che ti richiedo, io consento a non ottenerlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ma che cosa è dunque che devi dirmi? favella
+in nome di Dio. Domani riceverò il re.</p>
+
+<p>&mdash;Parola di sommo pontefice?</p>
+
+<p>&mdash;Parola.</p>
+
+<p>&mdash;Ebbene, sclama allora Laidulfo cavandosi
+di sotto il mantello uno scrignetto, conosci tu
+le armi di questo mobile?</p>
+
+<p>&mdash;Mio Dio! e come in mano tua quello
+scrigno?</p>
+
+<p>&mdash;Ecco qui. Io peregrinava Italia come zingano,
+vendendo specifici e talismani per le malattie
+degli uomini e delle bestie, e reliquie pei
+divoti, allorchè una sera capitai a Soano. Impaniato
+tra quei viuzzi a notte alta, era deciso passarla
+<span class="pagenum"><a id="page83" name="page83"></a>(p. 83)</span> al sereno, coricato sul suolo, allorchè, nella
+magione vicina, mi sembrò udire gente che ancora
+vegliava. Cercai la porta, e venne ad aprirmi
+un servo. Gli dissi che avesse pregato il padrone
+di ricovrarmi fino al mattino, e di qualche vitto,
+perchè arrovellava della fame. Il servo portò la
+dimanda, e ritornò rispondendo che poteva entrare.</p>
+
+<p>&mdash;Abbrevia, l'interrompe Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Io non ho fretta, ripete Laidulfo, mettendosi
+a sedere, e continua.</p>
+
+<p>&mdash;Io mi trovai presso di un falegname venuto
+in fortuna. Mi accolsero caritatevolmente. Alcuno
+non mi domandò nè nome, nè condizione; mi
+fu dato lautamente da cenare, e poi un buon
+letto, sicchè io dormii come un canonico fino a
+giorno alto del domani. Appena alzato, mi recai
+per render grazie al mio ospite, palesargli il mio
+nome ed il mio stato, e presentarlo di un amuleto
+pel mal di pietra, da cui il povero vecchio
+andava travagliato.</p>
+
+<p>&mdash;È vero, sclama Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Se è vero! ripiglia Laidulfo, io parlo evangelio.</p>
+
+<p>&mdash;Avanti e presto.</p>
+
+<p>&mdash;Va bene. Il falegname stava in sul punto di
+morire. Io vestivo in quel tempo schiavina di romeo,
+perchè, essendo stato attossicato da una zingara
+ed essendomene tirato con un controveleno, avevo
+fatto fra gli spasimi un cotal voto alla Madonna di
+<span class="pagenum"><a id="page84" name="page84"></a>(p. 84)</span> Loreto e là mi recavo per soddisfarlo. Piacqui al
+vecchio. Ei mi credette un santo, o su quel torno.
+Ora, costui si aveva in casa una bimba trista e
+piagnucolosa da fare strabiliare un demonio. Morendo,
+quella monnelluccia restava Dio sa a chi.
+Il vecchio voleva mandarla a Roma a qualcuno
+che ne avesse dovuto pigliar cura. Eran giorni
+di guerra. Correvano il paese Tedeschi, e saccomanni, e
+lance del papa ed ogni ben di Dio di
+malandrini. Alcuno dei terrazzani di Soano non
+voleva torsi la missione di condurre la bimba a
+Roma, per prezzo che offrisse il vecchio moribondo.
+Io gli sembrai l'uomo mandato da Dio.
+Il mio vestito, il mio portamento umile, contrito,
+divoto, lo sedussero. Mi domandò se volessi accettare
+la commissione. A vero dire, io allora
+abborrivo le creature peggio che non abborrissi
+il duca di Puglia, Roberto Guiscardo. Però, per
+farmi dispetto, per fare arrabbiare la mia bestiale
+natura, accettai. Si trattò del prezzo che mi si
+offriva per il viaggio e le spese della bimba e
+di me. Mastro Bonizone era taccagno anzi che
+no; ma le ore sue sembravano contate, io non
+tenevo punto all'affare, alcuno non si presentava
+per rendergli servigio a miglior patto; bisognò
+dunque calare all'accordo. Restava un
+dubbio.</p>
+
+<p>&mdash;Uno solo? dimandò Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Almeno il più grave.</p>
+
+<p>&mdash;E quale? conchiudi dunque.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page85" name="page85"></a>(p. 85)</span> &mdash;Ecco qui. Io dovevo condurre quella scimiuzza
+stridula a Roma e consegnarla a qualcuno.
+Ora costui l'avrebbe egli tolta senza una
+pistola di chi la mandava e senza un breve di
+ricordanza sull'identità della puttina?</p>
+
+<p>&mdash;Ah! ed allora? sclama Gregorio turbandosi
+visibilmente.</p>
+
+<p>&mdash;Allora fu mandato a chiamare un tabellione,
+un tal mastro Anasprando.</p>
+
+<p>&mdash;Viveva dunque ancora? sclama Gregorio
+quasi suo malgrado.</p>
+
+<p>&mdash;Se viveva! Era fresco come l'abate di Nonantola
+che si conforta con trenta beghine, di
+cui la più vecchia ha venti anni. Mastro Anasprando
+dunque fece una lettera ed un bel <i>breve
+di ricordanza</i>, a scrittura grossa come i rosoni
+della chiesa di Sant'Ambrogio di Milano; mastro
+Bonizone vi mise sotto una croce; quattro altri testimoni
+vi cincischiarono degli scorbi come campanili;
+dentro questo forzierino chiusero questo
+libro di ore che qui vedi, e mel consegnarono,
+dicendomi che dovessi darlo a colui cui conducevo
+la fanciulla, sendo una memoria di sua madre.
+Ora il libro di ore ed il forzierino è questo
+qui, con le armi del conte di Reggio, perchè
+il libro apparteneva alla sua figliuola Bertradina...</p>
+
+<p>&mdash;E la ragazza? dimanda Ildebrando ansioso.</p>
+
+<p>&mdash;La ragazza... Veramente fui tentato all'indomani
+di venderla a qualche zingano o a qualche
+<span class="pagenum"><a id="page86" name="page86"></a>(p. 86)</span> ciurmadore. Ma poi pensai che avevo tolto
+un bel prezzo della commissione e dovevo compierla
+da galantuomo. Soddisfatto quindi il mio
+voto di Loreto, mi recai a Roma. L'uomo a cui la
+bimba, la lettera, il forzerino erano inviati non
+vi era più.</p>
+
+<p>&mdash;Davvero?</p>
+
+<p>&mdash;Sissignore. Egli era partito proprio per
+quella stessa Soano, donde io era mosso, e per
+vedere proprio morire quel vecchio che io avevo
+veduto moribondo, e forse per aver proprio quella
+scimiuzza di bimba che io gli recavo a Roma.
+Il vecchio che lo attendeva e che forse disperava
+vederlo venire, che sentiva sfuggirsi l'anima,
+che conosceva l'indole dell'uomo a cui aveva a
+fare, si era affrettato nelle risoluzioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ma allora cosa facesti tu del mandato?</p>
+
+<p>&mdash;È giusto quello che io m'accingo a dirti e
+per cui mi vedi qui. Quella fanciulla, nella mia vita
+dissipata e randagia mi tornò da prima di grave
+fastidio, e più di una fiata mi frullarono pel capo
+disegni tristi. Però, pensando poscia che io ero
+solo come la notte, mi feci violenza e la tenni.
+Tanto più che la poverina riesciva ogni dì più
+vispa e non piangeva più, avvegnachè passasse
+sovente interi giorni digiuna. Poi si fe' grande,
+uscì di fanciulla, ed io le aveva messo un amore
+pazzo. Bestione! La amavo quasi mi fosse figliuola;
+e la guardai perchè non capitombolasse, essendo
+fatta belloccia, ed i fottivento la rimorchiavano.
+<span class="pagenum"><a id="page87" name="page87"></a>(p. 87)</span> D'altronde ella si guadagnava bene la
+vita, avendole una zingana insegnati certi segreti
+per pescare nell'avvenire. Ed eccola qui
+questa galuppa, che sì è fatta rossa come una
+ciligia di Genova.</p>
+
+<p>&mdash;Ella! sclama Gregorio.</p>
+
+<p>&mdash;Appunto. Che ne dici, Ildebrando? non è
+un tocco da far gola ad un monsignore?</p>
+
+<p>&mdash;Ed io sono figlia di una contessa? mormora
+Guaidalmira come parlasse a sè stessa.</p>
+
+<p>&mdash;Sissignore, della contessa di Reggio, monella,
+soggiunge Laidulfo stringendole il capo sul seno
+e baciandola sulla fronte.</p>
+
+<p>&mdash;Ma la lettera, ma lo scritto del tabellione,
+dimanda Gregorio impaziente ed ansioso, divaricando
+gli occhi; lo scritto non l'hai tu conservato
+altresì?</p>
+
+<p>&mdash;Se l'ho conservato? Magari! Gli è il mio
+tesoro. Ed ecco il segreto che ti riguarda, pontefice,
+e che io avrei venduto ai tuoi nemici, ad
+un concilio, a Satana, i quali ne avrebbero menata
+galloria come di una battaglia guadagnata.
+Leggi, leggi un poco se ti piace.</p>
+
+<p>Gregorio toglie la pergamena di mano tremante,
+e legge:</p>
+
+<p>»In nomine di Dio, dalla beata Vergine e di
+S. Inegilda amen.</p>
+
+<p>»Hogi che sono li 27 di Martio die di Giovedì
+santo dell'anno dell'incharnatione del nostro
+signore Gesù Cristo 1057 anno secundo
+<span class="pagenum"><a id="page88" name="page88"></a>(p. 88)</span> del regno di Enrico IV <i>dominus noster et primus
+ponteficis Stephanis</i> IX, Inditione VII&mdash;<i>actum
+Soani civitate</i> nella casa di mastro Bonitione
+di cumditione falegniame <i>in cubiculum</i>
+dela chamminata il quale Bonitione in nostra
+<i>præsentia</i> et <i>testimonibus</i> Marcho congnomento
+Digitomutio Gelasio Canaiuolo Pietro <i>servus marchionis
+Etrurie</i> affrancato <i>cum danario</i>, et Zaccheria
+subdiacono tutti non habili di scrittura
+e perciò crocie segniati che noy tabellio
+<i>communis Soani</i> certioriamo come <i>facta e propris
+personibus qui fuerunt</i> testimoni della comseguazione
+<i>quem predictum mastrum Bonitionem</i>
+have fata di una bambina, che il medesimo
+Bonitione <i>certiorat esse</i> la propria figla del suo
+filiuolo Ildebrando et dela Bertradina filiuola
+del conte di Reggio <i>uxorem alii fili suis</i> Guiberto
+che perciò have trucidata fino a morire
+cum un coltelo la detta molie, ad un ebreo...</p>
+
+<p>&mdash;Questa è infame, è esecrabile menzogna!
+sclama Ildebrando alzandosi da sedere.</p>
+
+<p>&mdash;Non puoi negare però che l'atto è in tutta
+regola, Ildebrando, sclama Laidulfo, tirando dalle
+mani del papa la scritta e mostrandogliene un'altra,
+non puoi negar che questa è la lettera diretta
+a te dal tuo padre a Roma, con cui ti manda
+la tua figliuola, non puoi negare che questi atti
+in mano dei tuoi nemici.....</p>
+
+<p>&mdash;Questa è scelleratissima calunnia, proseguiva
+Ildebrando riscaldandosi sempre più, e la
+<span class="pagenum"><a id="page89" name="page89"></a>(p. 89)</span> giustizia di Dio non potrà permettere che si
+faccia onta ad innocenti, si vituperi la memoria
+di una pia...</p>
+
+<p>&mdash;Tutto sta bene, tutto eloquentemente detto.
+Però devi convenire che se questo scritto cadesse
+in mano dei tuoi nemici...</p>
+
+<p>&mdash;Qualcuno ha letta dunque codesta pergamena?</p>
+
+<p>&mdash;Nessuno, ed il segreto, se il tabellione ed
+i testimoni sono morti, non potrebbe palesarsi
+che da questa triste di scritta.</p>
+
+<p>&mdash;Resti dunque il segreto ed il vero al cospetto
+di Dio, che questa scritta non tradirà più
+alcuno.</p>
+
+<p>E sì dicendo, Gregorio strappava di un lancio
+dalle mani di Laidulfo sorpreso l'atto della consegna
+della fanciulla e la lettera e le gittava nel
+fuoco, e con le molli ve l'incalzava, ve la teneva.
