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+
+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***
+
+
+ CORRADO BARBAGALLO
+
+
+ LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA
+ CON L’EGITTO
+ DALLE ORIGINI AL 50 A. C.
+
+ (SAGGIO SULLA POLITICA ESTERA DEI ROMANI)
+
+
+ Πολὺ γὰρ ἤδη τοῦτο τὸ γένος ἐστὶ
+ τῶν διαβουλίων παρὰ Ῥωμαίοις, ἑν οἶς
+ διὰ τῆς τῶν πέλας ἀγνοίας ᾳὔξουσι
+ καὶ κατασκευάζονται τὴν ἰδίαν ἀρχὴν
+ πραγματικῶς, ἅμα χαριζόμενοι καὶ
+ δοκοῦντεσ εὐεργετεῖν τσὺς ἁμαρτἀνοντας.
+ (Polibio XXXI, 18, 7).
+
+
+
+ ROMA
+ ERMANNO LOESCHER & C.º
+ (BRETSCHNEIDER E REGENSBERG)
+ 1901
+
+
+
+
+ Proprietà letteraria
+
+ Catania — Tip. Sicula di Monaco & Mollica.
+
+
+
+
+Prefazione
+
+
+Il tema del presente studio non è, sino ad ora — sebbene implicitamente
+— mancato di diventare soggetto di più d’una monografia. Anzi, se
+le mie informazioni bibliografiche sono esatte, esso ha ricevuto
+l’onore di una quadruplice trattazione, e, precisamente, dai sigg.
+Schneiderwirth[1], Schmid[2], Guiraud[3] e Bandelin[4]. Se non che
+nell’ultima di codeste monografie, recente di soli sette anni, il
+suo A. era costretto a lamentare che, mentre le fonti antiche non
+ci offrono il contesto dei fatti, di cui s’intessono le relazioni
+romano-egiziache, i moderni storici «neque si interpetrationem atque
+iudicium respicimus, idonei videntur, quibus res dilucide cognoscantur»
+(p. 56).
+
+Non è ben chiaro quali fossero le censure particolari, che il B. moveva
+agli storici precedenti sotto le generiche frasi latine, di cui egli
+si era compiaciuto servirsi. Certo esse attaccavano tutta l’opera dei
+medesimi, e sarebbe stata cosa fortunata se, come conseguenza della
+critica, il B. ci avesse dato quell’opera metodica di sicuro giudizio
+ed interpetrazione, che egli si aspettava dai suoi predecessori.
+Ma il guaio si è che, dallo Schneiderwirth al Bandelin, il difetto
+fondamentale, (in quest’ultimo, grave e palpabile forse più che nei
+precedenti), era stato quello di aver considerato le relazioni di
+Roma con l’Egitto come materia di appunti eruditi, cui non facea
+d’uopo connettere e spiegare con le vicende ed i criteri della vita
+politica e della politica estera romana, sì che tutte le alleanze, i
+ravvicinamenti, le ostilità, in una parola le relazioni diplomatiche
+dei due stati, appariscono nelle monografie degli storici surriferiti
+come campate in aria, sprovviste e di ragione e di scopo, applicabili
+a questo e a quel periodo, senza che luce o emendamento alcuno esse
+possano dare o ricevere da quella concezione della politica estera
+dei Romani e da quei giudizi sulla medesima, che ogni storico, prima
+d’intraprenderne, come questo è il caso, lo studio di uno dei fenomeni,
+deve compiutamente possedere[5].
+
+Ovviare a tale difetto, esibendo il presente studio come l’esame
+di una delle manifestazioni della politica estera dei Romani, anzi
+della vita romana in genere, delle cui leggi e vicende essa risenta
+scrupolosamente gli effetti, aiutare gli storici allo scoprimento di
+queste cause, di questi effetti, delle orientazioni, varie a seconda
+i tempi, di codesta politica istessa, correggere i non pochi errori,
+e fondamentali, sulla medesima, tale è lo scopo precipuo del presente
+lavoro. La rettificazione di non pochi dati di fatto, lo svolgimento
+di relazioni o completamente taciute, o per lo meno trascurate dagli
+storici precedenti, nei quali, neanche dal punto di vista della
+compiutezza, si nota un graduale e sempre ascendente progresso, la
+rinnovata trattazione con conclusioni opposte o diverse di questioni
+già altrimenti risolte, tutto ciò l’accorto lettore, senza che io vi
+abbia volta per volta accennato, avrà senza dubbio agio di notare nel
+corso del mio lavoro; ma è bene avvertire che non è questo lo scopo,
+a cui ho deliberatamente mirato, sibbene l’altro ben più largo, cui il
+mio temperamento intellettuale mi trascinava, di offrire cioè un saggio
+sulla politica estera dei Romani.
+
+Su pochi argomenti di storia gravano infatti giudizi così superficiali,
+anzi convenzionali, come sulla storia romana, specie sulle vicende
+estere della medesima.
+
+La leggenda più rosea, l’entusiasmo più ingenuo le ha avvolte e
+irradiate della sua luce più benevola, sì che, quasi senza eccezione,
+gli occhi degli storici più indipendenti ne sono rimasti abbacinati, ed
+i giudizi più concordi sul culto della grandezza patria, sulla lealtà
+politica romana, sui benefici effetti della conquista etc. etc. hanno
+corso e ricorso le carte di qualsiasi loro trattazione[6].
+
+Io credo venuta l’ora di esercitare su tante opinioni, tutte egualmente
+erronee, la critica più indipendente per arrivare a convincersi che fra
+i motivi delle vittoriose guerre estere dei Romani, quello del culto
+della patria non c’entra nè poco nè punto, che la loro lealtà politica
+può insegnare qualcosa ai Luigi XIº e ai Ferdinando il Cattolico, che
+l’incivilimento universale (frase molto elastica) o poteva avvenire
+senza i benefici effetti della conquista o fu arrestato dalla loro
+opera di depredamento, rispetto alle province, e dal loro protezionismo
+economico-politico rispetto agli stati liberi, senza contare che la
+loro mostruosa potenza coloniale riescì causa prima ed unica della
+dissoluzione interna della società, che l’avea perpetrato, delle
+lagrime e delle sofferenze della sua grande maggioranza, che, con un
+lavorio infernale di raffinato egoismo, fu, per secoli, attraverso
+l’ignoranza, la corruzione, la miseria, immolata alla sfarzosa
+agiatezza delle classi dominanti[7].
+
+Di qualcuna di codeste rettifiche si occupa il presente lavoro.
+Di altre forse, e in maniera più sistematica, si occuperanno altri
+posteriori. Quello che però adesso io desidero si è che il lettore
+spassionato mi giudichi sovrattutto da ciò, a cui in ispecial modo ho
+mirato[8].
+
+Due altri avvertimenti occorre premettere innanzi che io chiuda
+questa prefazione, ed ambedue sono piuttosto delle scuse che degli
+avvertimenti.
+
+Il presente volume, composto in tempi ed in residenze disparate,
+offre talora gli stessi libri citati in edizioni diverse. Ciò non sarà
+corretto dal punto di vista della simmetria, ma, posso assicurarlo,
+non nuoce minimamente alla chiarezza, dappoichè ho, volta per volta,
+specificato i vari mutamenti. Così, se talora — invero molto raramente
+— non ho potuto citare a piè pagina tutta la bibliografia di qualche
+argomento o non ho potuto servirmi dell’ultima e più recente edizione
+di qualche testo, stia pur tranquillo il lettore, ciò non nuoce alla
+precisione scientifica, giacchè ho sempre curato la cognizione dei
+libri fondamentali, e le recentissime edizioni — quando non mi è stato
+possibile averle — ho sempre surrogato con le ottime. Quello, di cui
+la coscienza mi rassicura, si è che nelle condizioni di vita, in cui ho
+redatto il presente lavoro, pochi mi avrebbero pareggiato in tenacia e
+scrupolosità.
+
+ C. BARBAGALLO
+
+
+
+
+CAPITOLO I.
+
+ROMA E L’EGITTO NEL III. SECOLO A. C.
+
+
+I.
+
+L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio.
+L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo politico;
+arti e scienze.
+
+Il primo avvicinamento diplomatico di Roma con la monarchia egiziana,
+fondata dai Tolomei, dopo il tragico sfasciarsi dell’impero di
+Alessandro Magno, ebbe luogo nel 273 a. C. Prima di quel giorno, i due
+popoli erano vissuti tanto remoti per vicendevoli relazioni, quanto
+— come si mantennero — differentissimi per struttura economica e
+politica. Due società affatto diverse abitavano le rive europee e le
+africane del Mediterraneo.
+
+Poche regioni erano state favorite dalla natura così come l’Egitto.
+Al confluente di due mari, solcato da un fiume, che ne costituiva la
+ricchezza agricola, e, insieme, quella peschereccia, con una città,
+Alessandria, stazione centrale, scalo inevitabile fra l’Occidente e
+l’Oriente, crogiuolo di tutte le industrie dell’antichità, esso non
+aveva, dal punto di vista economico, rivali da temere.
+
+Su tre milioni circa di ettare capaci di abitazione[9], il suolo
+coltivabile, che adesso è ridotto a ⅔ della cifra succitata[10],
+doveva nell’antichità varcarla di parecchio, giacchè la continua
+invasione delle sabbie e dell’acqua marina costituiscono una notevole
+differenza fra lo stato antico e moderno del paese, tutta a pregiudizio
+del secondo. E tanta estensione di terreno coltivabile, aiutata dai
+mezzi, adesso abbandonati, di una delle più perfette fra le culture
+agricole, offriva annualmente una produzione ricchissima e svariata:
+pane di spelta, grano di doppia specie, sylphium, trifoglio due volte
+l’anno[11], loto, papiro, e molti altri generi di cereali e di piante
+aquatiche. Fra gli alberi primeggiavano la palma e l’ulivo[12]; e la
+maraviglia del lettore crescerà nel sentire che il prodotto del grano,
+che nell’Egitto odierno rende in media solo 15 volte la semenza, la
+rendeva nell’Egitto antico ben 100 volte[13], il che, in gran parte,
+si doveva al fatto che l’agricoltura — per lo meno quanto al lavoro
+delle semenze — veniva presso quel popolo, considerata come un pubblico
+servizio[14].
+
+Della carne degli animali da pascolo, che, a cagione della ricchezza
+delle terre inondate e non coltivate, offrivano doppia tosatura e
+doppio parto annuo, gli Egiziani, in mezzo a tante altre abbondanze,
+non curavano di servirsi, se ne togli quel tanto che era richiesto
+dalla religione. Per contro, larghissimo era il consumo del pesce, che,
+vietato ai ministri del culto[15], formava parte considerevole della
+pubblica alimentazione.
+
+Il ricolto di tanti prodotti rendeva naturale il desiderio del
+commercio e dell’esportazione, e questo era agevolato dalla situazione
+dell’Egitto, specie della sua capitale, collocata fra il bacino del
+Mediterraneo, la Siria, la Mesopotomia, l’Arabia, il Mar Rosso, la
+Libia, l’Etiopia e persino l’India[16], situazione, che la politica
+internazionale dei Tolomei, — politica eminentemente d’interessi[17],
+similissima, al pari della cartaginese, a quella della moderna
+Inghilterra[18] —, non aveva lasciato mai di sfruttare con le svariate
+relazioni diplomatiche. E, quasi a colmo di tanto ben di Dio, l’Egitto
+non era soltanto uno stato agricolo e commerciale, ma, al tempo stesso,
+la prima nazione industriale del mondo antico, verso la quale mèta la
+sospingeva, come sempre, quella razza indomita nella elaborazione degli
+elementi materiali della civiltà, che è l’ebrea, e di cui l’Egitto
+nudriva ospiti numerosi[19].
+
+Vi si lavoravano in tal guisa, con una sapienza rara anche oggi, i
+metalli più preziosi, si tessevano tele, lane, cotoni, e, fra le altre,
+primeggiava un’industria, unica alla valle del Nilo, e, da sola, fonte
+d’infinita ricchezza, la fabbricazione della carta di papiro[20].
+
+Fioriva tra tanto benessere una popolazione densa ed agiata di ben
+cinque o sei milioni di abitanti, superba di una fitta rete di più di
+10000 città e grossi borghi, che comprendeva, da un lato una selva
+di piccoli benestanti, proprietari ed affittuari[21], e dall’altro
+una schiavitù, ch’era tale soltanto di nome, rispondente pei suoi
+tratti specifici alla clientela romana[22], mentre capitalisti ed
+operai cominciavano ad agitarsi nelle coalizioni e gli scioperi, segno
+indeprecabile di maturi progressi industriali[23].
+
+La monarchia era assoluta, ma, (ironia delle parole), essa, in
+condizioni normali, strettamente legata al bene dei sudditi, cadeva in
+tempi anormali nella necessità indeprecabile di cedere ai più sensibili
+impulsi dell’opinione pubblica, accentrata nel cervello della nazione,
+l’antica Parigi, come è stata denominata Alessandria, tanto più che
+mancava un esercito numeroso e permanente[24], notevole concausa della
+prosperità dell’Egitto e dell’indirizzo rimesso della sua politica
+estera, sempre più affermantesi dai primi agli ultimi Tolomei.
+
+A coronamento dell’opera, su tanta agiatezza materiale aleggiava, bella
+e spensierata, tutta una rigogliosa fioritura scientifica e letteraria,
+per cui pareva che l’africana Alessandria avesse, come in serra
+aristocratica, ereditato i più bei fiori della civiltà ellenica[25].
+Quanto diverse non apparivano invece, sin dal 273, le condizioni e
+l’avvenire della capitale del Lazio!
+
+
+II.
+
+Agricoltura in Roma durante la repubblica; industrie; decadenza
+dell’agricoltura; pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca
+dei due stati.
+
+Anche Roma avea goduto un tempo di un’agricoltura fiorente, e avea
+visto spuntare sotto l’occhio del Marte latino una distesa di piccole e
+gagliarde proprietà, per cui, divise tra faccende rurali e domestiche,
+aveano vagato laboriose le falangi dei clienti, amiche appendici
+dei vecchi gruppi gentilizi[26]. Ma Roma non aveva mai goduto nè di
+commercio nè d’industrie[27], e l’agricoltura era ben presto cominciata
+a decadere sotto i funesti effetti delle conquiste, strappanti al
+lavoro le braccia e offrenti[28] a buon mercato le terre e gli schiavi,
+mezzo più agevole sia della coltivazione diretta, che dell’assoldamento
+dei proletari, e fatale meccanismo di distruzione della piccola
+proprietà[29].
+
+Per un istante era parso che la crisi agricola potesse venire
+compensata da un corrispettivo incremento della pastorizia, dopochè
+la conquista del Lazio, dell’Etruria e di tutta la zona interna
+dell’Apennino, varia di prodotti, di altitudine e di clima, avea
+liberato i proprietari dalla costosa necessità di sostentare
+nell’inverno, a proprie spese, il bestiame e di ricoverarlo all’uopo in
+apposite stalle[30]. Ma anche la pastorizia avea perduto la sua ragion
+d’essere dopo l’affluenza dei nuovi tesori da ogni parte del mondo
+conquistato, eccitanti allo sperpero e all’inerzia le classi dominanti,
+che li percepivano, e alla miseria, all’accattonaggio, al bottino
+le classi inferiori, ridotte oramai sul lastrico dalla concorrenza
+spietata degli schiavi.
+
+Incamminati per la china di una politica conquistatrice, eretta la
+medesima a mezzo di pubblico e di privato sostentamento, l’unico
+organo sociale, verso cui le risorse dell’erario andarono sin d’ora
+a confluire, non poteva non essere l’esercito terrestre e marittimo.
+La sua presenza rese uno stato, già superbo di lotte e di conquiste
+civili, il campo chiuso d’una sempre imminente reazione militare ed il
+covo temuto di una banda vigile e sterminata di filibustieri, pronta a
+gettarsi dove avesse spiato una preda, a spargere il terrore dov’era
+la pace, a profondere nell’abisso delle orge e della magnificenza
+capitali e proventi capaci di alimentare lavori d’immenso interesse
+per l’umanità[31], finchè le lagrime dei sudditi e degli oppressi non
+l’avessero sospinto verso una monarchia democratico-militare, che poi,
+a sua volta, sarebbe divenuta zimbello degli eserciti, che le si erano
+prostesi a costituirne la base[32].
+
+Questo l’aspetto delle due nazioni, che s’incontravano per la prima
+volta al 273, l’una tutta compresa del pensiero del proprio onesto
+benessere, operosa, modesta, colta e soddisfatta; l’altra, oziosa,
+rapace, provetta nell’arte della guerra e della prepotenza, piena
+della vanagloria di ritenersi pensionaria dell’universo, non curante
+del domani, intenta a tutto consumare senza produrre, a strabiliare il
+mondo colle monumentali costruzioni della sua aristocrazia accanto ai
+fetidi abituri del suo cencioso proletariato e impotente a largire al
+proprio genio altro campo di esplicazione all’infuori degli acquedotti,
+delle grandi strade o delle fortificazioni[33], d’un interesse
+puramente strategico, conforme alle più alte idealità della sua vita
+sociale[34].
+
+Nel duello inconfessabile, difensivo per l’una, agognato ed offensivo
+per l’altra delle due nazioni, chi avrebbe vinto? Quale sarebbe stata
+l’agonia, quale la sorte della disfatta? Una situazione a termini
+identici e contemporanea a quella di Roma rispetto a Cartagine si
+disegnava al 273 sulle pagine della storia del mondo antico. Il suo
+svolgimento sarebbe riescito meno rapido e meno drammatico del certame
+punico, ma non per questo meno interessante. Due secoli e mezzo ne
+prepareranno l’epilogo, e l’eloquenza del medesimo riescirà superiore a
+qualsiasi affrettata predizione.
+
+
+III.
+
+Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani
+(273). Motivi politici; motivi economici.
+
+Gli anni 285-273 a. C. furono tra i più tempestosi della storia di
+Roma. Nel breve giro di poco più di due lustri il suo governo avea
+dovuto contare una sollevazione degli Italici, che, dai Lucani, dai
+Sanniti e dai Tarantini s’era estesa agli Etruschi, agli Umbri ed ai
+Galli, due sconfitte di non lieve importanza come quella di Eraclea
+(280) e l’altra di Ausculum (279), con la perdita complessiva di 130000
+uomini, la nuova campagna del 278 andata a male, e, nella Sicilia,
+l’insediamento di un nemico temibile (276), quello stesso Pirro, che da
+undici anni teneva in continui palpiti la futura capitale del mondo.
+
+Ma, poichè la fortuna aiuta gli imbelli e gli audaci, la sorte delle
+cose mutò tutto ad un tratto nel giro di pochi mesi. Nello stesso anno
+276 la Sicilia veniva conquistata dai Cartaginesi, allora alleati
+dei Romani, Pirro, battuto a Benevento (275), periva tre anni dopo
+miseramente in Grecia, e la ribellione d’Italia, privata così del
+suo braccio migliore, si spegneva in breve per mancanza di sussidi
+militari[35] (275-0). E, come se la fortuna volesse, quasi in compenso
+del passato, offrire tutte in una volta le sue grazie ai Romani, l’anno
+stesso della morte di Pirro[36] giungevano nella capitale del Lazio
+ambasciatori da parte di Tolomeo IIº Filadelfo, re di Egitto, recanti,
+insieme coi doni di prammatica, amicizia ed alleanza[37]. La data
+dell’ambasceria ci è indicata con precisione da Eutropio. Essa rimonta
+al consolato di C. Fabio Licinio e C. Claudio Caninio (273), ad un
+anno cioè, in cui Pirro era ancora in vita e l’amicizia del re d’Egitto
+poteva riescirgli proficua.
+
+Così essendo, l’atto diplomatico del Lagida[38] non appare nè nobile,
+nè leale.
+
+Nessuna ragione infatti esisteva perchè Pirro avesse dovuto aspettarsi
+una simile ricompensa. Verso il 295 egli era stato condotto quale
+ostaggio in Egitto presso il padre di Tolomeo Filadelfo,[39] ed
+avea saputo talmente guadagnarsi le simpatie della famiglia reale da
+riceverne, pochi anni di poi, in isposa la figliastra Antigone ed aiuti
+di danaro e di milizie per la prossima riconquista del già perduto
+trono d’Epiro[40] (295).
+
+Si era allora insediato al governo della Macedonia quel Demetrio,
+figlio di Antigono Iº, già noto per la sua fama militare e per una
+sua grande impresa contro gli Egiziani. Al 306, infatti, aveva,
+per incarico del padre, sconfitto presso Salamina, in una delle più
+memorabili battaglie navali dell’antichità, lo stesso Tolomeo Iº,
+il quale, oltre a perdervi più di 120 vascelli da guerra, 100 da
+carico ed 8000 soldati, avea visto cadere prigionieri il figlio ed il
+fratello Menelao, cui era venuto in soccorso. Questa battaglia, che
+aveva fruttato ad Antigono la conquista di Salamina e gli avea offerto
+il destro di assumere pel figlio il titolo di re[41], aveva altresì
+incoraggiato quest’ultimo ad attaccare Tolomeo nell’Egitto medesimo, e,
+non essendovi riescito ad assediare quella Rodi, legata in strettissimi
+vincoli di commercio e d’amicizia col Lagida, che gliela disputò
+sino all’ultimo sangue. Nella recente guerra[42] di Demetrio per la
+conquista del trono di Macedonia, il Tolomeo gli avea tolto Cipro[43]
+(295), e, poco dopo, avea tornato ad assalirlo in lega con Lisimaco,
+re di Tracia (288)[44], e con Pirro, che già aveva aiutato gli Etoli
+contro Demetrio e tentato un’incursione nelle terre del medesimo[45].
+
+La campagna era riescita infelice pel re di Macedonia, e Pirro e
+Lisimaco se n’erano spartito il dominio[46] (288). Morto Tolomeo I
+(283)[47], le cordiali relazioni di Pirro col figlio dell’estinto, non
+aveano subito ostili interruzioni. Tanto l’impresa d’Italia, quanto
+quella di Sicilia, specie quest’ultima, che, col suo buon esito, non
+avrebbe fatto altro che danneggiare Cartagine, rivale in commercio di
+Alessandria[48], non potevano nè avevano dovuto ingenerare sospetto
+alcuno nell’animo del Lagida, e, quando Pirro aveva lasciato l’Italia,
+era andato a combattere contro l’Antigono Gonata, figlio dell’estinto
+e più volte citato Demetrio, che avea occupato il trono di Macedonia e
+non potea certo vantare benevoli sentimenti verso il più implacabile
+avversario del padre, — Antigono Gonata, contro cui, sei anni dopo,
+Tolomeo Filadelfo inizierà una lunga e penosa guerra[49]. Nessuna
+voglia quindi di sfogare vecchi rancori, nè desiderio alcuno di
+contrapporre l’equilibrio di una nuova lega alla ormai molto dubbia
+potenza del re d’Epiro poteva aver eccitato l’animo del Lagida[50],
+e i motivi della sua ambasceria debbono perciò ricercarsi fra cause
+d’origine diversa.
+
+Esse appariscono di doppia specie: politiche e commerciali.
+
+Anzitutto il fatto stesso dell’antica e non interrotta amicizia con
+Pirro poteva adesso, non ostante la recente neutralità del Tolomeo
+nella guerra italica, far temere una di quelle spesso inconsiderate
+rappresaglie del governo romano contro gli amici del vinto avversario.
+In secondo, la politica estera dei Tolomei s’era fin’allora ingerita
+costantemente negli affari internazionali degli stati greci, specie
+in quelli del macedone e dei suoi vicini. E, adesso che Roma aveva
+battuto il re d’Epiro, non era ardito il sospettare che questa sarebbe
+intervenuta, come farà di lì a pochi anni (210-05)[51], negli affari
+della Grecia, a sobillare il re di Macedonia, compiendo un atto, le cui
+conseguenze si sarebbero probabilmente ripercosse sull’Egitto.
+
+Più importanti erano le ragioni d’indole commerciale.
+
+L’Egitto, l’abbiamo visto, era allora la strada maestra del commercio
+mondiale, da cui derivava gran parte della propria ricchezza, e l’unica
+città, Cartagine, che, come potenza, sia commerciale che militare,
+avesse potuto tenere fronte ad Alessandria e dovuto nutrire troppe
+voglie di chiudere alla rivale gli sbocchi del suo commercio, era
+allora alleata di Roma[52], e poteva incaricarsi dell’impresa egiziana,
+qualora la capitale del Lazio non se ne fosse sentita da tanto.
+
+Un’alleanza ai propri danni da parte di codesti due stati avrebbe
+potuto causare all’Egitto la perdita dei principali emporii
+commerciali del Mediterraneo. Gli sarebbero anzitutto state tagliate le
+comunicazioni con Cadice. Avrebbe perduto la Cirenaica, il più fertile
+dei suoi possessi, già conquistato al 321 da Tolomeo Iº e che tanta
+gola avea fatto al governo punico. Avrebbe messo a repentaglio Cipro,
+celebre pei suoi cantieri, pronta sempre ad offrire all’Egitto tesori
+inesausti di ricchezze naturali[53] e capace, per la sua posizione, di
+formare una comoda tappa fra l’est e l’ovest, Creta, importante per
+lo meno per l’acquisto dei mercenari, le isole dell’Egeo, le Ionie,
+e, peggio ancora, quella Rodi, per cui il commercio con l’Egitto
+era, a detta di Diodoro, una questione vitale e dovea quindi riescire
+per quest’ultimo fonte d’enormi guadagni, Rodi unica stazione per i
+vascelli, che in 24 ore avessero viaggiato dalla Palude Meotide verso
+l’Etiopia per la via d’Alessandria e del Nilo, e che il padre di
+Filadelfo avea così a lungo disputato contro Antigono Iº e Demetrio.
+Avrebbe altresì l’Egitto potuto essere danneggiato nei suoi commerci
+di grano con Atene o in quelli, certo più notevoli, sebbene non ne
+possediamo che scarsi ragguagli, con la Sicilia, specie con Siracusa,
+su le quali si erano adesso più che mai volte le avide mire dei
+Cartaginesi[54]. Come eventuale, ma non improbabile frutto della lega
+con Roma, l’Egitto poteva sperare, come poi avvenne, nello stabilimento
+di un continuato commercio sia di papiro, che di lino e vetro con
+Napoli e Pozzuoli, donde avrebbe importato lana da servire per le
+industrie nazionali[55], e per dove avrebbe col tempo stabilito una
+linea diretta, che l’avrebbe messo in comunicazione persino con la
+Gallia[56].
+
+Dinnanzi a tali motivi di alleanza, l’astuto Tolomeo non dovette,
+adesso che la stella di Pirro tramontava, esitare gran fatto a spedire
+un’ambasceria nel Lazio.
+
+
+IV.
+
+Alleanza romano-egiziaca (273).
+
+Ben diversamente di come il Lagida avrebbe dovuto temere, il suo atto
+fu accolto con gioia dal senato romano, che tosto restituì la visita
+con una nuova ambasceria, nella quale figuravano Q. Fabio Furge,
+già console al 276, Numerio Fabio Pittore, che lo sarà al 266[57],
+Q. Ogulnio[58], già tribuno della plebe al 300, edile al 296[59],
+membro al 290 dell’ambasceria, incaricata della ricerca del serpente
+Epidauro[60], e dittatore al 257.
+
+Le accoglienze, a cui essi vennero fatti segno nella corte di
+Alessandria furono tra le più liberali. Il re li regalò tosto di
+splendidi doni, ma gli ambasciatori, coerenti alla morigeratezza dei
+loro costumi, rifiutarono ogni offerta, quasi volessero dimostrare che
+nessuna corruzione avrebbe dettato loro i patti di quell’alleanza, che
+avevano l’incarico di stipulare.
+
+Il re però con finissima astuzia, deliberato ad ottenere ad ogni
+costo condizioni favorevoli da parte del governo romano, invitatili
+ad un banchetto, tornò ad offrire delle corone di oro. Con nuovo ed
+ammirevole esempio di parsimonia e di delicatezza, gli ambasciatori,
+pur accettandole, ne fecero la dimane trovare adorne le statue
+del re[61]. Indi si venne a concretare i capitoli del trattato
+romano-egiziaco.
+
+Che una vera e propria alleanza dovette essere stipulata ce lo
+fanno supporre le parole dell’epitomatore di Livio, la cui testuale
+narrazione ci sarebbe dovuta riescire preziosissima. Questi infatti
+afferma che «cum Ptolomeo rege _societas_ iuncta est»[62], e con lui si
+accorda Dione Cassio, l’altra fonte più autorevole delle circostanze,
+su cui c’intratteniamo, opponendosi così agli storici greci, i quali ci
+parlano solo di un ravvicinamento amichevole, di una pura e semplice
+φιλία. Ma sulle modalità dell’accordo, che è il punto più importante,
+le fonti, le quali ci sono così larghe di particolari drammatici e
+decorativi, serbano il silenzio più assoluto.
+
+Ha però ragione il Bandelin[63] nel sospettare che non si sia
+trattato di una vera e propria alleanza offensivo-difensiva, sibbene
+dell’obbligo reciproco di astenersi da vicendevoli ostilità e dalla
+prestazione di qualsiasi soccorso agli stati belligeranti con ciascuno
+dei due popoli. Infatti, nè noi vediamo Roma e l’Egitto aiutarsi di
+regola nelle posteriori guerre, in cui si trovarono impegnate, nè,
+quando esse richiesero vicendevoli aiuti, invocare mai i capitoli del
+trattato del 273.
+
+Oltre a ciò, non ostante il silenzio delle fonti, le prossime relazioni
+romano-egiziache ci autorizzano a ritenere che nella conferenza di
+Alessandria si sia anche discusso di affari commerciali, i quali, sin
+da quegli anni[64], si avviarono in maniera definitiva. Non sembra però
+che all’alleanza si sia imposta una scadenza fissa pel rinnovamento,
+che avverrà irregolarmente ad ogni nuova successione dinastica egizia
+e ad ogni soluzione di importanti quistioni estere in ciascuno dei due
+stati.
+
+Comunque si fosse, Roma e l’Egitto si erano pel momento garantite
+reciprocamente nell’eventualità di qualsiasi prossima contingenza di
+politica estera; e gli ambasciatori, che, tornati a Roma, riferirono,
+come era d’uso, al senato l’esito della loro legazione, dichiarando
+di voler deporre i doni ricevuti nell’erario[65], furono, prima da
+un _senatus consultum_, poi da una lex, autorizzati a rimanersene
+possessori[66].
+
+
+V.
+
+Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica.
+
+Se non immediatamente, l’alleanza con l’Egitto giovò a Roma nella prima
+guerra punica[67], della quale noi possediamo un episodio diplomatico
+pressochè analogo al precedente, che ci torna ad illuminare sulla
+finissima astuzia della corte tolomaica.
+
+Cartagine ed Alessandria avevano nel IIIº sec. a. C. progredito
+continuamente e parallelamente[68]. Superata nel Vº la concorrenza coi
+Fenici di Sicilia, Spagna e Libia, Cartagine si era tosto trovata a
+capo dei Fenici dell’Occidente, e, da semplice scalo pei navigatori,
+aveva dovuto assumere una speciale importanza politica. Era divenuta la
+capitale della Libia, si era emancipata dall’originario censo pattuito
+cogli indigeni in cambio delle terre occupate sul continente africano,
+avea coltivato l’agricoltura e costituito un esercito, circostanze
+tutte, che ne avevano sempre più consolidato l’egemonia marittima.
+
+Nella Libia e nel Mediterraneo, dovunque Alessandria possedeva uno
+scalo o una regione con cui commerciare, era costretta a vedere al suo
+fianco le navi cartaginesi, recatesi sul luogo a dividere i proventi
+del mercato. Così in Cirenaica, Spagna, Sardegna, Sicilia, col pericolo
+costante di trovare un bel giorno chiusa qualcuna delle vie del proprio
+commercio. Se Roma non si fosse _sponte_ sua incaricata di sbarazzare
+Alessandria di Cartagine, non ostante il trucco di una tal quale
+apparente alleanza[69], la capitale dell’Egitto non poteva tardare ad
+assumerne essa medesima l’iniziativa[70].
+
+E la prova si ebbe fin dalla prima guerra punica. Tolomeo, che, da
+astuto monarca, in attesa della soluzione, non avea da principio voluto
+dichiararsi per l’uno o per l’altro dei due combattenti, si trovò un
+bel giorno a ricevere da ambasciatori cartaginesi la richiesta di 2000
+talenti. Tenuto conto della ricchezza consueta dell’erario cartaginese,
+dovevano essere ben tristi le condizioni dell’infelice città, se questa
+si umiliava a proporre un prestito al più inviso dei propri vicini.
+
+Il Tolomeo, vincolato dalla sua alleanza con Roma, invece di porre a
+disposizione della medesima i quattrini con tanta urgenza richiesti,
+offerse la sua mediazione. Ne seguirono delle pratiche per un
+rappacificamento fra Romani e Cartaginesi, che non approdarono a
+risultato alcuno. La guerra fu ripresa, e quando da Cartagine si
+sollecitò il Lagida a spiegare la sua strana condotta di alleato,
+questi rispose celiando alla mal ridotta città che gli amici bisognava
+aiutarli contro i nemici, non già contro gli amici. «Si può dubitare,
+osserva a ragione il Droysen, che uguale non ne sarebbe stata la
+risposta, qualora Roma si fosse in quel tempo trovata nelle identiche
+condizioni di Cartagine»[71].
+
+
+VI.
+
+Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace (238-5).
+
+Al Cap. IIIº, § 1-2 del suo _Breviarium_ di Storia universale, Eutropio
+ci fa sapere che dopo la guerra punica, durata per ben ventitrè anni,
+sotto i consoli L. C. Lentulo e Q. Fulvio Flacco (237), i Romani
+mandarono ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, promettendogli aiuti
+nella sua guerra contro Antioco di Siria, aiuti che viceversa furono
+rifiutati dappoichè la guerra era terminata.
+
+Tale narrazione presenta parecchie difficoltà. La guerra punica,
+secondo si desume dall’indizio della sua durata, dev’essere per
+l’appunto la prima, la quale s’era infatti chiusa al 241[72]. Se non
+che, al 237 non esiste Antioco di Siria alcuno, contro cui i Lagidi
+avessero dovuto pigliare le armi. Re di Siria era invece Seleuco IIº,
+e il di lui fratello, Antioco Ierace, si trovava allora in possesso
+della sola Lidia[73]. Parrebbe si trattasse dunque della seconda
+guerra egizio-siriaca del 258-240 fra Tolomeo, Filadelfo e Antioco
+IIº di Siria[74], per cui si dovrebbe spostare di una decina d’anni la
+datazione offertaci da Eutropio, o fors’anche dell’altra, posteriore
+di ben venti anni (219-17) fra Antioco IIIº di Siria e Tolomeo
+Filopatore[75]. Se non che, come al 240 Roma si trovava stremata dalla
+prima guerra punica, così essa al 217 poteva contare nel suo attivo la
+disfatta di Canne e la totale devastazione del suolo italico, per opera
+di Annibale[76]. Io credo quindi che la soluzione debba essere ben
+diversa.
+
+Antioco Ierace, fra il 238 e il 25, si era impegnato in una guerra
+contro Tolomeo Evergete, della quale, pur troppo, ci sono ignoti i
+motivi e le circostanze[77], e, poichè la datazione di Eutropio è così
+precisa, io ritengo più che probabile che debba essere questa appunto
+la guerra, a cui egli accenna, errando solo nella qualifica apposta ad
+uno dei potentati in conflitto[78]. Al 237, dopo i pericoli della prima
+guerra punica, occorreva ai Romani di porre ai fianchi di Cartagine un
+loro alleato, e poterono non credersi umiliati a pigliare essi stessi
+l’iniziativa di una consuetudine difensivo-offensiva, che era estranea
+alle convenzioni dei trattati precedenti.
+
+
+VII.[79]
+
+L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra annibalica (216).
+
+Ma se i Romani brillarono soltanto per la loro — diciamola —
+circospezione, facendosi solo vivi, allorquando le sorti della
+guerra erano decise; non così operò Tolomeo IVº Filopatore durante
+la guerra annibalica. Secondo Polibio[80], stante la devastazione
+di tutto il territorio italico sino alle porte della capitale del
+Lazio e l’infierire della guerra nelle regioni, dalle quali era
+possibile importare grano, il governo di Roma si era per un momento
+trovato nell’assoluta incapacità di vettovagliare sia i cittadini che
+l’esercito, e la carestia era giunta a tale da far salire il frumento
+ad un prezzo circa trenta volte superiore all’ordinario.
+
+Le succitate circostanze ci riportano al periodo della seconda guerra
+punica immediatamente posteriore alla battaglia di Canne e alla morte
+di Gerone di Siracusa (216), già alleato dei Romani, il cui nipote
+era allora passato dalla parte dei Cartaginesi,[81] privando così Roma
+del soccorso di quell’inesausto granaio, che era per essa la Sicilia.
+In tali frangenti il senato mandò ambasciatori al Tolomeo, chiedendo
+vettovaglie[82], e il Lagida, mal rammentando adesso l’aforisma del
+nonno, pare non sia stato alieno dal favorire gli amici contro gli
+amici, di che, per lo meno, dovette ricordarsi Annibale, quando,
+più tardi, ripartendo per sempre dall’Italia, stette in forse tra il
+pigliare la via di Cartagine o l’altra d’Egitto, donde sarebbe mosso ad
+occupare direttamente Alessandria[83].
+
+Ma il Lagida non si limitò a soddisfare alla richiesta dei Romani[84]:
+volle tutto coronare con un nuovo atto di sua spontanea iniziativa.
+
+
+VIII.
+
+Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad Annibale.
+
+Dopo Canne, la maggior parte dei municipi dell’Italia meridionale si
+erano stretti intorno ad Annibale.
+
+L’antica federazione italica accennava a dissolversi. Ma di tali
+perdite nessuna era stata pari a quella di Capua (216), la capitale
+del mezzogiorno della penisola, che, con Annibale alla testa e la
+possibilità di armare un ingente esercito di pedoni e di cavalieri,
+sarebbe un bel giorno venuta a rivaleggiare con la sua antica
+dominatrice[85].
+
+Tale nuova orientazione politica non fu però approvata da tutte le
+classi della cittadinanza, come non lo erano mai stati i suoi rapporti
+con Roma[86]. I nobili erano infatti legati da troppi interessi a
+quelli dei Romani. Allorquando questi, dopo la grande guerra latina,
+avevano, nel 338, terminato di estendere il loro dominio nella
+Campania, il senato, per compensare la nobiltà di Capua della perdita
+di parte dell’_ager publicus_, aveva obbligato il popolo a pagare
+un’annua rendita di 450 denari ai 1600 cavalieri della città, e s’era
+inoltre affrettato a metterli nel possesso dei pubblici poteri. L’anno,
+in cui Annibale si affacciava alle porte di Capua, il fiore della sua
+nobiltà si trovava imparentato con altrettante famiglie romane[87].
+
+Dinnanzi alla corrente dell’opinione pubblica favorevole all’alleanza
+cartaginese, essa si era quindi creduta in dovere di ostacolarla con
+ogni mezzo.
+
+Lo chauvenisme liviano à colorito colle tinte più smaglianti la
+resistenza di uno degli antesignani della nobiltà capuana, Decio Magio.
+
+Allorquando, narra Livio[88], i Capuani mandarono ambasciatori per
+conferire con Annibale, egli fu l’unico che disapprovasse l’idea di
+un’alleanza cartaginese. Egli stesso avea deplorato altamente il
+massacro dei «prefecti sociorum»[89], e di alcuni altri cittadini
+romani residenti a Capua. Invitato più tardi da Annibale a spiegare
+codesta sua ostilità, che, fin dall’entrata della guarnigione
+cartaginese, l’avea sospinto a proporne l’eccidio, si era rifiutato,
+protestando la sua qualità di cittadino romano.
+
+La sua propaganda avea fatto seguaci, e Perolla, figlio di uno dei
+capi del partito punico, pur avendo, per opera del padre, ottenuto
+grazia presso Annibale, era stato lì lì per ripagare coll’assassinio la
+generosità del banchetto, a cui il Cartaginese l’aveva invitato. Urgeva
+sbarazzarsi del fiero capuano, e, nella tornata senatoria, che seguì
+al suo ingresso, Annibale chiese, e la sua richiesta fu approvata,
+che Decio venisse escluso dall’alleanza e dai patti che egli avrebbe
+stretto con Capua.
+
+Obbligato di nuovo a scolparsi, Decio ripetè il rifiuto, protestando
+in termini identici a quelli della prima volta, cosicchè, carico
+di catene, mentre colla voce, unica arme rimastagli, continuava ad
+arringare la folla, fatto salire su di una nave, venne spedito a
+Cartagine. Una tempesta lo sbalzò a Cirene, possesso del re d’Egitto.
+Decio corse a rifugiarsi a piè della statua reale; ma tradotto ad
+Alessandria. Tolomeo IVº lo faceva tosto rimettere in libertà,
+chiedendogli se volesse tornare a Capua od a Roma, alla quale
+concessione, Decio, riconoscente, preferì rimanersene in Egitto.
+
+
+IX.
+
+Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel
+secondo periodo della guerra annibalica.
+
+Tante dimostrazioni di amicizia poterono ben valere, pochi anni dopo,
+una nuova ambasceria romana al re ed alla regina d’Egitto allo scopo
+di rinnovare l’antica alleanza, e pare che Roma ci tenesse parecchio,
+avendo questa volta i suoi doni rivaleggiato in magnificenza con quelli
+del secondo Tolomeo. Al re fu donata una toga e una tunica purpurea
+insieme con una sedia tutta avorio; alla regina un manto con una
+sopravveste di porpora (210).[90]
+
+Era quello il periodo, in cui i Romani, con un’instabile, ma pur sempre
+progrediente fortuna, si rialzavano dalla sconfitta di Canne. Nè ad
+Annibale nell’Italia meridionale erano pervenuti gli sperati soccorsi,
+nè si era potuta riconquistare la Sardegna, anzi l’unico esercito
+cartaginese sbarcatovi era stato tosto distrutto dal generale romano
+Tito Manlio Torquato. Uguale sorte era toccata alle truppe cartaginesi
+in Sicilia (210), mentre la guerra, che Filippo di Macedonia avea
+suscitato contro Roma, si ritorceva a suo danno, giacchè questa gli
+avea fatto insorgere contro quasi tutta la Grecia.
+
+In Ispagna le due spedizioni del 211 e 210 avevano in generale rimesso
+l’equilibrio delle forze prima ancora che vi fosse spedito quel P.
+Scipione (210-9), che chiuderà la guerra annibalica con la disfatta di
+Zama. In Italia la resa di Capua, il formidabile quartiere generale
+di Annibale, aveva cancellato la memoria tremenda dell’avanzata del
+medesimo contro Roma, e segnato la ripresa della prevalenza romana
+(210)[91]. Si trattava quindi di un lasso di tempo, nel quale Roma
+aveva agio ed anche interesse di pensare all’Egitto, tanto più
+che la guerra di Siface contro Cartagine (213-2), colla quale avea
+sperato di procacciare all’avversaria nemici nella stessa Libia, era
+terminata infelicemente[92]. Urgeva surrogarvene di nuovi, o, per lo
+meno, assicurarsi degli antichi, e l’occhio del senato era rivolto
+all’Egitto.
+
+
+X.
+
+Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica.
+
+Era scoppiata intanto la prima guerra macedonica[93]. Filippo
+Vº, secondo il grandioso piano di Annibale, doveva essere uno dei
+principali ingranaggi della coalizione antiromana, che egli avea sempre
+sperato di comporre in Oriente ed in Occidente. Se non che Roma,
+sfruttando i malumori dei piccoli stati greci contro la dominazione
+macedone, li avea rivolti contro Filippo, e si era alleata formalmente
+con gli Etoli, ai quali erano state fatte promesse più che liberali.
+Così, partecipando solo con un contingente minimo di forze, i Romani,
+sin dal 215, tenevano a bada un avversario potente, contro cui, allora,
+non potevano sperperare le proprie forze.
+
+Al 209 o 208[94], parecchie delle potenze neutrali della Grecia e
+dell’Oriente intervennero come mediatrici[95]. Tra esse figurava
+l’Egitto.
+
+Gli ambasciatori inviati a tal uopo incontrarono Filippo a Falara, dove
+egli si era ritirato, dopo aver battuto a Lamia gli Etoli ed inseguito
+i medesimi sin nel loro territorio. Pare che della mediazione sia stata
+data notizia anche all’ammiraglio romano P. Sulpicio Galba[96]; se
+non che questi dichiarò di non essere rivestito dei poteri necessari a
+comporre la vertenza. Era infatti interesse di Roma, procurando impacci
+a Filippo, di non rinunziare a tenere un piede nella Grecia, sì che un
+sincero consenso ai desideri degli intervenuti sarebbe in quel momento
+equivalso a procurare volontariamente il proprio danno. In tali termini
+Sulpicio scrisse al senato, che, concorde al generale, vietò ogni
+composizione, e tornò a rispedire milizie agli Etoli.
+
+Questi intanto avevano a Falara conchiuso un armistizio di trenta
+giorni, rimettendo le deliberazioni circa la pace definitiva alla
+prossima loro assemblea generale[97], che fu tenuta ad Egio in Acaia.
+
+Quando si pensa che mediatrici erano tutte potenze marittime, che dal
+prolungamento della guerra venivano danneggiate nei loro interessi
+commerciali, si capisce subito come questo dovette essere il precipuo
+movente della corte di Alessandria. Vi si aggiungeva il doppio scopo
+di tenere lontani dagli affari di Grecia la sempre avversata Macedonia
+ed il nuovo temuto alleato della republica romana. Se non che, mentre
+ad Egio si discuteva della necessità di porre fine alla guerra,
+l’ammiraglio romano ed Attalo, re di Pergamo, si erano affrettati a
+comprometterne l’esito, l’uno con l’occupazione di Naupacto, l’altro
+con l’invasione di Egina. Ciò bastò perchè gli Etoli sollevassero
+la misura delle loro pretese, e, con lo scioglimento dell’assemblea,
+andasse a vuoto ogni tentativo di composizione.
+
+
+XI.
+
+Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra annibalica e
+preparativi per l’avvenire (201).
+
+Il secolo IIIº si chiude con un nuova dimostrazione di amicizia,
+un’ambasceria romana alla corte di Alessandria, posteriore di un anno
+alla vittoria di Zama, che doveva riescire foriera di nuovi eventi
+nella storia di Roma e dell’Oriente.
+
+Allora infatti, conchiusa la pace con Cartagine, al nuovo re Tolomeo
+Vº Epifane, già salito al trono al 205, furono spediti ambasciatori
+M. Emilio Lepido, C. Claudio Nerone e P. Sempronio Tuditano. Triplice
+era lo scopo dell’ambasceria: annunziare alla corte di Alessandria
+la vittoria su Cartagine e la relativa conclusione della pace,
+ringraziarla della neutralità serbata, o di ciò almeno, che il senato
+voleva far le viste di considerare come tale; e, al tempo stesso,
+(questo era lo scopo principale dell’ambasceria), chiedere eguale
+amicizia nell’eventualità, che Roma «_coacta iniuriis_», avesse dovuto
+imprendere guerra con la Macedonia[98].
+
+Quali sottintesi e quali precedenti fossero impliciti in quest’ultimo
+comma diremo nel prossimo capitolo, poichè i fatti, che ne derivarono,
+ebbero a svolgersi tutti nel secolo seguente.
+
+
+
+
+CAPITOLO II.
+
+ROMA E L’EGITTO DURANTE LA 2ª GUERRA MACEDONICA e la 1ª siriaca
+(200-189).
+
+
+I.
+
+Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria.
+
+La politica internazionale dei vari stati, guardata attraverso le
+teoriche della nostra morale privata, apparisce come un tessuto
+di finissima ipocrisia, una rete di azioni ispirate soltanto al
+conseguimento della propria supremazia, a raggiungere la quale non
+v’è finzione, non prepotenza, non tranello, non menzogna che valga a
+suscitare il rossore.
+
+Tale generica impressione può da pochi esempi ricevere illustrazione
+pari a quella, che di essa ci offrono le relazioni politiche di Roma
+con l’Egitto nel IIIº secolo, e, peggio ancora, nel IIº.
+
+Sin’ora noi abbiamo potuto notare come reciproco sia stato per le
+due nazioni il bisogno dell’amicizia e dell’alleanza. Se la corte di
+Alessandria aveva avuto interesse di possedere un alleato, che pel
+momento molestasse Cartagine e ne abbassasse la supremazia marittima,
+militare e commerciale, un alleato, che, in evenienze prossime a
+prevedere, avesse saputo fare le sue veci contro le eterne rivali
+dell’Egitto, la Siria e la Macedonia, il senato romano non aveva, dal
+canto suo, trascurato di tenersi amico il fiorente regno dei Lagidi,
+sia contro i presenti nemici dell’Africa, sia contro i futuri di Grecia
+e d’Oriente.
+
+Così i Tolomei hanno favorito ed aiutato Roma, non ostante la loro
+parentela col re d’Epiro ed i recenti trattati con Cartagine, come
+Roma senza mai scomodarsi, ha esibito a sua volta il suo ausilio e i
+suoi ringraziamenti, e le ambascerie egizio-romane si sono incrociate
+cortesemente a vicenda. Adesso però che Roma avea le mani libere da
+Cartagine, più che mai poteva considerare giunta l’ora di tirare le
+somme delle sue platoniche dimostrazioni di amicizia, e l’enormità di
+ciò che il senato romano preparava era tale da farlo, insieme con la
+posteriore storiografia, ricorrere ad una pietosa menzogna, la quale
+non sarà vergine di eredità.
+
+
+II.
+
+Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº.
+
+Giustino, nei primi capitoli del libro XXXº della sua storia
+universale, dopo avere schizzato colle tinte più fosche il regno del
+IVº Tolomeo, tutto in mano di favoriti e di cortigiane, screditato
+all’estero ed all’interno, narra come il popolo di Alessandria,
+appena ebbe appreso la morte del re, tenuta per alcuni giorni
+nascosta da coloro che spadroneggiavano a corte, levatosi a tumulto,
+impiccati costoro, inviasse un’ambasceria a Roma, pregando il senato
+di provvedere di tutori il giovane erede e difenderlo da Antioco,
+re di Siria, e da Filippo, re di Macedonia, già collegati ai suoi
+danni. A tale richiesta, il governo romano, non potendo negare
+il suo cavalleresco appoggio, avrebbe immediatamente risposto con
+un’ambasceria delegando M. Emilio Lepido tutore del giovane re, Tolomeo
+Vº Epifane, e dichiarandosi pronto — anche contro le proprie intenzioni
+— ad ulteriori sacrifizi.
+
+Tale racconto suscita dei sospetti, e per vari motivi:
+
+1). Esso viene attinto a fonti poco attendibili, e, oltre ad
+enunciare un giudizio probabilmente inesatto sull’amministrazione
+del IVº Tolomeo, dà, senza tener conto di quelle che consideriamo in
+particolare, attestazioni arbitrarie di fatti realmente inesistiti.
+Così è a dirsi, per esempio, dell’imputazione di parricidio e di
+assassinio contro Tolomeo Filopatore[99].
+
+2). Se, a detta di Giustino, uno dei capi di accusa degli insorti
+era costituito dalle vergogne della politica estera del regno di
+Filopatore, non era naturale che il popolo di Alessandria reagisse alla
+politica, dominante a corte, inaugurandone una non dissimile rispetto
+ai Romani[100].
+
+3). Ma i sospetti si fanno più incalzanti quando si passa ad ulteriori
+considerazioni. L’informazione di Giustino viene anzitutto smentita da
+due altre, l’una proveniente da Giustino medesimo, secondo cui sarebbe
+stato il padre stesso moribondo ad affidare il figlio alla tutela
+del popolo romano[101], l’altra, proveniente da Polibio[102], secondo
+cui la tutela di Tolomeo Epifane venne per contro tenuta da Sosibio,
+ex-ministro del padre[103], da quell’Agatocle, fratello dell’amante
+del medesimo, la cortigiana Agatoclia[104], e, più tardi, da un giovane
+ministro per nome Tlepolemo[105]. Nè l’oblio, sotto cui Polibio passa
+la tutela romana, può giustificarsi colle lacrimevoli condizioni, in
+cui noi ne possediamo le opere. Livio stesso, che in questa narrazione
+si fonda su Polibio, ne tace con mirabile accordo[106]. Ma ciò, che più
+contrasta alla narrazione di Giustino, come all’ipotesi di qualsiasi
+tutela, sono le narrazioni di Appiano[107], di Livio[108] e di Polibio
+medesimo.
+
+Appiano racconta che, nei primi anni del regno di Tolomeo Vº[109],
+i succitati Antioco e Filippo, che si era anche alleato con i
+Cartaginesi, avevano stabilito di aiutarsi reciprocamente in una
+spedizione, che il secondo avrebbe tentato contro la Cirenaica,
+Samo, le Cicladi, la Caria e la Ionia, ed il primo contro Cipro, la
+Celesiria, la Fenicia e l’Egitto[110]. I Romani, informati delle prime
+mosse dell’esercito di Filippo da ambasciatori Rodii, Ateniesi ed
+Etoli[111], avevano spedito un’ambasceria in Oriente col mandato di
+intimare ai due re la cessazione delle ostilità o dichiarar loro la
+guerra (200).
+
+L’ambasceria si abboccò dapprima col generale di Filippo, Nicanore,
+il quale appunto allora devastava l’Attica, e, da parte del popolo
+romano, lo incaricò di trasmettere al suo re l’ingiunzione di nulla
+tentare contro i Greci, ma di sottomettersi ad un tribunale arbitrario
+per tutto ciò che quegli aveva osato contro il re di Pergamo. Se il re
+non avesse obbedito, il governo romano si sarebbe dichiarato pronto
+a muovergli guerra. Uguale discorso essa tenne con gli Epiroti, con
+Aminandro, re dell’Atamania, con gli Etoli di Naupacto e gli Achei
+di Egio. Indi si era recata da Antioco[112] e poscia da Tolomeo,
+nella persona dei tre citati da Livio, per conferire col Lagida e
+interrogarlo, come vedemmo[113], circa il suo atteggiamento nel caso di
+un’eventuale conflagrazione romano-macedone (200).
+
+Or bene, se la presunta tutela e le presunte invocazioni di
+aiuto dell’Egitto fossero state reali, nè Roma avrebbe appreso da
+informazioni indirette i movimenti dell’armata e dell’esercito dei
+due re, nè avrebbe avuto ragione di umiliarsi a interrogare la corte
+alessandrina circa il suo atteggiamento nel caso di guerra contro la
+Macedonia, nè, tanto meno, il preteso tutore avrebbe, come appare dal
+trovarlo fra gli ambasciatori romani, che adesso si recavano in Egitto,
+abbandonato, sin dal 201, quando cioè Tolomeo Epifane era ancora
+minorenne, il governo del suo pupillo[114].
+
+Ma, come se ciò non bastasse, poco dopo, in seguito a nuove
+sollecitazioni ateniesi[115], un’ambasceria egizia, tutt’altro
+che a chiedere, giungeva in Roma per offrire aiuto in favore degli
+Ateniesi[116] (200).
+
+Così cade la famosa leggenda filo-egiziaca, con la quale, in quegli
+anni, si cercò di captare l’opinione pubblica per trascinare Roma
+ad una guerra in Oriente, e che, un secolo e mezzo più tardi, godeva
+ancora tanto credito presso il buon pubblico romano da farla raccattare
+da uno dei discendenti di Lepido perchè, incisa nel metallo, ingannasse
+a sua volta la buona fede degli storici futuri[117]. Ben altri erano i
+motivi delle guerre che si apparecchiavano, motivi, che, data la loro
+importanza e gl’intimi legami, ch’essi vantano con le relazioni romano
+egiziache, non è qui il caso di tacere.
+
+
+III.
+
+La politica estera e le classi sociali romane.
+
+La serie delle guerre romane era stata aperta dal bisogno
+inscongiurabile di difesa di fronte al tumultuare dei popoli Italici
+alla soglia del Lazio violentemente agitato da quel moto continuo di
+emigrazione e di immigrazione, di cui tutta in quel tempo fremeva la
+penisola. I primi secoli della storia di Roma, che noi conosciamo a
+mala pena, avvolti come ci appariscono, fra la più fitta oscurità,
+non sono che l’ultimo atto di quel grande dramma del primo periodo
+della storia d’Italia, la cui serie di eventi è in maggior parte da
+congetturare più che da rintracciare.
+
+Alla fine di questo primo periodo, la cui data estrema può all’ingrosso
+segnarsi alla guerra gallica del 225 a. C., chi avesse avuto voglia di
+tirare le somme degli utili e dei danni si sarebbe accorto come tanto
+sangue e fatiche erano andate soltanto in minima parte a giovamento di
+tutta la collettività romana, e che, a centuplicare i propri interessi,
+era stata solo la classe patrizia.
+
+I piccoli e medii possessori di proprietà terriere, ne avevano ricavato
+una più o meno grande rovina.
+
+Incapaci, per la lontananza imposta loro dalla guerra, a coltivare i
+loro campi, flagellati dai saccheggi e dagli incendi nemici, essi si
+erano trovati ineluttabilmente costretti a ricorrere alla croce dei
+debiti e allo strozzinaggio delle usure, incamminandosi così per una
+via, che, giusta i disposti della legislazione romana, li precipitava
+dalla libertà nella schiavitù[118].
+
+Da questa sorte, inevitabile all’enorme maggioranza della plebe e della
+società romana, avevano però i patrizi, i trascorsi conquistatori, i
+dominatori politici odierni, i grandi possessori del suolo, facile
+il mezzo di emanciparsi, sia delegando ad altri la cura della
+coltivazione, durante la loro presenza alla guerra; sia, dopo la
+medesima, vessando con alti interessi e con espropriazioni i debitori
+morosi, sia ripartendo fra i membri del proprio ordine i demanii
+conquistati, privilegio sommo, che, per legge e per consuetudine, essi
+avevano avuto l’accortezza di riserbarsi con geloso esclusivismo[119].
+
+Comincia da questo momento la catastrofe dell’economia agricola romana,
+che avrà un crescendo spaventoso nei secoli che seguiranno, nonchè
+quella lotta a mezza spada, prima dei plebei contro i patrizi, poi
+del novello proletariato contro patrizi e ricchi plebei, che sembrerà
+conseguire una conciliazione ai piedi dell’impero, ma i cui echi non si
+sperderanno se non sotto i travolgimenti, che le invasioni barbariche
+saranno per arrecare al suolo dell’antica republica. E, con la lotta,
+comincia una reazione contro la politica di conquista, cui il senato
+romano si appigliò sin d’ora come all’espediente più economico, che
+valeva da solo a creare la ricchezza della classe sociale, da cui esso
+emanava, e al sopperimento delle cui spese bastavano il sangue e le
+fortune dei dominati.
+
+Sarebbe interessante segnare volta per volta questa reazione del popolo
+minuto[120] contro la grande politica estera del senato, ma è compito,
+che sorpassa i confini del nostro argomento. È bene però rammentare
+come quel popolo, che gli storici superficiali si fingono mosso alla
+conquista del mondo dalla brama di una patria grande e gloriosa, era
+tutt’altro che concorde nell’attuazione di codesto sedicente proposito.
+Persino, durante la patriottica guerra annibalica, l’assemblea
+centuriata aveva a malincuore condisceso a parecchie spedizioni nelle
+province[121]; e, adesso, a guerra finita, l’opposizione tornava
+implacabile a non voler dare ascolto al più lontano proposito di guerre
+orientali.
+
+Correva il 200; la proposta del console P. Sulpicio, invitante le
+centurie ad una dichiarazione di guerra contro la Macedonia, era stata
+respinta a grandissima maggioranza, ed un tribuno della plebe, Q.
+Bebio, era, per esprimerci con Livio, tornato all’«_antico metodo_»
+di accuse contro i patrizi, incolpandoli, nè a torto, di suscitare, in
+grazia del proprio utile, guerre da guerre[122].
+
+Contro una così preoccupante ostinazione nessun’arme fu intentata, e
+le ingiurie in senato, e gli eccitamenti a una nuova convocazione di
+comizi, e la proposta di punire l’insolenza di quel popolo, che avea
+l’ardire di chiedere un’ora di tregua e di respiro, e l’abile lavorio
+dell’opinione pubblica. Tra quest’ultima categoria di maneggi va
+ascritta la fola della tutela e dell’implorazione egiziana, verso la
+quale cavalleria obbligava a non turarsi le orecchie. E quella buona
+plebe rovinata, così inesperta di politica e ignara della nozione dei
+propri interessi, come in ogni tempo ci appariscono le classi inferiori
+della cittadinanza romana[123], ebbe l’ingenuità di dare ascolto a quel
+capolavoro di abbindolazione, (quale altrimenti riesce impossibile
+definire il discorso, che di lì a poco tenne alle centurie[124] il
+solito P. Sulpicio), e terminò per votare, non certo nel proprio
+interesse, la voluta guerra contro la Macedonia[125].
+
+
+IV.
+
+L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la Macedonia.
+
+La recente, succitata ambasceria egizia possiede un’importanza
+singolare, in quanto segna un rivolgimento nei rapporti di Roma con
+l’Egitto.
+
+Essa, dicemmo, era stata motivata dal fatto che ambasciatori ateniesi
+si erano a lor volta recati alla corte di Alessandria, chiedendo
+aiuto contro Filippo. L’Egitto era allora alleato di Atene, e avrebbe,
+senza esitazione, potuto immischiarsi negli affari della Grecia. Ma la
+corte di Alessandria fu di diverso parere. Mandò a Roma a chiederne
+il permesso con l’esplicita dichiarazione che essa era pronta ad
+astenersene, qualora ciò fosse spiaciuto al senato.
+
+Per quanto l’ambasceria fosse formulata in termini molto abili ed
+avesse dichiarato, cercando di porlo in evidenza, che, qualora Roma
+non avesse avuto nulla in contrario, il re sarebbe stato pronto a
+incaricarsi egli stesso dell’impresa, tutto dava ad intendere che
+l’Egitto, la prima delle potenze orientali, non aveva voglia di
+cacciarsi in un conflitto di preminenza con Roma in quelle acque
+dove pur ne aveva diritto, e che la republica del Lazio, ora sovrana
+dell’Occidente, era venuta ad intorbidare.
+
+Era altresì palese come la corte Alessandrina tendeva ad escludere da
+quella spedizione così pericolosi alleati[126]. E il senato replicò
+con la sorridente prepotenza, che ispirano tutti gli atti di umiltà.
+Dichiarandosi pronto ad aiutare gli Ateniesi, esso ringraziava il re
+d’Egitto del gentile pensiero, aggiungendo che il popolo romano sapeva
+bene di poter contare su di lui come su fedele alleato. Così, dietro
+il velo di una galanteria, la corte alessandrina subiva tacitamente
+il divieto di ingerirsi negli affari d’Oriente. Era quella la
+prima umiliazione, ma di essa, fra breve, se ne sarebbero scorte le
+conseguenze.
+
+
+V.
+
+Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. Conquista macedone dei
+medesimi.
+
+La nuova ambasceria egizia avea preceduto il ritorno dell’altra romana,
+più volte accennata[127], e di cui faceva parte M. Emilio Lepido,
+da Giustino presunto tutore del re d’Egitto. Mentre questa, intanto,
+lasciata la corte del Tolomeo, soggiornava a Rodi, apprendeva la non
+lieta novella che Filippo avea posto l’assedio ad Abido (200).
+
+Tale fatto era l’episodio principale di una serie di operazioni
+militari, che il re di Macedonia aveva iniziato e s’apparecchiava a
+continuare sui territori egiziani dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia
+Minore, mentre Antioco di Siria si sarebbe occupato di quelli asiatici
+propriamente detti per venire, con un’abile mossa, ad attaccare
+l’Egitto da due parti.
+
+L’impero dei Lagidi era allora pressochè tale quale l’aveva reso
+Tolomeo Evergete Iº, al colmo cioè della sua materiale grandezza.
+
+In Europa comprendeva la costa sud della Tracia, dal fiume Nesto al
+Chersoneso[128], l’Ellesponto[129], probabilmente Lesbo[130], Samo, ove
+stavano ancorati presidii navali egiziani[131], le Cicladi, Cipro[132]
+e parecchie città cretesi, su cui aveva diritto al protettorato[133].
+
+Nell’Asia Minore i Lagidi possedevano della Ionia continentale, Mileto,
+Priene ed Efeso, ove tenevano acquartierate delle guarnigioni[134],
+città costiere e città interne della Caria[135], quasi tutta la
+Licia[136], parte forse della Pamfilia e della Cilicia[137]. In Africa,
+la Libia[138], Cirene e le città adiacenti[139]; nell’Asia propriamente
+detta, tutta la Celesiria e la Fenicia sino all’Eleutero[140], la
+Siria sud[141] e, tra l’altro, in Palestina[142], Samaria[143] e
+Galilea[144].
+
+Nè erano state delle voglie ideali di supremazia politica a sospingere
+l’Egitto in quelle regioni. Frequentissimo, come abbiamo veduto[145],
+era il suo commercio con le città greche e le isole dell’Egeo; nè
+altrimenti poteva dirsi dei rapporti del medesimo col litorale del Mar
+Nero e dell’Asia Minore[146], dove la corte Alessandrina si trovava
+a fronte di partiti e pretensioni macedoni, accese da uno stato, che,
+incapace dei sogni grandiosi di Alessandro Magno, schiacciava sotto la
+sua greve clientela la Grecia insulare e peninsulare.
+
+Così, mentre la Celesiria e la Fenicia offrivano colle selve del Libano
+il materiale necessario alla costruzione delle flotte, e, insieme
+coi porti sicuri, una schiatta vigorosa e sperimentata di marinai,
+la Giudea e la Siria erano per l’Egitto florido mercato di vini, di
+frumento, di pesca, di tessuti e d’altre suppellettili[147]. Là sul
+golfo Persico giacevano inoltre le grandi strade commerciali fra
+l’Egitto, l’Asia, e l’Europa[148]; là Tolomeo Filadelfo aveva edificato
+una pleiade di stazioni e di città, mentre Epifane avea coperto di
+ponti i fiumi irrigatori della contrada[149].
+
+Necessaria quindi, come una funzione vitale, era stata ed era, nei
+luoghi surriferiti, la presenza di guarnigioni e di possessi egiziani,
+e, più che proficuo, qualsiasi tentativo di ricacciare la Macedonia
+e la Siria nei loro limiti naturali, anzi nei più ristretti confini
+possibili. Questo sogno perenne della politica dei Lagidi li spingeva
+sin d’adesso a careggiare l’alleanza di quella Roma, che, valicate
+le estreme prode d’Italia, minacciava, superba, gl’immacolati lidi
+orientali; nè ad alcuno era dato prevedere come fosse appunto a
+lei riserbato il condannare tante speranze alla più dolorosa delle
+infecondie.
+
+Su codeste possessioni egizie d’Europa e d’Asia si gettavano i due
+monarchi dell’Oriente.
+
+Filippo, sin dal 204, avea percorso la Tracia fino all’Ebro[150].
+Poscia era tornato ad ampliarvi i recenti possessi, favorito
+dall’acquiescenza, che il pericolo imminente del re di Siria e le
+interne condizioni imponevano all’Egitto[151]. Era infatti piombato
+sulle Cicladi, di cui Paro e Cidno erano cadute in suo potere[152];
+avea sull’Ellesponto, messo le mani addosso a Lisimachia[153], Sesto,
+Perinto, per terminare con Calchedonte, all’opposta riva asiatica[154].
+
+Al 201 s’era impossessato di Samo[155], mentre Mileto si affrettava
+ad onorarlo e ad assicurarsi della di lui benevolenza[156]. Indi
+era disceso in Caria, ove Prinasso[157], Iasso, Bargilia, Euromo e
+Stratonichea[158] erano cadute in suo potere. Tornata la stagione
+propizia, si era gettato di nuovo sulla Tracia e, occupate Maronea,
+Eno, Cipsela, Dorisco, Serreo, e nel Chersoneso, Eleunte, Alopoconneso,
+Gallipoli, Madito,[159] avea finalmente sulla riva opposta stretto
+d’assedio Abido[160].
+
+
+VI.
+
+_Ultimatum_ di Roma a Filippo di Macedonia. I primi due anni della
+seconda guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra.
+Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi da parte di
+Roma.
+
+A tale notizia, gli ambasciatori, di comune accordo, stabilirono,
+che il più giovane di loro, M. Emilio Lepido, si recasse al campo di
+Filippo per fare a costui le medesime ingiunzioni che a Nicanore. Ad
+Abido, Lepido si abboccò con Filippo e gli significò come il senato
+avesse decretato, vietando al re qualsiasi azione, sia contro i Greci,
+sia, (e questa fu una nuova postilla), contro Tolomeo, imponendo
+anzi, che, per quanto avea operato contro Attalo e i rodiani, si
+sottomettesse al giudizio di un tribunale arbitrale. Nel caso di
+inosservanza di un simile _ultimatum_, il popolo romano, in luogo della
+pace offerta[161], gli avrebbe dichiarato guerra[162] (200).
+
+Ma le risposte di Filippo furono semplicemente ambigue, ed il senato,
+che nulla attendeva di meglio, iniziò a sua volta l’offensiva.
+
+Le vicende della guerra sono note[163]. Il primo e il secondo anno
+(200-199) passarono senza gravi ed importanti fatti d’armi, sicchè,
+quando il console P. Villio, che sin’ora aveva diretto le operazioni
+militari, dovette cedere il posto al proprio successore, T. Quinzio
+Flaminio, il nemico era più che mai cresciuto di baldanza e d’audacia.
+
+Flaminio pensò subito ad abboccarsi col re, e l’abboccamento ebbe luogo
+nell’Illiria presso il fiume Aoo, lungo il quale stavano accampati i
+due eserciti romano e macedone.
+
+Per un avversario, il quale non avea ancora subito perdite
+significanti, le pretese dei Romani furono inaccettabili, e può
+dirsi che sia stato il filoellenismo del console la causa diretta
+della prosecuzione delle ostilità. Egli infatti chiese, senz’altro,
+lo sgombero di tutte le città della Grecia peninsulare, da Filippo
+ereditate o conquistate[164].
+
+Tra queste ultime non rientravano i numerosi possedimenti egizi
+d’Europa. Ai torti di Filippo verso l’Egitto i Romani venivano così
+ad aggiungerne dei nuovi. Non solo i Tolomei non ricuperavano i loro
+possessi, ma questi passavano legalmente e definitivamente nelle mani
+del re della Macedonia.
+
+Le condizioni proposte da Flaminio furono, com’era naturale,
+rifiutate, ma la campagna ch’ebbe a seguirne riescì per Filippo più che
+disastrosa. Tradito dagli Epiroti, dovette ritirarsi sino ai confini
+del suo regno, mentre la Grecia tutta passava in potere dei Romani.
+Così, nell’inverno del 197-198, il re della Macedonia era costretto a
+riproporre delle trattative di pace.
+
+L’abboccamento col generale romano ebbe luogo in Nicea presso il _sinus
+Maliacum_. Questa volta Flaminio si rammentò dei diritti dell’Egitto,
+e, dopo aver messo come condizione _sine qua non_ lo sgombero di tutta
+la Grecia, impose la restituzione all’Egitto di tutte le terre usurpate
+sin dalla morte di Tolomeo IVº. Dopo Flaminio ebbero la parola gli
+alleati di Roma. Tra questi, gli Etoli tornarono ad insistere sullo
+sgombero della Grecia, come Rodi su quello dell’Asia Minore, specie
+delle città carie, Iasso, Bargilia ed Euromo. Furono queste appunto
+le clausole, cui Filippo credette di non addivenire[165]; e, giacchè
+nè Flaminio, nè gli alleati potevano rimanere soddisfatti delle sue
+estreme concessioni, il diritto dell’ultima parola fu rimesso al
+senato.
+
+Ma anche questo scordò di bel nuovo gli interessi dell’Egitto, tornando
+unicamente ad insistere sullo sgombero della Grecia peninsulare, mentre
+la dichiarazione degli ambasciatori, spediti all’uopo da Filippo, di
+non rivestire dritto alcuno a decidere su ciò, segnava la fine della
+conferenza e la nuova ripresa delle ostilità[166]. (196).]
+
+La pace definitiva seguì a circa un anno di distanza, e, nella
+primavera del 196, dodici ambasciatori romani giungevano in Grecia a
+curarne l’esecuzione. Tutte le città greche di Asia e d’Europa erano
+dichiarate libere ed autonome, e da esse il governo macedone dovea
+affrettarsi a ritirare le sue guarnigioni prima dei giuochi istmici.
+Tali condizioni erano ripetute in particolare per Pedasa, Bargilia,
+Iasso in Caria, Abido in Asia Minore, Perinto in Tracia, Taso e Mirina
+su Lemno[167].
+
+Degl’interessi dell’Egitto non una sola parola. Il senato romano, che
+avea dichiarato di sostituirsi alla corte di Alessandria nel sostenere
+i dritti della medesima contro Filippo, risolse la controversia nella
+maniera la più disonesta. Lo stato, che avea soccorso Roma nei gravi
+frangenti della guerra annibalica, perdeva tutte le isole dell’Egeo,
+le Cicladi, Lesbo, Cipro, il protettorato su Creta, la Ionia, salvo
+Efeso[168]; in Tracia tutte le città greche, come Maronea, Dorisco
+e Perinto, mentre Eno e Cipselo rimanevano a Filippo; nel Chersoneso
+tracico, Eleunte, Alopoconneso, Sesto, Madito e Gallipoli; in Caria
+Pedaso, Bargilia ed Iasso[169], che venivano rese autonome insieme
+con Stratonichea, che rimaneva a Filippo: in una parola, tutti i
+possedimenti d’Europa e due terzi di quelli dell’Asia Minore. E tutto
+ciò per opera di Roma, la quale, tutt’altro che tutelare gli interessi
+dell’Egitto, dimostrava così di lederli deliberatamente. Qualche altro
+mese ancora, e degli ambasciatori romani, abboccantisi col re di Siria,
+l’antico complice di Filippo, il quale avea invaso alcuni di codesti
+ex possedimenti egizi, ora restituiti a libertà, dichiareranno di non
+permettere l’invasione di ciò che oramai il loro popolo possedeva per
+diritto di conquista[170].
+
+
+VII.
+
+Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui territori egiziani
+nell’Asia e nell’Asia Minore.
+
+Mentre Roma era occupata con Filippo, l’Egitto veniva ridotto a mal
+partito dalle armi di Antioco IIIº di Siria. Secondo i patti stabiliti
+col re di Macedonia nell’alleanza del 201 egli avrebbe dovuto aiutarlo
+nell’ideata conquista dell’Egitto.
+
+Così infatti era avvenuto.
+
+Al 201 Antioco aveva invaso ed occupato, quasi senza resistenza, la
+Celesiria[171], la quale era caduta definitivamente in suo potere
+dopo la disfatta del Panius subita dal generale egizio Scopa[172],
+mentre contemporaneamente egli invadeva i possessi egizi della
+Siria, della Fenicia e della Palestina[173] (199). Tolomeo Epifane,
+temendo di peggio, chiese subito la pace, ed il suo avversario gliela
+concesse a patti onorevoli, fidanzando, tra l’altro, al medesimo la
+figlia Cleopatra, cui prometteva in dote tutte le recenti conquiste
+(198)[174].
+
+Se non che, nella primavera del 197, il re siro, dopo un inverno
+passato in Antiochia, avea marciato verso l’Asia Minore. Quali fossero
+i suoi progetti è ben difficile affermare. Probabilmente però egli,
+che già avea riconquistato i territori dei suoi antenati nell’Asia
+propriamente detta, mirava a rioccupare quelli che i medesimi avevano
+già dominato nell’Asia Minore fino a che l’Egitto l’avea consentito.
+
+Conquistò innanzi tutto le città della Cilicia: Afrodisia, Soli,
+Zefirio, Mallo, Selinunte, Coracesio, Corico etc.[175]. Indi, varcata
+la Pamfilia, era penetrato in Licia, conquistando Andriace, Limira,
+Patara, Xanto[176]. Allora il re della Macedonia era stato battuto
+a Cinocefale, e l’occasione era più che mai propizia per muovere
+su quegli antichi territori egiziani, o caduti in mano di Filippo o
+destinati ad essere dichiarati autonomi.
+
+Dalla Licia egli s’era quindi avviato verso la Caria. Stratonichea,
+occupata dai Macedoni, la donò ai Rodiani, coi quali adesso, per
+non avere impacci, si trovava in tacita concordia, mentre questi
+riscattavano i possessi egizi di Cauno, Mindo e Alicarnasso[177]. Iasso
+aveva riconosciuto il suo alto patronato[178]; indi, penetrato nella
+Ionia, si era installato in Efeso, il più importante degli antichi
+possessi egiziani[179]. Di là avea marciato verso l’Ellesponto: Abido
+gli aveva aperto le porte[180], Madito era caduta l’anno appresso,
+(196), dopo breve e debole resistenza. Indi, occupata Sesto e le
+rimanenti città del Chersoneso, egli le aveva fortificate insieme con
+Lisimachia, da recente devastata dai Traci[181].
+
+In quel frattempo (197), giungeva a Roma una nuova ambasceria
+egiziana allo scopo di rammaricarsi presso il senato della condotta del
+re di Siria nell’Asia Minore[182].
+
+
+VIII.
+
+Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma.
+
+Pare che le recenti lezioni, che alla corte di Alessandria erano
+derivate dalla pace di Roma con Filippo, non fossero state sufficienti
+ad illuminarla sul valore e la natura dell’alleanza coi Romani. Se non
+che l’atteggiamento della corte medesima non mancava di astuzia.
+
+In vista di una prevedibile conflagrazione romano-siriaca, l’Egitto,
+pel caso più che probabile di una prevalenza romana, tornava a mettere
+gli occhi addosso alla bramata porzione di bottino. A tale intento,
+nella completa assenza di migliori speranze, la sorte toccata dopo
+la guerra macedone non dovea riescire di scoraggiamento. Poichè il
+prossimo congiunto del re di Egitto aveva alla prova esibito un così
+ostile contegno, era pur sempre preferibile piegare verso chi s’era
+mostrato semplicemente noncurante; ma nuovi eventi sospingevano per la
+via, che interessava alla corte alessandrina.
+
+
+IX.
+
+I Romani ed Antioco.
+
+Ma, se così attentamente l’Egitto vegliava sugli affari d’Oriente, Roma
+non si palesava da meno.
+
+Dopochè, in seguito alla pace con la Macedonia, i giuochi istmici del
+196 videro bandita l’autonomia della Grecia, il proconsole Flaminio e i
+dieci ambasciatori, incaricati di riordinarla, si decisero ad occuparsi
+seriamente del nuovo avversario, Antioco IIIº di Siria. Infatti,
+proprio in quel momento, T. Quinzio Flaminio e i decemviri ricevevano
+due ambasciatori siri, Egesianace e Lisia, e proponevano ai medesimi
+l’_ultimatum_ da riferire al loro re[183].
+
+Questi doveva obbligarsi: 1) a non molestare le città testè rese
+autonome dell’Asia Minore; 2) a sgomberare dalle altre possessioni di
+Tolomeo o di Filippo già occupate; 3) a smettere dalle sue operazioni
+in Tracia e nel Chersoneso, che, per giunta, pareva accennassero ad un
+piano di invasione in Europa[184].
+
+Quest’ultima clausola dell’_ultimatum_ era la sola che stesse a cuore
+dei Romani, e, poichè le intenzioni di Antioco potevano facilmente
+essere dissimulate, così il senato mostrava di apporgli come colpa,
+e motivo di prossima e sicura guerra, ciò che quegli era stato in
+suo dritto di fare: le conquiste sulla Macedonia e su l’Egitto. Il
+primo capo e, in parte, il secondo dell’ingiunzione di Flaminio e dei
+decemviri ci stavano quindi in grazia dell’ultimo.
+
+Egesianace e Lisia, udito l’_ultimatum_ trasmesso loro dal senato, si
+congedarono, dirigendosi alla volta di Antioco. Ma, prima che avessero
+potuto incontrarlo, il senato aveva spedito un nuovo ambasciatore,
+L. Cornelio, perchè si occupasse _ex professo_ della vertenza e si
+abboccasse direttamente col re[185] (196).
+
+A Lisimachia si riunirono Antioco, i suoi due ambasciatori, L. Cornelio
+e tre dei decemviri, P. Lentulo, L. Terenzio e P. Villio, insieme
+con due ambasciatori di Lampsaco e uno di Smirne[186], due città ora
+autonome dell’Asia Minore, al cui assoggettamento pareva tendessero
+nuovi preparativi di Antioco. Dopo un privato abboccamento, si venne ad
+una pubblica adunanza. L. Cornelio, capo dell’ambasceria romana, tornò
+a sostenere con grande calore quanto già avea sostenuto Flaminio, che
+cioè il re: 1) lasciasse indisturbate le città asiatiche autonome; 2)
+cedesse a Tolomeo i territori conquistati; 3) sgomberasse da quelli
+usurpati a Filippo; 4) desistesse dai suoi preparativi di passaggio in
+Europa[187].
+
+Antioco rispose dignitosamente: non aver egli leso gl’interessi delle
+città asiatiche autonome, nè quelli di Tolomeo o di Filippo e tanto
+meno aver pensato a muovere contro Roma. Il suo tragitto in Europa
+doversi al suo diritto inoppugnabile di riconquistare le città della
+Tracia, che erano state a lor volta usurpate dagli scorsi re d’Egitto
+ai propri antenati, che ne erano i naturali possessori, e, quindi, da
+Filippo ai Tolomei. Quanto a quest’ultimi, egli, già imparentato con
+Epifane, lo sarebbe tra breve stato ancora di più[188]. Meravigliarsi
+infine come Roma ardisse ingerirsi negli affari dell’Asia, cosa che
+egli non aveva mai osato per quelli d’Italia[189].
+
+Mancava una esplicita risposta al primo comma dell’_ultimatum_,
+ma di ciò il re si era curato a più riprese, trattando con quelle
+città (Smirne e Lampsaco), cui i Romani si riferivano nella loro
+generica indicazione di città autonome dell’Asia Minore, e il
+cui assoggettamento egli aveva francamente dichiarato di non
+pretendere[190]. Ma gli ambasciatori avevano bensì avuto lo incarico
+di proporre con alterigia, non già di ascoltare risposte fiere e
+dignitose, e dalle violenti repliche degli ambasciatori di Lampsaco,
+insinuate e sostenute dai Romani, Antioco fu costretto a chiudere
+bruscamente la conferenza, che già si era tramutata in uno scambio
+indecoroso di minacce[191].
+
+Così ebbero fine le nuove trattative. Probabilmente però l’ardire del
+re di Siria e l’arroganza dei Romani erano rinfocolate dall’improvvisa,
+tacita notizia della morte di Tolomeo Epifane. Il primo aveva interesse
+a non frapporre indugi e ad accorrere in Egitto, ove tutto, sperava,
+sarebbe andato conforme ai suoi voleri; e, dei secondi, L. Cornelio,
+che pare portasse seco l’incarico di recarsi anche in Egitto[192], avea
+fretta di imitarlo prima che innovazione alcuna fosse stata colà per
+succedere.