+Guaidalmira stende subito la mano nella brace
+per cavarle, sclamando:</p>
+
+<p>&mdash;Voi consumate la mia esistenza, pontefice!</p>
+
+<p>Ma Gregorio con la molle le spinge più dentro
+tra le fiamme. E quella carta si rattrappa, si fa
+nera, si arroventa&mdash;infine non resta del testimonio
+della vita civile di quella povera giovane
+che poca cenere. Ella si mette le mani sul volto
+per non assistere a quella specie di omicidio
+morale, e prorompe in pianto.</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, dimanda allora Laidulfo che aveva
+<span class="pagenum"><a id="page90" name="page90"></a>(p. 90)</span> veduto tutta codesta scena in apparenza senza
+muovere palpebra, ma tastando sul petto il suo
+pugnale, pontefice, manterrai adesso la tua parola?</p>
+
+<p>&mdash;A domani.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene allora, risponde Laidulfo, ritirando
+la sua mano dal giubbetto, lasciando il pugnale
+e facendo una riverenza. A domani.</p>
+
+<p>Guaidalmira si avvicina allora tutta tremante
+a Gregorio quasi avesse voluto gittarsegli ai piedi,
+e gli dice:</p>
+
+<p>&mdash;Voi dunque...</p>
+
+<p>Ma Gregorio le taglia in bocca le parole, e
+facendole cenno imperioso di partire sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Donna! il segreto che udisti muoia con te.</p>
+
+<p>La giovinetta gli alza addosso gli occhi lucidi
+di lacrime, ed uscendo dietro a Laidulfo prorompe:</p>
+
+<p>&mdash;La mia scienza non m'ingannava!</p>
+
+<p>Gregorio loro tenne dietro col guardo ansioso,
+finchè non furono scomparsi, poi alzando al cielo
+gli occhi e le mani gaudioso gridò:</p>
+
+<p>&mdash;Sono libero. Quei cialtroni non saranno
+creduti. La terra non avrà più macchia da appormi:
+per i presenti sarò un eroe; per i posteri
+un santo. Ma Iddio!...</p>
+
+<p>A questo pensiero Gregorio cadde sulla sedia,
+e non passò guari ed un sopore lo avviluppò.
+Era quello il sonno del giusto, o un subito rilasciamento
+delle fibre del cervello che da violenta
+<span class="pagenum"><a id="page91" name="page91"></a>(p. 91)</span> tensione posavano? Dio e la storia han giudicato
+quest'uomo: lasciamolo al loro giudizio.</p>
+
+<p>Appena svegliato però Gregorio si fe' venire il
+vescovo Giovanni di Porto e gli dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Giovanni, hai tu veduto quell'uomo e quella
+giovane che hanno meco favellato?</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, sì, risponde il maligno vescovo.</p>
+
+<p>Gregorio si guarda intorno per osservare se
+qualcuno lo ascoltasse, poi a voce intelligibile
+appena soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Vescovo di Porto, quell'uomo mi ha fastidito.</p>
+
+<p>Il formidabile vescovo sbircia fitto fitto Gregorio
+per comprendere il significato di quella
+frase, indi risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, si lasci servire da me.</p>
+
+<p>E quelle parole, come l'indice delle sacerdotesse
+di Vesta che, al dire di Reboul de Nimes,
+<i>était un poignard</i>, furono la sentenza di morte di
+Laidulfo.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page93" name="page93"></a>(p. 93)</span> V.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem10">
+Humble et timide, a plaire elle est plein de soins,<br>
+Elle est tendre, elle a peur de pleurer votre absence,<br>
+Fidèle...</p>
+
+<p class="authorsc">André Chénier</p>
+</div>
+
+<p>Non appena Laidulfo ebbe messo piede fuori
+la rocca si diede a correre a rompicollo per arrecare
+la novella al re dell'esito felice del suo
+negoziato. Giunse al cenobio che il dì era compiutamente
+finito, ma si vedeva ancora per quella
+specie di luce opaca che dava la neve donde il
+suolo gremivasi. Il re desinava. Laidulfo si fe'
+chiamare Baccelardo, e come questi venne e lo
+vide, ansioso dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;E sì, compare?</p>
+
+<p>&mdash;A maraviglia, risponde Laidulfo.</p>
+
+<p>&mdash;L'hai ucciso?</p>
+
+<p>&mdash;Non ci è stato bisogno. Dimani il re sarà
+ricevuto e benedetto come un uovo di Pasqua.</p>
+
+<p>&mdash;Dici il vero?</p>
+
+<p>&mdash;E conosci che io burli mai? Domattina verranno
+<span class="pagenum"><a id="page94" name="page94"></a>(p. 94)</span> qui a rilevare l'imperatore le due contesse,
+l'abate di Cluny, il marchese d'Este; e Gregorio
+lo accoglierà per assolverlo.</p>
+
+<p>&mdash;Sacramento! e come hai tu fatto per rammollire
+quel demonio?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! al mio scongiuro difficilmente e' poteva
+resistere. Ma dimmi un po' adesso, e tu hai
+favellato col re?</p>
+
+<p>&mdash;Altro! Enrico ha detto: che quel monello
+mi cavi di questa pania, e poi scelga il più pingue
+vescovado o principato di Germania, e gli
+giuro sulla mia corona imperiale che glielo darò.</p>
+
+<p>&mdash;Ha detto proprio monello?</p>
+
+<p>&mdash;Monello o galuppo, poco importa; qualche
+cosa di così infine.</p>
+
+<p>&mdash;Che magnifico signore! Il fatto sta adesso
+che io m'imbroglio a scegliere. Già un vescovado
+vuol essere e non altro, perchè io sento una
+vocazione di farmi santo da ridurre a strabiliare
+un diavolo. Di' dunque, Baccelardo, che mi consiglieresti
+tu eh!</p>
+
+<p>&mdash;Per me ti consiglio a dimandare l'arcivescovado
+di Magonza che è un buon quarto dell'impero.</p>
+
+<p>&mdash;Diamine! sai, Baccelardo, che tu hai giudizio?
+Sta bene: dimanderò l'arcivescovado di
+Magonza.</p>
+
+<p>&mdash;Si; ma ci è una lieve difficoltà.</p>
+
+<p>&mdash;Quale?</p>
+
+<p>&mdash;Che l'arcivescovo Sigofredo è vivo ancora</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page95" name="page95"></a>(p. 95)</span> &mdash;Non altra che questa?</p>
+
+<p>&mdash;Ti par poco?</p>
+
+<p>&mdash;Fih! dammi ventiquattro ore di tempo, e
+mutami nome, se non farò restare la chiesa di
+Magonza vedova come.... come.... aiutami a dire
+dunque il nome della moglie di quel bellimbusto
+che trascinarono di un piede attorno le mura di
+quella città di Puglia che sta presso Biccari.</p>
+
+<p>&mdash;Troia?</p>
+
+<p>&mdash;Già: come si chiamava la moglie?</p>
+
+<p>&mdash;Di Troia?</p>
+
+<p>&mdash;Eh! dell'altro che fu trascinato.</p>
+
+<p>&mdash;Ma!</p>
+
+<p>&mdash;Capisco, compare, tu non sei più forte di
+me in letteratura. Or bene dunque, giacchè io
+sono arcivescovo di Magonza debbo fare qualche
+cosa per te. Ti piacerebbe la città di Reggio qui
+presso?</p>
+
+<p>&mdash;Sogni!</p>
+
+<p>&mdash;Mica. Io dunque ti do questa bella giovinetta
+in moglie, e la città di Reggio per dote,
+investendoti altresì dei miei dritti sul principato
+di Capua.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! vuoi dunque barattare i tuoi dritti
+coi miei sul ducato di Puglia e Calabria, compare?</p>
+
+<p>&mdash;Io parlo del miglior senno, disse Laidulfo.
+Questa giovine adesso è da marito. L'ho guardata
+finora, perchè aveva a renderne conto. Il
+conto l'ho reso da fedele custode. È stata sventurata;
+<span class="pagenum"><a id="page96" name="page96"></a>(p. 96)</span> non ho che fare di più. La mia parte è
+compiuta. Ho fatto finora il buffone perchè ero
+giovane. Ora mi sento venir vecchio, voglio far
+l'arcivescovo e chiamar fratello il papa. Ella è
+orfana, tu del pari, Baccelardo; sposala ed io vi
+darò la santa benedizione.</p>
+
+<p>&mdash;Ma taci in nome di Gesù, disse Guaidalmira
+arrossendo tutta.</p>
+
+<p>Baccelardo la contemplava attentamente.</p>
+
+<p>&mdash;Ci pensi sopra? soggiunge Laidulfo, vedila,
+essa è bellissima, è pura come il vento delle
+Alpi. Potrai trovare più ricca donna, ma nè più
+avvenente, nè più amorosa. Se sapessi che
+cure ha avuto di me...! Bah! non ne parliamo,
+chè per poco che lo rammenti, questi tristi de'
+miei occhi scorreranno come grondaie. E ad un
+arcivescovo sta male il piangere.</p>
+
+<p>&mdash;Ma taci, taci, padrino; cosa vai raccontando.</p>
+
+<p>E Baccelardo la squadrava attentamente.</p>
+
+<p>&mdash;Eh! quel giovane, riprende Laidulfo, cosa
+è? Sei restato infatuato come gli apostoli che
+si han veduta sfumar d'innanti la Vergine nel
+quadro della chiesa di Santa Maria Maggiore?
+Andiamo, risolviti. Se non la puoi togliere in
+moglie, accettala per compagna, giurami di proteggerla
+e di rispettarla.</p>
+
+<p>&mdash;Ma qual novello mercato intendi fare di
+me, padrino? scoppia con fierezza Guaidalmira.
+Io non mendico protezione da alcuno.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page97" name="page97"></a>(p. 97)</span> &mdash;Dimmi, Laidulfo, conosci i natali di questa
+giovane? dimanda Baccelardo.</p>
+
+<p>&mdash;Nobilissimi. Per madre discende dal conte
+di Reggio, di cui è erede unica; per padre si
+va più alto ancora. Però non è maturo il tempo
+da rivelarlo.</p>
+
+<p>&mdash;Ma costei sarebbe allora la figlia di quella
+Bertradina, che fu un dì moglie dell'arcivescovo
+di Ravenna? dimanda Baccelardo.</p>
+
+<p>E Laidulfo:</p>
+
+<p>&mdash;No, bel cavaliere. Vi ho detto che non era
+tempo ancora rivelare il segreto del suo nascimento;
+attenetevi alla mia parola. Quel dì verrà,
+ed ella stessa, o io, vi faremo di tutto chiaro.
+Per ora contentatevi di ciò.</p>
+
+<p>&mdash;Ma pure la sola Bertradina era erede del
+conte di Reggio.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io ti dico che Guaidalmira non ha nulla
+da partire con codesta dama. Saprete tutto a
+tempo opportuno; acquietatevi adesso.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, risponde Baccelardo, non occorre
+saper oltre. So già tutto. Se ella dunque non
+ripugna, io sarò il suo amico, il suo fratello; e
+se la mia stella si rischiara, il suo sposo.</p>
+
+<p>&mdash;<i>Te Deum laudamus!</i> sclama Laidulfo, prendila
+dunque, ella è tua.</p>
+
+<p>Guaidalmira fatta rossa come bragia si covre
+il volto con le mani; e Baccelardo, accostandosele,
+la bacia sulla fronte ed esce dicendo:</p>
+
+<p>&mdash;Reco la lieta novella all'imperatore.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page98" name="page98"></a>(p. 98)</span> Al domani, Gregorio tenne la parola. Matilde
+cogli altri signori della rocca si recò all'albergo
+dell'imperatore per confortarlo di appressarsi di
+nuovo al castello ed aver l'assoluzione. Perocchè,
+dopo il lungo loro pregare, avevano infine
+ottenuta promessa dal pontefice che li avrebbe
+soddisfatti. Enrico resistette alcun tempo: infine
+si lasciò persuadere, e sull'ora di sesta a Canossa
+si ravvicinò per la quarta volta. La neve
+ed il vento sembrava che avessero voluto imitare
+la pertinacia del pontefice, poichè ingagliardivano
+di giorno in giorno peggio. Avanti la porta
+delle prime mura si presentò l'abate di Cluny
+per rinnovellare la cerimonia dei tre giorni precedenti.</p>
+
+<p>Egli aveva l'aspetto attonito, lo sguardo immobile.
+Si avanzò al cospetto del re e parlò:</p>
+
+<p>&mdash;Dunque, santo padre, convincetevi che dovete
+assolvere Enrico, non potendolo condannare
+all'inferno, perchè l'inferno non ha azione sull'anima.
+L'anima, ha detto il beato Aristotile, è
+la forma della materia, ossia l'attività prima del
+corpo organico, e racchiude la causa sufficiente
+della facoltà per cui le funzioni vitali si esercitano.
+Ora siccome tutti i sensi esercitano la loro
+azione mercè un certo <i>medio</i>, così anche l'anima,
+la quale ha sede nel fuoco, perchè il senso d'attività
+va spesso unito col senso del calore. E
+siccome il cuore ha una natura calda, quivi è la
+sede dell'anima. Ma nel cuore vi sta ancora l'etere,
+<span class="pagenum"><a id="page99" name="page99"></a>(p. 99)</span> dunque il medio dell'azione dell'anima è
+il fuoco, o spirito, o l'etere. E perchè i simili
+non si distruggono, così l'inferno non distruggerebbe
+l'anima di Enrico, e dovete assolverlo,
+e dovete...</p>
+
+<p>L'imperatore stette attento ad udire dove diavolo
+l'abate volesse andare a parare con quel
+ragionamento, che probabilmente era lo stralcio
+di un discorso da lui tenuto al pontefice; ma
+non arrivandone a comprender nulla, gli volse le
+spalle, si nudò, rimase il seguito nel primo atrio,
+ed entrò.</p>
+
+<p>Egli aspettava che lo avessero subitamente intromesso.
+Non fu così. Imperciocchè attese fino
+all'ora di nona senza che alcuno apparisse. E
+stava già per andar via, furibondo di questo frustraneo
+novello atto di sommessione, malgrado
+le preghiere dell'abate con lui restato fuori ed
+in sè rinvenuto; allorchè le porte si aprono, e
+vengono fuori la contessa Matilde, la marchesana
+Adelaide, Azzo d'Este, ed il vescovo di Porto
+con molti altri prelati italiani e tedeschi nel castello
+ricoverati. Il vescovo di Porto va dritto al
+re, e gli dice:</p>
+
+<p>&mdash;Enrico di Germania! perchè vieni tu in
+abito da penitente alle porte di questa fortezza?</p>
+
+<p>&mdash;Per essere assoluto della scomunica da papa
+Gregorio, risponde il re.</p>
+
+<p>&mdash;E sei tu veramente pentito delle tue colpe?
+dimanda il vescovo di nuovo.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page100" name="page100"></a>(p. 100)</span> &mdash;Sono, risponde Enrico.</p>
+
+<p>&mdash;Entra dunque in nome di Dio e di Gesù,
+e che l'assoluzione che ti rechi a ricevere possa
+giovare all'anima tua.</p>
+
+<p>E, sì dicendo, il vescovo di Porto si apriva il
+varco fra quei signori che si schieravano in due
+ale, ed Enrico lo seguiva nel castello.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page101" name="page101"></a>(p. 101)</span> VI.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Avanti a te o Gran Cuccu mi prostro,<br>
+<span class="add1em">Che dai per ineffabile mistero</span><br>
+<span class="add1em">Fatidica virtù di un corvo al rostro</span><br>
+<span class="add1em">D'annunziar l'impercettibil vero,</span><br>
+<span class="add1em">Ma nessun seppe mai, nessun saprà</span><br>
+<span class="add1em">Donde viene il tuo spirito, e dove va.</span></p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Casti</span>, <i>Anim. parl.</i> 17.</p>
+</div>
+
+<p>Enrico non fu ammesso però direttamente alla
+presenza di papa Gregorio. Egli si ebbe ad arrestare
+nel vestibolo e ad assoggettarsi ancora a
+pause non brevi fino a che il vescovo di Porto
+non ritornò col permesso di progredire. Tutta la
+gente del seguito di Enrico, unitamente ai signori
+del castello, rimase nelle antisale; solo il
+re, accompagnato dal vescovo fino alla porta, si
+recò innanzi. Ildebrando sedeva ad un trono di
+legno di quercia, ricco di intagli a gotici disegni
+e colonnette attortigliate, elevato da terra e collocato
+dentro una nicchia dello stesso legno, medesimamente
+scolpita. Sopra un tavolo, ad un
+angolo della stanza, poggiava il camauro. Egli
+<span class="pagenum"><a id="page102" name="page102"></a>(p. 102)</span> poi si teneva ad un altro tavolo alzato al livello
+del petto con mobile da scrivere.</p>
+
+<p>Vestiva gli abili ponteficali, sfarzosi di ricami
+d'oro e di fimbrie intorno al collo, all'apertura
+del petto ed alle maniche. Ai piedi aveva i sandali
+bianchi ricamati della croce d'oro; in testa
+il rosso berretto che gli lasciava scoverta a metà
+la calva fronte e mirabilmente faceva risaltare
+quella sua nobile fisonomia, la quale forse non
+piaceva a causa di quell'aria accigliata che la
+troppo severità le dava. La bianca barba gli scendeva
+profusa sul petto. Tutto intento, ovvero
+fingendo di esserlo, alla scrittura, non fece cenno
+di accorgersi della presenza del re, sia per umiliarlo
+ancora, sia per imporgli con la sua maestosa
+figura. Ed Enrico, che aveva sorbito l'ostica
+bevanda fino al limo, battendo i denti del
+freddo, i panni bagnati ed agghiadati sulla persona,
+sformato in viso dal gelo e dall'interna
+lutta degli affetti, bilanciava tra il partire definitivamente
+e rompere quella tirannica catena di
+obbrobrii; interromperlo nella scrittura ed avvisarlo
+di sua presenza; avventarsegli addosso ed
+ucciderlo. E questo nero pensiero, più seducente
+e più ostinato, gli tornava d'innanzi, talchè forse
+lo avrebbe vinto, se Gregorio, vergognando in
+sè stesso del dilegio in che prendeva quel caduto,
+non avesse alzata la testa e mostrato avvedersi
+di lui. Come Enrico si ebbe questo lieve
+segno di favore, si avvicinò al soglio, e cadendo
+<span class="pagenum"><a id="page103" name="page103"></a>(p. 103)</span> ginocchioni e baciandogli la mano biascicò più
+che non disse.</p>
+
+<p>&mdash;Santo padre, perdono.</p>
+
+<p>Gregorio, senza muoversi, piegò gli occhi sulla
+testa del re, e forse quel bello e giovane sembiante
+lo toccò. Enrico aveva allora ventisei anni.
+L'occhio turchino scintillava ardito come quello
+dell'aquila. La nobile chioma bionda, avvegnachè
+dall'acqua inzuppata, gli scendeva sulle spalle
+come la giubba del lione. La magnanimità, la
+fierezza gli si leggevano nel naso aquilino e nell'elevata
+fronte; del pari che la carnagione perlata
+e trasparente come quella di fanciulla additava
+la blandizia del suo cuore. Gregorio contemplava
+quel giovane pino, che della sua rigidezza
+aveva tentato spezzare; e forse un rimorso
+lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la
+perversità non ricetta in un cuore il quale si
+specchia in volto così fresco e così bello. E poi
+volava con la mente agli anni suoi primi. E rammentava
+di qualche essere che lo aveva colpito;
+rammentava di suo fratello, e di tante imagini
+e scene della vita domestica, che nel suo lungo
+peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva
+vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha
+che più intimamente favelli al cuore e di carità
+e di Dio, che l'aspetto della gioventù, e della
+gioventù potente ma sventurata. Così che papa
+Gregorio, quasi a sua insaputa, sedotto da interno
+moto, stese la mano al re supplicante e
+<span class="pagenum"><a id="page104" name="page104"></a>(p. 104)</span> lo sollevò. La natura umana si era in lui strisciata
+di furto sotto al pontefice. Ma come Enrico
+sorse in piedi, e la taglia maestosa e l'aspetto
+ardito dissiparono quanto di supplice aveva
+avuto fino allora, sì che il pontefice ne era restato
+commosso; questi cambiò istantaneamente,
+e dimenticando il penitente per vedere il re,
+dimenticando il contrito per ricordare l'offensore,
+e l'avvilito per temere l'uomo terribile e minaccevole,
+fattosi novellamente aspro e severo dimandò:</p>
+
+<p>&mdash;Ma sei tu dunque veramente pentito, Enrico
+di Germania?</p>
+
+<p>Enrico allora gli mise addosso gli sguardi torvi
+e rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Ti sembrano dunque poche, o pontefice, o
+ancora dubbie le prove che te ne ho date finora?</p>
+
+<p>&mdash;Uomo, hai tu dunque obbliate le colpe che
+cotanto magnifichi la penitenza? Ma se tu l'hai
+dimenticate, non l'ha dimenticate già Dio, nè
+colui che lo rappresenta sulla terra come supremo
+giudice degli uomini.</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, se ti ha indotto nell'errore di
+avermi per reo la mia umiltà, ricrediti. Io mi
+sono presentato a te non come all'uomo, nè come
+al tribunale dell'uomo, perchè sulla terra alcuno
+non mi sovrasta, ma come al vicario di
+Cristo, come al sacerdote che Iddio raffigura. E
+se avanti al mondo io sono puro, al conspetto
+<span class="pagenum"><a id="page105" name="page105"></a>(p. 105)</span> di Dio non posso vantarmi di esserlo. Tu però
+hai malamente tenuto il luogo del Signore della
+misericordia.</p>
+
+<p>&mdash;Ah! son dunque falsi gli atti dei conciliaboli
+di Worms e di Pavia, che ci calunniarono
+così vilmente e ci deposero dalla sedia di Pietro?
+Il priore di Lacedonia, da noi perseguitato come
+infame, non fu da te creato arcivescovo di Ravenna
+per vilipenderci? Il favore agl'impudichi
+ecclesiastici da noi condannati, la resistenza nel
+non ispogliarsi delle investiture . . . non è vero.
+Enrico di Germania, son falsi e non dettati sotto
+la tua inspirazione quegli atti, quelle resistenze,
+quei favori? Non è Guiberto arcivescovo?</p>
+
+<p>&mdash;No, non sono falsi. Ma tu, Ildebrando, avevi
+varcati i limiti del tuo ministero, ed io mi serviva
+del dritto degl'imperatori di Lamagna.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io di quello dei supremi pontefici, riprende
+Gregorio interrompendolo, e percotendo
+del pugno la tavola. Io come capo dei cristiani
+ho udito i loro lamenti. Tutti i giorni, i tuoi
+sudditi di Germania han recato ai miei piedi
+querele contro la perversità e la ferocia del tuo
+cuore. Hai vedovate e pollute le chiese; vituperati
+i sacerdoti; corrotto il paese che Iddio ti
+avea dato a governare; afflitti i vassalli; oltraggiati
+i signori. E se questi a te, infistolito nel
+male, Enrico, non sembrano delitti, a me, supremo
+signore dell'impero, feudo di santa Chiesa,
+lo apparvero troppo, e ti giudicai non con la severità
+<span class="pagenum"><a id="page106" name="page106"></a>(p. 106)</span> che meritavi, ma come padre, come amorevole
+padre che il figliuol suo vuol ravvedere,
+non perdere.</p>
+
+<p>&mdash;Codeste son le solite frasacce dei sacerdoti,
+pontefice, e ne ho udite troppe per non riconoscerle,
+risponde Enrico sdegnosamente. Avete
+appreso una serie di motti spregevoli e di luoghi
+comuni, che applicate a tutti i casi, a tutte
+le circostanze, a tutte le persone senza distinzione
+di sorta, e così fatte egida alla petulanza
+della vostra condotta ed ai vostri disegni, che
+nulla hanno di santo e di puro. <i>Chiese pollute!
+sacerdoti vituperati! gregge afflitto! pastori! pecorelle!</i>
+e che so io. Ma citate, per dio, citatemi
+un esempio solo specificato di coteste ipocrite
+parole. Che un cavaliere solo dei nobili e virtuosi,
+che pur ne ha tanti Germania, venga a
+farmi arrossire di un'opera da tiranno e da perfido;
+ed allora io rassegno la corona come indegno
+di portarla. Ma finchè una mano di schiavi,
+ribelli ad ogni freno e ad ogni legge, finchè dei
+preti avidi di guadagno e di potere, e dei signori
+ambiziosi, che null'affatto vorrebbero esser
+ligi di padrone ed al padrone forfanno, si tirano
+avanti per baiare alla luna, ed eruttar delle scempiaggini
+scellerate, con niun discernimento spilluzzicate
+nelle omelie della Chiesa contro l'antica
+memoria di Domiziano e di Nerone; finchè,
+pontefice, questi servi vituperati si arrogano di
+calunniare il loro re, onta a te che li ascolti e
+<span class="pagenum"><a id="page107" name="page107"></a>(p. 107)</span> presti loro un braccio, il quale solo dovrebbe
+alzarsi per ristorare i caduti e proteggere i malignati.</p>
+
+<p>&mdash;E perchè dunque, se ti sentivi incontaminato,
+perchè hai rifuggita la dieta di Augusta?
+dimanda il pontefice. Quivi, in presenza mia e
+dei signori dell'impero, avresti potuto fare le
+proteste medesime, ed innanzi a cento e cento
+testimoni, chi avrebbe ardito mentire?</p>
+
+<p>&mdash;Perchè, dovresti ricordarlo, o pontefice, sta
+scritto: <i>Date a Cesare ciò che è di Cesare</i>, ed <i>il
+servo non si leverà a censore del suo padrone</i>.
+Perchè la dignità dell'imperio si sarebbe prostituita.
+Perchè la giustizia umana e divina non tollera
+che alcuno si constituisca giudice ed accusatore
+ad un tempo. Perchè coloro erano stati corrotti
+da te, pontefice, da te che dovresti portare la
+pace del Vangelo non la sovversione di Satanno,
+e ne sieno testimoni le tue lettere ai principi
+Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori di Germania.