+
+Antioco infatti partì immediatamente alla volta di Alessandria. Ma,
+giunto in Licia, ricevette l’infausta notizia che Epifane viveva
+ancora, e, abbandonati i suoi piani circa l’Egitto, si rivolse alla
+conquista di Cipro, che per ben altre ragioni gli fallì del pari[193].
+
+
+X.
+
+T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco (194-3).
+
+Le trattative per un accomodamento furono riprese al 194-3. Questa
+volta il senato romano fu meno accorto nel simulare i taciti
+intendimenti della propria politica. T. Quinzio Flaminio, a cui esso
+aveva rimandato gli ambasciatori di Siria, pose loro il dilemma: o
+Antioco desistesse dall’immischiarsi negli affari d’Europa, ed i Romani
+avrebbero rinunziato a immischiarsi in quelli asiatici, o, in caso
+contrario, concedesse ai Romani il diritto di conservare e tutelare le
+alleanze fatte o da farvi[194].
+
+Com’è palese, Roma non si curava più nè delle usurpazioni di Antioco
+sui possessi di Tolomeo, nè dell’intangibilità delle città autonome
+dell’Asia Minore, rinunziando così a rivendicare i dritti dell’uno o
+delle altre, nel caso in cui Antioco si fosse astenuto dal porre piede
+in Europa.
+
+Era quanto di peggio poteva prevedersi.
+
+Ma neanche questa conferenza approdò a risultato alcuno. Tutto fu
+rimandato a un nuovo abboccamento, che nuovi ambasciatori romani,
+dietro incarico ufficiale, si ripromettevano di ottenere col re stesso
+in persona, e gli ambasciatori della Siria furono nuovamente congedati.
+
+
+XI.
+
+Nuove pratiche.
+
+La novella ambasceria romana era destinata a peripezie maggiori delle
+precedenti. Dapprima P. Villio, uno dei suoi componenti, dovette
+attendere a lungo ad Efeso, mentre Antioco era diretto a guerreggiare
+contro i Pisidi. Essendosi quindi affrettato a raggiungerlo presso
+le fonti del Meandro, le trattative furono tosto interrotte sotto
+il pretesto che la corte era in lutto a cagione della morte di un
+membro della famiglia reale, e Villio si trovò costretto a tornarsene
+a Pergamo. Più tardi, quando Antioco fu tornato ad Efeso, Villio
+e i suoi compagni si affrettarono a seguirlo. Ma agli ambasciatori
+romani, tutt’altro che concedersi un abboccamento col re, fu giocoforza
+accontentarsi di una conferenza con Minio, uno dei suoi ministri.
+
+Questi cominciò coll’osservare con fine ironia come i Romani, che in
+questa, come nella precedente vertenza con Filippo, l’aveano posato
+a cavalieri dell’ellenismo, tenevano, ciò non ostante, soggette e
+tributarie Napoli, Reggio, Taranto etc., città non meno greche di
+Smirne e di Lampsaco. Continuò quindi col dichiarare che il suo re non
+si sentiva da tanto da rinunziare alle città eolie ed ioniche dell’Asia
+Minore, compreso Smirne, Lampsaco e Alessandria della Troade, tutti
+antichi possedimenti dei suoi antenati. Che però, ove i Romani avessero
+voluto stringere alleanza con Antioco, questi era pronto a riconoscere
+come autonome Rodi, Bisanzio e Cizico, la concessione più grande che
+potevano attendersi dal re[195].
+
+Gli ambasciatori romani risposero al solito altezzosamente, ma senza
+pervenire a nascondere la fragilità delle proprie ragioni. Le città
+greche, possedute da Roma, non le avevano mai negato codesto diritto,
+nè l’esercizio del medesimo aveva subito interruzioni sia pure in
+grazia di interventi stranieri. Non così le città asiatiche, di cui
+alcune, dopo la conquista dei re di Siria, erano passate a Filippo o a
+Tolomeo, altre aveano goduto di una libertà incondizionata. Del resto
+la causa della loro libertà non poteva essere difesa da altri meglio
+che dagli ambasciatori delle medesime, per cui si richiese venissero
+introdotti. Ma, come quattro anni prima a Lisimachia, tale atto decise
+della fine della conferenza (192).
+
+Essa non avea contenuto una sola parola dei dritti della corte
+alessandrina, non una sola imposizione che a questa venissero
+restituiti i territori recentemente usurpati.
+
+
+XII.
+
+Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da parte dei Romani
+durante codeste trattative.
+
+Ma Roma non ebbe forse torto.
+
+Al 193 Antioco avea cominciato ad ottemperare alle clausole del
+trattato egizio-siriaco di circa sei anni prima. Allora infatti si
+era celebrato il matrimonio di Tolomeo Epifane con Cleopatra, ed erano
+state assegnate alla medesima, a titolo di dote, le province asiatiche
+conquistate dal padre negli anni 201-199[196].
+
+Tirare ancora in ballo l’Egitto equivaleva a scoprire puerilmente
+la propria doppiezza, e il senato non poteva prestarcisi. Comunque
+però si fosse, ogni tentativo di pace era andato a vuoto e s’imponeva
+il cominciamento delle ostilità. Ma se fin’ora noi abbiamo accusato
+i Romani di doppiezza e d’ipocrisia, più severo giudizio dobbiamo
+pronunziare contro la corte d’Alessandria, che, nel suo sottile istinto
+di previdenza, quando le ostilità furono aperte, tornò a preferire al
+congiunto il vecchio e ripetutamente infedele alleato.
+
+
+XIII.
+
+Nuova ambasceria egiziana (191).
+
+Nell’anno 191 giungevano infatti in Italia nuovi ambasciatori egiziani,
+recanti al senato oro ed argento e dichiaranti il loro re pronto a far
+muovere tutto l’esercito verso l’Etolia per congiungerlo alle truppe
+romane.
+
+L’atto era vile e disonesto, ma, come sempre, tutt’altro che ingenuo.
+Giacchè era stato inscongiurabile che i Romani penetrassero nelle acque
+e nelle terre orientali, occorreva all’Egitto non rinunziare facilmente
+al prossimo bottino. Ma il senato rese la pariglia a tanta fine
+abilità diplomatica. Come già nella scorsa guerra macedone, esso tornò
+placidamente a ringraziare ed a rifiutare[197].
+
+
+XIV.
+
+Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana.
+
+La sorte delle armi riescì sfavorevole ad Antioco, e la battaglia delle
+Termopili (191) inaugurò la serie delle sue disfatte.
+
+Poco dopo, nuovi ambasciatori tornavano a Roma dalla corte di
+Alessandria. Questa volta, a nome del re e della regina, la figliuola
+stessa di Antioco, essi si congratulavano della vittoria delle
+armi romane, aggiungendo la preghiera e la raccomandazione, che si
+pensasse subito a tragittare in Asia un esercito. Tutto lo stato di
+Antioco si trovava, a sentir loro, invaso da terrore, e i re d’Egitto
+si profferivano pronti a tutto ciò che il senato avesse potuto
+richiedere[198] (190).
+
+La vecchia astuzia della corte alessandrina riappariva questa
+volta parecchio sciupata in seguito alla sorte delle due precedenti
+ambascerie, di cui l’odierna non era che un triplicato. La risposta
+di Roma non aveva quindi a subire variazione alcuna, e, per la terza
+volta, esso tornò a ringraziare, a rifiutare e a donare sontuosamente
+gli ambasciatori egiziani.
+
+
+XV.
+
+Nuove trattative di pace (190).
+
+Alla disfatta terrestre delle Termopili seguiva, a un anno di distanza,
+la non meno decisiva disfatta marittima di Mionneso (190), e Antioco,
+smarrito, tornava a proporre nuove condizioni di pace.
+
+Il suo ambasciatore fu ricevuto in una numerosissima assemblea
+senatoria. Riferì da parte del re che oramai questi aveva abbandonato
+tutte le città occupate in Europa, che era inoltre pronto a cedere
+quelle di Eolia e Ionia, che ancora accoglievano i suoi presidii,
+più le altre, che i Romani avessero voluto premiare per la loro
+fedeltà[199].
+
+Ma al senato questa volta non soddisfaceva più il dilemma di tre
+anni innanzi. Tutt’altro che cedere ad Antioco pieni poteri sugli
+affari d’Asia, qualora questi avesse desistito dall’immischiarsi
+in quelli d’Europa, essi tornarono a pretendere che tutte le città
+greche dell’Asia Minore fossero riconosciute autonome, il che poteva
+aver luogo, solo nel caso che Antioco si fosse rassegnato a ritirarsi
+dall’Asia Minore[200].
+
+Le trattative di pace tornarono quindi ad abortire per essere
+ripigliate dopo la prossima totale disfatta siriaca di Magnesia (189)
+che decise stabilmente delle sorti dell’Asia Minore.
+
+
+XVI.
+
+Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti egiziani asiatici.
+
+Antioco si ritirava al di là del Tauro e del fiume Halis[201],
+sgomberando quasi tutta l’Asia Minore[202], mentre le regioni della
+medesima, nelle quali i Tolomei avevano vantato dei possedimenti,
+venivano così distribuite: la Cilicia al di là del Tauro rimaneva
+ad Antioco, le città Ionie, salvo quelle, come Mileto, già autonome
+prima della battaglia di Magnesia, passavano ad Eumene re di Pergamo,
+al quale veniva altresì a toccare la Caria a nord-est del Meandro e
+la licia Telmesso con le sue dipendenze. La Caria a sud del Meandro
+fino ai confini della Pisidia con le rimanenti città licie passava ai
+Rodiani. Il territorio di Tolomeo Telmesso, un congiunto della casa
+regnante in Egitto, fu lasciato al suo possessore[203]. La Pamfilia,
+di cui s’era taciuto nel _senatusconsultum_, che avea fissato i
+particolari della pace, più tardi, nel riordinamento dell’Asia Minore,
+toccò, sebbene a torto, ad Eumene[204]. Così avvenne del Chersoneso
+tracico, di Lisimachia, delle recenti conquiste di Antioco in quella
+regione, e di Efeso in Ionia, mentre Milasa in Caria veniva dichiarata
+autonoma[205].
+
+Tolomeo Epifane rimaneva così a denti asciutti, senza avere un solo
+istante goduto delle preoccupazioni del governo romano, ripagato della
+stessa moneta, di cui forse era degna la sua condotta verso il re di
+Siria. E nel breve giro di sette anni quei suoi amici d’oltre mare,
+per cui egli non aveva risparmiato umiliazioni, gli avevano dato agio
+di registrare sul passivo della propria politica estera la perdita
+definitiva di tutti i possedimenti d’Europa e dell’Asia Minore.
+
+
+XVII.
+
+Ragioni del contegno egoistico di Roma.
+
+Quali poterono essere le ragioni, che in quel tempo fecero i Romani,
+tanto prodighi verso i minuscoli loro alleati della guerra siriaca,
+quanto indelicati e non curanti verso l’Egitto?
+
+Il giorno, in cui Roma si era immischiata negli affari d’Oriente, avea
+dovuto persuadersi come per consolidarvi intera la propria signoria
+non doveva che comportarsi così come aveva fatto per l’Occidente,
+disfacendosi di tutti quegli stati, che sin d’allora avevano avuto
+influenza decisiva nelle contese diplomatiche di quelle regioni.
+Così aveva fatto dapprima con Filippo, e poi con Antioco. E, quando
+l’umiliazione della Siria fu un fatto compiuto, il senato dovè
+constatare come oramai non rimaneva che dare il benservito all’impero
+dei Lagidi.
+
+A tal uopo non erano occorsi pretesti plausibili, nè, data l’astuta
+politica dei Tolomei, era previdibile che ne occorressero.
+Poichè quindi non si poteva adoperare la forza, faceva d’uopo
+l’assottigliamento tacito e inconsapevole della potenza avversaria. La
+fortuna vi aveva provveduto con le due recenti guerre di Macedonia e
+di Siria, ed il senato romano si era ripromesso di non avere nulla a
+rimproverarsi.
+
+
+
+
+CAPITOLO III.
+
+ROMA E L’EGITTO DURANTE LA Vª GUERRA SIRO-EGIZIANA (180-68).
+
+
+I.
+
+Tutela romana su Tolomeo Filometore?
+
+La morte di Tolomeo Epifane (180)[206] lasciava la corona d’Egitto in
+balia della moglie Cleopatra, la figliuola di Antioco di Siria, che,
+in quell’anno medesimo faceva succedere al trono l’erede immediato,
+il giovane Tolomeo Filometore, il più adulto tra i figliuoli
+sopravvissuti. Questi, ancor minorenne, fu posto, sotto la reggenza
+della madre, e, alla morte della medesima, sotto quella dell’eunuco
+Euleo e del siro Leneo[207], argomento bastevole ad escludere la
+possibilità di una reggenza romana, alla quale ipotesi sono ricorsi
+coloro, che, non potendo riferire a Tolomeo Vº la notizia di Valerio
+Massimo e di Giustino, da noi precedentemente citata[208], hanno
+creduto di trovarvi indicato Tolomeo VIº.
+
+Così opina infatti il Pighius[209] basandosi sulla circostanza
+che tanto Valerio Massimo (VI, 6), quanto la moneta romana, che a
+tale tutela si riferisce, ci presentano M. Emilio Lepido rivestito
+della dignità di pontefice massimo, ch’egli ottenne solo al 180 a.
+C.[210]. Se non che la sua opinione urta contro gravi difficoltà: 1)
+tutori, infatti di Tolomeo VIº ci sono dalle fonti esibiti unicamente
+Cleopatra, Euleo e Leneo: 2) Lepido, _P. M._, non poteva trovarsi
+in Egitto poichè Livio riporta al 131 a. C. il caso del primo
+allontanamento di un _P. M._ da Roma[211]; 3) Giustino spiega la
+ragione della tutela con il pericolo imminente di un’invasione macedone
+e siriaca, ma le possibilità ne erano ormai lontane nel 180 a. C.[212].
+
+Scartata quindi nuovamente l’ipotesi di una tutela romana sui figli di
+Tolomeo Epifane, è da lasciare, ancora per parecchi anni, a ciascuno
+dei due stati, romano ed egizio, la piena responsabilità delle proprie
+azioni.
+
+
+II.
+
+Ambasceria romana in Oriente e preludii della III. guerra macedonica
+(173).
+
+L’anno stesso dell’assunzione al trono di Tolomeo VIº partiva per
+la Grecia un’ambasceria di cinque membri, allo scopo di spiare le
+intenzioni di Perseo, il nuovo re di Macedonia[213], col quale si
+prevedeva inevitabile un prossimo periodo di ostilità. In vista di
+tali complicazioni, l’ambasceria aveva altresì l’incarico di rinnovare
+l’alleanza con la corte alessandrina.
+
+Il nuovo Tolomeo pare non abbia in nulla derogato dall’indirizzo dei
+suoi predecessori e gli antichi patti con Roma abbiano ottenuto una
+novella sanzione. E di ciò, benchè ogni testimonianza esplicita ci
+sfugga, noi possediamo una prova sicura, sebbene indiretta, nella
+richiesta dell’aiuto romano in una prossima rinnovata vertenza
+egizio-siriaca.
+
+
+III.
+
+Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi
+a Roma.
+
+Il grande dramma, che, con la seconda guerra macedonica e la prima
+siriaca, si era svolto negli ultimi anni del passato e nei primi del
+corrente secolo, e del quale avevano fatto parte e Roma e l’Egitto,
+si apparecchiava ad una rinnovazione. Fra il successo re di Siria,
+Antioco Epifane, e l’Egitto tornava a risorgere l’antica contesa
+della supremazia in Oriente, che adesso presentava, come occasione
+immediata, il possesso di quelle province[214], che Antioco IIIº, aveva
+assegnato come dote alla figlia Cleopatra. Pare che, non ostante tale
+cessione, il possesso delle medesime sia rimasto alla Siria, e l’erario
+alessandrino non abbia acquisito altro diritto se non quello di goderne
+le rendite fino alla morte di Cleopatra[215].
+
+Era quindi naturale che l’Egitto aspirasse alla riconquista dei
+territori perduti, come il giovane re di Siria, approfittando delle
+recriminazioni che gli si movevano, pensasse a realizzare l’antico
+sogno dei Seleucidi, l’assoggettamento dell’Egitto.
+
+Non è chiaro da quale dei due contendenti siano partite le
+ostilità[216]. Certo si è che, appena le due corti previdero
+l’inevitabile rottura, inviarono a Roma ambasciatori per giustificarsi.
+
+
+IV.
+
+Svogliato intervento del senato.
+
+Roma si trovava allora agli esordi della guerra con Perseo, il
+successore del vinto Filippo di Macedonia; era quindi previdibile
+l’ascolto, che si sarebbe dato agli ambasciatori di quell’Egitto, che
+nulla di buono aveva potuto ottenere nei giorni lieti per Roma.
+
+I tre ambasciatori siri e i due egiziani[217] pervennero al senato
+nel 171. Scopo dei primi era, sia di protestare contro i desiderati
+dell’Egitto, (e ciò per trovarsi giustificati nell’eventualità di un
+conflitto), sia di accaparrarsene il favore, promettendo aiuti nella
+guerra contro Perseo. Scopo dei secondi era: 1) riaffermare la solita
+alleanza con Roma; 2) prometterle, con intento uguale ai precedenti,
+intercessione ed aiuti nella recente controversia con la Macedonia; 3),
+(e questo era il punto più importante), spiare il colloquio del senato
+con gli ambasciatori siri per cavarne il profitto che se ne fosse
+potuto.
+
+L’assemblea senatoria ricevè cortesemente le due ambascerie, decisa ad
+usarne nel proprio tornaconto. A quella egiziana permise di trattare
+soltanto il primo punto della propria incombenza. L’alleanza fu
+infatti, come sempre, rinnovata, ma, al tempo stesso, gli ambasciatori
+vennero con strana rapidità congedati. Si passò quindi a dare ascolto
+all’ambasceria siriaca. Ma, in luogo degli aiuti sperati, non fu
+offerta se non la pura e semplice assicurazione che il senato avrebbe
+incaricato dell’affare Q. Marcio Filippo, suo ambasciatore in Macedonia
+e nel Peloponneso[218], mettendolo in comunicazione colla corte
+alessandrina.
+
+Intanto però che questi fosse avvertito e potesse con cognizione
+di causa occuparsi dell’affare, veniva da Roma, per salvare ogni
+apparenza, spedito ad Alessandria ambasciatore Tito Numisio allo scopo
+di conciliare le due corti in questione[219]. Sembra però, (ed è lecito
+arguirlo dalla fine della contesa), che egli, interpretando il pensiero
+del suo governo, preoccupato in quegli anni da altri eventi d’ordine
+affatto opposto, non abbia spiegato un eccessivo interessamento. Egli
+avrà, senza grande risolutezza, cercato di rimuovere Antioco dalla
+determinazione di trattenere le due province asiatiche, o tentato di
+rassegnare l’Egitto alla perdita delle medesime, proposta impossibile a
+chi avea pur il diritto di aspettarsi qualcosa di meglio da un’antica
+alleanza fedelmente osservata, e a cui argomento decisivo restava
+ancora la sorte delle armi. Così la missione di Numisio fallì, ed egli
+tornò a Roma senza che il senato si curasse più che tanto degli affari
+d’Egitto (171).
+
+
+V.
+
+L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata
+ambasceria al senato romano (170).
+
+Poco dopo scoppiava la guerra fra le due potenze orientali. Negli
+stessi anni 171-0 Filometore, battuto a Pelusio, cadeva prigioniero
+nelle mani di Antioco, mentre tutte le principali città egizie
+passavano l’una dopo l’altra nelle mani del vincitore. Sola,
+Alessandria chiudeva le porte in faccia al nemico, ed acclamava re il
+fratello di Filometore, Tolomeo Evergete IIº[220], mentre Antioco,
+dichiarando adesso di combattere l’usurpatore, si apparecchiava ad
+assediarla sino all’estremo.
+
+La disperata condizione dei due re era tale da consentire qualsiasi
+umiliazione, e la più dolorosa non poteva non essere l’invio di nuovi
+ambasciatori al senato romano. In abito di lutto[221], con la barba
+negletta, i capelli scomposti ed un ramo di ulivo in mano, essi si
+presentarono all’udienza senatoria, ove appena entrati, si affrettarono
+a prosternarsi dinnanzi alla maestà dei rappresentanti della capitale
+d’Italia. Narrarono come Antioco, sotto pretesto di rimettere sul trono
+il maggiore dei due fratelli, moveva guerra al più giovane, allora
+chiuso in Alessandria, pregarono non si tardasse a soccorrerlo, al
+qual’uopo bastava rammentare ad Antioco i benefizi ricevuti. Se si
+tardasse, il re, fra breve, sarebbe venuto esule a Roma a costituire,
+colla sua nuova condizione, una perenne accusa di alleanza tradita da
+parte del popolo romano.
+
+A tale preghiera, narra Livio, il senato commosso si dichiarò pronto
+ad inviare un’ambasceria con a capo C. Popilio Lenate, perchè si
+recasse, prima da Antioco e poi da Tolomeo, allo scopo di significar
+loro che Roma non avrebbe tardato a radiarli dal novero dei propri
+amici, qualora l’uno o l’altro avesse esitato a deporre le armi (168).
+Conforme a tale solenne decisione, la votata ambasceria partiva tre
+giorni dopo insieme coi legati alessandrini[222].
+
+
+VI.
+
+Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra
+macedonica.
+
+Sembra però che la commozione non sia stata troppo grande nè nell’animo
+dei senatori, nè in quello degli emissari. Tutt’altro che veleggiare
+rapidamente alla volta dell’Egitto, Popilio ed i suoi compagni
+si fermarono a Delo ad attendervi l’esito della pendente guerra
+macedonica; e, poichè Antenore, l’ammiraglio di Perseo, avea bloccato
+in parte le Cicladi per impedire all’esercito romano ogni comunicazione
+d’armi e di vettovaglie, Popilio, cangiate le vesti di ambasciatore in
+quelle di ufficiale, vi s’indugiò a lungo a proteggere, con le galee
+del re Eumene di Pergamo, tutti i legni minacciati da Antenore. Sì che
+quando giunse la notizia che Perseo era già stato disfatto a Pidna,
+(fine del 168), egli era ancora a Delo a scortare i vascelli, che
+dovevano veleggiare verso la Macedonia. Finalmente risolse di avviarsi.
+Ma già a mezza strada, preferì un’altra volta indugiare qualche giorno
+a Rodi per esporre a quella cittadinanza i gravi risentimenti del
+senato contro l’atteggiamento della medesima, durante la scorsa guerra
+macedonica. Fatto ciò, ripartì alla volta d’Egitto[223].
+
+
+VII.
+
+Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. L’azione conciliatrice di
+Roma (168).
+
+In questo lungo intervallo, Antioco, sia per le difficoltà
+dell’assedio[224], sia per alcuni torbidi avvenuti nel suo regno, era
+stato costretto a tornare in Siria. Nella sua assenza i due fratelli
+s’erano diviso fra loro il governo e avevano deciso di sostenere in
+comune la guerra contro Antioco, che già tornava più decisamente a
+minacciare l’Egitto[225] (168). A tal uopo essi, poichè nulla di buono
+era omai da aspettarsi da Roma, mandarono ambasciatori in Grecia a
+raccogliere aiuti ed alleanze. Una di codeste ambascerie fu inviata
+agli Achei, e, mentre fra questi, riuniti a consiglio, prevaleva
+l’opinione di esaudire i due re, pervenne un messaggio con lettere
+di Q. Marcio Filippo esortante gli Achei a incaricarsi della pura
+conciliazione fra l’Egitto e la Siria[226].
+
+Invece di spedire aiuti, come era dovere di alleati e come l’Egitto
+s’era dichiarato pronto a fare durante le tre ultime guerre sostenute
+da Roma, o, almeno, ad intervenire direttamente colla forza della
+propria autorità, il senato tornava ad accontentarsi della platonica
+raccomandazione, trasmessa a dei terzi, di comporre la vertenza
+egizio-siriaca. Gli è che Roma era troppo avvezza a non addossarsi
+gratuitamente le brighe degli altri. Qualora avesse avuto le mani
+libere per trarre da un qualsiasi intervento la conclusione della
+conquista della Siria, essa non avrebbe indugiato, come non avea
+indugiato nelle due guerre precedenti. Ma, ora che le sue legioni erano
+impegnate con gli eserciti della Macedonia, mostrare viso arcigno ad
+Antioco, sarebbe equivalso a procacciarsi due avversari ad un tempo.
+Era perciò bene che questi fosse tenuto a bada e, solo dopo la ratifica
+dei conti con la Macedonia, si sarebbe pensato al pareggio anche per la
+Siria[227].
+
+
+VIII.
+
+Seconda invasione di Antioco in Egitto (168).
+
+Antioco intanto tornava dalla Siria con preparativi ancora più
+formidabili di quelli di quattro anni prima, e, fatta imbarcare la
+flotta per Cipro, aveva nella primavera del 168 incamminato il suo
+esercito attraverso la Celesiria. Ambasciatori egiziani erano corsi
+ad incontrarlo a Rinocolura, ed egli aveva proposto loro il suo
+_ultimatum_, con cui, tra l’altro, chiedeva la totale cessione di Cipro
+insieme con Pelusio e di tutto il territorio sino al Nilo, concedendo
+una tregua per la risposta[228]. Spirata senza soluzione alcuna la
+tregua, avea ordinato al suo ammiraglio di recarsi a Pelusio, ed egli,
+per la via d’Arabia, era tornato a marciare contro l’Egitto. Per volere
+o per forza le principali città dell’impero, non esclusa Memfi, erano
+tornate ad aprire le porte all’invasore, che, a piccole giornate, si
+avviava verso la capitale. Era già a quattro miglia dalla medesima,
+quando il monarca della Siria si scontrò con l’inerme ambasceria
+romana[229].
+
+Popilio[230] gli porse le tavolette contenenti il decreto del senato,
+imponendogli di leggerle e di rispondere immediatamente. Il re lesse,
+e chiese di consigliarsi con gli amici. Ma Popilio, con un tralcio
+di vite segnato un circolo intorno al re, dichiarò di aspettare
+la risposta definitiva prima ancora che quegli si fosse accinto ad
+uscirne. Il re, allora, compresa la gravità della situazione, memore
+della sorte dell’avo, rispose di obbedire. E così fu fatto. Entro
+un dato termine, Antioco sloggiava dall’Egitto, e Popilio, esortati
+i due re alla concordia, lasciava Alessandria per recarsi a Cipro,
+dove ancora Antioco teneva acquartierate delle milizie. Di là quindi
+veleggiava alla volta di Roma[231] (168).
+
+
+IX.
+
+Fine della guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina.
+Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e
+l’Oriente rispetto a Roma nel 167 a. C.
+
+Della questione della Celesiria, della Fenicia e delle città egiziane
+della Siria, non si fece motto. Dal tacito contegno dei Romani l’Egitto
+veniva evidentemente costretto a rassegnarsi un’altra volta alla
+perdita di nuove province. Dopo quelle dell’Asia Minore e dell’Europa,
+esso perdeva questa volta quei territori propriamente asiatici, che un
+tempo erano stati sua faticosa conquista. Ma l’Egitto non patì soltanto
+l’umiliazione, sibbene eziandio il disonore. Il rodiano Poliarato,
+cittadino di una delle province più fedeli dell’impero egiziano, che
+nella scorsa guerra macedonica aveva tenuto dalla parte di Perseo e
+avea cercato di volgere a favore del medesimo gli animi dei Rodiani,
+dovette, dietro ingiunzione di Popilio[232], subire l’estradizione
+dal territorio, nel quale si era rifugiato, per essere trasportato
+a Roma, ad attendervi la propria condanna. Al tempo stesso, veniva
+qui condotto, liberato dalla prigionia[233], un Menalcida spartano,
+che dei tristi frangenti, attraversati dai re d’Egitto, aveva cercato
+di servirsi a vantaggio della propria ricchezza[234]. Di ciò furono
+incaricati gli ambasciatori egiziani con a capo Numenio, spediti a
+Roma per ringraziare l’assemblea senatoria del soccorso arrecato alla
+loro patria[235]. Qui essi si scontrarono con i legati di Antioco, i
+quali, da parte del loro re, venivano a riferire come egli avesse di
+buon grado preposto la pace ad ogni vittoria, ragione per cui si era
+affrettato ad ottemperare all’ingiunzione dell’ambasceria romana.
+
+Più sinceri senza dubbio furono i calorosi ringraziamenti dei re di
+Alessandria, i quali dichiararono di professarsi obbligati al governo
+di Roma assai più che agli antenati od agli dei immortali. E quello,
+probabilmente con fine ironia, dichiarò a sua volta di ritenere
+giustificata tanta gratitudine, che era eziandio ragionevole il loro
+popolo serbasse e moltiplicasse per l’avvenire[236].
+
+Così il sogno di un dominio materiale e morale dell’Oriente, cui Roma
+da gran tempo aspirava, veniva pienamente realizzato. Dispersa la
+Macedonia, schiacciata la Siria, il senato poteva altresì vantarsi di
+aver fatto retrocedere fra le potenze di quart’ordine quell’Egitto,
+che, decimato di territori, giaceva, di fatto, se non di nome,
+ubbidiente al suo alto patronato.
+
+
+
+
+CAPITOLO IV.
+
+ROMA E L’EGITTO DURANTE LA GUERRA CIVILE FRA TOLOMEO FILOMETORE E
+TOLOMEO EVERGETE IIº. (168-151).
+
+
+I.
+
+Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in Oriente (164).
+Tolomeo Evergete a Roma.
+
+La raccomandazione di Popilio nel lasciare i due Tolomei sul trono
+di Alessandria non fu certo di buon augurio. Anzi, se la narrazione
+di Livio non pecca di imprecisione, l’ultima ambasceria alessandrina
+venuta in Roma, a nome di uno solo dei due re[237], deve tradire
+discordie latenti nel seno della famiglia reale.
+
+Dei due fratelli l’uno, il minore, Tolomeo Evergete, amministrava
+la Libia e la Cirenaica, l’altro l’Egitto propriamente detto insieme
+coi rimanenti possessi dei Lagidi[238]. Già al 164 pare che il senato
+abbia avuto sentore di discordie in Egitto. Infatti gli ambasciatori,
+spediti in Siria a porre sul trono Antioco Eupatore, figlio ed erede
+di Antioco Epifane, furono al tempo stesso incaricati di conciliare i
+due re di Alessandria[239]. Ma pare che i loro tentativi siano riusciti
+vani, giacchè poco dopo giungeva a Roma Tolomeo Evergete in persona
+(163-2)[240]. Diodoro narra diffusamente le tristi condizioni del
+viaggio del principe. In vesti misere, indegne della sua condizione,
+egli vi perveniva senza altra scorta che quella di tre servitori.
+Qui giunto, venne a lui incontro Demetrio, figlio di Seleuco IVº,
+il quale aspirava al trono di Siria, in luogo di Antioco Eupatore,
+figlio di Epifane[241]. Siffatta circostanza basta a definirci la
+data del viaggio. Poichè infatti Demetrio successe ad Antioco, salito
+al trono nel 164, diciotto mesi dopo, e precisamente alla fine del
+162[242], la data della venuta di Evergete non può essere posteriore
+alla fine di codesto anno in discorso, ultimo limite del soggiorno
+di Demetrio a Roma, anzi deve fissarsene come parecchio anteriore,
+dappoichè la venuta di Evergete coincise, come vedremo, con quella di
+un ambasciatore di Filometore, che fu complice della fuga del principe
+siriaco da Roma[243].
+
+
+II.
+
+La querela di Evergete in senato. Decisioni senatorie.
+
+Pochi giorni dopo Evergete si presentava direttamente al senato.
+Questo si affrettò a chiedergli scusa per non avere inviato, come
+era consuetudine, un questore per i dovuti ricevimenti, nè di averlo
+ospitato come si conveniva a un principe alleato. E a tali mancanze
+esso rimediò, offrendogli tosto una residenza degna della sua
+condizione, pregandolo di mutare i miseri abiti che indossava e coi
+quali Evergete mirava a toccare l’animo del senato, invitandolo a
+domandare tosto un’udienza e colmandolo quotidianamente di doni per
+mezzo dei questori[244]. Evergete chiese infatti un’udienza. Colà egli
+espose le ragioni della sua venuta. Chiedeva che il senato annullasse
+la divisione dell’impero egizio, avvenuta sotto la pressione di eventi
+superiori, quali l’imminenza della duplice invasione siriaca, e che
+quindi il senato gli assegnasse Cipro, giacchè, anche in tal guisa,
+i dominii del fratello sarebbero rimasti di gran lunga più estesi dei
+propri.
+
+Alla seduta assisteva un emissario di Filometore, il quale, subito
+dopo il discorso di Evergete, si levò per confutarne le ragioni.
+Disse che questi, tutt’altro che sporgere nuove querele, avrebbe
+potuto rammentare come egli dovesse la vita al fratello. L’accenno
+era probabilmente riferito a quegli anni, in cui Antioco Epifane
+aveva invaso l’Egitto in nome di Filometore, e questi, anzichè
+punire Evergete della già avvenuta usurpazione, aveva diviso con
+lui il potere, affidandogli il governo della Cirenaica. Le parole
+dell’ambasciatore furono confermate dalla testimonianza di due
+cittadini romani, i quali o avevano per caso assistito agli atti del
+governo egiziano, cui s’era riferito l’ambasciatore del re, o avevano
+frattanto, incaricati dal senato, attinto informazioni sui fatti
+in discorso. Tale difesa e testimonianza resero l’opinione pubblica
+avversa alle pretese di Evergete. Non così il senato, il quale capì
+come dalla richiesta d’ingerenza negli affari interni d’Egitto, che
+lo spingeva ad attizzare sempre più la discordia negli animi dei
+due re, tutto era da guadagnare e nulla da perdere. Decretò quindi
+la spedizione di un’ambasceria[245] con l’incarico: 1) di rimettere
+pacificamente Evergete al governo di Cipro; 2) di dichiarare a
+Filometore come tale occupazione fosse già stata riconosciuta dal
+governo romano; 3) di conciliare i due fratelli. L’ambasceria partì
+contemporaneamente ad Evergete[246].
+
+
+III.
+
+L’ambasceria romana ed Evergete alla volta d’Egitto.
+
+Sembra però che nè questi, nè gli ambasciatori, e forse neanco il
+senato, abbiano sul serio creduto alla raccomandazione di non usare
+delle armi, ma di procedere soltanto per vie diplomatiche. Il principe
+infatti, pervenuto in Grecia in compagnia degli ambasciatori, si
+affrettò ad arrolare soldati; indi, dopo una breve sosta nell’Asia
+Minore, a Perea, navigò alla volta di Cipro. Qui soltanto gli
+ambasciatori si risovvennero dell’ingiunzione senatoria, e, oppostisi
+al trasporto delle milizie, cercarono altresì di persuaderlo a
+rinunciare pel momento ad un approdo in Cipro. Essi promettevano
+di recarsi direttamente da Filometore per patrocinare la di lui
+causa e tornare quindi a ricondurlo dai confini della sua Cirenaica
+alle spiagge di Cipro. Evergete, convinto, annuì e gli ambasciatori
+ripartirono alla volta di Alessandria, lasciando presso il principe
+uno dei loro, Gneo Merula. Insieme con questo Evergete si recò a
+Creta, donde tornò di nuovo ad arrolare mercenari. Di là, passato in
+Libia, ancorò nel porto di Api, in attesa del ritorno dell’ambasceria
+romana[247].
+
+
+IV.
+
+Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione della
+Libia e della Cirenaica contro Evergete. La condotta dell’Egitto.
+
+Ad Alessandria, intanto T. Torquato, uno degli ambasciatori recatisi
+colà, aveva esposto a Filometore le ragioni della sua venuta, cercando
+di persuaderlo a rilasciare Cipro al fratello e a rappaciarsi col
+medesimo. Filometore, seguendo una politica, che per allora parve
+inintelligibile, cercò a sua volta di tirare in lungo le trattative, in
+parte mostrando di promettere ed in parte di ascoltare.
+
+Da Api Evergete attendeva con grande ansietà i risultati
+dell’ambasceria; ma, poichè i giorni passavano inutilmente, egli si
+decise a spedire l’ambasciatore rimastogli, Gneo Merula. Al pari del
+primo, anche costui fu trattenuto alla corte di Alessandria, cercando
+Filometore, tra l’altro, di conciliarsene con ogni mezzo l’animo e la
+testimonianza, il che gli sarebbe stato di grande utilità nel rapporto,
+che della loro missione essi avrebbero fatto al senato.
+
+Scorsi più di quaranta giorni, Evergete seppe che Girene ed altre città
+gli si erano ribellate o si apparecchiavano a ribellarsi al governatore
+lasciatovi nella sua assenza. Gli occulti motivi della politica di
+Filometore si facevano palesi. Evergete, temendo di perdere anche
+Cirene, vi si recò precipitosamente. Si trovava appena alla dimane di
+una grave sconfitta subita dalle milizie insurrezionali, quando, poichè
+ormai nessun motivo imponeva al Tolomeo d’Alessandria di trattenere gli
+ambasciatori romani, giungeva ad Evergete Gneo Merula per informarlo
+come nulla era stato possibile ottenere dal re d’Egitto, ma che questi
+era ancora pronto ad attenersi ai patti originari[248].
+
+Era la prima volta che l’Egitto osava tenere verso il senato romano
+un contegno energico e dignitoso, e ne avea ben mille ragioni di
+fronte ad uno stato, che, senza diritto alcuno, pretendeva ingerirsi
+nei suoi affari interni col regolare la spartizione dell’eredità di
+Tolomeo Epifane. Nè si trattava soltanto di ragioni legali, ma della
+più alta opportunità politica. «Cipro non era semplicemente fornita di
+un’importanza commerciale, sibbene di un più alto valore strategico.
+Alessandro il grande l’avea definita la chiave dell’Egitto, affermando
+così che dal possesso della medesima dipendeva la dominazione del
+Mediterraneo. Ciò conosceva Filometore e ciò, tra l’altro, lo sospinse
+ad opporsi con ogni fermezza alle pretese del senato in favore di suo
+fratello»[249].
+
+Non era però tale contegno capace di soddisfare Evergete, il quale,
+udita la risposta di Merula, tornò a spedire a Roma due nuovi
+ambasciatori, affinchè, insieme coll’emissario romano, ch’egli aveva
+seco, attestassero l’iniquità del re d’Alessandria ed il disprezzo, in
+cui questi teneva gli ordini del senato. Contemporaneamente Filometore
+tornava del pari a spedire un’altra ambasceria, la quale pervenne a
+Roma insieme con la precedente.
+
+
+V.
+
+Nuova discussione in senato. Il senato contro Filometore. Guerra civile
+in Egitto. Evergete di nuovo a Roma (154).
+
+Introdotti alla presenza del senato, gli ambasciatori cominciarono
+a discutere vivacemente le loro ragioni. T. Torquato e Cn. Merula,
+per motivi non completamente altruistici, difesero a spada tratta i
+diritti di Evergete. Il senato allora decreta che gli ambasciatori
+di Filometore, entro cinque giorni, abbandonino la capitale e cassa
+l’alleanza stipulata. Era il colmo della prepotenza, dappoichè nei
+trattati romano-egiziaci non si conteneva di certo, da parte della
+corte di Alessandria, l’obbligo di ottemperare a tutti i decreti, che
+al senato fosse piaciuto emettere sulle questioni interne dell’Egitto,
+nè al governo romano il diritto di intimarne. Questo frattanto inviava
+un’ambasceria a Tolomeo Evergete, allora residente in Cirene allo scopo
+di notificargli le decisioni assunte sul proposito.
+
+Gli ambasciatori di Filometore lasciarono tosto la città, ed i nuovi
+spediti informarono minutamente Evergete di tutto quanto erano stati
+incaricati, mentre questi, infiammato di novella speranza, si volgeva
+alla conquista di Cipro[250].
+
+La guerra, che ne seguì, fu per lui lunga e naturalmente disastrosa,
+tanto più che il governo romano, desiderando che i due fratelli si
+straziassero a vicenda non gli fu largo che di platonici sorrisi. Al
+154 le ostilità continuavano ancora, e al senato, che non poco avea
+contribuito a suscitarle, la sorte maturava quei frutti, di cui essa
+era stata avara ad Antioco Epifane, allorchè, lasciando l’Egitto, aveva
+ardito sperare che le milizie dei due fratelli si sarebbero dilacerate
+in una guerra civile. In quell’anno stesso, Evergete tornava a Roma a
+richiedere un nuovo, decisivo intervento.
+
+
+VI.
+
+Nuovo decreto del senato. Suo platonismo.
+
+Concessaglisi un’udienza, egli accusò il fratello di avere attentato
+alla propria vita ed offerse la testimonianza delle proprie cicatrici.
+Anche questa volta assistevano ambasciatori di Filometore, recatisi a
+Roma allo scopo di confutare le esagerazioni di Evergete, ma il senato
+vietò loro la parola e spedì subito una nuova ambasceria di cinque
+membri, fra cui il solito Gneo Merula e un tal L. Minucio Termo, che
+noi avremo occasione d’incontrare più tardi, fornendo ciascuno di
+quinquiremi per riporre definitivamente Evergete sul suolo di Cipro ed
+in tal guisa tagliar corto alla vertenza. Al tempo stesso invitava gli
+alleati di Grecia e di Asia a porgere aiuti al monarca protetto[251].
+
+Questa lesineria delle proprie legioni, questa simulata neutralità, che
+adesso, come negli anni precedenti, il senato volle serbare rispetto
+alla questione d’Egitto, non fu però frutto esclusivo di deliberato
+proposito calcolatore, ma altresì conseguenza della contemporanea
+situazione estera dello stato romano.
+
+
+VII.
+
+Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal 161 al 164.
+
+Già al 161 s’era disegnata all’orizzonte la grave probabilità di un
+terzo conflitto con Cartagine, che era stata appunto Roma a provocare.
+Continuando la politica, iniziata dopo la guerra annibalica, di
+contrapporre a Cartagine la Numidia, essa aveva allora risoluto in
+favore di quest’ultima la lunga contesa fra i due stati circa il
+possesso di Emporia sulla piccola Sirti, nè una seconda ambasceria
+romana, comparsa al 157 per ripigliare in esame la vertenza, era
+approdata a conclusione alcuna. Ma, a parte tale impreveduto accidente,
+il palese rifiorire economico di Cartagine risuscitava nei due rami
+dell’aristocrazia romana, gli agrari, i conservatori gretti alla
+catoniana, ed i grossi speculatori, i cavalieri, che aspiravano a
+raccoglierne l’eredità di ricchezze, il desiderio e l’urgenza della
+distruzione dell’infelice metropoli. Contemporaneamente le romane
+ostilità, palesi od occulte, avevano sospinto al governo cartaginese i
+vecchi, odiati patriotti, i quali s’erano tosto accinti ad assoldare
+un esercito contro la Numidia. Questa, dal canto suo, aveva cercato
+di lavorare l’opinione del senato per indurlo a persuadersi che quei
+preparativi erano in realtà diretti contro Roma, cosicchè, in questo
+stesso anno, 154, ambasciatori romani, recatisi a Cartagine per imporvi
+il disarmo, avevano corso pericolo della vita[252].
+
+Non meno grave era quello, che contemporaneamente accadeva in Spagna.
+
+Anche prima d’allora Roma era stata in armi contro i Celtiberi e i
+Lusitani. Ma, nel 154, questi ultimi avevano invaso il territorio
+romano, battuto i governatori, ed esteso le loro scorrerie fino a
+Cartagena. Ciò, scrive il Mommsen, avea sollevato in Roma tale panico
+da costringere il senato ad inviare sul luogo un console, «il che non
+era accaduto dal 195 in poi, e, onde accelerare l’arrivo dei soccorsi,
+si dispose che i nuovi consoli entrassero in carica due mesi e mezzo
+prima del tempo legale»[253]. A tutto ciò aggiungi, nel 156-55, due
+spedizioni, in parte infelici, contro i Dalmati, nello stesso 154,
+una verso le Alpi Marittime contro alcune ribelli popolazioni liguri
+di quella regione, e sarà palese come, in vista di tali frangenti, le
+cose d’Egitto si dovevano abbandonare alle risorse della politica più
+egoista ed ipocrita.
+
+
+VIII.
+
+Esito della guerra civile d’Egitto. Sua cronologia.
+
+Tolomeo Filometore con forze di gran lunga superiori chiuse il fratello
+nella cipria città di Lapeto sì che questi fu costretto a capitolare
+ed a rendersi prigioniero. Filometore però non volle abusare nè della
+sua buona fortuna, nè della pazienza del governo romano, e concesse ad
+Evergete forse più di quello, che questi aveva sempre richiesto. Oltre
+a promettergli la figlia in isposa[254], lo rimise al governo della
+Cirenaica, con il diritto di un reddito annuo di una data quantità di
+frumento[255], assegnandogli inoltre l’amministrazione di parecchie
+città cipriote[256].
+
+Quale potè essere la data di siffatto accomodamento? L’Engel[257]
+opina per gli anni 152-151, durante i quali noi vediamo Filometore
+appoggiare Alessandro Bala contro Demetrio Sotero in Siria ed inviare
+a tale uopo un esercito in di lui aiuto[258]. «Difficilmente, egli
+osserva, Filometore si sarebbe impegnato in una guerra estera, se
+avesse avuto da temere così lunga guerra all’interno». Se non che
+la forza di tale argomentazione cade subito, quando si pensa che
+Alessandro Bala era, come vedremo, il favorito del senato romano contro
+Demetrio, di quel senato, che, oltre ad aizzare Evergete contro il
+fratello, avrebbe, un giorno o l’altro potuto accorrere in favore del
+medesimo. A scongiurare la gravità di un tale pericolo, Filometore
+poteva, anzi doveva, seguendo l’usata abilità diplomatica della corte
+alessandrina, compiere un atto, che avesse esplicitamente dimostrato
+come quel Filometore, contro cui Roma drizzava i suoi odi, non faceva
+in Oriente se non i voleri e gli interessi di Roma medesima. In tal
+caso la nuova guerra colla Siria, tutt’altro che un nuovo imbarazzo,
+nel quale fosse imprudente immischiarsi, si tramutava in un’abile
+mossa difensiva contro la lontana, oscura nemica d’oltre mare. Certo
+però le susseguenti imprese estere del Lagida, prima in favore del
+succitato Alessandro (152), poi contro Demetrio IIº di Siria (147) e
+infine contro lo stesso Alessandro in favore del Demetrio in discorso
+(147)[259], dimostrano come l’era dei pericoli interni fosse oramai
+felicemente chiusa. Questo stesso anno 147 segna inoltre la morte di
+Filometore; ma, poichè le fonti ci dànno come anteriore, sia pure di un
+numero indefinito di anni, la conciliazione col fratello, ne segue che
+essa dovette, e di parecchio, precederlo.
+
+
+IX.
+
+Nuova astensione del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere
+di Roma.
+
+Tale cronologia ci spiega d’altro canto come Roma, per quelle stesse
+ragioni, per cui si astenne dal partecipare alle vicende della guerra
+civile, non potè fare a meno di astenersi del pari da qualsiasi
+ingerenza o ratifica dell’accomodamento medesimo, con quella stessa
+forzata remissività, con cui, in tutto quel non breve periodo di tempo,
+essa preferì non ingerirsi efficacemente negli affari orientali.
+
+Erano allora cominciati i preparativi per la spedizione delle navi
+e degli armati, necessari alla terza guerra cartaginese, i cui
+primi anni (149-7) non dovevano riescire molto lieti per le armi
+romane[260]. Infierivano contemporaneamente in Spagna feroci ribellioni
+dei Celtiberi e dei Lusitani (154-39), preparando direttamente e
+indirettamente nuovi e più gravi turbamenti in quella penisola[261].
+Al 149 era parso altresì prossimo il divampare di una quarta guerra
+macedonica per opera di un falso pretendente, e, mentre essa sarebbe
+terminata con una definitiva vittoria del console Q. Cecilio Metello,
+la prima battaglia campale del 149 e gli scontri del 148 erano
+riesciti molto più gravi che non quelli delle tre precedenti guerre
+macedoniche[262]. A tante preoccupazioni, tutta la buona o cattiva
+volontà dei Romani doveva cedere, e, come avevano consentito che il
+loro protetto rimanesse di fatto isolato durante le vicende della
+guerra, così ora concludevano coll’astenersi del pari dal mettere bocca
+nei trattati ch’ebbero a ratificarne l’esito infelice. Questa fu la
+fine della decenne guerra civile.
+
+
+X.
+
+Ragioni della simpatia del senato verso Evergete.
+
+Quali erano stati intanto i motivi della strana simpatia del senato
+verso Evergete, anche a costo di mettersi, in mezzo a tanti frangenti,
+in aperta rottura con la corte alessandrina? «La guerra civile legava
+sempre più l’Egitto a Roma, che veniva così dispensata dalla necessità
+di vigilare su quella regione o di tentarvi la sorte delle armi. Perciò
+la condotta di quest’ultima è completamente determinata dal carattere
+dei due fratelli. Era nell’interesse di Roma di sostenervi il più
+dispregiabile contro il più fornito di abilità politiche»[263], e, come
+tale, la scelta non poteva essere dubbia. A troppo chiare note avea
+Roma dovuto sperimentare i pregi diplomatici di Filometore al confronto
+dell’egoismo ignorante del fratello, che in altre condizioni sarebbe
+potuto riescire fatale all’Egitto, per non propendere verso il secondo.
+Quest’ultimo non faceva che iniziare una politica, i cui frutti
+avrebbero a loro agio maturato nell’avvenire, forse sino condurre
+Roma al punto di tentare, con mani non sue, l’agognata e definitiva
+conquista dell’Egitto, e, in così rosea speranza, non era male eccitare
+con tutti i mezzi, di cui si poteva disporre, chi altro non avrebbe
+fatto se non disimpegnarne le prime operazioni[264]. Ma, se tale fu la
+politica del senato, la corte alessandrina, dopo l’unico succitato atto
+di resistenza, non avendo potuto scongiurare l’odio di Roma, cercò,
+come vedremo, d’interpetrare ed esaudire i minimi ed i più taciti fra i
+suoi voleri.
+
+
+
+
+CAPITOLO V.
+
+ROMA E L’EGITTO DAL 152 AL 116.
+
+
+I.
+
+L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione di Antioco
+Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto in favore del protetto da
+Roma.
+
+Dopo meno di un anno e mezzo di regno, Antioco Eupatore, assunto al
+trono di Siria mercè l’opera diplomatica del senato, perdeva, per mano
+del pretendente Demetrio Iº, la vita ed il regno (162). Con lui periva
+il reggente pupillare, il senatore Gneo Ottavio[265]. Il nuovo principe
+però, quello stesso, da cui Evergete aveva ricevuto promesse di aiuto e
+di ospitalità nel suo primo viaggio a Roma, si riconciliava tosto col
+senato, inviando un’ambasceria destinata a recare doni cospicui e a
+consegnare l’assassino medesimo di Ottavio[266].
+
+Ma l’offesa patita era troppo grave perchè quel consiglio avesse potuto
+accordare sinceramente il proprio perdono o la propria amicizia, e, non
+ostante i resultati, in apparenza favorevoli di tale ambasceria, bastò
+di lì a poco l’arrivo di Alessandro Bala, figlio, non si sa bene se
+reale o sedicente, di Antioco Epifane, perchè il senato gli accordasse
+la chiesta restituzione del retaggio paterno[267].
+
+Poichè quella Roma, che aveva umiliato la Siria al rango di potenza di
+quarto ordine, poichè Roma, lo stato più autorevole dell’occidente,
+era con lui, non restava ad Alessandro che procurarsi un esercito
+e l’alleanza delle potenze orientali. E così fu fatto. Dopo dodici
+anni di regno, Demetrio perdeva la vita, in seguito ad una battaglia
+campale combattuta contro Alessandro in coalizione coi rimanenti re
+asiatici[268] (152-1). Tra costoro primeggiava Tolomeo Filometore[269],
+suocero fra breve del nuovo monarca di Siria[270].
+
+Questo il primo atto di condiscendenza alla politica romana, compiuto
+dalla corte d’Egitto dopo la rottura con la medesima[271]. Avremo di
+meglio negli anni successivi.
+
+
+II.
+
+Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria. (147).
+
+Estinto Demetrio Iº, sorgeva il figlio Demetrio IIº a rivendicare i
+diritti e la fine del padre. In questo nuovo frangente ad Alessandro
+non venne meno l’aiuto e l’alleanza del re d’Egitto. Al 147 Filometore
+entrava in Siria, accompagnato da un potente esercito di terra e
+di mare[272]. Se non che, giunto a Tolemaide, fu fatto segno ad
+insidie, che tutto parve indicare provenienti da Alessandro medesimo.
+Astenendosi allora dall’adempiere ai propri doveri di alleato e di
+congiunto, gli rapisce la figlia, che promette in isposa a Demetrio,
+volge in favore di costui le milizie e persuade gli Antiocheni a
+scacciare Alessandro, che colà aveva riparato. Alessandro è espulso
+dalla città, e Filometore, recatovisi poco dopo, viene acclamato dai
+cittadini e dall’esercito re di Siria.
+
+L’antico sogno dei monarchi egizi poteva esser pago. Sul loro capo
+si riunivano intere per la prima volta le due corone dell’Oriente,
+infrantesi allo sfasciarsi dell’impero di Alessandro Magno. Ma lo
+spettro del senato romano venne a turbare la gioia del buon Filometore,
+che, presago della gelosia e dei rischi sin’allora con tanta sapienza
+evitati, rifiutò il doppio diadema e raccomandò alla popolazione
+esultante il figlio del primo Demetrio[273] (147).
+
+
+III.
+
+L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma.
+
+Due anni dopo[274] egli chiudeva la sua vita amareggiata, e a lui
+succedeva la moglie Cleopatra, la quale si associò al trono Tolomeo
+VIIº Eupatore[275] (145). Ma, ad attraversarne i piani, resideva in
+Alessandria almeno uno dei tre ambasciatori, L. Minucio Termo, spedito
+al 154 dal senato per riporre Evergete sul trono di Cipro. Coerente
+agli scopi ultimi, cui la politica romana avea tenuto d’occhio nel
+favorire Evergete, nonchè allo spirito della sua trascorsa missione,
+egli, che senza dubbio manteneva al tempo stesso segreti accordi
+con Roma, lavorava con ogni mezzo l’opinione pubblica perchè questa
+dichiarasse altamente di volere re d’Egitto il re della Cirenaica. E
+le sue mene approdarono all’effetto. Evergete marciò con le sue truppe
+da Cirene ad Alessandria, senza incontrare ombra di resistenza, e,
+tolto di mezzo l’incomodo erede, sposava la regina vedova, assumendo
+immacolata l’eredità del trono[276].
+
+Di quali malanni tanta usurpazione sarebbe stata foriera all’Egitto
+il tempo galantuomo l’avrebbe fra non guari dimostrato; ma quello che
+ci meraviglia altamente si è la vasta e profonda ingerenza, che un
+rappresentante del governo romano poteva adesso esercitare e sulla
+corte e sull’opinione pubblica alessandrina. Termo era rimasto dal
+154, nemico indisturbato, nel cuore di quello Egitto, ove egli, coi
+suoi compagni, era venuto a rattizzare la guerra civile, senza che nè
+Filometore, nè l’opinione pubblica avessero osato additargli la via del
+confine, ed ora, arbitro quasi della situazione, si rendeva strumento
+di uno dei più odiosi colpi di stato nella persona del nemico più vile
+ed implacato del buono e valente Filometore. Gli è che la ribellione di
+quest’ultimo contro la greve tutela romana era stata anch’essa timida
+e parziale. I Lagidi sentivano d’avere contro un nemico invisibile e
+ineluttabile, dinnanzi a cui le proprie arditezze li facevano gelare
+di terrore, mentre Roma, decimato, in ben tre riprese, i possessi
+dell’Egitto e tentato di attizzarvi la più tremenda delle guerre
+civili, defraudava, vittoriosa, l’erede legittimo, per sostituirvi
+quell’altro, che più e meglio avrebbe soddisfatto ai suoi interessi
+laggiù. Non era il colmo, ma verso quella meta si marciava a gran
+passi.
+
+
+IV.
+
+Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto.
+
+Noi non sappiamo se l’alleanza fra Roma e l’Egitto sia stata adesso
+ufficialmente rinnovata. Ci è però noto come i rapporti fra i due stati
+tornarono di bel nuovo più che cordiali, e, a conferma di ciò, stanno
+due fatti: un’iscrizione di Delo e la visita ufficiale d’un’ambasceria
+romana nel 135, con a capo Scipione Emiliano. Ma, a parte queste due
+testimonianze, di cui discorreremo fra breve, noi possediamo menzione
+di un nuovo atto di poco desiderabile tutela sull’Egitto.
+
+Dopo la conquista dell’impero persiano da parte di Alessandro Magno,
+i Giudei, al pari degli altri popoli, che in esso albergavano,
+erano passati sotto il dominio degli stati, che la dissoluzione del
+mastodontico impero macedone avea suscitato. Così essi avevano, dal
+Iº al IVº Tolomeo subito la dominazione egizia, indi quella siriaca,
+che era riescita assai più tormentosa della precedente[277]. Con
+tutto ciò, l’Egitto non aveva per questo mancato di rimanere sede di
+numerose colonie giudaiche. Sotto Filometore poteva dirsi che nelle
+loro mani risiedesse appunto la somma dell’amministrazione dello stato,
+e giudei erano altresì i supremi comandanti dell’esercito di terra.
+La reazione, quindi, che Evergete si apparecchiava ad intraprendere
+contro tutto l’indirizzo politico del fratello coinvolse anche la
+società ebraica[278], tanto più che questa era stata sola ad avversare
+l’usurpatore, in omaggio ad un lodevole sentimento di riconoscenza e di
+fedeltà verso il principe trapassato.
+
+Se non che, mentre i suoi correligionari della Siria si trovavano,
+da parecchi anni, in ottime relazioni di amicizia e di alleanza con
+Roma[279], un travolgimento dinastico del paese da essi abitato, ne
+procurava al 142 l’emancipazione nazionale[280], e, allora stesso,
+accompagnandola con ricchi donativi, inviavano al popolo romano
+un’ambasceria[281], nella quale è, dalla posteriore condotta del
+medesimo, agevole presumere che essi abbiano elevato reclami contro le
+persecuzioni del principe egizio.
+
+Il senato, infatti, accettando le nuove proteste di amicizia, si
+affrettò a spedire a sua volta una significativa lettera ai monarchi
+orientali, e ad Evergete, nella quale, notificando la rinnovata
+alleanza, aggiungeva di aver risoluto di scrivere ai re e ai popoli
+per intimar loro di astenersi da ogni offesa ai propri alleati della
+Giudea, di rispettarne anzi il territorio, di avversarne i nemici
+e consegnare loro i colpevoli, eventualmente ospitati nelle proprie
+regioni[282] (142-1)[283].
+
+Per quanto generica ed impersonale fosse l’epistola, il vantarvisi
+implicitamente il diritto d’ingerirsi nella politica egiziana rispetto
+ai sudditi e ai più umili vicini era, da parte del governo di Roma, un
+farsi pagare a prezzo non certo mercato la protezione testè elargita
+all’usurpatore. Tuttavia, anche questa volta, per quanto a malincuore,
+e il principe e la corte dovettero chinare pazientemente il capo e
+tornare ad apparecchiarsi all’obbedienza così come il destino della
+loro patria li sospingeva.
+
+
+V.
+
+La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio Catone il censore.
+
+Se non che, particolare degno di nota, in quegli stessi anni, e,
+sembra, a proposito della reazione d’Evergete, favorita — nè v’era
+dubbio — dal legato romano, L. Termo, che ne avea spalleggiato l’ascesa
+al trono, un conservatore utopista, M. Catone il censore, recitava
+un’orazione, della quale i frammenti superstiti non ci permettono
+di definire la natura, ma in cui tutto induce a credere che egli
+attaccasse la condotta di L. Termo in Egitto e con essa la politica di
+Roma favorevole ad Evergete.
+
+L’opera del legato veniva definita quale frutto malvagio e feroce
+d’ingordigia, e sul di lui conto l’orazione accennava a delitti,
+pei quali il supplizio non sarebbe apparso indegno castigo[284].
+Specificando, Catone ricordava la necessità, in cui s’era trovato il
+Tolomeo, di vietare al romano l’ingerenza in questioni attinenti alla
+vita dei cittadini egiziani[285], probabile mezzo sbrigativo usato da
+quest’ultimo per carpirne le sostanze. L’oratore confrontava altresì
+il carattere morale dei due monarchi fratelli, e, levando al cielo
+Filometore[286], accusava implicitamente il suo governo di avere
+spalleggiato il peggiore dei due principi, suggellando il rimprovero
+con un ammonimento: non volesse il suo popolo, libero com’era,
+affidarsi ciecamente ad alcuno[287], fosse questi un ambasciatore
+con pieni poteri, fosse un monarca più o meno disonesto e facile a
+comprometterne la riputazione. La requisitoria, tutta ispirata ad un
+idealismo poco pratico e poco politico, (qualità, sembra, ereditaria
+nei Catoni), lasciò il tempo che aveva trovato, e Roma, che già
+riscoteva il suo tornaconto dal favore accordato ad Evergete, continuò
+— ed era logico — nella via iniziata, senza badare agli scrupoli degli
+isolati utopisti.
+
+
+VI.
+
+L’iscrizione di Delo.
+
+Di avverso tenore alla non lieta protezione, in cui Roma aveva preso
+i Giudei, sono le altre due testimonianze di rinnovate relazioni
+romano-egiziache durante il regno di Evergete.
+
+La prima, un’iscrizione Delia[288], sta a base di un monumento, che
+i romani Lucio e Caio Pedio posero a Marco, congiunto di Evergete
+e della regina Cleopatra, in grazia della di lui virtù, onestà e
+benevolenza verso i suoi. Il prenome Marco è senza dubbio un nome
+romano, e il Letronne, che meglio di tutti ha comentato ed interpetrato
+l’iscrizione, v’intravide un membro della famiglia dei Pedii,
+dedicatori del monarca. L’assenza del nome egli la spiegò con l’uso,
+consueto nelle iscrizioni relative a cittadini romani, di sottinderlo,
+qualora esso coincida con quello di altra persona segnata per intero
+nell’epigrafe. Tali ragioni non erano però sembrate attendibili al
+Prideaux, che aveva esaminata l’iscrizione un secolo e mezzo prima, nè
+lo sembrarono più tardi al Böckh. Ambedue, infatti, per riconoscere
+in Marco un romano, hanno richiesto l’appellativo di ρομαῖον, e
+quest’ultimo, confutato l’argomento del Letronne, col dire che esso
+può valere soltanto nella menzione dei figli di una persona, segnata
+per intero nell’iscrizione, ha opinato che il romano μάρχον sia, per la
+regolarità delle linee dell’iscrizione, da correggere in un πολέ]μαρχον
+o altra simile parola polisillaba. Se non che, quanto al richiesto
+epiteto di ρομαῖον, esso non può palesemente figurare come necessario,
+ma soltanto additare una consuetudine, a cui, come tale, poteva o
+meno ottemperarsi, e, quanto all’assenza del nome, dal Böckh concessa
+soltanto nella menzione dei figli di una persona segnata per intero
+nell’iscrizione, gli è chiaro che, in maniera e per ragione analoga,
+essa poteva darsi nella menzione di congiunti omonimi.
+
+Ma, contro il Böckh, è da osservare qualcosa di più importante.
+Mutando il nome proprio μάρχον in un nome comune qualsiasi, l’epigrafe
+viene a rimanere priva dell’indicazione del suo destinatario, non
+potendo così intendersi a quale degli epistrateghi d’Egitto essa
+fosse dedicata[289]. E v’è ancora di peggio. L’emendazione πολέμαρχον
+costituisce un _bis in idem_ del seguente ἐπιστράτεγον, che non ha
+ragione alcuna di esistere. Ma, anche senza tener conto di ciò, la
+succitata emendazione non reca nulla d’imperativo, e la regolarità
+dell’epigrafe si ricostituisce tosto, sostituendo a un Μάρχον
+anche un τὸν Μάρχον. Del resto, comunque si voglia ricostituirla,
+le conseguenze, che interessano pel nostro studio, possono mutare
+di specie, ma non di genere. Infatti, interpetrando l’estinto come
+un romano, si resterebbe meravigliati della sua duplice, altissima
+onorificenza di epistratego e di congiunto della famiglia reale.
+L’epistrategato era la più alta carica dell’amministrazione provinciale
+sotto i Lagidi, ed epistratego era il governatore civile e militare
+di una data regione della monarchia[290]. Ma Marco non era soltanto
+un pubblico ufficiale di Evergete; ne era altresì _congiunto_
+della famiglia reale, cioè a dire insignito di una onorificenza,
+corrispondente all’odierno «_cugino reale_»[291]. Sorgono quindi due
+ipotesi: o Marco Pedio aveva reso ad Evergete dei servizi segnalati,
+forse nel frangente della sua assunzione al trono, o Evergete aveva
+rivestito di tanta onoreficenza un romano, sia dietro raccomandazione
+del senato, sia per maggior fiducia nel medesimo che nei propri
+connazionali. Nei primi due casi, si noterebbe l’abile politica di
+Roma, che, dopo aver concesso i propri favori, se ne risarciva ponendo
+un suo cittadino, quale pubblico ufficiale, alle costole del principe
+egizio, allo scopo di aver trasmesse notizie positive sul contegno
+della corte e sull’atteggiamento dei sudditi[292]. Nel terzo, noi
+assisteremmo alla strana anticipazione di quello che accadrà di là
+a circa un secolo, quando la migliore e più desiderata guardia dei
+discendenti dei Lagidi sarà fatta da un corpo di milizie romane[293],
+la cui presenza ridurrà l’Egitto ad uno stato vassallo più che a
+nazione alleata o cliente.
+
+Nel caso poi che in Marco non sia da riconoscere un romano, resta a
+notare come, alla fine del secondo secolo a. C., due membri di una
+delle principali famiglie di Roma si trovassero in intimi rapporti con
+un eccelso governatore egiziano, congiunto della famiglia reale. E,
+poichè le lodi vertono sull’onestà, sulla virtù, e, quel che più monta,
+sulla di lui benevolenza verso i medesimi, si è indotti a ritenere
+tale intimità non estranea alle vigenti relazioni politiche col governo
+romano, e quale prova di onori e di trattamenti, che adesso i più alti
+funzionari della monarchia alessandrina elargivano ai nobili di Roma a
+sanzione dei cordiali rapporti fra i due paesi[294].
+
+
+VII.
+
+Scipione Emiliano in Egitto (135).
+
+La seconda prova dei buoni accordi di Evergete col senato è un viaggio,
+che, per incombenza del medesimo, Scipione Emiliano compiè nelle
+province orientali di Asia, Grecia, Siria ed Egitto nel 135[295].
+
+Componenti la commissione erano Spurio Mummio, Lucio Metello, e
+Scipione Emiliano[296]. Quest’ultimo insieme con cinque domestici,
+conduceva seco i filosofi Posidonio e Panezio[297]. Il ricevimento,
+che al distruttore di Cartagine fece il popolo e la corte riescì
+quant’altro mai imponente. Disceso dalla nave, Scipione si avanzò a
+capo coperto finchè gli spettatori non vennero a pregarlo di scoprire
+il suo volto; il principe confuse lui ed i compagni tra feste e
+conviti. Se non che, i legati, più che di pompe e di banchetti, si
+preoccuparono d’ispezionare il paese e la sua potenza economica e
+militare. Si recarono perciò sino a Menfi, ad ammirare la bontà del
+suolo, la densità della popolazione, le risorse militari ed agricole
+del Nilo, la regione egregiamente fortificata. E là, rievocando con
+l’immaginazione la loro patria, dovettero sentire quanta inferiorità
+economica essa presentava al paragone dell’antica capitale dell’Egitto.
+Da Alessandria passarono a Cipro[298], dove fu loro impossibile non
+stupire di quei ben più grandiosi tesori naturali e industriali, che
+tanto vi avevano legato gl’interessi dei Lagidi. Di tutto ciò dovettero
+redigere un’accurata relazione al senato, e nell’enorme scarsità
+di relazioni dettagliate e precise, questo soltanto, noi, riteniamo
+essere lo scopo del viaggio, rammentando quanto ci sentimmo in diritto
+di indurre dalle vicende, che accompagnarono l’avvento di Evergete
+IIº al trono, e dalla precedente iscrizione di Delo. Ispezionare _de
+visu_ le condizioni interne dell’Egitto, osservare l’atteggiamento
+di quelle popolazioni verso la corte e la loro alleata d’oltre mare,
+tener d’occhio l’opera dei romani posti dal governo alessandrino a capo
+di quelle regioni, impartire loro gli opportuni consigli, ecco ciò
+che interessava, ecco ciò per cui Scipione Emiliano doveva esservisi
+soffermato[299].
+
+
+
+
+CAPITOLO VI.
+
+ROMA E L’EGITTO DALLA MORTE DI EVERGETE IIº A QUELLA DI TOLOMEO
+ALESSANDRO IIº (116-81).
+
+
+I.
+
+Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94).
+Quistione cronologica. Quistione topografica.
+
+Evergete moriva in sul principio del 116[300], e, mentre le rimanenti
+contrade della sua monarchia passavano sotto la dominazione del
+legittimo successore, Sotero IIº[301], la Cirenaica veniva ereditata
+da un suo figliuolo naturale, Tolomeo Apione[302]. Questi moriva a
+sua volta in un periodo di tempo, nel quale, come sembra, divampava
+in Egitto una sanguinosa guerra civile, e, fatto singolare, Apione
+morente, testava la Cirenaica al senato ed al popolo romano.
+
+Doveva egli, stante la sua origine illegittima, essere guardato
+di mal’occhio dalle due mogli dell’estinto Evergete, che, nudrendo
+motivo di sospettare in lui un futuro competitore dei loro più giovani
+figliuoli, ne avevano con probabilità ostacolato l’avvento al trono
+di Cirene. Forse la sua presenza era del pari odiosa al monarca
+d’Alessandria, e questo ed altro, che, non ostante il silenzio e
+la confusione dei documenti e delle tradizioni di codesta età, è
+moralmente lecito sospettare, avrà amareggiato l’animo del principe
+e lo avrà eccitato a frantumare i dominî paterni, creando, in fin di
+vita, erede della Cirenaica il popolo romano[303].
+
+Circa questa fortunata eredità si aprono due questioni importantissime,
+l’una concernente la data della medesima, l’altra il territorio
+testato.
+
+Mentre infatti Ossequente e, sulla di lui scorta, Cassiodoro, ci
+avvisano che ciò accadde sotto il consolato di Cn. Domizio e C. Cassio,
+cioè a dire al 96, Eutropio fa coincidere il fatto con la guerra
+mitridatica, anzi col breve periodo della guerra cretica, (68-67)[304],
+mentre la cronaca eusebio-ieroniana[305] menziona codesto lascito come
+dell’anno terzo dell’Olimpiade 171, cioè del 94 a. C.
+
+In mezzo a tante reciproche smentite, io credo che la citazione di
+Eutropio, come del resto tutte le sue citazioni cronologiche, sia da
+tenersi in grave sospetto, anzi da rigettarsi addirittura[306], e che
+la citazione di Eusebio sia da preferirsi a quella di Ossequente, il
+quale, non occupandosi _ex professo_ di storia, avrà mal calcolato
+l’anno preciso dell’olimpiade, indicatoci dal primo. Semplificata
+così la questione cronologica, ci si apre facile la via all’altra
+topografica[307].
+
+Noi abbiamo già fatto la debita distinzione fra Libia e Cirenaica[308].
+Or bene, adesso Eutropio ci avverte che la Cirenaica, lasciata ai
+Romani da Apione, comprendeva Tolemaide, Berenice e Cirene. Si può
+sospettare quindi, e a ragione, ch’egli discorra della Cirenaica
+propriamente detta, del tratto cioè più fertile della Libia, che
+comprende appunto le succitate città e che costituisce una regione
+ricca di frutteti, di corsi d’acqua, di valli, di olio, di vino, d’erbe
+aromatiche, e, a tal uopo, dissodata dai secoli dall’opera incessante
+dei suoi colonizzatori[309].
+
+Ciò vengono a confermare Giustino, Eusebio, Sesto, Rufo e Ammiano
+Marcellino, i quali ultimi aggiungono che il Tolomeo[310] lasciò a
+Roma Cirene con la Pentapoli, col quale nome vengono infatti designate
+Cirene e quattro altre città, che, con la medesima, avevano sempre
+goduto piena autonomia amministrativa, (Tolemaide, Esperide, Apollonia
+e Arsinoe)[311], e che erano appunto contenute nella Libia-Cirenaica.
+
+
+II.
+
+La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto.
+
+Così, per un ripicco dinastico, Apione largiva a Roma una delle
+contrade più fiorenti della monarchia egiziana. Il senato però volle
+anche questa volta ritentare la ben strana gara della generosità.
+Come, dopo la seconda guerra macedonica e la prima siriaca, esso aveva
+proclamato l’indipendenza delle città greche di Asia e di Europa, così
+adesso proclamò l’indipendenza della, in massima parte, grecizzata[312]
+Cirenaica[313]. La sorte, che già allora, dopo la distruzione di
+Corinto, era toccata alla Grecia[314], non può più illuderci sui motivi
+di tanta liberalità. In luogo di sentimenti cavallereschi ben più
+egoistiche ragioni concorrevano a sospingere il governo di Roma verso
+l’autonomia della Cirenaica.
+
+Roma cominciava oramai a risentire il gravame della sua trascorsa
+politica estera, e, quantunque l’interesse e il convenzionale orgoglio
+delle classi dominanti l’allettassero ancora verso nuove guerre
+cosmopolite, non poteva non imporsi alla coscienza dei più quella
+modesta politica coloniale, che verrà esplicitamente formulata dal
+primo degli imperatori romani. Così l’indirizzo degli affari esteri
+comincerà a subire sin d’ora delle strane tergiversazioni, degli strani
+contrasti, e allo stato per eccellenza conquistatore ne seguirà uno
+senza precisi criteri direttivi, per l’appunto in quel ramo della
+politica, ch’era stata l’unico pensiero della sua giovinezza. A tanta
+indecisione del governo sospingevano ognor più i pericoli dell’interna
+agitazione democratica. L’antico, latente conflitto fra proletari
+e latifondisti in lega coi grossi industriali e speculatori era già
+scoppiato, e, l’anno della cessione di Cirene esso aveva già ricevuto
+il suo triplice battesimo di sangue con le repressioni del 131, del 121
+e del 100[315].
+
+L’invio di un luogotenente nella florida e remota Cirenaica, a contatto
+dell’ancora possente Egitto, non era quindi senza pericoli. Partito
+come ufficiale del governo, egli sarebbe potuto tornare vindice dei
+diritti delle classi inferiori della cittadinanza, come più tardi
+avverrà del proconsole delle Gallie, C. Giulio Cesare. Il contrasto
+fra la nazione legale e la nazione reale rodeva le viscere dello stato
+romano e paralizzava l’azione del suo governo. Così, fra la voglia
+e il timore di aggregarsi la Cirenaica, si preferì temporeggiare,
+usando con la Grecia africana lo stesso trattamento, che s’era usato
+colla Grecia europea, e concedendo quell’autonomia, che sarebbe stata
+frettolosamente ritolta, allorchè quelle regioni si fossero presunte
+meno renitenti e lo stato romano meno passibile di pregiudizio alcuno.
+E non farà d’uopo essere profeti per garantire una simile soluzione.
+Al 74 infatti la Cirenaica passava sotto l’amministrazione di un
+_quaestor-propretore_, per tornare al 67 ad essere riorganizzata e
+forse annessa a Creta in unica provincia, il che accadde esplicitamente
+e definitivamente circa mezzo secolo di poi[316].
+
+
+III.
+
+Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in
+Egitto (96).
+
+Era scoppiata intanto la prima guerra mitridatica. All’87 l’Asia
+Minore, la Grecia e parte della Macedonia erano cadute in potere
+del minaccioso re del Ponto, mentre la sua flotta avea occupato
+il bacino orientale del Mediterraneo. In quell’anno stesso salpava
+alla volta dei territori minacciati il console L. Cornelio Silla.
+Sprovvisto, o quasi, di esercito terrestre e marittimo, il generale
+romano fu costretto a valersi d’astuzia più che d’audacia, e, invece
+di approdare sul continente asiatico, egli sbarcava nella Grecia, ove,
+dispersi in breve giro di tempo i generali nemici, forzava tutto il
+territorio conquistato a passare nelle sue mani e stringeva di assedio
+quell’Atene, che non avea voluto cedere agli echi delle sue vittorie
+(86).
+
+Padrone quasi dell’Attica, la situazione di Silla non poteva però dirsi
+fortunata. La mancanza infatti di un’armata qualsiasi avea dato agio
+al nemico di riconquistare la Macedonia e chiudere all’esercito romano
+la via delle vettovaglie e dei possibili soccorsi, mentre a renderne
+insostenibile la posizione si aggiungeva minacciosa ed insistente
+l’opera di devastazione dei pirati.
+
+Allora Silla e il proquestore L. Lucullo, uno dei suoi più abili
+ufficiali, s’accinsero ad un colpo disperato. Quest’ultimo doveva,
+su pochi battelli da trasporto, cacciarsi tra la flotta nemica e le
+squadre dei corsari fino a toccare il porto d’Alessandria, per passare
+indi in Siria e radunare colà, dalle provincie e dagli stati marittimi,
+vassalli, clienti od alleati, un’accolta di navi da guerra[317].
+
+Il colpo disperato riescì[318]. Partito a mezzo inverno, per la via di
+Creta e della Cirenaica, Lucullo continuò il viaggio verso l’Egitto,
+perdendo frattanto parecchi dei suoi navigli, che gli fu giocoforza
+abbandonare in mano ai pirati. Entrato nel porto di Alessandria, il re
+d’Egitto, Tolomeo Sotero IIº, gli venne incontro con tutta la flotta,
+e, sbarcato a terra, le accoglienze, cui venne fatto segno, non furono
+da meno delle iniziali. Accolto, onorevole eccezione, quotidianamente
+alla mensa del re, gli fu assegnato uno stipendio quadruplo di quello
+che era solito darsi agli ambasciatori e largiti dei doni del valore di
+ben ottanta talenti. Ma Lucullo, preoccupato del triste contenuto della
+sua missione, non solo rifiutò tutto quanto eccedeva dal consueto, ma
+non andò neanche a visitare Menfi, le piramidi e le bellezze naturali
+della regione, come Sotero avrebbe desiderato. Se non che, a dispetto
+di tanta melanconica modestia, egli era atteso da gravi delusioni.
+Quando infatti venne alla domanda di un naviglio da guerra, il Tolomeo,
+temendo questa volta Mitridate più di Silla, si rifiutò con una
+ineluttabile fermezza.
+
+Era la prima volta che Roma subiva dalla corte di Alessandria una così
+grave umiliazione, e, se non pensò più tardi a vendicarsi, ciò si deve
+alle prossime, gravi lotte intestine, che la politica reazionaria
+di Silla acuì, sospingendo i propri avversari politici al mezzo
+extra-legale della rivolta. L’umiliazione fu però cercata di compensare
+con la lustra delle cerimonie ufficiali. Tolomeo Sotero, non pago dei
+doni sin’allora largiti, mise a disposizione di Lucullo delle navi,
+che l’accompagnassero, e, accomiatandosene con un amplesso affettuoso,
+offrì all’emissario romano un fregio d’oro di gran prezzo, che l’altro
+non potè rifiutare, mentre, fra gli auguri di un buon viaggio e di
+migliore fortuna, tornava a veleggiare, può immaginarsi con qual animo,
+alla volta di Cipro.
+
+
+IV.
+
+Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri interessi (87). Silla e
+Tolomeo Alessandro IIº (81). L’Egitto testato al popolo romano? (81).
+
+Ma il timore di Mitridate non era stata forse l’unica ragione della
+condotta della corte alessandrina. Nell’animo del Tolomeo avea forse
+potuto brillare la lontana speranza di una riscossa. Il grande sogno
+mitridatico di stringere e agitare tutto l’Oriente contro Roma non
+poteva avverarsi, se la più temibile di quelle potenze, l’Egitto, non
+avesse prestato il suo aiuto. La corte di Alessandria avea compreso
+la gravità di tale disegno, nè più rassicurandola la fiducia di altre
+volte nella vittoria delle armi romane, poco bramosa di compromettersi,
+aveva, per allora, serbato la più scrupolosa ed imbarazzante
+neutralità. Ma, il piano di Sotero IIº non coincideva sicuramente con
+quello di Mitridate, il quale tentò un mezzo estremo per trascinare
+l’Egitto e tagliargli ogni via di ritirata.
+
+Nello stesso anno[319], in cui Silla partiva alla volta dell’Oriente,
+Mitridate conduceva seco da Coo, dove l’avola Cleopatra l’aveva
+deposto, il figlio di Tolomeo Alessandro IIº, che egli si apparecchiò
+ad educare regalmente al suo fianco[320]. Ma, a infrangere tutte le
+speranze del re del Ponto, il giovane erede, divenuto adulto, fuggiva
+dal suo benefattore nelle braccia del generale romano, e questi,
+nella speranza di averselo amico, e, fors’anco, di trarne ingenti
+guadagni, dopo averlo condotto a Roma[321], lo riponeva più tardi sul
+trono d’Egitto, dove allora mancava l’erede maschile, eccitandolo
+all’assassinio della reggente[322] (81). Tale atto causò la di
+lui uccisione in una sanguinosa rivolta degli Alessandrini, a soli
+diciannove giorni di distanza dal suo insediamento, mentre, in memoria
+dell’inestimabile beneficio ottenuto, correva fama che egli, con atto
+nuovo e memorabile, avesse in anticipazione istituito erede del proprio
+regno il popolo romano[323].
+
+
+V.
+
+Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità.
+Ragioni del fatto.
+
+Se non che l’autenticità di codesto testamento non fu mai un fatto
+provato nemmeno pei contemporanei. E in verità la violenta e imprevista
+morte di Alessandro, perito in una sedizione, dopo soli diciannove
+giorni di regno, rende poco probabile l’idea di un lascito regolare.
+Quando poco di poi Cicerone vorrà riassumerne gli argomenti in
+favore, non saprà trovarne altri all’infuori di un’indefinita e remota
+testimonianza individuale e del fatto che il senato aveva spedito degli
+ambasciatori coll’incarico di ritirare, per conto del governo, le somme
+dell’erario regio depositate a Tiro[324], come se il senato, l’unico
+ente, cui si sarebbe potuta imputare la diceria o la falsificazione,
+avesse dovuto rinunziare ai benefici effetti della medesima, in grazia
+dei quali avrebbe soltanto pensato a fabbricarla.
+
+Tuttavia, non ostante l’esistenza più o meno legale del testamento,
+il senato non ebbe pel momento voglia alcuna di aggregare l’Egitto ai
+possedimenti della republica.
+
+Le ragioni palesi, che se ne portarono, non furono troppe, nè tutte
+sincere. Si protestò non essere opportuno dimostrare eccessiva bramosia
+di conquiste, che avrebbero condotto ad una soverchia aggregazione
+di stati entro l’ambito del dominio romano. Si palesò una tal quale
+preoccupazione sulla non improbabile eventualità che, un governatore
+fra tante ricchezze naturali ed industriali, difficilmente avrebbe
+potuto serbarvisi immune da corruzione[325]. Se non che, il primo di
+codesti argomenti, quantunque ci stia ad indizio di quella recente
+diffidenza, insinuatasi fra le superiori classi romane contro i
+benefici effetti della tradizionale politica espansionista, perde nel
+caso nostro la sua ragion d’essere, dappoichè, se apocrifo, erano state
+appunto le medesime, per mezzo del loro organo politico, a confezionare
+il testamento, e, se reale, era stata egualmente la trascorsa politica
+di violenta ingerenza negli affari dell’Egitto a renderne possibile
+l’origine. Il secondo pretesto cela tra le righe una ragione molto
+più grave. Non era infatti la corruzione morale del governatore, che,
+con gentile sentimento cristiano, si temeva, ma la soverchia potenza
+e ricchezza, che gli sarebbe derivata dalla gestione di una provincia
+così estesa e così doviziosa, e che quegli, un giorno, avrebbe potuto
+rivolgere come macchina di guerra contro gli avversari politici
+della madrepatria[326]. L’Egitto, a rigore, non poteva essere escluso
+dal rango di provincia consolare, al quale appartenevano la Gallia
+Narbonese e la Cilicia, e, sotto l’impero della legge Sempronia, cui
+Silla non aveva derogato, la designazione delle province si sarebbe
+dovuta attendere dal senato prima dell’oscura elezione dei consoli, e
+la ripartizione delle medesime sarebbe stata affidata alla sorte[327].
+L’aura di _fronda_, che cominciava a spirare, non consigliava un simile
+giuoco d’azzardo, e il senato non tardò a smetterne la voglia.
+
+A questa ragione, che non varrà soltanto per l’anno del testamento
+di Alessandro IIº, sono da aggiungere alcune altre circostanze, che
+in quel giro di tempo dovettero paralizzare l’azione del governo in
+Egitto.
+
+All’83 era terminata la guerra, che Silla, fin dall’86, aveva
+ingaggiata contro Mitridate[328]. Ma, se il generale romano avea così
+felicemente condotto gli affari d’Oriente, non altrettanto poteva dirsi
+della situazione propria e di quella dell’aristocrazia romana. In Roma
+il potere era caduto in mano dei democratici (i _populares_), i quali,
+dopo una quadriennale lotta all’estero, ne apparecchiavano una peggiore
+all’interno. Così infatti accadde; e, mentre il Tolomeo testava in
+favore di Roma, Silla e i suoi avversari insanguinavano l’Italia e le
+province occidentali delle stragi di una guerra civile, che non ebbe
+fine se non al 79 con la vittoria dell’ex-generale asiatico[329].
+
+Tanti torbidi all’interno, dopo tanti rischi all’estero, basterebbero
+a spiegare pel momento l’indifferenza del governo romano rispetto
+ai destini d’Egitto. Ma il guaio si fu che la restaurazione, cui
+il vincitore si accinse, dopo la disfatta degli avversari, riescì a
+tutt’altro che a spargere l’oblio sulle trascorse contese. L’esercito,
+che sarebbe occorso per occupare quell’Egitto, che aveva con una
+rivoluzione sbalzato di seggio il re, impostovi da Silla, urgeva d’ora
+innanzi in Roma, quale puntello della rinsaldata oligarchia, nè la
+morte di Silla, avvenuta al 78, alterò gl’inalterabili termini della
+situazione.
+
+Ma, se questo era lo stato delle cose all’interno, la guerra d’Oriente
+era terminata soltanto per modo di dire. L. Lucullo e Murena dovettero
+proseguire sino all’81, anzi all’80, la campagna, già in massima parte
+condotta dal loro generale supremo, e, solo dopo questi anni, si potè
+parlare di una cessazione generale delle ostilità e dell’insurrezione
+in quelle contrade[330]. Così stremato di eserciti e di finanze, così
+agitato e all’interno e all’estero, poteva lo stato romano impegnarsi
+nella nuova e forse malsicura impresa d’Egitto? Tuttavia il senato
+possedeva di nome, e, volendo, anche di fatto, la forza necessaria ad
+imporre il rispetto dei propri voleri. Ciò capirono remoti eredi dei
+Lagidi, i quali, più tardi, preferiranno venire a Roma a sciorinarvi i
+titoli delle loro pretese.
+
+
+
+
+CAPITOLO VII.
+
+ROMA E L’EGITTO DALLA MORTE DI ALESSANDRO IIº AL RICONOSCIMENTO DI
+TOLOMEO AULETE (81-59).
+
+
+I.
+
+Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del fatto.
+
+Primi fra questi figurano i due nipoti di Evergete IIº, figli di
+Antioco Pio e di Cleopatra Selene, allora regina di Siria. Essi
+arrivarono a Roma al più tardi nel 72[331]; ma, pur troppo, non
+potevano scegliere circostanze più difficili e meno opportune. Lo stato
+romano traversava in quel momento una delle crisi più formidabili.
+
+La reazione Sillana avea prodotto i suoi effetti naturali. Il dittatore
+era ancora in vita, quando uno dei più abili e dei migliori fra i
+democratici, esulato in Spagna, vi avea, fin dall’80, riacceso la
+ribellione lusitana. Silla era morto prima ancora che avesse potuto
+pensare a domarla, e, se tale compito, sarebbe stato abbastanza arduo
+al vincitore di Mitridate, non poteva certo riescire agevole ai suoi
+degeneri epigoni. Pompeo, recatosi in Spagna al 78, non potè infatti
+terminare la guerra che al 71, e meno in grazia della propria abilità,
+che dello strano favore, cui venne fatto segno dalla fortuna[332].
+
+Mentre tali erano le vicende della Spagna, tornava a riaccendersi una
+nuova guerra mitridatica. Sin dal 75, il re del Ponto aveva rivolto
+formale dichiarazione di guerra ai Romani; le ostilità erano cominciate
+l’anno immediatamente successivo, ed il biennio, che i re di Siria
+passarono a Roma, venne tutto occupato dalle gravi operazioni militari
+dei due eserciti e delle due armate belligeranti[333].
+
+Ma, se l’uno e l’altro di questi pericoli non mettevano a repentaglio
+l’esistenza dello stato romano, tutelato dalla lontananza del nemico,
+non così può dirsi della contemporanea insurrezione di Spartaco, che
+scoppiava contro Roma nel cuore stesso della penisola. Iniziata al 73,
+investendo rapidamente mezza Italia, non aveva trovato generale che
+potesse resistervi, e, nel 71, ultimo anno della dimora dei re di Siria
+in Roma, incendiava la penisola senza più conoscere ostacoli[334].
+
+Tanti frangenti erano molto più gravi della diplomatica richiesta di
+un trono da parte di due giovani principi asiatici. E, benchè questi
+avessero con ogni mezzo sollecitato un’udienza senatoria, il loro
+desiderio non potè essere mai soddisfatto, e si videro costretti a
+tornare nella loro patria dopo due anni di vana aspettativa.
+
+Non dovettero però ridursi ai soli eventi esteri le cause determinanti
+la eccessiva noncuranza del senato. È doveroso aggiungervi una
+tal quale coperta ostilità alla richiesta dei nipoti di Evergete.
+Coll’esaudizione della medesima si sarebbe realizzato il sogno
+vicendevole degli imperatori siri ed egizi di una fusione in unico
+stato dei loro separati dominî, alla cui ratifica non potevano piegarsi
+le voglie autocratiche del senato. E, non trovandosi in condizioni
+propizie per impedirlo colla forza, esso cercò di prolungarne
+all’infinito la scadenza, nè mancò, anche questa volta, di riescire
+all’intento.
+
+
+II.
+
+Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi Aulete e sua assunzione al
+Trono. _Optimates_ e _populares_ rispetto alla questione egizia.
+
+Mentre però Roma simulava in tal guisa di disinteressarsi degli affari
+d’Egitto, era già, sin dalla morte di Alessandro IIº[335], salito
+al trono di Alessandria un uomo di dubbia discendenza reale, Tolomeo
+XIIIº Neo-Dionigi Aulete[336], il quale, aveva chiesto la ratifica del
+popolo romano contemporaneamente ai figli di Selene. Ciò si desume da
+un breve inciso della seconda delle Verrine[337], nel quale l’autore
+accenna alla questione, ancora pendente, del riconoscimento del novello
+Tolomeo e l’accenno deve essere riferito al 70 a. C., nel quale anno
+Cicerone recitava la prima di codeste orazioni e vi figura recitata la
+seconda[338].
+
+La questione però rimase impregiudicata. Forte dei suoi pretesi
+diritti su quel regno, il senato non si sentiva da tanto da rinunziare
+a qualsiasi speranza, mentre, con le mani legate da nemici esteri
+ed interni, era costretto a tornare alla comoda simulazione del
+disinteressamento. Era un invocare una tregua per ripigliare l’attacco
+in circostanze più propizie. Ma che questo non avvenisse, che
+cioè il senato andasse sino in fondo era cosa, e per più ragioni,
+oramai onesta ed urgente, anche nell’interesse di Roma. Si sarebbe
+così una buona volta chiarita l’equivoca situazione, che da ben
+due lustri permaneva in Egitto, ed i redditi della regione[339]
+avrebbero colmato il _deficit_ spaventoso, verso cui tante e svariate
+guerre avevano precipitato l’erario. Tale era infatti il parere dei
+republicani-democratici sulla questione egizia, che al 65 venne a
+costituire una delle cause determinanti le dimissioni del collegio
+dei censori, nel cui seno contrastavano, senza speranza d’accordo, gli
+opposti programmi dell’aristocratico Lutazio Catulo e del democratico
+Caio Crasso[340]. Le classi minute della cittadinanza romana potevano
+aspettarsi da siffatto aggregamento un’abolizione dei tributi, quale
+negli anni scorsi l’avea arrecato il bottino della Macedonia o una
+distribuzione di frumento più regolare ed abbondante di quello che
+le strettezze del pubblico erario non avevano talora concesso. E
+con i proletari lottava, accumunato da analoghi interessi, quel ceto
+dei cavalieri, che, da circa un secolo, più e più volte ne avevano
+spalleggiato gli attacchi politici, e che, reclutando fra i suoi
+membri numerosi commercianti e imprenditori, desideravano sbarazzarsi
+della vittoriosa concorrenza dei Greci in Egitto, ove questi facevano
+monopolio di tutto quanto era possibile monopolizzare[341].
+
+Il designato dei democratici al governo di quella regione era allora
+l’edile[342] C. Giulio Cesare, che, in quello stesso anno, faceva dai
+tribuni presentare ai comizi tributi un progetto di legge, per cui gli
+venisse assegnato il governo dell’Egitto. La guerra mossagli contro
+dagli _optimates_ rese vana la rogazione tribunizia ed il progetto
+abortì prima ancora che venisse preso in considerazione[343]. È bene
+però notare come non dovette essere soltanto il bene dell’erario
+e il desiderio della soluzione di un affare così arruffato ciò che
+avea sospinto i capi dei democratici alla lotta. Cesare ebbe allora
+a sperare quello che ottenne più tardi, dopo il suo consolato, il
+conferimento cioè di una provincia importante, pel cui reggimento
+abbisognassero numerose milizie e donde potesse attingere tesori, per
+poi, provvisto di mezzi e di legioni, tornare a Roma per muover guerra
+al senato e all’aristocrazia. La proposta tribunizia non era infatti
+se non la prima avvisaglia di un piano mirabile di combattimento, una
+macchina di guerra contro gli _optimates_, in vista di un ideale, che
+Cesare riescirà primo ad attuare.
+
+
+III.
+
+Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di
+P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67).
+
+Ma l’annessione dell’Egitto, già fallita alla morte di Alessandro
+IIº, quando maggiori ne erano le probabilità, tornò a fallire anche
+adesso, e non certo negli interessi di Roma, dappoichè l’irresolutezza
+del senato, congiunta con la sua inesplicabile condotta verso il re
+elettivo di quella regione, schierava il medesimo fra i nemici della
+capitale d’Italia. Sembra infatti che negli anni intercedenti fra
+l’assunzione al trono di Aulete e l’ultima guerra mitridatica i due
+Tolomei, regnanti in Cipro ed in Egitto, abbiano, non solo favorito le
+incursioni dei pirati, ma stretto una formale e non passeggera alleanza
+col re del Ponto.
+
+Le legioni dei corsari, che nell’ultimo secolo di Roma avevano incusso
+tanto spavento alla novella capitale del mondo, non erano, (ironia
+della sorte!), se non il parto più naturale, il duplicato più fedele
+della potenza romana. Simili negli intendimenti e nell’indirizzo,
+non ne differivano se non in quanto al dominio geografico della
+propria potenza, che non era più la terra, sibbene il mare. Ma
+la messe sempre giovane e sempre fiorente delle loro masnade era
+covata fra le rovine dell’universale depredazione romana, la quale
+sospingeva al brigantaggio tutti i colpiti delle sue ferocie e delle
+sue persecuzioni, e schierava dalla loro gli stati ancora liberi,
+ma non per questo meno minacciati, pronti ognora a promuovere o a
+subire la pirateria, ad esserne gli aizzatori o i manutengoli, mentre,
+dall’Europa e dall’Asia, eternamente sconvolte, gl’immiseriti cittadini
+correvano a preferire il mare alla terra[344].
+
+Fra le succitate nazioni figurava l’Egitto, specie la sua colonia
+cipriota, l’uno e l’altra sempre aperti al commercio umano, mezzo
+esclusivo di guadagno e di rifornimento dei corsari[345], e, peggio
+ancora, ambedue, molestati nelle loro tranquille attività, sempre
+pronti ad emigrazioni fra le orde dei primi[346]. Il pericolo si era
+via via accresciuto cogli anni, e la coincidente guerra mitridatica
+l’aveva reso enorme nel 67 a. C.
+
+Mentre Roma debellava il mondo, i pirati avevano spinto le loro
+incursioni fin nel cuore dell’Italia, alle bocche del Tevere, e,
+in quello stesso anno 67, catturavano l’ammiraglio della flotta
+Cilicia, P. Clodio Pulcro[347], imponendo al medesimo gli sfregi
+più brutali ed infamanti[348]. Fu allora che il Tolomeo di Cipro,
+invitato, non si sa bene se da Clodio o dal governo romano, a saldare
+il prezzo del riscatto, rispose con eccessiva noncuranza, inviando
+due soli talenti[349]. Più tardi i pirati, al sopraggiungere di
+Pompeo, rifiutarono il riscatto e liberarono spontaneamente il
+prigioniero[350], ma, mentre la condotta del principe cipriota costituì
+il primo incentivo alla distruzione del di lui regno, la palese gravità
+della situazione sospinse il senato a provvedere, ricorrendo a mezzi
+energici e decisivi.
+
+Pompeo venne rivestito di pieni poteri, ed il governo romano s’affrettò
+a scrivere ai re, ai principi, alle nazioni e alle città, con cui
+esso vantava relazioni, perchè l’aiutassero con ogni mezzo e gli
+concedessero facoltà di raccogliere nei loro stati le milizie e i
+danari, che fosse sembrato opportuno[351]. Dal novero dei sollecitati
+la corte alessandrina non fu certo esclusa; ma, come se ciò non
+bastasse, fra le milizie, di cui Pompeo cosparse il Mediterraneo, due
+armate, furono, per ogni eventualità, poste a guardia dell’Egitto
+e di Cipro[352] (67). Lo sfregio morale o, per lo meno, il curioso
+trattamento usato all’indipendenza dei due paesi era chiaro, e i
+due principi alessandrini dovettero ben ricordarsene, quando, dopo
+il trionfo del generale, frustrati nelle loro speranze di riscossa,
+accennarono a passare, a dispetto di Roma, ad amori più stabili,
+sebbene più pericolosi.
+
+
+IV.
+
+Imparentamento della casa egizia con Mitridate.
+
+Sembra infatti che negli ultimi anni della terza guerra mitridatica
+l’alleanza dei due fratelli, regnanti in Cipro ed in Egitto, col
+re del Ponto fosse un fatto compiuto; ed essi, al 63, figuravano
+reciprocamente fidanzati con le due figlie del medesimo[353].
+
+La gravità di questo nuovo orientamento dell’Egitto è misurata dai
+repentagli, a cui Mitridate avea messo e continuava a mettere lo stato
+romano.
+
+Prima ancora che guerra alcuna l’avesse trascinato a scontrarsi con
+le legioni romane, egli signoreggiava «sulla spiaggia settentrionale e
+meridionale del Mar Nero e molto addentro nell’Asia Minore. I mezzi di
+cui disponeva», «per la guerra terrestre e marittima, erano immensi.
+Il paese, su cui poteva levar soldati, si stendeva dalla foce del
+Danubio al Caucaso e al Mar Caspio; sotto le sue insegne accorrevano
+Traci, Sciti, Sauromati, Bastarmi, Colchi, Iberi». «Per la sua flotta
+la satrapia colchica gli somministrava, oltre il lino, la canapa, la
+pece e la cera, l’eccellente legname da costruzione, tagliato nelle
+foreste del Caucaso; e piloti e ufficiali erano assoldati nella Fenicia
+e nella Siria. Dicevasi che il re fosse entrato in Cappadocia con 600
+carri falcati, con 10000 cavalli e 80000 fanti, e per questa guerra non
+aveva tuttavia chiamato sotto le armi quanti avrebbe potuto».[354].
+A tanta potenza egli era pervenuto, assorbendo e conquistando ora
+tacitamente ed ora rumorosamente i paesi limitrofi al proprio regno e
+poscia i limitrofi ai nuovi territori conquistati sino ad estendere in
+Europa la propria autorità morale e materiale. Appunto allora il senato
+s’era scosso dal torpore, cui l’avea costretto la situazione interna
+dello stato, e Silla, fra i tre fuochi di una rivoluzione politica in
+Roma, di una sociale in Italia, e della guerra asiatica, aveva all’87
+preferito di volgersi contro il terzo nemico. La guerra era stata aspra
+e pericolosa. La Grecia avea per un momento balenato sotto i piedi
+degli eserciti romani, e, quando a Silla, dopo tanti frangenti, era
+stato concesso di rimbarcarsi per l’Italia, il vinto Mitridate avea
+trovato mezzo di chiudere al suo vincitore le porte della patria[355].
+
+Nè s’era trattato se non di un breve armistizio. La guerra era
+ricominciata alla sola distanza di tre anni, ed il pericolo di
+Mitridate avea riacceso l’altro non meno incalcolabile della
+devastazione piratica. Così le cose s’erano trascinate sino al 66 a.
+C., e ben 20 anni di guerra si apparecchiavano ad un’eco clamorosa
+entro l’orbita dei partiti politici Romani. In quell’anno stesso (66),
+Pompeo, per mezzo dei suoi amici e con l’appoggio della democrazia,
+veniva, benchè cittadino privato, investito del supremo potere militare
+con l’assegnata competenza della guerra pirato mitridatica.
+
+Era lo strappo più violento che mai si fosse perpetrato contro i
+privilegi della oligarchia romana, e la sua enormità ci offre la
+misura dei pericoli di Roma[356]. Or bene, al principe, il quale tanto
+rivolgimento e terrore avea apportato nel cuore della capitale del
+mondo, i due monarchi egiziani venivano adesso ad offrire il contributo
+della propria potenza[357].
+
+Ma anche questo secondo tentativo di legare l’Egitto agli interessi
+dell’Oriente era destinato ad una nuova, tragica catastrofe. Nello
+stesso anno 63, nel crollo finale della potenza del monarca del Ponto,
+le fanciulle furono dal padre, entro la capitale stessa del Bosforo
+Cimmerio, ultima rocca di difesa rimastagli, costrette a bere quel
+calice avvelenato, che le salvò dalla vergogna e dalla schiavitù
+insieme con colui, che, dopo Annibale, era stato il più implacabile fra
+i nemici di Roma[358].
+
+
+V.
+
+Roma eredita tutta la Libia (65).
+
+Mentre l’alleanza egizia era così mal tutelata dalla politica del
+governo romano, quello fra i Tolomei, che, contemporaneamente ad Aulete
+e al re di Cipro, aveva ottenuto il governo di quella parte della
+Libia, rimasta immacolata dopo il testamento di Apione, moriva nel 65
+a. C., lasciandone pieno ed assoluto erede il popolo romano[359]. Chi
+sia questo terzo generoso oblatore è ben difficile dire nell’enorme
+confusione che regna su questi ultimi eredi dei Tolomei[360], ma
+quello che ci sorprende è la consuetudine, già largamente invalsa
+nella monarchia egiziana, di dividere le regioni possedute a più membri
+della stessa famiglia regnante. Se ragione politica esiste, essa sarà
+stata probabilmente quella di evitare possibili guerre intestine
+fra i Tolomei e quindi cause di debolezza di fronte alle nazioni
+occidentali e orientali. Ma questa novella consuetudine potè altresì
+arrecare degli effetti benefici nei rapporti dell’Egitto con Roma,
+in quanto, come nota il Mahaffy, «la separazione di queste provincie
+contenenti città greche, cui Roma era sempre disposta a concedere
+l’autonomia», «rese l’omogeneo e ancora orientale impero egiziano più
+protetto di contro alla rapace repubblica»[361]. Così infatti era
+avvenuto precedentemente. Se non che, quello che adesso il governo
+romano dispose della rimanente Libia ci è completamente sconosciuto.
+Infatti la menzione del testamento, che ne lo rese erede, è l’unica
+delle relazioni che noi abbiamo di Roma con la medesima, e la tentata
+identificazione di codesto lascito con l’altro precedente della
+Cirenaica ripugna, secondo me, e alla logica e alla cronologia.
+
+Infatti il Guiraud[362], e meno arrendevolmente il Marquardt[363], i
+quali interpetrano la menzione esplicita del lascito della Libia, che
+le fonti distinguono dall’altro della Cirenaica, come testimonianza
+della tardiva annessione di quest’ultima all’impero romano non
+s’accorgono che tale annessione era già avvenuta al 74[364], e
+sarebbe strano che le fonti ce l’avessero, senza plausibile motivo,
+ritardata sino al 65. Ma, anche se così non fosse, questo secondo
+preteso riordinamento amministrativo della Cirenaica daterebbe dal
+67[365], non già dal 65, come, in modo categorico, attesta, del
+lascito della Libia, la cronaca eusebiana. Parmi quindi maggiormente
+plausibile opinare che questo nuovo ereditato tratto della Libia
+sia stato immediatamente aggregato alla Cirenaica, onde, in mezzo a
+tanta scarsità d’informazioni su un frammento di provincia, affatto
+destituito d’importanza, potè, insieme con la fusione territoriale,
+aprirsi l’adito ad un’agevole confusione storica, per cui le sorti
+della Libia tutta siano state riportate sotto quelle della Cirenaica.
+
+
+VI.
+
+La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto (64).
+
+Nell’anno seguente (64)[366], Tolomeo Aulete correva un rischio
+peggiore dei trascorsi, in grazia della legge agraria, che P. Servilio
+Rullo presentava ai comizi centuriati. Questo progetto d’ispirazione
+cesariana, messo in iscacco dalla opposizione degli _optimates_ prima
+che assurgesse agli onori della votazione, era quanto di più positivo
+poteva escogitarsi nelle tristi condizioni economiche, che in quegli
+anni attraversavano, insieme con l’erario romano, le classi inferiori
+della cittadinanza.
+
+In uno dei quaranta articoli, che lo costituivano, si proponeva
+all’approvazione del senato e dei comizi la vendita di tutti i beni
+demaniali, passati a Roma sin dal consolato di Silla e di Q. Pompeo
+Rufo (88)[367]. Fra questi, come è palese, rientrava l’ereditato
+possesso dell’Egitto.
+
+Cicerone, che combattè, in tutti i suoi punti, la legge, accenna
+specificamente a tale presunto pericolo, e la cieca partigianeria dei
+suoi attacchi si rivela nella strana vacuità e contraddizione degli
+argomenti. Egli non si propone infatti un quesito di pratica utilità, e
+neanche uno di diritto pubblico, poichè, in fin dei conti, ammette, in
+omaggio agli enti politici che sosteneva, l’autenticità del testamento
+di Alessandro IIº, ma dichiara di restare atterrito dal solo pensiero
+che di tale vendita debba esserne giudice la commissione esecutiva
+proposta da Rullo. Questa, per lui, non potrà non aver torto, qualunque
+atto sia per compiere. Se aggregherà l’Egitto ai domini romani,
+peccherà nel farsi arbitra della città e del regno più dovizioso del
+mondo, contemporaneo all’oratore; se li cederà al pretendente, mancherà
+al suo dovere per non averlo fatto passare sotto il dominio del popolo
+romano[368]. Tali gli enigmatici argomenti di Cicerone, i quali si
+liberano di tutto il loro mistero, quando si pensa che egli non mirava
+a combattere le decisioni sull’Egitto, ma il rinvio di tali decisioni
+alla commissione esecutiva, così come Rullo la proponeva.
+
+Ispirata, come dicemmo, da Giulio Cesare, la legge Servilia mirava
+infatti ad escludere gli _optimates_ e i loro amici dal novero dei
+suoi esecutori, e a concedere a questi ultimi, tra i quali si sarebbe
+avuta una maggioranza radicale, un potere pieno ed illimitato. I
+dieci magistrati[369] da eleggersi dai comizi centuriati dovevano
+fruire di un potere quinquennale[370], di una giurisdizione assoluta
+ed indipendente, nel caso di controversie relative alla proprietà
+o alla vendita degli agri demaniali[371], nonchè alla prescrizione
+d’imposte[372]; e, quasi a colmare la misura di tanta onnipotenza,
+le proposte norme di elezione, coll’escludere in maniera esplicita
+gli assenti, tagliavano fuori ogni possibilità di accesso a Pompeo,
+incaricato per allora di una grave missione in Oriente. Quei
+democratici, che, come Crasso e come Cesare, avevano a più riprese
+manifestato la loro opinione sull’Egitto e la cui presenza avea
+contribuito ad agghiacciare le voglie del senato circa la riduzione del
+medesimo a provincia romana, non potevano non preoccupare M. Tullio, e
+questi, a ragione od a torto, non esitò ad oppugnare la legge nel suo
+complesso e nei suoi particolari[373].
+
+
+VII.
+
+Pompeo in Oriente e l’Egitto (63).
+
+Ma la soluzione della vertenza egizia era oramai di più che urgente
+necessità, non solo per il senato, ma eziandio pel re, che si era
+insediato sul trono di Alessandria. Quando Pompeo infatti, debellato
+Mitridate, si trovò padrone di tutta la Grecia e dell’Oriente asiatico,
+Aulete dovette accorgersi di trovarsi al paragone privo di qualsiasi
+riconoscimento ufficiale da parte del governo romano, e, pur troppo,
+impegnato con vincoli di non ricusata parentela col disfatto re del
+Ponto. Ma l’abilità diplomatica, tradizionale alla corte dei Lagidi,
+non venne meno, neanche in questo, che sembrava il più pericoloso dei
+frangenti.
+
+Quando il generale romano ebbe lasciato Damasco, inoltrandosi verso la
+Celesiria, il re egizio si affrettò ad inviargli un’ambasceria, che
+doveva essere foriera di grandi successi. Carica di denari[374] e di
+forniture per l’esercito, recante in dono al generale una corona di
+ben quattro mila pezzi d’oro, essa viaggiava col lusinghiero incarico
+di pregarlo ad accorrere rapidamente alla repressione di una rivolta,
+scoppiata, pochi giorni prima, in Egitto (63).
+
+Era un voler pigliare due colombi ad un favo. Da un lato si veniva così
+a placare l’ira del vincitore di Mitridate, dall’altro, nel caso di una
+cavalleresca accettazione dell’invito, Aulete si sarebbe aperta intera
+la via al riconoscimento del suo dominio in Egitto. Come tutte le
+audacie, l’ambasceria del Lagida lasciava anch’essa adito al pericolo
+di un violento spodestamento da parte di colui che s’invocava come
+protettore, ma non era certo quella l’occasione di guardar tanto per il
+sottile, e, costretta a scegliere tra soluzioni impossibili, la corte
+di Alessandria ebbe il merito di appigliarsi alla meno pericolosa.
+Pur troppo, la fortuna non arrise pienamente. L’ira del generale fu
+placata, ma nessuna voglia di viaggiare in Egitto potè suscitarsi nel
+di lui animo riboccante di vanagloria[375]. Dovette trattenerlo sia
+una naturale diffidenza verso il cortese invito del Tolomeo, sia la
+preoccupazione delle responsabilità, di cui si sarebbe caricato di
+fronte alle varie opinioni dei suoi cittadini[376]. Per ora intanto
+l’Egitto era salvo e la benevolenza del più cospicuo personaggio
+politico romano accaparrata per l’avvenire.
+
+
+VIII.
+
+I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo XIIIº
+riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo XIIIº alleato (59).
+
+Dopo tante esitazioni e tergiversazioni, si avvicinava oramai il
+giorno, in cui Aulete avrebbe ottenuto il pieno riconoscimento
+dell’autonomia del proprio regno. Al 59, Cesare, dopo tanti palpiti e
+drammatici scoraggiamenti, perveniva al consolato, e la sua elezione
+inaugurava un’era nuova nella storia di Roma republicana. La prima
+legge[377], che egli presentò, fu — lievemente modificata — la
+trascorsa legge agraria di Servilio Rullo. Ma, adesso che egli aveva
+nelle mani il potere, era fermamente deciso a far passare, contro la
+cocciutaggine degli oligarchi, la volontà propria, e a soddisfare i
+bisogni, da secoli inappagati, di tanta parte delle popolazioni di
+Roma e d’Italia. Sullo sfondo del duello titanico si disegnavano i
+soliti oppositori e le solite opposizioni, e, a corto di argomenti
+più persuasivi, l’aristocrazia scatenava contro Cesare l’invalicabile
+veto del di lui collega Bibulo, il pretesto di contrari augurî
+metereologici, e, la sorda opposizione del proprio organo politico, il
+senato. Ma, quando fu chiaro che nulla avrebbe fatto presa sull’animo
+del console, essa, dopo aver consentito che Bibulo con altri pochi
+fosse accorso ad oppugnare con la violenza la legge, lasciò che il
+medesimo venisse sbalzato dalla tribuna, dalla quale perorava, che gli
+si spezzassero i fasci, segno supremo del potere, e che i magistrati, i
+quali l’avevano seguito, riportassero anch’essi delle ferite. A tanta
+viltà, che misurava la catastrofe inevitabile alla classe, da secoli
+detentrice del potere, Bibulo, dopo aver invano tentato che la legge,
+già approvata dai comizi, subisse la rescissione della seguente seduta
+senatoria, rinunziato al maneggio dei pubblici affari, si chiuse per
+tutto l’anno in casa propria, mentre, alla sua diserzione, il senato
+e i più minacciosi fra gli oppositori, tra cui M. Porcio Catone[378],
+s’inchinavano a giurare l’osservanza della legge.
+
+Una così tremenda lezione aveva infranto i nervi di un’aristocrazia
+ormai fiacca e corrotta. Cesare aveva dichiarato che mai più,
+durante la sua gestione, si sarebbe chinato a chiedere il parere dei
+senatori[379], e questa dovè essere la via tenuta nella ratifica del
+riconoscimento di Tolomeo Aulete e dell’alleanza col medesimo. Bibulo,
+ritiratosi sdegnosamente della vita pubblica, non ebbe questa volta nè
+agio, nè voglia di consultare gli auspicî[380], e la legge, approvata
+ai comizi, ricevè del pari la sanzione del senato[381] (59). Così il
+popolo romano, dopo venti anni d’indugi, terminava per riconoscere
+l’effettiva autonomia del regno d’Egitto.
+
+Il merito primo di codesto atto, nel quale si nota un’opportuna
+attenuazione dei propositi altra volta affermati dai democratici,
+risale anzi tutto all’uomo, che allora sedeva alla suprema carica del
+governo, e che, col contegno energico, tenuto durante l’approvazione
+delle sue anteriori proposte di legge, avea ritolto al senato ogni
+voglia di resistenza. In seconda linea, esso spetta a quel Pompeo, il
+quale ora in Roma, di ritorno dall’Oriente, avea, col fascino della
+sua alleanza, sospinto alla riscossa la democrazia medesima, e la cui
+gratitudine era stata pochi anni prima accaparrata con tanto lusso
+dal Tolomeo. A dar retta anzi a Svetonio, Cesare e Pompeo, con una
+richiesta ormai quasi inevitabile nelle nuove consuetudini politiche
+romane[382], si fecero pagar caro il frutto della loro benignità,
+sì che ben seimila talenti andarono divisi fra il console ed il suo
+protettore[383].
+
+Ma nell’arrendevolezza del senato, noi, anche senza guardare troppo pel
+sottile, siamo altresì costretti a riconoscere un atto di fine astuzia
+politica. Poichè il console era adesso G. Cesare, il quale fra breve
+sarebbe stato per legge assunto agli onori del proconsolato, e, poscia,
+al governo di qualche provincia, era bene cogliere qualsiasi occasione
+per allontanare la già da tempo temuta possibilità di una luogotenenza
+egizia, e, in vista di tanto pericolo, il senato non indietreggiò da
+una resa, sia pure poco onorevole, di tutte le sue mire sul continente
+egiziano.
+
+La ratifica, come era naturale, fu suggellata dal rinnovamento
+dell’alleanza egizio romana[384], a tal uopo venne spedita in Egitto
+un’ambasceria, che ne ristabilisse gli obblighi ed i diritti. Quali ne
+fossero i componenti e quali i resultati noi ignoriamo completamente.
+Significativo episodio, anteriore alla medesima, ci è però pervenuta
+una notizia, la quale ci fa intravedere la esistita possibilità
+dell’inclusione di M. Tullio Cicerone fra i membri della medesima[385].
+Le di lui speranze — chè tali infatti ci appariscono — vennero però, e
+senza dubbio, frustrate. Ma, ancora una volta, egli ebbe a dichiarare
+che, se non fosse stata la presenza degli _optimates_, e, peggio
+ancora, di Catone, i quali avrebbero potuto sospettarlo corrotto,
+non avrebbe esitato ad obliare le sue trascorse opinioni egizie, ed a
+recarsi alla corte alessandrina, nunzio sorridente della buona novella
+di Cesare e di Pompeo[386].
+
+
+
+
+CAPITOLO VIII.
+
+ROMA E L’EGITTO DAL 59 AL 57. LA SPEDIZIONE CONTRO CIPRO.
+
+
+I.
+
+Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera legislativa di P.
+Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone.
+
+Al 59, l’anno memorando del primo consolato di G. Cesare, segue il
+58, l’anno febbrile del tribunato di Clodio, l’anno dell’esilio di
+Cicerone, che questi soleva compiacersi di definire per eccellenza
+fatale a sè ed alla republica, forse perchè egli non era mai riescito
+a liberarsi dall’immodestia di confondere la propria vanità colla
+grandezza della sua patria. La coalizione della democrazia con
+l’esercito, rappresentato da Pompeo, pur contenendo in se medesima i
+germi della propria dissoluzione, aveva, pel momento, riportato piena
+ed intera vittoria sulla restaurazione sillana, che ormai faceva acqua
+da tutte le parti. Ed a Cesare il dipartirsi alla volta dell’agognata
+provincia delle Gallie non avea dovuto in nessun modo riescire
+doloroso, poichè i nuovi consoli, C. Pisone Cesonino ed A. Gabinio,
+l’uno, suo suocero, l’altro, ufficiale di Pompeo, non ne avrebbero che
+continuato l’opera, e, meglio di loro, si sarebbe condotto il nuovo
+tribuno P. Clodio.
+
+E l’anno fu realmente fatale alla potenza del senato e
+dell’aristocrazia. Cicerone espiava coll’esilio, che gli veniva
+fulminato in perpetuo, la strage dei Catilinari del 62 e del 61.
+La censura, onnipotente e inappellabile nell’escludere dal dritto
+di voto, dalle pubbliche cariche e dall’assemblea senatoria chi
+più fosse talentato all’ordine sociale, da cui essa di regola
+emanava[387], veniva destituita del principale dei suoi mezzi di
+offesa, la segretezza, e sottoposta al controllo della pubblicità e
+della collegialità[388]. Per opera di Clodio venivano ricostituite le
+già disciolte associazioni proletarie[389], votata una radicale legge
+frumentaria, per cui, d’ora innanzi, era concesso grano ai cittadini
+non abbienti[390], e due altre, non meno notevoli, di cui la prima
+vietava che, per contrari auguri, (antico pretesto dei sacerdoti,
+casta quasi inacessibile al popolo minuto)[391], potessero ostacolarsi
+assemblee popolari, mentre la seconda abrogava la legge Fufia, che per
+anni ed anni aveva escluso dal Foro e dal Campo marzio gli abitatori
+della lontana campagna, i quali più non avevano potuto valersi della
+fortunata coincidenza dei giorni festivi coi comiziali.
+
+La legislazione adunque di Clodio, questo Rabagas in quarantottesimo,
+come Cicerone e chi su lui à modellato la propria narrazione, si sono
+compiaciuti di rappresentarcela, era opera certamente democratica,
+tutta intesa a dismagliare le fitte reti giuridiche e politiche,
+con cui gli _optimates_ avevano consolidato e corazzato i propri
+interessi, ma non era certo agire da uomo tristo e perverso. Abile,
+favorito dai magistrati allora al governo, audace e sprezzante della
+propria vita, con una noncuranza, che la sua fine suggellò dell’aureola
+del martirio, contro di lui si ergevano minacciosi gli avversari
+più cospicui e più potenti. Primeggiava fra essi, avvolto nella sua
+consueta alterezza, sprezzante in cuor suo gli eterni gracchiatori,
+i pseudo-democratici col nome di patria e di popolo sulle labbra, i
+Ciceroni dell’aristocrazia[392], e avversante con tutta la forza delle
+sue tradizioni aristocratiche la marea che saliva minacciosa, l’ultimo
+romano del bel tempo antico, M. Porcio Catone. Era fra tutti il più
+fragile perchè il meno opportunista, ed il più incommodo perchè il più
+immacolato ed inflessibile. Nè Clodio poteva non accorgersene, anzi
+veniva da ciò moralmente costretto a tentare ogni via per allontanarlo
+dal teatro della propria azione, e, nei limiti del possibile, legarlo
+ai propri interessi, insignendolo di qualche onorificenza o creandolo
+esecutore e coadiutore di qualcuno degli atti del suo tribunato[393].
+E gli espedienti, che riescirono di felice effetto, non tardarono a
+rintracciarsi.
+
+Il primo di essi rientra nell’ordine della nostra narrazione.
+
+
+II.[394]
+
+La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone.
+
+Contemporaneo a Tolomeo Aulete, regnava, l’abbiamo notato, in Cipro,
+antico possesso egiziano, un altro membro della casa dei Lagidi, e
+precisamente un fratello di Tolomeo Aulete[395]. Nessuna relazione
+egli aveva mai vantato col popolo romano, rimanendo così escluso da
+quei rapporti cordiali di amicizia e di alleanza, da recente istituiti
+col Tolomeo d’Egitto. Sprovvisto quindi della garanzia, che, contro
+le pretese romane, concedeva, almeno teoricamente, la condizione di
+_socius_[396], egli, giusta lo spirito del dritto pubblico del tempo,
+era da considerare come un vero e proprio _hostis_[397]. Da questo
+rispetto, nessuna accusa di illegalità poteva essere rivolta contro la
+legge, che, intorno al destino del di lui principato, si accingeva a
+proporre P. Clodio, e chi, come Cicerone[398], ne l’avesse dichiarato
+colpevole non avrebbe fatto se non dell’innocuo, sebbene opportunistico
+sentimentalismo, che accusatore ed ascoltatori non avrebbero potuto
+pigliare sul serio. Ciò non ostante, tutto dava a credere che questo
+principe non socius avrebbe, contro qualsiasi pretesa, trovato sicura
+salvaguardia nella sua stessa impotenza e nella neutralità da lungo
+tempo, serbata[399]. Ma alla scelta del re di Cipro, come vittima
+espiatoria dell’allontanamento di Catone, concorrevano due motivi,
+che non sono da rigettare senza discussione, quando ci vengono offerti
+dalle fonti come determinanti del piano di Clodio.
+
+Circa dieci anni prima del 58, questi — lo vedemmo — [400] era stato
+catturato dai pirati, ed a lui, o a chi per lui chiedeva al re di
+Cipro il prezzo del riscatto, necessario alla propria liberazione,
+erano stati, con imprudente zelo, lesinati i talenti del ricolmo erario
+ciprioto, venendosi così a dimostrare una tal quale noncuranza verso
+la dignità, sovra ogni altro sacra ad un romano, quella che a lui
+conferiva il nome della propria cittadinanza, e ad offrire, al tempo
+stesso, sospetto di un’intesa coi corsari del Mediterraneo.
+
+Ma a siffatto motivo, che in parte costituiva soltanto una questione
+personale, se ne aggiungeva un altro molto più grave, e che non avrebbe
+fatto indugiare un istante nell’indecisione i componenti dei comizi
+centuriati.
+
+Cipro era una delle province più ricche dell’impero dei Lagidi. I
+tesori dei suoi re e le dovizie minerali e vegetali del suolo non
+conoscevano paragoni. Era dessa la patria feconda del rame, che le
+aveva elargito il nome, dell’argento, dei diamanti, degli smeraldi,
+dei coralli, dei giacinti, degli anemoni, dei cipressi, delle palme,
+dell’ulivo, della vite[401]. E tanti tesori eran lì, depositati
+su uno scoglio del Mediterraneo, lago per eccellenza romano, come
+una preda, verso cui bastava tendere la mano per impossessarsene.
+L’erario della capitale d’Italia era esausto, il roseo orizzonte
+dell’annessione dell’Egitto sfumato. A che indugiare, simulando
+uno scrupolo, che non si aveva mai avuto?[402]. In tale ordine di
+considerazioni Clodio dovè avere dalla sua non soltanto le classi
+minute, ma molti dell’aristocrazia, che col loro assenso avrebbero
+fatto scordare la tenace opposizione all’assoggettamento dell’Egitto.
+Il _senatus-consultum_ non trovò quindi ostacoli, ed esso fu a grande
+maggioranza tradotto in legge dai comizi centuriati[403].
+
+Il disposto del popolo recava che Catone, in qualità di proquestore,
+con poteri pretorii, accompagnato da un questore[404], si recasse
+a Cipro a destituire della dignità e del regio potere il Tolomeo
+ivi regnante, a confiscarne i beni e a rivenderli all’asta pubblica
+in pro dell’erario[405]. Quanto all’isola così conquistata, la
+sua amministrazione doveva temporaneamente passare nelle mani
+dell’incaricato da Roma[406], in attesa di ulteriori decisioni del
+senato[407]. Marco Catone, per quanto in cuor suo di mal’animo, chinò
+rispettoso il capo al supremo decreto del suo popolo e si apparecchiò
+a recarsi alla volta di Cipro, ove, forse, d’altro lato, imponendo
+silenzio alle sue ragionevoli proteste, lo sospingeva l’ambizione
+di provare con quanta scrupolosa onestà egli avrebbe disimpegnato il
+delicato ufficio.
+
+
+III.
+
+Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro.
+
+Oltre all’equipaggio dei marinai, al questore assegnatogli ed alla
+ormai rituale _cohors amicorum_, non l’accompagnavano colà nè fanti, nè
+cavalieri. Tra le persone, a lui più strette per vincoli di amicizia e
+di parentela, si notavano, un suo nipote, un familiare, Munazio Rufo,
+il quale scriverà una dettagliata relazione dell’opera di lui[408],
+mentre un altro suo amico, Canidio, era da Catone già stato spedito
+in precedenza perchè annunziasse al re il volere del suo popolo e lo
+consigliasse a cedere senza resistenza. Così soltanto avrebbe forse
+salvato la propria vita e potuto attendere la nomina a sacerdote di
+quella Venere Pafia[409], che, pur troppo, s’era dimostrata così
+vana protettrice dell’isola malaugurata. Ad attendere l’esito di
+quest’amichevole ambasceria, Catone col suo equipaggio aveva gettato
+l’ancora a Rodi.
+
+Quando il Tolomeo Ciprio potè avere notizia della procella, che gli
+si addensava sul capo, fu quasi per ismarrirne la ragione. Compreso di
+supremo disdegno e disperato per la propria irrimediabile situazione,
+ordinò che tutte le sue ricchezze venissero accatastate sulle navi,
+ove, montato di lì a poco egli stesso, salpava dall’isola, deciso a
+seppellirsi con tutta la flotta nei gorghi delle acque circostanti.
+Ma, quando fu giunto in alto mare, l’assalse vergogna dell’atto
+irragionevole, a cui egli s’era risoluto, pietà forse dei suoi compagni
+e dei tanti tesori, che era stato lì lì per scagliare nell’abisso, e,
+ordinato alle navi di rivolgere la prua verso il regno, ormai non più
+suo[410], fece presto a suicidarsi con quello stesso espediente, il
+veleno, che già tempo prima era rimasto unica via di scampo alla figlia
+di Mitridate, da lui scelta a fidanzata, e che Roma gli aveva ritolto,
+così come adesso gli ritoglieva e il regno e la vita[411].
+
+
+IV.
+
+Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica.
+
+Se però così grande era stato lo strazio del principe, pari ad esso
+non fu la disperazione, tanto meno la resistenza dei sudditi. Quando
+Catone, informato della catastrofe, mosse da Rodi verso Cipro per
+prenderne possesso, l’accoglienza, che gli abitanti dell’isola fecero
+al proquestore romano fu tutt’altro che ostile, e ciò, anche nella vana
+speranza di essere creati _socii_ e non sudditi del popolo romano.
+Catone però non recava istruzione alcuna sul proposito, e, quindi,
+anzichè occuparsi del definitivo riordinamento politico di Cipro,
+si affrettò, giusta le norme ricevute, a darvi solo un provvisorio
+assetto amministrativo, e, più che a questo, a ritirare dai possessi
+e dall’erario regio gli schiavi ed i tesori abbandonati dal defunto
+monarca[412]. Le ricchezze, di cui egli in tal guisa si faceva
+riscotitore, furono enormi[413], e, così scrupoloso fu il trattamento,
+cui Catone, sin d’ora, si mostrò intenzionato, da potere più tardi
+ripetere avere egli, sprovvisto d’armi e d’armati, recato alla sua
+patria tanto danaro, quanto mai Pompeo da tutto l’Oriente sconvolto, in
+seguito ad infinite guerre e trionfi[414].
+
+Ma un’altra incombenza, insieme con quella di Cipro, egli aveva,
+su proposta di Clodio, ricevuta dal popolo romano, e da ciò, dopo i
+primi atti, fu costretto a interrompere le sue occupazioni nell’isola
+per recarsi dall’Egitto alle rive del Bosforo, e precisamente a
+Bisanzio[415].
+
+In questa sua breve assenza, egli raccomandò al nipote la luogotenenza
+dell’isola, non fidando troppo nella scrupolosità di Canidio. Indi,
+sbrigata la seconda missione, tornato a Cipro, si accinse a commutare
+in denaro sonante tutta la numerosa e preziosa suppellettile del
+Tolomeo, ponendola all’asta pubblica, come prescriveva la legge, che
+dell’incarico lo aveva rivestito.
+
+Tale operazione era delle più delicate, poichè, era facile prevederlo,
+numerosi si sarebbero esibiti a tentarvi bottino i sollecitatori ed
+i mezzani. Catone non si fidò nè di servi, nè di banditori, nè di
+mercanti, nè di amici[416], e presenziò lui stesso le operazioni della
+vendita, interessandosi minutamente di tutti i loro particolari, delle
+loro fasi, dell’offerta, del pagamento e persino della richiesta, che
+curò rimanesse costantemente elevata[417].
+
+A vendita compiuta, egli potè calcolare di aver raccolto ben settemila
+talenti d’argento, la qual somma, al pari di tutti i precedenti suoi
+atti, riportò integrale nei due libri di rendiconto della propria
+amministrazione, ch’egli avea nel frattempo diligentemente compilati.
+Indi, con l’avarizia più gelosa, non già del danaro, ma dell’opinione,
+che ai suoi concittadini si apparecchiava ad imporre circa la propria
+illibatezza, temendo il lungo tragitto, ripose il danaro in un numero
+sterminato di vasi della capacità di due talenti e cinquecento
+dramme, rilegandone ciascuno con una fune dal cui capo pendeva un
+grosso sughero, indizio sicuro, in caso di naufragio, del luogo del
+giacimento.
+
+
+V.
+
+Il ritorno (56).
+
+Ma l’ironia della sorte non poteva peggio rispondere a tanta
+scrupolosità, giacchè l’uno dei due libri seguì nel suo fatale destino
+il liberto che lo portava, essendosi la nave rovesciata presso le
+isole Ceneree[418]; l’altro, a Corcira, dove Catone coll’equipaggio
+si era ancorato, perì tra le fiamme, che alla tenda del duce si erano
+propagate dal posto, dove i nocchieri, per il freddo intenso, avevano
+acceso grandi fuochi. Così a Catone, afflitto da tanta irreparabile
+sciagura, non rimanevano garanti dell’opera sua, se ne eccettui i
+ministri dell’estinto re, che egli aveva avuto la venturosa accortezza
+di condurre seco, e nella cui testimonianza avea ragioni sufficienti di
+fidare[419].
+
+A Roma intanto, all’annunzio del ritorno, gran folla di popolo era
+accorsa alle rive del Tevere, insieme coi sacerdoti, i senatori ed i
+magistrati. Se non che il questore ciprio, disprezzando alteramente
+l’ovazione apparecchiatagli, così come avea disprezzato le ricchezze,
+non smontò dalla capitana, al qual’uopo egli avea scelto la nave regia
+del Tolomeo, bella di sei ordini di remi, se non quando fu pervenuto
+colà, dove avrebbe deposto il danaro[420]. Alla constatazione di
+tante ricchezze e di altrettanta scrupolosità, il senato si affrettò a
+rivestire, in via eccezionale, Catone dell’onorifico titolo di pretore
+e della facoltà di assistere in pretesta purpurea ai ludi pubblici.
+Ma l’uno e l’altro privilegio[421] furono rifiutati, e, in luogo dei
+medesimi, Catone chiese, come unico compenso, la manomissione del
+tesoriere dell’estinto Tolomeo, che egli avea condotto seco e della cui
+fedele diligenza dichiarava di rendersi testimone[422], (56)[423].
+
+
+VI.
+
+L’ordinamento politico di Cipro (56).
+
+Quale ci apparisce intanto l’ordinamento politico, che a Cipro fu dato
+dal governo romano?
+
+Catone, lo avvertimmo, non aveva sul proposito recato disposizione
+alcuna, e forse una misura di tal genere non era per allora rientrata
+fra le cure del popolo e del senato romano. Se non che, nell’anno
+medesimo, in cui quegli avea fatto ritorno da Cipro, il governo della
+Cilicia era sorteggiato dal console P. Cornelio Lentulo Sfintere[424],
+cui, come tale, veniva, per legge, quell’anno stesso, affidata la
+luogotenenza di Cipro[425].
+
+L’infelice isola, più infelice ancora della Cirenaica, perdeva così,
+d’un tratto, la propria indipendenza, e le speranze dei suoi cittadini
+di assurgere almeno agli onori di una relativa autonomia venivano
+duramente frustrate. Ed era ragionevole che così fosse. La Roma del
+56 poteva qualcosa di più della Roma del 94, come l’Egitto d’adesso
+qualcosa di meno dell’Egitto, che avea visto regnare Filometore. Il suo
+monarca, profugo e spodestato, era diggià venuto a cercare asilo nelle
+braccia del popolo romano. Nulla quindi a temere da codesto lato, del
+pari che dalla pericolosa, ingorda ambizione di un governatore. Cipro
+era una quantità trascurabile come territorio, nonchè, (dopo la recente
+espilazione), come fonte d’immediata ricchezza. Continuava per contro
+a valere indiscutibilmente quale chiave del Mediterraneo. Il tempo
+avea maturato ciò che Evergete avea fatto sperare durante i lunghi
+anni della sua guerra civile, e senato e popolo non avevano ragione
+di esitare, nè esitarono a raccogliere il frutto agognato dei loro
+desiderî e del trascorso affacendarsi di altre età.
+
+
+VII.
+
+Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56).
+
+Così, dopo le province greche, dopo le asiatiche e le altre della
+Cirenaica e della Libia, dopo la sentenza di morte della propria
+dignità e della propria autonomia, sempre in grazia dell’alleata
+d’oltre mare, andava per l’Egitto perduta la nuova provincia cipriota.
+Ma l’entusiasmo, di cui tale fatto era stato cagione nella capitale
+d’Italia, non aveva però sanato il profondo dissidio fra il partito
+e le tendenze politiche di Catone e quelle del tribuno, che della
+spedizione cipria a lui aveva proposto l’incarico, ed anche questa
+volta, come più gravemente in seguito, una questione egizia si
+apparecchiava ad assurgere agli onori di pomo della discordia fra
+i partiti e gli uomini politici romani. Aspettando però che tali
+eventi maturassero, essa incendiava il campo stesso dei conservatori,
+suscitando Catone contro Cicerone, ed attuando in tutti i suoi
+particolari il piano, concepito da Clodio nello spedire a Cipro il più
+implacabile fra i propri avversari.
+
+Il facondo oratore, dal giorno in cui il popolo romano l’aveva
+costretto a metter piede fuori di Roma, da altro pensiero non era stato
+animato, se ne togli quello di far toccare con mano, anche a coloro
+che non lo desideravano, tutta l’enormità del delitto, che contro la
+maestà della sua persona era stato perpetrato, e quindi atterrare,
+demolire, disperdere l’opera e l’uomo, che ne erano stati autori.
+Perciò, di ritorno dall’esilio, egli, nell’assenza di Clodio, un bel
+dì, scortato da un codazzo di popolo, si era data la briga di strappare
+dal Campidoglio le tavole, recanti il testo delle leggi proposte
+dal suo avversario. L’atto impensato di un così incauto conservatore
+provocò una seduta senatoria, nella quale, contro le giustificazioni
+di Cicerone, partenti dal presupposto che Clodio non avesse diritto
+al tribunato per irregolarità della sua _transitio ad plebem_[426],
+credette opportuno di replicare Catone medesimo, facendo osservare come
+anzitutto tanta pretesa illegalità era una legale consuetudine, di cui,
+per via di adozione, avevano fruito mille altri cittadini romani, e
+che, pur data, ma non concessa, non poteva ora offendersi impunemente
+l’autorità e la scrupolosità di quei magistrati, (tra i quali lui
+stesso, stante le sue incombenze a Cipro e a Bisanzio, non poteva non
+essere annoverato), da Clodio rivestiti di qualche missione.
+
+Quantunque la seconda parte della replica offrisse troppo il
+fianco alla critica, stantechè con un annullamento, motivato così,
+come Cicerone lo avrebbe proposto, non si veniva punto a ledere
+l’onorabilità dell’esecutore, ma del proponente, pure l’opposizione
+di Catone bastò ad impedire l’annullamento delle leggi, il che mise
+in evidenza le inconciliabilità morali, e, in fondo, politiche, tra il
+fiero conservatore e l’incosciente opportunista (56)[427].
+
+
+VIII.
+
+Clodio e Catone, (53).
+
+Di lì a poco scoppiava una più violenta rottura fra Clodio, sostenuto
+dai maggiorenti del partito democratico, e Catone medesimo.
+
+L’anno 55 era stato quello del consolato di Pompeo e di Crasso, a
+conseguire il quale i due pretendenti avevano a Lucca, insieme con
+Cesare, stabilito di non trascurare mezzo alcuno. E gli argomenti
+elettorali, cui essi dettero mano, coronarono così brillantemente i
+loro sforzi che anche Catone rimase escluso dalla pretura, cui già
+pare i comizi l’avessero eletto, e, solo scaduto il 55 e ripartite
+le province, così come i triumviri avevano fissato[428], Catone potè
+finalmente assurgere agli onori della carica, che già da un anno
+a lui legalmente spettava[429] (54). Come era previdibile, la sua
+gestione non potè non sollevare il contrasto della democrazia, per cui,
+spiratone il termine[430], Clodio, sentinella avanzata dei triumviri,
+dette anche questa volta il segnale dell’attacco.
+
+Già prima di quel giorno, erano fra i due uomini — per motivi in
+apparenza trascurabili — nati degli screzi a proposito della missione
+cipria.
+
+Subito dopo il ritorno di Catone, Clodio aveva richiesto che gli
+schiavi deportati assumessero, in memoria della sua legge, il
+soprannome di _Clodii_. Catone vi si era opposto recisamente, ed
+aveva per coerenza contraddetto al desiderio di altri, che, dal di
+lui nome, proponevano l’appellativo di _Porcii_. La contesa fu pel
+momento risoluta col denominarli semplicemente _Cipri_. Ora invece si
+riaccendeva sul terreno stesso dell’amministrazione catoniana, e Clodio
+chiedeva i non più esistenti libri, entro i quali l’altro avrebbe
+dovuto consegnare il rendiconto della medesima, insinuando che la loro
+perdita era stata dolosa, che buona parte dell’erario del Tolomeo era
+stato dall’ex-questore distolto ad usi tutt’altro che vantaggiosi al
+popolo romano, e facendo, tra le righe, balenare il pericolo di un
+processo _de repetundis_[431].
+
+Pompeo e Cesare spalleggiavano l’accusatore, e quest’ultimo rincarava
+la dose con una lettera, alla quale fu data pubblicità, fra le cui
+insinuazioni se ne notava una circa l’offerta e il rifiuto della
+pretura da parte di Catone al 56, quasi avesse questi voluto dimostrare
+tanto onore essergli venuto meno solo per sua deliberata volontà[432].
+Ma l’abile lavorio dell’opinione pubblica, per cui, dietro il fatto
+particolare, si mirava a demolire l’uomo, e, dietro l’uomo, il partito,
+nient’altro poteva generare che un momentaneo intorbidamento dell’animo
+degli spassionati. Catone aveva ragione da vendere e testimonianze
+più che attendibili da contrapporre, e bastò, in pubblica adunanza,
+il confronto dei tesori, da lui con mezzi pacifici portati da Cipro,
+con quelli, recati da Pompeo, da l’Oriente, in seguito a guerre
+dispendiose, non che il suo rifiuto della provincia, spettantegli dopo
+la pretura, con l’affacendamento dei triumviri intorno alle proprie,
+perchè tutto il pallone dell’accusa si risolvesse in una bolla di
+sapone ed il suo merito ne riescisse più che immacolato[433] (53).
+
+
+
+
+CAPITOLO IX.
+
+ROMA E L’EGITTO DAL 57 AL 53. LA RESTITUZIONE AL TRONO DI TOLOMEO XIIIº
+AULETE.
+
+
+I.[434]
+
+Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del
+senato in suo favore (57).
+
+Se così infausti erano riesciti per l’Egitto i primi atti di
+Roma dopo il riconoscimento di Tolomeo Aulete, non meno dolorose
+si apparecchiavano allo stato romano le conseguenze di codesto
+riconoscimento medesimo.
+
+Ad Alessandria infatti il re si era tosto trovato in conflitto con
+l’opinione pubblica a cagione delle violenze, cui aveva più volte
+ricorso per riscuotere dagli Egizi quei proventi, che dovevano, tra
+l’altro, servire a compensarlo del denaro a più riprese largito per
+conciliarsi l’opinione pubblica e i principali uomini politici di
+Roma[435]. I malumori crebbero a tal segno da far sì che Tolomeo
+Aulete abbandonasse la capitale e s’avviasse alla volta del Lazio col
+deliberato proposito di accasare il suo popolo nel cospetto del senato
+medesimo (58)[436].
+
+Per via, a Rodi, si era scontrato in M. Porcio Catone, già partito
+per eseguire la legge Clodia concernente l’annessione dell’infelice
+Cipro, ed ivi, ritenendo opportuno ingraziarsi un tanto personaggio,
+il Tolomeo avea fatto annunziare il suo arrivo, sicuro che l’altro si
+sarebbe affrettato a muovergli incontro. Ma il fiero aristocratico,
+con la posa di romano antico a lui consueta, rispose che, se il re
+aveva qualche cosa a riferirgli, venisse pure a trovarlo nella propria
+dimora. E, quando il monarca egizio, meravigliato di tanta alterigia,
+transasse con i diritti della sua posizione, accorrendo umilmente
+all’udienza accordatagli, nè M. Porcio Catone si levò in piedi a
+riceverlo, nè si scomodò più di quello che occorreva per additargli
+alteramente una sedia.
+
+Dopo che il Tolomeo gli ebbe esposto la sua situazione, il romano
+credette di consolarlo, facendogli prevedere vano ogni tentativo,
+stante le lotte intestine della sua patria e descrivendogli l’enorme
+opera di corruzione, cui per riescirvi avrebbe dovuto dar mano. Che
+quindi tornasse piuttosto in Egitto a rappaciarsi coi suoi sudditi,
+al quale uopo egli non era alieno dal favorirlo come intermediario.
+Parve che tali parole colpissero l’animo del principe, il quale uscì
+da quel colloquio col fermo proposito di obbedire, ma bastarono i
+posteriori, avversi eccitamenti degli amici, che l’accompagnavano, per
+farlo rientrare nell’antico ordine di propositi ed indurlo a ripigliare
+la via dell’Italia[437], che, di quali traversie gli sarebbe stata
+cagione, non avrebbe durata gran fatica a sperimentare.
+
+Con una strana celerità in affare di tanta delicatezza, il senato
+incaricò P. Lentulo Sfintere, proconsole di Cipro e della Cilicia,
+della restituzione del re nei suoi stati[438] (57). Tanta fretta, che
+lo conduceva ad una decisa ingerenza negli affari d’Egitto, cozzava con
+tutti quei motivi, che l’avevano sino a poco tempo addietro indotto
+a disinteressarsi completamente dell’eredità egizia, e la nuova,
+repentina decisione poteva, da ciò soltanto, prevedersi a quanti
+contrasti non sarebbe andata incontro.
+
+
+II.
+
+Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta.
+Processi.
+
+Ad Alessandria intanto, sia che il viaggio del Tolomeo fosse rimasto
+ignorato, sia che la corte avesse avuto poca fiducia in un’azione
+energica del governo romano, era stata insediata sul trono la figlia
+dell’esule, Berenice[439]. Ma le notizie dei maneggi del padre non
+tardarono a pervenire, e, in vista delle nuove imprevedute circostanze,
+fu decisa un’ambasceria di ben cento delegati coll’incarico di
+giustificare dinnanzi al senato l’opera del gabinetto d’Alessandria e
+di notificare al medesimo i capi d’accusa gravanti su Tolomeo Aulete.
+
+L’infelice ambasceria non giunse neanco al suo destino. Fatta in gran
+parte massacrare per via dallo spodestato re d’Egitto, i superstiti
+finirono la loro vita a Roma, o, senza neanche esservi fatti
+pervenire[440], intimoriti e corrotti, desistettero dall’occuparsi
+della loro missione e, caso ancora più grave, dell’eccidio dei loro
+compagni[441]. Per quanto però Aulete avesse cercato di soffocare la
+voce del suo misfatto, questo era stato così enorme da non permettere
+che il senato se ne disinteressasse. Su proposta di uno dei suoi
+componenti, fu aperta quindi un’inchiesta, e primo ad interrogare
+si stabilì fosse Dione, già duce della malaugurata ambasceria. Se
+non che questi subì una sorte identica a quella dei suoi compagni di
+sventura. Corrotto dapprima dal re d’Egitto, ne veniva più tardi fatto
+assassinare, mentre l’inchiesta, avendosi il Tolomeo già accaparrato
+la buona volontà di parecchi fra i più cospicui uomini politici romani,
+non arrecava se non frutti negativi[442].
+
+Se infatti da un lato non riescì possibile raccogliere sufficienti
+prove di reità sugli alessandrini citati in giudizio[443], più
+brillante esito riscossero i cittadini romani, che del delitto erano
+stati o partecipi o provocatori.
+
+Nell’esercito dei complici morali del re, che, per di lui mezzo,
+cercavano gl’interessi del proprio partito o del proprio patrimonio,
+si annoverava fra’ primi l’ospite liberale del principe, il grande
+Pompeo[444]. Al di sotto del medesimo formicolava una serqua più o meno
+estesa e sconosciuta di pubblicani, alle cui porte quegli aveva bussato
+per ottenere i quattrini necessari alla sua opera immorale, mentre una
+folla enorme e nauseante di corrotti e di prevaricati s’industriava a
+soddisfare i debiti e l’appetito, accattando le briciole disperse del
+luculliano banchetto. Questi ultimi, come gli sprovvisti di una classe
+sociale e di un partito cui appellarsi, erano i soli passibili di
+accuse e di condanne, e soltanto di due fra i medesimi ci è pervenuta
+menzione di regolare processo.
+
+
+III.
+
+Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56).
+
+Furono infatti accusati dell’uccisione del capo dell’ambasceria egizia
+un P. Ascizio e l’ottimate M. Celio Rufo, che venne altresì incolpato
+di avere espulso da Pozzuoli gli ambasciatori alessandrini, spediti
+dalla reggente d’Egitto. Difensore di ambedue fu M. Tullio Cicerone,
+il quale, nel secondo processo, venne coadiuvato dal suo collega in
+oratoria forense, M. Crasso.
+
+Il processo di Ascizio precedè l’altro di Celio, e l’esito fu quale
+migliore non poteva aspettarsi: la piena e completa assoluzione
+dell’imputato[445] (56).
+
+Più clamoroso dovea riescire il secondo dibattimento. Sembra infatti
+che M. Celio, oltre a figurare tra i corrotti dal principe egiziano,
+sia stato, nella qualità di creditore del medesimo, uno degli strumenti
+più interessati di corruzione[446]; nè il rango sociale che egli
+occupava avrebbe consentito che lo si trascinasse ad un pubblico
+dibattimento, se un ripicco privato della gente Claudia non gli serrava
+contro una mezza dozzina circa di sottoscrittori[447]. L’accusa che
+gli fu mossa, una molteplice accusa _de vi_[448], c’interessa per due
+soltanto fra i suoi «_a capi_»: l’imputazione della cacciata degli
+ambasciatori alessandrini da Pozzuoli ed il mandato assassinio di Dione
+per mezzo degli schiavi di quello stesso cittadino romano, L. Lucceio,
+che l’aveva ospitato[449].
+
+Gli argomenti della difesa vennero ripartiti fra i due oratori.
+Crasso parlò in discolpa di Celio circa l’affare dell’espulsione degli
+ambasciatori, Cicerone in merito alla supposta complicità nell’omicidio
+del loro capo.[450]. L’orazione del primo ci è perfettamente
+sconosciuta; l’altra di M. Tullio si ridusse ad opporre all’accusa
+l’assoluzione di Ascizio[451] e la testimonianza favorevole di Lucceio,
+sotto la cui autorità quegli cercò di schiacciare tutto l’edifizio
+degli avversari. Come Ascizio, Celio fu assolto[452], e Cicerone potè
+esser lieto di avere da un canto resa la pariglia a quei Clodi, per la
+cui sollecitudine era stato imbastito il processo, dall’altro, d’avere
+avuto agio di accaparrarsi, con l’apologia di Lucceio, lo storico
+futuro delle sue gesta politiche[453].
+
+Questi i soli processi di cui abbiamo menzione. Se non che lo scandalo,
+represso in maniera così fortunata, rimetteva il Tolomeo nel pieno
+diritto di tornare alla richiesta dell’aiuto di Roma, aprendo in tal
+guisa una seconda fase della vertenza più spinosa della precedente.
+
+
+IV.
+
+Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico della restituzione
+del Tolomeo.
+
+L’incarico della spedizione egizia era infatti un boccone così ghiotto,
+un orizzonte così foriero di potenza civile e militare che nessuno
+dei più cospicui uomini politici del tempo se ne sarebbe volentieri
+vista sgusciare di mano l’occasione. Un precedente _senatus-consultum_
+avea, come osservammo, incaricato dell’impresa P. Lentulo proconsole di
+Cipro e di Cilicia. Se non che, contro di lui sorgeva adesso temibile
+concorrente Gneo Pompeo, alle cui costole il principe egiziano, verso
+la fine del 57, allontanatosi prudentemente dal territorio romano[454],
+aveva messo un suo incaricato, l’egizio Ammonio[455]. Col triumviro,
+in grazia dell’aureola democratica, stavano i più, non esclusi
+coloro, che in buona fede pigliavano a cuore la causa del re, e,
+quel che più monta, uno degli stessi membri del collegio dei tribuni,
+L. Caninio Gallo, mentre Pompeo, in mezzo all’aperta lotta, che per
+lui sostenevano i suoi amici, cercava di disarmare gli avversari più
+temibili e più tenaci col mostrarsi affatto alieno dall’impresa[456].
+
+Deliberati ad infrangere tutte le rosee speranze del vecchio e del
+nuovo concorrente erano invece i più rigidi membri di quel partito
+conservatore, che si era mantenuto sempre avverso alla riduzione
+dell’Egitto a provincia romana, guatando con occhio sospettoso
+l’avvento di un governatore in quelle regioni.
+
+La caduta di un fulmine sulla statua di Giove sul Monte Albano era
+intanto servita ai tribuni quale occasione per tentare il responso dei
+libri sibillini, e il provvido oracolo avea profetato, vietando pel re
+d’Egitto altro soccorso all’infuori di una platonica amicizia. Questo
+avea divulgato il tribuno Caio Catone[457] prima ancora della nuova
+decisione senatoria, forzando altresì i pontefici a leggere e comentare
+pubblicamente l’oracolo, e ciò bastava pel momento a destituire di ogni
+importanza il già trascorso _senatus-consultum_ in pro del governatore
+della Cilicia[458], mentre a tale «calunnioso ostacolo», come per ora
+ebbe a definirlo M. Tullio Cicerone, era giocoforza che la grande
+maggioranza dei sostenitori, sia di Pompeo che di Lentulo, fosse
+pronta, in ogni modo, a inchinarsi.
+
+
+V.
+
+La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª seduta (16
+gennaio).
+
+Tre erano quindi le opinioni che si sarebbero conteso il campo nella
+prossima tornata senatoria fissata pel 15 gennaio: una tendente
+a riproporre Lentulo, aggiungendo però la clausola che questi,
+nell’eseguire la sua missione, non facesse, concordemente all’oracolo,
+uso alcuno della forza armata; una seconda, tendente ad eleggere non
+uno, ma tre privati, ed una terza, schiettamente in favore di Pompeo,
+contro del quale, al più, concedeva la garanzia di un paio di colleghi,
+tutti però rivestiti del dritto di _imperium_, nel pieno esercizio cioè
+dei loro poteri militari[459].
+
+La prima opinione, concretata in un relativo ordine del giorno,
+doveva essere sostenuta da Q. Ortensio, M. Lucullo e Cicerone, che
+al proconsole della Cilicia doveva, riconoscente, la fortuna del suo
+ritorno; la seconda, da M. Calpurnio Bibulo, nemico di Pompeo perchè
+genero di Cesare, del quale egli era stato collega ed avversario
+nell’edilità, nella pretura e nel consolato; la terza, da M. Licinio
+Crasso e da L. Volcacio Tullo.
+
+Dopo lunga e vivace discussione, si stabilì di passare ai voti. Giusta
+la gerarchia del rango, doveva avere la precedenza l’ordine del giorno
+di Ortensio, cui avrebbe dovuto seguire la votazione sull’altro
+di Volcacio. Ma, poichè i consoli avversavano la causa di Lentulo,
+di cui Ortensio era noto sostenitore, dettero, valendosi dei loro
+poteri discrezionali[460], la precedenza a Calpurnio Bibulo, il quale
+avversava tanto la causa di Lentulo quanto quella di Pompeo.
+
+Ma, poichè il suo ordine del giorno implicava due questioni: 1)
+il dovere di ottemperare all’oracolo, 2) la nomina di tre privati,
+ne fu chiesta immediatamente la divisione. La prima parte riscosse
+l’unanimità dei voti ed il _veto_ dei tribuni Catone e Caninio; la
+seconda venne, a grande maggioranza, respinta.
+
+Seguiva l’ordine del giorno di Ortensio, quando un tribuno della plebe,
+P. Rutilio Lupo, fattosi avanti, richiese di presenziare e verificare
+la votazione[461]. Ne nacque un uragano di proteste. I consoli, che
+miravano a far sì che le proposte di Ortensio non fossero votate,
+lasciarono che la discussione si prolungasse all’infinito, e ciò bastò
+perchè, esaurita la giornata, tutto fosse rimesso alle sorti della
+dimane[462].
+
+La nuova seduta senatoria riescì senza confronto, più grave della
+precedente.
+
+Dopo un lungo, prolisso polemizzare, i fautori di Lentulo e di Pompeo
+parvero trovarsi di fronte ad un ostacolo imprevisto ed insormontabile.
+I tribuni C. Catone[463] e L. Caninio Gallo[464] vennero fuori con la
+strana dichiarazione, che, valendosi dei loro diritti, si sarebbero
+ora e sempre astenuti dal presentare ai comizi proposta alcuna di
+legge innanzi le future elezioni magistratizie[465]. Ciò bastava perchè
+l’insistere per un’immediata decisione equivalesse ad un voler lottare
+contro l’ineluttabile.
+
+
+VI.
+
+La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli.
+
+Ma, se alla fine delle fini tale dichiarazione poteva pel momento
+rassicurare i più pessimisti, e, insieme col ritardo dell’incarico a
+Lentulo, provocare quello dell’incarico a Pompeo, grave fu la sorpresa
+degli amici del primo, quando, di lì a poco, si vide C. Catone medesimo
+proporre il richiamo di Lentulo dalla Cilicia[466] ed il suo collega
+Caninio far approvare dai comizi, mentre altri leggeva al popolo le
+concordi lettere del monarca egiziano[467], che l’incaricato della
+missione fosse Pompeo, sia pure sfornito d’esercito, col semplice
+accompagnamento di due littori[468].
+
+L’enigmatica condotta dei tribuni si rivelava adesso a luce meridiana
+come la graduale attuazione dei piani concepiti dalla più fine arte
+degli amici di Pompeo[469]. Ma il guaio si era che le due proposte
+tribunizie urtavano, specie la seconda, contro gli antichi sentimenti
+del senato, già da tempo ostile alla creazione di un proconsolato
+egizio; ed esso, aiutato da un improvviso attacco in pubblico tribunale
+di Clodio, accusatore di Milone, contro Pompeo, difensore del medesimo
+e da un altro, di C. Catone[470], s’affrettò ad annullare ogni
+deliberazione popolare, dopo avere sapientemente preparato all’uopo
+l’opinione pubblica, allegando che Pompeo non poteva assentarsi dalla
+capitale, poichè, in qualità di prefetto dell’annona, gl’incombeva
+l’incarico di provvedere la città di vettovaglie[471]. Al tempo stesso
+il console Marcellino Lentulo, inaugurando le ferie latine, sospendeva
+i giorni comiziali, allo scopo d’impedire a sua volta qualsiasi
+proposta di legge di Catone, o, peggio ancora, di Caninio[472].
+All’annunzio di tante disavventure, Tolomeo, che non aveva fidato in
+altri se non in Pompeo e che, pare, fosse già partito per l’Oriente,
+disperando d’ogni buona riescita, si ritirava scoraggiato in Efeso.
+
+
+VII.
+
+Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete.
+
+Non erano così rassegnati i partigiani dei due concorrenti.
+
+Tra essi Cicerone consigliava per lettera Lentulo, qualora lui, che si
+trovava più vicino, ne giudicasse più opportuna l’interna situazione,
+vigendo ancora il _senatus-consultum_, il quale l’aveva investito
+della missione in Egitto, di rimettere coraggiosamente Aulete sul
+trono, riconducendolo magari a Tolemaide od altrove, indi marciare con
+l’esercito e la flotta, senza fare uso delle armi, su Alessandria, ed
+assicurarvi stabilmente colla presenza delle sue truppe, il dominio
+del re. Così il Tolomeo sarebbe stato rimesso sul trono, giusta il
+primo _senatus-consultum_, e, senza azione militare alcuna, giusta il
+responso dei libri sibillini. Se poi, soggiungeva l’oratore, Lentulo,
+costretto o meno, fosse riescito a conquistare l’Egitto, agli occhi
+del pubblico, il successo dell’impresa sarebbe bastato a giustificare
+l’impiego di qualsiasi mezzo[473].
+
+Ma l’abile e poco scrupoloso piano dell’oratore non persuase il
+pretore della Cilicia, il quale fu l’unico a rassegnarsi al suo crudo
+destino. Se non che, mentre ciò avveniva, ed il 56 trascorreva in vane
+querimonie, Aulete, raccomandato da Pompeo, si presentava al proconsole
+della Siria, Aulo Gabinio[474].
+
+Quando Gabinio ricevette Tolomeo, pensava, — e le condizioni della
+provincia lo richiedevano, — ad una guerra contro i Parti. Ma le
+istanze di un suo, per allora, oscuro luogotenente di cavalleria, M.
+Antonio, il futuro competitore di Ottaviano[475], prevalsero alla
+coscienza del proprio dovere, cui del resto Aulete non gli avrebbe
+concesso di porgere eccessivo omaggio, dappoichè aveva, insieme col
+generale, corrotto l’esercito, sborsando immediatamente metà della
+somma pattuita, ben diecimila talenti[476], e rimettendo il resto al
+saldo della ricevuta promessa, la restituzione in patria.
+
+
+VIII.
+
+La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55).
+
+Forte così dell’oro del Tolomeo e, per giunta, di una a noi sconosciuta
+clausola della legge, che, investendolo della luogotenenza della Siria,
+gli aveva altresì concesso un «_imperium infinitum_»[477], Gabinio,
+lasciatovi il figlio Sisenna, ancor giovanissimo e spedito innanzi
+M. Antonio medesimo, marciò, attraverso la Palestina, alla volta
+dell’Egitto (55)[478].
+
+Regnava ancora Berenice, la figlia di Tolomeo Aulete, la quale
+si era recentemente sposata ad un siro, un tale Archelao Sillano.
+Gabinio fece dapprima arrestare e poi liberare costui per estorcergli
+maggiori somme, avendo divulgato ad arte la notizia che egli si fosse
+liberato da sè. A Pelusio, valendosi della generosità degli Ebrei,
+che s’affrettarono a sgomberargli il passo[479], divise in due corpi
+l’esercito e sconfisse le milizie egiziane venutegli contro. Due
+nuove vittorie, l’una sul Nilo, l’altra terrestre[480], assicurarono
+definitivamente la clandestina impresa e l’ingresso trionfale delle
+armi romane in Alessandria. Archelao[481] fu ucciso nei massacri
+ordinati, non si sa bene se dal Tolomeo o dal generale romano, mentre
+Aulete, rimesso sul trono, inaugurava il nuovo regno, assassinando la
+figlia Berenice[482] ed i più cospicui e benestanti cittadini della
+capitale, con le cui sostanze egli pensava rifarsi delle ingenti somme
+sperperate in Roma alla riconquista del trono.
+
+Fatto nuovo e importantissimo, Gabinio lasciava presso il re, sotto
+forma di presidio, un numeroso corpo di legionari romani[483].
+L’indipendenza dell’Egitto subiva così la più grave _capitis deminutio_
+possibile, e Roma veniva posta nella piena, effettiva possibilità
+d’ingerirsi costantemente negli affari della sua politica interna.
+
+
+IX.
+
+Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. Condanna
+contumaciale di Gabinio (54).
+
+La prolissa questione aveva avuto, pel re d’Egitto, la sua definitiva
+soluzione, e, quando Cicerone, scornato nella sua olimpica ingenuità,
+apprese la clamorosa novella, che, insieme colle proprie, spacciava le
+speranze di Lentulo, scriveva a un amico lontano, senza il coraggio
+di uno solo rigo di comento: «A Pozzuoli si buccina che il Tolomeo
+sia diggià nel suo regno; se hai qualche notizia più sicura, fammela
+sapere.»[484].
+
+Non così avvenne, nè poteva accadere per Gabinio.
+
+Questi, conscio della gravità del suo operato, non ebbe neanche il
+coraggio di redigere la regolamentare relazione al senato. Ma di ciò,
+in sua vece, si presero cura i Siri, da cui, avendo i pirati fatto
+amaramente sperimentare gli effetti della lontananza del governatore
+romano, partì un acerbo reclamo al governo della città dominatrice.
+I pubblicani medesimi non avevano, in quell’intervallo, potuto
+riscuotere i tributi, per cui, se Gabinio avea ricolmo il proprio
+scrigno, le casse dell’erario e degli appaltatori delle imposte della
+regione ne erano state, in grazia sua, tutt’altro che favorite[485].
+Un provvedimento disciplinare s’imponeva; Gabinio fu messo in stato
+d’accusa[486], e l’accusa fu duplice[487]: _de maiestate_, in quanto
+avea violato i decreti del popolo romano, _de repetundis_, cioè di
+concussione, in quanto aveva gravemente esorbitato dalle proprie
+attribuzioni, s’era fatto corrompere da un principe alleato, e, per
+esso, aveva, non senza gravi conseguenze, trascurato l’amministrazione
+della provincia affidatagli[488]. Il candido Cicerone, tutto tenero
+del «_calunnioso ostacolo_» della religione, com’egli aveva altra
+volta definito l’oracolo, adesso, più violento che mai contro Gabinio,
+eccitava il popolo a voler riletti quei libri della Sibilla, di cui
+egli poco prima avea eccitato Lentulo a trasgredire il responso.
+Sperava che in tal guisa vi si sarebbe trovata la pena con cui i
+tribunali avrebbero dovuto colpire colui, che avea frodato Lentulo
+dell’incarico di ricondurre Aulete nel regno. Ma i consoli Pompeo
+e Crasso, l’uno, intimo di Gabinio e già istigatore della sua
+impresa, l’altro, o solidale per interessi di partito, o corrotto dal
+governatore della Cilicia, lottarono disperatamente perchè non venisse
+presa decisione alcuna in proposito (55). Se non che, scaduto l’anno di
+carica e successi nel loro ufficio Domizio Enobarbo ed Appio Claudio,
+ambedue membri della conservatrice aristocrazia romana, la rosea
+situazione dell’antico ufficiale di Cesare si oscurò; e, sia indettato,
+sia favorito dai consoli, il senato decretava che gli oracoli venissero
+riletti. Delle disastrose inondazioni furono interpetrate come segno
+dell’ira degli Dei, e tutto cooperò a rendere inevitabile il processo
+di Gabinio, che, contumace, fu, per la prima soltanto delle due
+imputazioni, condannato alla pena capitale[489].
+
+
+X.
+
+Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della contumacia. Gabinio
+assolto _de maiestate_ (fine dell’ottobre 54). Gabinio condannato _de
+repetundis_ (fine del 54).
+
+Tanta vendetta saldava eziandio i conti del processo, che rimaneva.
+Ma, appunto per questo, Gabinio volle tentare l’estrema audacia, ed il
+20 settembre dello stesso anno 54, rientrava in Roma, intenzionato a
+provocarvi la purgazione della contumacia[490].
+
+Il suo ritorno risollevò l’ira e le proteste del senato e dei suoi
+avversari[491], fra cui non ultimo Cicerone, il quale si riaccinse a
+scagliare contro Gabinio tutti i fulmini della sua eloquenza[492].