+Perchè quella dieta era contraria alle costituzioni
+dell'impero, come convocata da signore
+straniero, e da lui preseduta. Perchè infine io
+era re, e sul re non giudica che Iddio, ed un re
+deve morire, deve rinunziare allo scettro, se
+d'uopo è, ma non avvilirsi. Ma lasciamo il passato,
+pontefice, e più calmi discutiamo i nostri
+affari.</p>
+
+<p>Gregorio accigliato e scuro come una notte di
+<span class="pagenum"><a id="page108" name="page108"></a>(p. 108)</span> tempesta in gennaio, ascoltava digrignando e
+contorcendosi senza rispondere. Enrico continuò:</p>
+
+<p>&mdash;Per bene dell'anima, io ho creduto farmi
+cavar gli anatemi, e per non desolare di guerre
+e di scismi il paese che Iddio ed i dritti ereditari
+mi han dato il reggimento. Siano qualunque
+i principii che t'indussero a scomunicarmi,
+ora, santo padre, dovresti esser soddisfatto
+delle prove che per riconciliarmi con la Chiesa
+ti ho date. Bastino. Non tentare gittarmi nella
+disperazione, perchè, come ti sovviene, sta scritto,
+che, <i>chi ama il pericolo in quello perisce</i>.</p>
+
+<p>&mdash;E sei tu veramente pentito, Enrico di Germania,
+dei soprusi che hai fatti alla Chiesa ed
+a me che ne sono capo?</p>
+
+<p>&mdash;Io non so veramente troppo di quali soprusi
+tu intenda parlare, pontefice. Ma se cosa
+avrò commessa che al cospetto di Dio non fosse
+tornata gradevole, men pento pure, ed amaramente
+men pento.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene. Però i pentimenti non bastano,
+signore; guarentigie vi vogliono.</p>
+
+<p>&mdash;Dimandate.</p>
+
+<p>Allora Gregorio tolse la pergamena finita di
+scrivere allora allora in presenza del re, e disse:</p>
+
+<p>&mdash;Ecco i capitoli della pace, se vuoi la pace,
+figliuolo. Li ratificherai, li firmerai, e presterai
+giuramento di osservarli. Dove però essi, o alcuno
+articolo di essi non ti tornasse gradevole,
+<span class="pagenum"><a id="page109" name="page109"></a>(p. 109)</span> puoi andarne pure, perchè io sono fermo, Enrico,
+di non recedere, per qualsiasi considerazione, da
+essi.</p>
+
+<p>&mdash;Li firmerò dunque senza leggerli, se non
+mi è dato discuterli, e li giurerò.</p>
+
+<p>&mdash;No; gli è mestieri che gli ascolti, onde
+per l'avvenire non ti ritragga dall'osservarli, e
+spergiuri.</p>
+
+<p>&mdash;Leggili.</p>
+
+<p>&mdash;Eccoli. «1.<sup>o</sup> Nel giorno e nel luogo segnalati
+dal papa, Enrico si presenterà alla dieta degli
+Stati tedeschi onde purgarsi delle accuse
+postegli dai principi. Il papa sarà giudice supremo
+ed unico fra lui e tutti gli accusatori di
+lui».</p>
+
+<p>&mdash;Ah! fece Enrico, incrociando le braccia sul
+petto, il papa sarà giudice, giudice dell'imperatore,
+giudice dei suoi baroni, giudice dei suoi
+vassalli&mdash;signor dell'impero in una parola. A
+maraviglia! E poi?</p>
+
+<p>Gregorio lo sta ad udire fissandolo di sguardo
+accigliato, poi senza rispondere continua a leggere.</p>
+
+<p>&mdash;«2.<sup>o</sup> Quando, a giudizio del papa, Enrico
+fosse chiarito innocente, con sentenza del pontefice
+conserverà la corona imperiale: se colpevole,
+la rinuncierà senza contrasto, nè potrà per
+qualunque modo dimandare o tôrre vendetta da
+chicchessia».</p>
+
+<p>&mdash;Comprendo, riprese Enrico componendo il
+<span class="pagenum"><a id="page110" name="page110"></a>(p. 110)</span> volto ad un sorriso che avrebbe spaventato Satanno,
+Samuele ha trovato il suo David perchè
+Saulle l'ha fastidito. Ed inoltre? Gregorio si tacque
+ancora e lesse.</p>
+
+<p>&mdash;«3.<sup>o</sup> Per sino al giorno di questo giudizio
+Enrico non porterà le insegne imperiali, non si
+arrogherà l'amministrazione del regno, ed eccetto
+la esazione dei regi dritti per tanta somma
+quanta sarà necessaria al vitto suo e dei suoi,
+non toccherà il tesoro della Camera, libererà dal
+giuramento di vassallaggio e di fedeltà tutti
+quelli che glielo avessero prestato a contare da
+un anno».</p>
+
+<p>&mdash;Tanto valeva di soggiungere di mandare a
+tua paternità quei tesori ed infeudarli l'impero,
+continuò Enrico col medesimo ghigno beffardo.
+Ve n'è ancora molti di codesti patti di pace?</p>
+
+<p>Gregorio legge:</p>
+
+<p>&mdash;«4.<sup>o</sup> Quando trionfasse delle accuse dei
+principi e dal papa fosse confermato in monarca,
+Enrico sarà ognora fedele, devoto, obbediente al
+romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini
+dell'impero germanico, sia nel riformare gli
+abusi delle chiese italiane e tedesche, non potrà
+giammai essere d'avviso diverso di quello del
+papa».</p>
+
+<p>&mdash;Ciò è di ragione, sclama Enrico; il papa
+è il re dei re, il papa è Dio. Conchiudiamo.</p>
+
+<p>&mdash;«5.<sup>o</sup> Mancando ad un solo di tali capitoli,
+o scostandosi dal loro senso più ovvio, l'assoluzione
+<span class="pagenum"><a id="page111" name="page111"></a>(p. 111)</span> della scomunica sarà irrita, nulla, e come
+non per anco avvenuta; e si terrà considerato
+per convinto di tutti i delitti che gli vengono apposti
+dai principi, e decaduto dall'impero. Infine
+consegnerà al pontefice l'arcivescovo di Ravenna
+prigioniero».</p>
+
+<p>&mdash;Anche questa? Un imperatore sacrestano
+non basta; deve anche essere il birro ed il
+boia di santa Chiesa. Stupendo!</p>
+
+<p>Gregorio non rileva l'osservazione. Solleva il
+capo, e gittandogli innanzi sul tavolo la copia
+dei capitoli:</p>
+
+<p>&mdash;Ecco, Enrico, soggiunge, a quali patti ti
+potrai riconciliare con Dio e con me. Se non li
+approvi io non te li impongo.</p>
+
+<p>Enrico non risponde più nulla. L'indegnità di
+quei capitoli e l'insigne tradimento che Gregorio
+gli aveva ordito, gli sembrarono talmente infami,
+che gli venne financo fastidio di favellare, e mille
+anni gli parvero di torsi dalla presenza di quell'uomo.
+Per lo che, con una specie di convulsa rabbia,
+toglie d'innanzi al pontefice la pergamena e la
+sottoscrive. Gregorio s'avvide dei pensieri che concitavano
+il re, e comprese senza stento che quei
+capitoli non sarebbero stati osservati. Ma siccome
+da documenti di questa natura, e con questi
+mezzi carpiti, egli aveva assunta la prepotenza
+ed i titoli alla signoria degli altri regni, così
+contentossi della cosa fatta e del presente, riserbandosi
+per l'avvenire di profittare delle
+<span class="pagenum"><a id="page112" name="page112"></a>(p. 112)</span> circostanze. Onde, rivolgendosi ad Enrico, gli
+dice:</p>
+
+<p>&mdash;Adesso fa d'uopo che giuri.</p>
+
+<p>&mdash;Hai cominciato, finisci, risponde costui
+quasi distratto. Detta dunque tu stesso il giuramento
+ancora, perchè io sono a tutto rassegnato.</p>
+
+<p>Allora Gregorio fa entrare tutta la corte e le
+annunzia la riconciliazione seguita. Poi, in presenza
+di tutti, Enrico pone la mano sul libro
+degli Evangeli, tenuto dal vescovo di Porto ginocchioni,
+e legge sur una pergamena presentatagli
+dal papa presso a poco queste parole:</p>
+
+<p>«Io, Enrico, re di Germania, prometto che
+entro il termine prescritto da papa Gregorio, darò,
+conforme alla sola sentenza di lui, pubblica
+e piena soddisfazione a tutti i principi e grandi
+del regno che ora sono malcontenti di me, per
+quanto riguarda le accuse che essi mi appongono,
+e la discordia che travaglia l'impero. Se
+papa Gregorio vorrà passare oltremonti o visitare
+una provincia del regno, sarà, per parte mia e
+di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro
+da qualunque lesione tanto per la libertà,
+la vita e le membra sue proprie, quanto per la
+libertà, la vita e le membra dei suoi seguaci ecclesiastici
+laici, i quali in qualità di legati viaggino
+dimorino in una parte qualunque del regno.
+Non consentirò che veruno, mio suddito o
+no, violi la maestà del pontefice; e se mai qualche
+<span class="pagenum"><a id="page113" name="page113"></a>(p. 113)</span> empio lo ingiuri o contristi, lo vendicherò
+con tutte le forze del regno».</p>
+
+<p>«Io lo giuro oggi 26 gennaio 1077, a Canossa.</p>
+
+<p>&mdash;Sei contento adesso, o pontefice? domanda
+Enrico quando fu letto ciò.</p>
+
+<p>&mdash;Non ancora, risponde Gregorio. Tu hai firmato
+dei patti, li hai giurati, ma chi malleva e
+giura in proprio nome per te che li osserverai?</p>
+
+<p>Questo novello affronto indignò quanti signori
+stavan presenti.</p>
+
+<p>&mdash;Io, giusta la regola del chiostro, dice l'abate
+di Cluny, non posso giurare, ma sulla mia
+garantisco la parola del re.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io giuro, sclama il vescovo di Vercelli,
+che Enrico manterrà le condizioni.</p>
+
+<p>&mdash;Ed anch'io lo giuro, soggiunge la contessa
+Matilde.</p>
+
+<p>&mdash;Ed io pure, risponde Adelaide.</p>
+
+<p>E così giurarono del pari Azzo d'Este, Eppone
+vescovo di Zeitz e molti altri signori italiani e
+tedeschi. Allora Ildebrando dà ad Enrico la benedizione
+e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo
+dal suo soglio e mettendosi alla testa del corteo,
+esce dal castello, muove alla cappella e comincia
+la messa. Alla consacrazione dell'ostia e' fa
+accostare il re all'altare, ed innalzandola sovra
+il suo capo con voce solenne sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Re di Germania, tu ed i tuoi seguaci ci
+avete accusati di aver, per simonia, usurpata la
+<span class="pagenum"><a id="page114" name="page114"></a>(p. 114)</span> santa sede, macchiato di sacrilegi il santuario e
+la nostra vita di nefandi delitti, sì che avevamo
+meritato bando dall'altare. Potremmo confondere
+la calunnia con la testimonianza dei vescovi, che
+sanno come noi fossimo vissuti e nel chiostro e
+ministro dei papi, e collocato sul settemplice candelabro
+del tempio. Pure, perchè nessun'ombra
+offuschi lo splendore tremendo della tiara, non
+ci appelliamo alla giustizia degli uomini, ma provochiamo
+il giudizio da Lui che scruta i cuori
+e trova macchie nel sole. Il corpo vivente di Cristo,
+che dobbiamo inghiottire, attesti al conspetto
+del mondo l'innocenza del suo vicario. Iddio onnipossente
+dissipi quest'oggi il sospetto se siamo
+incontaminati, ci fulmini di morte se rei.</p>
+
+<p>E sì dicendo, acclamato da tutti, inghiotte la
+particola. Indi si volge ad Enrico e favella:</p>
+
+<p>&mdash;Fa ciò che noi facemmo, figliuolo, e chiama
+in testimonio l'Eterno che il tuo cuore non
+si è ribellato alla Chiesa. I tuoi accusatori, e
+sono tutta la Germania, vogliono che tu sia giudicato;
+appéllatene dunque a Dio che solo non
+può essere ingiusto. Eccoti l'ostia consacrata: se
+peccasti, non farti reo ancora del sangue e del
+corpo di Cristo. Ma se sei mondo di colpe, vinci
+con questa prova le accuse, suggella ai tuoi nemici
+la bocca, e guadagnati un difensore nel
+papa.</p>
+
+<p>Enrico, dopo tante prove, si vedeva ancora
+esposto ad un giudizio di Dio&mdash;in quell'epoca
+<span class="pagenum"><a id="page115" name="page115"></a>(p. 115)</span> tremendo sopra ogni giudizio. Alla profferta del
+papa, con mal umore, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Pontefice, i miei accusatori non sono presenti,
+e quindi, o niente affatto o debolmente
+creduto sarebbe questo novello esperimento di
+mia innocenza. Si rimetta dunque al giorno della
+dieta.</p>
+
+<p>&mdash;Fa come vuoi, o figliuolo, risponde Gregorio,
+e finisce di celebrare la messa.</p>
+
+<p>Allora Giovanni di Porto, che aveva assistito
+il pontefice, nel voltarsi, vede Laidulfo che faceva
+capolino all'uscio, tutto contento della riconciliazione
+ottenuta mercè sua.</p>
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page117" name="page117"></a>(p. 117)</span> VII.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Que le prélat surpris d'un changement si prompt<br>
+Apprenne la vengeance aussitôt que l'affront.</p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Boileau</span>. Le Lutrin.</p>
+</div>
+
+<p>Il vescovo di Porto, memore delle parole di
+Gregorio, guizza di mezzo alla corte, ed andando
+incontro a Laidulfo gli fa segno di seguirlo. E
+come l'ebbe menato in disparte gli dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Figliuol caro, non saresti tu per avventura
+colui che ha reso segnalato servigio al pontefice?</p>
+
+<p>&mdash;Monsignor sì. Se posso renderne qualcuno
+ancora a te, non devi che favellare. È la mia
+debolezza quella di prestarmi per tutto il mondo... che
+mi paghi, bene inteso!</p>
+
+<p>&mdash;No, compare, a me non occorre nulla. Ho
+invece comando di sdebitarmi con te, per quella
+larghezza che devi aspettarti dalla natura del
+servigio prestato e dalla persona che ten richiese.</p>
+
+<p>&mdash;Innanzi tutto da parte di chi mi favelli tu,
+magnifico vescovo di Porto, dalla parte del re o
+<span class="pagenum"><a id="page118" name="page118"></a>(p. 118)</span> da quella di Gregorio, poichè entrambi io mi
+obligai?</p>
+
+<p>&mdash;Dalla parte di Gregorio, risponde il vescovo.</p>
+
+<p>&mdash;Allora bisogna dire, sclama Laidulfo, o che
+io sia nato vestito, o che il mondo vada per iscoppiare;
+perchè, quando pagano i preti, i diavoli
+fanno orgia.</p>
+
+<p>&mdash;E noi vogliam mettere, eccezione ai tuoi
+principii. Seguimi dunque un poco.</p>
+
+<p>E sì parlando, lo menava traverso molti corridoi
+oscuri, gli faceva scendere e salire scale
+a chiocciola e ballatoi, finchè non furono in un'ampia
+camera, quasi buia, perchè prendeva luce
+da alto abaino, praticato per rispondere in una
+stanza anch'essa poco illuminata. In questo salone
+si levava una specie di trono, ed alcuni
+sgabelletti più bassi. Quivi usava la contessa tener
+mallo per le condanne di morte, e diverse
+porte di trista apparenza in essa si aprivano.