+Ma i nuovi processi seguirono un andazzo ed ebbero un esito assai
+diverso dal precedente[493]. Lentulo, suo accusatore nel processo
+_de maiestate_, apparve da ultimo[494] così remissivo da suscitare
+persino in Cicerone il dubbio che avesse subìto la pericolosa
+influenza di Pompeo[495]. La giuria venne corrotta dalle enormi somme
+dispensate da Gabinio e dalle raccomandazioni del solito Pompeo[496].
+L’opinione pubblica fu turbata dall’oscura minaccia di una prossima
+dittatura[497], e Gabinio tornava trionfalmente assolto del reato di
+lesa maestà con voti 38 contro 32[498] (fine dell’ottobre 54)[499].
+
+La sentenza portava, come suo motivo, una strana interpetrazione del
+responso della sibilla, la quale avrebbe alluso ad altri tempi e ad
+altri re egizi, nè prescriveva condanna alcuna contro l’imputato[500].
+Ma, se tale argomento ebbe la virtù di convincere i giudici, non
+scosse d’un punto l’opinione e la superstizione della maggioranza del
+pubblico, spettatore del dibattimento. La notizia di tanta enormità
+provocò un tumulto, ed i giudici, così audaci nell’averla perpetrata,
+affidarono adesso la loro salvezza alla fuga, scampando a stento
+all’indignazione popolare[501]. Ma, strana ironia della sorte, il
+terzo processo _de repetundis_, i cui auspici si presentavano assai
+più favorevoli che nei precedenti, doveva da ultimo subire l’esito più
+infelice.
+
+Esso si era dovuto rimandare stante le condizioni di salute del pretore
+incaricato dell’istruzione[502], e, quando il processo ottenne il suo
+turno, Gabinio, oltre a trovarsi in certo modo garantito dall’esito
+brillante dell’altro _de maiestate_, potea contare a favor suo
+l’acquisto del già non disagevolmente placato Cicerone, che gli si
+apprestava quale patrocinatore[503] e la presenza di Pompeo, che si era
+affrettato ad intervenire al giudizio ed a perorare innanzi al popolo
+radunato la causa del suo protetto, leggendovi le lettere speditegli da
+Cesare in favore di quest’ultimo. Ma l’odiosità della causa[504], lo
+zelo eccessivo di Pompeo, il nauseante voltafaccia di Cicerone[505],
+e fors’anco una tal quale negligenza di Gabinio, già sicuro del fatto
+suo, nell’accaparrarsi la benevolenza dei giudici, cogli argomenti
+più solidi della corruzione, pare abbiano concorso gravemente a farne
+abortire le speranze. Gabinio infatti, scampato a tante più gravi
+situazioni, colpito da condanna, non ostante si fosse abilmente difeso,
+allegando a motivo della sua spedizione il timore di un accordo tra
+la flotta egizia e le galere dei corsari, fatale in caso di successo
+alla sua provincia[506], nonchè, a giustificazione della medesima, la
+clausola dell’_imperium infinitum_, contenuta nella legge, che l’aveva
+investito della luogotenenza della Siria; e, benchè avesse insistito
+nell’affermare di non avere ricevuto altro denaro, se non quanto era
+occorso a indennizzarlo delle spese[507], veniva adesso costretto a
+pigliare la via dell’esilio[508] (54).
+
+
+XI.
+
+La società romana contemporanea.
+
+Siamo pervenuti al periodo più caratteristico di quella nuova società
+romana, che Giugurta, il quale ne aveva intravisto soltanto gli esordi,
+e nella cui fantasia tutto albergava, tranne l’ipotesi di una questione
+alessandrina e di un processo gabiniano, marchiò colla frase scultoria,
+lanciata alle porte della metropoli: «_Tu venderesti te stessa, se
+trovassi un compratore_»[509]. La gran maggioranza degli storici
+spiegano tanto travolgimento di coscienze coll’infelice tautologia
+di una corruzione morale, di cui ci sarebbero sconosciuti i motivi
+prossimi e remoti. In realtà, la società romana raccoglieva adesso, e a
+piene mani, i frutti di quella politica, nel cui vortice, per ragioni
+particolari, l’aveva lanciata la classe detentrice del suo governo.
+La corruzione morale era il contracolpo di un radicale perturbamento
+di tutti gli antichi rapporti sociali e del tenore di vita, che ai
+cittadini imponevano le nuove, mutate condizioni circostanti. Le guerre
+senza interruzione avevano rovinato la media e la piccola proprietà
+terriera, precipitandole nel baratro del pauperismo, costringendole a
+vivere di elemosine e a sollecitarle con insinuazioni e con insolenze.
+
+Destituita d’ogni risorsa industriale, l’antica republica di
+agricoltori si era, contemporaneamente, per mezzo di un’altra classe
+di cittadini, gli _equites_, che alle prime avvisaglie, avevano fatto
+in tempo a salvare dalla crisi agricola i loro capitali, gettata al
+saccheggio delle province, mentre l’alta aristocrazia della terra,
+i possessori dei latifondi, i candidati al consiglio senatorio,
+riscotevano le rendite dei loro possessi mostruosi, impinguati dal
+sudore degli schiavi, e, di fatto, se non di nome, gareggiavano coi
+primi nell’espoliazione del pubblico demanio, i così detti _praedia
+populi romani_.
+
+«Compagni e forieri della mutata vita economica erano stati i nuovi
+andazzi dei costumi, delle fogge, delle maniere di vita. Con l’eco
+delle vittorie e con l’oro dei vinti erano penetrati in Roma, a frotte,
+tutta la corrotta genia dei parassiti, tutto quel nugolo di artefici
+della corruzione, che si erano schiusi dal seno della decadente civiltà
+greca, ed al rustico Lazio apportavano i più raffinati amminicoli
+di un’età più corrotta, tutti i più fieri veleni della vita, larvati
+sotto le più liete apparenze. L’elemento greco certamente aveva avuto
+sempre a mezzo delle colonie italiche contatto con la vita romana,
+e non aveva potuto non esercitarvi la sua azione, ma ora addirittura
+v’irruppe, e con le sue correnti meno sane, fatte per giunta tramite»
+della «corrotta vita orientale»[510]. Tutti gli effetti di una vittoria
+sfrenata, di un bottino senza contrasti, una febbre d’oro di piaceri,
+di seduzioni avea invaso l’esercito trionfatore dei morigerati
+cittadini del Lazio. Pena la morte o la disfatta, i partiti e gli
+uomini politici non poterono più, nelle lotte d’ogni giorno, trascurare
+tante nuove quantità e consuetudini, il cui maneggio bastava da solo
+a decidere della vittoria o della sconfitta. Poveraglie cenciose,
+schiavi emancipati, impotenti od ignari dei lavori concessi ai liberi,
+stranieri ingordi di rapine e pronti, al pari dei succitati, ad
+arrolarsi, quali bravi o mercenari, al servizio dei candidati e degli
+uomini politici del tempo, vagavano, come orde fameliche, cui bisognava
+saldare i conti prima di tentare l’agone della vita pubblica[511].
+Ogni elezione era quindi una voragine pei candidati, un incendio di
+debiti nuovi, che il posto da conseguire doveva colmare ed estinguere
+coi rivoli infiniti delle dilapidazioni provinciali. «La corruzione
+elettorale e la dilapidazione delle province erano come i due estremi
+di una linea, che, ripiegandosi su se stessa, formava un circolo chiuso
+e il più vizioso che mai fosse.
+
+«Si corrompeva per ottenere la carica, e si voleva la carica per fare
+una fortuna»[512]. E la fortuna da conquistare era tanto più pericolosa
+quanto più grande, come quella che riscoteva i reclami dei dilapidati,
+le invidie e gli odii degli avversari, pronti a tradursi in altrettanti
+processi, nuova fonte di sperpero e di corruzione. Come infatti,
+prima dell’elezione facea d’uopo comperare gli sgherri e gli elettori,
+occorreva adesso comperare il pubblico, i giudici e gli accusatori,
+pena ineluttabile, in caso d’insuccesso, l’interdizione dei pubblici
+uffici, equivalente all’interdizione del pubblico espoliamento.
+
+Tali erano alcuni soltanto dei frutti della trascorsa politica
+imperialista del senato romano, che storici e retori esaltano quale
+capolavoro di sapienza stataria, e che invece, originata, come abbiamo
+visto[513] da gretti interessi di classe, terminava per inabissare,
+sotto le sue conseguenze, il mondo conquistato ed i conquistatori.
+
+
+XII.[514]
+
+Il processo di C. Rabirio Postumo; l’accusa; la pena.
+
+Frattanto neanche la condanna di Gabinio avea chiuso la serie delle
+conseguenze della questione alessandrina. Diretto contracolpo ne fu un
+processo contro un personaggio, rimasto, durante i fatti precedenti,
+nell’ombra, ma che pur troppo avea avuto gran parte nella loro pratica
+attuazione.
+
+Era questi un cavaliere romano, C. Rabirio Postumo. Seguendo
+la carriera del padre, egli avea partecipato a moltissime delle
+speculazioni e delle imprese dei pubblicani. Avea ottenuto appalti
+nelle province, era stato largo d’imprestiti a popoli e a monarchi,
+e, per sua malaventura, fra i re, che ne avevano chiesto i favori,
+s’era imbattuto in Tolomeo Aulete[515]. I primi suoi imprestiti a
+quest’ultimo rimontavano ad una data anteriore alla venuta di lui
+a Roma. Dopo quel tempo essi non erano stati continuati con minore
+zelo, anzi Postumo vi avea impiegato, non solo i propri, ma eziandio i
+capitali dei suoi amici. E, quando Aulete, come vedemmo, era ripartito
+definitivamente da Roma per Efeso, nuovo danaro gli era stato rimesso,
+in seguito a più di una scrittura, rogata in casa di Pompeo[516]. Non
+avendo riscosso nulla di tante somme sborsate, Postumo si era più tardi
+acconciato a recarsi alla corte di Aulete, in qualità di amministratore
+delle finanze dello stato (διοικητής)[517], nella speranza di rifarsi
+di tanti crediti inestinti. Ma, disgraziatamente, anche adesso, avea
+dovuto sopportare tutta la bieca ferocia, di cui più volte s’era
+dimostrato capace il re d’Egitto. Era stato costretto a vedersi
+imprigionare i più fedeli compagni, e, privo dell’ultimo resto delle
+proprie sostanze, avea dovuto fuggire dal regno[518]. Dopo di che, a
+detta di Cicerone, se non fosse stato il soccorso di Cesare, egli non
+avrebbe potuto più mantenersi nel rango sociale ereditato dalla propria
+famiglia[519]. Come se ciò non bastasse, in grazia dell’insolvibilità
+di Gabinio, egli era stato quindi citato in giudizio da C. Memmio, uno
+degli antichi accusatori di quest’ultimo[520].
+
+Il crimine, che gli s’imputava era il medesimo, per cui già era stato
+condannato Gabinio, un crimine di concussione[521]. L’ex-proconsole
+della Siria non aveva coi propri beni potuto saldare la multa, di
+cui era stato ritenuto passibile, e, giusta un articolo della legge
+_Iulia de repetundis_, il residuo del debito avrebbe dovuto essere
+colmato da colui, che, come Rabirio, nella qualità di ministro delle
+finanze in Egitto, avea procurato ed esibito il denaro, necessario
+alla consumazione del crimine, falcidiandone, come era presumibile, una
+parte nel proprio, esclusivo interesse[522].
+
+Questo il pernio dell’accusa. Intorno ad esso però ne gravitavano delle
+altre non meno acerbe ed infamanti.
+
+Sosteneva infatti l’accusatore: 1) le somme sborsate in Roma da
+Postumo ad Aulete essere valse a corrompere il senato[523], sì che, fra
+l’altro, poco o nulla s’era per esse concluso dall’inchiesta aperta
+sulla tragica fine dell’ambasceria alessandrina; 2) Postumo avere,
+mirando al proprio interesse, sospinto, per via di danaro, Gabinio
+a restituire sul trono Tolomeo Aulete, violando così il tassativo
+disposto del senato e l’ammonimento dei libri sibillini; 3) lui stesso,
+cittadino romano, essersi abbassato a funzionare da ministro di un re
+straniero[524], e, quel che più monta, avere, in tale ufficio, mirato,
+anzichè a servire fedelmente il monarca, ad accumulare ricchezze in pro
+di se medesimo[525].
+
+La pena, come nel precedente processo, variava dall’esilio alla
+interdizione dei diritti politici[526], e, come per Gabinio, sotto le
+pressioni di Pompeo, il difensore ne era M. Tullio Cicerone[527].
+
+
+XIII.
+
+La difesa di Cicerone.
+
+La principale tra le difese di quest’ultimo volse sull’interpetrazione
+del capoverso della legge _Iulia_, che implicava nelle reti del
+processo precedente il malcapitato cavaliere.
+
+— Anzi tutto, opponeva il difensore, Postumo non è, a tenor di legge,
+di nulla imputabile perchè, nè, in genere, nel processo di Gabinio,
+nè tanto meno nella conseguente _litis aestimatio_[528], egli è stato
+citato come imputato o come testimone, nè mai vi si è udito menzionare
+il di lui nome, il che, giusta la consuetudine giudiziaria, avrebbe
+dovuto essere richiesto, perchè Postumo potesse venire imputato[529], e
+non già in un giudizio distinto, sibbene in quello medesimo, tenuto per
+il reo principale[530]. Ma, aggiungeva Cicerone, data l’imputabilità
+di Rabirio, come individuo, non ne consegue la possibilità di una
+condanna, dappoichè la legge _Iulia_ non è applicabile all’ordine degli
+_equites romani_[531] —.
+
+Se non che, tali argomentazioni non bastavano a separare la causa di
+Postumo dall’altra di Gabinio, ed è perciò che Cicerone insiste su
+questo punto con tutto il calore, di cui egli è capace.
+
+— Ciò che Gabinio avea fatto, obbiettava il difensore contro la
+seconda delle accuse appendicolari gravanti sul proprio patrocinato,
+è unicamente imputabile all’opinione di Gabinio medesimo, nè l’accusa
+di corruzione, volutamente esercitata da Postumo, rimane al di sopra
+di una pura ed illogica diceria[532]. I citati testimoni alessandrini
+hanno lodato Gabinio, il che implicitamente ridonda ad onore di
+Postumo, a meno che non si voglia lodare colui, per il quale fu
+raccolto il danaro, e biasimare chi materialmente lo raccolse[533].
+Essi medesimi, nel processo di Gabinio, negarono che a costui fosse
+stata offerta mercede alcuna, e Pompeo ebbe allora a testimoniare
+averlo il re assicurato nessun’altra somma al proconsole della Siria
+essere stata esibita se non quella necessaria alla spedizione. Come
+potersi quindi credere ora ai medesimi, quando affermano che parte
+di codesto inesistito mezzo di corruzione sia rimasto nelle mani di
+Rabirio[534]? —
+
+Liberata così la causa di quest’ultimo dal processo Gabiniano, Cicerone
+tenta svincolarla dalle rimanenti quistioni, cui l’accusatore l’aveva
+strettamente connessa.
+
+— L’accusa di aver partecipato alla corruzione dell’assemblea
+senatoria, dichiara Cicerone, nè è questo — a rigor di legge — il
+luogo in cui possa venire dibattuta, nè è congiunta con la causa
+di Postumo, sprovvisto di mezzo alcuno per prevedere l’uso, che dei
+propri imprestiti avrebbe fatto Aulete, non già nemico, ma alleato di
+Roma, dalla quale avea riscosso l’affidamento della restituzione sul
+trono. Sarebbe curioso, obbietta di nuovo il difensore, condannare,
+non già chi trafisse, sibbene chi ebbe l’infelice idea di fabbricare la
+spada[535].
+
+Nè può egualmente il cavaliere Postumo venire accusato di essersi
+moralmente compromesso per aver servito il re egizio. Certo tale
+decisione fu stolta, ma Postumo vi ricorse per saldare da sè i crediti
+ch’egli vantava con Aulete, a tutto intenzionato piuttosto che a
+soddisfarli. Data la mala volontà di quest’ultimo, altro dilemma non
+rimaneva se non quello di vestire il pallio per tornare togato a Roma,
+o rimanere in questa per rimetterci le possibilità della toga[536]. Chi
+può del resto, aggiungeva il difensore, affermare che l’amministrazione
+di Postumo abbia peccato di disonestà? Duplice era la via di guadagno:
+o, riscotendo i tributi, ritenerne la consueta percentuale, e in ciò
+nulla di men che corretto; o frodare nella esazione e nella consegna
+della somma promessa a Gabinio, e ciò è in contraddizione colla mercede
+di 10000 talenti, che l’accusatore, fondandosi sul processo di Gabinio,
+ritiene promessi e pervenuti per intero a quest’ultimo[537].
+
+L’accusa poi che Postumo, con tutta la sua ostentata indigenza,
+possegga e celi delle ricchezze è destituita d’ogni fondamento e
+contraddice alla misera fine della di lui gestione in Egitto. Chi
+narrò di navi noleggiate per suo conto a Pozzuoli, fra cui una, che
+alle dimensioni apparve la depositrice del tesoro, chi intravide merci
+preziose, celate sotto carte e pannolini e simili bazzecole, non si
+fondò che su vane e inattendibili dicerie —.
+
+E così, forte dell’assenza quasi completa di prove, Cicerone entra
+nell’ampio torrente della perorazione, rammentando come la disgrazia
+del danaro prestato sia da sola sufficiente a costituire la peggiore
+delle condanne, enumerando le sciagure, di cui Rabirio era stato parte
+e spettatore ad Alessandria, la stima e la generosità, di cui era
+stato fatto segno da Cesare, invocando la solidarietà degli _equites_,
+allora, giusta la legge Aurelia[538], membri del tribunale giudicante,
+solleticando coi frequenti accenni alla propria autorità l’ordine
+senatorio, cui egli si dichiarava onorato di appartenere, e chiedendo,
+per tutto ciò, l’assoluzione dell’imputato.
+
+Riescì Postumo assolto?
+
+Nessuna notizia ci è pervenuta sul proposito ed il silenzio è pari
+all’arditezza di qualsiasi supposizione. Qualunque però sia stato
+l’esito del processo, nessuno degli argomenti difensivi poteva, a rigor
+di termini, vantare un valore meno che causidico, e tutta l’orazione,
+quando non sonò puro appello alla sensibilità dei giudicanti, rimase
+nella bassa sfera dei doveri d’ufficio del difensore. La causa
+di Postumo era moralmente e logicamente inseparabile da quella di
+Gabinio, e Cicerone era troppo bene informato della colpabilità di
+quest’ultimo per potersi con coscienza afferrare alla contraddizione
+dei legati alessandrini, e, peggio ancora, alla testimonianza di
+Pompeo. Nè era egualmente possibile svincolare la causa di Postumo da
+quella della corruzione del senato, chè il primo avea avuto tempo di
+sincerarsi della fine dei propri imprestiti[539], e la legge _Iulia
+de repetundis_ poteva, oltre ai diretti, permettersi di colpire i più
+remoti responsabili, anche se semplici privati[540]. Le giustificazioni
+poi circa i motivi dell’ufficio, da Rabirio spontaneamente assunto ad
+Alessandria, ne attenuavano, ma non giustificavano la colpabilità,
+e, peggio ancora, cozzavano contro l’ipotesi d’intendimenti onesti
+nell’amministrazione, che l’imputato aveva intrapreso[541]. La causa,
+poteva _a priori_ dirsi irrimediabilmente perduta, e a Cicerone nulla
+era necessario attendere per convincersi della colpabilità del proprio
+cliente[542]. Ciò non ostante, come ad ogni passo della sua vita,
+preferì sacrificare sugli altari dell’opportunismo più ingenuo e dei
+_matchs_ oratorii più fanciulleschi la sua facondia e la sua reale
+onestà, e di altro non possiamo dichiararci addolorati se non del fitto
+buio, che ai nostri occhi ricopre l’esito di questo, non ultimo fra i
+suoi malaugurati _tours de force_[543].
+
+
+XIV.
+
+Cronologia del dibattimento.
+
+Rimane la questione della cronologia del dibattimento.
+
+L’unico accenno alla medesima, contenuto nell’unica fonte rimastaci,
+l’orazione ciceroniana, si è il richiamo ad uno dei più notevoli
+eventi politici del tempo, la minacciata demolizione della potenza di
+Giulio Cesare[544], in nome del quale il difensore ricerca le ultime
+vie della coscienza dei giudici. Se non che, di minacciate demolizioni
+del proconsole delle Gallie, per opera di avversari e di amici, se
+ne ebbero a contare più d’una dall’anno ormai trascorso dell’ultimo
+processo di Gabinio, cui, quello di Postumo si ricollega quale
+appendice, all’altro della sua rottura finale con gli _optimates_ (49),
+e, peggio ancora, alla di lui morte (44). Occorrono quindi ulteriori
+considerazioni per poter fissare con approssimativa sicurezza la
+cronologia del giudizio, che direttamente ci riguarda.
+
+Esso, anzitutto, data l’intonazione della difesa, ci si rivela
+vicinissimo all’altro di Gabinio; ma, quel che più importa, gli ultimi
+capitoli dell’orazione accennano chiaramente a un periodo di intima
+riconciliazione dell’oratore con Cesare[545]. Or bene, i periodi
+di simpatia fra i due uomini sono molto meno numerosi degli altri
+delle svariate ostilità contro il proconsole delle Gallie. Infatti
+nè possiamo più trovarne traccia durante o dopo la guerra contro
+Pompeo, nè fra il 53 e il 49, nel qual periodo di tempo Cicerone si
+chiuse in una completa parsimonia di giudizi e di decisioni, pari alla
+incertezza, che allora lo dominava. Gli anni, dunque, che ci rimangono,
+vengono costituiti dal biennio 54-53, e nel 54, a noi ampiamente noto
+come quello della luna di miele degli amori cesaro-ciceroniani,[546],
+ci apparisce ragionevole collocare il giudizio, che, per sua mala
+ventura, ebbe a subire Rabirio Postumo.
+
+Così si chiudeva l’era più drammatica delle relazioni di Roma con
+l’Egitto, che, per due anni, aveva in maniera anormale tempestato la
+vita politica romana, provocandovi una crisi, che solo poteva stare
+a fronte dell’altra, avvenuta in sugl’inizi della guerra giugurtina.
+Gli uomini ed i partiti vi si erano buttati a capofitto, l’uno contro
+l’altro, per sfruttare con interessi opposti la situazione, e, quando,
+dopo tanto affacendarsi, Tolomeo Aulete potè credersi tranquillo sul
+trono d’Alessandria, non ebbe certo l’intuito di prevedere ch’egli
+avea concorso a sollevare una tempesta, di cui, tra non guari, la sua
+dinastia ne avrebbe subito, e fatalmente, il contracolpo.
+
+
+
+
+CAPITOLO X.
+
+ALLA VIGILIA DELLA SPEDIZIONE DI GIULIO CESARE. EPILOGO (53-50).
+
+
+I.
+
+L’ultimo strascico della questione alessandrina.
+
+Il nostro racconto ormai volge alla fine. L’ultima eco della venuta di
+Tolomeo Aulete a Roma, fu l’uccisione dei due figli di M. Calpurnio
+Bibulo — il senatore che noi già abbiamo notato avverso a Pompeo,
+e, quindi, alla spedizione di Gabinio — avvenuta in Egitto durante
+il proconsolato del padre in Siria (50), per opera di quei soldati
+medesimi, che Gabinio aveva lasciato a guardia di Aulete contro le
+possibili rivolte degli Alessandrini[547]. Più tardi Cleopatra,
+la futura regina, la favorita di Cesare, probabilmente indettata
+dall’astuzia politica del suo amante, spedirà al vedovo padre i
+colpevoli perchè questi potesse prenderne la dovuta vendetta. Ma,
+egregio esempio di scrupolosa legalità, la storia avrà a registrare la
+moderazione del senatore romano, per cui questi rimandò i prigionieri
+in Egitto, dicendo che non a lui, sibbene al tribunale competente, il
+senato, spettava il giudizio sul loro misfatto.
+
+Noi non conosciamo se la questione abbia avuto seguito, ma, anche se
+così fosse avvenuto, essa rientra in una fase cronologica, che esorbita
+dai limiti della nostra trattazione.
+
+
+II.
+
+Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti politici romani dopo la
+spedizione di Gabinio. Epilogo.
+
+Nuovi destini erano, con la reggenza di Cleopatra, già toccati
+all’Egitto, e il duello ad armi invisibili, che, da due secoli
+e mezzo, esso combatteva con Roma aveva avuto la sua catastrofe
+colla sommissione piena ed intera della monarchia dei Lagidi. Colla
+spedizione infatti di Gabinio, con il presidio da questo largito al
+paese, Roma, senza saperlo, aveva affondata la sua zampa di leone nel
+cuore dell’impero dei Tolomei. E l’ultimo principe semi-indipendente
+della regione con un’incoscienza, che più non meritava attenuanti,
+avea dato di mano a rincrudire le ferite, che non avea saputo evitare
+alla sua patria. Aulete morente avea scongiurato il popolo romano a
+voler rendersi (facile sacrifizio!) esecutore del suo testamento, copia
+del quale egli avea curato di spedire a Roma, così come il senato di
+depositare nelle mani di Pompeo[548].
+
+Quella valle remota, dove un principe doveva a Roma, anzi a un romano,
+Pompeo, e trono e vita, donde potevasi reclutare ancora una riserva di
+soldati della republica[549], sarebbe fra breve, come tutto l’oriente e
+l’occidente, divenuta palestra della prossima guerra civile fra Cesare
+e Pompeo, ch’era anche la definitiva fra la nobiltà romana e le classi
+inferiori della popolazione.
+
+Allorchè quest’ultimo, dopo averne esaurito le risorse, navigò, come
+ad estremo approdo, verso l’Egitto, a rifugiarsi sotto le ali della
+potenza Lagida, il fato della monarchia Tolomaica fu segnato per
+sempre. Invano si tentò bruciare l’ultima cartuccia, allorchè l’ultimo
+dei Lagidi, continuando la politica della sua corte, immolò sugli
+altari della gloria del vincitore il capo del fuggiasco generale.
+L’ex-proconsole delle Gallie, l’autore della legge agraria di Servilio
+Rullo, il corifeo di quel partito democratico, che da venti anni
+sosteneva l’annessione piena ed intera dell’Egitto, non aveva più
+assemblee senatorie con cui fare i conti, nè motivi per continuare
+nell’opportunismo e nella transigenza; e, dalla rada di Alessandria,
+dalle lagrime sparse sul mozzo capo del nemico, spiegata la pompa
+eloquente delle insegne consolari, passò ad installarsi nella magione
+dei Tolomei. Nove mesi ancora e tutto l’Egitto sarebbe caduto nelle sue
+mani[550].
+
+Giammai, quasi senza colpo ferire, aveva Roma ultimato impresa più
+ricca di utili materiali. L’immenso patrimonio egizio di vantaggi
+naturali, industriali, commerciali e pecuniari, come fiumana di cui
+si fosse spostata l’incanalazione, veniva a riversarsi dall’Africa in
+Italia. La chiave fatata dei suoi tesori era stata ritolta all’Oriente,
+e, come da Cartagine, dalla Grecia, dalla Sicilia, rivoli infiniti
+d’oro e di gemme sarebbero affluiti a smorzare l’inedia dei pezzenti e
+a colmare i debiti e lo spreco degli epuloni della capitale d’Italia.
+La politica di vampirismo cosmopolita, verso cui l’oligarchia romana
+aveva, fin dalla terza delle guerre puniche, indirizzato decisamente
+i suoi sudditi, e delle cui conseguenze era stata costretta ad
+atterrirsi, aveva, per le necessità medesime del conseguito svolgimento
+della società romana, rintracciato il più fedele dei suoi continuatori
+nel più tremendo ed implacabile dei democratici. Con Giulio Cesare,
+salvo transitorie mutazioni, il circolo della sua storia era chiuso: ai
+suoi due capi rilucevano foscamente l’incendio di Cartagine del 146 e
+quello di Alessandria del 49.
+
+
+
+
+SOMMARIO
+
+
+ PREFAZIONE pag. III
+
+ CAPITOLO I. — _Roma e l’Egitto nel III.º secolo a. C._ —
+ I. L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia;
+ commercio. L’industria, le classi sociali; la
+ costituzione e l’indirizzo politico; arti e scienze.
+ II. Agricoltura in Roma durante la repubblica;
+ industrie; decadenza dell’agricoltura; pastorizia;
+ indirizzo politico. Situazione reciproca dei due stati.
+ III. Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº
+ d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici; motivi
+ economici.
+ IV. Alleanza romano-egiziaca (273).
+ V. Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica.
+ VI. Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace
+ (238-5).
+ VII. L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra
+ annibalica (216).
+ VIII. Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad
+ Annibale.
+ IX. Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma
+ e Cartagine nel secondo periodo della guerra annibalica.
+ X. Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra
+ annibalica.
+ XI. Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la
+ guerra annibalica e preparativi per l’avvenire (201) » 1
+
+ CAPITOLO II. — _Roma e l’Egitto durante la 2.ª guerra
+ macedonica e la I.ª siriaca_ (200-189) —
+ I. Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria.
+ II. Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº.
+ III. La politica estera e le classi sociali romane.
+ IV. L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la
+ Macedonia.
+ V. Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. Conquista
+ macedone dei medesimi.
+ VI. _Ultimatum_ di Roma a Filippo di Macedonia. I primi
+ due anni della seconda guerra macedonica. Trattative di
+ pace. Ripresa della guerra. Pace definitiva (196).
+ Trascuranza degli interessi egizi da parte di Roma.
+ VII. Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui
+ territori egiziani nell’Asia e nell’Asia Minore.
+ VIII. Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma.
+ IX. I Romani ed Antioco.
+ X. T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco
+ (194-3).
+ XI. Nuove pratiche.
+ XII. Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da
+ parte dei Romani durante codeste trattative.
+ XIII. Nuova ambasceria egiziana (191).
+ XIV. Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana.
+ XV. Nuove trattative di pace (190).
+ XVI. Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti
+ egiziani asiatici.
+ XVII. Ragioni del contegno egoistico di Roma » 28
+
+ CAPITOLO III. — _Roma e l’Egitto durante la V.ª guerra
+ siro-egiziaca_ (180-68). —
+ I. Tutela romana su Tolomeo Filometore?
+ II. Ambasceria romana in Oriente, e preludi di una terza
+ guerra macedonica (173).
+ III. Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca.
+ Ambasciatori siri ed egizi a Roma.
+ IV. Svogliato intervento del senato.
+ V. L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria
+ (171-0). Disperata ambasceria al senato romano (170).
+ VI. Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168).
+ Fine della IIIª guerra macedonica.
+ VII. Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto.
+ L’azione conciliatrice di Roma (168).
+ VIII. Seconda invasione di Antioco in Egitto (168).
+ IX. Fine della guerra (168). Nuove delusioni della
+ corte alessandrina. Ambasceria di ringraziamento.
+ Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e l’Oriente
+ rispetto a Roma nel 167 a. C. » 61
+
+ CAPITOLO IV. — _Roma e l’Egitto durante la guerra civile
+ fra Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete II.º_
+ (168-151). —
+ I. Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in
+ Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma.
+ II. La querela di Evergete in senato. Decisioni
+ senatorie.
+ III. L’ambasceria romana ed Evergete alla volta
+ dell’Egitto.
+ IV. Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore.
+ Insurrezione della Libia e della Cirenaica contro
+ Evergete. La condotta dell’Egitto.
+ V. Nuova discussione in senato. Il senato contro
+ Filometore. Guerra civile in Egitto. Evergete di nuovo
+ a Roma (154).
+ VI. Nuovo decreto del senato. Suo platonismo.
+ VII. Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal
+ 161 al 154.
+ VIII. Esito della guerra civile d’Egitto. Sua
+ cronologia.
+ IX. Nuova astensione del senato e ragioni del fatto.
+ Nuove vicende estere di Roma.
+ X. Ragioni della simpatia del senato verso Evergete » 73
+
+ CAPITOLO V. — _Roma e l’Egitto dal 152 al 116._ —
+ I. L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana.
+ Uccisione di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore.
+ L’Egitto in favore del protetto da Roma.
+ II. Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria (147).
+ III. L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma.
+ IV. Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e
+ l’Egitto.
+ V. La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio
+ Catone il censore.
+ VI. L’iscrizione di Delo.
+ VII. Scipione Emiliano in Egitto (135) » 88
+
+ CAPITOLO VI. — _Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº
+ a quella di Tolomeo Alessandro IIº_ (116-81). —
+ I. Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la
+ Cirenaica (94). Quistione cronologica. Quistione
+ topografica.
+ II. La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto.
+ III. Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L.
+ Licinio Lucullo in Egitto (96).
+ IV. Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri
+ interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81).
+ L’Egitto testato al popolo romano? (81).
+ V. Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a
+ tanta eredità. Ragioni del fatto » 103
+
+ CAPITOLO VII. — _Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro
+ IIº al riconoscimento di Tolomeo Aulete._ (81-59). —
+ I. Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato.
+ Ragioni del fatto.
+ II. Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi Aulete e
+ sua assunzione al trono. _Optimates_ e _populares_
+ rispetto alla questione egizia.
+ III. Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati
+ (67). La cattura di P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67).
+ IV. Imparentamento della casa egizia con Mitridate.
+ V. Roma eredita tutta la Libia (65).
+ VI. La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto (64).
+ VII. Pompeo in Oriente e l’Egitto (63).
+ VIII. I primi atti del primo consolato di Cesare (59).
+ Tolomeo XIIIº riconosciuto dal governo romano (59).
+ Tolomeo XIIIº alleato (59) » 117
+
+ CAPITOLO VIII. — _Roma e l’Egitto dal 59 al 57. La
+ spedizione contro Cipro._ —
+ I. Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera
+ legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone.
+ II. La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone.
+ III. Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro.
+ IV. Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta
+ pubblica.
+ V. Il ritorno (56).
+ VI. L’ordinamento politico di Cipro (56).
+ VII. Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56).
+ VIII. Clodio e Catone (53) » 137
+
+ CAPITOLO IX. — _Roma e l’Egitto dal 57 al 53. La
+ restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete._ —
+ I. Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone
+ (58). Decisioni del senato in suo favore (57).
+ II. Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine.
+ L’inchiesta. Processi.
+ III. Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56).
+ IV. Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico
+ della restituzione del Tolomeo.
+ V. La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª
+ seduta (16 gennaio).
+ VI. La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli.
+ VII. Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo
+ Aulete.
+ VIII. La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul
+ trono (55).
+ IX. Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio.
+ Condanna contumaciale di Gabinio (54).
+ X. Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della
+ contumacia. Gabinio assolto _de maiestate_ (fine
+ dell’ottobre 54). Gabinio condannato _de repetundis_
+ (fine del 54).
+ XI. La società romana contemporanea.
+ XII. Il processo di C. Rabirio Postumo; l’accusa; la pena.
+ XIII. La difesa di Cicerone.
+ XIV. Cronologia del processo » 156
+
+ CAPITOLO X. — _Alla vigilia della spedizione di G. Cesare.
+ Epilogo._ (53-50). —
+ I. L’ultimo strascico della questione alessandrina.
+ II. Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti
+ politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo » 187
+
+ SOMMARIO » 191
+
+ ERRATA-CORRIGE » 196
+
+
+
+
+ ERRATA CORRIGE
+
+ p. 37, n. 3. Id. 7 Masè-Dari et.
+ p. 37, n. 4. Masè — Dari etc. Id. 7
+ p. 42, r. 24. Calchedone Calchedonte
+ p. 51, r. 21. , tre e tre
+ p. 56, r. 24. Cleopatra I Cleopatra
+ p. 111, (margine), 80 81
+ p. 112, n., r. 3. 80 81
+ p. 129, r. 2-3. s’accorgevano s’accorgono
+ p. 137, (margine), 59 58
+ p. 161. Aulo Plauzio Caninio L. Caninio Gallo
+
+
+
+
+NOTE:
+
+
+[1] Die politischen Beziehungen der Römer zu Aegypten bis zu seiner
+Unterwerfung. p. 1-45. Heiligenstadt, 1863.
+
+[2] Rom und Aegypten in ihren politischen Beziehungen bis Costantin.
+Rottweile (Progr.) 1870, p. 1-16.
+
+[3] De Lagidarum cum Romanis societate, p. 1-48. Lutetiae-Parisiorum.
+1879.
+
+[4] De rebus inter Romanos et Aegyptios intercedentibus, p. 5-43
+Berlin. 1893.
+
+[5] Le precedenti monografie, tranne quella dello Schneiderwirth,
+la più antica e quindi la più incompleta, e l’altra dello Schmid,
+compendiosissima e senza indicazione delle fonti, sono tutte, del
+resto, lavori scolastici. Il Bandelin ha poi un torto, secondario sì,
+ma non insignificante. Egli non si limita, come dichiara anche il
+titolo del suo lavoro, alle relazioni politiche, ma, così facendo,
+lascia molto a desiderare nell’enumerazione e nella trattazione dei
+rapporti commerciali e religiosi di Roma con l’Egitto.
+
+[6] Anche i più arditi, per non dire audaci, nel dar di frego a
+tutte le convenzioni storiografiche del passato, non hanno saputo
+liberarsi dai più gravi pregiudizi, quando si trattava di rimutare
+sostanzialmente i nostri concetti su codesta storia medesima. Così,
+per es., il Pais, nella prefazione a due sue grossi e ribelli volumi
+intorno alla storia di Roma, (St. di Roma — Torino, 1898-99), ha una
+pagina della più ingenua retorica sulle pubbliche e private virtù
+romane, per cui egli ritiene che «alla nazione», alla quale «in tempi
+meno lontani è stata così a lungo mossa accusa di aver formulata la
+teoria del macchiavelismo», «può tornar di conforto l’esempio degli
+antichi romani, che lottando contro Pirro, Annibale e Filippo, tanto
+nella diplomazia, quanto sul campo di battaglia, combatterono a viso
+aperto» (XV-XVI), della quale asserzione, se altro non fosse, il
+presente scritto sarà — involontariamente e implicitamente — la più
+categorica smentita.
+
+Un libro, per contro, scevro di qualsiasi pregiudizio ho riscontrato
+nello splendido e recentissimo saggio del Masè Dari — M. T. Cicerone e
+le sue idee sociali ed economiche. Bocca. Torino, 1901.
+
+[7] La questione della decadenza delle nazioni latine, che non ha
+proprio nulla che fare con una questione di razza, non è, in gran
+parte, se non l’estrema illazione della decadenza della società
+romana, e molta luce essa verrebbe a ricevere da una seria ricerca
+delle cause di tale fenomeno. Ma questa non può non rimanere tentativo
+sterile e doloroso, giacchè i pochissimi, che, con nobile sforzo, vi
+si affacendano intorno, di tutt’altro genere di fatti e di fenomeni
+hanno pratica che di quelli del mondo e della civiltà classico-romana.
+Uno per tutti citerò il Sergi ed i suoi studi: «_Come sono decadute
+le nazioni latine_» [in N. Antologia, 1 agosto 1899] e «_La decadenza
+delle nazioni latine_». Torino. Bocca, 1900, che della mia affermazione
+costituiscono la prova più irrefragabile.
+
+[8] Colgo quest’occasione per deplorare, come in altri miei scritti,
+la diffidenza, colla quale in Italia, viene, di consueto, accolto
+qualsiasi tentativo di studio storico, che esca dal campo di una pura
+trattazione erudita. Ed il curioso si è che i più diffidenti s’illudono
+così di assurgere alla serietà degli studiosi tedeschi, i quali invece,
+(ironia della sorte!), costituiscono con la loro teorica [Cfr. Böch
+(Encyklopädie und Methodologie p. 306-8. Leipzig, 1886), il quale è
+poi l’erede diretto del grande F. A. Wolf] e colla pratica quotidiana
+la più categorica condanna della nostra esclusivista pedanteria.
+Così un tempo non pareva fosse per accadere, quando, prima del nostro
+risorgimento, fioriva, specie nelle provincie meridionali d’Italia,
+una pleiade di cultori di studi storici, i quali erano anzi tutto dei
+pensatori e degli uomini politici, e che, per fermarci al mondo della
+filologia classica, rispondevano ai nomi di un Pagano, di un Delfico,
+di un Cuoco e di un Trinchera, il quale ultimo, al 1850, traducendo
+un ottimo compendio latino di antichità romane; fidava in un futuro
+orientamento di codesti studi verso punti di vista più alti e più
+larghi che non «le nude e grette osservazioni riguardanti la filologia,
+le origini, le allusioni delle frasi, la etimologia ed il significato
+delle parole», ed offriva, nelle aggiunte all’opera tradotta,
+osservazioni mirabili e novissime sulla «costituzione, la politica, le
+oscillazioni del potere del senato e del popolo, i mezzi del governo,
+la legislazione, infine le _cagioni_ degli eventi, della durata,
+della decadenza e della ruina dell’impero romano». [Antichità romane
+dell’Aula tradotte dal latino da F. Trinchera V^i. 2. Napoli. 1850.
+Pref. VII]. Da quel tempo ad oggi solo i miopi potranno affermare di
+avere, per questo rispetto, notato un progresso, ed io ho rammemorato
+uno sconosciuto traduttore di un manuale che nessuno più legge, per
+additare nel di lui metodo un esempio di quell’accordo delle operazioni
+della filologia classica, imprescindibile ad ogni storico e la cui
+assenza è causa unica del volgare dilettantismo dei quotidiani giudizi
+sui fenomeni del mondo classico romano, che noi abbiamo precedentemente
+deplorato, e con cui il Trinchera si sarebbe vergognato di baloccarsi.
+
+[9] Cfr. Iomard — Mémoire sur l’Agricolture etc. de l’Égypte, sect. 1º,
+T. XVII.
+
+[10] Robiou — Mémoires sur l’économie politique, l’administration et
+la législation de l’Égypte au temps des Lagides, p. 44 e segg. Paris,
+1875.
+
+[11] Ibid. 54-5.
+
+[12] Ibid. 32 e segg.
+
+[13] Ibid. p. 63.
+
+[14] Ibid. 72.
+
+[15] Ibid. p. 52 e segg.
+
+[16] Cfr. Cap. 1º, § II, del pres. lav. Robiou — Op. cit. p. 118 e segg.
+
+[17] Mayr — Lehrbuch der Handelsgeschichte, p. 17-8. Wien 1894.
+
+[18] Il Sergi (N. Antologia, 1 apr. 1899) à avuto il torto di
+paragonare invece all’inglese il popolo romano.
+
+[19] Ciccotti — Il tramonto della schiavitù, p. 138 e segg.
+
+[20] Lombroso — Économie politique de l’Égypte sons les Lagides, p. 100
+e segg. Turin. 1870. Robiou — Op. cit. p. 108 e segg.
+
+[21] Cfr. Ciccotti — l. c. e Robiou — Op. cit. 66 e segg.
+
+[22] Riv. di cultura moderna. Fasc. 7-8, 31 Agosto 1900. Curis — «La
+clientela e la schiavitù nell’antichità.»
+
+[23] Ziebarth — Das griechische Vereinwesen, p. 109 e segg. Leipzig.
+1896.
+
+[24] Robiou — Op. cit. 66 e segg.
+
+[25] Ficker — Manuale della lett. classica antica, trad. dal De Castro,
+I, 165 e segg., 192 e segg., 210 e segg. Venezia, 1840.
+
+[26] Riv. di cult. mod. l. c. p. 79-80.
+
+[27] Ciccotti — Op. cit. 141-3. Mayr — Op. cit. 30-5.
+
+[28] Böger — De mancipiorum commercio apud Romanos, p. 25-1841.
+
+[29] Barbagallo — Il _Senatus-consultum ultimum_. Cap. II, § 1 e op.^e
+ivi cit. Roma. Löscher, 1900. Cfr. altresì Cap. II, § III e Cap. IX, §
+5 del pres. lav.
+
+[30] Nitzsch — Die Gracchen und ihre nächsten Vorgänger p. 15. Berlin.
+1847.
+
+[31] Cfr. Masè-Dari. M. Tullio Cicerone etc. p. 241 e segg.
+
+[32] Mommsen — Storia romana. III, 430-532, trad. it. del Sandrini,
+1865.
+
+[33] Guhl e Koner — La vita dei Greci e dei Romani, § 69 e segg., trad.
+dal Giussani. Löscher. Torino.
+
+[34] Aula — Compendio di Antichità romane, trad. dal Trinchera, II, p.
+107-13. Napoli, 1850.
+
+[35] Mommsen — St. rom. 391-412. Ihne. Römische Geschichte I, 452-53.
+1879.
+
+[36] Pirro morì al 273 e non al 274, come generalmente si crede (Niese
+— Geschichte der Griech. und Maked. Staaten etc. II, 61, n. 51, 1899).
+
+[37] Iustine — Histoire universelle avec trad. franc. de I. Pierrot et
+Boitard. XVIII, 2. 1862. Zonara — Epitome historiarum. VIII, 6. Lipsia,
+1869. Dion. Hal. Quae supersunt. XX, 11. Eutr. — Breviarium ab urbe
+condita. II, 15 ed. Ruehl. Lipsiae, 1887.
+
+[38] La dinastia dei Tolomei, imperante in questo tempo in Egitto,
+dicesi anche dei Lagidi da _Lagos_, padre del fondatore della medesima.
+
+[39] Droysen — Geschichte der Hellenismus. P. IIª, V. 2º, p. 244.
+
+[40] Ib. 256. Niese — Op. cit. I, 35-43, 1896.
+
+[41] Droysen — II, 2, p. 129-3. Duruy — Histoire des Grecqs depuis les
+temps les plus réculés jusqu’à la réduction de la Grèce en province
+romaine, III, 383-7. Paris, 1887-9. Niese — I, 321-2.
+
+[42] Droysen — II, 2, p. 146-72. Duruy — III, 388. Niese — I, 322-33.
+
+[43] Droysen — II, 2, 258. III, 56. Duruy — III, 398.
+
+[44] Droysen — II, 2, 296-8. Duruy — III, 398.
+
+[45] Droysen — II, 2, 284, 286.
+
+[46] Droysen — II, 2, 236. Duruy — III, 399.
+
+[47] Droysen — II, 2, 318. Duruy — III, 401.
+
+[48] Droysen — III, 1, 56, 305-7. Cfr. Meltzer — Geschichte der
+Karthager — I, 411-13. Berlin. 1896. Mayr — Op. cit. p. 17-18.
+
+[49] Droysen — III, 1, 237 e segg. Niese — II, 130 2.
+
+[50] Lo Schmid, che per spiegarsi l’ambasceria è ricorso a tali voglie
+e desideri, (Cfr. Op. cit. 1-2), non s’è dovuto formare una chiara idea
+della situazione di Pirro, Lisimaco e Tolomeo nell’Oriente antico.
+
+[51] Mommsen — II, 140 e segg. Ihne — II, 336 e segg.
+
+[52] Meltzer — Op. cit. II, p. 228-32, 246-8. Niese — II, 42.
+
+[53] Engel — Kypros. 40-71. Berlin. 1841.
+
+[54] Mayr — Op. cit. p. 18.
+
+[55] Droysen — III, 1, 305. Schneiderwirth. Op. cit. p. 5.
+
+[56] Plin. Hist. nat., XIII, 11 e XXVI, 26 ed. Lemaire. 1827. Lumbroso
+— Op. cit. 147-8.
+
+[57] Cfr. Willems — Le sénat de la rép. romaine. II, 497.
+
+[58] Zonara — l. c. Val Max. — IV, 3, 9. Dio — l. c.
+
+[59] Id. I, 279, n. 4.
+
+[60] Willems — Op. cit. I, 279, n. 4.
+
+[61] Iustin. XVIII, 2.
+
+[62] Liv. Periochae, XIV.
+
+[63] Op. cit. p. 8.
+
+[64] Cfr. Böck — Corpus inscriptionum graecarum, n. 5795.1843. Plautus
+— Pseudolus. act. I, sc. II, v. 14, ed. Lemaire.
+
+[65] Zonara — l. c. Dio — l. c.
+
+[66] Ibid. e Val. Max l. c.
+
+[67] Che sia stata la prima si rileva dal confronto della sua
+cronologia con quella del regno di Tolomeo Filadelfo.
+
+[68] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 1-18. Richter — Handelsgeschichte in
+Alterthum, p. 97 e segg.
+
+[69] App. Sic. I.
+
+[70] Schmid — Op. cit. 2-3. Ameilhon — Hist. du commerce et de la
+navigation sous les Ptolémées, p. 103-4, 1766.
+
+[71] Op. cit. III 1, 305.
+
+[72] Cfr. Fasti consulares (in Bouché — Leclerq. Manuel d’autiquités
+romaines. p. 497. Paris. 1886).
+
+[73] Droysen — Op. cit. III, 2, p. 15.
+
+[74] Droysen — Op. cit. III, 317-349.
+
+[75] Mahaffy — A history of Aegypt. The ptolomaic dynasty. 130-4, 1899.
+
+[76] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 124.
+
+[77] Droysen — Op. cit., l. c. p. 17-18.
+
+[78] Tale è anche l’opinione del Gutschmid (in Sharpe — Geschichte
+Aegyptens. Ubers. v. H. Iolowicz, berichtigt von. A. v. Gutschmid.
+II, Ausg. I, 221 A. 2). Il Bandelin (Op. cit. 10) à cercato di
+contraddirvi, opponendo erroneamente un passo di Giustino (XXVII,
+2, 9), secondo il quale pareva al critico che al 237, all’infuori
+di qualsiasi guerra, fosse stata ratificata una pace decennale fra
+Tolomeo, Seleuco e Antioco. Se non che Giustino fa solo menzione di
+una pace fra Seleuco e Tolomeo, a cui come la sua stessa narrazione
+ci assicura (XXVII, III, 9-11 e III, 9 e segg.), certo non partecipò
+Antioco. Lo Schmid (Op. cit. 4) riferisce l’ambasceria romana alla
+guerra da noi indicata, segnandola però erroneamente come del 241 a. C.
+
+[79] Il Droysen (Op. cit. III, 1, 387) e lo Schneiderwirth (Op. cit.
+p. 9, n. 3), sulla fede di Svetonio (Claud. 25), pare propendano a
+credere che, nella guerra egizio-siriaca del 219-7, i Romani abbiano
+contro i Tolomei sostenuto le parti del pretendente Seleuco, ma nè
+Svetonio afferma che l’alleanza fu stretta contro l’Egitto, nè è
+facile attribuire il passo al Seleuco implicato nella IIIª guerra
+egizio-siriaca.
+
+[80] IX, 44, 1-3.
+
+[81] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 125.
+
+[82] Pol. l. c.
+
+[83] Cic. — Rhetorica ad Herennium. III, 2, 2. Lemaire. Parisiis. 1831.
+
+[84] Di ciò, benchè sforniti di testimonianze positive, ci assicurano
+le prossime cordiali relazioni con Roma.
+
+[85] Cfr. Cic. — Orat. in Rullum II, 326 (ed. Lemaire).
+
+[86] Pol. l. c.
+
+[87] Ihne — R. G. I, 514, n. 1 e II. 215.
+
+[88] XXIII, 7-10.
+
+[89] Erano i comandanti del presidio romano di Capua o i _praefecti
+iuris_.
+
+[90] Liv. XXVII, 4. Il Bandelin (p. 12) crede che la testimonianza di
+Polibio sull’ambasceria romana, chiedente vettovaglie, che noi abbiamo
+riportato all’anno 216 (Cfr. § 5), coincida con quella di Livio, di cui
+adesso discorriamo, e ciò perchè a lui sembrava che le parole di Livio
+contraddicessero ad un’anteriore richiesta di aiuti.
+
+Tale contraddizione è affatto inesistente, ma quel che più importa
+si è che le circostanze, menzionate da Polibio, non si attagliano più
+all’anno 210, cui con certezza deve riferirsi la menzione liviana.
+
+[91] Mommsen. I, 120-48.
+
+[92] Ibid. 145-6.
+
+[93] Niese. II, 475 e segg. Ihne. II, 339-40.
+
+[94] L’Ihne (II, 339) e il Weissenborn (n. a Liv. XXVII, 30, § 4-7)
+ritengono la mediazione del 208, il Niese (II, 485) del 209.
+
+[95] Liv. XXVII, 30, § 4-7, 9-15. App. Mac. II.
+
+[96] App. l. c.
+
+[97] Liv. l. c.
+
+[98] Liv. XXXI, 2.
+
+[99] Mahaffy — Op. cit., p. 142-7.
+
+[100] Cfr. Bandelin — 14.
+
+[101] XXXI, 1.
+
+[102] XV, 23 § 1-3 e XVI, 21 e segg.
+
+[103] Ibid. V, 63, § 1.
+
+[104] Inst. XXX, 1-3.
+
+[105] Pol. XVI, 21-2.
+
+[106] Niese — II, 637, n. 2.
+
+[107] App. Mac. III.
+
+[108] Taccio delle testimonianze di Val. Max. (VI, 61), di Tacito
+(Annales — II, 67, ed. Iacob. 1875-7) e — per ora — della leggenda
+incisa nella moneta riprodotta in Mommsen (C. I. L. Iº, n.º 474.
+Berlin. 1868), che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero riferirsi
+ad altra età. Tacito inflitti parla di «Ptolemei _liberis_,» mentre
+Tolomeo IVº non aveva che un solo figliuolo. Val. Max. menziona Lepido
+come già pervenuto per la seconda volta al consolato ed allora _P. M._,
+nel qual caso l’ambasceria deve essere posteriore al 175, poichè il
+pontificato massimo di Lepido è del 180, mentre i suoi due consolati,
+rispettivamente, del 187 e 175. Infine la moneta ci presenta Emilio
+Lepido, (al 201 ancor giovanissimo), già calvo. (Pighius — Annales rom.
+II, 404. 1615. Cfr. Cohen. Description générale des monnaies de la rép.
+rom. Pl. I, 6. Paris. 1857). Non tralascio però un’ultima osservazione
+non scevra d’importanza. Il tutore di Tolomeo Epifane, M. Emilio
+Lepido, dovrebbe, cosa più che inverosimile, essere probabilissimamente
+quello stesso, che, quattro anni di poi, sarà ancora così giovane
+da meritare, solo in grazia di codesta sua qualità, l’indulgenza di
+Filippo di Macedonia (Pol. XVI, 34, § 1-6. Liv. XXXI, 18, § 1 e segg.).
+Cfr. anche Band. 15.
+
+[109] Appiano veramente parla di Tolomeo IVº, ma la qualifica, che ne
+offre («ἔτι παῖς ὤν») dà ad intendere che si tratta del figlio, Tolomeo
+Vº.
+
+[110] Pol. III, 2. È bene rammentare come in quel tempo l’Egitto
+subisse una generale insurrezione delle sue province, di cui, più che
+gli storici greci, ci avvertono le iscrizioni demotiche di Canopo e di
+Rosetta (Cfr. Révillout. _Les décret de Canops_ etc. in _Rev. arch._
+nov. 1877).
+
+[111] Cfr. anche Liv. XXXI, 14; 1, § 10, 2, § 1. Pol. XV, 20.
+
+[112] Affinchè, dice Polibio, insieme con Epifane, si erigesse a
+intermediario fra Roma e la Macedonia, o meglio, secondo App. (l. c.),
+facesse eguale ingiunzione di desistere dalle ostilità.
+
+[113] Cfr. Cap. I, § 8 del pres. lav.
+
+[114] Era salito al trono al 204, di cinque anni circa (Letronnes —
+Recueil des inscriptions grecques et latines de l’Egypte. I, 265-6.
+1842-8). Circa le versioni delle _fonti_ sulle origini della seconda
+guerra macedonica cfr. Nissen — Kritischen Untersuchungen über die
+Quellen der vierten und fünften Dekade des Livius, p. 119 e segg. e
+Anhang. II, 306. Berlin. 1863.
+
+[115] Liv. XXXI, 5, § 5-7. L’assenza di qualsiasi tutela da parte di
+un emissario romano sulla corte di Alessandria, oltre che da codeste
+due ambascerie, è altresì palese da tutte le altre, che verremo notando
+durante la prossima guerra macedonica e la prima siriaca.
+
+[116] Liv. XXXI, 9 § 1-5.
+
+[117] Babelon — Monnaies de la république romaine; 126-8. Paris. 1885.
+Infatti Giustino, Massimo e Tacito sono tutti posteriori all’anno di
+coniazione della moneta.
+
+[118] Troplong — De la contrainte par corps. X e prec. Bruxelles. 1848.
+
+[119] Lange — Römische Alterthümer. Iº, p. 446-7. Berlin 1856. De
+Ruggiero «Agrariae leges» in (Encicl. giuridica it. § 2 e segg.).
+
+[120] Questa popolazione minuta non bisogna però crederla tutta, ed
+in ogni tempo, avversa alla grande politica estera, voluta allora dal
+senato. Finchè fu composta di proprietari sulla via della rovina o di
+rovinati con speranza di risurrezione, essa ebbe motivo di avversare
+la politica delle classi dominanti. Ma, quando il proprio disastro
+fu irreparabile, quando le file dell’esercito furono aperte anche ai
+non censiti, e la speranza di assegnazioni demaniali e di elemosine
+da parte dei benestanti e degli uomini di governo — tanto più laute,
+quanto più sontuosa ne era la mensa — brillò anche pei veterani e pei
+proletari, i loro interessi ebbero agio di coincidere coll’imperialismo
+dei dominatori. Tanto più che, chiusa ogni altra via legale, quella
+del comando militare rimase ai capi della democrazia mezzo fortunoso
+di vittoria e di governo, mentre intanto, presago del nuovo pericolo,
+il senato, come avremo a notare, (V^i. Cap. VI, § 2 del pres. lav.)
+inorridiva dal perseverare nella via con tanto calore intrapresa.
+
+[121] Mommsen — St. rom. II, 148.
+
+[122] Liv. XXXI, 6.
+
+[123] Masè-Dari — Op. cit. 242 e passim.
+
+[124] Id. 7.
+
+[125] Id. 8.
+
+[126] Il Bandelin (16) dichiara di non scorgere tale intenzione
+nell’ambasceria egizia, tanto più che la corte alessandrina non era
+da alcun trattato con Roma obbligato ad aiutare i propri alleati, solo
+«_ex autoritate populi romani_». Crede invece che, desiderando aiutare
+gli Ateniesi e trovandosi minacciata da Filippo e da Antioco, la corte
+alessandrina abbia cercato di servirsi dei Romani in pro dei loro amici
+della Grecia.
+
+L’atto diplomatico della corte alessandrina non può spiegarsi senza
+tener conto della identica posteriore condotta in due altri prossimi
+eventi (Cfr. § 12, 13 del pres. cap.), i quali, per le opposte loro
+circostanze, escludono l’ingenua interpetrazione del Bandelin.
+
+[127] Cfr. Cap. I, § 8.
+
+[128] Niese — Op. cit. II, 169. 1899. Strack. Die Dynastie der
+Ptolomäer p. 383. 1896. Droysen — Op. cit. III, 1, 399.
+
+[129] Droysen — III, 1, 399.
+
+[130] Niese — II, 357, n. 1. Droysen — III, 1, 347.
+
+[131] Niese — II, 122. Head — Historia nummorum. 496. Oxford. 1887.
+
+[132] Niese — II, 406 e 169.
+
+[133] Niese — II, 101, 406. Starck. l. c. Head. p. 624.
+
+[134] Niese — II, 169. Droysen — I, l. c. e n. 1.
+
+[135] Niese — II, 406, Droysen — l. c. e III, I, 347.
+
+[136] Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 347 e 399, III, 2, 145.
+
+[137] Niese — II, 139, n. 2. Droysen — III, I, 399.
+
+[138] Niebuhr — Kleine historische und philologische Schriften I, 238 e
+289. Bonn. 1828.
+
+[139] Niese — II, 101, 143-4, 406.
+
+[140] Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 357. Head. 670, 2, 45.
+
+[141] Niese — II, 141-2.
+
+[142] Dr. III, 1, 256. Head. 680.
+
+[143] Head. — 678.
+
+[144] Head — 677. Su codesti possessi egizi cfr. anche Niebuhr. Op.
+cit. I, 288-95. Bonn. 1828.
+
+[145] Cap. Iº, § 2º.
+
+[146] Lumbroso — Op. cit. p. 226. Guiraud — Op. cit. 4-5.
+
+[147] Lumbroso — Op. cit. 154-5.
+
+[148] Lumbroso — Op. cit. 139-40. Robiou — Op. cit. p. 136-47.
+
+[149] Lumbroso — Op. cit. 155. Guiraud — Op. cit. 3 e segg.
+
+[150] Niese — II, 371.
+
+[151] Niese — II, 581.
+
+[152] Liv. XXXI, 15, 8, 31, 4. Pol. XVIII, 37, 8.
+
+[153] Pol. XV, 23, 9 e segg. XVII, 3, 11. XVIII, 34, 5. Niese — II, 581.
+
+[154] Pol. XV, 23, 9. XVII, 2, 4. Cfr. Niese — II, 581.
+
+[155] App. III, Niese. II, 583. Essa però tornava poco dopo in potere
+dell’Egitto (Niese. II, 588 e n. 1).
+
+[156] Pol. XVI, 15, 6. Niese. II, 586.
+
+[157] Pol. XVI, 11, § 2-6.
+
+[158] Pol. XVI, 12 e 24. XVII, 2, 3. XVIII, 27, 4. Liv. XXXIII, 18 e
+segg. Niese. II, 587.
+
+[159] Liv. XXXI, 16, 3 e segg.
+
+[160] Niese. II, 593.
+
+[161] Al 206-5. (Mommsen — St. rom., I, 2, 144).
+
+[162] Pol. XVI, 34, 2 e segg.
+
+[163] Cfr. Mommsen — Op. cit., I, 2 p. 217-27. Ihne — R. G. III, p.
+23-52. Holm — Op. cit. IV, 435-43. Niese. II, 595 e segg.
+
+[164] Liv. XXXII, 10. App. Mac. V. Niese. II, 610.
+
+[165] Pol. XVIII, § 13-14. Liv. XXXII, 33, 4. App. Mac. VI. Flathe
+— Geschichte Makedoniens II, 367 e segg. Leipzig. 1834. Niese — II,
+621-3.
+
+[166] Liv. XXXII, 37.
+
+[167] Pol. XVIII, 27 § 1-4. Liv. XXXIII, 30. Livio pare identifichi
+Mirina con l’omonima città eolia dell’Asia Minore; Polibio con la città
+su Lemno (Cfr. Liv. ed. Weissenborn — l. c., n. 1 e 9). Valerio Anziate
+(Cfr. Liv. XXXIII, 30 § 10-11) aggiunge che Rodi ebbe Stratonichea e
+le città carie, come Atene qualcuna delle Cicladi; ma sono notizie
+inattendibili (Cfr. Nissen — Kritische Untersuchungen. 125-6;
+Weissenborn — l. c., n.; Niese. II, 648, n. 2.
+
+[168] Dal fatto che più tardi, nella pace con Antioco IIIº di
+Siria, Efeso passerà ad Eumene, re di Pergamo, il che, a norma del
+trattato romano-siriaco, non poteva darsi, se questa fosse già stata
+riconosciuta autonoma, ne consegue che essa dovette rimanere sotto il
+dominio dell’Egitto.
+
+[169] La difficoltà di fissare con precisione tali perdite, che furono
+certo maggiori di quelle possibili a rilevare, è enorme, e ciò proviene
+dalla nostra parziale conoscenza, sia dei possedimenti egiziani in
+ciascuna delle succitate regioni, sia delle conquiste ivi compiute
+da Filippo. Siamo anzi talora ridotti ad arguire la precisa località
+dei possessi egizi dalla presente invasione macedone e dalla prossima
+siriaca.
+
+[170] Pol. XVIII, 33, § 6 e Iust. XXXI, 1.
+
+[171] Hieronymus — Comentaria in Danielem. Cap. XI, col 709. (in
+Opera. Vº, Veronae 1736. Iustini. XXXI, 1.) Starck — Forschungen zur
+Geschichte und Alterthumskunde des hellenistichen Orients; Gaza und die
+philistäische Küste. p. 400-1 e segg. Iena. 1852. Niese — II, 578.
+
+[172] Starck — 402-3. Niese. II, 579.
+
+[173] Iosephi. — A. I. XII, §. Iustini — XXXI, 1. Champollion Figeac. —
+Annales des Lagides. II, 92-100. Paris. 1819. Starck. 403-5. Niese. II,
+579-80.
+
+[174] Iosephi — XII, 3. Hieronymi — l. c. Eusebii Caesaris — Chronicon
+bipartitum. II, p. 237. Venetiis. 1818. Cfr. Champollion. Figeac — Op.
+cit. e l. c. e Starck — 425-8.
+
+[175] Liv. XXXIII, 19, 8 e segg. 20, 4. Hier. in Dan. XI, col 709.
+
+[176] Hier. l. c. Liv. XXXIII, XX.
+
+[177] Liv. XXXIII, 20 § 12. Pol. XXXI, 7, 6.
+
+[178] Liv. XXXVII, 17, 3.
+
+[179] Hier. l. c. Su questa campagna di Antioco, cfr. Flathe — Op. cit.
+I, 362 e segg., Niese. II, 639 e segg.
+
+[180] Liv. XXXIII, 38.
+
+[181] App. Sir. l. c. Liv. XXXIII, 38. Niese. II, 641-68.
+
+[182] App. Sir. II.
+
+[183] Liv. XXXIII, 34. § 2-4.
+
+[184] Liv. l. c. Pol. XVIII, 30, § 1-2.
+
+[185] Pol. XVIII, 32 § 3-4. Liv. XXXIII, 39. App. Sir. II, 3. Polibio
+e Livio dicono al solito che l’ambasceria fu inviata per conciliare
+la pace fra Tolomeo e Antioco, ma ciò è smentito dal contenuto della
+conferenza medesima.
+
+[186] Pol. XVIII, 33 § 1-6.
+
+[187] Pol. XVIII, 33 § 1-9.
+
+[188] Antioco avrà probabilmente accennato al matrimonio fra la figlia
+ed Epifane, non ancora celebrato e che avrà luogo al 193. Cfr. § 12 del
+pres. cap.
+
+[189] Pol. XVIII, 34. Liv. XXXIII, 40. App. Sir. III.
+
+[190] Niese. II, 643, cfr. p. 642.
+
+[191] Pol. XVIII, 35, 1-5. Liv. XXXIII, 40 § 1-5. App. Sir. III.
+
+[192] Liv. XXXIII, 40 § 1-5.
+
+[193] App. Sir. IV.
+
+[194] Liv. XXXIII, 58 § 2-4.
+
+[195] Liv. XXXV, 16-17. App. Sir. 2.
+
+[196] Liv. XXXV, 13 § 4-5.
+
+[197] Liv. XXXVI, 4 § 1-4.
+
+[198] Liv. XXXVII, 3 § 9-11.
+
+[199] Liv. XXXVII, 35, § 1-3. Pol. XXI, 11, § 2. (Cfr. 10, § 1-14).
+Diodorus Siculus — Bibliothecae historicae quae supersunt. XXIX, 7.
+Didot. 1855. App. Sir. 29.
+
+[200] Liv. XXXVII, 25 § 9-10.
+
+[201] Sulle questioni riguardanti codesta linea di confine cfr. Mommsen
+— Römische Forschungen. II, 57 e segg. Berlin. 1879.
+
+[202] Liv. XXXVIII, 38. Diod. XXIX, 10. App. Sir. XXXVIII. Pol. XXII,
+26. (Cfr. XXI, 14).
+
+[203] Niese. II, 749, cfr. p. 24, n. 4, p. 122, n. 5.
+
+[204] Id. p. 760.
+
+[205] Niese. II, 760. Liv. XXXVIII, 39. Pol. XXII, 27. App. Sir. 44.
+
+[206] Champollion — Figeac. Op. cit. II, 28. Strack — Op. cit. 183.
+
+[207] Strack — Op. cit. 183 e 196, n. 18. Berlin 1896.
+
+[208] V^i. Cap. II, § 2 del pres. lav.
+
+[209] Op. cit. II, 404.
+
+[210] Cfr. p. 31, n. 8 del pres. lav.
+
+[211] Ep. 59. Cfr. Drumann. Geschichte Roms etc. V^e 4º p. 60-1.
+Könisberg. 1838. Fu questi P. Licinio Crasso Dives cons. al 133, da
+non confondersi con l’altro P. Licinio Crasso, di eguale soprannome,
+console al 205. (Cfr. Drumann — Op. cit. IV, 59-60).
+
+[212] Cfr. Eckhel — Doctrina nummorum p. 123-6. Credo opportuno far
+notare, sull’autorità del Mommsen. (Hist. de la monnaie romaine etc.,
+trad. par De Blacas. II, 501. Paris. 1870), che la moneta romana, di
+cui s’è già discorso (Cap. II, § 11), non riproduce la cronologia
+di Val. Max., poichè, «secondo le disposizioni della leggenda, i
+differenti titoli onorifici, in essa contenuti, non debbono essere
+letti di seguito».
+
+[213] Liv. XLII, 6. (Cfr. XLII, 17).
+
+[214] Pol. (XXXVII, 17 e XVIII, 1) parla della sola Celesiria e della
+Fenicia, ma, se la questione si agitava per la Celesiria, non esiste
+ragione alcuna perchè non dovesse agitarsi per le città egizie della
+Siria e della Palestina.
+
+[215] Pol. (l. c.) e Liv. (XLII, 29, § 5-7) ci danno notizie
+contradditorie. Cfr. Pol. XXVIII. 17, 6 e segg. Hofman — De bellis ab
+Anthioco Epiphane adversus Ptolemaeos gestis, p. 5. 1855. Starck — Op.
+cit. 427.
+
+[216] Starck — Op. cit. 430-4.
+
+[217] Pol. XXVIII, 1 e Liv. XLII, 29 § 5-7. Diod. XXX, 2.
+
+[218] Pol. XXIV, 4, 16.
+
+[219] Pol. XXIX, 10, § 3.
+
+[220] Porphyrius (in Fragm. hist. graec. ed. Muller, p. 720).
+
+[221] Liv. XLIV, 19, § 6-14.
+
+[222] Liv. XLIV, 20, 1.
+
+[223] Liv. XLIV, 39, § 1-5; XLV, 10.
+
+[224] Ihne. R. G. III, 235. Mommsen — Op. cit. II, 283.
+
+[225] Pol. XXIX, 7.
+
+[226] Pol. XXIX, 8-10, § 1-4.
+
+[227] Bandelin — Op. cit., p. 22.
+
+[228] Liv. XLV, 11, § 9-11.
+
+[229] Liv. XLV, 12 § 1-4. Val. Max. VI, 4, 3. Vell. Pat. I, 10.
+
+[230] Pol. XXIX, 4. Liv. XLV, 12 § 1-8. App. Sir. 66. Cic. Phil. VIII,
+8, 23. Val. Max. VI, 4, 3.
+
+[231] Pol. l. c. Liv. XLV, 13 § 1. Ios. Flavii. A. I. XII, 5, 2.
+
+[232] Pol. XXIX, 11, § 9.
+
+[233] Pol. XXX, 11, 2.
+
+[234] Pol. XXX, 11, 2.
+
+[235] Pol. l. c. e Liv. XLV, 13, § 1-8.
+
+[236] Liv. l. c. e Pol. l. c.
+
+[237] Liv. XLV, 13. Cfr. Champollion. Figeac — Op. cit. II, 144, n. 1.
+
+[238] Tale situazione esporrà Evergete nella sua prossima venuta a
+Roma (Cfr. Pol. XXXI, 18 e Zonara IX, 25). Quanto alla Libia, essa
+ci risulta in suo potere dal fatto che egli, pur essendo entrato
+in lotta col fratello, vi approderà indisturbato dopo il suo primo
+viaggio a Roma (XXXI, 25, 8 e 26, 3) e dall’esplicita dichiarazione
+di Polibio che, poco dopo, i Cirenesi insorgeranno contro di lui
+insieme coi _Libi_ (XXXI, 26, 9 e 11). Benchè gli storici antichi e
+moderni confondano spesso la Libia con la Cirenaica, poichè questo
+curioso nome di Libia può attagliarsi a tutta l’Africa, come quello
+di Cirenaica può slargarsi sino a coincidere con la Libia in senso
+ristretto, fa d’uopo distinguere nettamente le due regioni. La Libia
+propriamente detta comprende la costa nord dell’Africa, che dall’Egitto
+si stende ad Occidente sino alla Gran Sirti (Kiepert — Lehrbuch der
+alten Geographie, p. 210-1. Berlin. 1878), mentre la Cirenaica è
+quella regione, che, a nord dei deserti libici, si addentra nel mare,
+elevandosi a mo’ di isola per 500 o 700 metri di altezza (Ibid. 216).
+
+[239] Pol. XXXI, 12, 14.
+
+[240] Sugli avvenimenti narrati nel pres. paragrafo, cfr. Engel —
+Kypros, p. 409-16. Berlin. 1841. Pauly — Realencyclopedie. VI, 1. p.
+220. Schmid — Op. cit. p. 7-8. Mahaffy. A history etc. 175-6. Drumann
+— G. R. V, 128 e segg. Champollion. — Figeac — Op. cit. II, 149-52.
+Come si rileva dal nostro racconto, noi non ammettiamo il precedente
+esilio di Tolomeo Filometore e la sua susseguente venuta a Roma, cui
+hanno prestato fede la maggior parte degli storici (Vaillant — Hist.
+Ptolemaeorum Aegypti regum, p. 96. Amsterdam. 1701. Pighius — Ann. Rom.
+II, 403. Eckhel — Op. cit. IV, 16. Pauly. l. c. Schneiderwirth. p. 24.
+Mahaffy — Op. cit. p. 175. Mommsen. St. rom. III, 54, etc. etc.), e
+ciò per varie ragioni: 1) Perchè, anzi tutto, le fonti più antiche, su
+cui i medesimi si fondano, o non specificano, come Diodoro (XXXI, 18),
+di quale Tolomeo si tratti, e debbono, in questo caso, interpetrarsi,
+confrontandole con le rimanenti; o i loro autori si sono trovati essi
+medesimi nel nostro imbarazzo, come Eusebio dichiara di sè (Chronicon
+I, 239-41), e come probabilmente dovette accadere a Valerio Massimo
+(VI, I, 1) ed a Livio (Periochae 46, § 10), se pure il testo di codesti
+due A. non debba subire qualche mutazione (non si tratterebbe che
+di cambiare un _maiore_ in _minore_), o se, per lo meno, il passo di
+Valerio Massimo non debba riferirsi a Tolomeo Aulete, quarto successore
+di Filometore (Cfr. l. c. p. 284 ed Helfrecht. 1799). 2) Perchè così
+vien rimosso il grave inconveniente di una fuga di Filometore, la
+quale, oltre a riescire inesplicabile, data l’enorme disparità di
+difesa e di offesa, di cui disponevano i due fratelli, che ci è,
+fra l’altro, rivelata nei costanti, prossimi e disastrosi insuccessi
+delle guerre suscitate da Evergete, non è se non un duplicato, con
+identiche circostanze, di quella che di lì a poco seguirà allo stesso
+Evergete. 3) Perchè altrimenti rimarrebbe difficile spiegare i motivi,
+per cui il senato, che una prima volta avea dovuto stabilire in un
+modo, credette poscia di dover dar di frego ai propri decreti in pro
+di Filometore (Pol. XXXI, 18), proprio in grazia del competitore che
+vi si ribellava, e s’interessò tanto dell’affare da disdire in un atto
+supremo d’indignazione l’alleanza contratta col primo. La cacciata poi
+di Filometore per opera di Evergete, di cui tratta Polibio (XL, 12), è
+invece, secondo me, come secondo il Drumann (Geschichte Roms, V, 128),
+da riferirsi al tempo della prima invasione di Antioco Epifane. Cfr.
+Cap. V § Iº, ultima n.ª del pres. lav.
+
+[241] Diod. XXXI, 18.
+
+[242] Porphyrius. p. 711 (in fragm. hist. graec. ed. cit. Cfr. Ibid. p.
+718 e Champollion-Figeac. — Op. cit. II, 150, n. 2.)
+
+[243] Pol. XXXI, 20, 8 e segg.
+
+[244] Val. Max. VI, I, 1.
+
+[245] Sul numero degli ambasciatori Polibio ci dà notizie
+contradditorie, (Cfr. XXXI, 18, 9 e XXXI, 25 e 26).
+
+[246] Pol. XXXI, 18.
+
+[247] Pol. XXXI, 25.
+
+[248] Pol. XXXI, 26.
+
+[249] Schmid — Op. cit. p. 7.
+
+[250] Pol. XXXII, 1.
+
+[251] Pol. XXXIII, 5-7.
+
+[252] Mommsen — Op. cit. II, 22-4. Ihne — III, 171 e segg.
+
+[253] II, 7. Cfr. p. 6 e 149 e Ihne — III, 825 e segg.
+
+[254] Diod. XXXI, 33; Pol. XL, 12, 6. Zonara. IX, 25.
+
+[255] Diod. l. c., Zon. l. c. Liv. Per. 47, 5.
+
+[256] Zon. l. c. L’Engel (Op. cit. p. 415) narra questi episodi come
+anteriori al 154 non rilevando che il passo di Polibio (XL, 12, 6), cui
+solo era dato definirne la cronologia, in quanto un capitolo precedente
+contiene la narrazione dell’ultimo viaggio di Evergete a Roma, è
+incastonato in una commemorazione laudatoria di Filometore, ove si dà
+saltuariamente notizia degli episodi della vita del medesimo.
+
+[257] Op. cit. p. 416. Cfr. Starck. — Op. cit. 437.
+
+[258] Mommsen — II, 153-4.
+
+[259] Cfr. Starck. — Op. cit., 437-8.
+
+[260] Mommsen — II, 26-33.
+
+[261] Mommsen — Op. cit. II, 6-19.
+
+[262] Id. II, 40.
+
+[263] Schmid — Op. cit. 7.
+
+[264] Sharpe — Op. cit., p. 266, n. 2.
+
+[265] Mommsen — St. rom. II, 54-5.
+
+[266] Pol. XXXII, 7.
+
+[267] Pol. XXXIII, 14, 1 e 16, 9-13.
+
+[268] Ios. Fl. A. I. XIII, 21-4. Iust. XXXIV, 1. Pol. III, 5, 3.
+
+[269] Iust. l. c.
+
+[270] Ios. Fl. A. I. XIII, 4.
+
+[271] L’avversione di Filometore contro Demetrio porta altresì, come
+sua causa, un tentativo di Demetrio su Cipro, che può essere collocato
+fra il 161 e il 154, (cfr. Pol. XXIII, 32, ed. Engel. Op. cit. 416-7).
+Tale atto, io credo, c’illumini sulla questione della cacciata o meno
+di Filometore dal trono d’Egitto per opera di Evergete (Cfr. Cap. IVº,
+§ 1º, n.^e del pres. lav.). Come conciliarlo infatti con l’esibizione,
+da parte di Demetrio, di tutti i suoi buoni uffici e la sua mediazione
+presso il senato (Diod. XXXI, 18), al preteso arrivo di Filometore in
+Roma?
+
+[272] Cfr. Starck — Op. cit. 437-8.
+
+[273] Ios. Fl. A. I. XIII, 4, 6 e segg. Zonara. IV, 23. Cfr. Pol. XL,
+12 e Lib. Machabaeorum I, XI, vº 1-17. (in Scriptura Sacra, T. XX.
+Parisiis. 1841).
+
+[274] Starck — Op. cit. p. 184 e 198, n. 23.
+
+[275] Mahaffy — Op. cit. 183-4.
+
+[276] Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2. (in Collana degli antichi
+storici greci volgarizzati. _Delle antichità giudaiche._ Vº Milano.
+1822). Iust. XXXVIII, 8. Mahaffy — Op. cit. 144 e segg.
+
+[277] Moisè Schwab — Storia degli Ebrei dall’edificazione del secondo
+tempio ai giorni nostri, p. 19-22, trad. it. di G. Pugliese, Venezia.
+1870.
+
+[278] Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2; Macchab. I, III, 5 e segg.
+
+[279] Machab. I, VIII, 22 e segg.; I, XII, 1 e segg.
+
+[280] Schwab — Op. cit. 24.
+
+[281] Machab. I, XIV, 18 e segg. Ios. Fl. A. I. XIII, 13.
+
+[282] Lib. Machab. I, XV, 16-21.
+
+[283] Tale cronologia è definita dall’ascensione di Simone giudeo
+agli onori di principe indipendente del suo popolo, avvenuta al
+142 a. C., sotto gl’inizi del cui dominio il libro dei Maccabei (l.
+c.) e Giuseppe Flavio (l. c.) menzionano avvenuto il rinnovamento
+dell’alleanza con Roma, e dal prenome di _Lucio_, console firmatario
+del rescritto concernente la medesima. L’ottenne (Gius. Fl. A. I. XIII,
+14) dominazione di Simone comprende, nel suo giro, due soli consoli con
+simile prenome, L. Calpurnio Metello al 142 e L. Furio Filo al 136, [il
+creduto L. Calpurnio Pisone del 139 non è un _Lucio_, sibbene un _Gneo_
+(Cfr. Drumann — G. R. II, 87)], ma l’ordine della narrazione dei Libri
+Machab., che ce la ricollegano al primissimo esordio della dominazione
+di Simone, fa propendere tutte le probabilità della scelta sull’anno
+del consolato di Metello (142). Calcolando il tempo necessario al
+viaggio della vecchia e della nuova ambasceria orientale e romana, si
+ha il biennio 142-1.
+
+[284] Gellio — XVIII, 9 (in Meyer — Oratorum romanorum fragmenta cfr.
+p. 108-10, 1842).
+
+[285] Charisius — p. 137 (in Meyer — l. c.) Tale accenno a me sembra
+decisivo per spostare al 141 o giù di lì la data dell’orazione. Durante
+il regno di Filometore, tanta strana potenza di L. Termo è da giudicare
+inverosimile. Piuttosto, dopo il favorito avvento di Evergete,
+quegli potè, al pari del Tolomeo, pescare nel torbido della reazione
+seguitane, e, sembra, in maniera più indecente del suo protetto, il
+quale, alla fine, avea dovuto intimargli di smetterla. Così appunto
+l’«_interdicere rem capitalem_», rimasto inintelligibile al Meyer (V^i
+nª al l. c.), mi sembra possa invece acquistare un significato ben
+definito. Il Meyer (Op. cit., p. 108) crede l’orazione del 154. Ma tale
+cronologia è inverosimile, dappoichè il 154 è l’anno della partenza
+degli ambasciatori romani, (fra cui L. Termo), dopo l’ultimo, disperato
+appello di Evergete, e Termo, che al 145 soggiornava ancora in Egitto,
+(Cfr. Gius. Flav. — Contro Apione. II, 3, 2) non poteva, come risulta
+dalla presente orazione, (Cfr. Charis. l. c.), figurare in Roma al 154.
+Per identico motivo erra il Drumann (R. G. Vº, 129), cui era sfuggito
+il passato di Carisio, nell’assegnare l’orazione al 153.
+
+[286] Prisc. T. I, 108 e 111 (in Meyer — Op. cit. 108-10).
+
+[287] Gellio — XX, 11 (in Meyer — l. c).