+Laidulfo guardava intorno e diceva:</p>
+
+<p>&mdash;Dunque, monsignore, vorrà esser grosso il
+compenso che il santo padre ti ha comandato di
+darmi?</p>
+
+<p>&mdash;Veramente egli non me lo ha comandato
+propriamente, perchè Gregorio non è gran fatto
+facondo su queste cose, e bisogna pigliarlo a
+volo; ma io, che son vecchio balestriere, l'ho
+capito subito.</p>
+
+<p>&mdash;Ha avuto torto il santo padre: non si
+<span class="pagenum"><a id="page119" name="page119"></a>(p. 119)</span> dimenticano i buoni amici. Ma, dico, monsignore,
+che cos'è che andiamo pescando quaggiù? Questa
+camera non ristora lo spirito niente affatto.</p>
+
+<p>&mdash;Figliuol caro, vorresti tu mo' che i tesori
+si tenessero così esposti all'aria per chi voglia
+beccarseli? Signor no, si custodiscono ben guardati
+in fondo alle castella, e son noti solamente
+alla gente fedele.</p>
+
+<p>&mdash;In fondo alle castella sono altresì le prigioni,
+monsignore; e non è la prima volta che
+vostra religione paghi così i grossi servigi.</p>
+
+<p>&mdash;Non ti apponi, compare; ma i servitori di
+Dio non si conducono per tal modo.</p>
+
+<p>&mdash;Sì bene, posto già che tu fossi servitore
+di Dio. Ma dove dunque si va?</p>
+
+<p>&mdash;Siam giunti. Non devi che aspettarmi in
+quella stanza, perchè non voglio, gioia bella, che
+tu sappia i nostri affari; ed in due minuti sarò
+da te. Cosa è! tu dubiti?</p>
+
+<p>&mdash;In questa stanza, dici? Ma questa stanza
+ha una porta, questa porta ha una toppa, questa
+toppa una chiave, e questa chiave può dare
+alcuni giri, e mastro Laidulfo restarci dentro
+assediato dalla fame come Cristo nel deserto.
+Monsignor no: in questa stanza non entro io.</p>
+
+<p>&mdash;Allora togli la chiave e mettila in tasca,
+se non trovi meglio di chiuderti di dietro come
+io vorrei; perchè, ti ripeto, non mi solletica niente
+affatto di essere spiato da te.</p>
+
+<p>&mdash;In questo modo la cosa potrebbe camminare,
+<span class="pagenum"><a id="page120" name="page120"></a>(p. 120)</span> diceva Laidulfo, esaminando la porta, se...
+se.... Sta bene! non ci sono più nè toppe, nè
+saliscendi, nè lucchetti. Dunque hai detto cinque
+minuti, non è vero, monsignore?</p>
+
+<p>&mdash;Presso a poco.</p>
+
+<p>&mdash;Giuochiamo a capo a nascondere: comprendo.
+Non importa: vada, sia pur così. Ma
+bada, monsignore, che il compenso sia grosso,
+perchè....</p>
+
+<p>&mdash;Rilevante fu il servigio; lo so.</p>
+
+<p>&mdash;E che non aspetterò più di cinque minuti;
+e che se mi volessi usare tradimenti, ho un pugnale
+che non è novizio. M'intendi?</p>
+
+<p>&mdash;Troppo.</p>
+
+<p>&mdash;Andiamo dunque in nome del dia....</p>
+
+<p>Laidulfo aveva aperta la porta, e messo il
+primo piede sul pavimento della stanzuccia. Ma
+siccome il solaio era stato collocato a bilanciere,
+per modo che dove il passo si metteva sprofondava
+e si alzava dal lato opposto; così Laidulfo
+si vide aperto d'avanti un abisso profondo ed
+oscuro, in fondo al quale sentiva un murmure
+come d'acqua che corre. Egli però, poggiando il
+piede si era squilibrato. Il vescovo di Porto, che
+spiava ogni suo moto, ne profitta, e dandogli una
+spinta gagliarda lo manda giù, senza che avesse
+neppure intera potuta proferire la frase. Ciò
+fatto, con una mazza urta il lato del solaio sollevato,
+e tirandosi la porta se ne va fregandosi
+le mani e zufolando, dopo aver detto:</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page121" name="page121"></a>(p. 121)</span> &mdash;Corpo dell'ostia! Mastro Ildebrando non si
+fastidierà più di te, mariuolo!</p>
+
+<p>Allora tumultuoso levare di voci gli giunge
+dalle corti che dicevano:</p>
+
+<p>&mdash;Abbasso l'infame pontefice, abbasso il re
+codardo, abbasso.</p>
+
+<p>Il vescovo di Porto tende prima le orecchie
+ad udire, poi crolla alquanto la testa, sorridendo
+volge gli occhi al suo fianco, dove nascondeva il
+pugnale, fa scricchiolare le nocche delle dita, e
+dicendo: andiamo in nome di tutti i diavoli! ed al
+pontefice si presentò.</p>
+
+<p>Enrico, che asciolveva con Gregorio, a quei da
+lui pure uditi rumori aveva preso commiato.
+Gregorio lo aveva licenziato con un <i>vade in pace</i>.
+E si avviava per uscire, allorchè gli viene incontro
+il vescovo di Vercelli che divenuto estremamente
+pallido sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, gl'Italiani sono in rivolta.</p>
+
+<p>A quell'annunzio il re si scuote, e subitamente
+trae sullo spianato per parlar loro. Lo spianato
+trova deserto. I capi si erano ritirati per consultare
+fra loro, il popolo aveva cercati gli abituri
+per andare raccontare ai suoi figli ed
+alle sue femmine dell'atto osceno a cui aveva
+assistito, e mandarne ai posteri vituperata memoria.</p>
+
+<p>Enrico allora seguito da pochi, riviene al romitaggio.
+Però come penetra nelle sue stanze,
+<span class="pagenum"><a id="page122" name="page122"></a>(p. 122)</span> egli si arresta, poi retrocede, colpito da terribile
+spettacolo.</p>
+
+<p>L'arcivescovo di Ravenna, piagato al petto da
+grave ferita e legato alla gola con un balteo,
+penzolava da un piuolo del camino, piombino in
+viso, oscillando ancora, convulsamente rattrappito.
+Enrico gli fa tosto apprestare soccorsi, se
+pur erano ancora a tempo di salvarlo, e dimanda
+di Baccelardo.</p>
+
+<p>Baccelardo ed una giovane erano partiti da
+un'ora.</p>
+
+<p>E due ore dopo, tre legati del papa, divisati
+da pellegrini, movevano per la Germania.</p>
+
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page123" name="page123"></a>(p. 123)</span> <span class="smaller">LIBRO SESTO</span><br>
+RODOLFO DI SVEVIA.</h2>
+
+<h3>VIII.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p><span class="pagenum"><a id="page125" name="page125"></a>(p. 125)</span> Sorgi, ungilo perchè egli è desso. Prese dunque
+Samuele il corno di olio, ed in mezzo ai suoi
+fratelli lo unse.</p>
+
+<p class="author"><span class="smcap">Reg</span>. I. c. 16.</p>
+</div>
+
+<p>Gregorio si era costituito in quell'altezza
+maggiore che l'uomo sopra l'uomo può alzarsi.
+Aveva però compressa una molla elasticissimamente
+temperata, e così bruscamente, e con
+tanta violenza, che doveva aspettarsi per fermo
+reazione non meno ostile nè meno ostinata. Perocchè
+non solamente egli aveva gravata la mano
+sull'incauto re, venuto a penitenza, ma lungi
+dal perdonarlo, come quegli aspettavasi, con tradimento
+lo aveva rimandato per l'assoluzione al
+tribunale stesso, che avanti e' non aveva creduto
+competente, gli aveva interdette le divise regie,
+ed imposti patti vergognosi, a fine di tornarlo
+pienamente ligio e vassallo della Chiesa e dei
+pontefici. Ond'è che gl'Italiani, i quali niuna
+amorevolezza gli avevano mai posta per la sua
+troppa severità, gli tolsero affatto adesso ogni
+<span class="pagenum"><a id="page126" name="page126"></a>(p. 126)</span> riverenza. Gl'Italiani vedevano conculcato con
+tanta petulanza l'onore del trono, da cui dipendeva
+l'unione e la franchigia del popolo. Vedevano
+rassodarsi il dispotismo teocratico del pontefice
+e lo temevano nemico più aspro, che Enrico
+mai non si era mostrato contro lo spirito
+di municipio e la costituzione dei comuni che
+allora cominciavano a pigliar vita. Per lo che,
+non dissimularono nè il loro sdegno, nè il loro
+sprezzo contro Enrico, che aveva siffattamente prostituita
+la dignità di re e la maestà dell'impero,
+nè il loro corruccio contro il vescovo di Roma che
+all'impero si sostituiva e sovraponeva. E di là
+comprendendo quanta arroganza avrebbe addimostrata
+per l'avvenire un pontefice, già per sè
+stesso intollerante e dispotico, contro di lui bandirono
+guerra, contro Enrico disdegnosi tumultuarono.</p>
+
+<p>Ma Enrico non era tal uomo da non saper
+profittare dell'opportuna disposizione degli animi.
+Da Canossa si reca tosto a Reggio, dove vescovi
+e signori lo attendevano per penetrar chiari nei
+suoi disegni, e sapere a quale determinazione
+pensasse attenersi. Egli si giustificò. E lo credettero.
+E non vi fu più mestieri di sprone per
+mettersi sulla via di rompersi con Gregorio.</p>
+
+<p>La guerra si dichiarò. Gli antichi amici di
+Enrico di Germania scesero in Italia. Da ogni
+terra italiana a storme cavalcavano militi al campo
+di lui, ed i nobili gli prestavano omaggio, gli
+<span class="pagenum"><a id="page127" name="page127"></a>(p. 127)</span> giuravano fede gli ecclesiastici, forniva la plebe
+vettovaglie e danari.</p>
+
+<p>Vuolsi che a quell'epoca, in un eccesso di
+divozione, avesse Matilde dichiarata la Toscana
+e la Liguria, paterni ed assoluti dominii, patrimonio
+di S. Pietro. Questa donazione però, è contestata
+da gravi e spassionati scrittori, ed assai
+dubbie sono le tracce negli antichi cronisti, sì
+che i soli spigolisti vi leggono chiaro. Ad ogni
+modo, voce ne corse in Italia, e l'imperatore
+avrebbe tolta ragione anche di quest'altra rapina,
+come erede della contessa, se Gregorio, per allontanarlo
+d'Italia, non avesse soffiato coi suoi
+legati nelle cose di Lamagna, e macchinata trama
+che miserie, morti e delitti infiniti originò.</p>
+
+<p>La Germania, spartita in fazioni come l'abbiamo
+lasciata, divampava ogni giorno peggio
+dopo la discesa del re in Italia. Aspettava ansiosa
+la composizione del pontefice e del re, e
+trepidava, non sapendo a quali patti sarebbesi
+fatta. E come Rodolfo di Svevia, capo dei nemici
+di Enrico, udì che questi già riabilitato capitanava
+un esercito d'Italiani, comprese subito che,
+colte le opportunità, se lo avrebbe veduto piombare
+nel paese, dove a quell'ora partigiani moltissimi
+lo attendevano e sollecitavano. Intimò
+perciò dieta di nobili tedeschi a Forcheim, pregando
+tutti intervenire, e provvedere in comune
+alla salute dell'impero e della Chiesa. Gregorio,
+che avrebbe ambito mettersi in mano la somma
+<span class="pagenum"><a id="page128" name="page128"></a>(p. 128)</span> delle cose di Lamagna, udito della dieta, alla
+quale oratori di Rodolfo lo invitavano, richiese
+Enrico, che barricava le Alpi, di un salvocondotto
+per recarvisi. Enrico gliel rifiutò. Allora
+Gregorio, per mezzo di corrieri, manda ai suoi
+legati doppio protocollo d'instruzioni, pubblico
+l'uno e tutto affusolato di pace e di carità, l'altro
+segreto cui la storia ha potuto sospettare,
+non mai stabilire per fermo.</p>
+
+<p>I legati, arrivati già in Germania, cominciarono
+a tentar pratiche presso i signori della dieta per
+soppannarli dei loro principii e dei loro disegni.</p>
+
+<p>Il giorno della dieta giunge. Radunati a Forcheim
+l'arcivescovo di Magonza, i vescovi di
+Wurzburg e di Metz coi prelati delle loro diocesi,
+i duchi Rodolfo di Svevia, Guelfo di Baviera
+e Bertoldo di Carintia alla testa di margravi,
+conti, baroni, valvassori e quanti mai stessero
+dalla parte dei Sassoni, i legati mostrarono le
+lettere di credenza ed all'assemblea si presentarono.