+
+[288] «.... Μάρ[χ]ον, συγγενῆ βαδιλέως, Πτολεμαίου Εὐεργέτου, καὶ
+βασιλίσσης Κλεοπάτρας καὶ ἐπιστράτηγον Λ[ο]ύκιοζ καὶ Γαῖος Πέδιοι,
+Γαίου υἷοί, ῥωμαῖοι, ἀρετὴς ἕνεκεν καὶ κἀλογαθίας καὶ τῆς εἰς εαὐτοὺς
+εὐνοίας, Ἀπώλλωνι, Ἀρτέμιδι.» Cfr. Prideaux — Marmora oxoniensia p.
+150-3. Oxonii. 1676. Mittaire — Marmora oxoniensia. p. 87 n. XXVI.
+Londini. 1732. Letronne — Recherches pour servir à l’histoire de
+l’Egypte etc. p. 276-9. Paris. 1823. Champollion Figeac — Op. cit. III,
+406. Böckh. Corpus inscriptionum graecarum, n. 2285.
+
+[289] Ve n’era infatti più d’uno. Cfr. Robiou — Op. cit. p. 198 e segg.
+
+[290] Letronne — Op. cit. 273 e segg. Robiou — Op. cit. 198 e segg.
+
+[291] Letronne — Op. cit. 321-8. Id. — Inscriptions grecques et latines
+de l’Egypte. I, 372. Paris. 1842. Cfr. Robiou — Op. cit. l. c.
+
+[292] Letronne — Op. cit. 298.
+
+[293] Cfr. Cap. IX, § 7 del pres. lav.
+
+[294] I «cordiali rapporti» non cessano di rilevarsi da una
+iscrizione, capace altresì di illuminare sulle relazioni commerciali
+romano-egiziache sotto Evergete. (Cfr. Bullettin de correspondance
+hellénique, VIII, 107).
+
+[295] La vera data di questa missione è rimasta in certo modo oscura,
+come maggiormente ne sono i motivi. Cicerone [Somnium Scipionis,
+3, (11) (in De Republica, VI), curato dal Pasdera. Torino. 1890],
+c’informa che l’ambasceria di Scipione in Egitto, Siria, Asia e Grecia,
+fu posteriore alla sua censura (a. 142), e che l’anno stesso, in cui
+egli, ancora in missione all’estero, veniva nominato console per la
+seconda volta (a. 135). Ma negli _Academica priora_ (II, 25), Cicerone
+torna ad accennare ad un’antonomastica ambasceria di Scipione, che
+questi ebbe a compiere prima della sua censura e che gli storici, per
+il fatto di non conoscere altre sue ambascerie, hanno identificato
+con la precedente. Come se ciò non bastasse, Cicerone medesimo nel
+De Rep. [3, 35, 40, (Cfr. Cic. Opera. P^e. IV, 2 ed. Klotz. Lipsiae.
+1874)], le cui scene s’immaginano avvenute nel 129 (Cfr. Teuffel —
+Geschichte der Röm. Litteratur, I, 341, ed. Schwabe. 1890), fa menzione
+di un viaggio _recentissimo_ di Scipione, compiuto insieme con Spurio
+Memmio, il quale da Giustino (XXXVIII, 8) ci risulta come uno dei
+membri dell’ambasceria recatasi in Egitto; e, quasi ad accrescere
+l’incertezza, Val. Massimo (IV, 3, 13) riferisce l’avvenimento come
+posteriore al secondo consolato (134) e al secondo trionfo di Scipione,
+cioè al 133 (Cfr. Lange — Römische Alterthümer, II, 331, e Mommsen —
+Op. cit. II, 19). D’altro canto Plutarco (Apophthegmata, p. 200, in Op.
+mor. V. 2. Parisiis. Didot. 1841) ci dà notizia di parecchie missioni
+diplomatiche di Scipione, di cui egli colloca questa in Egitto, che
+sarebbe la terza, come posteriore alla gestione della censura, il che
+noi, connettendo con la citazione del _Somnium Scipionis_, l’unico
+passo, in cui, da fonte contemporanea, ci si ricordi una vera e propria
+ambasceria in Egitto, ricaviamo nuovamente la data del 135, l’unica che
+ci sembra attendibile.
+
+Valerio Massimo, al solito, preoccupato dei suoi intenti apologetici
+non ha dovuto badare alla cronologia. Cicerone negli _Academica_ avrà
+errato per trascuraggine o accennato a qualche altra ambasceria, così
+come l’altro passo del De Rep. (3, 35), che è del resto dubbio se
+faccia al caso nostro, deve intendersi riferito a una data, non già
+immediatamente, ma solo da recente trascorsa. Sulla questione della
+cronologia e delle ambascerie di Scipione Cfr. Bendinelli — P. Cornelii
+Scipionis Aemiliani Africani minoris Vita, p. 71-2. Florentiis. 1549;
+Id. — Locorum historicum adnotatio: loc. XV, XVI, XVII [in Gruterus —
+Thesaurus criticus. II, 352-3. Francoforte. 1604]; Simson — Chronicon
+catholicum, a. m. 3875. 1651. Mai — Cicerone, De rep. quae supersunt,
+p. 266, 1 e p. 317, n. a. Romae. 1822; Gerlach — Historische Studien,
+I, Der Tod des P. C. Scipio Aemilianus, p. 220. 1841. Lange — Op. cit.
+II, 329. Pasdera. Il sogno di Scipione, App. I, p. 30. Bandelin — Op.
+cit. 31-3.
+
+[296] Iust. XXXVIII, 8. Schneiderwirth — Op. cit. 30-1. Lumbroso —
+L’Egitto al tempo dei Greci e dei Romani 82-3. Roma. 1882.
+
+[297] Posidonius Apamensis (in Fragm. hist. graec. ed Muller p. 255 e
+in Atheneo — Deipnosophistae. XII, 73. ed Meineke. Lipsia. 1858-9).
+Plutarco — Apophtegmata p. 200. Episodio degno di essere rammentato
+per la sua strana originalità è questo che Evergete, di cui gli storici
+greci ci tratteggiano i più nauseanti ritratti fisici e morali, aveva
+chiesto la mano della futura madre dei Gracchi, la quale, naturalmente,
+avea rifiutato (Plut. Tiberius Gracchus. I, 3).
+
+[298] Iust., Athen., Plut., Diod. l. c. Cfr. Lumbroso l. c.
+
+[299] Non faccio, al pari dello Schneiderwirth (Op. cit. p.
+30-1), rimprovero alcuno ai Romani per la loro indifferenza verso
+la scandalosa condotta, privata e pubblica, di Evergete, per la
+semplicissima ragione che codesto tratto della biografia del medesimo è
+probabilmente un’invenzione o un’ingenuità delle fonti (Cfr. Mahaffy —
+History etc. 186-7; 203-4).
+
+[300] Mahaffy — Op. cit. p. 206. Strack — Die Ptolomäer, p. 185, 1896.
+
+[301] Strack — Op. cit. 51.
+
+[302] Iust. XXXIX, 5, 2.
+
+[303] Iust. l. c. Eutr. VI, 11, 3. Historia miscella [in Muratori. Rer.
+it. scriptores (col 39 B.). Mediolani. 1723]. Liv. Per. 70. Obsequens
+— Liber Prodigiorum. CVIII. Lemaire. Parisiis. 1823. Cassiodoro —
+Chronicon (in Op. I, 358. Venetiis. 1729). Ammiano Marcellino — Rerum
+gestarum quae supersunt, XXII, 16. Lipsiae. 1753. Sextus Rufus. —
+Breviarium rer. gest. etc. p. 285 (in Hist. rom. Epitomae. Amsterdam.
+1630). Tacito — Ann. XIV, 18, 10. ed Iacob. 1877.
+
+[304] Mommsen — Op. cit. III, 75. Ihne — Op. cit. VI, 155. Drumann — G.
+R. II, p. 52 e segg.
+
+[305] In Roncalius — Vetustiora latinorum scriptorum chronica, col.
+391.1787.
+
+[306] Eutropio avrà confuso il lascito della Cirenaica con l’altro
+posteriore della Libia (Sex. Ruf. l. c.), che avverrà appunto nell’anno
+4º dell’Olimpiade 178, (cfr. Roncalius — Op. cit. 398), (= 65 a. C.).
+
+[307] Su questa doppia questione cfr. Scaligero — Animadversiones
+in chronologica Eusebii, p. 151 e 154. Cfr. p. 126, nº MDCLXXXVIII.
+Amsterdam. 1638.
+
+[308] Cfr. Cap. IV, § 1, n^e, del pres. lav.
+
+[309] Kiepert — Lehrbuch, p. 211-12 e 212, n. 2.
+
+[310] I medesimi però contraddicono a Giustino nel non riferire codesto
+lascito ad Apione, che ritengono invece testatore della Libia. La
+cronaca eusebio-ieroniana concorda però con Giustino e nessuna delle
+opinioni contradditorie di così tardi scrittori può avere un valore
+decisivo.
+
+[311] Marquardt — L’organisation de l’empire romain, I, 428-9. 1889-92.
+
+[312] Kiepert. l. c.
+
+[313] Liv. Per. 70. Cfr. Rossberg — Quaestiones de rebus Cyrenarum
+provinciae romanae. p. 16. 1896.
+
+[314] Mommsen — Op. cit. II, 41-9. Ihne — Op. cit. III, 265-6. Holm —
+Griechische Geschichte. IV, 517. 1896.
+
+[315] Cfr. Barbagallo — _Il senatus consultum-ultimum_, pp. 16-27.
+
+[316] Il Marquardt (Op. cit. II, 432) ritiene che pel momento
+il governo romano abbia preso possesso dei domini regii, levando
+un’imposta sui principali prodotti della regione. Ma tale opinione non
+sembra affatto provata dalle fonti, cui il medesimo esplicitamente si
+riferisce.
+
+[317] Mommsen — Op. cit. II, 265-8. Ihne — R. G. V, 311-21. Holm — G.
+G. IV, 689-98. Cfr. Meyer — Geschichte des Konigreichs Pontos, p. 84-97
+e 104 e segg. Leipzig. 1899.
+
+[318] App. Mithr. 33. Plut. Luc. II, 3 e segg. Cfr. Cic. — Acad. pr.
+II, 4. Lemaire. 1828. De vir. ill. 74.
+
+[319] Cfr. App. Mithr. 22 e Strack — Op. cit. p. 207.
+
+[320] App. Mithr. 23. Fl. Ios. A. I. XIV, 7, 2.
+
+[321] Porphyrius (in Müller — Op. cit. p. 722).
+
+[322] Circa la data erra lo Strack (Op. cit., 186). Il Drumann (G. R.
+II, 494, n. 78 e p. 42) riporta a ragione i fatti succitati all’81 a.
+C., come quelli, che, secondo App. (B. C. I, 103 e 104), sono anteriori
+al consolato di Silla con Q. Metello Pio.
+
+[323] Cic. de leg. agr. I, 1, 1 e II, 16, 41. È ormai ammesso dagli
+storici più recenti che il testatore o pseudo-testatore sia stata
+appunto Tolomeo Alessandro IIº, (Cfr. Strack — Op. cit., p. 64.
+Mahaffy — Op. cit., p. 224. Guiraud — Op. cit., p. 30 e segg.).
+Tuttavia è bene riepilogare le ragioni che ci sospingono ad escludere
+le altre ipotesi avanzate. Cicerone (De lege agr. I, 1, 1 e II, 1,
+16, 41) ci parla del testamento di un Tolomeo Alessandro, col quale
+questi avrebbe lasciato erede del suo regno il senato ed il popolo
+romano. Se non che di Tolomei Alessandri ne conosciamo due, uno,
+morto all’88 (Strack — Op. cit. 186), e uno all’81. L’opinione,
+che riferisce al primo il succitato testamento, trova un appoggio
+nella IIª delle orazioni succitate, (XV, 38), ove, riepilogando
+uno dei comma della legge agraria del 59 di P. Servilio Rullo,
+Cicerone informa che essa prescriveva la vendita di tutti i beni
+demaniali, passati al popolo romano sotto o dopo il consolato di
+Silla e Q. Pompeo, che cade per l’appunto nell’anno 88 a. C., e, tra
+questi, egli ricorda l’Egitto (II, 16, 41). Se non che la clausola
+«_aut postea_», che segue immediatamente la succitata designazione
+cronologica, vi scema qualsiasi determinatezza, sì che il riferire
+il testamento ad Alessandro Iº rimane un’ipotesi infondata, tanto più
+quando si considera che a questo non occorsero mai relazioni con Roma
+(Schneiderwirth — Op. cit. 37, n. 29). Il Mommsen à quindi pensato
+ad Alessandro IIº, (Histoire romaine, V, 27, n. 1, trad. par E. de
+Guerle. Bruxelles. 1867.), ritenendone argomento decisivo il fatto che
+la discendenza legittima dei Lagidi si estingueva solo con Alessandro
+IIº, senza la quale condizione il dritto pubblico, in vigore presso
+gli stati clienti di Roma, non autorizzava il reggente a disporre
+del proprio dominio. L’argomento non è certo decisivo; ma tali a me
+sembrano invece le seguenti inavvertite parole del primo paragrafo
+della prima orazione _de lege agraria_: «post eosdem consules [C.
+Silla e Q. Pompeo (a. 88 a. C.)] regis Alexandri testamento regnum
+illud [int. l’Egitto] populi romani esse factum», dalla quale può
+rilevarsi come il testamento di Alessandro cada in un’età posteriore
+alla morte del primo Alessandro (a. 88). Non aggiungo parola per negare
+l’esistenza di un preteso Alessandro IIIº, [Pétau — Doctrina temporum,
+X, 48. Lutetiae-Parisiorum. 1707. Förster — Coment. acad. Gotting.
+ad a. 1780. part. phil. p. 136. Mai — Scholia bobbiensia ad nonnullas
+M. T. Cic. orationes cum integris annotationibus, p. 351 (in Orelli —
+Cic. Op. V, 2. p. 351, Turici. 1833)], che, rigettata dagli storici più
+recenti, ad altro non si riduce se non ad una vana ipotesi creativa.
+
+[324] De leg. agr. II, 16, 41-2. De rege alexandrino p. 149-50 [in M.
+T. Cicerone — Op. (Fragmenta), V^e XVIII, ed. Lemaire. Parigi. 1831].
+
+[325] Cic. De leg. agr. II, 16, 42.
+
+[326] Guiraud — Op. cit. 39.
+
+[327] Willems — Le sénat de la république romaine, II, 570 e segg.
+Paris. 1885.
+
+[328] Mommsen — Op. cit. V, 110 ed. cit.
+
+[329] Mommsen — Hist. rom. VI, 144.
+
+[330] Id. V, 146-8.
+
+[331] Tale cronologia è definita dal viaggio di uno dei medesimi a
+Verre, propretore in Sicilia, (Cic. In Verrem. IV, 27, 61 e segg.
+Löscher, Torino 1877), dopo circa due anni di soggiorno a Roma (Ibid.
+IV, 30, 67). Poichè la propretura di Verre in Sicilia durò dal 73 al
+71, (Op. cit. p. 10; Ciceros — Rede gegen C. Verres. Buch. IV, «De
+Signis» erklärt. von K. Hachtmann, p. 35. Gotha 1889. Klein — Die
+Verwaltungsbeamter der Provinzen der römischen Reichs I, 1, 73-4. Bonn.
+1878), la venuta a Roma dei figli di Selene deve datare, al più tardi,
+dal 72.
+
+[332] Mommsen — Hist. rom. V, 33-4. Ihne — R. G. VI, 14-42.
+
+[333] Mommsen — Hist. rom. V, 61 e segg. Ihne. R. G. VI, 56, 100.
+
+[334] Mommsen — Hist. rom. V, 91 e segg. Ihne. R. G. VI. 43-55.
+
+[335] Starck. l. c. e n. 39, 40 e 41. Cfr. Letronne — Recueil etc. II,
+20 e segg.
+
+[336] Strack — Op. cit. 186 e Mahaffy — The history etc. 223-4.
+
+[337] II, 31, 76.
+
+[338] Cic. — In Verr. Introd. XV. Torino. Löscher 1877 e «Rede gegen C.
+Verres», p. 8.
+
+[339] Cfr. Guiraud — Op. cit. 36 e 37.
+
+[340] Plut. — Crass. XIII, 1-3. La censura di Crasso deve argomentarsi
+del 65 a. C. (Cfr. Drumann — R. G. IV 85).
+
+[341] Guiraud — Op. cit. 37.
+
+[342] Dione — Hist. rom. XXXVII, 8 e segg. ed. Gros et Boissée.
+
+[343] Svet. — Caes. XI. Cic. De leg. agr. I, 1, 1. Svetonio ci dice
+che Cesare pigliò occasione dal fatto che gli Alessandrini avevano
+_cacciato_ il loro re, _alleato_ di Roma. È ben difficile ammettere
+che qui si intenda parlare di Tolomeo Alessandro IIº, ucciso, più che
+scacciato, circa venti anni prima. D’altro canto, noi non conosciamo
+in quel tempo nessuna ribellione alessandrina, nè re alcuno _alleato_
+del popolo romano, quale non era infatti Aulete. Probabilissimamente
+Svetonio avrà confusogli avvenimenti di quest’anno con quelli del 56,
+che narreremo fra breve.
+
+[344] App. — Mithr. 92. Cfr. Drumann — G. R. IV, 392 e segg. e Mommsen
+— St. rom. II, 42 e segg. trad. it. del Sandrini.
+
+[345] Strabo — XIV, 669.
+
+[346] App. l. c.
+
+[347] Dio — XXXV, 17; XXXVIII, 30.
+
+[348] Cic. — De har. resp. XX.
+
+[349] Dio — XXXVIII, 30.
+
+[350] Strabo — XIV, 684.
+
+[351] App. Mithr. 94.
+
+[352] Floro. III, 6, 9. App. Mithr. 95.
+
+[353] In quella lunga lettera ad Arsace, re dei Parti, che Sallustio
+riferisce come vergata da Mitridate alla vigilia della sua finale
+catastrofe, il re del Ponto, enumerate le rovine d’imperi e di
+monarchie, di cui erano stati autori i Romani, concludeva con
+l’eccettuare il re d’Egitto «_praetio in dies bellum prolatans_» (Sall.
+Hist. fragm. p. 410-11, ed. Lemaire. Parisiis. 1801). Quest’interessata
+neutralità Mitridate avea cercato per ben due volte di scuotere e
+finalmente, sebbene troppo tardi, vi era riescito.
+
+[354] Mommsen — Op. cit. II, 254.
+
+[355] Mommsen — Op. cit., 244-80.
+
+[356] Mommsen — Op. cit. II, 52-110.
+
+[357] App. Mithr. 111. Cfr. Letronne — Recueil etc. II, 74 e segg.
+
+[358] App. l. c. Mommsen — Hist. rom. V, 147.
+
+[359] Chronica eus. (in Roncalius — Vetustiora chron. etc. p. 398).
+Sext. Ruf. — Breviarium p. 385. Amm. Marc. Rer. gest. XXII, 16.
+
+[360] Lo Scaligero, [Animadversiones chronologicae in Eus. 150-1 (Cfr.
+p. 126, nº 1688). Amsterdam, 1658], crede si tratti di due Tolomei
+_Apioni_.
+
+[361] The history etc. p. 208.
+
+[362] Guiraud — Op. cit, 27-9.
+
+[363] L’organisation de l’empire romain. II, 431, n. 3.
+
+[364] Marquardt — Op. cit. II, 430 e 430 e n. 5.
+
+[365] Marquardt — Op. cit. 431, n. 3.
+
+[366] The history etc. 208.
+
+[367] Cic. De leg. agr. I, 1, 1; II, 15, 38.
+
+[368] De leg. agr. II, 16, 41-3.
+
+[369] Id. II, 7, 16.
+
+[370] Id. II, 13, 32.
+
+[371] I, 3, 9.
+
+[372] Id. I, 4, 10; II, 21, 56. Cfr. De Ruggiero — «Agrariae leges», §
+53 (in «_Enciclopedia giuridica italiana_»).
+
+[373] Sull’ostilità di Cicerone alle leggi agrarie, cfr. il recente e
+splendido libro del Masè-Dari. — M. T. Cicerone etc., p. 260-86.
+
+[374] H. n. Plin. XXXIII, 47, 9.
+
+[375] Flav. Ios. XIV, 3.
+
+[376] Appiano enumera fra le ragioni, che dovettero distogliere Pompeo
+dall’impresa, l’avverso responso dell’oracolo. Ma è da ritenere che
+egli abbia, equivocando, riferito a quest’anno quanto accadrà di lì a
+poco nel 56 a. C.
+
+[377] Drumann — G. R. III, 203 e segg.
+
+[378] Schol. Bobb. in orat. Pro Sext. 202, ed. Orelli.
+
+[379] Dio — XXXVIII, 2 e segg.
+
+[380] Cic. Ad Att. II, 16.
+
+[381] Caes. B. C. III, 107. Svet. Caes. LIV. Dio — XXXIX, 12. Cic. Pro
+Rab. post. III; Pro Sext. XXVI.
+
+[382] Cfr. il cap. segg., § 7 del pres. lav.
+
+[383] L’intera somma pattuita non fu però sborsata per intero. Quando
+Cesare, al 49, si recherà in Egitto, sarà ancora creditore di 700
+sesterzi (Plut. Caes. XLVIII, 5).
+
+[384] Caes. l. c. Cic. l. c.
+
+[385] Cic. Ad. Att. II, 5.
+
+[386] Ibid.
+
+[387] Lange. R. A. I, p. 574 e segg. Barbagallo — Il _senatus-consultum
+ultimum_, p. 119-20, 115 e segg. La censura non era gerita se non da
+chi avesse trapassato tutta la serie delle magistrature (Lange. R.
+A. I, 513), il che, in pratica, non riesciva possibile, se non ai più
+cospicui degli ottimati.
+
+[388] Lange — R. A. I, 691.
+
+[389] Cic. Pro Sext. XXV, XXVI e Liebenam. — Zur Geschichte und
+Organisation des romischen Vereinswesens, p. 24-5, 1890. Gentile —
+Clodio e Cicerone p. 118-9. 1876.
+
+[390] Barbagallo — Op. cit. 120-1. Cfr. Bouché-Leclerq. Les Pontifes
+de l’ancienne Rome, pp. 327-8, 329-30, 331, 334-5. 1871. Cic. De prov.
+cons. XIX; De har. resp. XXVII; Pro Sext. XXVI. Bélot — Hist. des
+chevaliers romains. I, 88 e segg. 1866. Drumann. G. R. II, 238.
+
+[391] Pro Sext. XXV. Ascon — in Pison, IV (ed. Orelli). Drumann — G. R.
+II, 238.
+
+[392] Il lettore non si scandalizzi se ora o più innanzi, come sempre,
+tratto con disinvoltura del buon Marco Tullio. Non ostante le vecchie e
+le nuove, più o meno retoriche, indignazioni (Cfr. Pasculli — I libri
+delle leggi di M. T. Cicerone, preceduti da un saggio sulla critica
+del Mommsen. Trani. 1900), sta di fatto che l’oratore romano non può,
+nelle sue qualità di uomo politico, essere giudicato da puri letterati,
+ma da chi abbia anima e senso di uomo politico. E tale prerogativa
+rende immortale l’opera ed i giudizi del Mommsen, nè fulmini più o meno
+olimpici o _chauvenismes_, più o meno patriottici, possono esercitarvi
+contro un valore decisivo. Cfr. sul proposito il recentissimo volume
+del Masè-Dari, altre volte citato.
+
+[393] Cic. Pro Sext. XXVIII; De prov. cons. XIX e Pro Domo sua, IX e
+XXV. Cfr. Plut. Cat. min. XL e Cic. XXXV.
+
+[394] Oltre alle monografie citate nella prefazione del pres. lav.,
+cfr. su questo cap. Drumann — G. R. II, 262-8 e V, 166. Engel — Kypros,
+435-447.
+
+[395] Cic. Pro Sext. XXVI. Erra quindi il Matscheg (Cesare e il suo
+tempo, 5, n. 5 Firenze. 1874), nel fare del Tolomeo ciprio un figlio
+_minore_ di Tolomeo Aulete.
+
+[396] La testimonianza di Ammiano Marcellino (XIV, 27), che lo dice
+_foederatus ac socius_, è smentita dall’altra molto più autorevole di
+Cicerone (Pro Sext. XXVI).
+
+[397] Cfr. Ciccotti — Il processo di Verre, p. 23. Milano. 1895.
+
+[398] Cic. l. c. Pro Domo sua. VIII.
+
+[399] Cic. Pro Flacco, XIII.
+
+[400] Cfr. Cap. VII, § 3º del pres. lav.
+
+[401] Engel — Kypros, 40-71.
+
+[402] Amm. Marc. XIV, 8 e 27.
+
+[403] Velleius Paterculus — Quae extant. II, 38, 5-6; 45, 5. ed.
+Lemaire. Parisiis. 1822. Florus — Epitone rer. rom. III, 9 ed. Lemaire.
+1827. App. B. C. II, 23.
+
+[404] De viris illustribus, III, 80. Vell. Pat. II, 45, 5. Cfr. in ed.
+cit., n. 5.
+
+[405] Cic. Pro Sext. XXXII, XXVII. Liv. Ep. 104. Floro III, 9. Schol.
+Bobbiensia in orat. Pro Sextio, p. 302. ed. Orelli.
+
+[406] Plut. — Cat. min. XXXIV, 3.
+
+[407] Liv. Ep. 104. Vell. Pat. II, 38, 5-6.
+
+[408] Val. Max. IV, 3, 2.
+
+[409] Plut. Cat. min. XXXV, 1.
+
+[410] Val. Max. IX, 4, 3.
+
+[411] Dione — XXXIX, 22. Vell. Pat. II, 45, 5. Plut. — Cat. min. XXXVI,
+1. Strabo — XIV, p. 684.
+
+[412] Dio — l. c.
+
+[413] Vell. Pat. II, 45, 5. Floro III, 9.
+
+[414] Plut. — Cat. min. XLV, 2. Lucano — Pharsalia III, 64. ed. Lemaire.
+
+[415] Plut. — Cat. min. XXXVI, 1. Cfr. Cic. Pro Sext. XXXVI. Questa
+cumulazione d’incarichi, conferiti per unica legge, era il solo
+elemento della medesima giuridicamente passibile di nullità, nè
+Cicerone si astenne dallo scagliarvene minaccia (Pro Domo, XX); ma, pur
+troppo, l’incostituzionalità riguardava le forme e non il contenuto,
+(Cfr. Drumann. II, 24 e 265, n. 38).
+
+[416] Ciò gli fruttò le ire e i libelli di parecchi, di alcuno dei
+quali, per comodità politica, si fece forte anche Cesare nella sua
+sperduta «_Anticatoniana_,» (Cfr. Plut. Op. cit. XXXVI, 3 e XXXVII,
+1-4).
+
+[417] Plut. — Op. cit., XXXVI, 1, 3.
+
+[418] Plut. Cat. min. XXXVIII, 1-2.
+
+[419] Vell. Pat. l. c. Plut. Ib. XXXIX, 1. Val. Max. VIII, 15, 10.
+
+[420] Plut. Ib. XXXIX, 1-2. Dio XXXIX, 22.
+
+[421] Plut. l. c.
+
+[422] Cfr. Plut. Ib. XXXIX, 2 e XLII, 1, che ci segna sia i nomi
+dei consoli, durante la cui carica avvenne il ritorno, sia quelli
+successivi, e Dio (XXXIX, 22), la cui narrazione riguarda appunto
+l’anno 56 a. C.
+
+[423] Nel golfo Saronico, oggi Kenkri.
+
+[424] Drumann — G. R. II, 534 e segg.
+
+[425] Cic. Ad Fam. I, 7. Cfr. Ad. Att. V, 21 e Marquardt — Op. cit. II,
+328.
+
+[426] Cfr. Drumann — G. R. II, 222-5.
+
+[427] Plut. Cic. XXXIV. Cat. min. XL.
+
+[428] Erra Plutarco, (Cat. min. XLIII, 1), includendovi l’Egitto,
+tutt’altro che conquistato. Egli infatti, oltre a smentirsi da sè,
+(Cfr. Pomp. LII e Caes. XXI), è contraddetto da Dione. XXXIX, 33. App.
+B. C. II, 118, Liv. Ep. 105. Circa il surriferito periodo cfr. Matscheg
+— Op. cit. pp. 94-6.
+
+[429] Plut. Cat. min. XLIV.
+
+[430] Cfr. Plut. Cat. min. XLV, 2.
+
+[431] Dio — XXXIX, 22 e Plut. Cat. min. XLV, 1. Dione ha il torto
+di riferire tutti questi avvenimenti all’anno 56, cronologia che è
+chiaramente smentita da Plutarco.
+
+[432] Plut. Cat. min. XLV, 2.
+
+[433] Matscheg — Op. cit. p. 56.
+
+[434] Gli eventi, che sono soggetto del pres. e dei successivi
+paragrafi, accennati di volo — non se ne capisce il perchè — dagli
+studiosi delle relazioni di Roma con l’Egitto, sono narrati con una
+certa ampiezza dallo Champollion-Figeac (Op. cit. II, 299-317), il
+quale però, in gran parte per colpa dell’intrico delle fonti, riesce
+poco preciso. Cfr. piuttosto Drumann — Op. cit. II, 535 e segg. Duolmi
+non aver potuto vedere la monografia dello Stocchi — A Gabinio ed i
+suoi processi. Torino. Löscher. 1892.
+
+[435] Cfr. Cic. Pro C. Rab. post. passim. Cicerone (Op. cit. II) e
+Plutarco (Pomp. XLIX, 7), l’uno, a bella posta, l’altro, riferendo da
+un storiografo anteriore, insinuano che il viaggio di Aulete fu dovuto
+_unicamente_ a brighe di Pompeo per aprirsi, con una spedizione egizia,
+nuove vie di ricchezze e di onori. Ciò è smentito dai contemporanei
+avvenimenti di Alessandria, ed è un’interpetrazione creata solo quale
+arma politica, dopo l’esperimento delle brighe dei Pompeiani. Del pari
+è da escludere tra le cause del malcontento dei sudditi di Aulete,
+il rifiuto del medesimo a reclamare Cipro ai Romani, in quanto che
+il prossimo incontro di Aulete con Catone a Rodi, (Plut. Cat. min.
+XXXV), ci avvisa che quell’isola apparteneva ancora al suo naturale
+possessore.
+
+[436] Dio — XXXIX, 12 e Liv. Ep. 105.
+
+[437] Plut. Cat. Min. XXXV.
+
+[438] Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6.
+
+[439] Porphyrius — p. 723. ed. cit.
+
+[440] Dio — XXXIX, 13-14. Strabo — XVII, p. 796. Cfr. Cic. Pro Coelio,
+X. (ed. Lemaire). De harusp. responsis. XVI.
+
+[441] Cic. Pro Coelio X.
+
+[442] Dio — XXXIX, 14.
+
+[443] Ibid.
+
+[444] Cic. Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.
+
+[445] Cic. Pro Coelio, X.
+
+[446] La cosa non è matematicamente sicura, ma in tale sospetto
+c’induce gravemente lo strano interessarsi di Celio, nell’anno della
+morte di Aulete alle condizioni dell’Egitto e la sua febbrile richiesta
+a Cicerone di consiglio sul _da fare_, (Ad Fam. VIII, 4). Come è noto,
+nessuno dei creditori aveva più potuto riscuotere la minima delle somme
+sborsate (Cic. Ad Fam. VII, 17).
+
+[447] Drumann — G. R. II, 376-80. Cfr. Cic. Ad. Q. fr. II, 13.
+
+[448] Quinctilianus — Instit. orat. XI, 1, 51 ed. Lemaire 1820-5. Svet.
+Clar. rhet. II. ed. Lemaire. 1828.
+
+[449] Cic. Pro Coelio — X e XXI.
+
+[450] Cic. Pro Coelio, X.
+
+[451] Ibid.
+
+[452] Ciò si rileva dal fatto che Celio continuò a rimanere a
+Roma (Cfr. Cic. Ad Q. fr. II, 13), il che sarebbe stato vietato
+dall’applicazione della condanna prescritta dalla legge Plauzia (Cfr.
+Rein — Das Criminalrecht der Römer 740-1884.), sotto il cui impero
+venne espletato il dibattimento.
+
+[453] Cic. Ad Fam. V, 12. Sul processo di Celio cfr. anche Rhein. Mus.
+II, 4, p. 598.
+
+[454] Dell’assenza di Aulete durante il 56, oltre a Cicerone (Ad. Fam.
+I, 1), ce ne avverte implicitamente Dione Cassio (XXXIX, 16).
+
+[455] La connivenza di Pompeo con Aulete è provata altresì dal fatto
+che questi aveva esibito una propria villa al principe egiziano, quale
+luogo di ritrovo coi creditori. (Cfr. Cic. — Pro C. Rab. Post. III).
+
+[456] Cic. Ad Fam. I, 1, 1 e segg. I, 2.
+
+[457] Dio — l. c. 15 e 16 Cic. — l. c.
+
+[458] Cfr. Cic. — Ad Fam. I, 2, n. 22 ed. Lemaire. 1827.
+
+[459] Cic. l. c.
+
+[460] Cfr. Cic. — Opere con trad. e n^e I, col. 1056. Venezia. 1848.
+
+[461] «_ante se oportere discessionem facere_» (Cic. Ad Fam. I, 2).
+La frase è oscura, nè l’interpretazione, che io con altri ho esibito,
+è del tutto soddisfacente, dappoichè i tribuni avevano già da molto
+tempo il diritto di presenziare le sedute senatorie (Willems — Le
+sénat de la rép. rom. II, 162 e 202-3). Peggiore però sembrami quella
+del Gronovius: «_se debere prius sententias rogare_», (Cfr. Cic. — Op.
+Lettere. II, p. 117, n. 6 ed. Bentivoglio, Napoli. 1829), che confonde
+il «_rogare sententias_» col «_discessionem facere_», e urta due volte
+contro la grammatica.
+
+[462] Cic. Ad Fam. I, 2 e I, 4. Ad Quint. fr. II, 2. Cfr. Dio — XXXIX,
+15. In questa giornata Cicerone ebbe forse a recitare l’orazione «_de
+rege alexandrino_», di cui noi possediamo soltanto brevi e slegati
+frammenti, i quali a nessun critico possono permettere la sicurezza
+dello Schmid (Op. cit. 11) nel riferirli all’anno della censura di
+Crasso (65 a. C.), che gli Scholia Bobbiensia ricordano solo come
+un’età già trapassata [«_tentaverat Crassus_». (Cfr. Ciceronis — Op.
+Vº, P^e IIª, p. 350 ed. Orelli)]. Nè più valida parmi l’argomentazione,
+che il Bandelin vuol trarre dal silenzio di Cicerone, il quale,
+per contro, nelle sue lettere accenna a parecchi suoi discorsi _pro
+rege alexandrino_, tenuti in quei giorni, o dal fatto, che allora si
+discuteva su _chi_ doveva ricondurre il re, non _sulla restituzione_
+del re, la quale, era in ballo tanto quanto la questione precedente.
+
+[463] Drumann — G. R. V, 203 e segg.
+
+[464] Ibid. II, 109 e segg. Plutarco, a torto, ce lo ha tramandato come
+un Canidio.
+
+[465] Cic. Ad Fam. I, 4.
+
+[466] Ibid. 5 e Ad Q. fr. II, 3.
+
+[467] Dio — XXXIX, 16. Cfr. Plutarco — Pomp. XLIX, 6.
+
+[468] Timagenes Alexandrinus — Fragm., (in Müller — Fragm. hist. graec.
+p. 222), e Plut. Pomp. XLIX, 5-6.
+
+[469] Circa i sentimenti di C. Catone contro Lentulo, cfr. Fenestella
+(in Nonio Marcell. — De vera sign. serm. p. 385. Lipsia. 1826).
+
+[470] Ad Q. fr. II, 3 e Ad Fam. I, 5.
+
+[471] Dio — XXXIX, 16 e Plut. Pomp. XLIX, 5-7. Cfr. Dio — XXXIX, 9.
+Cic. Ad. Att. IV, 1. Pro Domo VII; X. App. B. C. II, 18.
+
+[472] Ad Q. fr. II, 6.
+
+[473] Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6. È eloquente nei rispetti del carattere
+di Cicerone, il contrasto fra tali consigli e le accuse lanciate
+nello stesso anno contro Gabinio, (cfr. In Pis. XXI), colpevole di
+avere eseguito il piano, che l’oratore consigliava al suo amico della
+Cilicia.
+
+[474] App. Syr. 51. Diodoro — Bibliothecae historicae quae supersunt.
+XXXIX, 56 ed. Kiessling, e Prou. Parigi. Circa la nuova fase della
+questione egizia, cfr. Drumann — G. R. III, 49-59.
+
+[475] Plut. Anton. III, 1. Cic. Phil. II, 19, 48.
+
+[476] Cic. Pro Rab. Post. XI. Schol. Bobb. p. 271 e 356-7. (in
+Ciceronis — Opera ed. Orelli. Vª, P^e IIª).
+
+[477] Pro Domo sua, IX e XXI. Pro Rab. Post. VIII.
+
+[478] Dio — l. c. Cfr. Cic. Ad Att. IV, 10.
+
+[479] Flav. Ios. A. I. I, VI, 2 e De bello Iud. I, 8, 7.
+
+[480] Cfr. Val. Max. LIX, 1, 6.
+
+[481] Cfr. anche Liv. Ep. 105.
+
+[482] Porphyrius — p. 723, ed. cit.
+
+[483] Caes. B. C. III, 4 e 110, ed. Lemaire. Parisiis. 1820.
+
+[484] Ad Att. IV, 10, 1.
+
+[485] Cic. Ad Q. fr. II, 13; III, 2; In Pis. XXI.
+
+[486] Dio — XXXIX, 56-9.
+
+[487] Cic. Ad Q. fr. III, 1.
+
+[488] Sulla portata dell’accusa _de repetundis_, cfr. Rein — Op. cit.
+p. 604-5 e 343-6. La contemporanea accusa _de ambitu_ (Cic. Ad Att. IV,
+16; Ad Q. fr. III, 3) non può di certo, per la sua natura, riferirsi
+alla spedizione di Gabinio in Egitto. Piuttosto è da considerarsi come
+uno dei contemporanei mezzi di demolizione, praticato, per vendetta,
+dagli avversari.
+
+[489] Dio — l. c. 59-61.
+
+[490] Dio — l. c. 62. Cic. Ad Qu. fr. III, 1.
+
+[491] Cic. Ad Q. fr. III, 2.
+
+[492] Dio — l. c. 62.
+
+[493] Cfr. Rein — Op. cit. p. 563-4. Drumann — G. R. II, 52, 2; III, 54
+e segg.
+
+[494] Cfr. invece Cic. Ad. Qu. fr. III, 4.
+
+[495] Dio — XXXIX, 63.
+
+[496] Cic. Ad Att. IV, 16 e Dio — l. c., 62.
+
+[497] Cic. Ad Q. fr. III, 4.
+
+[498] Id. Ad Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 4. Cfr. Ad Q. fr. III, 7, 9.
+
+[499] Circa la cronologia del processo, cfr. quella dell’immediatamente
+posteriore epistola ciceroniana Ad Q. fr. III, 4 (in Cic. — Scripta
+quae manserunt. Ep. ad Q. fr. l. c. ed. Klotz e Wesenberg. Lipsiae.
+1873). Il §º dell’anteriore ep. ad Att. (VI, 16), che parla
+dell’assoluzione di Gabinio, è frammento di una lettera posteriore alla
+precedente.
+
+[500] Dio — XXXIX, 62.
+
+[501] Ibid., 63.
+
+[502] Cic. Ad Q. fr. III, 1.
+
+[503] Cic. Pro Rab. post. XII, 31. Val. Max. — IV, 2, 4. Quint. Instit.
+orat., XI, 1, 73. (Cfr. Cic. Ad Q. fr. III, 5; III, 9; II, 1, e Drumann
+— G. R. VI, 70-1). Circa la sua orazione _pro Gabinio_, cfr. Cic. —
+Varia (ed. Lemaire, p. 185).
+
+[504] Trattavasi, fra l’altro, dell’estorsione di 4000 sesterzi dalla
+provincia, che Gabinio aveva adoperato per la spedizione egizia. (Dio —
+XXXIX, 55).
+
+[505] Dio — XLVI, 8.
+
+[506] Sui pericoli, possibili a provenire dalla capacità personale di
+Archelao, cfr. Drumann — G. R. III, 50 — 1.
+
+[507] Cic. Pro Rab. post. VIII e XIV.
+
+[508] Dio — XXXIX, 64. Schol. Bobb. Pro Archia, p. 336 (ed. Orelli).
+App. (Syr. 51) lo dice erroneamente esiliato dal senato, cui elargisce
+un’indebita competenza, mentre nei B. C. II, 24 lo fa esiliare nel 52
+a. C. Sulla pena dell’esilio nei reati _de repetundis_, cfr. Rein — Op.
+cit. 630.
+
+[509] Sallustio — Bellum Iugurtinum. XXXV, 10. Löscher. 1900.
+
+[510] Ciccotti — Il processo di Verre, p. 13.
+
+[511] Cfr. Dézobry — Rome au siècle d’Auguste, I, p. 261 e segg., 270 e
+segg. Paris. 1835.
+
+[512] Ibid. 19 «Lugent omnes provinciae», scriveva una volta, in cui
+gli tornava comodo, Cicerone, (In Verr. II, 3, 89) «queruntur omnes
+liberi populi, regni denique jam omnia de nostris cupiditatibus et
+iniuriis expostulant: locus intra oceanum jam nullus est neque tam
+longinquus, neque tam reconditus, quo non per haec tempora nostrorum
+hominum libido iniquitasque pervaserit».
+
+[513] V^i Cap. II, § 3º del pres. lav.
+
+[514] Sul pres. §. Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-83.
+
+[515] Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-2.
+
+[516] Cic. Pro Rab. post. II-III.
+
+[517] Roblon — Op. cit., p. 171 e segg.
+
+[518] Lo Schmid ne incolpa a torto (p. 13-4) un’inesistita insurrezione
+alessandrina, provocata dalla fiscalità del ministro.
+
+[519] Cic. Ib. VIII e XIV-XV. Cfr. Ad Fam. VII, 17.
+
+[520] Cfr. Cic. Op. cit. III, Ad Q. fr. III, 2 e III, 3.
+
+[521] Svet. (Claud. 16) lo dice a torto _de maiestate_.
+
+[522] Cic. Pro C. Rab. post. IV e _passim_.
+
+[523] Op. cit. III.
+
+[524] Op. cit. VIII.
+
+[525] Ibid. XI e segg.
+
+[526] Rein — Op. cit. 630. Drumann — G. R. III, 215. Cfr. Cic.
+Orationes. V^e 4º. «_Excursus ad orat. pro Flacco_, cap. 38» ed.
+Lemaire.
+
+[527] L’argomento della gratitudine pei servigi, resi da Postumo a M.
+Tullio nei giorni dell’esilio, (Ibid. XVII), non ha valore alcuno come
+motivo psicologico della difesa di Cicerone, dappoichè di null’altro
+può trattarsi se non di un prosaico imprestito, spoglio di qualsiasi
+attaccamento amichevole.
+
+[528] Era questa la valutazione del danaro, del cui risarcimento
+all’erario si rendeva responsabile l’imputato.
+
+[529] Cic. Ibid. IV-V.
+
+[530] Ibid. XIII.
+
+[531] Ibid. VI-VII.
+
+[532] Ibid. VIII.
+
+[533] Ibid. XI.
+
+[534] Ibid. XII-XIII.
+
+[535] Ibid. III.
+
+[536] Ibid. VIII-X.
+
+[537] Ibid. XI.
+
+[538] Laboulaye — Essais sur les lois criminelles des Romains, p.
+216-27, 1845.
+
+[539] Cfr. Cic. Ad Fam. I, 1.
+
+[540] Rein — Op. cit. p. 626, nota.
+
+[541] Persino l’ostentazione della miseria del proprio cliente era
+pillola che Cicerone poteva solo dare a bere al primo venuto. Postumo
+era un uomo troppo astuto, come tutti i suoi compagni d’affari, per non
+ricorrere a simili espedienti. (Cfr. Schmid — Op. cit. 14).
+
+[542] Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.
+
+[543] Il Guiraud (Op. cit. p. 47), naturalmente senza citare fonte
+alcuna, lo dichiara recisamente assolto.
+
+[544] XVI.
+
+[545] XV e segg.
+
+[546] Drumann — G. R. VI, 21 e segg. Matscheg — Op. cit. e segg.
+
+[547] Caes. B. C. III, 110. Val. Max. IV, 1, 15. [Annaei Senecae —
+Op. philosophica, II. Cons. ad Marciam. XIV ed. Lemaire. 1827. Cic. Ad
+Att. VI, 5.] Quali fossero le cause del loro viaggio in Egitto è ben
+difficile precisare. Tuttavia è probabile l’opinione del Drumann (G. R.
+II, 105), accettata dallo Schneiderwirth, (Op. cit. 46), che esso sia
+avvenuto allo scopo di richiedere aiuti contro i Parti. (Cfr. Drumann —
+G. R. II, 101 e segg.).
+
+[548] Caes. B. C. III, 108. Porph. (in Fragm. hist. graec. IV, 723).
+Dio — XLII, 25 e segg.
+
+[549] Cfr. Caes. B. C. III, 3, 4-5 e 103. App. B. C. II, 49 e 71. Dio —
+XLII, 12.
+
+[550] Drumann — G. R. III, 532-49. Matscheg — Op. cit. 345-63.
+Schneiderwirth — Op. cit. p. 46 e segg. Schmid — Op. cit. p. 16 e segg.
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici.
+
+Le correzioni indicate a pag. 196 (Errata-Corrige) sono state riportate
+nel testo. La notazione ^ indica che il carattere seguente è in apice.
+
+
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***
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+ <title>Le relazioni politiche di Roma con l'Egitto dalle origini al 50 a. C. | Project Gutenberg</title>
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+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA
+CON L’EGITTO
+<span class="smaller">DALLE ORIGINI AL 50 A. C.</span>
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="titlepage">
+<p class="x-large">
+<span class="smcap">Corrado Barbagallo</span>
+</p>
+
+<p class="pad2 main-t">
+<span class="small">LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA<br>
+CON L’EGITTO</span><br>
+<span class="x-small">DALLE ORIGINI AL 50 A. C.</span>
+</p>
+
+<p class="pad2">
+(SAGGIO SULLA POLITICA ESTERA DEI ROMANI)
+</p>
+
+<p class="blockquote gi">
+Πολὺ γὰρ ἤδη τοῦτο τὸ γένος ἐστὶ
+τῶν διαβουλίων παρὰ Ῥωμαίοις, ἑν οἶς
+διὰ τῆς τῶν πέλας ἀγνοίας ᾳὔξουσι
+καὶ κατασκευάζονται τὴν ἰδίαν ἀρχὴν
+πραγματικῶς, ἅμα χαριζόμενοι καὶ
+δοκοῦντεσ εὐεργετεῖν τσὺς ἁμαρτἀνοντας.
+(Polibio XXXI, 18, 7).
+</p>
+
+<p class="pad4">
+ROMA<br>
+ERMANNO LOESCHER &amp; C.º<br>
+<span class="small">(BRETSCHNEIDER E REGENSBERG)<br>
+1901</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid">
+<p>
+Proprietà letteraria
+</p>
+
+<p>
+Catania — Tip. Sicula di Monaco &amp; Mollica.
+</p>
+<hr class="mid">
+</div>
+
+<div class="somm">
+<hr>
+<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
+<hr>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_iii">[iii]</span>
+</p>
+
+<h2 id="prefazione">Prefazione</h2>
+</div>
+
+<p>
+Il tema del presente studio non è, sino ad ora — sebbene
+implicitamente — mancato di diventare soggetto
+di più d’una monografia. Anzi, se le mie informazioni
+bibliografiche sono esatte, esso ha ricevuto l’onore di
+una quadruplice trattazione, e, precisamente, dai sigg.
+Schneiderwirth<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>, Schmid<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>, Guiraud<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> e Bandelin<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>.
+Se non che nell’ultima di codeste monografie, recente
+di soli sette anni, il suo A. era costretto a lamentare
+che, mentre le fonti antiche non ci offrono il contesto dei
+fatti, di cui s’intessono le relazioni romano-egiziache,
+i moderni storici «neque si interpetrationem atque iudicium
+<span class="pagenum" id="Page_iv">[iv]</span>
+respicimus, idonei videntur, quibus res dilucide
+cognoscantur» (p. 56).
+</p>
+
+<p>
+Non è ben chiaro quali fossero le censure particolari,
+che il B. moveva agli storici precedenti sotto le
+generiche frasi latine, di cui egli si era compiaciuto
+servirsi. Certo esse attaccavano tutta l’opera dei medesimi,
+e sarebbe stata cosa fortunata se, come conseguenza
+della critica, il B. ci avesse dato quell’opera
+metodica di sicuro giudizio ed interpetrazione, che
+egli si aspettava dai suoi predecessori. Ma il guaio si
+è che, dallo Schneiderwirth al Bandelin, il difetto
+fondamentale, (in quest’ultimo, grave e palpabile forse
+più che nei precedenti), era stato quello di aver considerato
+le relazioni di Roma con l’Egitto come materia
+di appunti eruditi, cui non facea d’uopo connettere
+e spiegare con le vicende ed i criteri della vita
+politica e della politica estera romana, sì che tutte le
+alleanze, i ravvicinamenti, le ostilità, in una parola
+le relazioni diplomatiche dei due stati, appariscono nelle
+monografie degli storici surriferiti come campate in aria,
+sprovviste e di ragione e di scopo, applicabili a questo
+e a quel periodo, senza che luce o emendamento alcuno
+esse possano dare o ricevere da quella concezione della
+politica estera dei Romani e da quei giudizi sulla
+medesima, che ogni storico, prima d’intraprenderne,
+come questo è il caso, lo studio di uno dei fenomeni,
+deve compiutamente possedere<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ovviare a tale difetto, esibendo il presente studio come
+l’esame di una delle manifestazioni della politica estera
+dei Romani, anzi della vita romana in genere, delle
+cui leggi e vicende essa risenta scrupolosamente gli effetti,
+aiutare gli storici allo scoprimento di queste cause,
+di questi effetti, delle orientazioni, varie a seconda i
+tempi, di codesta politica istessa, correggere i non pochi
+errori, e fondamentali, sulla medesima, tale è lo
+scopo precipuo del presente lavoro. La rettificazione di
+non pochi dati di fatto, lo svolgimento di relazioni o
+completamente taciute, o per lo meno trascurate dagli
+storici precedenti, nei quali, neanche dal punto di vista
+della compiutezza, si nota un graduale e sempre ascendente
+progresso, la rinnovata trattazione con conclusioni
+opposte o diverse di questioni già altrimenti risolte,
+tutto ciò l’accorto lettore, senza che io vi abbia
+volta per volta accennato, avrà senza dubbio agio di
+notare nel corso del mio lavoro; ma è bene avvertire
+che non è questo lo scopo, a cui ho deliberatamente mirato,
+sibbene l’altro ben più largo, cui il mio temperamento
+intellettuale mi trascinava, di offrire cioè un
+saggio sulla politica estera dei Romani.
+</p>
+
+<p>
+Su pochi argomenti di storia gravano infatti giudizi
+così superficiali, anzi convenzionali, come sulla storia
+romana, specie sulle vicende estere della medesima.
+</p>
+
+<p>
+La leggenda più rosea, l’entusiasmo più ingenuo le
+ha avvolte e irradiate della sua luce più benevola, sì
+che, quasi senza eccezione, gli occhi degli storici più
+indipendenti ne sono rimasti abbacinati, ed i giudizi
+<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span>
+più concordi sul culto della grandezza patria, sulla lealtà
+politica romana, sui benefici effetti della conquista
+etc. etc. hanno corso e ricorso le carte di qualsiasi
+loro trattazione<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Io credo venuta l’ora di esercitare su tante opinioni,
+tutte egualmente erronee, la critica più indipendente
+per arrivare a convincersi che fra i motivi delle
+vittoriose guerre estere dei Romani, quello del culto
+della patria non c’entra nè poco nè punto, che la
+loro lealtà politica può insegnare qualcosa ai Luigi XIº
+e ai Ferdinando il Cattolico, che l’incivilimento universale
+(frase molto elastica) o poteva avvenire senza
+i benefici effetti della conquista o fu arrestato dalla
+loro opera di depredamento, rispetto alle province, e
+dal loro protezionismo economico-politico rispetto agli
+stati liberi, senza contare che la loro mostruosa potenza
+<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span>
+coloniale riescì causa prima ed unica della dissoluzione
+interna della società, che l’avea perpetrato, delle lagrime
+e delle sofferenze della sua grande maggioranza, che,
+con un lavorio infernale di raffinato egoismo, fu, per secoli,
+attraverso l’ignoranza, la corruzione, la miseria,
+immolata alla sfarzosa agiatezza delle classi dominanti<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Di qualcuna di codeste rettifiche si occupa il presente
+lavoro. Di altre forse, e in maniera più sistematica,
+si occuperanno altri posteriori. Quello che però adesso
+io desidero si è che il lettore spassionato mi giudichi
+sovrattutto da ciò, a cui in ispecial modo ho mirato<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span>
+</p>
+
+<p>
+Due altri avvertimenti occorre premettere innanzi
+che io chiuda questa prefazione, ed ambedue sono piuttosto
+delle scuse che degli avvertimenti.
+</p>
+
+<p>
+Il presente volume, composto in tempi ed in residenze
+disparate, offre talora gli stessi libri citati in edizioni
+diverse. Ciò non sarà corretto dal punto di vista della
+simmetria, ma, posso assicurarlo, non nuoce minimamente
+alla chiarezza, dappoichè ho, volta per volta,
+specificato i vari mutamenti. Così, se talora — invero molto
+raramente — non ho potuto citare a piè pagina tutta la
+bibliografia di qualche argomento o non ho potuto servirmi
+<span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span>
+dell’ultima e più recente edizione di qualche testo,
+stia pur tranquillo il lettore, ciò non nuoce alla
+precisione scientifica, giacchè ho sempre curato la cognizione
+dei libri fondamentali, e le recentissime edizioni — quando
+non mi è stato possibile averle — ho sempre
+surrogato con le ottime. Quello, di cui la coscienza mi
+rassicura, si è che nelle condizioni di vita, in cui ho
+redatto il presente lavoro, pochi mi avrebbero pareggiato
+in tenacia e scrupolosità.
+</p>
+
+<p class="indr">
+<span class="smcap">C. Barbagallo</span>
+</p>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span></p>
+
+<h2 id="cap1">CAPITOLO I.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto nel III. Secolo a. C.</span></span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap1-1">I.
+<span class="smaller">L’agricoltura
+in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio.
+L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo
+politico; arti e scienze.</span></h3>
+
+<p>
+Il primo avvicinamento diplomatico di Roma con la
+monarchia egiziana, fondata dai Tolomei, dopo il tragico
+sfasciarsi dell’impero di Alessandro Magno, ebbe
+luogo nel 273 a. C. Prima di quel giorno, i due popoli
+erano vissuti tanto remoti per vicendevoli relazioni,
+quanto — come si mantennero — differentissimi per
+struttura economica e politica. Due società affatto diverse
+abitavano le rive europee e le africane del Mediterraneo.
+</p>
+
+<p>
+Poche regioni erano state favorite dalla natura così
+come l’Egitto. Al confluente di due mari, solcato da
+un fiume, che ne costituiva la ricchezza agricola, e, insieme,
+quella peschereccia, con una città, Alessandria,
+stazione centrale, scalo inevitabile fra l’Occidente e
+l’Oriente, crogiuolo di tutte le industrie dell’antichità,
+esso non aveva, dal punto di vista economico, rivali
+da temere.
+</p>
+
+<p>
+Su tre milioni circa di ettare capaci di abitazione<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>,
+il suolo coltivabile, che adesso è ridotto a ⅔ della cifra
+succitata<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>, doveva nell’antichità varcarla di parecchio,
+<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
+giacchè la continua invasione delle sabbie e dell’acqua
+marina costituiscono una notevole differenza fra
+lo stato antico e moderno del paese, tutta a pregiudizio
+del secondo. E tanta estensione di terreno coltivabile,
+aiutata dai mezzi, adesso abbandonati, di una delle più
+perfette fra le culture agricole, offriva annualmente una
+produzione ricchissima e svariata: pane di spelta, grano
+di doppia specie, sylphium, trifoglio due volte l’anno<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>,
+loto, papiro, e molti altri generi di cereali e di piante
+aquatiche. Fra gli alberi primeggiavano la palma e
+l’ulivo<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>; e la maraviglia del lettore crescerà nel sentire
+che il prodotto del grano, che nell’Egitto odierno
+rende in media solo 15 volte la semenza, la rendeva
+nell’Egitto antico ben 100 volte<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, il che, in gran
+parte, si doveva al fatto che l’agricoltura — per lo meno
+quanto al lavoro delle semenze — veniva presso quel
+popolo, considerata come un pubblico servizio<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Della carne degli animali da pascolo, che, a cagione
+della ricchezza delle terre inondate e non coltivate, offrivano
+doppia tosatura e doppio parto annuo, gli Egiziani,
+in mezzo a tante altre abbondanze, non curavano
+di servirsi, se ne togli quel tanto che era richiesto
+dalla religione. Per contro, larghissimo era il
+consumo del pesce, che, vietato ai ministri del culto<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>,
+formava parte considerevole della pubblica alimentazione.
+</p>
+
+<p>
+Il ricolto di tanti prodotti rendeva naturale il desiderio
+<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
+del commercio e dell’esportazione, e questo era
+agevolato dalla situazione dell’Egitto, specie della sua
+capitale, collocata fra il bacino del Mediterraneo, la Siria,
+la Mesopotomia, l’Arabia, il Mar Rosso, la Libia,
+l’Etiopia e persino l’India<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>, situazione, che la politica
+internazionale dei Tolomei, — politica eminentemente
+d’interessi<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>, similissima, al pari della cartaginese, a
+quella della moderna Inghilterra<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> —, non aveva lasciato
+mai di sfruttare con le svariate relazioni diplomatiche.
+E, quasi a colmo di tanto ben di Dio, l’Egitto non
+era soltanto uno stato agricolo e commerciale, ma, al
+tempo stesso, la prima nazione industriale del mondo
+antico, verso la quale mèta la sospingeva, come sempre,
+quella razza indomita nella elaborazione degli elementi
+materiali della civiltà, che è l’ebrea, e di cui l’Egitto
+nudriva ospiti numerosi<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Vi si lavoravano in tal guisa, con una sapienza rara
+anche oggi, i metalli più preziosi, si tessevano tele,
+lane, cotoni, e, fra le altre, primeggiava un’industria,
+unica alla valle del Nilo, e, da sola, fonte d’infinita
+ricchezza, la fabbricazione della carta di papiro<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Fioriva tra tanto benessere una popolazione densa
+ed agiata di ben cinque o sei milioni di abitanti, superba
+di una fitta rete di più di 10000 città e grossi
+borghi, che comprendeva, da un lato una selva di piccoli
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+benestanti, proprietari ed affittuari<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>, e dall’altro una
+schiavitù, ch’era tale soltanto di nome, rispondente pei
+suoi tratti specifici alla clientela romana<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>, mentre
+capitalisti ed operai cominciavano ad agitarsi nelle coalizioni
+e gli scioperi, segno indeprecabile di maturi progressi
+industriali<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La monarchia era assoluta, ma, (ironia delle parole),
+essa, in condizioni normali, strettamente legata al bene
+dei sudditi, cadeva in tempi anormali nella necessità
+indeprecabile di cedere ai più sensibili impulsi dell’opinione
+pubblica, accentrata nel cervello della nazione,
+l’antica Parigi, come è stata denominata Alessandria,
+tanto più che mancava un esercito numeroso e permanente<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>,
+notevole concausa della prosperità dell’Egitto
+e dell’indirizzo rimesso della sua politica estera,
+sempre più affermantesi dai primi agli ultimi Tolomei.
+</p>
+
+<p>
+A coronamento dell’opera, su tanta agiatezza materiale
+aleggiava, bella e spensierata, tutta una rigogliosa
+fioritura scientifica e letteraria, per cui pareva che
+l’africana Alessandria avesse, come in serra aristocratica,
+ereditato i più bei fiori della civiltà ellenica<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>.
+Quanto diverse non apparivano invece, sin dal 273, le
+condizioni e l’avvenire della capitale del Lazio!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap1-2">II.
+<span class="smaller">Agricoltura in Roma
+durante la repubblica; industrie; decadenza dell’agricoltura;
+pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca
+dei due stati.</span></h3>
+
+<p>
+Anche Roma avea goduto un tempo di un’agricoltura
+fiorente, e avea visto spuntare sotto l’occhio del
+Marte latino una distesa di piccole e gagliarde proprietà,
+per cui, divise tra faccende rurali e domestiche, aveano
+vagato laboriose le falangi dei clienti, amiche appendici
+dei vecchi gruppi gentilizi<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. Ma Roma non aveva mai
+goduto nè di commercio nè d’industrie<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>, e l’agricoltura
+era ben presto cominciata a decadere sotto i funesti
+effetti delle conquiste, strappanti al lavoro le braccia e
+offrenti<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a> a buon mercato le terre e gli schiavi, mezzo
+più agevole sia della coltivazione diretta, che dell’assoldamento
+dei proletari, e fatale meccanismo di distruzione
+della piccola proprietà<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per un istante era parso che la crisi agricola potesse
+venire compensata da un corrispettivo incremento della
+pastorizia, dopochè la conquista del Lazio, dell’Etruria
+e di tutta la zona interna dell’Apennino, varia
+di prodotti, di altitudine e di clima, avea liberato i
+proprietari dalla costosa necessità di sostentare nell’inverno,
+a proprie spese, il bestiame e di ricoverarlo all’uopo
+in apposite stalle<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>. Ma anche la pastorizia
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+avea perduto la sua ragion d’essere dopo l’affluenza dei
+nuovi tesori da ogni parte del mondo conquistato, eccitanti
+allo sperpero e all’inerzia le classi dominanti,
+che li percepivano, e alla miseria, all’accattonaggio, al
+bottino le classi inferiori, ridotte oramai sul lastrico dalla
+concorrenza spietata degli schiavi.
+</p>
+
+<p>
+Incamminati per la china di una politica conquistatrice,
+eretta la medesima a mezzo di pubblico e di privato
+sostentamento, l’unico organo sociale, verso cui le
+risorse dell’erario andarono sin d’ora a confluire, non
+poteva non essere l’esercito terrestre e marittimo. La sua
+presenza rese uno stato, già superbo di lotte e di conquiste
+civili, il campo chiuso d’una sempre imminente
+reazione militare ed il covo temuto di una banda vigile
+e sterminata di filibustieri, pronta a gettarsi dove avesse
+spiato una preda, a spargere il terrore dov’era la
+pace, a profondere nell’abisso delle orge e della magnificenza
+capitali e proventi capaci di alimentare lavori
+d’immenso interesse per l’umanità<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>, finchè le lagrime
+dei sudditi e degli oppressi non l’avessero sospinto verso
+una monarchia democratico-militare, che poi, a sua volta,
+sarebbe divenuta zimbello degli eserciti, che le si erano
+prostesi a costituirne la base<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questo l’aspetto delle due nazioni, che s’incontravano
+per la prima volta al 273, l’una tutta compresa del
+pensiero del proprio onesto benessere, operosa, modesta,
+colta e soddisfatta; l’altra, oziosa, rapace, provetta
+nell’arte della guerra e della prepotenza, piena della vanagloria
+di ritenersi pensionaria dell’universo, non curante
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+del domani, intenta a tutto consumare senza produrre,
+a strabiliare il mondo colle monumentali costruzioni
+della sua aristocrazia accanto ai fetidi abituri
+del suo cencioso proletariato e impotente a largire al
+proprio genio altro campo di esplicazione all’infuori degli
+acquedotti, delle grandi strade o delle fortificazioni<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>,
+d’un interesse puramente strategico, conforme
+alle più alte idealità della sua vita sociale<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nel duello inconfessabile, difensivo per l’una, agognato
+ed offensivo per l’altra delle due nazioni, chi
+avrebbe vinto? Quale sarebbe stata l’agonia, quale
+la sorte della disfatta? Una situazione a termini identici
+e contemporanea a quella di Roma rispetto a Cartagine
+si disegnava al 273 sulle pagine della storia del
+mondo antico. Il suo svolgimento sarebbe riescito meno
+rapido e meno drammatico del certame punico, ma non
+per questo meno interessante. Due secoli e mezzo ne
+prepareranno l’epilogo, e l’eloquenza del medesimo riescirà
+superiore a qualsiasi affrettata predizione.
+</p>
+
+<h3 id="cap1-3">III.
+<span class="smaller">Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria
+di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici;
+motivi economici.</span></h3>
+
+<p>
+Gli anni 285-273 a. C. furono tra i più tempestosi
+della storia di Roma. Nel breve giro di poco più di due
+lustri il suo governo avea dovuto contare una sollevazione
+degli Italici, che, dai Lucani, dai Sanniti e dai
+Tarantini s’era estesa agli Etruschi, agli Umbri ed ai
+Galli, due sconfitte di non lieve importanza come quella
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+di Eraclea (280) e l’altra di Ausculum (279), con la perdita
+complessiva di 130000 uomini, la nuova campagna
+del 278 andata a male, e, nella Sicilia, l’insediamento
+di un nemico temibile (276), quello stesso Pirro, che
+da undici anni teneva in continui palpiti la futura capitale
+del mondo.
+</p>
+
+<p>
+Ma, poichè la fortuna aiuta gli imbelli e gli audaci,
+la sorte delle cose mutò tutto ad un tratto nel giro di
+pochi mesi. Nello stesso anno 276 la Sicilia veniva
+conquistata dai Cartaginesi, allora alleati dei Romani,
+Pirro, battuto a Benevento (275), periva tre anni dopo
+miseramente in Grecia, e la ribellione d’Italia, privata
+così del suo braccio migliore, si spegneva in breve
+per mancanza di sussidi militari<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> (275-0). E, come se
+la fortuna volesse, quasi in compenso del passato, offrire
+tutte in una volta le sue grazie ai Romani, l’anno
+stesso della morte di Pirro<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a> giungevano nella capitale
+del Lazio ambasciatori da parte di Tolomeo IIº
+Filadelfo, re di Egitto, recanti, insieme coi doni di
+prammatica, amicizia ed alleanza<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>. La data dell’ambasceria
+ci è indicata con precisione da Eutropio. Essa
+rimonta al consolato di C. Fabio Licinio e C. Claudio
+Caninio (273), ad un anno cioè, in cui Pirro era ancora
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+in vita e l’amicizia del re d’Egitto poteva riescirgli
+proficua.
+</p>
+
+<p>
+Così essendo, l’atto diplomatico del Lagida<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a> non
+appare nè nobile, nè leale.
+</p>
+
+<p>
+Nessuna ragione infatti esisteva perchè Pirro avesse
+dovuto aspettarsi una simile ricompensa. Verso il 295
+egli era stato condotto quale ostaggio in Egitto presso
+il padre di Tolomeo Filadelfo,<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> ed avea saputo talmente
+guadagnarsi le simpatie della famiglia reale da
+riceverne, pochi anni di poi, in isposa la figliastra Antigone
+ed aiuti di danaro e di milizie per la prossima
+riconquista del già perduto trono d’Epiro<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> (295).
+</p>
+
+<p>
+Si era allora insediato al governo della Macedonia
+quel Demetrio, figlio di Antigono Iº, già noto per la
+sua fama militare e per una sua grande impresa contro
+gli Egiziani. Al 306, infatti, aveva, per incarico del
+padre, sconfitto presso Salamina, in una delle più memorabili
+battaglie navali dell’antichità, lo stesso Tolomeo Iº,
+il quale, oltre a perdervi più di 120 vascelli da guerra,
+100 da carico ed 8000 soldati, avea visto cadere prigionieri
+il figlio ed il fratello Menelao, cui era venuto in soccorso.
+Questa battaglia, che aveva fruttato ad Antigono
+la conquista di Salamina e gli avea offerto il destro
+di assumere pel figlio il titolo di re<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>, aveva altresì
+incoraggiato quest’ultimo ad attaccare Tolomeo nell’Egitto
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+medesimo, e, non essendovi riescito ad assediare
+quella Rodi, legata in strettissimi vincoli di
+commercio e d’amicizia col Lagida, che gliela disputò
+sino all’ultimo sangue. Nella recente guerra<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> di
+Demetrio per la conquista del trono di Macedonia, il
+Tolomeo gli avea tolto Cipro<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a> (295), e, poco dopo,
+avea tornato ad assalirlo in lega con Lisimaco, re di
+Tracia (288)<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>, e con Pirro, che già aveva aiutato gli
+Etoli contro Demetrio e tentato un’incursione nelle
+terre del medesimo<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La campagna era riescita infelice pel re di Macedonia,
+e Pirro e Lisimaco se n’erano spartito il dominio<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> (288).
+Morto Tolomeo I (283)<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>, le cordiali relazioni di Pirro
+col figlio dell’estinto, non aveano subito ostili interruzioni.
+Tanto l’impresa d’Italia, quanto quella di Sicilia,
+specie quest’ultima, che, col suo buon esito, non
+avrebbe fatto altro che danneggiare Cartagine, rivale in
+commercio di Alessandria<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, non potevano nè avevano
+dovuto ingenerare sospetto alcuno nell’animo del Lagida,
+e, quando Pirro aveva lasciato l’Italia, era andato
+a combattere contro l’Antigono Gonata, figlio dell’estinto
+e più volte citato Demetrio, che avea occupato
+il trono di Macedonia e non potea certo vantare benevoli
+sentimenti verso il più implacabile avversario del
+padre, — Antigono Gonata, contro cui, sei anni dopo, Tolomeo
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+Filadelfo inizierà una lunga e penosa guerra<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>.
+Nessuna voglia quindi di sfogare vecchi rancori, nè desiderio
+alcuno di contrapporre l’equilibrio di una nuova
+lega alla ormai molto dubbia potenza del re d’Epiro
+poteva aver eccitato l’animo del Lagida<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>, e i motivi
+della sua ambasceria debbono perciò ricercarsi fra
+cause d’origine diversa.
+</p>
+
+<p>
+Esse appariscono di doppia specie: politiche e commerciali.
+</p>
+
+<p>
+Anzitutto il fatto stesso dell’antica e non interrotta
+amicizia con Pirro poteva adesso, non ostante la recente
+neutralità del Tolomeo nella guerra italica, far
+temere una di quelle spesso inconsiderate rappresaglie
+del governo romano contro gli amici del vinto avversario.
+In secondo, la politica estera dei Tolomei s’era
+fin’allora ingerita costantemente negli affari internazionali
+degli stati greci, specie in quelli del macedone
+e dei suoi vicini. E, adesso che Roma aveva battuto il
+re d’Epiro, non era ardito il sospettare che questa sarebbe
+intervenuta, come farà di lì a pochi anni (210-05)<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>,
+negli affari della Grecia, a sobillare il re di Macedonia,
+compiendo un atto, le cui conseguenze si sarebbero
+probabilmente ripercosse sull’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Più importanti erano le ragioni d’indole commerciale.
+</p>
+
+<p>
+L’Egitto, l’abbiamo visto, era allora la strada maestra
+del commercio mondiale, da cui derivava gran parte
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+della propria ricchezza, e l’unica città, Cartagine, che,
+come potenza, sia commerciale che militare, avesse potuto
+tenere fronte ad Alessandria e dovuto nutrire troppe
+voglie di chiudere alla rivale gli sbocchi del suo commercio,
+era allora alleata di Roma<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>, e poteva incaricarsi
+dell’impresa egiziana, qualora la capitale del
+Lazio non se ne fosse sentita da tanto.
+</p>
+
+<p>
+Un’alleanza ai propri danni da parte di codesti
+due stati avrebbe potuto causare all’Egitto la perdita
+dei principali emporii commerciali del Mediterraneo.
+Gli sarebbero anzitutto state tagliate le comunicazioni
+con Cadice. Avrebbe perduto la Cirenaica, il più fertile
+dei suoi possessi, già conquistato al 321 da Tolomeo
+Iº e che tanta gola avea fatto al governo punico.
+Avrebbe messo a repentaglio Cipro, celebre pei suoi
+cantieri, pronta sempre ad offrire all’Egitto tesori inesausti
+di ricchezze naturali<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a> e capace, per la sua posizione,
+di formare una comoda tappa fra l’est e l’ovest,
+Creta, importante per lo meno per l’acquisto dei
+mercenari, le isole dell’Egeo, le Ionie, e, peggio ancora,
+quella Rodi, per cui il commercio con l’Egitto era, a
+detta di Diodoro, una questione vitale e dovea quindi
+riescire per quest’ultimo fonte d’enormi guadagni, Rodi
+unica stazione per i vascelli, che in 24 ore avessero
+viaggiato dalla Palude Meotide verso l’Etiopia per la via
+d’Alessandria e del Nilo, e che il padre di Filadelfo avea
+così a lungo disputato contro Antigono Iº e Demetrio.
+Avrebbe altresì l’Egitto potuto essere danneggiato
+nei suoi commerci di grano con Atene o in quelli,
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+certo più notevoli, sebbene non ne possediamo che scarsi
+ragguagli, con la Sicilia, specie con Siracusa, su le
+quali si erano adesso più che mai volte le avide mire dei
+Cartaginesi<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>. Come eventuale, ma non improbabile frutto
+della lega con Roma, l’Egitto poteva sperare, come poi
+avvenne, nello stabilimento di un continuato commercio
+sia di papiro, che di lino e vetro con Napoli e Pozzuoli,
+donde avrebbe importato lana da servire per le industrie
+nazionali<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>, e per dove avrebbe col tempo stabilito
+una linea diretta, che l’avrebbe messo in comunicazione
+persino con la Gallia<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dinnanzi a tali motivi di alleanza, l’astuto Tolomeo
+non dovette, adesso che la stella di Pirro tramontava,
+esitare gran fatto a spedire un’ambasceria nel Lazio.
+</p>
+
+<h3 id="cap1-4">IV.
+<span class="smaller">Alleanza romano-egiziaca (273).</span></h3>
+
+<p>
+Ben diversamente di come il Lagida avrebbe dovuto
+temere, il suo atto fu accolto con gioia dal senato romano,
+che tosto restituì la visita con una nuova ambasceria,
+nella quale figuravano Q. Fabio Furge, già
+console al 276, Numerio Fabio Pittore, che lo sarà al
+266<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>, Q. Ogulnio<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>, già tribuno della plebe al 300,
+edile al 296<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>, membro al 290 dell’ambasceria, incaricata
+della ricerca del serpente Epidauro<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>, e dittatore
+al 257.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+</p>
+
+<p>
+Le accoglienze, a cui essi vennero fatti segno nella
+corte di Alessandria furono tra le più liberali. Il re li
+regalò tosto di splendidi doni, ma gli ambasciatori, coerenti
+alla morigeratezza dei loro costumi, rifiutarono
+ogni offerta, quasi volessero dimostrare che nessuna corruzione
+avrebbe dettato loro i patti di quell’alleanza,
+che avevano l’incarico di stipulare.
+</p>
+
+<p>
+Il re però con finissima astuzia, deliberato ad ottenere
+ad ogni costo condizioni favorevoli da parte
+del governo romano, invitatili ad un banchetto, tornò
+ad offrire delle corone di oro. Con nuovo ed ammirevole
+esempio di parsimonia e di delicatezza, gli ambasciatori,
+pur accettandole, ne fecero la dimane trovare
+adorne le statue del re<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>. Indi si venne a concretare
+i capitoli del trattato romano-egiziaco.
+</p>
+
+<p>
+Che una vera e propria alleanza dovette essere stipulata
+ce lo fanno supporre le parole dell’epitomatore
+di Livio, la cui testuale narrazione ci sarebbe dovuta
+riescire preziosissima. Questi infatti afferma che «cum
+Ptolomeo rege <i>societas</i> iuncta est»<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a>, e con lui si
+accorda Dione Cassio, l’altra fonte più autorevole delle
+circostanze, su cui c’intratteniamo, opponendosi così
+agli storici greci, i quali ci parlano solo di un ravvicinamento
+amichevole, di una pura e semplice φιλία.
+Ma sulle modalità dell’accordo, che è il punto più importante,
+le fonti, le quali ci sono così larghe di particolari
+drammatici e decorativi, serbano il silenzio più
+assoluto.
+</p>
+
+<p>
+Ha però ragione il Bandelin<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> nel sospettare che
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+non si sia trattato di una vera e propria alleanza offensivo-difensiva,
+sibbene dell’obbligo reciproco di
+astenersi da vicendevoli ostilità e dalla prestazione di
+qualsiasi soccorso agli stati belligeranti con ciascuno
+dei due popoli. Infatti, nè noi vediamo Roma e l’Egitto
+aiutarsi di regola nelle posteriori guerre, in cui si trovarono
+impegnate, nè, quando esse richiesero vicendevoli
+aiuti, invocare mai i capitoli del trattato del
+273.
+</p>
+
+<p>
+Oltre a ciò, non ostante il silenzio delle fonti, le prossime
+relazioni romano-egiziache ci autorizzano a ritenere
+che nella conferenza di Alessandria si sia anche
+discusso di affari commerciali, i quali, sin da quegli
+anni<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>, si avviarono in maniera definitiva. Non sembra
+però che all’alleanza si sia imposta una scadenza fissa pel
+rinnovamento, che avverrà irregolarmente ad ogni nuova
+successione dinastica egizia e ad ogni soluzione di importanti
+quistioni estere in ciascuno dei due stati.
+</p>
+
+<p>
+Comunque si fosse, Roma e l’Egitto si erano pel
+momento garantite reciprocamente nell’eventualità di
+qualsiasi prossima contingenza di politica estera; e gli
+ambasciatori, che, tornati a Roma, riferirono, come era
+d’uso, al senato l’esito della loro legazione, dichiarando
+di voler deporre i doni ricevuti nell’erario<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>, furono,
+prima da un <i>senatus consultum</i>, poi da una lex, autorizzati
+a rimanersene possessori<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap1-5">V.
+<span class="smaller">Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica.</span></h3>
+
+<p>
+Se non immediatamente, l’alleanza con l’Egitto giovò
+a Roma nella prima guerra punica<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>, della quale noi
+possediamo un episodio diplomatico pressochè analogo
+al precedente, che ci torna ad illuminare sulla finissima
+astuzia della corte tolomaica.
+</p>
+
+<p>
+Cartagine ed Alessandria avevano nel IIIº sec. a. C.
+progredito continuamente e parallelamente<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a>. Superata
+nel Vº la concorrenza coi Fenici di Sicilia, Spagna e
+Libia, Cartagine si era tosto trovata a capo dei Fenici
+dell’Occidente, e, da semplice scalo pei navigatori, aveva
+dovuto assumere una speciale importanza politica.
+Era divenuta la capitale della Libia, si era emancipata
+dall’originario censo pattuito cogli indigeni in
+cambio delle terre occupate sul continente africano,
+avea coltivato l’agricoltura e costituito un esercito, circostanze
+tutte, che ne avevano sempre più consolidato
+l’egemonia marittima.
+</p>
+
+<p>
+Nella Libia e nel Mediterraneo, dovunque Alessandria
+possedeva uno scalo o una regione con cui commerciare,
+era costretta a vedere al suo fianco le navi
+cartaginesi, recatesi sul luogo a dividere i proventi del
+mercato. Così in Cirenaica, Spagna, Sardegna, Sicilia,
+col pericolo costante di trovare un bel giorno chiusa
+qualcuna delle vie del proprio commercio. Se Roma
+non si fosse <i>sponte</i> sua incaricata di sbarazzare Alessandria
+di Cartagine, non ostante il trucco di una tal quale
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+apparente alleanza<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>, la capitale dell’Egitto non poteva
+tardare ad assumerne essa medesima l’iniziativa<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a>.
+</p>
+
+<p>
+E la prova si ebbe fin dalla prima guerra punica.
+Tolomeo, che, da astuto monarca, in attesa della soluzione,
+non avea da principio voluto dichiararsi per
+l’uno o per l’altro dei due combattenti, si trovò un
+bel giorno a ricevere da ambasciatori cartaginesi la
+richiesta di 2000 talenti. Tenuto conto della ricchezza
+consueta dell’erario cartaginese, dovevano essere ben
+tristi le condizioni dell’infelice città, se questa si umiliava
+a proporre un prestito al più inviso dei propri
+vicini.
+</p>
+
+<p>
+Il Tolomeo, vincolato dalla sua alleanza con Roma,
+invece di porre a disposizione della medesima i quattrini
+con tanta urgenza richiesti, offerse la sua mediazione.
+Ne seguirono delle pratiche per un rappacificamento
+fra Romani e Cartaginesi, che non approdarono
+a risultato alcuno. La guerra fu ripresa, e quando da
+Cartagine si sollecitò il Lagida a spiegare la sua strana
+condotta di alleato, questi rispose celiando alla mal
+ridotta città che gli amici bisognava aiutarli contro i
+nemici, non già contro gli amici. «Si può dubitare,
+osserva a ragione il Droysen, che uguale non ne sarebbe
+stata la risposta, qualora Roma si fosse in
+quel tempo trovata nelle identiche condizioni di Cartagine»<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap1-6">VI.
+<span class="smaller">Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace
+(238-5).</span></h3>
+
+<p>
+Al Cap. IIIº, § 1-2 del suo <i>Breviarium</i> di Storia universale,
+Eutropio ci fa sapere che dopo la guerra punica,
+durata per ben ventitrè anni, sotto i consoli L.
+C. Lentulo e Q. Fulvio Flacco (237), i Romani mandarono
+ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, promettendogli
+aiuti nella sua guerra contro Antioco di Siria,
+aiuti che viceversa furono rifiutati dappoichè la guerra
+era terminata.
+</p>
+
+<p>
+Tale narrazione presenta parecchie difficoltà. La guerra
+punica, secondo si desume dall’indizio della sua durata,
+dev’essere per l’appunto la prima, la quale s’era infatti
+chiusa al 241<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>. Se non che, al 237 non esiste Antioco
+di Siria alcuno, contro cui i Lagidi avessero dovuto pigliare
+le armi. Re di Siria era invece Seleuco IIº, e il di
+lui fratello, Antioco Ierace, si trovava allora in possesso
+della sola Lidia<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>. Parrebbe si trattasse dunque della
+seconda guerra egizio-siriaca del 258-240 fra Tolomeo,
+Filadelfo e Antioco IIº di Siria<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>, per cui si dovrebbe
+spostare di una decina d’anni la datazione offertaci da
+Eutropio, o fors’anche dell’altra, posteriore di ben venti
+anni (219-17) fra Antioco IIIº di Siria e Tolomeo Filopatore<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>.
+Se non che, come al 240 Roma si trovava
+stremata dalla prima guerra punica, così essa al 217
+poteva contare nel suo attivo la disfatta di Canne e
+<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
+la totale devastazione del suolo italico, per opera di
+Annibale<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>. Io credo quindi che la soluzione debba
+essere ben diversa.
+</p>
+
+<p>
+Antioco Ierace, fra il 238 e il 25, si era impegnato
+in una guerra contro Tolomeo Evergete, della quale,
+pur troppo, ci sono ignoti i motivi e le circostanze<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a>,
+e, poichè la datazione di Eutropio è così precisa, io
+ritengo più che probabile che debba essere questa appunto
+la guerra, a cui egli accenna, errando solo nella
+qualifica apposta ad uno dei potentati in conflitto<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a>.
+Al 237, dopo i pericoli della prima guerra punica,
+occorreva ai Romani di porre ai fianchi di Cartagine
+un loro alleato, e poterono non credersi umiliati a pigliare
+essi stessi l’iniziativa di una consuetudine difensivo-offensiva,
+che era estranea alle convenzioni dei
+trattati precedenti.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap1-7">VII.<a class="tagtitle" id="tag79" href="#note79">[79]</a>
+<span class="smaller">L’Egitto vettovaglia Roma durante la
+guerra annibalica (216).</span></h3>
+
+<p>
+Ma se i Romani brillarono soltanto per la loro — diciamola — circospezione,
+facendosi solo vivi, allorquando le
+sorti della guerra erano decise; non così operò Tolomeo
+IVº Filopatore durante la guerra annibalica. Secondo
+Polibio<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a>, stante la devastazione di tutto il territorio
+italico sino alle porte della capitale del Lazio e l’infierire
+della guerra nelle regioni, dalle quali era possibile
+importare grano, il governo di Roma si era per un momento
+trovato nell’assoluta incapacità di vettovagliare
+sia i cittadini che l’esercito, e la carestia era giunta a
+tale da far salire il frumento ad un prezzo circa trenta
+volte superiore all’ordinario.
+</p>
+
+<p>
+Le succitate circostanze ci riportano al periodo della
+seconda guerra punica immediatamente posteriore alla
+battaglia di Canne e alla morte di Gerone di Siracusa
+(216), già alleato dei Romani, il cui nipote era allora passato
+dalla parte dei Cartaginesi,<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a> privando così Roma
+del soccorso di quell’inesausto granaio, che era per essa la
+Sicilia. In tali frangenti il senato mandò ambasciatori
+al Tolomeo, chiedendo vettovaglie<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>, e il Lagida, mal
+rammentando adesso l’aforisma del nonno, pare non sia
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+stato alieno dal favorire gli amici contro gli amici,
+di che, per lo meno, dovette ricordarsi Annibale, quando,
+più tardi, ripartendo per sempre dall’Italia, stette
+in forse tra il pigliare la via di Cartagine o l’altra
+d’Egitto, donde sarebbe mosso ad occupare direttamente
+Alessandria<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma il Lagida non si limitò a soddisfare alla richiesta
+dei Romani<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>: volle tutto coronare con un nuovo atto
+di sua spontanea iniziativa.
+</p>
+
+<h3 id="cap1-8">VIII.
+<span class="smaller">Le si dimostra favorevole
+dopo la resa di Capua ad Annibale.</span></h3>
+
+<p>
+Dopo Canne, la maggior parte dei municipi dell’Italia
+meridionale si erano stretti intorno ad Annibale.
+</p>
+
+<p>
+L’antica federazione italica accennava a dissolversi.
+Ma di tali perdite nessuna era stata pari a quella di Capua
+(216), la capitale del mezzogiorno della penisola, che,
+con Annibale alla testa e la possibilità di armare un
+ingente esercito di pedoni e di cavalieri, sarebbe un
+bel giorno venuta a rivaleggiare con la sua antica dominatrice<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tale nuova orientazione politica non fu però approvata
+da tutte le classi della cittadinanza, come non
+lo erano mai stati i suoi rapporti con Roma<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>. I nobili
+erano infatti legati da troppi interessi a quelli
+dei Romani. Allorquando questi, dopo la grande guerra
+latina, avevano, nel 338, terminato di estendere il loro
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+dominio nella Campania, il senato, per compensare la
+nobiltà di Capua della perdita di parte dell’<i>ager publicus</i>,
+aveva obbligato il popolo a pagare un’annua
+rendita di 450 denari ai 1600 cavalieri della città, e
+s’era inoltre affrettato a metterli nel possesso dei pubblici
+poteri. L’anno, in cui Annibale si affacciava alle porte
+di Capua, il fiore della sua nobiltà si trovava imparentato
+con altrettante famiglie romane<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Dinnanzi alla corrente dell’opinione pubblica favorevole
+all’alleanza cartaginese, essa si era quindi creduta
+in dovere di ostacolarla con ogni mezzo.
+</p>
+
+<p>
+Lo chauvenisme liviano à colorito colle tinte più
+smaglianti la resistenza di uno degli antesignani della
+nobiltà capuana, Decio Magio.
+</p>
+
+<p>
+Allorquando, narra Livio<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a>, i Capuani mandarono
+ambasciatori per conferire con Annibale, egli fu l’unico
+che disapprovasse l’idea di un’alleanza cartaginese.
+Egli stesso avea deplorato altamente il massacro dei
+«prefecti sociorum»<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a>, e di alcuni altri cittadini romani
+residenti a Capua. Invitato più tardi da Annibale
+a spiegare codesta sua ostilità, che, fin dall’entrata della
+guarnigione cartaginese, l’avea sospinto a proporne l’eccidio,
+si era rifiutato, protestando la sua qualità di
+cittadino romano.
+</p>
+
+<p>
+La sua propaganda avea fatto seguaci, e Perolla, figlio
+di uno dei capi del partito punico, pur avendo,
+per opera del padre, ottenuto grazia presso Annibale,
+era stato lì lì per ripagare coll’assassinio la generosità
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+del banchetto, a cui il Cartaginese l’aveva invitato.
+Urgeva sbarazzarsi del fiero capuano, e, nella tornata
+senatoria, che seguì al suo ingresso, Annibale chiese, e
+la sua richiesta fu approvata, che Decio venisse escluso
+dall’alleanza e dai patti che egli avrebbe stretto con
+Capua.
+</p>
+
+<p>
+Obbligato di nuovo a scolparsi, Decio ripetè il rifiuto,
+protestando in termini identici a quelli della prima volta,
+cosicchè, carico di catene, mentre colla voce, unica arme
+rimastagli, continuava ad arringare la folla, fatto
+salire su di una nave, venne spedito a Cartagine. Una
+tempesta lo sbalzò a Cirene, possesso del re d’Egitto.
+Decio corse a rifugiarsi a piè della statua reale; ma
+tradotto ad Alessandria. Tolomeo IVº lo faceva tosto
+rimettere in libertà, chiedendogli se volesse tornare a
+Capua od a Roma, alla quale concessione, Decio, riconoscente,
+preferì rimanersene in Egitto.
+</p>
+
+<h3 id="cap1-9">IX.
+<span class="smaller">Rinnovamento
+dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel
+secondo periodo della guerra annibalica.</span></h3>
+
+<p>
+Tante dimostrazioni di amicizia poterono ben valere,
+pochi anni dopo, una nuova ambasceria romana al re
+ed alla regina d’Egitto allo scopo di rinnovare l’antica
+alleanza, e pare che Roma ci tenesse parecchio,
+avendo questa volta i suoi doni rivaleggiato in magnificenza
+con quelli del secondo Tolomeo. Al re fu donata
+una toga e una tunica purpurea insieme con una
+sedia tutta avorio; alla regina un manto con una sopravveste
+di porpora (210).<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era quello il periodo, in cui i Romani, con un’instabile,
+ma pur sempre progrediente fortuna, si rialzavano dalla
+sconfitta di Canne. Nè ad Annibale nell’Italia meridionale
+erano pervenuti gli sperati soccorsi, nè si era
+potuta riconquistare la Sardegna, anzi l’unico esercito
+cartaginese sbarcatovi era stato tosto distrutto dal generale
+romano Tito Manlio Torquato. Uguale sorte era
+toccata alle truppe cartaginesi in Sicilia (210), mentre
+la guerra, che Filippo di Macedonia avea suscitato
+contro Roma, si ritorceva a suo danno, giacchè questa
+gli avea fatto insorgere contro quasi tutta la Grecia.
+</p>
+
+<p>
+In Ispagna le due spedizioni del 211 e 210 avevano
+in generale rimesso l’equilibrio delle forze prima ancora
+che vi fosse spedito quel P. Scipione (210-9), che chiuderà
+la guerra annibalica con la disfatta di Zama. In
+Italia la resa di Capua, il formidabile quartiere generale
+di Annibale, aveva cancellato la memoria tremenda
+dell’avanzata del medesimo contro Roma, e segnato la
+ripresa della prevalenza romana (210)<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>. Si trattava
+quindi di un lasso di tempo, nel quale Roma aveva agio
+ed anche interesse di pensare all’Egitto, tanto più che
+la guerra di Siface contro Cartagine (213-2), colla
+quale avea sperato di procacciare all’avversaria nemici
+nella stessa Libia, era terminata infelicemente<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a>. Urgeva
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+surrogarvene di nuovi, o, per lo meno, assicurarsi
+degli antichi, e l’occhio del senato era rivolto all’Egitto.
+</p>
+
+<h3 id="cap1-10">X.
+<span class="smaller">Roma, la
+Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica.</span></h3>
+
+<p>
+Era scoppiata intanto la prima guerra macedonica<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a>.
+Filippo Vº, secondo il grandioso piano di Annibale,
+doveva essere uno dei principali ingranaggi della
+coalizione antiromana, che egli avea sempre sperato di
+comporre in Oriente ed in Occidente. Se non che Roma,
+sfruttando i malumori dei piccoli stati greci contro la
+dominazione macedone, li avea rivolti contro Filippo,
+e si era alleata formalmente con gli Etoli, ai quali erano
+state fatte promesse più che liberali. Così, partecipando
+solo con un contingente minimo di forze, i Romani, sin
+dal 215, tenevano a bada un avversario potente, contro
+cui, allora, non potevano sperperare le proprie forze.
+</p>
+
+<p>
+Al 209 o 208<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a>, parecchie delle potenze neutrali
+della Grecia e dell’Oriente intervennero come mediatrici<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>.
+Tra esse figurava l’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Gli ambasciatori inviati a tal uopo incontrarono Filippo
+a Falara, dove egli si era ritirato, dopo aver
+battuto a Lamia gli Etoli ed inseguito i medesimi sin
+nel loro territorio. Pare che della mediazione sia stata
+data notizia anche all’ammiraglio romano P. Sulpicio
+Galba<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a>; se non che questi dichiarò di non essere rivestito
+dei poteri necessari a comporre la vertenza. Era
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+infatti interesse di Roma, procurando impacci a Filippo,
+di non rinunziare a tenere un piede nella Grecia, sì che
+un sincero consenso ai desideri degli intervenuti sarebbe
+in quel momento equivalso a procurare volontariamente
+il proprio danno. In tali termini Sulpicio scrisse al
+senato, che, concorde al generale, vietò ogni composizione,
+e tornò a rispedire milizie agli Etoli.
+</p>
+
+<p>
+Questi intanto avevano a Falara conchiuso un armistizio
+di trenta giorni, rimettendo le deliberazioni circa
+la pace definitiva alla prossima loro assemblea generale<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a>,
+che fu tenuta ad Egio in Acaia.
+</p>
+
+<p>
+Quando si pensa che mediatrici erano tutte potenze
+marittime, che dal prolungamento della guerra venivano
+danneggiate nei loro interessi commerciali, si capisce
+subito come questo dovette essere il precipuo movente
+della corte di Alessandria. Vi si aggiungeva il doppio
+scopo di tenere lontani dagli affari di Grecia la sempre
+avversata Macedonia ed il nuovo temuto alleato della
+republica romana. Se non che, mentre ad Egio si discuteva
+della necessità di porre fine alla guerra, l’ammiraglio
+romano ed Attalo, re di Pergamo, si erano affrettati
+a comprometterne l’esito, l’uno con l’occupazione di
+Naupacto, l’altro con l’invasione di Egina. Ciò bastò
+perchè gli Etoli sollevassero la misura delle loro pretese,
+e, con lo scioglimento dell’assemblea, andasse a
+vuoto ogni tentativo di composizione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap1-11">XI.
+<span class="smaller">Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra
+annibalica e preparativi per l’avvenire (201).</span></h3>
+
+<p>
+Il secolo IIIº si chiude con un nuova dimostrazione
+di amicizia, un’ambasceria romana alla corte di Alessandria,
+posteriore di un anno alla vittoria di Zama,
+che doveva riescire foriera di nuovi eventi nella storia
+di Roma e dell’Oriente.
+</p>
+
+<p>
+Allora infatti, conchiusa la pace con Cartagine, al
+nuovo re Tolomeo Vº Epifane, già salito al trono al
+205, furono spediti ambasciatori M. Emilio Lepido, C.
+Claudio Nerone e P. Sempronio Tuditano. Triplice era
+lo scopo dell’ambasceria: annunziare alla corte di Alessandria
+la vittoria su Cartagine e la relativa conclusione
+della pace, ringraziarla della neutralità serbata,
+o di ciò almeno, che il senato voleva far le viste di
+considerare come tale; e, al tempo stesso, (questo era
+lo scopo principale dell’ambasceria), chiedere eguale amicizia
+nell’eventualità, che Roma «<i>coacta iniuriis</i>»,
+avesse dovuto imprendere guerra con la Macedonia<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quali sottintesi e quali precedenti fossero impliciti
+in quest’ultimo comma diremo nel prossimo capitolo,
+poichè i fatti, che ne derivarono, ebbero a svolgersi
+tutti nel secolo seguente.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span></p>
+
+<h2 id="cap2">CAPITOLO II.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la 2ª guerra macedonica
+e la 1ª siriaca (200-189).</span></span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap2-1">I.
+<span class="smaller">Roma, l’Egitto, la
+Macedonia e la Siria.</span></h3>
+
+<p>
+La politica internazionale dei vari stati, guardata attraverso
+le teoriche della nostra morale privata, apparisce
+come un tessuto di finissima ipocrisia, una rete
+di azioni ispirate soltanto al conseguimento della propria
+supremazia, a raggiungere la quale non v’è finzione,
+non prepotenza, non tranello, non menzogna che
+valga a suscitare il rossore.
+</p>
+
+<p>
+Tale generica impressione può da pochi esempi ricevere
+illustrazione pari a quella, che di essa ci offrono
+le relazioni politiche di Roma con l’Egitto nel IIIº secolo,
+e, peggio ancora, nel IIº.
+</p>
+
+<p>
+Sin’ora noi abbiamo potuto notare come reciproco sia
+stato per le due nazioni il bisogno dell’amicizia e dell’alleanza.
+Se la corte di Alessandria aveva avuto interesse
+di possedere un alleato, che pel momento molestasse
+Cartagine e ne abbassasse la supremazia marittima,
+militare e commerciale, un alleato, che, in evenienze prossime
+a prevedere, avesse saputo fare le sue veci contro
+le eterne rivali dell’Egitto, la Siria e la Macedonia, il
+senato romano non aveva, dal canto suo, trascurato
+di tenersi amico il fiorente regno dei Lagidi, sia contro
+i presenti nemici dell’Africa, sia contro i futuri di Grecia
+e d’Oriente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+</p>
+
+<p>
+Così i Tolomei hanno favorito ed aiutato Roma, non
+ostante la loro parentela col re d’Epiro ed i recenti trattati
+con Cartagine, come Roma senza mai scomodarsi,
+ha esibito a sua volta il suo ausilio e i suoi ringraziamenti,
+e le ambascerie egizio-romane si sono incrociate
+cortesemente a vicenda. Adesso però che Roma
+avea le mani libere da Cartagine, più che mai poteva
+considerare giunta l’ora di tirare le somme delle
+sue platoniche dimostrazioni di amicizia, e l’enormità
+di ciò che il senato romano preparava era tale da
+farlo, insieme con la posteriore storiografia, ricorrere ad
+una pietosa menzogna, la quale non sarà vergine di
+eredità.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-2">II.
+<span class="smaller">Critica della pretesa tutela romana
+su Tolomeo Vº.</span></h3>
+
+<p>
+Giustino, nei primi capitoli del libro XXXº della sua
+storia universale, dopo avere schizzato colle tinte più
+fosche il regno del IVº Tolomeo, tutto in mano di favoriti
+e di cortigiane, screditato all’estero ed all’interno,
+narra come il popolo di Alessandria, appena ebbe appreso
+la morte del re, tenuta per alcuni giorni nascosta
+da coloro che spadroneggiavano a corte, levatosi a
+tumulto, impiccati costoro, inviasse un’ambasceria a
+Roma, pregando il senato di provvedere di tutori il
+giovane erede e difenderlo da Antioco, re di Siria, e da
+Filippo, re di Macedonia, già collegati ai suoi danni.
+A tale richiesta, il governo romano, non potendo
+negare il suo cavalleresco appoggio, avrebbe immediatamente
+risposto con un’ambasceria delegando M. Emilio
+Lepido tutore del giovane re, Tolomeo Vº Epifane,
+e dichiarandosi pronto — anche contro le proprie intenzioni — ad
+ulteriori sacrifizi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+</p>
+
+<p>
+Tale racconto suscita dei sospetti, e per vari motivi:
+</p>
+
+<p>
+1). Esso viene attinto a fonti poco attendibili, e,
+oltre ad enunciare un giudizio probabilmente inesatto
+sull’amministrazione del IVº Tolomeo, dà, senza tener
+conto di quelle che consideriamo in particolare, attestazioni
+arbitrarie di fatti realmente inesistiti. Così è a
+dirsi, per esempio, dell’imputazione di parricidio e di
+assassinio contro Tolomeo Filopatore<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a>.
+</p>
+
+<p>
+2). Se, a detta di Giustino, uno dei capi di accusa
+degli insorti era costituito dalle vergogne della politica
+estera del regno di Filopatore, non era naturale che il
+popolo di Alessandria reagisse alla politica, dominante
+a corte, inaugurandone una non dissimile rispetto ai
+Romani<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a>.
+</p>
+
+<p>
+3). Ma i sospetti si fanno più incalzanti quando si
+passa ad ulteriori considerazioni. L’informazione di Giustino
+viene anzitutto smentita da due altre, l’una proveniente
+da Giustino medesimo, secondo cui sarebbe
+stato il padre stesso moribondo ad affidare il figlio alla
+tutela del popolo romano<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a>, l’altra, proveniente da
+Polibio<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a>, secondo cui la tutela di Tolomeo Epifane
+venne per contro tenuta da Sosibio, ex-ministro del
+padre<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a>, da quell’Agatocle, fratello dell’amante del
+medesimo, la cortigiana Agatoclia<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>, e, più tardi, da
+un giovane ministro per nome Tlepolemo<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a>. Nè l’oblio,
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+sotto cui Polibio passa la tutela romana, può giustificarsi
+colle lacrimevoli condizioni, in cui noi ne possediamo le
+opere. Livio stesso, che in questa narrazione si fonda su
+Polibio, ne tace con mirabile accordo<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a>. Ma ciò, che
+più contrasta alla narrazione di Giustino, come all’ipotesi
+di qualsiasi tutela, sono le narrazioni di Appiano<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>,
+di Livio<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> e di Polibio medesimo.
+</p>
+
+<p>
+Appiano racconta che, nei primi anni del regno di Tolomeo
+Vº<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a>, i succitati Antioco e Filippo, che si era
+anche alleato con i Cartaginesi, avevano stabilito di aiutarsi
+reciprocamente in una spedizione, che il secondo
+<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
+avrebbe tentato contro la Cirenaica, Samo, le Cicladi, la
+Caria e la Ionia, ed il primo contro Cipro, la Celesiria, la
+Fenicia e l’Egitto<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a>. I Romani, informati delle prime
+mosse dell’esercito di Filippo da ambasciatori Rodii,
+Ateniesi ed Etoli<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a>, avevano spedito un’ambasceria
+in Oriente col mandato di intimare ai due re la cessazione
+delle ostilità o dichiarar loro la guerra (200).
+</p>
+
+<p>
+L’ambasceria si abboccò dapprima col generale di Filippo,
+Nicanore, il quale appunto allora devastava l’Attica,
+e, da parte del popolo romano, lo incaricò di trasmettere
+al suo re l’ingiunzione di nulla tentare contro
+i Greci, ma di sottomettersi ad un tribunale arbitrario
+per tutto ciò che quegli aveva osato contro il re di Pergamo.
+Se il re non avesse obbedito, il governo romano
+si sarebbe dichiarato pronto a muovergli guerra. Uguale
+discorso essa tenne con gli Epiroti, con Aminandro,
+re dell’Atamania, con gli Etoli di Naupacto e gli Achei
+di Egio. Indi si era recata da Antioco<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> e poscia da
+Tolomeo, nella persona dei tre citati da Livio, per conferire
+col Lagida e interrogarlo, come vedemmo<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a>,
+circa il suo atteggiamento nel caso di un’eventuale
+conflagrazione romano-macedone (200).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
+</p>
+
+<p>
+Or bene, se la presunta tutela e le presunte invocazioni
+di aiuto dell’Egitto fossero state reali, nè Roma
+avrebbe appreso da informazioni indirette i movimenti
+dell’armata e dell’esercito dei due re, nè avrebbe avuto
+ragione di umiliarsi a interrogare la corte alessandrina
+circa il suo atteggiamento nel caso di guerra contro la
+Macedonia, nè, tanto meno, il preteso tutore avrebbe,
+come appare dal trovarlo fra gli ambasciatori romani,
+che adesso si recavano in Egitto, abbandonato, sin dal
+201, quando cioè Tolomeo Epifane era ancora minorenne,
+il governo del suo pupillo<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma, come se ciò non bastasse, poco dopo, in seguito
+a nuove sollecitazioni ateniesi<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a>, un’ambasceria egizia,
+tutt’altro che a chiedere, giungeva in Roma per offrire
+aiuto in favore degli Ateniesi<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a> (200).
+</p>
+
+<p>
+Così cade la famosa leggenda filo-egiziaca, con la
+quale, in quegli anni, si cercò di captare l’opinione
+pubblica per trascinare Roma ad una guerra in Oriente,
+e che, un secolo e mezzo più tardi, godeva ancora tanto
+credito presso il buon pubblico romano da farla raccattare
+da uno dei discendenti di Lepido perchè, incisa
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+nel metallo, ingannasse a sua volta la buona fede degli
+storici futuri<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>. Ben altri erano i motivi delle guerre
+che si apparecchiavano, motivi, che, data la loro
+importanza e gl’intimi legami, ch’essi vantano con le
+relazioni romano egiziache, non è qui il caso di tacere.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-3">III.
+<span class="smaller">La politica estera e le classi sociali
+romane.</span></h3>
+
+<p>
+La serie delle guerre romane era stata aperta dal bisogno
+inscongiurabile di difesa di fronte al tumultuare
+dei popoli Italici alla soglia del Lazio violentemente
+agitato da quel moto continuo di emigrazione e di immigrazione,
+di cui tutta in quel tempo fremeva la penisola.
+I primi secoli della storia di Roma, che noi conosciamo
+a mala pena, avvolti come ci appariscono, fra
+la più fitta oscurità, non sono che l’ultimo atto di quel
+grande dramma del primo periodo della storia d’Italia,
+la cui serie di eventi è in maggior parte da congetturare
+più che da rintracciare.
+</p>
+
+<p>
+Alla fine di questo primo periodo, la cui data estrema
+può all’ingrosso segnarsi alla guerra gallica del 225 a.
+C., chi avesse avuto voglia di tirare le somme degli
+utili e dei danni si sarebbe accorto come tanto sangue
+e fatiche erano andate soltanto in minima parte a giovamento
+di tutta la collettività romana, e che, a centuplicare
+i propri interessi, era stata solo la classe
+patrizia.
+</p>
+
+<p>
+I piccoli e medii possessori di proprietà terriere,
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+ne avevano ricavato una più o meno grande rovina.
+</p>
+
+<p>
+Incapaci, per la lontananza imposta loro dalla guerra,
+a coltivare i loro campi, flagellati dai saccheggi e dagli
+incendi nemici, essi si erano trovati ineluttabilmente
+costretti a ricorrere alla croce dei debiti e allo strozzinaggio
+delle usure, incamminandosi così per una via,
+che, giusta i disposti della legislazione romana, li precipitava
+dalla libertà nella schiavitù<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Da questa sorte, inevitabile all’enorme maggioranza
+della plebe e della società romana, avevano però i patrizi,
+i trascorsi conquistatori, i dominatori politici
+odierni, i grandi possessori del suolo, facile il mezzo
+di emanciparsi, sia delegando ad altri la cura della
+coltivazione, durante la loro presenza alla guerra;
+sia, dopo la medesima, vessando con alti interessi e
+con espropriazioni i debitori morosi, sia ripartendo fra
+i membri del proprio ordine i demanii conquistati,
+privilegio sommo, che, per legge e per consuetudine,
+essi avevano avuto l’accortezza di riserbarsi con geloso
+esclusivismo<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Comincia da questo momento la catastrofe dell’economia
+agricola romana, che avrà un crescendo spaventoso
+nei secoli che seguiranno, nonchè quella lotta a
+mezza spada, prima dei plebei contro i patrizi, poi del
+novello proletariato contro patrizi e ricchi plebei, che
+sembrerà conseguire una conciliazione ai piedi dell’impero,
+ma i cui echi non si sperderanno se non sotto
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+i travolgimenti, che le invasioni barbariche saranno per
+arrecare al suolo dell’antica republica. E, con la lotta,
+comincia una reazione contro la politica di conquista,
+cui il senato romano si appigliò sin d’ora come all’espediente
+più economico, che valeva da solo a creare
+la ricchezza della classe sociale, da cui esso emanava,
+e al sopperimento delle cui spese bastavano il sangue
+e le fortune dei dominati.
+</p>
+
+<p>
+Sarebbe interessante segnare volta per volta questa
+reazione del popolo minuto<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a> contro la grande politica
+estera del senato, ma è compito, che sorpassa i confini
+del nostro argomento. È bene però rammentare come quel
+popolo, che gli storici superficiali si fingono mosso alla
+conquista del mondo dalla brama di una patria grande
+e gloriosa, era tutt’altro che concorde nell’attuazione di
+codesto sedicente proposito. Persino, durante la patriottica
+guerra annibalica, l’assemblea centuriata aveva a
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+malincuore condisceso a parecchie spedizioni nelle province<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>;
+e, adesso, a guerra finita, l’opposizione tornava
+implacabile a non voler dare ascolto al più lontano
+proposito di guerre orientali.
+</p>
+
+<p>
+Correva il 200; la proposta del console P. Sulpicio,
+invitante le centurie ad una dichiarazione di guerra contro
+la Macedonia, era stata respinta a grandissima maggioranza,
+ed un tribuno della plebe, Q. Bebio, era, per
+esprimerci con Livio, tornato all’«<i>antico metodo</i>» di
+accuse contro i patrizi, incolpandoli, nè a torto, di suscitare,
+in grazia del proprio utile, guerre da guerre<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Contro una così preoccupante ostinazione nessun’arme
+fu intentata, e le ingiurie in senato, e gli eccitamenti a
+una nuova convocazione di comizi, e la proposta di punire
+l’insolenza di quel popolo, che avea l’ardire di chiedere
+un’ora di tregua e di respiro, e l’abile lavorio dell’opinione
+pubblica. Tra quest’ultima categoria di maneggi va
+ascritta la fola della tutela e dell’implorazione egiziana,
+verso la quale cavalleria obbligava a non turarsi le orecchie.
+E quella buona plebe rovinata, così inesperta di politica
+e ignara della nozione dei propri interessi, come
+in ogni tempo ci appariscono le classi inferiori della
+cittadinanza romana<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a>, ebbe l’ingenuità di dare ascolto
+a quel capolavoro di abbindolazione, (quale altrimenti
+riesce impossibile definire il discorso, che di lì a poco
+tenne alle centurie<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> il solito P. Sulpicio), e terminò
+<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
+per votare, non certo nel proprio interesse, la voluta
+guerra contro la Macedonia<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-4">IV.
+<span class="smaller">L’ambasceria
+egizia in aiuto
+di Roma contro
+la Macedonia.</span></h3>
+
+<p>
+La recente, succitata ambasceria egizia possiede un’importanza
+singolare, in quanto segna un rivolgimento nei
+rapporti di Roma con l’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Essa, dicemmo, era stata motivata dal fatto che
+ambasciatori ateniesi si erano a lor volta recati alla
+corte di Alessandria, chiedendo aiuto contro Filippo.
+L’Egitto era allora alleato di Atene, e avrebbe, senza
+esitazione, potuto immischiarsi negli affari della Grecia.
+Ma la corte di Alessandria fu di diverso parere. Mandò
+a Roma a chiederne il permesso con l’esplicita dichiarazione
+che essa era pronta ad astenersene, qualora ciò
+fosse spiaciuto al senato.
+</p>
+
+<p>
+Per quanto l’ambasceria fosse formulata in termini
+molto abili ed avesse dichiarato, cercando di porlo in
+evidenza, che, qualora Roma non avesse avuto nulla in
+contrario, il re sarebbe stato pronto a incaricarsi egli
+stesso dell’impresa, tutto dava ad intendere che l’Egitto,
+la prima delle potenze orientali, non aveva voglia
+di cacciarsi in un conflitto di preminenza con Roma
+in quelle acque dove pur ne aveva diritto, e che la
+republica del Lazio, ora sovrana dell’Occidente, era
+venuta ad intorbidare.
+</p>
+
+<p>
+Era altresì palese come la corte Alessandrina tendeva
+ad escludere da quella spedizione così pericolosi
+alleati<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>. E il senato replicò con la sorridente prepotenza,
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+che ispirano tutti gli atti di umiltà. Dichiarandosi
+pronto ad aiutare gli Ateniesi, esso ringraziava il
+re d’Egitto del gentile pensiero, aggiungendo che
+il popolo romano sapeva bene di poter contare su di
+lui come su fedele alleato. Così, dietro il velo di una
+galanteria, la corte alessandrina subiva tacitamente il
+divieto di ingerirsi negli affari d’Oriente. Era quella
+la prima umiliazione, ma di essa, fra breve, se ne sarebbero
+scorte le conseguenze.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-5">V.
+<span class="smaller">Possessi egizi in
+Asia e in Asia
+Minore. Conquista macedone dei medesimi.</span></h3>
+
+<p>
+La nuova ambasceria egizia avea preceduto il ritorno
+dell’altra romana, più volte accennata<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>, e di cui
+faceva parte M. Emilio Lepido, da Giustino presunto
+tutore del re d’Egitto. Mentre questa, intanto, lasciata
+la corte del Tolomeo, soggiornava a Rodi, apprendeva la
+non lieta novella che Filippo avea posto l’assedio ad
+Abido (200).
+</p>
+
+<p>
+Tale fatto era l’episodio principale di una serie di
+operazioni militari, che il re di Macedonia aveva iniziato
+e s’apparecchiava a continuare sui territori egiziani
+dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia Minore, mentre
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+Antioco di Siria si sarebbe occupato di quelli asiatici
+propriamente detti per venire, con un’abile mossa, ad
+attaccare l’Egitto da due parti.
+</p>
+
+<p>
+L’impero dei Lagidi era allora pressochè tale quale
+l’aveva reso Tolomeo Evergete Iº, al colmo cioè della
+sua materiale grandezza.
+</p>
+
+<p>
+In Europa comprendeva la costa sud della Tracia,
+dal fiume Nesto al Chersoneso<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>, l’Ellesponto<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>, probabilmente
+Lesbo<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a>, Samo, ove stavano ancorati presidii
+navali egiziani<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>, le Cicladi, Cipro<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> e parecchie
+città cretesi, su cui aveva diritto al protettorato<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nell’Asia Minore i Lagidi possedevano della Ionia
+continentale, Mileto, Priene ed Efeso, ove tenevano
+acquartierate delle guarnigioni<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>, città costiere e città
+interne della Caria<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a>, quasi tutta la Licia<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a>, parte
+forse della Pamfilia e della Cilicia<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a>. In Africa, la
+Libia<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>, Cirene e le città adiacenti<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a>; nell’Asia
+propriamente detta, tutta la Celesiria e la Fenicia sino
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+all’Eleutero<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a>, la Siria sud<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> e, tra l’altro, in Palestina<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>,
+Samaria<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a> e Galilea<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nè erano state delle voglie ideali di supremazia politica
+a sospingere l’Egitto in quelle regioni. Frequentissimo,
+come abbiamo veduto<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>, era il suo commercio
+con le città greche e le isole dell’Egeo; nè
+altrimenti poteva dirsi dei rapporti del medesimo col
+litorale del Mar Nero e dell’Asia Minore<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>, dove la
+corte Alessandrina si trovava a fronte di partiti e
+pretensioni macedoni, accese da uno stato, che, incapace
+dei sogni grandiosi di Alessandro Magno, schiacciava
+sotto la sua greve clientela la Grecia insulare e peninsulare.
+</p>
+
+<p>
+Così, mentre la Celesiria e la Fenicia offrivano colle
+selve del Libano il materiale necessario alla costruzione
+delle flotte, e, insieme coi porti sicuri, una schiatta vigorosa
+e sperimentata di marinai, la Giudea e la Siria
+erano per l’Egitto florido mercato di vini, di frumento,
+di pesca, di tessuti e d’altre suppellettili<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a>.
+Là sul golfo Persico giacevano inoltre le grandi strade
+commerciali fra l’Egitto, l’Asia, e l’Europa<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a>; là Tolomeo
+Filadelfo aveva edificato una pleiade di stazioni
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+e di città, mentre Epifane avea coperto di ponti i fiumi
+irrigatori della contrada<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Necessaria quindi, come una funzione vitale, era stata
+ed era, nei luoghi surriferiti, la presenza di guarnigioni
+e di possessi egiziani, e, più che proficuo, qualsiasi tentativo
+di ricacciare la Macedonia e la Siria nei loro
+limiti naturali, anzi nei più ristretti confini possibili.
+Questo sogno perenne della politica dei Lagidi li spingeva
+sin d’adesso a careggiare l’alleanza di quella
+Roma, che, valicate le estreme prode d’Italia, minacciava,
+superba, gl’immacolati lidi orientali; nè ad alcuno
+era dato prevedere come fosse appunto a lei riserbato
+il condannare tante speranze alla più dolorosa delle
+infecondie.
+</p>
+
+<p>
+Su codeste possessioni egizie d’Europa e d’Asia si
+gettavano i due monarchi dell’Oriente.
+</p>
+
+<p>
+Filippo, sin dal 204, avea percorso la Tracia fino
+all’Ebro<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>. Poscia era tornato ad ampliarvi i recenti
+possessi, favorito dall’acquiescenza, che il pericolo imminente
+del re di Siria e le interne condizioni imponevano
+all’Egitto<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>. Era infatti piombato sulle Cicladi, di cui
+Paro e Cidno erano cadute in suo potere<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a>; avea sull’Ellesponto,
+messo le mani addosso a Lisimachia<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>, Sesto,
+Perinto, per terminare con Calchedonte, all’opposta riva
+asiatica<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+</p>
+
+<p>
+Al 201 s’era impossessato di Samo<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a>, mentre Mileto
+si affrettava ad onorarlo e ad assicurarsi della di lui
+benevolenza<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a>. Indi era disceso in Caria, ove Prinasso<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a>,
+Iasso, Bargilia, Euromo e Stratonichea<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> erano cadute
+in suo potere. Tornata la stagione propizia, si era gettato
+di nuovo sulla Tracia e, occupate Maronea, Eno, Cipsela,
+Dorisco, Serreo, e nel Chersoneso, Eleunte, Alopoconneso,
+Gallipoli, Madito,<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a> avea finalmente sulla riva opposta
+stretto d’assedio Abido<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-6">VI.
+<span class="smaller"><i>Ultimatum</i> di Roma
+a Filippo di Macedonia. I primi due anni della seconda
+guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra.
+Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi
+da parte di Roma.</span></h3>
+
+<p>
+A tale notizia, gli ambasciatori, di comune accordo,
+stabilirono, che il più giovane di loro, M. Emilio Lepido,
+si recasse al campo di Filippo per fare a costui le medesime
+ingiunzioni che a Nicanore. Ad Abido, Lepido si
+abboccò con Filippo e gli significò come il senato avesse
+decretato, vietando al re qualsiasi azione, sia contro i
+Greci, sia, (e questa fu una nuova postilla), contro Tolomeo,
+imponendo anzi, che, per quanto avea operato
+contro Attalo e i rodiani, si sottomettesse al giudizio
+di un tribunale arbitrale. Nel caso di inosservanza di
+un simile <i>ultimatum</i>, il popolo romano, in luogo della
+pace offerta<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>, gli avrebbe dichiarato guerra<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> (200).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma le risposte di Filippo furono semplicemente ambigue,
+ed il senato, che nulla attendeva di meglio, iniziò
+a sua volta l’offensiva.
+</p>
+
+<p>
+Le vicende della guerra sono note<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a>. Il primo e il
+secondo anno (200-199) passarono senza gravi ed
+importanti fatti d’armi, sicchè, quando il console P.
+Villio, che sin’ora aveva diretto le operazioni militari,
+dovette cedere il posto al proprio successore, T. Quinzio
+Flaminio, il nemico era più che mai cresciuto di baldanza
+e d’audacia.
+</p>
+
+<p>
+Flaminio pensò subito ad abboccarsi col re, e l’abboccamento
+ebbe luogo nell’Illiria presso il fiume Aoo, lungo
+il quale stavano accampati i due eserciti romano e
+macedone.
+</p>
+
+<p>
+Per un avversario, il quale non avea ancora subito
+perdite significanti, le pretese dei Romani furono inaccettabili,
+e può dirsi che sia stato il filoellenismo del
+console la causa diretta della prosecuzione delle ostilità.
+Egli infatti chiese, senz’altro, lo sgombero di tutte le
+città della Grecia peninsulare, da Filippo ereditate o
+conquistate<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tra queste ultime non rientravano i numerosi possedimenti
+egizi d’Europa. Ai torti di Filippo verso l’Egitto
+i Romani venivano così ad aggiungerne dei nuovi.
+Non solo i Tolomei non ricuperavano i loro possessi,
+ma questi passavano legalmente e definitivamente nelle
+mani del re della Macedonia.
+</p>
+
+<p>
+Le condizioni proposte da Flaminio furono, com’era
+naturale, rifiutate, ma la campagna ch’ebbe a seguirne
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+riescì per Filippo più che disastrosa. Tradito dagli
+Epiroti, dovette ritirarsi sino ai confini del suo regno,
+mentre la Grecia tutta passava in potere dei Romani.
+Così, nell’inverno del 197-198, il re della Macedonia
+era costretto a riproporre delle trattative di pace.
+</p>
+
+<p>
+L’abboccamento col generale romano ebbe luogo in
+Nicea presso il <i>sinus Maliacum</i>. Questa volta Flaminio
+si rammentò dei diritti dell’Egitto, e, dopo aver messo
+come condizione <i>sine qua non</i> lo sgombero di tutta la
+Grecia, impose la restituzione all’Egitto di tutte le terre
+usurpate sin dalla morte di Tolomeo IVº. Dopo Flaminio
+ebbero la parola gli alleati di Roma. Tra questi,
+gli Etoli tornarono ad insistere sullo sgombero della
+Grecia, come Rodi su quello dell’Asia Minore, specie
+delle città carie, Iasso, Bargilia ed Euromo. Furono
+queste appunto le clausole, cui Filippo credette
+di non addivenire<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a>; e, giacchè nè Flaminio, nè gli
+alleati potevano rimanere soddisfatti delle sue estreme
+concessioni, il diritto dell’ultima parola fu rimesso
+al senato.
+</p>
+
+<p>
+Ma anche questo scordò di bel nuovo gli interessi
+dell’Egitto, tornando unicamente ad insistere sullo
+sgombero della Grecia peninsulare, mentre la dichiarazione
+degli ambasciatori, spediti all’uopo da Filippo, di
+non rivestire dritto alcuno a decidere su ciò, segnava
+la fine della conferenza e la nuova ripresa delle ostilità<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a>.
+(196).]
+</p>
+
+<p>
+La pace definitiva seguì a circa un anno di distanza,
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+e, nella primavera del 196, dodici ambasciatori romani
+giungevano in Grecia a curarne l’esecuzione. Tutte le
+città greche di Asia e d’Europa erano dichiarate libere
+ed autonome, e da esse il governo macedone dovea affrettarsi
+a ritirare le sue guarnigioni prima dei giuochi
+istmici. Tali condizioni erano ripetute in particolare per
+Pedasa, Bargilia, Iasso in Caria, Abido in Asia Minore,
+Perinto in Tracia, Taso e Mirina su Lemno<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Degl’interessi dell’Egitto non una sola parola. Il
+senato romano, che avea dichiarato di sostituirsi alla
+corte di Alessandria nel sostenere i dritti della medesima
+contro Filippo, risolse la controversia nella maniera
+la più disonesta. Lo stato, che avea soccorso Roma nei
+gravi frangenti della guerra annibalica, perdeva tutte
+le isole dell’Egeo, le Cicladi, Lesbo, Cipro, il protettorato
+su Creta, la Ionia, salvo Efeso<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a>; in Tracia tutte le città
+greche, come Maronea, Dorisco e Perinto, mentre Eno e
+Cipselo rimanevano a Filippo; nel Chersoneso tracico,
+Eleunte, Alopoconneso, Sesto, Madito e Gallipoli; in Caria
+Pedaso, Bargilia ed Iasso<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a>, che venivano rese autonome
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+insieme con Stratonichea, che rimaneva a Filippo: in
+una parola, tutti i possedimenti d’Europa e due terzi
+di quelli dell’Asia Minore. E tutto ciò per opera di Roma,
+la quale, tutt’altro che tutelare gli interessi dell’Egitto,
+dimostrava così di lederli deliberatamente. Qualche
+altro mese ancora, e degli ambasciatori romani, abboccantisi
+col re di Siria, l’antico complice di Filippo,
+il quale avea invaso alcuni di codesti ex possedimenti
+egizi, ora restituiti a libertà, dichiareranno di
+non permettere l’invasione di ciò che oramai il loro
+popolo possedeva per diritto di conquista<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-7">VII.
+<span class="smaller">Contemporanee devastazioni di
+Antioco di Siria sui territori egiziani nell’Asia e nell’Asia
+Minore.</span></h3>
+
+<p>
+Mentre Roma era occupata con Filippo, l’Egitto
+veniva ridotto a mal partito dalle armi di Antioco IIIº
+di Siria. Secondo i patti stabiliti col re di Macedonia
+nell’alleanza del 201 egli avrebbe dovuto aiutarlo nell’ideata
+conquista dell’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Così infatti era avvenuto.
+</p>
+
+<p>
+Al 201 Antioco aveva invaso ed occupato, quasi senza
+resistenza, la Celesiria<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a>, la quale era caduta definitivamente
+<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
+in suo potere dopo la disfatta del Panius subita
+dal generale egizio Scopa<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a>, mentre contemporaneamente
+egli invadeva i possessi egizi della Siria, della Fenicia
+e della Palestina<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> (199). Tolomeo Epifane, temendo
+di peggio, chiese subito la pace, ed il suo avversario
+gliela concesse a patti onorevoli, fidanzando, tra l’altro,
+al medesimo la figlia Cleopatra, cui prometteva in
+dote tutte le recenti conquiste (198)<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, nella primavera del 197, il re siro, dopo
+un inverno passato in Antiochia, avea marciato verso
+l’Asia Minore. Quali fossero i suoi progetti è ben
+difficile affermare. Probabilmente però egli, che già avea
+riconquistato i territori dei suoi antenati nell’Asia
+propriamente detta, mirava a rioccupare quelli che i
+medesimi avevano già dominato nell’Asia Minore fino a
+che l’Egitto l’avea consentito.
+</p>
+
+<p>
+Conquistò innanzi tutto le città della Cilicia: Afrodisia,
+Soli, Zefirio, Mallo, Selinunte, Coracesio, Corico
+etc.<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a>. Indi, varcata la Pamfilia, era penetrato in Licia,
+conquistando Andriace, Limira, Patara, Xanto<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a>. Allora
+il re della Macedonia era stato battuto a Cinocefale, e l’occasione
+era più che mai propizia per muovere su quegli
+<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
+antichi territori egiziani, o caduti in mano di Filippo
+o destinati ad essere dichiarati autonomi.
+</p>
+
+<p>
+Dalla Licia egli s’era quindi avviato verso la Caria.
+Stratonichea, occupata dai Macedoni, la donò ai Rodiani,
+coi quali adesso, per non avere impacci, si trovava
+in tacita concordia, mentre questi riscattavano i
+possessi egizi di Cauno, Mindo e Alicarnasso<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>. Iasso
+aveva riconosciuto il suo alto patronato<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a>; indi, penetrato
+nella Ionia, si era installato in Efeso, il più importante
+degli antichi possessi egiziani<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a>. Di là avea
+marciato verso l’Ellesponto: Abido gli aveva aperto
+le porte<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a>, Madito era caduta l’anno appresso, (196),
+dopo breve e debole resistenza. Indi, occupata Sesto
+e le rimanenti città del Chersoneso, egli le aveva fortificate
+insieme con Lisimachia, da recente devastata
+dai Traci<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a>.
+</p>
+
+<p>
+In quel frattempo (197), giungeva a Roma una
+nuova ambasceria egiziana allo scopo di rammaricarsi
+presso il senato della condotta del re di Siria nell’Asia
+Minore<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-8">VIII.
+<span class="smaller">Nuova umiliante ambasceria egiziana
+a Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Pare che le recenti lezioni, che alla corte di Alessandria
+erano derivate dalla pace di Roma con Filippo,
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+non fossero state sufficienti ad illuminarla sul valore e
+la natura dell’alleanza coi Romani. Se non che l’atteggiamento
+della corte medesima non mancava di astuzia.
+</p>
+
+<p>
+In vista di una prevedibile conflagrazione romano-siriaca,
+l’Egitto, pel caso più che probabile di una prevalenza
+romana, tornava a mettere gli occhi addosso
+alla bramata porzione di bottino. A tale intento, nella
+completa assenza di migliori speranze, la sorte toccata
+dopo la guerra macedone non dovea riescire di scoraggiamento.
+Poichè il prossimo congiunto del re di Egitto
+aveva alla prova esibito un così ostile contegno, era
+pur sempre preferibile piegare verso chi s’era mostrato
+semplicemente noncurante; ma nuovi eventi sospingevano
+per la via, che interessava alla corte alessandrina.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-9">IX.
+<span class="smaller">I Romani ed Antioco.</span></h3>
+
+<p>
+Ma, se così attentamente l’Egitto vegliava sugli affari
+d’Oriente, Roma non si palesava da meno.
+</p>
+
+<p>
+Dopochè, in seguito alla pace con la Macedonia, i
+giuochi istmici del 196 videro bandita l’autonomia della
+Grecia, il proconsole Flaminio e i dieci ambasciatori,
+incaricati di riordinarla, si decisero ad occuparsi seriamente
+del nuovo avversario, Antioco IIIº di Siria.
+Infatti, proprio in quel momento, T. Quinzio Flaminio
+e i decemviri ricevevano due ambasciatori siri, Egesianace
+e Lisia, e proponevano ai medesimi l’<i>ultimatum</i>
+da riferire al loro re<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questi doveva obbligarsi: 1) a non molestare le città
+testè rese autonome dell’Asia Minore; 2) a sgomberare
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+dalle altre possessioni di Tolomeo o di Filippo già occupate;
+3) a smettere dalle sue operazioni in Tracia
+e nel Chersoneso, che, per giunta, pareva accennassero
+ad un piano di invasione in Europa<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quest’ultima clausola dell’<i>ultimatum</i> era la sola che
+stesse a cuore dei Romani, e, poichè le intenzioni di
+Antioco potevano facilmente essere dissimulate, così il
+senato mostrava di apporgli come colpa, e motivo di
+prossima e sicura guerra, ciò che quegli era stato in
+suo dritto di fare: le conquiste sulla Macedonia e su
+l’Egitto. Il primo capo e, in parte, il secondo dell’ingiunzione
+di Flaminio e dei decemviri ci stavano quindi in
+grazia dell’ultimo.
+</p>
+
+<p>
+Egesianace e Lisia, udito l’<i>ultimatum</i> trasmesso loro
+dal senato, si congedarono, dirigendosi alla volta di
+Antioco. Ma, prima che avessero potuto incontrarlo,
+il senato aveva spedito un nuovo ambasciatore, L. Cornelio,
+perchè si occupasse <i>ex professo</i> della vertenza e si
+abboccasse direttamente col re<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a> (196).
+</p>
+
+<p>
+A Lisimachia si riunirono Antioco, i suoi due ambasciatori,
+L. Cornelio e tre dei decemviri, P. Lentulo,
+L. Terenzio e P. Villio, insieme con due ambasciatori
+di Lampsaco e uno di Smirne<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a>, due città ora autonome
+dell’Asia Minore, al cui assoggettamento pareva
+tendessero nuovi preparativi di Antioco. Dopo un privato
+abboccamento, si venne ad una pubblica adunanza.
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+L. Cornelio, capo dell’ambasceria romana, tornò a
+sostenere con grande calore quanto già avea sostenuto
+Flaminio, che cioè il re: 1) lasciasse indisturbate le
+città asiatiche autonome; 2) cedesse a Tolomeo i territori
+conquistati; 3) sgomberasse da quelli usurpati a
+Filippo; 4) desistesse dai suoi preparativi di passaggio
+in Europa<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Antioco rispose dignitosamente: non aver egli leso
+gl’interessi delle città asiatiche autonome, nè quelli
+di Tolomeo o di Filippo e tanto meno aver pensato a
+muovere contro Roma. Il suo tragitto in Europa doversi
+al suo diritto inoppugnabile di riconquistare le città
+della Tracia, che erano state a lor volta usurpate dagli
+scorsi re d’Egitto ai propri antenati, che ne erano i
+naturali possessori, e, quindi, da Filippo ai Tolomei.
+Quanto a quest’ultimi, egli, già imparentato con Epifane,
+lo sarebbe tra breve stato ancora di più<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a>. Meravigliarsi
+infine come Roma ardisse ingerirsi negli affari
+dell’Asia, cosa che egli non aveva mai osato per quelli
+d’Italia<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Mancava una esplicita risposta al primo comma dell’<i>ultimatum</i>,
+ma di ciò il re si era curato a più riprese,
+trattando con quelle città (Smirne e Lampsaco), cui i
+Romani si riferivano nella loro generica indicazione di
+città autonome dell’Asia Minore, e il cui assoggettamento
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+egli aveva francamente dichiarato di non pretendere<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a>.
+Ma gli ambasciatori avevano bensì avuto lo
+incarico di proporre con alterigia, non già di ascoltare
+risposte fiere e dignitose, e dalle violenti repliche degli
+ambasciatori di Lampsaco, insinuate e sostenute dai
+Romani, Antioco fu costretto a chiudere bruscamente
+la conferenza, che già si era tramutata in uno scambio
+indecoroso di minacce<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Così ebbero fine le nuove trattative. Probabilmente
+però l’ardire del re di Siria e l’arroganza dei Romani
+erano rinfocolate dall’improvvisa, tacita notizia della
+morte di Tolomeo Epifane. Il primo aveva interesse a
+non frapporre indugi e ad accorrere in Egitto, ove tutto,
+sperava, sarebbe andato conforme ai suoi voleri; e, dei
+secondi, L. Cornelio, che pare portasse seco l’incarico di
+recarsi anche in Egitto<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a>, avea fretta di imitarlo prima
+che innovazione alcuna fosse stata colà per succedere.
+</p>
+
+<p>
+Antioco infatti partì immediatamente alla volta di
+Alessandria. Ma, giunto in Licia, ricevette l’infausta
+notizia che Epifane viveva ancora, e, abbandonati i
+suoi piani circa l’Egitto, si rivolse alla conquista di
+Cipro, che per ben altre ragioni gli fallì del pari<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-10">X.
+<span class="smaller">T. Quinzio Flaminio
+e gli ambasciatori
+di Antioco
+(194-3).</span></h3>
+
+<p>
+Le trattative per un accomodamento furono riprese
+al 194-3. Questa volta il senato romano fu meno accorto
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+nel simulare i taciti intendimenti della propria politica.
+T. Quinzio Flaminio, a cui esso aveva rimandato gli
+ambasciatori di Siria, pose loro il dilemma: o Antioco
+desistesse dall’immischiarsi negli affari d’Europa, ed
+i Romani avrebbero rinunziato a immischiarsi in quelli
+asiatici, o, in caso contrario, concedesse ai Romani il
+diritto di conservare e tutelare le alleanze fatte o da
+farvi<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Com’è palese, Roma non si curava più nè delle usurpazioni
+di Antioco sui possessi di Tolomeo, nè dell’intangibilità
+delle città autonome dell’Asia Minore, rinunziando
+così a rivendicare i dritti dell’uno o delle
+altre, nel caso in cui Antioco si fosse astenuto dal
+porre piede in Europa.
+</p>
+
+<p>
+Era quanto di peggio poteva prevedersi.
+</p>
+
+<p>
+Ma neanche questa conferenza approdò a risultato alcuno.
+Tutto fu rimandato a un nuovo abboccamento,
+che nuovi ambasciatori romani, dietro incarico ufficiale,
+si ripromettevano di ottenere col re stesso in persona,
+e gli ambasciatori della Siria furono nuovamente congedati.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-11">XI.
+<span class="smaller">Nuove pratiche.</span></h3>
+
+<p>
+La novella ambasceria romana era destinata a peripezie
+maggiori delle precedenti. Dapprima P. Villio,
+uno dei suoi componenti, dovette attendere a lungo ad
+Efeso, mentre Antioco era diretto a guerreggiare contro
+i Pisidi. Essendosi quindi affrettato a raggiungerlo
+presso le fonti del Meandro, le trattative furono tosto
+interrotte sotto il pretesto che la corte era in lutto a
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+cagione della morte di un membro della famiglia reale,
+e Villio si trovò costretto a tornarsene a Pergamo. Più
+tardi, quando Antioco fu tornato ad Efeso, Villio e i
+suoi compagni si affrettarono a seguirlo. Ma agli ambasciatori
+romani, tutt’altro che concedersi un abboccamento
+col re, fu giocoforza accontentarsi di una conferenza
+con Minio, uno dei suoi ministri.
+</p>
+
+<p>
+Questi cominciò coll’osservare con fine ironia come
+i Romani, che in questa, come nella precedente vertenza
+con Filippo, l’aveano posato a cavalieri dell’ellenismo,
+tenevano, ciò non ostante, soggette e tributarie
+Napoli, Reggio, Taranto etc., città non meno greche
+di Smirne e di Lampsaco. Continuò quindi col dichiarare
+che il suo re non si sentiva da tanto da rinunziare alle
+città eolie ed ioniche dell’Asia Minore, compreso Smirne,
+Lampsaco e Alessandria della Troade, tutti antichi possedimenti
+dei suoi antenati. Che però, ove i Romani
+avessero voluto stringere alleanza con Antioco, questi
+era pronto a riconoscere come autonome Rodi, Bisanzio
+e Cizico, la concessione più grande che potevano attendersi
+dal re<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Gli ambasciatori romani risposero al solito altezzosamente,
+ma senza pervenire a nascondere la fragilità
+delle proprie ragioni. Le città greche, possedute da
+Roma, non le avevano mai negato codesto diritto, nè
+l’esercizio del medesimo aveva subito interruzioni sia
+pure in grazia di interventi stranieri. Non così le città
+asiatiche, di cui alcune, dopo la conquista dei re di
+Siria, erano passate a Filippo o a Tolomeo, altre
+aveano goduto di una libertà incondizionata. Del resto
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+la causa della loro libertà non poteva essere difesa
+da altri meglio che dagli ambasciatori delle medesime,
+per cui si richiese venissero introdotti. Ma, come quattro
+anni prima a Lisimachia, tale atto decise della fine
+della conferenza (192).
+</p>
+
+<p>
+Essa non avea contenuto una sola parola dei dritti
+della corte alessandrina, non una sola imposizione che
+a questa venissero restituiti i territori recentemente
+usurpati.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-12">XII.
+<span class="smaller">Ragioni della trascuranza
+degli
+interessi egizi
+da parte dei
+Romani durante
+codeste trattative.</span></h3>
+
+<p>
+Ma Roma non ebbe forse torto.
+</p>
+
+<p>
+Al 193 Antioco avea cominciato ad ottemperare alle
+clausole del trattato egizio-siriaco di circa sei anni prima.
+Allora infatti si era celebrato il matrimonio di
+Tolomeo Epifane con Cleopatra, ed erano state assegnate
+alla medesima, a titolo di dote, le province asiatiche
+conquistate dal padre negli anni 201-199<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tirare ancora in ballo l’Egitto equivaleva a scoprire
+puerilmente la propria doppiezza, e il senato non poteva
+prestarcisi. Comunque però si fosse, ogni tentativo
+di pace era andato a vuoto e s’imponeva il cominciamento
+delle ostilità. Ma se fin’ora noi abbiamo accusato
+i Romani di doppiezza e d’ipocrisia, più severo
+giudizio dobbiamo pronunziare contro la corte d’Alessandria,
+che, nel suo sottile istinto di previdenza, quando
+le ostilità furono aperte, tornò a preferire al congiunto
+il vecchio e ripetutamente infedele alleato.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap2-13">XIII.
+<span class="smaller">Nuova ambasceria
+egiziana (191).</span></h3>
+
+<p>
+Nell’anno 191 giungevano infatti in Italia nuovi ambasciatori
+egiziani, recanti al senato oro ed argento e
+dichiaranti il loro re pronto a far muovere tutto l’esercito
+verso l’Etolia per congiungerlo alle truppe romane.
+</p>
+
+<p>
+L’atto era vile e disonesto, ma, come sempre, tutt’altro
+che ingenuo. Giacchè era stato inscongiurabile che
+i Romani penetrassero nelle acque e nelle terre orientali,
+occorreva all’Egitto non rinunziare facilmente al prossimo
+bottino. Ma il senato rese la pariglia a tanta fine abilità
+diplomatica. Come già nella scorsa guerra macedone,
+esso tornò placidamente a ringraziare ed a rifiutare<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-14">XIV.
+<span class="smaller">Guerra romano-siriaca.
+Ultima ambasceria egiziana.</span></h3>
+
+<p>
+La sorte delle armi riescì sfavorevole ad Antioco, e
+la battaglia delle Termopili (191) inaugurò la serie delle
+sue disfatte.
+</p>
+
+<p>
+Poco dopo, nuovi ambasciatori tornavano a Roma
+dalla corte di Alessandria. Questa volta, a nome del re
+e della regina, la figliuola stessa di Antioco, essi si
+congratulavano della vittoria delle armi romane, aggiungendo
+la preghiera e la raccomandazione, che si
+pensasse subito a tragittare in Asia un esercito. Tutto
+lo stato di Antioco si trovava, a sentir loro, invaso
+da terrore, e i re d’Egitto si profferivano pronti
+a tutto ciò che il senato avesse potuto richiedere<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a> (190).
+</p>
+
+<p>
+La vecchia astuzia della corte alessandrina riappariva
+questa volta parecchio sciupata in seguito alla sorte
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+delle due precedenti ambascerie, di cui l’odierna non
+era che un triplicato. La risposta di Roma non aveva
+quindi a subire variazione alcuna, e, per la terza volta,
+esso tornò a ringraziare, a rifiutare e a donare sontuosamente
+gli ambasciatori egiziani.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-15">XV.
+<span class="smaller">Nuove trattative
+di pace (190).</span></h3>
+
+<p>
+Alla disfatta terrestre delle Termopili seguiva, a un
+anno di distanza, la non meno decisiva disfatta marittima
+di Mionneso (190), e Antioco, smarrito, tornava
+a proporre nuove condizioni di pace.
+</p>
+
+<p>
+Il suo ambasciatore fu ricevuto in una numerosissima
+assemblea senatoria. Riferì da parte del re che oramai
+questi aveva abbandonato tutte le città occupate in
+Europa, che era inoltre pronto a cedere quelle di
+Eolia e Ionia, che ancora accoglievano i suoi presidii,
+più le altre, che i Romani avessero voluto premiare per
+la loro fedeltà<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma al senato questa volta non soddisfaceva più il
+dilemma di tre anni innanzi. Tutt’altro che cedere
+ad Antioco pieni poteri sugli affari d’Asia, qualora
+questi avesse desistito dall’immischiarsi in quelli d’Europa,
+essi tornarono a pretendere che tutte le città
+greche dell’Asia Minore fossero riconosciute autonome,
+il che poteva aver luogo, solo nel caso che Antioco si
+fosse rassegnato a ritirarsi dall’Asia Minore<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Le trattative di pace tornarono quindi ad abortire
+per essere ripigliate dopo la prossima totale disfatta
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+siriaca di Magnesia (189) che decise stabilmente delle
+sorti dell’Asia Minore.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-16">XVI.
+<span class="smaller">Pace definitiva (189). Fine
+dei possedimenti egiziani asiatici.</span></h3>
+
+<p>
+Antioco si ritirava al di là del Tauro e del fiume
+Halis<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a>, sgomberando quasi tutta l’Asia Minore<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>,
+mentre le regioni della medesima, nelle quali i Tolomei
+avevano vantato dei possedimenti, venivano così distribuite:
+la Cilicia al di là del Tauro rimaneva ad Antioco,
+le città Ionie, salvo quelle, come Mileto, già autonome
+prima della battaglia di Magnesia, passavano ad Eumene
+re di Pergamo, al quale veniva altresì a toccare la Caria
+a nord-est del Meandro e la licia Telmesso con le sue
+dipendenze. La Caria a sud del Meandro fino ai confini
+della Pisidia con le rimanenti città licie passava ai
+Rodiani. Il territorio di Tolomeo Telmesso, un congiunto
+della casa regnante in Egitto, fu lasciato al suo possessore<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>.
+La Pamfilia, di cui s’era taciuto nel <i>senatusconsultum</i>,
+che avea fissato i particolari della pace, più
+tardi, nel riordinamento dell’Asia Minore, toccò, sebbene
+a torto, ad Eumene<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a>. Così avvenne del Chersoneso
+tracico, di Lisimachia, delle recenti conquiste
+di Antioco in quella regione, e di Efeso in Ionia, mentre
+Milasa in Caria veniva dichiarata autonoma<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tolomeo Epifane rimaneva così a denti asciutti, senza
+avere un solo istante goduto delle preoccupazioni del
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+governo romano, ripagato della stessa moneta, di cui
+forse era degna la sua condotta verso il re di Siria. E
+nel breve giro di sette anni quei suoi amici d’oltre
+mare, per cui egli non aveva risparmiato umiliazioni,
+gli avevano dato agio di registrare sul passivo della
+propria politica estera la perdita definitiva di tutti i
+possedimenti d’Europa e dell’Asia Minore.
+</p>
+
+<h3 id="cap2-17">XVII.
+<span class="smaller">Ragioni del contegno
+egoistico
+di Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Quali poterono essere le ragioni, che in quel tempo
+fecero i Romani, tanto prodighi verso i minuscoli loro
+alleati della guerra siriaca, quanto indelicati e non curanti
+verso l’Egitto?
+</p>
+
+<p>
+Il giorno, in cui Roma si era immischiata negli affari
+d’Oriente, avea dovuto persuadersi come per consolidarvi
+intera la propria signoria non doveva che comportarsi
+così come aveva fatto per l’Occidente, disfacendosi
+di tutti quegli stati, che sin d’allora avevano avuto
+influenza decisiva nelle contese diplomatiche di quelle
+regioni. Così aveva fatto dapprima con Filippo, e poi con
+Antioco. E, quando l’umiliazione della Siria fu un fatto
+compiuto, il senato dovè constatare come oramai non
+rimaneva che dare il benservito all’impero dei Lagidi.
+</p>
+
+<p>
+A tal uopo non erano occorsi pretesti plausibili, nè,
+data l’astuta politica dei Tolomei, era previdibile che
+ne occorressero. Poichè quindi non si poteva adoperare
+la forza, faceva d’uopo l’assottigliamento tacito e inconsapevole
+della potenza avversaria. La fortuna vi aveva
+provveduto con le due recenti guerre di Macedonia e
+di Siria, ed il senato romano si era ripromesso di non
+avere nulla a rimproverarsi.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span></p>
+
+<h2 id="cap3">CAPITOLO III.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la Vª guerra
+siro-egiziana</span> (180-68).</span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap3-1">I.
+<span class="smaller">Tutela romana su
+Tolomeo Filometore?</span></h3>
+
+<p>
+La morte di Tolomeo Epifane (180)<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a> lasciava la
+corona d’Egitto in balia della moglie Cleopatra, la figliuola
+di Antioco di Siria, che, in quell’anno medesimo
+faceva succedere al trono l’erede immediato, il giovane
+Tolomeo Filometore, il più adulto tra i figliuoli sopravvissuti.
+Questi, ancor minorenne, fu posto, sotto
+la reggenza della madre, e, alla morte della medesima,
+sotto quella dell’eunuco Euleo e del siro Leneo<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a>,
+argomento bastevole ad escludere la possibilità
+di una reggenza romana, alla quale ipotesi sono ricorsi
+coloro, che, non potendo riferire a Tolomeo Vº la notizia
+di Valerio Massimo e di Giustino, da noi precedentemente
+citata<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>, hanno creduto di trovarvi indicato Tolomeo
+VIº.
+</p>
+
+<p>
+Così opina infatti il Pighius<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a> basandosi sulla circostanza
+che tanto Valerio Massimo (VI, 6), quanto la
+moneta romana, che a tale tutela si riferisce, ci presentano
+M. Emilio Lepido rivestito della dignità di
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+pontefice massimo, ch’egli ottenne solo al 180 a. C.<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a>.
+Se non che la sua opinione urta contro gravi difficoltà:
+1) tutori, infatti di Tolomeo VIº ci sono dalle
+fonti esibiti unicamente Cleopatra, Euleo e Leneo: 2)
+Lepido, <i>P. M.</i>, non poteva trovarsi in Egitto poichè
+Livio riporta al 131 a. C. il caso del primo allontanamento
+di un <i>P. M.</i> da Roma<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a>; 3) Giustino spiega la
+ragione della tutela con il pericolo imminente di un’invasione
+macedone e siriaca, ma le possibilità ne erano ormai
+lontane nel 180 a. C.<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Scartata quindi nuovamente l’ipotesi di una tutela
+romana sui figli di Tolomeo Epifane, è da lasciare,
+ancora per parecchi anni, a ciascuno dei due stati,
+romano ed egizio, la piena responsabilità delle proprie
+azioni.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-2">II.
+<span class="smaller">Ambasceria romana
+in Oriente e
+preludii della
+III. guerra macedonica
+(173).</span></h3>
+
+<p>
+L’anno stesso dell’assunzione al trono di Tolomeo VIº
+partiva per la Grecia un’ambasceria di cinque membri,
+allo scopo di spiare le intenzioni di Perseo, il nuovo
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+re di Macedonia<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>, col quale si prevedeva inevitabile
+un prossimo periodo di ostilità. In vista di tali complicazioni,
+l’ambasceria aveva altresì l’incarico di rinnovare
+l’alleanza con la corte alessandrina.
+</p>
+
+<p>
+Il nuovo Tolomeo pare non abbia in nulla derogato
+dall’indirizzo dei suoi predecessori e gli antichi patti
+con Roma abbiano ottenuto una novella sanzione. E
+di ciò, benchè ogni testimonianza esplicita ci sfugga,
+noi possediamo una prova sicura, sebbene indiretta, nella
+richiesta dell’aiuto romano in una prossima rinnovata
+vertenza egizio-siriaca.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-3">III.
+<span class="smaller">Preludi di una nuova
+guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi a Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Il grande dramma, che, con la seconda guerra macedonica
+e la prima siriaca, si era svolto negli ultimi
+anni del passato e nei primi del corrente secolo, e del
+quale avevano fatto parte e Roma e l’Egitto, si apparecchiava
+ad una rinnovazione. Fra il successo re di
+Siria, Antioco Epifane, e l’Egitto tornava a risorgere
+l’antica contesa della supremazia in Oriente, che adesso
+presentava, come occasione immediata, il possesso di
+quelle province<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a>, che Antioco IIIº, aveva assegnato
+come dote alla figlia Cleopatra. Pare che, non ostante
+tale cessione, il possesso delle medesime sia rimasto
+alla Siria, e l’erario alessandrino non abbia acquisito
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+altro diritto se non quello di goderne le rendite fino
+alla morte di Cleopatra<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Era quindi naturale che l’Egitto aspirasse alla riconquista
+dei territori perduti, come il giovane re di
+Siria, approfittando delle recriminazioni che gli si
+movevano, pensasse a realizzare l’antico sogno dei Seleucidi,
+l’assoggettamento dell’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Non è chiaro da quale dei due contendenti siano partite
+le ostilità<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a>. Certo si è che, appena le due corti
+previdero l’inevitabile rottura, inviarono a Roma ambasciatori
+per giustificarsi.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-4">IV.
+<span class="smaller">Svogliato intervento
+del senato.</span></h3>
+
+<p>
+Roma si trovava allora agli esordi della guerra con
+Perseo, il successore del vinto Filippo di Macedonia;
+era quindi previdibile l’ascolto, che si sarebbe dato
+agli ambasciatori di quell’Egitto, che nulla di buono
+aveva potuto ottenere nei giorni lieti per Roma.
+</p>
+
+<p>
+I tre ambasciatori siri e i due egiziani<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a> pervennero
+al senato nel 171. Scopo dei primi era, sia di
+protestare contro i desiderati dell’Egitto, (e ciò per trovarsi
+giustificati nell’eventualità di un conflitto), sia di
+accaparrarsene il favore, promettendo aiuti nella guerra
+contro Perseo. Scopo dei secondi era: 1) riaffermare
+la solita alleanza con Roma; 2) prometterle, con intento
+uguale ai precedenti, intercessione ed aiuti nella
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+recente controversia con la Macedonia; 3), (e questo
+era il punto più importante), spiare il colloquio del
+senato con gli ambasciatori siri per cavarne il profitto
+che se ne fosse potuto.
+</p>
+
+<p>
+L’assemblea senatoria ricevè cortesemente le due ambascerie,
+decisa ad usarne nel proprio tornaconto. A
+quella egiziana permise di trattare soltanto il primo
+punto della propria incombenza. L’alleanza fu infatti,
+come sempre, rinnovata, ma, al tempo stesso, gli ambasciatori
+vennero con strana rapidità congedati. Si passò
+quindi a dare ascolto all’ambasceria siriaca. Ma, in
+luogo degli aiuti sperati, non fu offerta se non la pura
+e semplice assicurazione che il senato avrebbe incaricato
+dell’affare Q. Marcio Filippo, suo ambasciatore in Macedonia
+e nel Peloponneso<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>, mettendolo in comunicazione
+colla corte alessandrina.
+</p>
+
+<p>
+Intanto però che questi fosse avvertito e potesse con
+cognizione di causa occuparsi dell’affare, veniva da Roma,
+per salvare ogni apparenza, spedito ad Alessandria
+ambasciatore Tito Numisio allo scopo di conciliare
+le due corti in questione<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a>. Sembra però, (ed è lecito
+arguirlo dalla fine della contesa), che egli, interpretando
+il pensiero del suo governo, preoccupato in quegli
+anni da altri eventi d’ordine affatto opposto, non abbia
+spiegato un eccessivo interessamento. Egli avrà,
+senza grande risolutezza, cercato di rimuovere Antioco
+dalla determinazione di trattenere le due province
+asiatiche, o tentato di rassegnare l’Egitto alla perdita
+delle medesime, proposta impossibile a chi avea pur
+il diritto di aspettarsi qualcosa di meglio da un’antica
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+alleanza fedelmente osservata, e a cui argomento
+decisivo restava ancora la sorte delle armi. Così la
+missione di Numisio fallì, ed egli tornò a Roma senza
+che il senato si curasse più che tanto degli affari
+d’Egitto (171).
+</p>
+
+<h3 id="cap3-5">V.
+<span class="smaller">L’Egitto conquistato
+da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata ambasceria
+al senato romano (170).</span></h3>
+
+<p>
+Poco dopo scoppiava la guerra fra le due potenze
+orientali. Negli stessi anni 171-0 Filometore, battuto a
+Pelusio, cadeva prigioniero nelle mani di Antioco, mentre
+tutte le principali città egizie passavano l’una dopo
+l’altra nelle mani del vincitore. Sola, Alessandria chiudeva
+le porte in faccia al nemico, ed acclamava re il
+fratello di Filometore, Tolomeo Evergete IIº<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a>, mentre
+Antioco, dichiarando adesso di combattere l’usurpatore,
+si apparecchiava ad assediarla sino all’estremo.
+</p>
+
+<p>
+La disperata condizione dei due re era tale da consentire
+qualsiasi umiliazione, e la più dolorosa non poteva
+non essere l’invio di nuovi ambasciatori al senato romano.
+In abito di lutto<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a>, con la barba negletta, i
+capelli scomposti ed un ramo di ulivo in mano, essi si
+presentarono all’udienza senatoria, ove appena entrati,
+si affrettarono a prosternarsi dinnanzi alla maestà dei
+rappresentanti della capitale d’Italia. Narrarono come
+Antioco, sotto pretesto di rimettere sul trono il maggiore
+dei due fratelli, moveva guerra al più giovane,
+allora chiuso in Alessandria, pregarono non si tardasse
+a soccorrerlo, al qual’uopo bastava rammentare ad Antioco
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+i benefizi ricevuti. Se si tardasse, il re, fra breve,
+sarebbe venuto esule a Roma a costituire, colla sua
+nuova condizione, una perenne accusa di alleanza tradita
+da parte del popolo romano.
+</p>
+
+<p>
+A tale preghiera, narra Livio, il senato commosso si
+dichiarò pronto ad inviare un’ambasceria con a capo
+C. Popilio Lenate, perchè si recasse, prima da Antioco
+e poi da Tolomeo, allo scopo di significar loro che
+Roma non avrebbe tardato a radiarli dal novero dei
+propri amici, qualora l’uno o l’altro avesse esitato
+a deporre le armi (168). Conforme a tale solenne decisione,
+la votata ambasceria partiva tre giorni dopo
+insieme coi legati alessandrini<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-6">VI.
+<span class="smaller">Viaggio dell’ambasceria
+romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra
+macedonica.</span></h3>
+
+<p>
+Sembra però che la commozione non sia stata troppo
+grande nè nell’animo dei senatori, nè in quello degli emissari.
+Tutt’altro che veleggiare rapidamente alla volta
+dell’Egitto, Popilio ed i suoi compagni si fermarono a
+Delo ad attendervi l’esito della pendente guerra macedonica;
+e, poichè Antenore, l’ammiraglio di Perseo, avea
+bloccato in parte le Cicladi per impedire all’esercito romano
+ogni comunicazione d’armi e di vettovaglie, Popilio,
+cangiate le vesti di ambasciatore in quelle di
+ufficiale, vi s’indugiò a lungo a proteggere, con le
+galee del re Eumene di Pergamo, tutti i legni minacciati
+da Antenore. Sì che quando giunse la notizia
+che Perseo era già stato disfatto a Pidna, (fine del
+168), egli era ancora a Delo a scortare i vascelli, che
+dovevano veleggiare verso la Macedonia. Finalmente
+<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
+risolse di avviarsi. Ma già a mezza strada, preferì un’altra
+volta indugiare qualche giorno a Rodi per esporre
+a quella cittadinanza i gravi risentimenti del
+senato contro l’atteggiamento della medesima, durante
+la scorsa guerra macedonica. Fatto ciò, ripartì alla
+volta d’Egitto<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-7">VII.
+<span class="smaller">Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto.
+L’azione conciliatrice di Roma (168).</span></h3>
+
+<p>
+In questo lungo intervallo, Antioco, sia per le difficoltà
+dell’assedio<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a>, sia per alcuni torbidi avvenuti
+nel suo regno, era stato costretto a tornare in Siria.
+Nella sua assenza i due fratelli s’erano diviso fra
+loro il governo e avevano deciso di sostenere in comune
+la guerra contro Antioco, che già tornava più decisamente
+a minacciare l’Egitto<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a> (168). A tal uopo essi,
+poichè nulla di buono era omai da aspettarsi da Roma,
+mandarono ambasciatori in Grecia a raccogliere aiuti
+ed alleanze. Una di codeste ambascerie fu inviata agli
+Achei, e, mentre fra questi, riuniti a consiglio, prevaleva
+l’opinione di esaudire i due re, pervenne un
+messaggio con lettere di Q. Marcio Filippo esortante
+gli Achei a incaricarsi della pura conciliazione fra
+l’Egitto e la Siria<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Invece di spedire aiuti, come era dovere di alleati e
+come l’Egitto s’era dichiarato pronto a fare durante le
+tre ultime guerre sostenute da Roma, o, almeno, ad intervenire
+direttamente colla forza della propria autorità,
+<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
+il senato tornava ad accontentarsi della platonica raccomandazione,
+trasmessa a dei terzi, di comporre la
+vertenza egizio-siriaca. Gli è che Roma era troppo avvezza
+a non addossarsi gratuitamente le brighe degli
+altri. Qualora avesse avuto le mani libere per trarre da
+un qualsiasi intervento la conclusione della conquista
+della Siria, essa non avrebbe indugiato, come non avea
+indugiato nelle due guerre precedenti. Ma, ora che le
+sue legioni erano impegnate con gli eserciti della Macedonia,
+mostrare viso arcigno ad Antioco, sarebbe
+equivalso a procacciarsi due avversari ad un tempo.
+Era perciò bene che questi fosse tenuto a bada e,
+solo dopo la ratifica dei conti con la Macedonia, si
+sarebbe pensato al pareggio anche per la Siria<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap3-8">VIII.
+<span class="smaller">Seconda
+invasione di Antioco in Egitto (168).</span></h3>
+
+<p>
+Antioco intanto tornava dalla Siria con preparativi
+ancora più formidabili di quelli di quattro anni prima,
+e, fatta imbarcare la flotta per Cipro, aveva nella primavera
+del 168 incamminato il suo esercito attraverso
+la Celesiria. Ambasciatori egiziani erano corsi ad incontrarlo
+a Rinocolura, ed egli aveva proposto loro il
+suo <i>ultimatum</i>, con cui, tra l’altro, chiedeva la totale
+cessione di Cipro insieme con Pelusio e di tutto il territorio
+sino al Nilo, concedendo una tregua per la risposta<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a>.
+Spirata senza soluzione alcuna la tregua, avea
+ordinato al suo ammiraglio di recarsi a Pelusio, ed egli,
+per la via d’Arabia, era tornato a marciare contro l’Egitto.
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+Per volere o per forza le principali città dell’impero,
+non esclusa Memfi, erano tornate ad aprire le porte
+all’invasore, che, a piccole giornate, si avviava verso la
+capitale. Era già a quattro miglia dalla medesima, quando
+il monarca della Siria si scontrò con l’inerme ambasceria
+romana<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Popilio<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> gli porse le tavolette contenenti il decreto
+del senato, imponendogli di leggerle e di rispondere
+immediatamente. Il re lesse, e chiese di consigliarsi
+con gli amici. Ma Popilio, con un tralcio di vite segnato
+un circolo intorno al re, dichiarò di aspettare la risposta
+definitiva prima ancora che quegli si fosse accinto
+ad uscirne. Il re, allora, compresa la gravità della
+situazione, memore della sorte dell’avo, rispose di obbedire.
+E così fu fatto. Entro un dato termine, Antioco
+sloggiava dall’Egitto, e Popilio, esortati i due re alla
+concordia, lasciava Alessandria per recarsi a Cipro,
+dove ancora Antioco teneva acquartierate delle milizie.
+Di là quindi veleggiava alla volta di Roma<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a> (168).
+</p>
+
+<h3 id="cap3-9">IX.
+<span class="smaller">Fine della
+guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina.
+Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco
+Epifane. L’Egitto e l’Oriente rispetto a Roma nel 167
+a. C.</span></h3>
+
+<p>
+Della questione della Celesiria, della Fenicia e delle
+città egiziane della Siria, non si fece motto. Dal tacito
+contegno dei Romani l’Egitto veniva evidentemente costretto
+a rassegnarsi un’altra volta alla perdita di nuove
+province. Dopo quelle dell’Asia Minore e dell’Europa,
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+esso perdeva questa volta quei territori propriamente
+asiatici, che un tempo erano stati sua faticosa conquista.
+Ma l’Egitto non patì soltanto l’umiliazione, sibbene eziandio
+il disonore. Il rodiano Poliarato, cittadino di
+una delle province più fedeli dell’impero egiziano, che
+nella scorsa guerra macedonica aveva tenuto dalla parte
+di Perseo e avea cercato di volgere a favore del medesimo
+gli animi dei Rodiani, dovette, dietro ingiunzione
+di Popilio<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a>, subire l’estradizione dal territorio, nel
+quale si era rifugiato, per essere trasportato a Roma, ad
+attendervi la propria condanna. Al tempo stesso, veniva
+qui condotto, liberato dalla prigionia<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a>, un Menalcida
+spartano, che dei tristi frangenti, attraversati dai re d’Egitto,
+aveva cercato di servirsi a vantaggio della propria
+ricchezza<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a>. Di ciò furono incaricati gli ambasciatori
+egiziani con a capo Numenio, spediti a Roma per ringraziare
+l’assemblea senatoria del soccorso arrecato alla
+loro patria<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a>. Qui essi si scontrarono con i legati di
+Antioco, i quali, da parte del loro re, venivano a riferire
+come egli avesse di buon grado preposto la pace ad
+ogni vittoria, ragione per cui si era affrettato ad ottemperare
+all’ingiunzione dell’ambasceria romana.
+</p>
+
+<p>
+Più sinceri senza dubbio furono i calorosi ringraziamenti
+dei re di Alessandria, i quali dichiararono di professarsi
+obbligati al governo di Roma assai più che agli
+antenati od agli dei immortali. E quello, probabilmente
+con fine ironia, dichiarò a sua volta di ritenere giustificata
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+tanta gratitudine, che era eziandio ragionevole
+il loro popolo serbasse e moltiplicasse per l’avvenire<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Così il sogno di un dominio materiale e morale dell’Oriente,
+cui Roma da gran tempo aspirava, veniva
+pienamente realizzato. Dispersa la Macedonia, schiacciata
+la Siria, il senato poteva altresì vantarsi di aver
+fatto retrocedere fra le potenze di quart’ordine quell’Egitto,
+che, decimato di territori, giaceva, di fatto, se
+non di nome, ubbidiente al suo alto patronato.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span></p>
+
+<h2 id="cap4">CAPITOLO IV.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la guerra civile fra
+Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete IIº.</span>
+(168-151).</span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap4-1">I.
+<span class="smaller">Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in
+Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma.</span></h3>
+
+<p>
+La raccomandazione di Popilio nel lasciare i due Tolomei
+sul trono di Alessandria non fu certo di buon
+augurio. Anzi, se la narrazione di Livio non pecca di
+imprecisione, l’ultima ambasceria alessandrina venuta in
+Roma, a nome di uno solo dei due re<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a>, deve tradire
+discordie latenti nel seno della famiglia reale.
+</p>
+
+<p>
+Dei due fratelli l’uno, il minore, Tolomeo Evergete,
+amministrava la Libia e la Cirenaica, l’altro l’Egitto
+propriamente detto insieme coi rimanenti possessi dei
+Lagidi<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>. Già al 164 pare che il senato abbia avuto
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+sentore di discordie in Egitto. Infatti gli ambasciatori,
+spediti in Siria a porre sul trono Antioco Eupatore,
+figlio ed erede di Antioco Epifane, furono al tempo
+stesso incaricati di conciliare i due re di Alessandria<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a>.