+Poscia, primo Rodolfo, e dietro a lui gli
+altri in ordine di grado e di autorità, principiarono
+a lungamente produrre accuse di ogni maniera
+contro Enrico. Non è a dirsi di quanti delitti
+quei signori, tutti a lui nemici, lo accagionassero!
+Rodolfo ed il conte di Nordheim, che
+avevano animo nobile, prendevano a schifo l'impudenza
+di quei vili. Ma i legati, che nulla meglio
+cercavano, fingendo i peritosi, lodarono la lunganimità
+e la fedeltà dei nobili tedeschi per avere
+<span class="pagenum"><a id="page129" name="page129"></a>(p. 129)</span> fino a quel ponto tollerato sì pazzo e crudele
+monarca. Conchiusero che, se non volevano ulteriormente
+tentare Iddio, e l'animo paterno di
+papa Gregorio addolorare, bisognava privarlo di
+regno ed eleggere un altro re. I principi, prevaricati
+di soppiatto, acclamarono il partito. Ma
+i legati che conoscevano di quanta delizia Gregorio
+vagheggiasse esser l'arbitro supremo nella
+contesa, supplicarono la dieta, non procedesse
+all'elezione prima della venuta di lui, ora bloccato
+in terra lombarda senza potere nè rientrare
+a Roma, nè le Alpi varcare.</p>
+
+<p>I principi tedeschi non rifiutarono da prima,
+ma la notte considerarono com'e' fossero depositari
+della sovranità nazionale, che il papa non
+era balio dell'impero e non aveva dritto nè consultivo
+nè deliberativo nell'azienda dello Stato.
+Laonde alla tornata del domani, Ottone di Nordheim
+dichiarò ai principi ed ai legati: che,
+essendosi stabilita la deposizione di Enrico, gli
+era pericoloso lo attendere; mal condursi senza
+capo il governo, non patire l'intervento del papa
+nè le leggi, nè l'onor dell'impero, e che avrebbero
+creato il novello monarca senza aspettarlo
+niente affatto.</p>
+
+<p>Per lo che, non curando le contestazioni dei
+legati, le diverse classi dei nobili si divisero in
+separate consulte. Ma siccome ciascuno aveva
+particolari interessi ed ambiva guadagni dalla
+qualità di elettore, così presero a metter fuori
+<span class="pagenum"><a id="page130" name="page130"></a>(p. 130)</span> pretensioni, patteggiare, aprir mercato, sì che di
+tanto solenne attributo si sarebbe fatta vendereccia
+prostituzione, se i legati, assumendo dritto
+di regoli, non avessero dato in sulla voce ai petulanti
+ed agl'ingordi. Stabiliti prima alcuni canoni
+generali, i nobili ed il popolo delegarono
+ai prelati alemanni la prerogativa dell'elezione.
+Sigofredo, arcivescovo di Magonza, che aveva il
+primo voto lo diede a Rodolfo di Svevia. Adalberto
+di Wurzburg imitò Sigofredo; e l'esempio
+dei capi trasse dietro l'assentire del clero. Ottone,
+Guelfo e Bertoldo aderirono alla sentenza dei
+vescovi. I legati la sanzionarono, sapendo come
+caro a Gregorio fosse lo Svevo, per età, per costumi,
+per nascimento ed ingegno a quell'onore
+non disadatto.</p>
+
+<p>Però come a Rodolfo, nel letto travagliato da
+febbre, Ottone di Nordheim, commissario della
+nazione, andò a recarne novella, quegli titubante
+rispose:</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, conte, dell'onor sommo donde i principi
+di Germania m'investono. Io non credetti
+mai meritarlo: e perciò lo rinunzio.</p>
+
+<p>&mdash;Lo rinunziate, sire! sclama il Nordheim
+stupefatto. Vostra sublimità parlerebbe dunque
+da senno?</p>
+
+<p>&mdash;Sì, signore di Nordheim. Nè per avventura
+crediate che io m'infinga. Conosco che per conservar
+questo scettro v'ha d'uopo della spada e
+del sangue civile. Enrico è fiero, ostinato, di
+<span class="pagenum"><a id="page131" name="page131"></a>(p. 131)</span> spiriti guerreschi, ed ora a capo di esercito poderoso.
+Non si lascerà perciò, a volere di pochi
+ed a persuasione del pontefice, balzar così dall'eredità
+dei padri suoi, prima di aver tentate le
+fortune delle armi e funestato l'impero di sangue.
+Io non voglio esser causa di desolazione nel
+mio paese. I legati han persuaso fatal consiglio
+per ispalleggiare la vendetta di Gregorio. Si preparano
+per queste sfortunate contrade giorni
+terribili; credetelo, sire di Nordheim. Mandiamo
+invece i suoi messi al pontefice, ed invitiamo
+Enrico alla pace, noi signori di Lamagna che ne
+siamo i custodi.</p>
+
+<p>&mdash;Con la vostra sopportazione, sire, risponde
+il Nordheim, non mai. Da molti anni noi conosciamo
+la mente di Enrico. Egli non perdona
+mai. Ed ora dobbiamo paventarlo più indragato
+ancora, perocchè, dal nostro forfare come egli
+dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal pontefice.
+Se dunque ad ogni andare è inevitabile
+la guerra civile, si faccia pure, se non con certezza
+di vittoria, con speranza che l'onte nostre
+saranno pagate, i nostri dritti redenti. Arrendetevi
+dunque, o sire, e bandite gli scrupoli.</p>
+
+<p>&mdash;E non conti, fratello, soggiunge Rodolfo
+intessendo le mani sul petto e sospirando, non
+conti la mutabilità del popolo, l'instabilità della
+sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei
+signori che fino da ieri mi ebbero compagno e
+<span class="pagenum"><a id="page132" name="page132"></a>(p. 132)</span> commilitone e mi amarono, e domani sdegnerebbero
+venerarmi come sovrano?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, perdonate se oso dirvi che vi apponete.
+Nè il popolo, nè i nobili tedeschi tennero mai
+lo stile degli Italiani che disvogliono oggi ciò
+che ieri desiderarono fino al delirio. Piegatevi,
+sire, ed accettate la corona che il popolo di Germania
+vi ha profferta.</p>
+
+<p>&mdash;Così vuoi, sire di Nordheim? disse Rodolfo
+rassegnandosi dopo un po' di pausa; sia pure
+così. Possa io però, in un giorno di sangue, non
+rimproverarti questa violenza.</p>
+
+<p>Ed il dì 15 marzo 1077 accettava lo scettro
+senza dritto di successione pei suoi, e con solenne
+promessa di vassallaggio alla Chiesa.</p>
+
+<p>Il 26 lo consacrava a Magonza legittimo re e
+difensore del regno dei Franchi, l'arcivescovo
+Sigofredo, vicario pontificio in Lamagna.</p>
+
+<p>Nel tempo stesso si spandeva la voce che Enrico
+già riedeva in Germania alla testa di grosso
+esercito.</p>
+
+<p>Infatti questi, dopo aver celebrata la Pasqua
+a Verona, per la via che d'Aquileia mena al
+Friuli, alla testa di truppa lombarda penetrava
+nella Carintia. Poi non appena ebbe messo piede
+in Lamagna, comandava brillante esercito a lui
+devoto per volontà non per obbligo di feudale
+servizio.</p>
+
+<p>Rodolfo che ogni dì assaporava novelle amarezze
+<span class="pagenum"><a id="page133" name="page133"></a>(p. 133)</span> per le città che gli chiudevano sul viso le
+porte e gli mandavano ambascerie d'ingiurie, per
+le diserzioni che provava nei ranghi dei suoi
+partigiani, con soli cinquemila Svevi schivò la
+pugna ed entrò in Sassonia. E' lasciò Enrico inoltrarsi
+nel paese a dare il guasto, e muovere per
+la fedele Augusta dove mille altri cavalli della
+città lo raggiungevano. Enrico traversò la Baviera
+desolando, e vene a Ratisbona. Quivi il patriarca
+d'Aquileia gli condusse novella squadra di Lombardi
+che a loro volta, dopo essere stati tante
+fiate visitati dai Tedeschi, cercavano a menare
+le mani nelle terre di loro. Luogotenente di
+quello squadrone era Baccelardo seguito da un
+paggio. Egli si presentò al re. Allo scorgerlo,
+Enrico aggrotta fieramente le ciglia, non avendolo
+più visto dopo la trista avventura di Guiberto.
+Baccelardo piega a terra il ginocchio e
+sommessamente mormora:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, io vengo a mettermi a mercè di vostro
+valore.</p>
+
+<p>&mdash;Alla mercè? per che cosa? dimanda Enrico.</p>
+
+<p>&mdash;Sire, soggiunge Baccelardo, per l'appiccagione
+dell'arcivescovo di Ravenna, e per avervi
+lasciato senza torne licenza.</p>
+
+<p>&mdash;Per Nostra Donna di Goslar! sclama Enrico,
+bisogna dire che tu sii veramente uno scomunicato,
+che ti imbratti così per gioco le mani
+nel sangue degli unti!</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page134" name="page134"></a>(p. 134)</span> &mdash;Vi dimando perdono, sire, se oso appormi
+che non fu mica per giuoco.</p>
+
+<p>&mdash;E perchè dunque, messere, se Dio ti aiuti?</p>
+
+<p>&mdash;Sire, un uomo che è scomparso dalla faccia
+della terra come fuoco fatuo, quasi per testamento
+mi aveva confidata una giovane che apparteneva
+a nobile famiglia d'Italia, onde l'avessi
+protetta e le fossi stato amico e fratello. Nel
+metter piede nelle vostre stanze, sire, trovo
+questa donna dinoccolata dal lungo dibattersi,
+svenuta fra le braccia dell'arcivescovo. Lo sdegno
+mi acceca; e cedendo ad un impeto primo
+lo assalto, lo ferisco, lo disarmo, lo prostro, e
+stringendogli la gola col balteo della mia spada,
+non tanto forte veramente, l'appendo al camino.
+Indi, per salvarmi dall'ira di vostra possanza,
+con la donzella svenuta com'era mi partii. Ecco,
+sire, la mia colpa, punitemi se vi piace.</p>
+
+<p>&mdash;Capestro di un arcivescovo! sclama Enrico
+ridendo. E la giovane era bella, eh!</p>
+
+<p>&mdash;Sì, sire; ma fosse stata laida come la maga
+di Endor, il mio dovere di cavaliere m'imponeva
+difenderla da ogni oltraggio, quand'anco non mi
+fosse stata affidata a proteggerla.</p>
+
+<p>&mdash;E cosa hai adesso fatto di lei, messere?</p>
+
+<p>Baccelardo esitò un momento a rispondere,
+poi disse:</p>
+
+<p>&mdash;L'ho collocata tra le benedettine di San Sisto
+di Piacenza, sire.</p>
+
+<p>&mdash;Sta bene, risponde Enrico; ti perdono l'attentato
+<span class="pagenum"><a id="page135" name="page135"></a>(p. 135)</span> sacrilego, perchè nobile fu la cagione
+che ti spinse, e perchè niun male da ciò avvenne,
+sendo noi arrivati a tempo per salvare quel povero
+arcivescovo. Pensa però a meritarti la nostra
+grazia ed i nostri favori con quell'ardimento che
+suoli, ed a combattere da valoroso nella campagna
+che stiamo per aprire.</p>
+
+<p>&mdash;Non chiedo meglio, sire, risponde Baccelardo
+inchinandosi, e rientrando negli ordini dei
+suoi.</p>
+
+<p>Le ostilità infatti cominciarono. Alle sponde
+del Neckar, più volte Rodolfo gagliardamente armato
+chiamò il nemico a giornata, e parzialmente
+il re disfidò. Ma il re, che di truppa gli era inferiore,
+ogni partito ricusò, e mandò parlamentario
+per introdurre pratiche di pace. Enrico e
+Rodolfo si abboccarono. E' convennero di una tregua;
+e fissarono che i dritti e le ragioni di entrambi
+avrebbero esaminati i principi della dieta
+che intimavano in riva al Reno. Conchiuso il
+trattato, Rodolfo licenziò le sue genti e si ritirò
+in Sassonia. Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti
+i rinforzi, si gittò nella Svevia, e sarebbe penetrato
+in Sassonia, se i principi constituitisi mallevadori
+della tregua non lo avessero arrestato.