+Ma pare che i loro tentativi siano riusciti vani, giacchè
+poco dopo giungeva a Roma Tolomeo Evergete in
+persona (163-2)<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a>. Diodoro narra diffusamente le tristi
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+condizioni del viaggio del principe. In vesti misere,
+indegne della sua condizione, egli vi perveniva senza
+altra scorta che quella di tre servitori. Qui giunto,
+venne a lui incontro Demetrio, figlio di Seleuco IVº,
+il quale aspirava al trono di Siria, in luogo di Antioco
+Eupatore, figlio di Epifane<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a>. Siffatta circostanza basta
+a definirci la data del viaggio. Poichè infatti Demetrio
+successe ad Antioco, salito al trono nel 164, diciotto mesi
+dopo, e precisamente alla fine del 162<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>, la data della
+venuta di Evergete non può essere posteriore alla fine
+di codesto anno in discorso, ultimo limite del soggiorno
+di Demetrio a Roma, anzi deve fissarsene come parecchio
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+anteriore, dappoichè la venuta di Evergete coincise,
+come vedremo, con quella di un ambasciatore di
+Filometore, che fu complice della fuga del principe
+siriaco da Roma<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-2">II.
+<span class="smaller">La querela
+di Evergete in senato. Decisioni senatorie.</span></h3>
+
+<p>
+Pochi giorni dopo Evergete si presentava direttamente
+al senato. Questo si affrettò a chiedergli scusa
+per non avere inviato, come era consuetudine, un questore
+per i dovuti ricevimenti, nè di averlo ospitato
+come si conveniva a un principe alleato. E a tali
+mancanze esso rimediò, offrendogli tosto una residenza
+degna della sua condizione, pregandolo di mutare
+i miseri abiti che indossava e coi quali Evergete
+mirava a toccare l’animo del senato, invitandolo a domandare
+tosto un’udienza e colmandolo quotidianamente
+di doni per mezzo dei questori<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a>. Evergete
+chiese infatti un’udienza. Colà egli espose le ragioni
+della sua venuta. Chiedeva che il senato annullasse
+la divisione dell’impero egizio, avvenuta sotto la pressione
+di eventi superiori, quali l’imminenza della duplice
+invasione siriaca, e che quindi il senato gli assegnasse
+Cipro, giacchè, anche in tal guisa, i dominii
+del fratello sarebbero rimasti di gran lunga più estesi
+dei propri.
+</p>
+
+<p>
+Alla seduta assisteva un emissario di Filometore, il
+quale, subito dopo il discorso di Evergete, si levò per
+confutarne le ragioni. Disse che questi, tutt’altro che
+<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
+sporgere nuove querele, avrebbe potuto rammentare
+come egli dovesse la vita al fratello. L’accenno era
+probabilmente riferito a quegli anni, in cui Antioco
+Epifane aveva invaso l’Egitto in nome di Filometore,
+e questi, anzichè punire Evergete della già avvenuta
+usurpazione, aveva diviso con lui il potere, affidandogli
+il governo della Cirenaica. Le parole dell’ambasciatore
+furono confermate dalla testimonianza di due
+cittadini romani, i quali o avevano per caso assistito
+agli atti del governo egiziano, cui s’era riferito l’ambasciatore
+del re, o avevano frattanto, incaricati dal
+senato, attinto informazioni sui fatti in discorso. Tale
+difesa e testimonianza resero l’opinione pubblica avversa
+alle pretese di Evergete. Non così il senato,
+il quale capì come dalla richiesta d’ingerenza negli
+affari interni d’Egitto, che lo spingeva ad attizzare
+sempre più la discordia negli animi dei due re, tutto
+era da guadagnare e nulla da perdere. Decretò quindi
+la spedizione di un’ambasceria<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a> con l’incarico: 1) di
+rimettere pacificamente Evergete al governo di Cipro;
+2) di dichiarare a Filometore come tale occupazione
+fosse già stata riconosciuta dal governo romano; 3) di
+conciliare i due fratelli. L’ambasceria partì contemporaneamente
+ad Evergete<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-3">III.
+<span class="smaller">L’ambasceria romana
+ed Evergete
+alla volta
+d’Egitto.</span></h3>
+
+<p>
+Sembra però che nè questi, nè gli ambasciatori, e
+forse neanco il senato, abbiano sul serio creduto alla
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+raccomandazione di non usare delle armi, ma di procedere
+soltanto per vie diplomatiche. Il principe infatti,
+pervenuto in Grecia in compagnia degli ambasciatori,
+si affrettò ad arrolare soldati; indi, dopo una breve sosta
+nell’Asia Minore, a Perea, navigò alla volta di Cipro.
+Qui soltanto gli ambasciatori si risovvennero dell’ingiunzione
+senatoria, e, oppostisi al trasporto delle
+milizie, cercarono altresì di persuaderlo a rinunciare pel
+momento ad un approdo in Cipro. Essi promettevano
+di recarsi direttamente da Filometore per patrocinare
+la di lui causa e tornare quindi a ricondurlo dai confini
+della sua Cirenaica alle spiagge di Cipro. Evergete, convinto,
+annuì e gli ambasciatori ripartirono alla volta di
+Alessandria, lasciando presso il principe uno dei loro,
+Gneo Merula. Insieme con questo Evergete si recò a
+Creta, donde tornò di nuovo ad arrolare mercenari. Di
+là, passato in Libia, ancorò nel porto di Api, in attesa
+del ritorno dell’ambasceria romana<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-4">IV.
+<span class="smaller">Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione
+della Libia e della Cirenaica contro Evergete.
+La condotta dell’Egitto.</span></h3>
+
+<p>
+Ad Alessandria, intanto T. Torquato, uno degli ambasciatori
+recatisi colà, aveva esposto a Filometore le
+ragioni della sua venuta, cercando di persuaderlo a rilasciare
+Cipro al fratello e a rappaciarsi col medesimo.
+Filometore, seguendo una politica, che per allora
+parve inintelligibile, cercò a sua volta di tirare in lungo
+le trattative, in parte mostrando di promettere ed in
+parte di ascoltare.
+</p>
+
+<p>
+Da Api Evergete attendeva con grande ansietà i risultati
+dell’ambasceria; ma, poichè i giorni passavano
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+inutilmente, egli si decise a spedire l’ambasciatore rimastogli,
+Gneo Merula. Al pari del primo, anche costui
+fu trattenuto alla corte di Alessandria, cercando Filometore,
+tra l’altro, di conciliarsene con ogni mezzo
+l’animo e la testimonianza, il che gli sarebbe stato di
+grande utilità nel rapporto, che della loro missione essi
+avrebbero fatto al senato.
+</p>
+
+<p>
+Scorsi più di quaranta giorni, Evergete seppe che
+Girene ed altre città gli si erano ribellate o si apparecchiavano
+a ribellarsi al governatore lasciatovi nella
+sua assenza. Gli occulti motivi della politica di Filometore
+si facevano palesi. Evergete, temendo di perdere
+anche Cirene, vi si recò precipitosamente. Si trovava
+appena alla dimane di una grave sconfitta subita dalle
+milizie insurrezionali, quando, poichè ormai nessun motivo
+imponeva al Tolomeo d’Alessandria di trattenere
+gli ambasciatori romani, giungeva ad Evergete Gneo
+Merula per informarlo come nulla era stato possibile
+ottenere dal re d’Egitto, ma che questi era ancora
+pronto ad attenersi ai patti originari<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Era la prima volta che l’Egitto osava tenere verso
+il senato romano un contegno energico e dignitoso, e
+ne avea ben mille ragioni di fronte ad uno stato, che,
+senza diritto alcuno, pretendeva ingerirsi nei suoi affari
+interni col regolare la spartizione dell’eredità di
+Tolomeo Epifane. Nè si trattava soltanto di ragioni legali,
+ma della più alta opportunità politica. «Cipro non
+era semplicemente fornita di un’importanza commerciale,
+sibbene di un più alto valore strategico. Alessandro
+il grande l’avea definita la chiave dell’Egitto,
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+affermando così che dal possesso della medesima dipendeva
+la dominazione del Mediterraneo. Ciò conosceva
+Filometore e ciò, tra l’altro, lo sospinse ad opporsi
+con ogni fermezza alle pretese del senato in
+favore di suo fratello»<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non era però tale contegno capace di soddisfare Evergete,
+il quale, udita la risposta di Merula, tornò a
+spedire a Roma due nuovi ambasciatori, affinchè, insieme
+coll’emissario romano, ch’egli aveva seco, attestassero
+l’iniquità del re d’Alessandria ed il disprezzo,
+in cui questi teneva gli ordini del senato. Contemporaneamente
+Filometore tornava del pari a spedire un’altra
+ambasceria, la quale pervenne a Roma insieme
+con la precedente.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-5">V.
+<span class="smaller">Nuova discussione in senato.
+Il senato contro Filometore. Guerra civile in Egitto.
+Evergete di nuovo a Roma (154).</span></h3>
+
+<p>
+Introdotti alla presenza del senato, gli ambasciatori
+cominciarono a discutere vivacemente le loro ragioni.
+T. Torquato e Cn. Merula, per motivi non completamente
+altruistici, difesero a spada tratta i diritti di
+Evergete. Il senato allora decreta che gli ambasciatori
+di Filometore, entro cinque giorni, abbandonino
+la capitale e cassa l’alleanza stipulata. Era il colmo
+della prepotenza, dappoichè nei trattati romano-egiziaci
+non si conteneva di certo, da parte della corte di Alessandria,
+l’obbligo di ottemperare a tutti i decreti, che
+al senato fosse piaciuto emettere sulle questioni interne
+dell’Egitto, nè al governo romano il diritto di intimarne.
+Questo frattanto inviava un’ambasceria a Tolomeo
+Evergete, allora residente in Cirene allo scopo
+di notificargli le decisioni assunte sul proposito.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+</p>
+
+<p>
+Gli ambasciatori di Filometore lasciarono tosto la
+città, ed i nuovi spediti informarono minutamente Evergete
+di tutto quanto erano stati incaricati, mentre questi,
+infiammato di novella speranza, si volgeva alla conquista
+di Cipro<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La guerra, che ne seguì, fu per lui lunga e naturalmente
+disastrosa, tanto più che il governo romano,
+desiderando che i due fratelli si straziassero a vicenda
+non gli fu largo che di platonici sorrisi. Al 154 le
+ostilità continuavano ancora, e al senato, che non poco
+avea contribuito a suscitarle, la sorte maturava quei
+frutti, di cui essa era stata avara ad Antioco Epifane,
+allorchè, lasciando l’Egitto, aveva ardito sperare che
+le milizie dei due fratelli si sarebbero dilacerate in
+una guerra civile. In quell’anno stesso, Evergete
+tornava a Roma a richiedere un nuovo, decisivo intervento.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-6">VI.
+<span class="smaller">Nuovo decreto
+del senato. Suo platonismo.</span></h3>
+
+<p>
+Concessaglisi un’udienza, egli accusò il fratello di avere
+attentato alla propria vita ed offerse la testimonianza
+delle proprie cicatrici. Anche questa volta assistevano
+ambasciatori di Filometore, recatisi a Roma allo scopo
+di confutare le esagerazioni di Evergete, ma il senato
+vietò loro la parola e spedì subito una nuova ambasceria
+di cinque membri, fra cui il solito Gneo Merula
+e un tal L. Minucio Termo, che noi avremo occasione
+d’incontrare più tardi, fornendo ciascuno di quinquiremi
+per riporre definitivamente Evergete sul suolo di
+Cipro ed in tal guisa tagliar corto alla vertenza. Al
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+tempo stesso invitava gli alleati di Grecia e di Asia
+a porgere aiuti al monarca protetto<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questa lesineria delle proprie legioni, questa simulata
+neutralità, che adesso, come negli anni precedenti,
+il senato volle serbare rispetto alla questione d’Egitto,
+non fu però frutto esclusivo di deliberato proposito calcolatore,
+ma altresì conseguenza della contemporanea
+situazione estera dello stato romano.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-7">VII.
+<span class="smaller">Ragioni del fatto.
+Vicende estere
+di Roma dal
+161 al 164.</span></h3>
+
+<p>
+Già al 161 s’era disegnata all’orizzonte la grave probabilità
+di un terzo conflitto con Cartagine, che era
+stata appunto Roma a provocare. Continuando la politica,
+iniziata dopo la guerra annibalica, di contrapporre
+a Cartagine la Numidia, essa aveva allora risoluto in
+favore di quest’ultima la lunga contesa fra i due stati
+circa il possesso di Emporia sulla piccola Sirti, nè una
+seconda ambasceria romana, comparsa al 157 per ripigliare
+in esame la vertenza, era approdata a conclusione
+alcuna. Ma, a parte tale impreveduto accidente, il palese
+rifiorire economico di Cartagine risuscitava nei due
+rami dell’aristocrazia romana, gli agrari, i conservatori
+gretti alla catoniana, ed i grossi speculatori, i cavalieri,
+che aspiravano a raccoglierne l’eredità di ricchezze, il
+desiderio e l’urgenza della distruzione dell’infelice metropoli.
+Contemporaneamente le romane ostilità, palesi
+od occulte, avevano sospinto al governo cartaginese i
+vecchi, odiati patriotti, i quali s’erano tosto accinti
+ad assoldare un esercito contro la Numidia. Questa,
+dal canto suo, aveva cercato di lavorare l’opinione del
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+senato per indurlo a persuadersi che quei preparativi
+erano in realtà diretti contro Roma, cosicchè, in questo
+stesso anno, 154, ambasciatori romani, recatisi a Cartagine
+per imporvi il disarmo, avevano corso pericolo
+della vita<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non meno grave era quello, che contemporaneamente
+accadeva in Spagna.
+</p>
+
+<p>
+Anche prima d’allora Roma era stata in armi contro
+i Celtiberi e i Lusitani. Ma, nel 154, questi ultimi avevano
+invaso il territorio romano, battuto i governatori,
+ed esteso le loro scorrerie fino a Cartagena. Ciò, scrive
+il Mommsen, avea sollevato in Roma tale panico da costringere
+il senato ad inviare sul luogo un console, «il
+che non era accaduto dal 195 in poi, e, onde accelerare
+l’arrivo dei soccorsi, si dispose che i nuovi
+consoli entrassero in carica due mesi e mezzo prima
+del tempo legale»<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a>. A tutto ciò aggiungi, nel
+156-55, due spedizioni, in parte infelici, contro i
+Dalmati, nello stesso 154, una verso le Alpi Marittime
+contro alcune ribelli popolazioni liguri di quella
+regione, e sarà palese come, in vista di tali frangenti,
+le cose d’Egitto si dovevano abbandonare alle
+risorse della politica più egoista ed ipocrita.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-8">VIII.
+<span class="smaller">Esito della
+guerra civile d’Egitto. Sua cronologia.</span></h3>
+
+<p>
+Tolomeo Filometore con forze di gran lunga superiori
+chiuse il fratello nella cipria città di Lapeto sì
+che questi fu costretto a capitolare ed a rendersi prigioniero.
+Filometore però non volle abusare nè della
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+sua buona fortuna, nè della pazienza del governo romano,
+e concesse ad Evergete forse più di quello, che
+questi aveva sempre richiesto. Oltre a promettergli la
+figlia in isposa<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a>, lo rimise al governo della Cirenaica,
+con il diritto di un reddito annuo di una data quantità
+di frumento<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a>, assegnandogli inoltre l’amministrazione
+di parecchie città cipriote<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quale potè essere la data di siffatto accomodamento?
+L’Engel<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a> opina per gli anni 152-151, durante i quali
+noi vediamo Filometore appoggiare Alessandro Bala
+contro Demetrio Sotero in Siria ed inviare a tale uopo
+un esercito in di lui aiuto<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a>. «Difficilmente, egli osserva,
+Filometore si sarebbe impegnato in una guerra
+estera, se avesse avuto da temere così lunga guerra
+all’interno». Se non che la forza di tale argomentazione
+cade subito, quando si pensa che Alessandro
+Bala era, come vedremo, il favorito del senato romano
+contro Demetrio, di quel senato, che, oltre ad aizzare
+Evergete contro il fratello, avrebbe, un giorno o l’altro
+potuto accorrere in favore del medesimo. A scongiurare
+la gravità di un tale pericolo, Filometore poteva, anzi
+doveva, seguendo l’usata abilità diplomatica della corte
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+alessandrina, compiere un atto, che avesse esplicitamente
+dimostrato come quel Filometore, contro cui Roma
+drizzava i suoi odi, non faceva in Oriente se non i voleri
+e gli interessi di Roma medesima. In tal caso la
+nuova guerra colla Siria, tutt’altro che un nuovo imbarazzo,
+nel quale fosse imprudente immischiarsi, si
+tramutava in un’abile mossa difensiva contro la lontana,
+oscura nemica d’oltre mare. Certo però le susseguenti
+imprese estere del Lagida, prima in favore del
+succitato Alessandro (152), poi contro Demetrio IIº di
+Siria (147) e infine contro lo stesso Alessandro in favore
+del Demetrio in discorso (147)<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>, dimostrano come l’era
+dei pericoli interni fosse oramai felicemente chiusa.
+Questo stesso anno 147 segna inoltre la morte di Filometore;
+ma, poichè le fonti ci dànno come anteriore, sia
+pure di un numero indefinito di anni, la conciliazione
+col fratello, ne segue che essa dovette, e di parecchio,
+precederlo.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-9">IX.
+<span class="smaller">Nuova astensione
+del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere
+di Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Tale cronologia ci spiega d’altro canto come Roma,
+per quelle stesse ragioni, per cui si astenne dal partecipare
+alle vicende della guerra civile, non potè fare
+a meno di astenersi del pari da qualsiasi ingerenza o
+ratifica dell’accomodamento medesimo, con quella stessa
+forzata remissività, con cui, in tutto quel non breve
+periodo di tempo, essa preferì non ingerirsi efficacemente
+negli affari orientali.
+</p>
+
+<p>
+Erano allora cominciati i preparativi per la spedizione
+delle navi e degli armati, necessari alla terza
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+guerra cartaginese, i cui primi anni (149-7) non dovevano
+riescire molto lieti per le armi romane<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a>. Infierivano
+contemporaneamente in Spagna feroci ribellioni dei
+Celtiberi e dei Lusitani (154-39), preparando direttamente
+e indirettamente nuovi e più gravi turbamenti
+in quella penisola<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a>. Al 149 era parso altresì prossimo
+il divampare di una quarta guerra macedonica
+per opera di un falso pretendente, e, mentre essa sarebbe
+terminata con una definitiva vittoria del console
+Q. Cecilio Metello, la prima battaglia campale del 149
+e gli scontri del 148 erano riesciti molto più gravi che
+non quelli delle tre precedenti guerre macedoniche<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a>.
+A tante preoccupazioni, tutta la buona o cattiva volontà
+dei Romani doveva cedere, e, come avevano consentito
+che il loro protetto rimanesse di fatto isolato
+durante le vicende della guerra, così ora concludevano
+coll’astenersi del pari dal mettere bocca nei trattati
+ch’ebbero a ratificarne l’esito infelice. Questa fu la fine
+della decenne guerra civile.
+</p>
+
+<h3 id="cap4-10">X.
+<span class="smaller">Ragioni della
+simpatia del senato
+verso Evergete.</span></h3>
+
+<p>
+Quali erano stati intanto i motivi della strana simpatia
+del senato verso Evergete, anche a costo di
+mettersi, in mezzo a tanti frangenti, in aperta rottura
+con la corte alessandrina? «La guerra civile
+legava sempre più l’Egitto a Roma, che veniva così
+dispensata dalla necessità di vigilare su quella regione
+o di tentarvi la sorte delle armi. Perciò la
+<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
+condotta di quest’ultima è completamente determinata
+dal carattere dei due fratelli. Era nell’interesse di
+Roma di sostenervi il più dispregiabile contro il più
+fornito di abilità politiche»<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a>, e, come tale, la scelta
+non poteva essere dubbia. A troppo chiare note avea
+Roma dovuto sperimentare i pregi diplomatici di Filometore
+al confronto dell’egoismo ignorante del fratello,
+che in altre condizioni sarebbe potuto riescire fatale
+all’Egitto, per non propendere verso il secondo. Quest’ultimo
+non faceva che iniziare una politica, i cui
+frutti avrebbero a loro agio maturato nell’avvenire,
+forse sino condurre Roma al punto di tentare, con mani
+non sue, l’agognata e definitiva conquista dell’Egitto,
+e, in così rosea speranza, non era male eccitare con tutti
+i mezzi, di cui si poteva disporre, chi altro non avrebbe
+fatto se non disimpegnarne le prime operazioni<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a>.
+Ma, se tale fu la politica del senato, la corte alessandrina,
+dopo l’unico succitato atto di resistenza, non
+avendo potuto scongiurare l’odio di Roma, cercò, come
+vedremo, d’interpetrare ed esaudire i minimi ed i più
+taciti fra i suoi voleri.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span></p>
+
+<h2 id="cap5">CAPITOLO V.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 152 al 116.</span></span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap5-1">I.
+<span class="smaller">L’Egitto
+in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione
+di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto
+in favore del protetto da Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Dopo meno di un anno e mezzo di regno, Antioco
+Eupatore, assunto al trono di Siria mercè l’opera diplomatica
+del senato, perdeva, per mano del pretendente
+Demetrio Iº, la vita ed il regno (162). Con lui periva
+il reggente pupillare, il senatore Gneo Ottavio<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a>. Il
+nuovo principe però, quello stesso, da cui Evergete
+aveva ricevuto promesse di aiuto e di ospitalità nel suo
+primo viaggio a Roma, si riconciliava tosto col senato,
+inviando un’ambasceria destinata a recare doni cospicui
+e a consegnare l’assassino medesimo di Ottavio<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma l’offesa patita era troppo grave perchè quel consiglio
+avesse potuto accordare sinceramente il proprio
+perdono o la propria amicizia, e, non ostante i resultati,
+in apparenza favorevoli di tale ambasceria, bastò di lì
+a poco l’arrivo di Alessandro Bala, figlio, non si sa bene
+se reale o sedicente, di Antioco Epifane, perchè il senato
+gli accordasse la chiesta restituzione del retaggio
+paterno<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poichè quella Roma, che aveva umiliato la Siria al
+rango di potenza di quarto ordine, poichè Roma, lo stato
+più autorevole dell’occidente, era con lui, non restava
+ad Alessandro che procurarsi un esercito e l’alleanza
+delle potenze orientali. E così fu fatto. Dopo dodici
+anni di regno, Demetrio perdeva la vita, in seguito ad
+una battaglia campale combattuta contro Alessandro
+in coalizione coi rimanenti re asiatici<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> (152-1). Tra
+costoro primeggiava Tolomeo Filometore<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a>, suocero fra
+breve del nuovo monarca di Siria<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questo il primo atto di condiscendenza alla politica romana,
+compiuto dalla corte d’Egitto dopo la rottura
+con la medesima<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a>. Avremo di meglio negli anni
+successivi.
+</p>
+
+<h3 id="cap5-2">II.
+<span class="smaller">Tolomeo Filometore
+rinunzia al
+trono di Siria.
+(147).</span></h3>
+
+<p>
+Estinto Demetrio Iº, sorgeva il figlio Demetrio IIº a
+rivendicare i diritti e la fine del padre. In questo nuovo
+frangente ad Alessandro non venne meno l’aiuto e
+l’alleanza del re d’Egitto. Al 147 Filometore entrava
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+in Siria, accompagnato da un potente esercito di terra
+e di mare<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a>. Se non che, giunto a Tolemaide, fu fatto
+segno ad insidie, che tutto parve indicare provenienti
+da Alessandro medesimo. Astenendosi allora dall’adempiere
+ai propri doveri di alleato e di congiunto, gli rapisce
+la figlia, che promette in isposa a Demetrio, volge in
+favore di costui le milizie e persuade gli Antiocheni
+a scacciare Alessandro, che colà aveva riparato. Alessandro
+è espulso dalla città, e Filometore, recatovisi
+poco dopo, viene acclamato dai cittadini e dall’esercito
+re di Siria.
+</p>
+
+<p>
+L’antico sogno dei monarchi egizi poteva esser pago.
+Sul loro capo si riunivano intere per la prima volta
+le due corone dell’Oriente, infrantesi allo sfasciarsi dell’impero
+di Alessandro Magno. Ma lo spettro del senato
+romano venne a turbare la gioia del buon Filometore,
+che, presago della gelosia e dei rischi sin’allora
+con tanta sapienza evitati, rifiutò il doppio diadema
+e raccomandò alla popolazione esultante il figlio del
+primo Demetrio<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> (147).
+</p>
+
+<h3 id="cap5-3">III.
+<span class="smaller">L’ascesa al trono
+di Evergete IIº
+e l’aiuto di Roma.</span></h3>
+
+<p>
+Due anni dopo<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> egli chiudeva la sua vita amareggiata,
+e a lui succedeva la moglie Cleopatra, la quale
+si associò al trono Tolomeo VIIº Eupatore<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> (145).
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+Ma, ad attraversarne i piani, resideva in Alessandria
+almeno uno dei tre ambasciatori, L. Minucio Termo,
+spedito al 154 dal senato per riporre Evergete sul trono
+di Cipro. Coerente agli scopi ultimi, cui la politica romana
+avea tenuto d’occhio nel favorire Evergete, nonchè allo
+spirito della sua trascorsa missione, egli, che senza dubbio
+manteneva al tempo stesso segreti accordi con Roma,
+lavorava con ogni mezzo l’opinione pubblica perchè
+questa dichiarasse altamente di volere re d’Egitto il
+re della Cirenaica. E le sue mene approdarono all’effetto.
+Evergete marciò con le sue truppe da Cirene ad Alessandria,
+senza incontrare ombra di resistenza, e, tolto
+di mezzo l’incomodo erede, sposava la regina vedova,
+assumendo immacolata l’eredità del trono<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Di quali malanni tanta usurpazione sarebbe stata
+foriera all’Egitto il tempo galantuomo l’avrebbe fra non
+guari dimostrato; ma quello che ci meraviglia altamente
+si è la vasta e profonda ingerenza, che un rappresentante
+del governo romano poteva adesso esercitare e sulla
+corte e sull’opinione pubblica alessandrina. Termo era
+rimasto dal 154, nemico indisturbato, nel cuore di quello
+Egitto, ove egli, coi suoi compagni, era venuto a rattizzare
+la guerra civile, senza che nè Filometore, nè
+l’opinione pubblica avessero osato additargli la via del
+confine, ed ora, arbitro quasi della situazione, si rendeva
+strumento di uno dei più odiosi colpi di stato nella
+persona del nemico più vile ed implacato del buono e
+valente Filometore. Gli è che la ribellione di quest’ultimo
+contro la greve tutela romana era stata anch’essa
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+timida e parziale. I Lagidi sentivano d’avere contro
+un nemico invisibile e ineluttabile, dinnanzi a cui le
+proprie arditezze li facevano gelare di terrore, mentre
+Roma, decimato, in ben tre riprese, i possessi dell’Egitto
+e tentato di attizzarvi la più tremenda delle
+guerre civili, defraudava, vittoriosa, l’erede legittimo,
+per sostituirvi quell’altro, che più e meglio avrebbe
+soddisfatto ai suoi interessi laggiù. Non era il colmo,
+ma verso quella meta si marciava a gran passi.
+</p>
+
+<h3 id="cap5-4">IV.
+<span class="smaller">Relazioni di Evergete
+con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto.</span></h3>
+
+<p>
+Noi non sappiamo se l’alleanza fra Roma e l’Egitto
+sia stata adesso ufficialmente rinnovata. Ci è però noto
+come i rapporti fra i due stati tornarono di bel nuovo
+più che cordiali, e, a conferma di ciò, stanno due fatti:
+un’iscrizione di Delo e la visita ufficiale d’un’ambasceria
+romana nel 135, con a capo Scipione Emiliano.
+Ma, a parte queste due testimonianze, di cui discorreremo
+fra breve, noi possediamo menzione di un nuovo
+atto di poco desiderabile tutela sull’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Dopo la conquista dell’impero persiano da parte di
+Alessandro Magno, i Giudei, al pari degli altri popoli,
+che in esso albergavano, erano passati sotto il dominio
+degli stati, che la dissoluzione del mastodontico impero
+macedone avea suscitato. Così essi avevano, dal Iº al
+IVº Tolomeo subito la dominazione egizia, indi quella
+siriaca, che era riescita assai più tormentosa della precedente<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a>.
+Con tutto ciò, l’Egitto non aveva per questo
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+mancato di rimanere sede di numerose colonie giudaiche.
+Sotto Filometore poteva dirsi che nelle loro mani
+risiedesse appunto la somma dell’amministrazione dello
+stato, e giudei erano altresì i supremi comandanti dell’esercito
+di terra. La reazione, quindi, che Evergete si
+apparecchiava ad intraprendere contro tutto l’indirizzo
+politico del fratello coinvolse anche la società ebraica<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a>,
+tanto più che questa era stata sola ad avversare
+l’usurpatore, in omaggio ad un lodevole sentimento di
+riconoscenza e di fedeltà verso il principe trapassato.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, mentre i suoi correligionari della Siria
+si trovavano, da parecchi anni, in ottime relazioni di
+amicizia e di alleanza con Roma<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>, un travolgimento
+dinastico del paese da essi abitato, ne procurava al 142
+l’emancipazione nazionale<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a>, e, allora stesso, accompagnandola
+con ricchi donativi, inviavano al popolo romano
+un’ambasceria<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>, nella quale è, dalla posteriore
+condotta del medesimo, agevole presumere che essi abbiano
+elevato reclami contro le persecuzioni del principe
+egizio.
+</p>
+
+<p>
+Il senato, infatti, accettando le nuove proteste di amicizia,
+si affrettò a spedire a sua volta una significativa
+lettera ai monarchi orientali, e ad Evergete,
+nella quale, notificando la rinnovata alleanza, aggiungeva
+di aver risoluto di scrivere ai re e ai popoli per
+intimar loro di astenersi da ogni offesa ai propri alleati
+della Giudea, di rispettarne anzi il territorio, di
+avversarne i nemici e consegnare loro i colpevoli, eventualmente
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+ospitati nelle proprie regioni<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> (142-1)<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per quanto generica ed impersonale fosse l’epistola,
+il vantarvisi implicitamente il diritto d’ingerirsi nella
+politica egiziana rispetto ai sudditi e ai più umili vicini
+era, da parte del governo di Roma, un farsi pagare a
+prezzo non certo mercato la protezione testè elargita
+all’usurpatore. Tuttavia, anche questa volta, per quanto
+a malincuore, e il principe e la corte dovettero chinare
+pazientemente il capo e tornare ad apparecchiarsi all’obbedienza
+così come il destino della loro patria li
+sospingeva.
+</p>
+
+<h3 id="cap5-5">V.
+<span class="smaller">La politica romana
+in Egitto giudicata
+da M.
+Porcio Catone il
+censore.</span></h3>
+
+<p>
+Se non che, particolare degno di nota, in quegli stessi
+anni, e, sembra, a proposito della reazione d’Evergete,
+favorita — nè v’era dubbio — dal legato romano, L. Termo,
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+che ne avea spalleggiato l’ascesa al trono, un conservatore
+utopista, M. Catone il censore, recitava un’orazione,
+della quale i frammenti superstiti non ci permettono di
+definire la natura, ma in cui tutto induce a credere che
+egli attaccasse la condotta di L. Termo in Egitto e con
+essa la politica di Roma favorevole ad Evergete.
+</p>
+
+<p>
+L’opera del legato veniva definita quale frutto malvagio
+e feroce d’ingordigia, e sul di lui conto l’orazione
+accennava a delitti, pei quali il supplizio non sarebbe
+apparso indegno castigo<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a>. Specificando, Catone ricordava
+la necessità, in cui s’era trovato il Tolomeo, di
+vietare al romano l’ingerenza in questioni attinenti alla
+vita dei cittadini egiziani<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a>, probabile mezzo sbrigativo
+usato da quest’ultimo per carpirne le sostanze.
+L’oratore confrontava altresì il carattere morale dei due
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+monarchi fratelli, e, levando al cielo Filometore<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a>,
+accusava implicitamente il suo governo di avere spalleggiato
+il peggiore dei due principi, suggellando il rimprovero
+con un ammonimento: non volesse il suo popolo,
+libero com’era, affidarsi ciecamente ad alcuno<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>, fosse
+questi un ambasciatore con pieni poteri, fosse un monarca
+più o meno disonesto e facile a comprometterne la riputazione.
+La requisitoria, tutta ispirata ad un idealismo
+poco pratico e poco politico, (qualità, sembra, ereditaria
+nei Catoni), lasciò il tempo che aveva trovato, e Roma,
+che già riscoteva il suo tornaconto dal favore accordato
+ad Evergete, continuò — ed era logico — nella via iniziata,
+senza badare agli scrupoli degli isolati utopisti.
+</p>
+
+<h3 id="cap5-6">VI.
+<span class="smaller">L’iscrizione di
+Delo.</span></h3>
+
+<p>
+Di avverso tenore alla non lieta protezione, in cui Roma
+aveva preso i Giudei, sono le altre due testimonianze
+di rinnovate relazioni romano-egiziache durante il regno
+di Evergete.
+</p>
+
+<p>
+La prima, un’iscrizione Delia<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a>, sta a base di un
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+monumento, che i romani Lucio e Caio Pedio posero a
+Marco, congiunto di Evergete e della regina Cleopatra,
+in grazia della di lui virtù, onestà e benevolenza verso i
+suoi. Il prenome Marco è senza dubbio un nome romano,
+e il Letronne, che meglio di tutti ha comentato ed
+interpetrato l’iscrizione, v’intravide un membro della
+famiglia dei Pedii, dedicatori del monarca. L’assenza del
+nome egli la spiegò con l’uso, consueto nelle iscrizioni
+relative a cittadini romani, di sottinderlo, qualora esso
+coincida con quello di altra persona segnata per intero
+nell’epigrafe. Tali ragioni non erano però sembrate
+attendibili al Prideaux, che aveva esaminata l’iscrizione
+un secolo e mezzo prima, nè lo sembrarono più tardi
+al Böckh. Ambedue, infatti, per riconoscere in Marco
+un romano, hanno richiesto l’appellativo di ρομαῖον, e
+quest’ultimo, confutato l’argomento del Letronne, col
+dire che esso può valere soltanto nella menzione dei
+figli di una persona, segnata per intero nell’iscrizione,
+ha opinato che il romano μάρχον sia, per la regolarità
+delle linee dell’iscrizione, da correggere in un πολέ]μαρχον
+o altra simile parola polisillaba. Se non che,
+quanto al richiesto epiteto di ρομαῖον, esso non può
+palesemente figurare come necessario, ma soltanto
+additare una consuetudine, a cui, come tale, poteva o
+meno ottemperarsi, e, quanto all’assenza del nome, dal
+Böckh concessa soltanto nella menzione dei figli di una
+persona segnata per intero nell’iscrizione, gli è chiaro
+che, in maniera e per ragione analoga, essa poteva darsi
+nella menzione di congiunti omonimi.
+</p>
+
+<p>
+Ma, contro il Böckh, è da osservare qualcosa di più
+importante. Mutando il nome proprio μάρχον in un
+nome comune qualsiasi, l’epigrafe viene a rimanere priva
+<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
+dell’indicazione del suo destinatario, non potendo così
+intendersi a quale degli epistrateghi d’Egitto essa fosse
+dedicata<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a>. E v’è ancora di peggio. L’emendazione
+πολέμαρχον costituisce un <i>bis in idem</i> del seguente ἐπιστράτεγον,
+che non ha ragione alcuna di esistere. Ma,
+anche senza tener conto di ciò, la succitata emendazione
+non reca nulla d’imperativo, e la regolarità dell’epigrafe
+si ricostituisce tosto, sostituendo a un Μάρχον anche un
+τὸν Μάρχον. Del resto, comunque si voglia ricostituirla,
+le conseguenze, che interessano pel nostro studio, possono
+mutare di specie, ma non di genere. Infatti, interpetrando
+l’estinto come un romano, si resterebbe meravigliati
+della sua duplice, altissima onorificenza di epistratego
+e di congiunto della famiglia reale. L’epistrategato
+era la più alta carica dell’amministrazione provinciale
+sotto i Lagidi, ed epistratego era il governatore civile
+e militare di una data regione della monarchia<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>.
+Ma Marco non era soltanto un pubblico ufficiale di
+Evergete; ne era altresì <i>congiunto</i> della famiglia reale,
+cioè a dire insignito di una onorificenza, corrispondente
+all’odierno «<i>cugino reale</i>»<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a>. Sorgono quindi due
+ipotesi: o Marco Pedio aveva reso ad Evergete dei
+servizi segnalati, forse nel frangente della sua assunzione
+al trono, o Evergete aveva rivestito di tanta
+onoreficenza un romano, sia dietro raccomandazione
+del senato, sia per maggior fiducia nel medesimo
+<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
+che nei propri connazionali. Nei primi due casi, si noterebbe
+l’abile politica di Roma, che, dopo aver concesso i
+propri favori, se ne risarciva ponendo un suo cittadino,
+quale pubblico ufficiale, alle costole del principe egizio,
+allo scopo di aver trasmesse notizie positive sul
+contegno della corte e sull’atteggiamento dei sudditi<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>.
+Nel terzo, noi assisteremmo alla strana anticipazione di
+quello che accadrà di là a circa un secolo, quando
+la migliore e più desiderata guardia dei discendenti
+dei Lagidi sarà fatta da un corpo di milizie romane<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a>,
+la cui presenza ridurrà l’Egitto ad uno stato vassallo
+più che a nazione alleata o cliente.
+</p>
+
+<p>
+Nel caso poi che in Marco non sia da riconoscere un
+romano, resta a notare come, alla fine del secondo secolo
+a. C., due membri di una delle principali famiglie di
+Roma si trovassero in intimi rapporti con un eccelso
+governatore egiziano, congiunto della famiglia reale.
+E, poichè le lodi vertono sull’onestà, sulla virtù, e,
+quel che più monta, sulla di lui benevolenza verso i
+medesimi, si è indotti a ritenere tale intimità non
+estranea alle vigenti relazioni politiche col governo
+romano, e quale prova di onori e di trattamenti, che
+adesso i più alti funzionari della monarchia alessandrina
+elargivano ai nobili di Roma a sanzione dei cordiali
+rapporti fra i due paesi<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap5-7">VII.
+<span class="smaller">Scipione Emiliano
+in Egitto
+(135).</span></h3>
+
+<p>
+La seconda prova dei buoni accordi di Evergete col
+senato è un viaggio, che, per incombenza del medesimo,
+Scipione Emiliano compiè nelle province orientali
+di Asia, Grecia, Siria ed Egitto nel 135<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+</p>
+
+<p>
+Componenti la commissione erano Spurio Mummio,
+Lucio Metello, e Scipione Emiliano<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>. Quest’ultimo
+insieme con cinque domestici, conduceva seco i filosofi
+Posidonio e Panezio<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>. Il ricevimento, che al distruttore
+di Cartagine fece il popolo e la corte riescì quant’altro
+mai imponente. Disceso dalla nave, Scipione si
+avanzò a capo coperto finchè gli spettatori non vennero
+a pregarlo di scoprire il suo volto; il principe confuse
+lui ed i compagni tra feste e conviti. Se non che, i legati,
+più che di pompe e di banchetti, si preoccuparono
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+d’ispezionare il paese e la sua potenza economica
+e militare. Si recarono perciò sino a Menfi, ad
+ammirare la bontà del suolo, la densità della popolazione,
+le risorse militari ed agricole del Nilo, la regione
+egregiamente fortificata. E là, rievocando con l’immaginazione
+la loro patria, dovettero sentire quanta
+inferiorità economica essa presentava al paragone dell’antica
+capitale dell’Egitto. Da Alessandria passarono
+a Cipro<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>, dove fu loro impossibile non stupire
+di quei ben più grandiosi tesori naturali e industriali,
+che tanto vi avevano legato gl’interessi dei Lagidi. Di
+tutto ciò dovettero redigere un’accurata relazione al
+senato, e nell’enorme scarsità di relazioni dettagliate e
+precise, questo soltanto, noi, riteniamo essere lo scopo del
+viaggio, rammentando quanto ci sentimmo in diritto di
+indurre dalle vicende, che accompagnarono l’avvento di
+Evergete IIº al trono, e dalla precedente iscrizione di
+Delo. Ispezionare <i>de visu</i> le condizioni interne dell’Egitto,
+osservare l’atteggiamento di quelle popolazioni
+verso la corte e la loro alleata d’oltre mare, tener d’occhio
+l’opera dei romani posti dal governo alessandrino
+a capo di quelle regioni, impartire loro gli opportuni
+consigli, ecco ciò che interessava, ecco ciò per cui Scipione
+Emiliano doveva esservisi soffermato<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span></p>
+
+<h2 id="cap6">CAPITOLO VI.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº
+a quella di Tolomeo Alessandro IIº</span>
+(116-81).</span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap6-1">I.
+<span class="smaller">Morte di Tolomeo
+Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94).
+Quistione cronologica. Quistione topografica.</span></h3>
+
+<p>
+Evergete moriva in sul principio del 116<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>, e,
+mentre le rimanenti contrade della sua monarchia
+passavano sotto la dominazione del legittimo successore,
+Sotero IIº<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>, la Cirenaica veniva ereditata da un suo
+figliuolo naturale, Tolomeo Apione<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>. Questi moriva
+a sua volta in un periodo di tempo, nel quale, come
+sembra, divampava in Egitto una sanguinosa guerra civile,
+e, fatto singolare, Apione morente, testava la
+Cirenaica al senato ed al popolo romano.
+</p>
+
+<p>
+Doveva egli, stante la sua origine illegittima, essere
+guardato di mal’occhio dalle due mogli dell’estinto
+Evergete, che, nudrendo motivo di sospettare in lui
+un futuro competitore dei loro più giovani figliuoli, ne
+avevano con probabilità ostacolato l’avvento al trono
+di Cirene. Forse la sua presenza era del pari odiosa al
+monarca d’Alessandria, e questo ed altro, che, non ostante
+il silenzio e la confusione dei documenti e delle
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+tradizioni di codesta età, è moralmente lecito sospettare,
+avrà amareggiato l’animo del principe e lo avrà
+eccitato a frantumare i dominî paterni, creando, in fin
+di vita, erede della Cirenaica il popolo romano<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Circa questa fortunata eredità si aprono due questioni
+importantissime, l’una concernente la data della medesima,
+l’altra il territorio testato.
+</p>
+
+<p>
+Mentre infatti Ossequente e, sulla di lui scorta,
+Cassiodoro, ci avvisano che ciò accadde sotto il consolato
+di Cn. Domizio e C. Cassio, cioè a dire al 96, Eutropio
+fa coincidere il fatto con la guerra mitridatica, anzi col
+breve periodo della guerra cretica, (68-67)<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>, mentre la
+cronaca eusebio-ieroniana<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a> menziona codesto lascito come
+dell’anno terzo dell’Olimpiade 171, cioè del 94 a. C.
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a tante reciproche smentite, io credo che
+la citazione di Eutropio, come del resto tutte le sue
+citazioni cronologiche, sia da tenersi in grave sospetto,
+anzi da rigettarsi addirittura<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a>, e che la citazione
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+di Eusebio sia da preferirsi a quella di Ossequente,
+il quale, non occupandosi <i>ex professo</i> di storia, avrà mal
+calcolato l’anno preciso dell’olimpiade, indicatoci dal
+primo. Semplificata così la questione cronologica, ci si
+apre facile la via all’altra topografica<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Noi abbiamo già fatto la debita distinzione fra Libia
+e Cirenaica<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a>. Or bene, adesso Eutropio ci avverte
+che la Cirenaica, lasciata ai Romani da Apione, comprendeva
+Tolemaide, Berenice e Cirene. Si può sospettare
+quindi, e a ragione, ch’egli discorra della Cirenaica
+propriamente detta, del tratto cioè più fertile della Libia,
+che comprende appunto le succitate città e che costituisce
+una regione ricca di frutteti, di corsi d’acqua,
+di valli, di olio, di vino, d’erbe aromatiche, e, a tal uopo,
+dissodata dai secoli dall’opera incessante dei suoi colonizzatori<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ciò vengono a confermare Giustino, Eusebio, Sesto,
+Rufo e Ammiano Marcellino, i quali ultimi aggiungono
+che il Tolomeo<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a> lasciò a Roma Cirene con la Pentapoli,
+col quale nome vengono infatti designate Cirene e quattro
+altre città, che, con la medesima, avevano sempre
+goduto piena autonomia amministrativa, (Tolemaide,
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+Esperide, Apollonia e Arsinoe)<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>, e che erano appunto
+contenute nella Libia-Cirenaica.
+</p>
+
+<h3 id="cap6-2">II.
+<span class="smaller">La Cirenaica
+autonoma. Ragioni del fatto.</span></h3>
+
+<p>
+Così, per un ripicco dinastico, Apione largiva a Roma
+una delle contrade più fiorenti della monarchia egiziana.
+Il senato però volle anche questa volta ritentare la ben
+strana gara della generosità. Come, dopo la seconda
+guerra macedonica e la prima siriaca, esso aveva proclamato
+l’indipendenza delle città greche di Asia e di
+Europa, così adesso proclamò l’indipendenza della, in
+massima parte, grecizzata<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a> Cirenaica<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>. La sorte,
+che già allora, dopo la distruzione di Corinto, era toccata
+alla Grecia<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a>, non può più illuderci sui motivi
+di tanta liberalità. In luogo di sentimenti cavallereschi
+ben più egoistiche ragioni concorrevano a sospingere il
+governo di Roma verso l’autonomia della Cirenaica.
+</p>
+
+<p>
+Roma cominciava oramai a risentire il gravame della
+sua trascorsa politica estera, e, quantunque l’interesse
+e il convenzionale orgoglio delle classi dominanti l’allettassero
+ancora verso nuove guerre cosmopolite, non
+poteva non imporsi alla coscienza dei più quella modesta
+politica coloniale, che verrà esplicitamente formulata dal
+primo degli imperatori romani. Così l’indirizzo degli
+affari esteri comincerà a subire sin d’ora delle strane
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+tergiversazioni, degli strani contrasti, e allo stato per
+eccellenza conquistatore ne seguirà uno senza precisi
+criteri direttivi, per l’appunto in quel ramo della politica,
+ch’era stata l’unico pensiero della sua giovinezza.
+A tanta indecisione del governo sospingevano
+ognor più i pericoli dell’interna agitazione democratica.
+L’antico, latente conflitto fra proletari e latifondisti
+in lega coi grossi industriali e speculatori era già
+scoppiato, e, l’anno della cessione di Cirene esso aveva
+già ricevuto il suo triplice battesimo di sangue con le
+repressioni del 131, del 121 e del 100<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L’invio di un luogotenente nella florida e remota Cirenaica,
+a contatto dell’ancora possente Egitto, non era
+quindi senza pericoli. Partito come ufficiale del governo,
+egli sarebbe potuto tornare vindice dei diritti delle classi
+inferiori della cittadinanza, come più tardi avverrà del
+proconsole delle Gallie, C. Giulio Cesare. Il contrasto
+fra la nazione legale e la nazione reale rodeva le viscere
+dello stato romano e paralizzava l’azione del suo
+governo. Così, fra la voglia e il timore di aggregarsi
+la Cirenaica, si preferì temporeggiare, usando con la
+Grecia africana lo stesso trattamento, che s’era usato
+colla Grecia europea, e concedendo quell’autonomia,
+che sarebbe stata frettolosamente ritolta, allorchè quelle
+regioni si fossero presunte meno renitenti e lo stato
+romano meno passibile di pregiudizio alcuno. E non farà
+d’uopo essere profeti per garantire una simile soluzione.
+Al 74 infatti la Cirenaica passava sotto l’amministrazione
+di un <i>quaestor-propretore</i>, per tornare al 67 ad essere
+riorganizzata e forse annessa a Creta in unica provincia,
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+il che accadde esplicitamente e definitivamente
+circa mezzo secolo di poi<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap6-3">III.
+<span class="smaller">Prima guerra
+mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in
+Egitto (96).</span></h3>
+
+<p>
+Era scoppiata intanto la prima guerra mitridatica.
+All’87 l’Asia Minore, la Grecia e parte della Macedonia
+erano cadute in potere del minaccioso re del Ponto,
+mentre la sua flotta avea occupato il bacino orientale
+del Mediterraneo. In quell’anno stesso salpava alla
+volta dei territori minacciati il console L. Cornelio Silla.
+Sprovvisto, o quasi, di esercito terrestre e marittimo,
+il generale romano fu costretto a valersi d’astuzia più
+che d’audacia, e, invece di approdare sul continente
+asiatico, egli sbarcava nella Grecia, ove, dispersi in
+breve giro di tempo i generali nemici, forzava tutto il
+territorio conquistato a passare nelle sue mani e stringeva
+di assedio quell’Atene, che non avea voluto cedere
+agli echi delle sue vittorie (86).
+</p>
+
+<p>
+Padrone quasi dell’Attica, la situazione di Silla non
+poteva però dirsi fortunata. La mancanza infatti di
+un’armata qualsiasi avea dato agio al nemico di riconquistare
+la Macedonia e chiudere all’esercito romano la
+via delle vettovaglie e dei possibili soccorsi, mentre a
+renderne insostenibile la posizione si aggiungeva minacciosa
+ed insistente l’opera di devastazione dei pirati.
+</p>
+
+<p>
+Allora Silla e il proquestore L. Lucullo, uno dei suoi
+più abili ufficiali, s’accinsero ad un colpo disperato.
+<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
+Quest’ultimo doveva, su pochi battelli da trasporto,
+cacciarsi tra la flotta nemica e le squadre dei corsari
+fino a toccare il porto d’Alessandria, per passare indi
+in Siria e radunare colà, dalle provincie e dagli stati
+marittimi, vassalli, clienti od alleati, un’accolta di navi
+da guerra<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il colpo disperato riescì<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>. Partito a mezzo inverno,
+per la via di Creta e della Cirenaica, Lucullo continuò
+il viaggio verso l’Egitto, perdendo frattanto parecchi dei
+suoi navigli, che gli fu giocoforza abbandonare in mano
+ai pirati. Entrato nel porto di Alessandria, il re d’Egitto,
+Tolomeo Sotero IIº, gli venne incontro con tutta la
+flotta, e, sbarcato a terra, le accoglienze, cui venne fatto
+segno, non furono da meno delle iniziali. Accolto, onorevole
+eccezione, quotidianamente alla mensa del re, gli
+fu assegnato uno stipendio quadruplo di quello che era
+solito darsi agli ambasciatori e largiti dei doni del valore
+di ben ottanta talenti. Ma Lucullo, preoccupato del triste
+contenuto della sua missione, non solo rifiutò tutto
+quanto eccedeva dal consueto, ma non andò neanche a
+visitare Menfi, le piramidi e le bellezze naturali della
+regione, come Sotero avrebbe desiderato. Se non che, a
+dispetto di tanta melanconica modestia, egli era atteso
+da gravi delusioni. Quando infatti venne alla domanda
+di un naviglio da guerra, il Tolomeo, temendo questa
+volta Mitridate più di Silla, si rifiutò con una ineluttabile
+fermezza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era la prima volta che Roma subiva dalla corte di
+Alessandria una così grave umiliazione, e, se non pensò
+più tardi a vendicarsi, ciò si deve alle prossime, gravi
+lotte intestine, che la politica reazionaria di Silla acuì,
+sospingendo i propri avversari politici al mezzo extra-legale
+della rivolta. L’umiliazione fu però cercata di compensare
+con la lustra delle cerimonie ufficiali. Tolomeo
+Sotero, non pago dei doni sin’allora largiti, mise a
+disposizione di Lucullo delle navi, che l’accompagnassero,
+e, accomiatandosene con un amplesso affettuoso,
+offrì all’emissario romano un fregio d’oro di gran
+prezzo, che l’altro non potè rifiutare, mentre, fra gli
+auguri di un buon viaggio e di migliore fortuna, tornava
+a veleggiare, può immaginarsi con qual animo, alla volta
+di Cipro.
+</p>
+
+<h3 id="cap6-4">IV.
+<span class="smaller">Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri
+interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81).
+L’Egitto testato al popolo romano? (81).</span></h3>
+
+<p>
+Ma il timore di Mitridate non era stata forse l’unica
+ragione della condotta della corte alessandrina. Nell’animo
+del Tolomeo avea forse potuto brillare la lontana
+speranza di una riscossa. Il grande sogno mitridatico
+di stringere e agitare tutto l’Oriente contro
+Roma non poteva avverarsi, se la più temibile di
+quelle potenze, l’Egitto, non avesse prestato il suo
+aiuto. La corte di Alessandria avea compreso la gravità
+di tale disegno, nè più rassicurandola la fiducia
+di altre volte nella vittoria delle armi romane, poco
+bramosa di compromettersi, aveva, per allora, serbato
+la più scrupolosa ed imbarazzante neutralità. Ma, il
+piano di Sotero IIº non coincideva sicuramente con
+quello di Mitridate, il quale tentò un mezzo estremo
+per trascinare l’Egitto e tagliargli ogni via di ritirata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nello stesso anno<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a>, in cui Silla partiva alla volta
+dell’Oriente, Mitridate conduceva seco da Coo, dove
+l’avola Cleopatra l’aveva deposto, il figlio di Tolomeo
+Alessandro IIº, che egli si apparecchiò ad educare
+regalmente al suo fianco<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a>. Ma, a infrangere
+tutte le speranze del re del Ponto, il giovane erede,
+divenuto adulto, fuggiva dal suo benefattore nelle braccia
+del generale romano, e questi, nella speranza di
+averselo amico, e, fors’anco, di trarne ingenti guadagni,
+dopo averlo condotto a Roma<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a>, lo riponeva
+più tardi sul trono d’Egitto, dove allora mancava
+l’erede maschile, eccitandolo all’assassinio della reggente<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a>
+(81). Tale atto causò la di lui uccisione in
+una sanguinosa rivolta degli Alessandrini, a soli diciannove
+giorni di distanza dal suo insediamento, mentre,
+in memoria dell’inestimabile beneficio ottenuto, correva
+fama che egli, con atto nuovo e memorabile, avesse in
+anticipazione istituito erede del proprio regno il popolo
+romano<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap6-5">V.
+<span class="smaller">Questioni
+sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità.
+Ragioni del fatto.</span></h3>
+
+<p>
+Se non che l’autenticità di codesto testamento non
+fu mai un fatto provato nemmeno pei contemporanei.
+E in verità la violenta e imprevista morte di Alessandro,
+perito in una sedizione, dopo soli diciannove giorni
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+di regno, rende poco probabile l’idea di un lascito regolare.
+Quando poco di poi Cicerone vorrà riassumerne gli
+argomenti in favore, non saprà trovarne altri all’infuori
+di un’indefinita e remota testimonianza individuale e
+del fatto che il senato aveva spedito degli ambasciatori
+coll’incarico di ritirare, per conto del governo, le
+somme dell’erario regio depositate a Tiro<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a>, come se
+il senato, l’unico ente, cui si sarebbe potuta imputare
+la diceria o la falsificazione, avesse dovuto rinunziare
+ai benefici effetti della medesima, in grazia dei
+quali avrebbe soltanto pensato a fabbricarla.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, non ostante l’esistenza più o meno legale
+del testamento, il senato non ebbe pel momento voglia
+alcuna di aggregare l’Egitto ai possedimenti della republica.
+</p>
+
+<p>
+Le ragioni palesi, che se ne portarono, non furono
+troppe, nè tutte sincere. Si protestò non essere opportuno
+dimostrare eccessiva bramosia di conquiste, che
+avrebbero condotto ad una soverchia aggregazione di
+stati entro l’ambito del dominio romano. Si palesò
+una tal quale preoccupazione sulla non improbabile eventualità
+che, un governatore fra tante ricchezze naturali
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+ed industriali, difficilmente avrebbe potuto serbarvisi
+immune da corruzione<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a>. Se non che, il primo di
+codesti argomenti, quantunque ci stia ad indizio di quella
+recente diffidenza, insinuatasi fra le superiori classi
+romane contro i benefici effetti della tradizionale politica
+espansionista, perde nel caso nostro la sua ragion d’essere,
+dappoichè, se apocrifo, erano state appunto le medesime,
+per mezzo del loro organo politico, a confezionare il
+testamento, e, se reale, era stata egualmente la trascorsa
+politica di violenta ingerenza negli affari dell’Egitto
+a renderne possibile l’origine. Il secondo pretesto
+cela tra le righe una ragione molto più grave. Non
+era infatti la corruzione morale del governatore, che,
+con gentile sentimento cristiano, si temeva, ma la soverchia
+potenza e ricchezza, che gli sarebbe derivata
+dalla gestione di una provincia così estesa e così
+doviziosa, e che quegli, un giorno, avrebbe potuto
+rivolgere come macchina di guerra contro gli avversari
+politici della madrepatria<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a>. L’Egitto, a rigore,
+non poteva essere escluso dal rango di provincia consolare,
+al quale appartenevano la Gallia Narbonese
+e la Cilicia, e, sotto l’impero della legge Sempronia,
+cui Silla non aveva derogato, la designazione
+delle province si sarebbe dovuta attendere dal senato
+prima dell’oscura elezione dei consoli, e la ripartizione
+delle medesime sarebbe stata affidata alla sorte<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a>.
+L’aura di <i>fronda</i>, che cominciava a spirare, non consigliava
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+un simile giuoco d’azzardo, e il senato non
+tardò a smetterne la voglia.
+</p>
+
+<p>
+A questa ragione, che non varrà soltanto per l’anno
+del testamento di Alessandro IIº, sono da aggiungere
+alcune altre circostanze, che in quel giro di tempo dovettero
+paralizzare l’azione del governo in Egitto.
+</p>
+
+<p>
+All’83 era terminata la guerra, che Silla, fin dall’86,
+aveva ingaggiata contro Mitridate<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a>. Ma, se il generale
+romano avea così felicemente condotto gli affari
+d’Oriente, non altrettanto poteva dirsi della situazione
+propria e di quella dell’aristocrazia romana. In Roma
+il potere era caduto in mano dei democratici (i <i>populares</i>),
+i quali, dopo una quadriennale lotta all’estero,
+ne apparecchiavano una peggiore all’interno. Così infatti
+accadde; e, mentre il Tolomeo testava in favore
+di Roma, Silla e i suoi avversari insanguinavano
+l’Italia e le province occidentali delle stragi di una
+guerra civile, che non ebbe fine se non al 79 con la
+vittoria dell’ex-generale asiatico<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tanti torbidi all’interno, dopo tanti rischi all’estero,
+basterebbero a spiegare pel momento l’indifferenza
+del governo romano rispetto ai destini d’Egitto. Ma il
+guaio si fu che la restaurazione, cui il vincitore si accinse,
+dopo la disfatta degli avversari, riescì a tutt’altro
+che a spargere l’oblio sulle trascorse contese.
+L’esercito, che sarebbe occorso per occupare quell’Egitto,
+che aveva con una rivoluzione sbalzato di seggio
+il re, impostovi da Silla, urgeva d’ora innanzi in Roma,
+quale puntello della rinsaldata oligarchia, nè la
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+morte di Silla, avvenuta al 78, alterò gl’inalterabili
+termini della situazione.
+</p>
+
+<p>
+Ma, se questo era lo stato delle cose all’interno, la
+guerra d’Oriente era terminata soltanto per modo di
+dire. L. Lucullo e Murena dovettero proseguire sino
+all’81, anzi all’80, la campagna, già in massima parte
+condotta dal loro generale supremo, e, solo dopo
+questi anni, si potè parlare di una cessazione generale
+delle ostilità e dell’insurrezione in quelle contrade<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a>.
+Così stremato di eserciti e di finanze, così agitato e
+all’interno e all’estero, poteva lo stato romano impegnarsi
+nella nuova e forse malsicura impresa d’Egitto?
+Tuttavia il senato possedeva di nome, e, volendo, anche
+di fatto, la forza necessaria ad imporre il rispetto
+dei propri voleri. Ciò capirono remoti eredi dei Lagidi,
+i quali, più tardi, preferiranno venire a Roma a
+sciorinarvi i titoli delle loro pretese.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span></p>
+
+<h2 id="cap7">CAPITOLO VII.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro IIº
+al riconoscimento di Tolomeo Aulete</span>
+(81-59).</span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap7-1">I.
+<span class="smaller">Vane
+pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del
+fatto.</span></h3>
+
+<p>
+Primi fra questi figurano i due nipoti di Evergete
+IIº, figli di Antioco Pio e di Cleopatra Selene, allora
+regina di Siria. Essi arrivarono a Roma al più tardi
+nel 72<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a>; ma, pur troppo, non potevano scegliere circostanze
+più difficili e meno opportune. Lo stato romano
+traversava in quel momento una delle crisi più
+formidabili.
+</p>
+
+<p>
+La reazione Sillana avea prodotto i suoi effetti naturali.
+Il dittatore era ancora in vita, quando uno dei
+più abili e dei migliori fra i democratici, esulato in
+Spagna, vi avea, fin dall’80, riacceso la ribellione lusitana.
+Silla era morto prima ancora che avesse potuto
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+pensare a domarla, e, se tale compito, sarebbe stato abbastanza
+arduo al vincitore di Mitridate, non poteva certo
+riescire agevole ai suoi degeneri epigoni. Pompeo, recatosi
+in Spagna al 78, non potè infatti terminare la
+guerra che al 71, e meno in grazia della propria abilità,
+che dello strano favore, cui venne fatto segno dalla
+fortuna<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Mentre tali erano le vicende della Spagna, tornava
+a riaccendersi una nuova guerra mitridatica. Sin dal
+75, il re del Ponto aveva rivolto formale dichiarazione
+di guerra ai Romani; le ostilità erano cominciate l’anno
+immediatamente successivo, ed il biennio, che i re di Siria
+passarono a Roma, venne tutto occupato dalle gravi
+operazioni militari dei due eserciti e delle due armate
+belligeranti<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma, se l’uno e l’altro di questi pericoli non mettevano
+a repentaglio l’esistenza dello stato romano, tutelato
+dalla lontananza del nemico, non così può dirsi
+della contemporanea insurrezione di Spartaco, che
+scoppiava contro Roma nel cuore stesso della penisola.
+Iniziata al 73, investendo rapidamente mezza Italia,
+non aveva trovato generale che potesse resistervi, e,
+nel 71, ultimo anno della dimora dei re di Siria in
+Roma, incendiava la penisola senza più conoscere ostacoli<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Tanti frangenti erano molto più gravi della diplomatica
+richiesta di un trono da parte di due giovani
+principi asiatici. E, benchè questi avessero con
+ogni mezzo sollecitato un’udienza senatoria, il loro desiderio
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+non potè essere mai soddisfatto, e si videro costretti
+a tornare nella loro patria dopo due anni di vana
+aspettativa.
+</p>
+
+<p>
+Non dovettero però ridursi ai soli eventi esteri le
+cause determinanti la eccessiva noncuranza del senato.
+È doveroso aggiungervi una tal quale coperta ostilità
+alla richiesta dei nipoti di Evergete. Coll’esaudizione
+della medesima si sarebbe realizzato il sogno vicendevole
+degli imperatori siri ed egizi di una fusione in
+unico stato dei loro separati dominî, alla cui ratifica
+non potevano piegarsi le voglie autocratiche del senato.
+E, non trovandosi in condizioni propizie per impedirlo
+colla forza, esso cercò di prolungarne all’infinito la
+scadenza, nè mancò, anche questa volta, di riescire all’intento.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-2">II.
+<span class="smaller">Nuove pratiche di
+Tolomeo XIIIº
+Neo-Dionigi
+Aulete e sua
+assunzione al
+Trono. <i>Optimates</i> e <i>populares</i>
+rispetto alla questione egizia.</span></h3>
+
+<p>
+Mentre però Roma simulava in tal guisa di disinteressarsi
+degli affari d’Egitto, era già, sin dalla morte
+di Alessandro IIº<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a>, salito al trono di Alessandria un
+uomo di dubbia discendenza reale, Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi
+Aulete<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a>, il quale, aveva chiesto la ratifica
+del popolo romano contemporaneamente ai figli di Selene.
+Ciò si desume da un breve inciso della seconda delle
+Verrine<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a>, nel quale l’autore accenna alla questione,
+ancora pendente, del riconoscimento del novello Tolomeo
+e l’accenno deve essere riferito al 70 a. C., nel quale
+<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
+anno Cicerone recitava la prima di codeste orazioni e vi
+figura recitata la seconda<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La questione però rimase impregiudicata. Forte dei
+suoi pretesi diritti su quel regno, il senato non si sentiva
+da tanto da rinunziare a qualsiasi speranza, mentre,
+con le mani legate da nemici esteri ed interni, era costretto
+a tornare alla comoda simulazione del disinteressamento.
+Era un invocare una tregua per ripigliare l’attacco
+in circostanze più propizie. Ma che questo non
+avvenisse, che cioè il senato andasse sino in fondo era
+cosa, e per più ragioni, oramai onesta ed urgente, anche
+nell’interesse di Roma. Si sarebbe così una buona volta
+chiarita l’equivoca situazione, che da ben due lustri
+permaneva in Egitto, ed i redditi della regione<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a> avrebbero
+colmato il <i>deficit</i> spaventoso, verso cui tante
+e svariate guerre avevano precipitato l’erario. Tale era
+infatti il parere dei republicani-democratici sulla questione
+egizia, che al 65 venne a costituire una delle
+cause determinanti le dimissioni del collegio dei censori,
+nel cui seno contrastavano, senza speranza d’accordo,
+gli opposti programmi dell’aristocratico Lutazio
+Catulo e del democratico Caio Crasso<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a>. Le classi minute
+della cittadinanza romana potevano aspettarsi da
+siffatto aggregamento un’abolizione dei tributi, quale
+negli anni scorsi l’avea arrecato il bottino della Macedonia
+o una distribuzione di frumento più regolare ed
+abbondante di quello che le strettezze del pubblico
+<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
+erario non avevano talora concesso. E con i proletari
+lottava, accumunato da analoghi interessi, quel ceto
+dei cavalieri, che, da circa un secolo, più e più volte ne
+avevano spalleggiato gli attacchi politici, e che, reclutando
+fra i suoi membri numerosi commercianti e imprenditori,
+desideravano sbarazzarsi della vittoriosa
+concorrenza dei Greci in Egitto, ove questi facevano
+monopolio di tutto quanto era possibile monopolizzare<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il designato dei democratici al governo di quella regione
+era allora l’edile<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a> C. Giulio Cesare, che, in
+quello stesso anno, faceva dai tribuni presentare ai comizi
+tributi un progetto di legge, per cui gli venisse assegnato
+il governo dell’Egitto. La guerra mossagli contro
+dagli <i>optimates</i> rese vana la rogazione tribunizia ed il
+progetto abortì prima ancora che venisse preso in considerazione<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a>.
+È bene però notare come non dovette essere
+soltanto il bene dell’erario e il desiderio della soluzione
+di un affare così arruffato ciò che avea sospinto i capi
+dei democratici alla lotta. Cesare ebbe allora a sperare
+quello che ottenne più tardi, dopo il suo consolato, il
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+conferimento cioè di una provincia importante, pel cui
+reggimento abbisognassero numerose milizie e donde
+potesse attingere tesori, per poi, provvisto di mezzi e
+di legioni, tornare a Roma per muover guerra al senato
+e all’aristocrazia. La proposta tribunizia non era infatti
+se non la prima avvisaglia di un piano mirabile di
+combattimento, una macchina di guerra contro gli <i>optimates</i>,
+in vista di un ideale, che Cesare riescirà primo
+ad attuare.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-3">III.
+<span class="smaller">Roma e l’Egitto
+durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di P.
+Clodio e il Tolomeo di Cipro (67).</span></h3>
+
+<p>
+Ma l’annessione dell’Egitto, già fallita alla morte di
+Alessandro IIº, quando maggiori ne erano le probabilità,
+tornò a fallire anche adesso, e non certo negli
+interessi di Roma, dappoichè l’irresolutezza del senato,
+congiunta con la sua inesplicabile condotta verso il re
+elettivo di quella regione, schierava il medesimo fra i
+nemici della capitale d’Italia. Sembra infatti che negli
+anni intercedenti fra l’assunzione al trono di Aulete
+e l’ultima guerra mitridatica i due Tolomei, regnanti in
+Cipro ed in Egitto, abbiano, non solo favorito le incursioni
+dei pirati, ma stretto una formale e non passeggera
+alleanza col re del Ponto.
+</p>
+
+<p>
+Le legioni dei corsari, che nell’ultimo secolo di
+Roma avevano incusso tanto spavento alla novella capitale
+del mondo, non erano, (ironia della sorte!), se
+non il parto più naturale, il duplicato più fedele della
+potenza romana. Simili negli intendimenti e nell’indirizzo,
+non ne differivano se non in quanto al
+dominio geografico della propria potenza, che non era
+più la terra, sibbene il mare. Ma la messe sempre giovane
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+e sempre fiorente delle loro masnade era covata
+fra le rovine dell’universale depredazione romana, la
+quale sospingeva al brigantaggio tutti i colpiti delle
+sue ferocie e delle sue persecuzioni, e schierava dalla
+loro gli stati ancora liberi, ma non per questo meno
+minacciati, pronti ognora a promuovere o a subire la
+pirateria, ad esserne gli aizzatori o i manutengoli,
+mentre, dall’Europa e dall’Asia, eternamente sconvolte,
+gl’immiseriti cittadini correvano a preferire il mare
+alla terra<a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Fra le succitate nazioni figurava l’Egitto, specie la
+sua colonia cipriota, l’uno e l’altra sempre aperti al
+commercio umano, mezzo esclusivo di guadagno e di
+rifornimento dei corsari<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a>, e, peggio ancora, ambedue,
+molestati nelle loro tranquille attività, sempre pronti
+ad emigrazioni fra le orde dei primi<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a>. Il pericolo si
+era via via accresciuto cogli anni, e la coincidente
+guerra mitridatica l’aveva reso enorme nel 67 a. C.
+</p>
+
+<p>
+Mentre Roma debellava il mondo, i pirati avevano
+spinto le loro incursioni fin nel cuore dell’Italia, alle
+bocche del Tevere, e, in quello stesso anno 67, catturavano
+l’ammiraglio della flotta Cilicia, P. Clodio Pulcro<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a>,
+imponendo al medesimo gli sfregi più brutali ed
+infamanti<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a>. Fu allora che il Tolomeo di Cipro, invitato,
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+non si sa bene se da Clodio o dal governo romano, a
+saldare il prezzo del riscatto, rispose con eccessiva
+noncuranza, inviando due soli talenti<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a>. Più tardi i
+pirati, al sopraggiungere di Pompeo, rifiutarono il riscatto
+e liberarono spontaneamente il prigioniero<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a>,
+ma, mentre la condotta del principe cipriota costituì
+il primo incentivo alla distruzione del di lui regno,
+la palese gravità della situazione sospinse il senato a
+provvedere, ricorrendo a mezzi energici e decisivi.
+</p>
+
+<p>
+Pompeo venne rivestito di pieni poteri, ed il governo
+romano s’affrettò a scrivere ai re, ai principi, alle nazioni
+e alle città, con cui esso vantava relazioni, perchè
+l’aiutassero con ogni mezzo e gli concedessero facoltà
+di raccogliere nei loro stati le milizie e i danari, che
+fosse sembrato opportuno<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a>. Dal novero dei sollecitati
+la corte alessandrina non fu certo esclusa; ma,
+come se ciò non bastasse, fra le milizie, di cui Pompeo
+cosparse il Mediterraneo, due armate, furono, per
+ogni eventualità, poste a guardia dell’Egitto e di Cipro<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a>
+(67). Lo sfregio morale o, per lo meno, il curioso
+trattamento usato all’indipendenza dei due paesi
+era chiaro, e i due principi alessandrini dovettero ben
+ricordarsene, quando, dopo il trionfo del generale, frustrati
+nelle loro speranze di riscossa, accennarono a passare,
+a dispetto di Roma, ad amori più stabili, sebbene
+più pericolosi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap7-4">IV.
+<span class="smaller">Imparentamento
+della casa egizia
+con Mitridate.</span></h3>
+
+<p>
+Sembra infatti che negli ultimi anni della terza guerra
+mitridatica l’alleanza dei due fratelli, regnanti in Cipro
+ed in Egitto, col re del Ponto fosse un fatto compiuto;
+ed essi, al 63, figuravano reciprocamente fidanzati con
+le due figlie del medesimo<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La gravità di questo nuovo orientamento dell’Egitto
+è misurata dai repentagli, a cui Mitridate avea messo
+e continuava a mettere lo stato romano.
+</p>
+
+<p>
+Prima ancora che guerra alcuna l’avesse trascinato
+a scontrarsi con le legioni romane, egli signoreggiava
+«sulla spiaggia settentrionale e meridionale del Mar
+Nero e molto addentro nell’Asia Minore. I mezzi di
+cui disponeva», «per la guerra terrestre e marittima,
+erano immensi. Il paese, su cui poteva levar soldati,
+si stendeva dalla foce del Danubio al Caucaso e al
+Mar Caspio; sotto le sue insegne accorrevano Traci,
+Sciti, Sauromati, Bastarmi, Colchi, Iberi». «Per
+la sua flotta la satrapia colchica gli somministrava,
+oltre il lino, la canapa, la pece e la cera, l’eccellente
+legname da costruzione, tagliato nelle foreste del
+Caucaso; e piloti e ufficiali erano assoldati nella
+Fenicia e nella Siria. Dicevasi che il re fosse entrato
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+in Cappadocia con 600 carri falcati, con 10000 cavalli
+e 80000 fanti, e per questa guerra non aveva tuttavia
+chiamato sotto le armi quanti avrebbe potuto».<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a>.
+A tanta potenza egli era pervenuto, assorbendo
+e conquistando ora tacitamente ed ora rumorosamente
+i paesi limitrofi al proprio regno e poscia
+i limitrofi ai nuovi territori conquistati sino ad estendere
+in Europa la propria autorità morale e materiale.
+Appunto allora il senato s’era scosso dal torpore, cui
+l’avea costretto la situazione interna dello stato, e Silla,
+fra i tre fuochi di una rivoluzione politica in Roma,
+di una sociale in Italia, e della guerra asiatica, aveva
+all’87 preferito di volgersi contro il terzo nemico. La
+guerra era stata aspra e pericolosa. La Grecia avea per
+un momento balenato sotto i piedi degli eserciti romani,
+e, quando a Silla, dopo tanti frangenti, era stato concesso
+di rimbarcarsi per l’Italia, il vinto Mitridate avea
+trovato mezzo di chiudere al suo vincitore le porte
+della patria<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nè s’era trattato se non di un breve armistizio. La
+guerra era ricominciata alla sola distanza di tre anni,
+ed il pericolo di Mitridate avea riacceso l’altro non
+meno incalcolabile della devastazione piratica. Così le
+cose s’erano trascinate sino al 66 a. C., e ben 20 anni
+di guerra si apparecchiavano ad un’eco clamorosa entro
+l’orbita dei partiti politici Romani. In quell’anno stesso
+(66), Pompeo, per mezzo dei suoi amici e con l’appoggio
+della democrazia, veniva, benchè cittadino privato,
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+investito del supremo potere militare con l’assegnata
+competenza della guerra pirato mitridatica.
+</p>
+
+<p>
+Era lo strappo più violento che mai si fosse perpetrato
+contro i privilegi della oligarchia romana, e la
+sua enormità ci offre la misura dei pericoli di Roma<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a>.
+Or bene, al principe, il quale tanto rivolgimento e
+terrore avea apportato nel cuore della capitale del mondo,
+i due monarchi egiziani venivano adesso ad offrire
+il contributo della propria potenza<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma anche questo secondo tentativo di legare l’Egitto
+agli interessi dell’Oriente era destinato ad una nuova,
+tragica catastrofe. Nello stesso anno 63, nel crollo finale
+della potenza del monarca del Ponto, le fanciulle furono
+dal padre, entro la capitale stessa del Bosforo Cimmerio,
+ultima rocca di difesa rimastagli, costrette a bere quel
+calice avvelenato, che le salvò dalla vergogna e dalla
+schiavitù insieme con colui, che, dopo Annibale, era
+stato il più implacabile fra i nemici di Roma<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-5">V.
+<span class="smaller">Roma eredita tutta
+la Libia (65).</span></h3>
+
+<p>
+Mentre l’alleanza egizia era così mal tutelata dalla
+politica del governo romano, quello fra i Tolomei, che,
+contemporaneamente ad Aulete e al re di Cipro, aveva
+ottenuto il governo di quella parte della Libia, rimasta
+immacolata dopo il testamento di Apione, moriva nel
+65 a. C., lasciandone pieno ed assoluto erede il popolo
+romano<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a>. Chi sia questo terzo generoso oblatore è ben
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+difficile dire nell’enorme confusione che regna su questi
+ultimi eredi dei Tolomei<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a>, ma quello che ci sorprende
+è la consuetudine, già largamente invalsa nella monarchia
+egiziana, di dividere le regioni possedute a più
+membri della stessa famiglia regnante. Se ragione politica
+esiste, essa sarà stata probabilmente quella di
+evitare possibili guerre intestine fra i Tolomei e quindi
+cause di debolezza di fronte alle nazioni occidentali e
+orientali. Ma questa novella consuetudine potè altresì
+arrecare degli effetti benefici nei rapporti dell’Egitto
+con Roma, in quanto, come nota il Mahaffy, «la separazione
+di queste provincie contenenti città greche,
+cui Roma era sempre disposta a concedere l’autonomia»,
+«rese l’omogeneo e ancora orientale impero
+egiziano più protetto di contro alla rapace repubblica»<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a>.
+Così infatti era avvenuto precedentemente.
+Se non che, quello che adesso il governo romano dispose
+della rimanente Libia ci è completamente sconosciuto.
+Infatti la menzione del testamento, che ne lo
+rese erede, è l’unica delle relazioni che noi abbiamo
+di Roma con la medesima, e la tentata identificazione
+di codesto lascito con l’altro precedente della Cirenaica
+ripugna, secondo me, e alla logica e alla cronologia.
+</p>
+
+<p>
+Infatti il Guiraud<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a>, e meno arrendevolmente il Marquardt<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a>,
+i quali interpetrano la menzione esplicita del
+lascito della Libia, che le fonti distinguono dall’altro
+<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
+della Cirenaica, come testimonianza della tardiva annessione
+di quest’ultima all’impero romano non s’accorgono
+che tale annessione era già avvenuta al
+74<a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a>, e sarebbe strano che le fonti ce l’avessero, senza
+plausibile motivo, ritardata sino al 65. Ma, anche se
+così non fosse, questo secondo preteso riordinamento
+amministrativo della Cirenaica daterebbe dal 67<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a>,
+non già dal 65, come, in modo categorico, attesta, del
+lascito della Libia, la cronaca eusebiana. Parmi quindi
+maggiormente plausibile opinare che questo nuovo ereditato
+tratto della Libia sia stato immediatamente aggregato
+alla Cirenaica, onde, in mezzo a tanta scarsità
+d’informazioni su un frammento di provincia, affatto
+destituito d’importanza, potè, insieme con la fusione territoriale,
+aprirsi l’adito ad un’agevole confusione storica,
+per cui le sorti della Libia tutta siano state riportate
+sotto quelle della Cirenaica.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-6">VI.
+<span class="smaller">La legge agraria
+di P. Servilio
+Rullo e l’Egitto
+(64).</span></h3>
+
+<p>
+Nell’anno seguente (64)<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a>, Tolomeo Aulete correva
+un rischio peggiore dei trascorsi, in grazia della legge
+agraria, che P. Servilio Rullo presentava ai comizi centuriati.
+Questo progetto d’ispirazione cesariana, messo
+in iscacco dalla opposizione degli <i>optimates</i> prima che
+assurgesse agli onori della votazione, era quanto di più
+positivo poteva escogitarsi nelle tristi condizioni economiche,
+che in quegli anni attraversavano, insieme con
+l’erario romano, le classi inferiori della cittadinanza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+</p>
+
+<p>
+In uno dei quaranta articoli, che lo costituivano, si
+proponeva all’approvazione del senato e dei comizi la
+vendita di tutti i beni demaniali, passati a Roma sin
+dal consolato di Silla e di Q. Pompeo Rufo (88)<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a>.
+Fra questi, come è palese, rientrava l’ereditato possesso
+dell’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Cicerone, che combattè, in tutti i suoi punti, la legge,
+accenna specificamente a tale presunto pericolo, e la
+cieca partigianeria dei suoi attacchi si rivela nella strana
+vacuità e contraddizione degli argomenti. Egli non si
+propone infatti un quesito di pratica utilità, e neanche
+uno di diritto pubblico, poichè, in fin dei conti, ammette,
+in omaggio agli enti politici che sosteneva, l’autenticità
+del testamento di Alessandro IIº, ma dichiara di restare
+atterrito dal solo pensiero che di tale vendita debba
+esserne giudice la commissione esecutiva proposta da
+Rullo. Questa, per lui, non potrà non aver torto, qualunque
+atto sia per compiere. Se aggregherà l’Egitto
+ai domini romani, peccherà nel farsi arbitra della città
+e del regno più dovizioso del mondo, contemporaneo
+all’oratore; se li cederà al pretendente, mancherà al suo
+dovere per non averlo fatto passare sotto il dominio
+del popolo romano<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a>. Tali gli enigmatici argomenti di
+Cicerone, i quali si liberano di tutto il loro mistero,
+quando si pensa che egli non mirava a combattere le
+decisioni sull’Egitto, ma il rinvio di tali decisioni alla
+commissione esecutiva, così come Rullo la proponeva.
+</p>
+
+<p>
+Ispirata, come dicemmo, da Giulio Cesare, la legge
+Servilia mirava infatti ad escludere gli <i>optimates</i> e i
+loro amici dal novero dei suoi esecutori, e a concedere
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+a questi ultimi, tra i quali si sarebbe avuta una maggioranza
+radicale, un potere pieno ed illimitato. I dieci
+magistrati<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a> da eleggersi dai comizi centuriati dovevano
+fruire di un potere quinquennale<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a>, di una giurisdizione
+assoluta ed indipendente, nel caso di controversie
+relative alla proprietà o alla vendita degli agri
+demaniali<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a>, nonchè alla prescrizione d’imposte<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a>;
+e, quasi a colmare la misura di tanta onnipotenza, le
+proposte norme di elezione, coll’escludere in maniera
+esplicita gli assenti, tagliavano fuori ogni possibilità
+di accesso a Pompeo, incaricato per allora di una grave
+missione in Oriente. Quei democratici, che, come Crasso
+e come Cesare, avevano a più riprese manifestato la
+loro opinione sull’Egitto e la cui presenza avea contribuito
+ad agghiacciare le voglie del senato circa la riduzione
+del medesimo a provincia romana, non potevano
+non preoccupare M. Tullio, e questi, a ragione od a torto,
+non esitò ad oppugnare la legge nel suo complesso e
+nei suoi particolari<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-7">VII.
+<span class="smaller">Pompeo in Oriente
+e l’Egitto
+(63).</span></h3>
+
+<p>
+Ma la soluzione della vertenza egizia era oramai di
+più che urgente necessità, non solo per il senato, ma
+eziandio pel re, che si era insediato sul trono di Alessandria.