+Saputasi l'infrazione dei patti, Rodolfo convoca
+a Goslar assemblea di patrizii e di vescovi, ove
+i legati del papa scomunicano novellamente Enrico,
+e le insegne reali gl'interdicono.</p>
+
+<p>Enrico non curò gli anatemi. E' corse, a danno
+<span class="pagenum"><a id="page136" name="page136"></a>(p. 136)</span> dei nobili e dei prelati avversi, il paese, e la
+battaglia andò a presentare al nemico. I due rivali
+si scontrarono nelle pianure di Melrichstadt
+alle sponde della Strewe. Dubbio e terribile fu
+l'urto. Quelli di Enrico finalmente sfondarono e
+cacciarono in rotta i partigiani di Rodolfo. I Lombardi
+sovra tutti, demonii capitanati da un demonio,
+dietro loro lasciavano solco di cadaveri
+come vi fosse strisciato il fulmine. Rodolfo tentò
+invano ricucire i fuggitivi. Ed e' credeva già perduta
+la pugna, allorchè Ottone di Nordheim,
+gridando la parola dei Sassoni: San Pietro! San
+Pietro! si rovescia sulle genti di Enrico ed a
+sua volta le sgomina.</p>
+
+<p>Rodolfo passò la notte sul campo a celebrare
+la vittoria. Ma al domani, 15 agosto, Enrico ricomponeva
+le schiere, riprendeva Vurzburg, ed
+offeriva novellamente battaglia ai Sassoni che la
+schivarono. Il re fece affardellare il bagaglio,
+bruciare il resto, e si diresse a gran giornate a
+Smalkalda, mentre i suoi guerrieri saccheggiando
+il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni
+si attribuirono l'onore di questa vittoria per
+essere restati padroni del campo. Ma la loro non
+era che illusione, dappoichè avevan perduta tanta
+gente che, al domani, non potevano trar profitto
+dallo scheltro di truppa malconcia che restava
+ancora.</p>
+
+<p>Questa però non fu che foriera di battaglia
+più terribile, quella di Fladenheim. La quale,
+<span class="pagenum"><a id="page137" name="page137"></a>(p. 137)</span> ferocemente combattuta da ambo le parti, e da
+ambo le parti guadagnata da un'ala perduta da
+un'altra, indusse Rodolfo a scrivere al pontefice,
+che con lui godesse della vittoria, ed Iddio ne
+ringraziasse. Però Gregorio riceveva due messaggi
+ad un tempo.</p>
+
+
+<h3><span class="pagenum"><a id="page139" name="page139"></a>(p. 139)</span> IX.</h3>
+
+<div class="entete">
+<p class="poem20">
+Sur les bancs dorés d'un concile romain<br>
+Presida dans Costance un brandon à la main.<br>
+De Jean Hus, en priant, signa l'arrêt barbare,<br>
+Au front d'un Alexandre égara la tiare.</p>
+
+<p class="authorsc">Casimir Delavigne.</p>
+</div>
+
+<p>La posizione d'Ildebrando era cangiata dopochè
+alla vetta della sua ambizione aveva poggiato.
+Gl'Italiani lo schernivano e gli si volgevano contro,
+fin nella Toscana sua divota. L'arcivescovo
+di Ravenna armava per invadere gli Stati della
+contessa Matilde e dentro Roma bloccarlo. Il re
+di Polonia, Boleslao l'<i>ardito</i>, da lui consacrato
+perchè protestava sottrarsi al dominio di Enrico,
+gli assassinava i vescovi a' piè degli altari, noiato
+dai loro troppi consigli e pretensioni. Il re di
+Francia, burlandosi degli anatemi, persisteva nel
+trafficare le investiture ecclesiastiche, e permettere
+le mogli al suo clero. Roberto Guiscardo,
+malgrado le scomuniche reiterate, addoppiava i
+conquisti nel patrimonio della Chiesa; ed il conte
+di Capua Giordano abbottinava arredi sacri nel
+<span class="pagenum"><a id="page140" name="page140"></a>(p. 140)</span> monistero di Montecassino. Niceforo Botoniate
+scacciava dal soglio a Costantinopoli Michele Parapinace,
+che si era dichiarato quasi vassallo della
+Chiesa di occidente, e mandava tutti gli anni
+duecento libre di argento a suffragio dell'anima
+sua. Berengario si ostinava nella sua eresia. Guglielmo
+il <i>conquistatore</i> faceva il papa in Inghilterra.
+Il re di Dalmazia, creato da lui ed a lui
+come schiavo dedito, era oppresso dai nemici.
+Ed i Sassoni, dai suoi consigli e dalle sue promesse
+sedotti e nell'elezione del nuovo monarca
+e nella guerra civile indotti, lo insultavano per
+aspre lettere. Gregorio protestava non aver comandata
+proprio l'elezione di Rodolfo, ma avere
+dato instruzione ai suoi legati di solo promuovere
+la deposizione di Enrico e la scelta del novello
+re. Quella scelta e' riserbava a sè stesso, sia
+per aver ligio come cane l'uomo da ungersi; sia per
+arrogarsi il dritto di disfare i re e crearli; sia per
+mostrarsi alla terra insignito di quest'altro potere,
+per godere la gioia di veder le teste coronate,
+prostrate innanzi a lui, spazzargli il suolo della
+clamide, per consolidare il dritto di feudo che
+pretendeva sulla Germania, per mettersi infine
+alla testa dell'amministrazione dell'impero e tenere
+i Tedeschi, di lui già divoti, umiliati ed
+obbedienti come frati da cenobio. Quando udì
+dunque i principi non averlo curato, ed esercitato
+da sè il dritto che le constituzioni teutoniche
+davan loro, prese il broncio e ne concepì
+<span class="pagenum"><a id="page141" name="page141"></a>(p. 141)</span> astio e dispetto. Sicchè fermò non procedere, se
+non all'estremo, alla sanzione dell'operato a Forcheim,
+e quando la somma delle cose ed il volger
+fatale della fortuna ve lo avessero spinto.</p>
+
+<p>I Sassoni compresero i suoi intendimenti. S'incollerirono,
+e gli scrissero come a gente tradita
+convenivasi.</p>
+
+<p>Gregorio rispondeva alle acerbe lettere per un
+guazzabuglio di luoghi comuni che nulla significava.</p>
+
+<p>Ed ecco giungergli, primo, il messo di Rodolfo,
+che della vittoria di Fladenheim gli riferiva, e
+quindi non a guari l'oratore di Enrico che attribuiva
+a sè quella vittoria e con maligna compiacenza
+ne lo teneva conto per amareggiarlo,
+impaurirlo, spiccarlo dal partito di Rodolfo. A
+questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando
+ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e
+per mezzo di colombi, ordinò ai suoi legati,
+sparsi per tutta Europa, di significare ai prelati
+cattolici che per la settimana santa avessero
+studiato il tempo ed il cammino di trovarsi al
+settimo concilio di Roma. In effetti e' vi giunsero.</p>
+
+<p>E frequente, oltre ogni dire, di vescovi e abati
+riuscì il concilio. La contessa Matilde non vi
+mancò, perocchè dessa era l'ombra di papa Gregorio.
+Si ribadì al solito il chiodo delle investiture
+e del celibato, si scomunicarono Guiscardo,
+Guiberto, Ugo Candido e Rolando da Siena, nemici
+indomabili del papa, sempre fulminati,
+<span class="pagenum"><a id="page142" name="page142"></a>(p. 142)</span> prostrati mai. Infine sorsero gli ambasciadori di
+Rodolfo che infinite calunnie vomitarono contro
+di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna lo accagionarono.
+Allorchè Gregorio bandì novellamente
+spaventevole anatema e profetizzò che in
+quell'anno <i>il falso re sarebbe morto!</i> Mandò poscia
+a Rodolfo una corona d'oro nel cui cerchio
+stava scolpito questo cattivo <i>calembour</i> per epigrafe</p>
+
+<p class="poem10">
+<i>Petra dedit Petro, Petrus diadema Rodulpho.</i></p>
+
+<p>Dall'altro canto Enrico convocava prima a Magonza
+assemblea di principi e di prelati, dove
+si discusse a minuto la condotta di Gregorio, e
+colpe molte gli si apposero; poi l'arcivescovo di
+Ravenna indisse un sinodo a Brixen nel Tirolo,
+come luogo agl'Italiani ed ai Tedeschi più comodo,
+da lui stesso preseduto.</p>
+
+<p>Sul finire di giugno il concilio si aprì. Vi
+trassero tutti i vescovi di Lombardia e moltissimi
+degli altri Stati d'Italia, tutti prelati partigiani
+di Enrico, sì che essi soli avrebbero composta
+numerosa curia, tutti i capitani e gli ottimati
+dei due eserciti italico e tedesco, quasi tutti i
+signori dell'impero che pel re tenevano, ed egli
+stesso. Si passò a rassegna con severo scrutinio
+la vita di Gregorio. Se ne ponderarono le opere,
+se ne interpretò lo spirito, si discussero tutte le
+riforme che aveva volute introdurre, si scese alla
+<span class="pagenum"><a id="page143" name="page143"></a>(p. 143)</span> sua condotta privata, alle relazioni, ai disegni,
+ai gusti, alle passioni, e dopo averlo esaminato
+d'ogni lato con acuta penetrazione, con inesorabile
+sangue freddo fu giudicato e pubblicato il
+decreto che lo deponeva dalla sedia di Pietro.</p>
+
+<p>Indi proclamarono papa l'arcivescovo di Ravenna.
+E mentre Enrico ripassava in Lamagna per
+dar l'estremo crollo al suo rivale, Guiberto, ora
+Clemente III, sormontava il Brenner, accompagnato
+da splendido corteggio di vescovi e di nobili,
+scendeva in Italia, si metteva alla testa degli
+uomini d'armi, di quaranta vescovi e meglio di
+duecento baroni, assaltava le terre toscane e le
+correva a guasto, ed a Volta presso Mantova,
+avendo sotto la sua condotta lo stesso secondogenito
+dell'imperatore Enrico, investiva le numerose
+truppe di Matilde e riportava completa vittoria.</p>
+
+<p>E Gregorio aveva ad un tempo la novella della
+sua deposizione, quella dell'elezione di Guiberto,
+quella dell'invasione della Toscana, quella della
+vittoria di Volta sopra la sua bella penitente,
+unitamente ad un'altra, che più di tutte lo spaventò,
+da un foglio grazioso del suo amorevole
+fratello Guiberto, ora come abbiam detto, Clemente
+III.</p>
+
+<p>Enrico, recatosi a Ratisbona vi congregava una
+dieta, dove intervenivano i grandi della sua fazione,
+i condottieri dell'esercito, Federico il
+<i>bellicoso</i>, conte di Staufen, sire di un castello
+<span class="pagenum"><a id="page144" name="page144"></a>(p. 144)</span> sul cucuzzolo più sublime delle Alpi, e Goffredo
+di Buglione, quel pio Goffredo</p>
+
+<p class="poem10">
+<span class="add2em">che nel purpureo ammanto</span><br>
+Ha di regio e d'augusto in sè cotanto!</p>
+
+<p>Goffredo, discendendo da Carlomagno per parte
+del padre, e dai re lombardi della madre, sembrava</p>
+
+<p class="poem10">
+Veramente costui nato all'impero,<br>
+Sì del regnar del comandar sa l'arti,<br>
+E non minor che duce è cavaliero,<br>
+Ma del doppio valor tutte ha le parti:<br>
+Nè fra turbe sì grandi uom più guerriero<br>
+O più saggio di lui potrei mostrarti.</p>
+
+<p>Enrico si alzò da sedere, e prendendo il gonfalone
+dell'impero, appoggiato al suo soglio, si
+trasse presso al giovane duca, e gli disse:</p>
+
+<p>&mdash;Messer Goffredo di Buglione, questo, come
+vedi, è lo stendardo dell'impero: te lo affido a
+portare nella campagna che siamo per aprire, e
+riposo sicuro che, sia che fossimo vinti, sia che
+vincessimo, mel renderai incontaminato.</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, sire, dell'onor grande che mi fate,
+rispose Goffredo, piegando a terra il ginocchio e
+stringendo la bandiera; la difenderò per quanto
+Iddio mi darà di forza e di vita.</p>
+
+<p>Allora il re si rivolse a Federico di Staufen e
+soggiunse:</p>
+
+<p>&mdash;Signor conte, io ti ho trovato il più prode
+nelle armi ed il più fedele in tempo di pace. Io
+<span class="pagenum"><a id="page145" name="page145"></a>(p. 145)</span> serbo memoria dei tuoi servizi; e vedete, o baroni,
+se coi miei fedeli so essere grato! Prendi,
+giovane guerriero, la mia unica figlia in isposa,
+perchè conosco che vi amate, e sii conte di Svevia,
+paese che i ribelli hanno invaso.</p>
+
+<p>Federico resta da prima mutolo, non ben sapendo
+raccogliere i suoi pensieri, poscia bacia la
+mano del re e mormora:</p>
+
+<p>&mdash;Mercè, sire! voi mi avete degnato di guiderdone
+che supera ogni mio poco servizio ed
+ogni mia speranza.</p>
+
+<p>Ed Enrico stringendogli la mano, risponde:</p>
+
+<p>&mdash;Va, conte di Svevia, e sii prode come sempre
+il fosti.</p>
+
+<p>Indi consultò coi suoi il piano della guerra;
+e dopo averlo fermo, ringrazia tutti della fedeltà
+mostrata, li prega di non istancarsi nè mutarsi
+per infausto mutar di cose, e scioglie la dieta.</p>
+
+<p>In ottobre di quell'anno 1080 Enrico aprì la
+campagna invadendo la Sassonia con forze poderose,
+e disertò il paese. La mattina del 15 ottobre
+risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster
+le truppe di rincontro al nemico, in luogo non
+opportuno al guado, e senza scampo alle spalle.
+Ridusse così i suoi a vincere o a morire da eroi.</p>
+
+<p>Al levarsi del sole, Enrico, scoperto il movimento
+dell'oste nemica, ordina le sue genti in
+battaglia. I Sassoni, trafelati dal cammino e manchi
+d'uomini, affogati tra le male fitte dei paduli
+percorsi, secondano il movimento del re, ma pavidi
+<span class="pagenum"><a id="page146" name="page146"></a>(p. 146)</span> e scorati; perchè i loro fanti, nerbo dell'esercito,
+impediti dalle vie rotte tardavano; i cavalli
+stanchi non sentivano più lo sprone. I fanti si stringono
+in ordini serrati; i cavalieri smontano da cavallo,
+ed a passo di carica vanno a cercare l'antiguardo
+nemico. I vescovi intuonano il salmo 82,
+<i>Deus quis similis erit tibi!</i> e cantando precedono.
+Quando ecco che alle parole: <i>fac illis sicut Madian
+et Siræ..... disperierunt, facti sunt ut stercus
+terræ</i>; si trovano in faccia al nemico, separatine
+solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra
+si provocano al valico, onde, dando addosso
+all'incauto che lo tentava, affogarvelo. Ma
+niuno è tanto imprudente. I Sassoni, rialzati di
+spirito ed in Dio confidenti, girano la costa e si
+presentano alle truppe regie che al varco li attendevano.
+La battaglia s'impegna con furore.
+Enrico teneva già in pugno la vittoria, quando
+alcuni suoi fanti ritrassero dalla mischia il cadavere
+di Rapoto, sire di Iunthal, il più ricco principe
+di quei tempi, che da Boemia a Roma poteva
+pernottar sempre in castelli di suo dominio,
+e gridano: fuggite! fuggite!</p>
+
+<p>Di fatti sopraggiungevano a briglia sciolta i
+cavalli del duca di Nordheim, reduce da Goslar,
+e questi, sbaragliati gli arcieri che avevan respinto
+l'antiguardo sassone, sfondavano un battaglione
+di fanti ed invadevano il campo del re.
+I Sassoni, certi della vittoria, volevano sbandarsi
+a predare. Ottone di Nordheim li contenne, serrò
+<span class="pagenum"><a id="page147" name="page147"></a>(p. 147)</span> gli ordini e li fermò con le lance in resta. In
+effetti non aveva appena ristabiliti i ranghi dei
+suoi, che ecco appare il conte Enrico di Lacha
+alla testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia!
+e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato
+aveva guadagnata la pugna. Il Nordheim li aspetta
+fermo un tratto. Indi dicendo ai suoi: Coraggio,
+figliuoli di Sassonia, raccomandatevi ai santi e
+seguitemi, perchè nulla costa a Dio con un drappello
+fugare un esercito! investe con tale impeto
+le truppe nemiche che parte ne rovescia nel fiume,
+parte ne vede afferrare l'opposta sponda malconci
+e fuggitivi. Però i Lombardi, che venivano
+dietro a quelle schiere, gli si serrano allora addosso
+e pugna mortale si stabilisce. Non durò
+lungamente. Perocchè, mentre gl'Italiani si vedevano
+piegare innanzi le lance i cavalli del
+Nordheim, irono alle spalle i fanti sassoni che,
+da Radolfo riaccozzati, avevano novellamente caricato
+Enrico e lo avevano vinto. I Lombardi si
+cominciano a ritirare passo a passo, battagliando
+sempre, senza nullamente scomporre gli ordini.
+Allora si presenta ad Enrico Goffredo di Buglione
+e dice:</p>
+
+<p>&mdash;Sire, la battaglia è perduta. Rimetto nelle
+vostre mani lo stendardo dell'impero, che niuno
+più valorosamente di vostra grandezza saprebbe
+difendere, ed io spero nel potente Signore degli
+eserciti e nella Beata Vergine di Goslar di dar
+qui termine alla guerra.</p>
+
+<p><span class="pagenum"><a id="page148" name="page148"></a>(p. 148)</span> E sì dicendo, Goffredo volgeva il cavallo per
+partire, allorchè il re, comprendendo che il prode
+meditava alcuna audace impresa, lo raggiunge e
+parla:</p>
+
+<p>&mdash;Andremo insieme.</p>
+
+<p>E vedendo venir Baccelardo, tutto brutto di
+fango e di sangue, senza neppure dimandargli
+novella dell'esito della pugna dall'altro lato, soggiunge:</p>
+
+<p>&mdash;Principe Baccelardo, ti affido questo sacro
+deposito, eredità di eroi: mel renderai o vi morrai
+sotto da valoroso.</p>
+
+<p>E sì parlando gli gittava in braccio la bandiera
+imperiale, e senza attender risposta, sicuro
+che ben l'aveva data a custodire, seguì Goffredo.
+Questi però, sia che temesse per la vita del re,
+sia che fosse geloso dell'opera concepita, nel
+passar di galoppo tra un gruppo di baroni tedeschi,
+in mezzo ai quali stava Federico di Staufen,
+grida loro:</p>
+
+<p>&mdash;Baroni, se vi è caro il nome di fedeli arrestate
+il re dal disegno di seguirmi. Si tratta
+di morte: fategli violenza.</p>
+
+<p>E mentre questi accerchiavano Enrico, risoluti
+dalle parole e dall'accento del duca di Buglione,
+questi attraversava il campo come uno strale e
+spariva.</p>
+
+<p>E già i Sassoni predavano nel campo reale
+tende di porpora, ornamenti ecclesiastici, vasellame
+d'oro e di argento, moneta, cavalli, vestimenta,
+<span class="pagenum"><a id="page149" name="page149"></a>(p. 149)</span> armi d'incomparabile tempra e splendore,
+tutte le ricchezze degli arcivescovi di Colonia e
+di Treviri, di quattordici vescovi, del duca di
+Buglione, del conte di Staufen, di Enrico palatino,
+di molti altri cavalieri e baroni, ed in fine
+il bottino di Erfurt, e già la pianura echeggiava
+dei canti della vittoria; quando ecco l'allegrezza
+si muta in subito terrore, e la novella che Rodolfo
+spirava giunge.</p>
+
+<p>Rodolfo in un drappello dei suoi menava ancora
+gli ultimi colpi al nemico abbattuto, allorchè
+si vede a briglia sciolta rovesciar sopra un
+cavaliero che gli grida:</p>
+
+<p>&mdash;A me, duca di Svevia, a Goffredo di Buglione!</p>
+
+<p>Rodolfo ebbe appena il tempo di volgergli contro
+il cavallo e di ricevere da mano degli scudieri
+un'asta più salda, che già Goffredo gli si spingeva
+contro. Terribile fu l'urto dei due valorosi.
+I cavalli si piegano sui garretti, i cavalieri percuotono
+dei reni le groppe; e l'asta di Rodolfo
+si spezza in mezzo alla rotella di Goffredo, e va
+in minute schegge, quella di costui gli colpisce
+il cimiero crestato, rompe le gorgiere, manda per
+aria l'elmo, scoprendogli la testa, e s'infigge al
+suolo. Goffredo traversando di volo, la riprende;
+e gli scudieri son presti a darne un'altra al loro
+signore Rodolfo, che coprendosi il capo con lo
+scudo ricarica il duca. Questa volta l'asta di Rodolfo
+piaga alla spalla sinistra il Buglione: questi
+<span class="pagenum"><a id="page150" name="page150"></a>(p. 150)</span> lo coglie agl'inguini, la lancia vi si spezza e vi
+resta infisso profondamente il moncherino. Nulla
+curante della mortale ferita, lo Svevo tira la spada.
+Il Buglione gli scarica sopra il capo, difeso dallo
+scudo, tal poderoso colpo, che fende in due la
+rotella, lambisce di sghembo il vertice del cranio,
+e colpitolo all'avambraccio destro glie lo
+taglia netto con la mano. Allora Rodolfo, rintronato,
+cade di cavallo, e Goffredo, dopo averlo considerato
+un momento con occhio malinconico,
+sclama:</p>
+
+<p>&mdash;Era un eroe! pace all'anima sua.</p>
+
+<p>Indi volgendo al cielo gli sguardi ringrazia
+Iddio della vittoria, ripone la spada, ed a passo
+lento ritorna dove aveva lasciato il re.</p>
+
+<p>La voce della morte di Rodolfo gitta l'allarme
+nel campo dei Sassoni. Corrono i baroni subitamente,
+e lo trovano che già boccheggiava. Tentano
+invano portargli soccorsi. Lo adagiano sopra
+una barella e sel recano al campo sotto il padiglione
+di Enrico, nel letto stesso di lui. I vescovi,
+ornati di stola, cominciano a recitare i
+salmi dei morti. I baroni, col capo dimesso e gli
+occhi velati di lagrime, fanno cerchio ginocchioni
+al suo feretro. Allora, moribondo, Rodolfo dimanda
+vedere la sua mano. Il duca di Nordheim
+glie la presenta ed egli:</p>
+
+<p>&mdash;È quella appunto, sclama, con la quale giurai
+obbedienza ad Enrico!</p>
+
+<p>Indi, sentendo vicina la sua fine, solleva alquanto
+<span class="pagenum"><a id="page151" name="page151"></a>(p. 151)</span> il capo, tentando riconoscere alcuno, chè
+la vista gli si era già velata, e dimanda:</p>
+
+<p>&mdash;Ora di chi è la vittoria?</p>
+
+<p>&mdash;È vostra, sire, risponde il duca di Nordheim
+malinconicamente; ma che ci giova la vittoria
+se vi dobbiamo perdere, o sire!</p>
+
+<p>Rodolfo ricade sui guanciali, e con voce intelligibile
+appena susurra:</p>
+
+<p>&mdash;Mi rassegno ai voleri di Dio! Non mi grava
+la morte celebrata dal trionfo.</p>
+
+<p>E spira.</p>
+
+<p>La profezia di Gregorio si era avverata&mdash;avvegnachè
+non nel senso di lui.</p>
+
+<p>Rodolfo, dopo una vita di guerriero, ed una
+lunga corona di vittorie, era morto da eroe sul
+campo di battaglia, e da cristiano, senza mormorare
+di alcuno. Ildebrando lo aveva sedotto,
+come attestano le sue lettere, e spiccato dal partito
+dell'imperatore a cui era stato sempre carissimo.
+Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei
+re. Nel duomo di Merseburg esiste un'urna magnifica,
+e sovra di quella la sua statua di bronzo.
+Nel duomo medesimo si conserva e si mostra
+ancora la sua destra, il suo scettro, la corona e
+la spada.</p>
+
+<p>I Sassoni fecero gran duolo della morte di lui,
+e ricche elemosine si distribuirono ai poveri, alle
+chiese ed ai conventi in suffragio dell'anima sua.
+Essi lo avevano conosciuto buono, affabile, di
+<span class="pagenum"><a id="page152" name="page152"></a>(p. 152)</span> cuore gentile; lo avevano amato qual padre e
+salvator della patria, venerato qual prode.</p>
+
+<p>La battaglia dell'Elster decise del destino dell'impero.</p>
+
+<p>E Gregorio udiva ad un tempo, della morte
+del suo propugnacolo Rodolfo, e che l'imperatore
+Enrico, correndo precipitoso in Italia, era alle
+Chiuse.</p>
+
+
+<p class="p2 center smcap">Fine del terzo volume.</p>
+
+
+<h2><span class="pagenum"><a id="page153" name="page153"></a>(p. 153)</span> INDICE</h2>
+
+<div class="toc">
+<p>LIBRO QUINTO.&mdash;Il 26 gennaio 1077
+<span class="ralign10">Pag. <a href="#page5">5</a></span></p>
+<p>LIBRO SESTO.&mdash;Rodolfo di Svevia.
+<span class="ralign10">» <a href="#page123">123</a></span></p>
+</div>
+
+<h3>Note</h3>
+
+<div class="footnote">
+<p><a id="footnote1" name="footnote1"></a>
+<b><a href="#footnotetag1">1</a></b>: Si chiamava Wehrgeld una somma di danaro che in
+composizione l'uccisore pagava alla famiglia dell'ucciso
+per impedire le faide o vendette. Il soldo di argento allora
+valeva 46 franchi e 63 centesimi se non erriamo.</p>
+
+<p><a id="footnote2" name="footnote2"></a>
+<b><a href="#footnotetag2">2</a></b>: Il <i>sagibero</i> era una specie di giudice.</p>
+</div>
+
+<h3>Nota di Trascrizione:</h3>
+
+<p>Sono state effettuate le seguenti correzioni:</p>
+
+<ul class="none">
+<li>essere la più {belle|bella} castellana d'Italia</li>
+<li>ed affidollo ai cortigiani, {affichè|affinchè} lo menassero</li>
+<li>sorridendo e mettendosi a {sesedere"|sedere}</li>
+<li>sclama {Baccellardo|Baccelardo} ridendo.</li>
+<li>Io non ho fretta, ripete {Laidolfo|Laidulfo}</li>
+<li>tutti quelli che glielo {avvessero|avessero} prestato</li>
+<li>non si {didimenticano|dimenticano} i buoni amici.</li>
+<li>{fas|fac} illis sicut Madian et Siræ</li>
+</ul>
+
+<p>La lezione «scheltro» dell'originale è stata conservata.</p>
+
+
+
+
+
+
+
+<pre>
+
+
+
+
+
+End of the Project Gutenberg EBook of Il re dei re, vol. 3 (di 4), by
+Ferdinando Petruccelli della Gattina
+
+*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL RE DEI RE, VOL. 3 (DI 4) ***
+
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+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the
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+and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
+and the Foundation information page at www.gutenberg.org
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+Foundation
+
+The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit
+501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
+state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
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+North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email
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+Foundation's web site and official page at www.gutenberg.org/contact
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+Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation
+
+Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide
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+increasing the number of public domain and licensed works that can be
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+array of equipment including outdated equipment. Many small donations
+($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt
+status with the IRS.
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+The Foundation is committed to complying with the laws regulating
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+methods and addresses. Donations are accepted in a number of other
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+
+Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic
+works.
+
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+concept of a library of electronic works that could be freely shared
+with anyone. For forty years, he produced and distributed Project
+Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.
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+Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed
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