+Quando Pompeo infatti, debellato Mitridate,
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+si trovò padrone di tutta la Grecia e dell’Oriente asiatico,
+Aulete dovette accorgersi di trovarsi al paragone
+privo di qualsiasi riconoscimento ufficiale da parte del
+governo romano, e, pur troppo, impegnato con vincoli
+di non ricusata parentela col disfatto re del Ponto.
+Ma l’abilità diplomatica, tradizionale alla corte dei
+Lagidi, non venne meno, neanche in questo, che sembrava
+il più pericoloso dei frangenti.
+</p>
+
+<p>
+Quando il generale romano ebbe lasciato Damasco,
+inoltrandosi verso la Celesiria, il re egizio si affrettò ad
+inviargli un’ambasceria, che doveva essere foriera di
+grandi successi. Carica di denari<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a> e di forniture per
+l’esercito, recante in dono al generale una corona di
+ben quattro mila pezzi d’oro, essa viaggiava col lusinghiero
+incarico di pregarlo ad accorrere rapidamente
+alla repressione di una rivolta, scoppiata, pochi giorni
+prima, in Egitto (63).
+</p>
+
+<p>
+Era un voler pigliare due colombi ad un favo. Da
+un lato si veniva così a placare l’ira del vincitore di
+Mitridate, dall’altro, nel caso di una cavalleresca accettazione
+dell’invito, Aulete si sarebbe aperta intera
+la via al riconoscimento del suo dominio in Egitto.
+Come tutte le audacie, l’ambasceria del Lagida lasciava
+anch’essa adito al pericolo di un violento spodestamento
+da parte di colui che s’invocava come protettore,
+ma non era certo quella l’occasione di guardar
+tanto per il sottile, e, costretta a scegliere tra soluzioni
+impossibili, la corte di Alessandria ebbe il merito di
+appigliarsi alla meno pericolosa. Pur troppo, la fortuna
+non arrise pienamente. L’ira del generale fu placata, ma
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+nessuna voglia di viaggiare in Egitto potè suscitarsi nel
+di lui animo riboccante di vanagloria<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a>. Dovette trattenerlo
+sia una naturale diffidenza verso il cortese invito
+del Tolomeo, sia la preoccupazione delle responsabilità,
+di cui si sarebbe caricato di fronte alle varie
+opinioni dei suoi cittadini<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a>. Per ora intanto l’Egitto
+era salvo e la benevolenza del più cospicuo personaggio
+politico romano accaparrata per l’avvenire.
+</p>
+
+<h3 id="cap7-8">VIII.
+<span class="smaller">I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo
+XIIIº riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo
+XIIIº alleato (59).</span></h3>
+
+<p>
+Dopo tante esitazioni e tergiversazioni, si avvicinava
+oramai il giorno, in cui Aulete avrebbe ottenuto il
+pieno riconoscimento dell’autonomia del proprio regno.
+Al 59, Cesare, dopo tanti palpiti e drammatici scoraggiamenti,
+perveniva al consolato, e la sua elezione
+inaugurava un’era nuova nella storia di Roma republicana.
+La prima legge<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a>, che egli presentò, fu — lievemente
+modificata — la trascorsa legge agraria di
+Servilio Rullo. Ma, adesso che egli aveva nelle mani
+il potere, era fermamente deciso a far passare, contro
+la cocciutaggine degli oligarchi, la volontà propria,
+e a soddisfare i bisogni, da secoli inappagati, di
+tanta parte delle popolazioni di Roma e d’Italia. Sullo
+sfondo del duello titanico si disegnavano i soliti
+oppositori e le solite opposizioni, e, a corto di argomenti
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+più persuasivi, l’aristocrazia scatenava contro
+Cesare l’invalicabile veto del di lui collega Bibulo, il
+pretesto di contrari augurî metereologici, e, la sorda
+opposizione del proprio organo politico, il senato. Ma,
+quando fu chiaro che nulla avrebbe fatto presa sull’animo
+del console, essa, dopo aver consentito che
+Bibulo con altri pochi fosse accorso ad oppugnare con
+la violenza la legge, lasciò che il medesimo venisse
+sbalzato dalla tribuna, dalla quale perorava, che gli si
+spezzassero i fasci, segno supremo del potere, e che i magistrati,
+i quali l’avevano seguito, riportassero anch’essi
+delle ferite. A tanta viltà, che misurava la catastrofe
+inevitabile alla classe, da secoli detentrice del potere,
+Bibulo, dopo aver invano tentato che la legge, già approvata
+dai comizi, subisse la rescissione della seguente
+seduta senatoria, rinunziato al maneggio dei pubblici
+affari, si chiuse per tutto l’anno in casa propria, mentre,
+alla sua diserzione, il senato e i più minacciosi fra
+gli oppositori, tra cui M. Porcio Catone<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>, s’inchinavano
+a giurare l’osservanza della legge.
+</p>
+
+<p>
+Una così tremenda lezione aveva infranto i nervi di
+un’aristocrazia ormai fiacca e corrotta. Cesare aveva
+dichiarato che mai più, durante la sua gestione, si sarebbe
+chinato a chiedere il parere dei senatori<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>, e
+questa dovè essere la via tenuta nella ratifica del riconoscimento
+di Tolomeo Aulete e dell’alleanza col medesimo.
+Bibulo, ritiratosi sdegnosamente della vita pubblica,
+non ebbe questa volta nè agio, nè voglia di consultare
+gli auspicî<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a>, e la legge, approvata ai comizi,
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+ricevè del pari la sanzione del senato<a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a> (59). Così il
+popolo romano, dopo venti anni d’indugi, terminava
+per riconoscere l’effettiva autonomia del regno d’Egitto.
+</p>
+
+<p>
+Il merito primo di codesto atto, nel quale si nota
+un’opportuna attenuazione dei propositi altra volta affermati
+dai democratici, risale anzi tutto all’uomo, che
+allora sedeva alla suprema carica del governo, e che, col
+contegno energico, tenuto durante l’approvazione delle
+sue anteriori proposte di legge, avea ritolto al senato
+ogni voglia di resistenza. In seconda linea, esso spetta
+a quel Pompeo, il quale ora in Roma, di ritorno dall’Oriente,
+avea, col fascino della sua alleanza, sospinto
+alla riscossa la democrazia medesima, e la cui gratitudine
+era stata pochi anni prima accaparrata con tanto
+lusso dal Tolomeo. A dar retta anzi a Svetonio, Cesare
+e Pompeo, con una richiesta ormai quasi inevitabile
+nelle nuove consuetudini politiche romane<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a>, si fecero
+pagar caro il frutto della loro benignità, sì che ben
+seimila talenti andarono divisi fra il console ed il suo
+protettore<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma nell’arrendevolezza del senato, noi, anche senza
+guardare troppo pel sottile, siamo altresì costretti a
+riconoscere un atto di fine astuzia politica. Poichè il
+console era adesso G. Cesare, il quale fra breve sarebbe
+stato per legge assunto agli onori del proconsolato, e,
+poscia, al governo di qualche provincia, era bene cogliere
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+qualsiasi occasione per allontanare la già da tempo
+temuta possibilità di una luogotenenza egizia, e, in
+vista di tanto pericolo, il senato non indietreggiò da
+una resa, sia pure poco onorevole, di tutte le sue mire
+sul continente egiziano.
+</p>
+
+<p>
+La ratifica, come era naturale, fu suggellata dal rinnovamento
+dell’alleanza egizio romana<a class="tag" id="tag384" href="#note384">[384]</a>, a tal uopo
+venne spedita in Egitto un’ambasceria, che ne ristabilisse
+gli obblighi ed i diritti. Quali ne fossero i componenti
+e quali i resultati noi ignoriamo completamente.
+Significativo episodio, anteriore alla medesima, ci è
+però pervenuta una notizia, la quale ci fa intravedere
+la esistita possibilità dell’inclusione di M. Tullio Cicerone
+fra i membri della medesima<a class="tag" id="tag385" href="#note385">[385]</a>. Le di lui speranze — chè
+tali infatti ci appariscono — vennero però, e
+senza dubbio, frustrate. Ma, ancora una volta, egli ebbe
+a dichiarare che, se non fosse stata la presenza degli
+<i>optimates</i>, e, peggio ancora, di Catone, i quali avrebbero
+potuto sospettarlo corrotto, non avrebbe esitato ad
+obliare le sue trascorse opinioni egizie, ed a recarsi alla
+corte alessandrina, nunzio sorridente della buona novella
+di Cesare e di Pompeo<a class="tag" id="tag386" href="#note386">[386]</a>.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span></p>
+
+<h2 id="cap8">CAPITOLO VIII.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 59 al 57.</span>
+<span class="smcap">La spedizione contro Cipro.</span></span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap8-1">I.
+<span class="smaller">Il 58 a. C. e i partiti politici in
+Roma. Opera legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M.
+Porcio Catone.</span></h3>
+
+<p>
+Al 59, l’anno memorando del primo consolato di G.
+Cesare, segue il 58, l’anno febbrile del tribunato di Clodio,
+l’anno dell’esilio di Cicerone, che questi soleva
+compiacersi di definire per eccellenza fatale a sè ed alla
+republica, forse perchè egli non era mai riescito a liberarsi
+dall’immodestia di confondere la propria vanità
+colla grandezza della sua patria. La coalizione della
+democrazia con l’esercito, rappresentato da Pompeo,
+pur contenendo in se medesima i germi della propria
+dissoluzione, aveva, pel momento, riportato piena ed
+intera vittoria sulla restaurazione sillana, che ormai
+faceva acqua da tutte le parti. Ed a Cesare il dipartirsi
+alla volta dell’agognata provincia delle Gallie
+non avea dovuto in nessun modo riescire doloroso,
+poichè i nuovi consoli, C. Pisone Cesonino ed A. Gabinio,
+l’uno, suo suocero, l’altro, ufficiale di Pompeo,
+non ne avrebbero che continuato l’opera, e, meglio di
+loro, si sarebbe condotto il nuovo tribuno P. Clodio.
+</p>
+
+<p>
+E l’anno fu realmente fatale alla potenza del senato
+e dell’aristocrazia. Cicerone espiava coll’esilio, che gli
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+veniva fulminato in perpetuo, la strage dei Catilinari
+del 62 e del 61. La censura, onnipotente e inappellabile
+nell’escludere dal dritto di voto, dalle pubbliche cariche
+e dall’assemblea senatoria chi più fosse talentato all’ordine
+sociale, da cui essa di regola emanava<a class="tag" id="tag387" href="#note387">[387]</a>, veniva
+destituita del principale dei suoi mezzi di offesa,
+la segretezza, e sottoposta al controllo della pubblicità
+e della collegialità<a class="tag" id="tag388" href="#note388">[388]</a>. Per opera di Clodio venivano
+ricostituite le già disciolte associazioni proletarie<a class="tag" id="tag389" href="#note389">[389]</a>,
+votata una radicale legge frumentaria, per cui, d’ora
+innanzi, era concesso grano ai cittadini non abbienti<a class="tag" id="tag390" href="#note390">[390]</a>,
+e due altre, non meno notevoli, di cui la prima vietava
+che, per contrari auguri, (antico pretesto dei sacerdoti,
+casta quasi inacessibile al popolo minuto)<a class="tag" id="tag391" href="#note391">[391]</a>, potessero
+ostacolarsi assemblee popolari, mentre la seconda abrogava
+la legge Fufia, che per anni ed anni aveva
+escluso dal Foro e dal Campo marzio gli abitatori
+della lontana campagna, i quali più non avevano potuto
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+valersi della fortunata coincidenza dei giorni festivi coi
+comiziali.
+</p>
+
+<p>
+La legislazione adunque di Clodio, questo Rabagas in
+quarantottesimo, come Cicerone e chi su lui à modellato
+la propria narrazione, si sono compiaciuti di rappresentarcela,
+era opera certamente democratica, tutta intesa
+a dismagliare le fitte reti giuridiche e politiche, con cui
+gli <i>optimates</i> avevano consolidato e corazzato i propri
+interessi, ma non era certo agire da uomo tristo e perverso.
+Abile, favorito dai magistrati allora al governo,
+audace e sprezzante della propria vita, con una noncuranza,
+che la sua fine suggellò dell’aureola del martirio,
+contro di lui si ergevano minacciosi gli avversari più
+cospicui e più potenti. Primeggiava fra essi, avvolto nella
+sua consueta alterezza, sprezzante in cuor suo gli eterni
+gracchiatori, i pseudo-democratici col nome di patria e
+di popolo sulle labbra, i Ciceroni dell’aristocrazia<a class="tag" id="tag392" href="#note392">[392]</a>,
+e avversante con tutta la forza delle sue tradizioni aristocratiche
+la marea che saliva minacciosa, l’ultimo romano
+del bel tempo antico, M. Porcio Catone. Era fra
+tutti il più fragile perchè il meno opportunista, ed il
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+più incommodo perchè il più immacolato ed inflessibile.
+Nè Clodio poteva non accorgersene, anzi veniva da ciò
+moralmente costretto a tentare ogni via per allontanarlo
+dal teatro della propria azione, e, nei limiti del possibile,
+legarlo ai propri interessi, insignendolo di qualche onorificenza
+o creandolo esecutore e coadiutore di qualcuno
+degli atti del suo tribunato<a class="tag" id="tag393" href="#note393">[393]</a>. E gli espedienti, che
+riescirono di felice effetto, non tardarono a rintracciarsi.
+</p>
+
+<p>
+Il primo di essi rientra nell’ordine della nostra
+narrazione.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-2">II.<a class="tagtitle" id="tag394" href="#note394">[394]</a>
+<span class="smaller">La spedizione cipria (58). L’incarico a
+Catone.</span></h3>
+
+<p>
+Contemporaneo a Tolomeo Aulete, regnava, l’abbiamo
+notato, in Cipro, antico possesso egiziano, un altro
+membro della casa dei Lagidi, e precisamente un fratello
+di Tolomeo Aulete<a class="tag" id="tag395" href="#note395">[395]</a>. Nessuna relazione egli aveva
+mai vantato col popolo romano, rimanendo così escluso
+da quei rapporti cordiali di amicizia e di alleanza, da
+recente istituiti col Tolomeo d’Egitto. Sprovvisto quindi
+della garanzia, che, contro le pretese romane, concedeva,
+almeno teoricamente, la condizione di <i>socius</i><a class="tag" id="tag396" href="#note396">[396]</a>,
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+egli, giusta lo spirito del dritto pubblico del tempo, era
+da considerare come un vero e proprio <i>hostis</i><a class="tag" id="tag397" href="#note397">[397]</a>. Da
+questo rispetto, nessuna accusa di illegalità poteva essere
+rivolta contro la legge, che, intorno al destino
+del di lui principato, si accingeva a proporre P. Clodio,
+e chi, come Cicerone<a class="tag" id="tag398" href="#note398">[398]</a>, ne l’avesse dichiarato
+colpevole non avrebbe fatto se non dell’innocuo, sebbene
+opportunistico sentimentalismo, che accusatore ed
+ascoltatori non avrebbero potuto pigliare sul serio. Ciò
+non ostante, tutto dava a credere che questo principe
+non socius avrebbe, contro qualsiasi pretesa, trovato sicura
+salvaguardia nella sua stessa impotenza e nella
+neutralità da lungo tempo, serbata<a class="tag" id="tag399" href="#note399">[399]</a>. Ma alla scelta
+del re di Cipro, come vittima espiatoria dell’allontanamento
+di Catone, concorrevano due motivi, che non
+sono da rigettare senza discussione, quando ci vengono
+offerti dalle fonti come determinanti del piano
+di Clodio.
+</p>
+
+<p>
+Circa dieci anni prima del 58, questi — lo vedemmo — <a class="tag" id="tag400" href="#note400">[400]</a>
+era stato catturato dai pirati, ed a lui, o a chi per lui
+chiedeva al re di Cipro il prezzo del riscatto, necessario
+alla propria liberazione, erano stati, con imprudente
+zelo, lesinati i talenti del ricolmo erario ciprioto, venendosi
+così a dimostrare una tal quale noncuranza
+verso la dignità, sovra ogni altro sacra ad un romano,
+quella che a lui conferiva il nome della propria cittadinanza,
+e ad offrire, al tempo stesso, sospetto di
+un’intesa coi corsari del Mediterraneo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma a siffatto motivo, che in parte costituiva soltanto
+una questione personale, se ne aggiungeva un altro
+molto più grave, e che non avrebbe fatto indugiare un
+istante nell’indecisione i componenti dei comizi centuriati.
+</p>
+
+<p>
+Cipro era una delle province più ricche dell’impero
+dei Lagidi. I tesori dei suoi re e le dovizie minerali e
+vegetali del suolo non conoscevano paragoni. Era dessa
+la patria feconda del rame, che le aveva elargito il
+nome, dell’argento, dei diamanti, degli smeraldi, dei
+coralli, dei giacinti, degli anemoni, dei cipressi, delle
+palme, dell’ulivo, della vite<a class="tag" id="tag401" href="#note401">[401]</a>. E tanti tesori eran lì,
+depositati su uno scoglio del Mediterraneo, lago per
+eccellenza romano, come una preda, verso cui bastava
+tendere la mano per impossessarsene. L’erario della
+capitale d’Italia era esausto, il roseo orizzonte dell’annessione
+dell’Egitto sfumato. A che indugiare, simulando
+uno scrupolo, che non si aveva mai avuto?<a class="tag" id="tag402" href="#note402">[402]</a>.
+In tale ordine di considerazioni Clodio dovè avere
+dalla sua non soltanto le classi minute, ma molti dell’aristocrazia,
+che col loro assenso avrebbero fatto scordare
+la tenace opposizione all’assoggettamento dell’Egitto.
+Il <i>senatus-consultum</i> non trovò quindi ostacoli,
+ed esso fu a grande maggioranza tradotto in legge dai
+comizi centuriati<a class="tag" id="tag403" href="#note403">[403]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il disposto del popolo recava che Catone, in qualità
+di proquestore, con poteri pretorii, accompagnato da
+<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
+un questore<a class="tag" id="tag404" href="#note404">[404]</a>, si recasse a Cipro a destituire della
+dignità e del regio potere il Tolomeo ivi regnante, a
+confiscarne i beni e a rivenderli all’asta pubblica in
+pro dell’erario<a class="tag" id="tag405" href="#note405">[405]</a>. Quanto all’isola così conquistata,
+la sua amministrazione doveva temporaneamente passare
+nelle mani dell’incaricato da Roma<a class="tag" id="tag406" href="#note406">[406]</a>, in attesa di ulteriori
+decisioni del senato<a class="tag" id="tag407" href="#note407">[407]</a>. Marco Catone, per quanto
+in cuor suo di mal’animo, chinò rispettoso il capo al
+supremo decreto del suo popolo e si apparecchiò a recarsi
+alla volta di Cipro, ove, forse, d’altro lato, imponendo
+silenzio alle sue ragionevoli proteste, lo sospingeva
+l’ambizione di provare con quanta scrupolosa onestà
+egli avrebbe disimpegnato il delicato ufficio.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-3">III.
+<span class="smaller">Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro.</span></h3>
+
+<p>
+Oltre all’equipaggio dei marinai, al questore assegnatogli
+ed alla ormai rituale <i>cohors amicorum</i>, non l’accompagnavano
+colà nè fanti, nè cavalieri. Tra le persone,
+a lui più strette per vincoli di amicizia e di parentela,
+si notavano, un suo nipote, un familiare, Munazio
+Rufo, il quale scriverà una dettagliata relazione
+dell’opera di lui<a class="tag" id="tag408" href="#note408">[408]</a>, mentre un altro suo amico, Canidio,
+era da Catone già stato spedito in precedenza perchè
+annunziasse al re il volere del suo popolo e lo consigliasse
+a cedere senza resistenza. Così soltanto avrebbe
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+forse salvato la propria vita e potuto attendere la nomina
+a sacerdote di quella Venere Pafia<a class="tag" id="tag409" href="#note409">[409]</a>, che, pur
+troppo, s’era dimostrata così vana protettrice dell’isola
+malaugurata. Ad attendere l’esito di quest’amichevole
+ambasceria, Catone col suo equipaggio aveva gettato
+l’ancora a Rodi.
+</p>
+
+<p>
+Quando il Tolomeo Ciprio potè avere notizia della
+procella, che gli si addensava sul capo, fu quasi per
+ismarrirne la ragione. Compreso di supremo disdegno
+e disperato per la propria irrimediabile situazione, ordinò
+che tutte le sue ricchezze venissero accatastate
+sulle navi, ove, montato di lì a poco egli stesso, salpava
+dall’isola, deciso a seppellirsi con tutta la flotta
+nei gorghi delle acque circostanti. Ma, quando fu
+giunto in alto mare, l’assalse vergogna dell’atto irragionevole,
+a cui egli s’era risoluto, pietà forse dei
+suoi compagni e dei tanti tesori, che era stato lì lì
+per scagliare nell’abisso, e, ordinato alle navi di rivolgere
+la prua verso il regno, ormai non più suo<a class="tag" id="tag410" href="#note410">[410]</a>, fece
+presto a suicidarsi con quello stesso espediente, il veleno,
+che già tempo prima era rimasto unica via di
+scampo alla figlia di Mitridate, da lui scelta a fidanzata,
+e che Roma gli aveva ritolto, così come adesso
+gli ritoglieva e il regno e la vita<a class="tag" id="tag411" href="#note411">[411]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-4">IV.
+<span class="smaller">Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica.</span></h3>
+
+<p>
+Se però così grande era stato lo strazio del principe,
+pari ad esso non fu la disperazione, tanto meno la resistenza
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+dei sudditi. Quando Catone, informato della
+catastrofe, mosse da Rodi verso Cipro per prenderne
+possesso, l’accoglienza, che gli abitanti dell’isola fecero
+al proquestore romano fu tutt’altro che ostile, e ciò,
+anche nella vana speranza di essere creati <i>socii</i> e non
+sudditi del popolo romano. Catone però non recava istruzione
+alcuna sul proposito, e, quindi, anzichè occuparsi
+del definitivo riordinamento politico di Cipro, si
+affrettò, giusta le norme ricevute, a darvi solo un provvisorio
+assetto amministrativo, e, più che a questo, a
+ritirare dai possessi e dall’erario regio gli schiavi ed i
+tesori abbandonati dal defunto monarca<a class="tag" id="tag412" href="#note412">[412]</a>. Le ricchezze,
+di cui egli in tal guisa si faceva riscotitore, furono
+enormi<a class="tag" id="tag413" href="#note413">[413]</a>, e, così scrupoloso fu il trattamento, cui
+Catone, sin d’ora, si mostrò intenzionato, da potere
+più tardi ripetere avere egli, sprovvisto d’armi e d’armati,
+recato alla sua patria tanto danaro, quanto mai
+Pompeo da tutto l’Oriente sconvolto, in seguito ad
+infinite guerre e trionfi<a class="tag" id="tag414" href="#note414">[414]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma un’altra incombenza, insieme con quella di Cipro,
+egli aveva, su proposta di Clodio, ricevuta dal popolo
+romano, e da ciò, dopo i primi atti, fu costretto a interrompere
+le sue occupazioni nell’isola per recarsi dall’Egitto
+alle rive del Bosforo, e precisamente a Bisanzio<a class="tag" id="tag415" href="#note415">[415]</a>.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+</p>
+
+<p>
+In questa sua breve assenza, egli raccomandò al nipote
+la luogotenenza dell’isola, non fidando troppo nella
+scrupolosità di Canidio. Indi, sbrigata la seconda
+missione, tornato a Cipro, si accinse a commutare in
+denaro sonante tutta la numerosa e preziosa suppellettile
+del Tolomeo, ponendola all’asta pubblica, come prescriveva
+la legge, che dell’incarico lo aveva rivestito.
+</p>
+
+<p>
+Tale operazione era delle più delicate, poichè, era
+facile prevederlo, numerosi si sarebbero esibiti a tentarvi
+bottino i sollecitatori ed i mezzani. Catone non
+si fidò nè di servi, nè di banditori, nè di mercanti, nè
+di amici<a class="tag" id="tag416" href="#note416">[416]</a>, e presenziò lui stesso le operazioni della
+vendita, interessandosi minutamente di tutti i loro particolari,
+delle loro fasi, dell’offerta, del pagamento e
+persino della richiesta, che curò rimanesse costantemente
+elevata<a class="tag" id="tag417" href="#note417">[417]</a>.
+</p>
+
+<p>
+A vendita compiuta, egli potè calcolare di aver raccolto
+ben settemila talenti d’argento, la qual somma,
+al pari di tutti i precedenti suoi atti, riportò integrale
+nei due libri di rendiconto della propria amministrazione,
+ch’egli avea nel frattempo diligentemente compilati.
+Indi, con l’avarizia più gelosa, non già del danaro,
+ma dell’opinione, che ai suoi concittadini si apparecchiava
+ad imporre circa la propria illibatezza, temendo
+il lungo tragitto, ripose il danaro in un numero
+sterminato di vasi della capacità di due talenti e cinquecento
+dramme, rilegandone ciascuno con una fune
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+dal cui capo pendeva un grosso sughero, indizio sicuro,
+in caso di naufragio, del luogo del giacimento.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-5">V.
+<span class="smaller">Il ritorno (56).</span></h3>
+
+<p>
+Ma l’ironia della sorte non poteva peggio rispondere
+a tanta scrupolosità, giacchè l’uno dei due libri seguì
+nel suo fatale destino il liberto che lo portava, essendosi
+la nave rovesciata presso le isole Ceneree<a class="tag" id="tag418" href="#note418">[418]</a>; l’altro,
+a Corcira, dove Catone coll’equipaggio si era ancorato,
+perì tra le fiamme, che alla tenda del duce si erano propagate
+dal posto, dove i nocchieri, per il freddo intenso,
+avevano acceso grandi fuochi. Così a Catone, afflitto
+da tanta irreparabile sciagura, non rimanevano
+garanti dell’opera sua, se ne eccettui i ministri dell’estinto
+re, che egli aveva avuto la venturosa accortezza di
+condurre seco, e nella cui testimonianza avea ragioni
+sufficienti di fidare<a class="tag" id="tag419" href="#note419">[419]</a>.
+</p>
+
+<p>
+A Roma intanto, all’annunzio del ritorno, gran folla
+di popolo era accorsa alle rive del Tevere, insieme coi
+sacerdoti, i senatori ed i magistrati. Se non che il questore
+ciprio, disprezzando alteramente l’ovazione apparecchiatagli,
+così come avea disprezzato le ricchezze, non
+smontò dalla capitana, al qual’uopo egli avea scelto la
+nave regia del Tolomeo, bella di sei ordini di remi, se
+non quando fu pervenuto colà, dove avrebbe deposto il
+danaro<a class="tag" id="tag420" href="#note420">[420]</a>. Alla constatazione di tante ricchezze e di
+altrettanta scrupolosità, il senato si affrettò a rivestire,
+in via eccezionale, Catone dell’onorifico titolo di pretore
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+e della facoltà di assistere in pretesta purpurea ai ludi
+pubblici. Ma l’uno e l’altro privilegio<a class="tag" id="tag421" href="#note421">[421]</a> furono rifiutati,
+e, in luogo dei medesimi, Catone chiese, come
+unico compenso, la manomissione del tesoriere dell’estinto
+Tolomeo, che egli avea condotto seco e della
+cui fedele diligenza dichiarava di rendersi testimone<a class="tag" id="tag422" href="#note422">[422]</a>,
+(56)<a class="tag" id="tag423" href="#note423">[423]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-6">VI.
+<span class="smaller">L’ordinamento
+politico di Cipro
+(56).</span></h3>
+
+<p>
+Quale ci apparisce intanto l’ordinamento politico, che
+a Cipro fu dato dal governo romano?
+</p>
+
+<p>
+Catone, lo avvertimmo, non aveva sul proposito recato
+disposizione alcuna, e forse una misura di tal
+genere non era per allora rientrata fra le cure del popolo
+e del senato romano. Se non che, nell’anno medesimo,
+in cui quegli avea fatto ritorno da Cipro, il governo
+della Cilicia era sorteggiato dal console P. Cornelio
+Lentulo Sfintere<a class="tag" id="tag424" href="#note424">[424]</a>, cui, come tale, veniva, per
+legge, quell’anno stesso, affidata la luogotenenza di Cipro<a class="tag" id="tag425" href="#note425">[425]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L’infelice isola, più infelice ancora della Cirenaica,
+perdeva così, d’un tratto, la propria indipendenza, e le
+speranze dei suoi cittadini di assurgere almeno agli onori
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+di una relativa autonomia venivano duramente frustrate.
+Ed era ragionevole che così fosse. La Roma del 56 poteva
+qualcosa di più della Roma del 94, come l’Egitto
+d’adesso qualcosa di meno dell’Egitto, che avea visto
+regnare Filometore. Il suo monarca, profugo e spodestato,
+era diggià venuto a cercare asilo nelle braccia del popolo
+romano. Nulla quindi a temere da codesto lato,
+del pari che dalla pericolosa, ingorda ambizione di un
+governatore. Cipro era una quantità trascurabile come
+territorio, nonchè, (dopo la recente espilazione), come
+fonte d’immediata ricchezza. Continuava per contro a
+valere indiscutibilmente quale chiave del Mediterraneo.
+Il tempo avea maturato ciò che Evergete avea fatto
+sperare durante i lunghi anni della sua guerra civile, e
+senato e popolo non avevano ragione di esitare, nè esitarono
+a raccogliere il frutto agognato dei loro desiderî
+e del trascorso affacendarsi di altre età.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-7">VII.
+<span class="smaller">Clodio e Cicerone
+dopo la spedizione
+(56).</span></h3>
+
+<p>
+Così, dopo le province greche, dopo le asiatiche e le
+altre della Cirenaica e della Libia, dopo la sentenza di
+morte della propria dignità e della propria autonomia,
+sempre in grazia dell’alleata d’oltre mare, andava per
+l’Egitto perduta la nuova provincia cipriota. Ma l’entusiasmo,
+di cui tale fatto era stato cagione nella capitale
+d’Italia, non aveva però sanato il profondo dissidio
+fra il partito e le tendenze politiche di Catone e
+quelle del tribuno, che della spedizione cipria a lui
+aveva proposto l’incarico, ed anche questa volta, come
+più gravemente in seguito, una questione egizia si apparecchiava
+ad assurgere agli onori di pomo della discordia
+fra i partiti e gli uomini politici romani. Aspettando
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+però che tali eventi maturassero, essa incendiava
+il campo stesso dei conservatori, suscitando Catone
+contro Cicerone, ed attuando in tutti i suoi particolari
+il piano, concepito da Clodio nello spedire a Cipro il
+più implacabile fra i propri avversari.
+</p>
+
+<p>
+Il facondo oratore, dal giorno in cui il popolo romano
+l’aveva costretto a metter piede fuori di Roma, da altro
+pensiero non era stato animato, se ne togli quello di far
+toccare con mano, anche a coloro che non lo desideravano,
+tutta l’enormità del delitto, che contro la maestà
+della sua persona era stato perpetrato, e quindi atterrare,
+demolire, disperdere l’opera e l’uomo, che ne erano stati
+autori. Perciò, di ritorno dall’esilio, egli, nell’assenza
+di Clodio, un bel dì, scortato da un codazzo di popolo,
+si era data la briga di strappare dal Campidoglio le
+tavole, recanti il testo delle leggi proposte dal suo
+avversario. L’atto impensato di un così incauto conservatore
+provocò una seduta senatoria, nella quale, contro le
+giustificazioni di Cicerone, partenti dal presupposto che
+Clodio non avesse diritto al tribunato per irregolarità
+della sua <i>transitio ad plebem</i><a class="tag" id="tag426" href="#note426">[426]</a>, credette opportuno di
+replicare Catone medesimo, facendo osservare come
+anzitutto tanta pretesa illegalità era una legale consuetudine,
+di cui, per via di adozione, avevano fruito mille
+altri cittadini romani, e che, pur data, ma non concessa,
+non poteva ora offendersi impunemente l’autorità e la
+scrupolosità di quei magistrati, (tra i quali lui stesso,
+stante le sue incombenze a Cipro e a Bisanzio, non poteva
+non essere annoverato), da Clodio rivestiti di qualche
+missione.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque la seconda parte della replica offrisse
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+troppo il fianco alla critica, stantechè con un annullamento,
+motivato così, come Cicerone lo avrebbe proposto,
+non si veniva punto a ledere l’onorabilità dell’esecutore,
+ma del proponente, pure l’opposizione di Catone bastò ad
+impedire l’annullamento delle leggi, il che mise in evidenza
+le inconciliabilità morali, e, in fondo, politiche, tra il
+fiero conservatore e l’incosciente opportunista (56)<a class="tag" id="tag427" href="#note427">[427]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap8-8">VIII.
+<span class="smaller">Clodio e Catone,
+(53).</span></h3>
+
+<p>
+Di lì a poco scoppiava una più violenta rottura fra
+Clodio, sostenuto dai maggiorenti del partito democratico,
+e Catone medesimo.
+</p>
+
+<p>
+L’anno 55 era stato quello del consolato di Pompeo
+e di Crasso, a conseguire il quale i due pretendenti
+avevano a Lucca, insieme con Cesare, stabilito di non
+trascurare mezzo alcuno. E gli argomenti elettorali,
+cui essi dettero mano, coronarono così brillantemente i
+loro sforzi che anche Catone rimase escluso dalla pretura,
+cui già pare i comizi l’avessero eletto, e, solo scaduto
+il 55 e ripartite le province, così come i triumviri
+avevano fissato<a class="tag" id="tag428" href="#note428">[428]</a>, Catone potè finalmente assurgere
+agli onori della carica, che già da un anno a
+lui legalmente spettava<a class="tag" id="tag429" href="#note429">[429]</a> (54). Come era previdibile,
+la sua gestione non potè non sollevare il contrasto
+<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
+della democrazia, per cui, spiratone il termine<a class="tag" id="tag430" href="#note430">[430]</a>, Clodio,
+sentinella avanzata dei triumviri, dette anche questa
+volta il segnale dell’attacco.
+</p>
+
+<p>
+Già prima di quel giorno, erano fra i due uomini — per
+motivi in apparenza trascurabili — nati degli screzi
+a proposito della missione cipria.
+</p>
+
+<p>
+Subito dopo il ritorno di Catone, Clodio aveva richiesto
+che gli schiavi deportati assumessero, in memoria
+della sua legge, il soprannome di <i>Clodii</i>. Catone vi si
+era opposto recisamente, ed aveva per coerenza contraddetto
+al desiderio di altri, che, dal di lui nome, proponevano
+l’appellativo di <i>Porcii</i>. La contesa fu pel momento
+risoluta col denominarli semplicemente <i>Cipri</i>.
+Ora invece si riaccendeva sul terreno stesso dell’amministrazione
+catoniana, e Clodio chiedeva i non più esistenti
+libri, entro i quali l’altro avrebbe dovuto consegnare
+il rendiconto della medesima, insinuando che la loro
+perdita era stata dolosa, che buona parte dell’erario
+del Tolomeo era stato dall’ex-questore distolto ad usi
+tutt’altro che vantaggiosi al popolo romano, e facendo,
+tra le righe, balenare il pericolo di un processo <i>de repetundis</i><a class="tag" id="tag431" href="#note431">[431]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Pompeo e Cesare spalleggiavano l’accusatore, e quest’ultimo
+rincarava la dose con una lettera, alla quale fu
+data pubblicità, fra le cui insinuazioni se ne notava una
+circa l’offerta e il rifiuto della pretura da parte di Catone
+al 56, quasi avesse questi voluto dimostrare tanto onore
+essergli venuto meno solo per sua deliberata volontà<a class="tag" id="tag432" href="#note432">[432]</a>.
+<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
+Ma l’abile lavorio dell’opinione pubblica, per cui, dietro
+il fatto particolare, si mirava a demolire l’uomo, e,
+dietro l’uomo, il partito, nient’altro poteva generare
+che un momentaneo intorbidamento dell’animo degli
+spassionati. Catone aveva ragione da vendere e testimonianze
+più che attendibili da contrapporre, e bastò, in
+pubblica adunanza, il confronto dei tesori, da lui con
+mezzi pacifici portati da Cipro, con quelli, recati da
+Pompeo, da l’Oriente, in seguito a guerre dispendiose,
+non che il suo rifiuto della provincia, spettantegli dopo
+la pretura, con l’affacendamento dei triumviri intorno
+alle proprie, perchè tutto il pallone dell’accusa si risolvesse
+in una bolla di sapone ed il suo merito ne
+riescisse più che immacolato<a class="tag" id="tag433" href="#note433">[433]</a> (53).
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span></p>
+
+<h2 id="cap9">CAPITOLO IX.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 57 al 53.</span>
+<span class="smcap">La restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete.</span></span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap9-1">I.<a class="tagtitle" id="tag434" href="#note434">[434]</a>
+<span class="smaller">Tolomeo Aulete a
+Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del
+senato in suo favore (57).</span></h3>
+
+<p>
+Se così infausti erano riesciti per l’Egitto i primi
+atti di Roma dopo il riconoscimento di Tolomeo Aulete,
+non meno dolorose si apparecchiavano allo stato
+romano le conseguenze di codesto riconoscimento medesimo.
+</p>
+
+<p>
+Ad Alessandria infatti il re si era tosto trovato in
+conflitto con l’opinione pubblica a cagione delle violenze,
+cui aveva più volte ricorso per riscuotere dagli
+Egizi quei proventi, che dovevano, tra l’altro, servire a
+compensarlo del denaro a più riprese largito per conciliarsi
+l’opinione pubblica e i principali uomini politici
+di Roma<a class="tag" id="tag435" href="#note435">[435]</a>. I malumori crebbero a tal segno da
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+far sì che Tolomeo Aulete abbandonasse la capitale e
+s’avviasse alla volta del Lazio col deliberato proposito
+di accasare il suo popolo nel cospetto del senato medesimo
+(58)<a class="tag" id="tag436" href="#note436">[436]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Per via, a Rodi, si era scontrato in M. Porcio Catone,
+già partito per eseguire la legge Clodia concernente
+l’annessione dell’infelice Cipro, ed ivi, ritenendo opportuno
+ingraziarsi un tanto personaggio, il Tolomeo avea
+fatto annunziare il suo arrivo, sicuro che l’altro si sarebbe
+affrettato a muovergli incontro. Ma il fiero aristocratico,
+con la posa di romano antico a lui consueta,
+rispose che, se il re aveva qualche cosa a riferirgli,
+venisse pure a trovarlo nella propria dimora. E, quando
+il monarca egizio, meravigliato di tanta alterigia,
+transasse con i diritti della sua posizione, accorrendo
+umilmente all’udienza accordatagli, nè M. Porcio Catone
+si levò in piedi a riceverlo, nè si scomodò più di quello
+che occorreva per additargli alteramente una sedia.
+</p>
+
+<p>
+Dopo che il Tolomeo gli ebbe esposto la sua situazione,
+il romano credette di consolarlo, facendogli prevedere
+vano ogni tentativo, stante le lotte intestine della
+sua patria e descrivendogli l’enorme opera di corruzione,
+cui per riescirvi avrebbe dovuto dar mano. Che
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+quindi tornasse piuttosto in Egitto a rappaciarsi coi
+suoi sudditi, al quale uopo egli non era alieno dal favorirlo
+come intermediario. Parve che tali parole colpissero
+l’animo del principe, il quale uscì da quel colloquio
+col fermo proposito di obbedire, ma bastarono i
+posteriori, avversi eccitamenti degli amici, che l’accompagnavano,
+per farlo rientrare nell’antico ordine di
+propositi ed indurlo a ripigliare la via dell’Italia<a class="tag" id="tag437" href="#note437">[437]</a>,
+che, di quali traversie gli sarebbe stata cagione, non
+avrebbe durata gran fatica a sperimentare.
+</p>
+
+<p>
+Con una strana celerità in affare di tanta delicatezza,
+il senato incaricò P. Lentulo Sfintere, proconsole di
+Cipro e della Cilicia, della restituzione del re nei suoi
+stati<a class="tag" id="tag438" href="#note438">[438]</a> (57). Tanta fretta, che lo conduceva ad una
+decisa ingerenza negli affari d’Egitto, cozzava con tutti
+quei motivi, che l’avevano sino a poco tempo addietro
+indotto a disinteressarsi completamente dell’eredità
+egizia, e la nuova, repentina decisione poteva, da ciò
+soltanto, prevedersi a quanti contrasti non sarebbe andata
+incontro.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-2">II.
+<span class="smaller">Un’ambasceria egizia al
+senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta. Processi.</span></h3>
+
+<p>
+Ad Alessandria intanto, sia che il viaggio del Tolomeo
+fosse rimasto ignorato, sia che la corte avesse avuto
+poca fiducia in un’azione energica del governo romano,
+era stata insediata sul trono la figlia dell’esule, Berenice<a class="tag" id="tag439" href="#note439">[439]</a>.
+Ma le notizie dei maneggi del padre non tardarono
+a pervenire, e, in vista delle nuove imprevedute circostanze,
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+fu decisa un’ambasceria di ben cento delegati
+coll’incarico di giustificare dinnanzi al senato l’opera
+del gabinetto d’Alessandria e di notificare al medesimo
+i capi d’accusa gravanti su Tolomeo Aulete.
+</p>
+
+<p>
+L’infelice ambasceria non giunse neanco al suo destino.
+Fatta in gran parte massacrare per via dallo spodestato
+re d’Egitto, i superstiti finirono la loro vita a
+Roma, o, senza neanche esservi fatti pervenire<a class="tag" id="tag440" href="#note440">[440]</a>, intimoriti
+e corrotti, desistettero dall’occuparsi della loro
+missione e, caso ancora più grave, dell’eccidio dei
+loro compagni<a class="tag" id="tag441" href="#note441">[441]</a>. Per quanto però Aulete avesse cercato
+di soffocare la voce del suo misfatto, questo era
+stato così enorme da non permettere che il senato se
+ne disinteressasse. Su proposta di uno dei suoi componenti,
+fu aperta quindi un’inchiesta, e primo ad
+interrogare si stabilì fosse Dione, già duce della malaugurata
+ambasceria. Se non che questi subì una sorte
+identica a quella dei suoi compagni di sventura. Corrotto
+dapprima dal re d’Egitto, ne veniva più tardi
+fatto assassinare, mentre l’inchiesta, avendosi il Tolomeo
+già accaparrato la buona volontà di parecchi fra
+i più cospicui uomini politici romani, non arrecava se
+non frutti negativi<a class="tag" id="tag442" href="#note442">[442]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Se infatti da un lato non riescì possibile raccogliere
+sufficienti prove di reità sugli alessandrini citati in giudizio<a class="tag" id="tag443" href="#note443">[443]</a>,
+più brillante esito riscossero i cittadini romani,
+che del delitto erano stati o partecipi o provocatori.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+</p>
+
+<p>
+Nell’esercito dei complici morali del re, che, per di
+lui mezzo, cercavano gl’interessi del proprio partito o
+del proprio patrimonio, si annoverava fra’ primi l’ospite
+liberale del principe, il grande Pompeo<a class="tag" id="tag444" href="#note444">[444]</a>. Al
+di sotto del medesimo formicolava una serqua più o
+meno estesa e sconosciuta di pubblicani, alle cui porte
+quegli aveva bussato per ottenere i quattrini necessari
+alla sua opera immorale, mentre una folla enorme e
+nauseante di corrotti e di prevaricati s’industriava
+a soddisfare i debiti e l’appetito, accattando le briciole
+disperse del luculliano banchetto. Questi ultimi, come
+gli sprovvisti di una classe sociale e di un partito cui
+appellarsi, erano i soli passibili di accuse e di condanne,
+e soltanto di due fra i medesimi ci è pervenuta
+menzione di regolare processo.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-3">III.
+<span class="smaller">Processo di P.
+Ascizio e M. Celio
+Rufo (56).</span></h3>
+
+<p>
+Furono infatti accusati dell’uccisione del capo dell’ambasceria
+egizia un P. Ascizio e l’ottimate M. Celio
+Rufo, che venne altresì incolpato di avere espulso da
+Pozzuoli gli ambasciatori alessandrini, spediti dalla reggente
+d’Egitto. Difensore di ambedue fu M. Tullio Cicerone,
+il quale, nel secondo processo, venne coadiuvato
+dal suo collega in oratoria forense, M. Crasso.
+</p>
+
+<p>
+Il processo di Ascizio precedè l’altro di Celio, e
+l’esito fu quale migliore non poteva aspettarsi: la
+piena e completa assoluzione dell’imputato<a class="tag" id="tag445" href="#note445">[445]</a> (56).
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+</p>
+
+<p>
+Più clamoroso dovea riescire il secondo dibattimento.
+Sembra infatti che M. Celio, oltre a figurare tra i corrotti
+dal principe egiziano, sia stato, nella qualità di
+creditore del medesimo, uno degli strumenti più interessati
+di corruzione<a class="tag" id="tag446" href="#note446">[446]</a>; nè il rango sociale che egli
+occupava avrebbe consentito che lo si trascinasse ad
+un pubblico dibattimento, se un ripicco privato della
+gente Claudia non gli serrava contro una mezza dozzina
+circa di sottoscrittori<a class="tag" id="tag447" href="#note447">[447]</a>. L’accusa che gli fu mossa,
+una molteplice accusa <i>de vi</i><a class="tag" id="tag448" href="#note448">[448]</a>, c’interessa per due
+soltanto fra i suoi «<i>a capi</i>»: l’imputazione della cacciata
+degli ambasciatori alessandrini da Pozzuoli ed il
+mandato assassinio di Dione per mezzo degli schiavi
+di quello stesso cittadino romano, L. Lucceio, che l’aveva
+ospitato<a class="tag" id="tag449" href="#note449">[449]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Gli argomenti della difesa vennero ripartiti fra i due
+oratori. Crasso parlò in discolpa di Celio circa l’affare
+dell’espulsione degli ambasciatori, Cicerone in merito
+alla supposta complicità nell’omicidio del loro capo.<a class="tag" id="tag450" href="#note450">[450]</a>.
+L’orazione del primo ci è perfettamente sconosciuta;
+l’altra di M. Tullio si ridusse ad opporre all’accusa
+l’assoluzione di Ascizio<a class="tag" id="tag451" href="#note451">[451]</a> e la testimonianza favorevole
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+di Lucceio, sotto la cui autorità quegli cercò di schiacciare
+tutto l’edifizio degli avversari. Come Ascizio, Celio
+fu assolto<a class="tag" id="tag452" href="#note452">[452]</a>, e Cicerone potè esser lieto di avere da
+un canto resa la pariglia a quei Clodi, per la cui sollecitudine
+era stato imbastito il processo, dall’altro, d’avere
+avuto agio di accaparrarsi, con l’apologia di Lucceio,
+lo storico futuro delle sue gesta politiche<a class="tag" id="tag453" href="#note453">[453]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questi i soli processi di cui abbiamo menzione. Se
+non che lo scandalo, represso in maniera così fortunata,
+rimetteva il Tolomeo nel pieno diritto di tornare alla
+richiesta dell’aiuto di Roma, aprendo in tal guisa
+una seconda fase della vertenza più spinosa della precedente.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-4">IV.
+<span class="smaller">Agitazione e rivalità
+fra i pretendenti
+all’incarico
+della restituzione
+del
+Tolomeo.</span></h3>
+
+<p>
+L’incarico della spedizione egizia era infatti un boccone
+così ghiotto, un orizzonte così foriero di potenza
+civile e militare che nessuno dei più cospicui uomini
+politici del tempo se ne sarebbe volentieri vista sgusciare
+di mano l’occasione. Un precedente <i>senatus-consultum</i>
+avea, come osservammo, incaricato dell’impresa
+P. Lentulo proconsole di Cipro e di Cilicia. Se non
+che, contro di lui sorgeva adesso temibile concorrente
+Gneo Pompeo, alle cui costole il principe egiziano,
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+verso la fine del 57, allontanatosi prudentemente dal
+territorio romano<a class="tag" id="tag454" href="#note454">[454]</a>, aveva messo un suo incaricato,
+l’egizio Ammonio<a class="tag" id="tag455" href="#note455">[455]</a>. Col triumviro, in grazia dell’aureola
+democratica, stavano i più, non esclusi coloro,
+che in buona fede pigliavano a cuore la causa
+del re, e, quel che più monta, uno degli stessi membri
+del collegio dei tribuni, L. Caninio Gallo,
+mentre Pompeo, in mezzo all’aperta lotta, che per lui
+sostenevano i suoi amici, cercava di disarmare gli
+avversari più temibili e più tenaci col mostrarsi affatto
+alieno dall’impresa<a class="tag" id="tag456" href="#note456">[456]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Deliberati ad infrangere tutte le rosee speranze del
+vecchio e del nuovo concorrente erano invece i più rigidi
+membri di quel partito conservatore, che si era mantenuto
+sempre avverso alla riduzione dell’Egitto a provincia
+romana, guatando con occhio sospettoso l’avvento
+di un governatore in quelle regioni.
+</p>
+
+<p>
+La caduta di un fulmine sulla statua di Giove sul
+Monte Albano era intanto servita ai tribuni quale
+occasione per tentare il responso dei libri sibillini, e il
+provvido oracolo avea profetato, vietando pel re d’Egitto
+altro soccorso all’infuori di una platonica amicizia.
+Questo avea divulgato il tribuno Caio Catone<a class="tag" id="tag457" href="#note457">[457]</a> prima
+ancora della nuova decisione senatoria, forzando altresì
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+i pontefici a leggere e comentare pubblicamente l’oracolo,
+e ciò bastava pel momento a destituire di ogni
+importanza il già trascorso <i>senatus-consultum</i> in pro del
+governatore della Cilicia<a class="tag" id="tag458" href="#note458">[458]</a>, mentre a tale «calunnioso
+ostacolo», come per ora ebbe a definirlo M. Tullio
+Cicerone, era giocoforza che la grande maggioranza dei
+sostenitori, sia di Pompeo che di Lentulo, fosse pronta,
+in ogni modo, a inchinarsi.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-5">V.
+<span class="smaller">La questione in senato. Iª seduta
+(15 gennaio 56) IIª seduta (16 gennaio).</span></h3>
+
+<p>
+Tre erano quindi le opinioni che si sarebbero conteso
+il campo nella prossima tornata senatoria fissata pel 15
+gennaio: una tendente a riproporre Lentulo, aggiungendo
+però la clausola che questi, nell’eseguire la sua
+missione, non facesse, concordemente all’oracolo, uso
+alcuno della forza armata; una seconda, tendente ad
+eleggere non uno, ma tre privati, ed una terza, schiettamente
+in favore di Pompeo, contro del quale, al più,
+concedeva la garanzia di un paio di colleghi, tutti però
+rivestiti del dritto di <i>imperium</i>, nel pieno esercizio cioè
+dei loro poteri militari<a class="tag" id="tag459" href="#note459">[459]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La prima opinione, concretata in un relativo ordine
+del giorno, doveva essere sostenuta da Q. Ortensio,
+M. Lucullo e Cicerone, che al proconsole della Cilicia
+doveva, riconoscente, la fortuna del suo ritorno; la seconda,
+da M. Calpurnio Bibulo, nemico di Pompeo perchè
+genero di Cesare, del quale egli era stato collega ed
+avversario nell’edilità, nella pretura e nel consolato; la
+terza, da M. Licinio Crasso e da L. Volcacio Tullo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+</p>
+
+<p>
+Dopo lunga e vivace discussione, si stabilì di passare
+ai voti. Giusta la gerarchia del rango, doveva avere
+la precedenza l’ordine del giorno di Ortensio, cui avrebbe
+dovuto seguire la votazione sull’altro di Volcacio.
+Ma, poichè i consoli avversavano la causa di Lentulo,
+di cui Ortensio era noto sostenitore, dettero, valendosi
+dei loro poteri discrezionali<a class="tag" id="tag460" href="#note460">[460]</a>, la precedenza a Calpurnio
+Bibulo, il quale avversava tanto la causa di
+Lentulo quanto quella di Pompeo.
+</p>
+
+<p>
+Ma, poichè il suo ordine del giorno implicava due
+questioni: 1) il dovere di ottemperare all’oracolo, 2)
+la nomina di tre privati, ne fu chiesta immediatamente
+la divisione. La prima parte riscosse l’unanimità dei
+voti ed il <i>veto</i> dei tribuni Catone e Caninio; la seconda
+venne, a grande maggioranza, respinta.
+</p>
+
+<p>
+Seguiva l’ordine del giorno di Ortensio, quando un
+tribuno della plebe, P. Rutilio Lupo, fattosi avanti, richiese
+di presenziare e verificare la votazione<a class="tag" id="tag461" href="#note461">[461]</a>. Ne
+nacque un uragano di proteste. I consoli, che miravano
+a far sì che le proposte di Ortensio non fossero votate,
+lasciarono che la discussione si prolungasse all’infinito,
+<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
+e ciò bastò perchè, esaurita la giornata, tutto fosse
+rimesso alle sorti della dimane<a class="tag" id="tag462" href="#note462">[462]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La nuova seduta senatoria riescì senza confronto, più
+grave della precedente.
+</p>
+
+<p>
+Dopo un lungo, prolisso polemizzare, i fautori di Lentulo
+e di Pompeo parvero trovarsi di fronte ad un
+ostacolo imprevisto ed insormontabile. I tribuni C. Catone<a class="tag" id="tag463" href="#note463">[463]</a>
+e L. Caninio Gallo<a class="tag" id="tag464" href="#note464">[464]</a> vennero fuori con la strana
+dichiarazione, che, valendosi dei loro diritti, si sarebbero
+ora e sempre astenuti dal presentare ai comizi
+proposta alcuna di legge innanzi le future elezioni magistratizie<a class="tag" id="tag465" href="#note465">[465]</a>.
+Ciò bastava perchè l’insistere per un’immediata
+decisione equivalesse ad un voler lottare contro
+l’ineluttabile.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap9-6">VI.
+<span class="smaller">La condotta
+dei tribuni. Il senato. I consoli.</span></h3>
+
+<p>
+Ma, se alla fine delle fini tale dichiarazione poteva
+pel momento rassicurare i più pessimisti, e, insieme col
+ritardo dell’incarico a Lentulo, provocare quello dell’incarico
+a Pompeo, grave fu la sorpresa degli amici
+del primo, quando, di lì a poco, si vide C. Catone medesimo
+proporre il richiamo di Lentulo dalla Cilicia<a class="tag" id="tag466" href="#note466">[466]</a>
+ed il suo collega Caninio far approvare dai comizi, mentre
+altri leggeva al popolo le concordi lettere del monarca
+egiziano<a class="tag" id="tag467" href="#note467">[467]</a>, che l’incaricato della missione fosse Pompeo,
+sia pure sfornito d’esercito, col semplice accompagnamento
+di due littori<a class="tag" id="tag468" href="#note468">[468]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L’enigmatica condotta dei tribuni si rivelava adesso
+a luce meridiana come la graduale attuazione dei piani
+concepiti dalla più fine arte degli amici di Pompeo<a class="tag" id="tag469" href="#note469">[469]</a>.
+Ma il guaio si era che le due proposte tribunizie urtavano,
+specie la seconda, contro gli antichi sentimenti
+del senato, già da tempo ostile alla creazione di un
+proconsolato egizio; ed esso, aiutato da un improvviso
+attacco in pubblico tribunale di Clodio, accusatore di
+Milone, contro Pompeo, difensore del medesimo e da
+un altro, di C. Catone<a class="tag" id="tag470" href="#note470">[470]</a>, s’affrettò ad annullare ogni
+deliberazione popolare, dopo avere sapientemente preparato
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+all’uopo l’opinione pubblica, allegando che Pompeo
+non poteva assentarsi dalla capitale, poichè, in
+qualità di prefetto dell’annona, gl’incombeva l’incarico
+di provvedere la città di vettovaglie<a class="tag" id="tag471" href="#note471">[471]</a>. Al tempo
+stesso il console Marcellino Lentulo, inaugurando le
+ferie latine, sospendeva i giorni comiziali, allo scopo
+d’impedire a sua volta qualsiasi proposta di legge di
+Catone, o, peggio ancora, di Caninio<a class="tag" id="tag472" href="#note472">[472]</a>. All’annunzio
+di tante disavventure, Tolomeo, che non aveva fidato
+in altri se non in Pompeo e che, pare, fosse già partito
+per l’Oriente, disperando d’ogni buona riescita, si
+ritirava scoraggiato in Efeso.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-7">VII.
+<span class="smaller">Cicerone e P.
+Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete.</span></h3>
+
+<p>
+Non erano così rassegnati i partigiani dei due concorrenti.
+</p>
+
+<p>
+Tra essi Cicerone consigliava per lettera Lentulo,
+qualora lui, che si trovava più vicino, ne giudicasse
+più opportuna l’interna situazione, vigendo ancora il
+<i>senatus-consultum</i>, il quale l’aveva investito della missione
+in Egitto, di rimettere coraggiosamente Aulete
+sul trono, riconducendolo magari a Tolemaide od altrove,
+indi marciare con l’esercito e la flotta, senza
+fare uso delle armi, su Alessandria, ed assicurarvi
+stabilmente colla presenza delle sue truppe, il dominio
+del re. Così il Tolomeo sarebbe stato rimesso sul trono,
+giusta il primo <i>senatus-consultum</i>, e, senza azione militare
+alcuna, giusta il responso dei libri sibillini. Se poi,
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+soggiungeva l’oratore, Lentulo, costretto o meno, fosse
+riescito a conquistare l’Egitto, agli occhi del pubblico,
+il successo dell’impresa sarebbe bastato a giustificare
+l’impiego di qualsiasi mezzo<a class="tag" id="tag473" href="#note473">[473]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Ma l’abile e poco scrupoloso piano dell’oratore non
+persuase il pretore della Cilicia, il quale fu l’unico a
+rassegnarsi al suo crudo destino. Se non che, mentre
+ciò avveniva, ed il 56 trascorreva in vane querimonie,
+Aulete, raccomandato da Pompeo, si presentava al
+proconsole della Siria, Aulo Gabinio<a class="tag" id="tag474" href="#note474">[474]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quando Gabinio ricevette Tolomeo, pensava, — e le
+condizioni della provincia lo richiedevano, — ad una
+guerra contro i Parti. Ma le istanze di un suo, per
+allora, oscuro luogotenente di cavalleria, M. Antonio,
+il futuro competitore di Ottaviano<a class="tag" id="tag475" href="#note475">[475]</a>, prevalsero alla
+coscienza del proprio dovere, cui del resto Aulete non
+gli avrebbe concesso di porgere eccessivo omaggio,
+dappoichè aveva, insieme col generale, corrotto l’esercito,
+sborsando immediatamente metà della somma
+pattuita, ben diecimila talenti<a class="tag" id="tag476" href="#note476">[476]</a>, e rimettendo il
+resto al saldo della ricevuta promessa, la restituzione
+in patria.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+</p>
+
+<h3 id="cap9-8">VIII.
+<span class="smaller">La
+spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55).</span></h3>
+
+<p>
+Forte così dell’oro del Tolomeo e, per giunta, di una
+a noi sconosciuta clausola della legge, che, investendolo
+della luogotenenza della Siria, gli aveva altresì concesso
+un «<i>imperium infinitum</i>»<a class="tag" id="tag477" href="#note477">[477]</a>, Gabinio, lasciatovi il
+figlio Sisenna, ancor giovanissimo e spedito innanzi M.
+Antonio medesimo, marciò, attraverso la Palestina, alla
+volta dell’Egitto (55)<a class="tag" id="tag478" href="#note478">[478]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Regnava ancora Berenice, la figlia di Tolomeo Aulete,
+la quale si era recentemente sposata ad un siro,
+un tale Archelao Sillano. Gabinio fece dapprima arrestare
+e poi liberare costui per estorcergli maggiori somme,
+avendo divulgato ad arte la notizia che egli si fosse
+liberato da sè. A Pelusio, valendosi della generosità
+degli Ebrei, che s’affrettarono a sgomberargli il passo<a class="tag" id="tag479" href="#note479">[479]</a>,
+divise in due corpi l’esercito e sconfisse le milizie
+egiziane venutegli contro. Due nuove vittorie, l’una
+sul Nilo, l’altra terrestre<a class="tag" id="tag480" href="#note480">[480]</a>, assicurarono definitivamente
+la clandestina impresa e l’ingresso trionfale
+delle armi romane in Alessandria. Archelao<a class="tag" id="tag481" href="#note481">[481]</a> fu ucciso
+nei massacri ordinati, non si sa bene se dal Tolomeo o
+dal generale romano, mentre Aulete, rimesso sul trono,
+inaugurava il nuovo regno, assassinando la figlia Berenice<a class="tag" id="tag482" href="#note482">[482]</a>
+ed i più cospicui e benestanti cittadini della
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+capitale, con le cui sostanze egli pensava rifarsi delle
+ingenti somme sperperate in Roma alla riconquista del
+trono.
+</p>
+
+<p>
+Fatto nuovo e importantissimo, Gabinio lasciava presso
+il re, sotto forma di presidio, un numeroso corpo di
+legionari romani<a class="tag" id="tag483" href="#note483">[483]</a>. L’indipendenza dell’Egitto subiva
+così la più grave <i>capitis deminutio</i> possibile, e Roma
+veniva posta nella piena, effettiva possibilità d’ingerirsi
+costantemente negli affari della sua politica interna.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-9">IX.
+<span class="smaller">Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio.
+Condanna contumaciale di Gabinio (54).</span></h3>
+
+<p>
+La prolissa questione aveva avuto, pel re d’Egitto,
+la sua definitiva soluzione, e, quando Cicerone, scornato
+nella sua olimpica ingenuità, apprese la clamorosa novella,
+che, insieme colle proprie, spacciava le speranze di
+Lentulo, scriveva a un amico lontano, senza il coraggio
+di uno solo rigo di comento: «A Pozzuoli si buccina
+che il Tolomeo sia diggià nel suo regno; se hai qualche
+notizia più sicura, fammela sapere.»<a class="tag" id="tag484" href="#note484">[484]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Non così avvenne, nè poteva accadere per Gabinio.
+</p>
+
+<p>
+Questi, conscio della gravità del suo operato, non
+ebbe neanche il coraggio di redigere la regolamentare
+relazione al senato. Ma di ciò, in sua vece, si presero
+cura i Siri, da cui, avendo i pirati fatto amaramente
+sperimentare gli effetti della lontananza del governatore
+romano, partì un acerbo reclamo al governo della città
+dominatrice. I pubblicani medesimi non avevano, in
+quell’intervallo, potuto riscuotere i tributi, per cui, se
+Gabinio avea ricolmo il proprio scrigno, le casse dell’erario
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+e degli appaltatori delle imposte della regione
+ne erano state, in grazia sua, tutt’altro che favorite<a class="tag" id="tag485" href="#note485">[485]</a>.
+Un provvedimento disciplinare s’imponeva; Gabinio
+fu messo in stato d’accusa<a class="tag" id="tag486" href="#note486">[486]</a>, e l’accusa fu duplice<a class="tag" id="tag487" href="#note487">[487]</a>:
+<i>de maiestate</i>, in quanto avea violato i decreti del popolo
+romano, <i>de repetundis</i>, cioè di concussione, in quanto
+aveva gravemente esorbitato dalle proprie attribuzioni,
+s’era fatto corrompere da un principe alleato, e, per
+esso, aveva, non senza gravi conseguenze, trascurato
+l’amministrazione della provincia affidatagli<a class="tag" id="tag488" href="#note488">[488]</a>. Il candido
+Cicerone, tutto tenero del «<i>calunnioso ostacolo</i>»
+della religione, com’egli aveva altra volta definito
+l’oracolo, adesso, più violento che mai contro Gabinio,
+eccitava il popolo a voler riletti quei libri della Sibilla,
+di cui egli poco prima avea eccitato Lentulo a
+trasgredire il responso. Sperava che in tal guisa vi si
+sarebbe trovata la pena con cui i tribunali avrebbero
+dovuto colpire colui, che avea frodato Lentulo dell’incarico
+di ricondurre Aulete nel regno. Ma i consoli
+Pompeo e Crasso, l’uno, intimo di Gabinio e già istigatore
+della sua impresa, l’altro, o solidale per interessi
+di partito, o corrotto dal governatore della Cilicia,
+lottarono disperatamente perchè non venisse presa decisione
+alcuna in proposito (55). Se non che, scaduto
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+l’anno di carica e successi nel loro ufficio Domizio Enobarbo
+ed Appio Claudio, ambedue membri della conservatrice
+aristocrazia romana, la rosea situazione dell’antico
+ufficiale di Cesare si oscurò; e, sia indettato,
+sia favorito dai consoli, il senato decretava che gli
+oracoli venissero riletti. Delle disastrose inondazioni
+furono interpetrate come segno dell’ira degli Dei, e tutto
+cooperò a rendere inevitabile il processo di Gabinio,
+che, contumace, fu, per la prima soltanto delle due imputazioni,
+condannato alla pena capitale<a class="tag" id="tag489" href="#note489">[489]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-10">X.
+<span class="smaller">Suo ritorno
+(20 settembre 54). Purgazione della contumacia.
+Gabinio assolto <i>de maiestate</i> (fine dell’ottobre 54). Gabinio
+condannato <i>de repetundis</i> (fine del 54).</span></h3>
+
+<p>
+Tanta vendetta saldava eziandio i conti del processo,
+che rimaneva. Ma, appunto per questo, Gabinio volle
+tentare l’estrema audacia, ed il 20 settembre dello
+stesso anno 54, rientrava in Roma, intenzionato a provocarvi
+la purgazione della contumacia<a class="tag" id="tag490" href="#note490">[490]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il suo ritorno risollevò l’ira e le proteste del senato
+e dei suoi avversari<a class="tag" id="tag491" href="#note491">[491]</a>, fra cui non ultimo Cicerone,
+il quale si riaccinse a scagliare contro Gabinio tutti i
+fulmini della sua eloquenza<a class="tag" id="tag492" href="#note492">[492]</a>. Ma i nuovi processi
+seguirono un andazzo ed ebbero un esito assai diverso
+dal precedente<a class="tag" id="tag493" href="#note493">[493]</a>. Lentulo, suo accusatore nel processo
+<i>de maiestate</i>, apparve da ultimo<a class="tag" id="tag494" href="#note494">[494]</a> così remissivo da
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+suscitare persino in Cicerone il dubbio che avesse subìto
+la pericolosa influenza di Pompeo<a class="tag" id="tag495" href="#note495">[495]</a>. La giuria
+venne corrotta dalle enormi somme dispensate da Gabinio
+e dalle raccomandazioni del solito Pompeo<a class="tag" id="tag496" href="#note496">[496]</a>.
+L’opinione pubblica fu turbata dall’oscura minaccia
+di una prossima dittatura<a class="tag" id="tag497" href="#note497">[497]</a>, e Gabinio tornava trionfalmente
+assolto del reato di lesa maestà con voti 38
+contro 32<a class="tag" id="tag498" href="#note498">[498]</a> (fine dell’ottobre 54)<a class="tag" id="tag499" href="#note499">[499]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La sentenza portava, come suo motivo, una strana interpetrazione
+del responso della sibilla, la quale avrebbe
+alluso ad altri tempi e ad altri re egizi, nè prescriveva
+condanna alcuna contro l’imputato<a class="tag" id="tag500" href="#note500">[500]</a>. Ma, se tale argomento
+ebbe la virtù di convincere i giudici, non scosse
+d’un punto l’opinione e la superstizione della maggioranza
+del pubblico, spettatore del dibattimento. La
+notizia di tanta enormità provocò un tumulto, ed i giudici,
+così audaci nell’averla perpetrata, affidarono adesso
+la loro salvezza alla fuga, scampando a stento all’indignazione
+popolare<a class="tag" id="tag501" href="#note501">[501]</a>. Ma, strana ironia della sorte, il
+terzo processo <i>de repetundis</i>, i cui auspici si presentavano
+assai più favorevoli che nei precedenti, doveva
+da ultimo subire l’esito più infelice.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+</p>
+
+<p>
+Esso si era dovuto rimandare stante le condizioni
+di salute del pretore incaricato dell’istruzione<a class="tag" id="tag502" href="#note502">[502]</a>, e,
+quando il processo ottenne il suo turno, Gabinio,
+oltre a trovarsi in certo modo garantito dall’esito
+brillante dell’altro <i>de maiestate</i>, potea contare a favor
+suo l’acquisto del già non disagevolmente placato Cicerone,
+che gli si apprestava quale patrocinatore<a class="tag" id="tag503" href="#note503">[503]</a> e la
+presenza di Pompeo, che si era affrettato ad intervenire
+al giudizio ed a perorare innanzi al popolo radunato
+la causa del suo protetto, leggendovi le lettere speditegli
+da Cesare in favore di quest’ultimo. Ma l’odiosità della
+causa<a class="tag" id="tag504" href="#note504">[504]</a>, lo zelo eccessivo di Pompeo, il nauseante
+voltafaccia di Cicerone<a class="tag" id="tag505" href="#note505">[505]</a>, e fors’anco una tal quale
+negligenza di Gabinio, già sicuro del fatto suo, nell’accaparrarsi
+la benevolenza dei giudici, cogli argomenti
+più solidi della corruzione, pare abbiano concorso
+gravemente a farne abortire le speranze. Gabinio infatti,
+scampato a tante più gravi situazioni, colpito da condanna,
+non ostante si fosse abilmente difeso, allegando
+a motivo della sua spedizione il timore di un accordo
+tra la flotta egizia e le galere dei corsari, fatale in
+caso di successo alla sua provincia<a class="tag" id="tag506" href="#note506">[506]</a>, nonchè, a giustificazione
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+della medesima, la clausola dell’<i>imperium
+infinitum</i>, contenuta nella legge, che l’aveva investito
+della luogotenenza della Siria; e, benchè avesse insistito
+nell’affermare di non avere ricevuto altro denaro, se
+non quanto era occorso a indennizzarlo delle spese<a class="tag" id="tag507" href="#note507">[507]</a>,
+veniva adesso costretto a pigliare la via dell’esilio<a class="tag" id="tag508" href="#note508">[508]</a> (54).
+</p>
+
+<h3 id="cap9-11">XI.
+<span class="smaller">La società romana
+contemporanea.</span></h3>
+
+<p>
+Siamo pervenuti al periodo più caratteristico di quella
+nuova società romana, che Giugurta, il quale ne aveva
+intravisto soltanto gli esordi, e nella cui fantasia tutto
+albergava, tranne l’ipotesi di una questione alessandrina
+e di un processo gabiniano, marchiò colla frase scultoria,
+lanciata alle porte della metropoli: «<i>Tu venderesti te
+stessa, se trovassi un compratore</i>»<a class="tag" id="tag509" href="#note509">[509]</a>. La gran maggioranza
+degli storici spiegano tanto travolgimento di
+coscienze coll’infelice tautologia di una corruzione morale,
+di cui ci sarebbero sconosciuti i motivi prossimi
+e remoti. In realtà, la società romana raccoglieva adesso,
+e a piene mani, i frutti di quella politica, nel cui vortice,
+per ragioni particolari, l’aveva lanciata la classe
+detentrice del suo governo. La corruzione morale
+era il contracolpo di un radicale perturbamento di
+tutti gli antichi rapporti sociali e del tenore di vita,
+<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
+che ai cittadini imponevano le nuove, mutate condizioni
+circostanti. Le guerre senza interruzione avevano rovinato
+la media e la piccola proprietà terriera, precipitandole
+nel baratro del pauperismo, costringendole a
+vivere di elemosine e a sollecitarle con insinuazioni e
+con insolenze.
+</p>
+
+<p>
+Destituita d’ogni risorsa industriale, l’antica republica
+di agricoltori si era, contemporaneamente, per mezzo di
+un’altra classe di cittadini, gli <i>equites</i>, che alle prime
+avvisaglie, avevano fatto in tempo a salvare dalla crisi
+agricola i loro capitali, gettata al saccheggio delle province,
+mentre l’alta aristocrazia della terra, i possessori
+dei latifondi, i candidati al consiglio senatorio, riscotevano
+le rendite dei loro possessi mostruosi, impinguati
+dal sudore degli schiavi, e, di fatto, se non di nome,
+gareggiavano coi primi nell’espoliazione del pubblico
+demanio, i così detti <i>praedia populi romani</i>.
+</p>
+
+<p>
+«Compagni e forieri della mutata vita economica
+erano stati i nuovi andazzi dei costumi, delle fogge,
+delle maniere di vita. Con l’eco delle vittorie e con
+l’oro dei vinti erano penetrati in Roma, a frotte, tutta
+la corrotta genia dei parassiti, tutto quel nugolo di
+artefici della corruzione, che si erano schiusi dal seno
+della decadente civiltà greca, ed al rustico Lazio
+apportavano i più raffinati amminicoli di un’età più
+corrotta, tutti i più fieri veleni della vita, larvati
+sotto le più liete apparenze. L’elemento greco certamente
+aveva avuto sempre a mezzo delle colonie
+italiche contatto con la vita romana, e non aveva
+potuto non esercitarvi la sua azione, ma ora addirittura
+v’irruppe, e con le sue correnti meno sane, fatte per
+<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
+giunta tramite» della «corrotta vita orientale»<a class="tag" id="tag510" href="#note510">[510]</a>.
+Tutti gli effetti di una vittoria sfrenata, di un bottino
+senza contrasti, una febbre d’oro di piaceri, di seduzioni
+avea invaso l’esercito trionfatore dei morigerati cittadini
+del Lazio. Pena la morte o la disfatta, i partiti e gli uomini
+politici non poterono più, nelle lotte d’ogni giorno,
+trascurare tante nuove quantità e consuetudini, il cui
+maneggio bastava da solo a decidere della vittoria o
+della sconfitta. Poveraglie cenciose, schiavi emancipati,
+impotenti od ignari dei lavori concessi ai liberi, stranieri
+ingordi di rapine e pronti, al pari dei succitati,
+ad arrolarsi, quali bravi o mercenari, al servizio dei
+candidati e degli uomini politici del tempo, vagavano,
+come orde fameliche, cui bisognava saldare i conti
+prima di tentare l’agone della vita pubblica<a class="tag" id="tag511" href="#note511">[511]</a>. Ogni
+elezione era quindi una voragine pei candidati, un
+incendio di debiti nuovi, che il posto da conseguire
+doveva colmare ed estinguere coi rivoli infiniti delle
+dilapidazioni provinciali. «La corruzione elettorale e la
+dilapidazione delle province erano come i due estremi
+di una linea, che, ripiegandosi su se stessa, formava
+un circolo chiuso e il più vizioso che mai fosse.
+</p>
+
+<p>
+«Si corrompeva per ottenere la carica, e si voleva
+la carica per fare una fortuna»<a class="tag" id="tag512" href="#note512">[512]</a>. E la fortuna da
+<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
+conquistare era tanto più pericolosa quanto più grande,
+come quella che riscoteva i reclami dei dilapidati, le
+invidie e gli odii degli avversari, pronti a tradursi in
+altrettanti processi, nuova fonte di sperpero e di corruzione.
+Come infatti, prima dell’elezione facea d’uopo
+comperare gli sgherri e gli elettori, occorreva adesso
+comperare il pubblico, i giudici e gli accusatori, pena
+ineluttabile, in caso d’insuccesso, l’interdizione dei pubblici
+uffici, equivalente all’interdizione del pubblico
+espoliamento.
+</p>
+
+<p>
+Tali erano alcuni soltanto dei frutti della trascorsa
+politica imperialista del senato romano, che storici e
+retori esaltano quale capolavoro di sapienza stataria, e
+che invece, originata, come abbiamo visto<a class="tag" id="tag513" href="#note513">[513]</a> da gretti
+interessi di classe, terminava per inabissare, sotto le sue
+conseguenze, il mondo conquistato ed i conquistatori.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-12">XII.<a class="tagtitle" id="tag514" href="#note514">[514]</a>
+<span class="smaller">Il processo di C. Rabirio
+Postumo; l’accusa; la pena.</span></h3>
+
+<p>
+Frattanto neanche la condanna di Gabinio avea chiuso
+la serie delle conseguenze della questione alessandrina.
+Diretto contracolpo ne fu un processo contro un personaggio,
+rimasto, durante i fatti precedenti, nell’ombra,
+ma che pur troppo avea avuto gran parte nella loro pratica
+attuazione.
+</p>
+
+<p>
+Era questi un cavaliere romano, C. Rabirio Postumo.
+Seguendo la carriera del padre, egli avea partecipato a
+moltissime delle speculazioni e delle imprese dei pubblicani.
+Avea ottenuto appalti nelle province, era stato
+<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
+largo d’imprestiti a popoli e a monarchi, e, per sua
+malaventura, fra i re, che ne avevano chiesto i favori,
+s’era imbattuto in Tolomeo Aulete<a class="tag" id="tag515" href="#note515">[515]</a>. I primi suoi imprestiti
+a quest’ultimo rimontavano ad una data anteriore
+alla venuta di lui a Roma. Dopo quel tempo essi non
+erano stati continuati con minore zelo, anzi Postumo vi
+avea impiegato, non solo i propri, ma eziandio i capitali
+dei suoi amici. E, quando Aulete, come vedemmo, era
+ripartito definitivamente da Roma per Efeso, nuovo danaro
+gli era stato rimesso, in seguito a più di una scrittura,
+rogata in casa di Pompeo<a class="tag" id="tag516" href="#note516">[516]</a>. Non avendo riscosso
+nulla di tante somme sborsate, Postumo si era più tardi
+acconciato a recarsi alla corte di Aulete, in qualità di
+amministratore delle finanze dello stato (διοικητής)<a class="tag" id="tag517" href="#note517">[517]</a>,
+nella speranza di rifarsi di tanti crediti inestinti. Ma,
+disgraziatamente, anche adesso, avea dovuto sopportare
+tutta la bieca ferocia, di cui più volte s’era dimostrato
+capace il re d’Egitto. Era stato costretto a vedersi imprigionare
+i più fedeli compagni, e, privo dell’ultimo resto
+delle proprie sostanze, avea dovuto fuggire dal regno<a class="tag" id="tag518" href="#note518">[518]</a>.
+Dopo di che, a detta di Cicerone, se non fosse stato il
+soccorso di Cesare, egli non avrebbe potuto più mantenersi
+nel rango sociale ereditato dalla propria famiglia<a class="tag" id="tag519" href="#note519">[519]</a>.
+Come se ciò non bastasse, in grazia dell’insolvibilità
+di Gabinio, egli era stato quindi citato in giudizio da
+<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
+C. Memmio, uno degli antichi accusatori di quest’ultimo<a class="tag" id="tag520" href="#note520">[520]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Il crimine, che gli s’imputava era il medesimo, per
+cui già era stato condannato Gabinio, un crimine di
+concussione<a class="tag" id="tag521" href="#note521">[521]</a>. L’ex-proconsole della Siria non aveva
+coi propri beni potuto saldare la multa, di cui era
+stato ritenuto passibile, e, giusta un articolo della legge
+<i>Iulia de repetundis</i>, il residuo del debito avrebbe dovuto
+essere colmato da colui, che, come Rabirio, nella qualità
+di ministro delle finanze in Egitto, avea procurato
+ed esibito il denaro, necessario alla consumazione del
+crimine, falcidiandone, come era presumibile, una parte
+nel proprio, esclusivo interesse<a class="tag" id="tag522" href="#note522">[522]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Questo il pernio dell’accusa. Intorno ad esso però ne
+gravitavano delle altre non meno acerbe ed infamanti.
+</p>
+
+<p>
+Sosteneva infatti l’accusatore: 1) le somme sborsate
+in Roma da Postumo ad Aulete essere valse a corrompere
+il senato<a class="tag" id="tag523" href="#note523">[523]</a>, sì che, fra l’altro, poco o nulla s’era per
+esse concluso dall’inchiesta aperta sulla tragica fine dell’ambasceria
+alessandrina; 2) Postumo avere, mirando
+al proprio interesse, sospinto, per via di danaro, Gabinio
+a restituire sul trono Tolomeo Aulete, violando così
+il tassativo disposto del senato e l’ammonimento dei libri
+sibillini; 3) lui stesso, cittadino romano, essersi abbassato
+a funzionare da ministro di un re straniero<a class="tag" id="tag524" href="#note524">[524]</a>,
+e, quel che più monta, avere, in tale ufficio, mirato,
+<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
+anzichè a servire fedelmente il monarca, ad accumulare
+ricchezze in pro di se medesimo<a class="tag" id="tag525" href="#note525">[525]</a>.
+</p>
+
+<p>
+La pena, come nel precedente processo, variava dall’esilio
+alla interdizione dei diritti politici<a class="tag" id="tag526" href="#note526">[526]</a>, e, come
+per Gabinio, sotto le pressioni di Pompeo, il difensore
+ne era M. Tullio Cicerone<a class="tag" id="tag527" href="#note527">[527]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-13">XIII.
+<span class="smaller">La difesa di Cicerone.</span></h3>
+
+<p>
+La principale tra le difese di quest’ultimo volse sull’interpetrazione
+del capoverso della legge <i>Iulia</i>, che
+implicava nelle reti del processo precedente il malcapitato
+cavaliere.
+</p>
+
+<p>
+— Anzi tutto, opponeva il difensore, Postumo non
+è, a tenor di legge, di nulla imputabile perchè, nè,
+in genere, nel processo di Gabinio, nè tanto meno nella
+conseguente <i>litis aestimatio</i><a class="tag" id="tag528" href="#note528">[528]</a>, egli è stato citato come
+imputato o come testimone, nè mai vi si è udito
+menzionare il di lui nome, il che, giusta la consuetudine
+giudiziaria, avrebbe dovuto essere richiesto, perchè Postumo
+potesse venire imputato<a class="tag" id="tag529" href="#note529">[529]</a>, e non già in un giudizio
+<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
+distinto, sibbene in quello medesimo, tenuto per
+il reo principale<a class="tag" id="tag530" href="#note530">[530]</a>. Ma, aggiungeva Cicerone, data l’imputabilità
+di Rabirio, come individuo, non ne consegue
+la possibilità di una condanna, dappoichè la legge <i>Iulia</i>
+non è applicabile all’ordine degli <i>equites romani</i><a class="tag" id="tag531" href="#note531">[531]</a> —.
+</p>
+
+<p>
+Se non che, tali argomentazioni non bastavano a
+separare la causa di Postumo dall’altra di Gabinio, ed
+è perciò che Cicerone insiste su questo punto con tutto
+il calore, di cui egli è capace.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò che Gabinio avea fatto, obbiettava il difensore
+contro la seconda delle accuse appendicolari gravanti sul
+proprio patrocinato, è unicamente imputabile all’opinione
+di Gabinio medesimo, nè l’accusa di corruzione, volutamente
+esercitata da Postumo, rimane al di sopra di una
+pura ed illogica diceria<a class="tag" id="tag532" href="#note532">[532]</a>. I citati testimoni alessandrini
+hanno lodato Gabinio, il che implicitamente ridonda ad
+onore di Postumo, a meno che non si voglia lodare colui,
+per il quale fu raccolto il danaro, e biasimare chi materialmente
+lo raccolse<a class="tag" id="tag533" href="#note533">[533]</a>. Essi medesimi, nel processo
+di Gabinio, negarono che a costui fosse stata offerta
+mercede alcuna, e Pompeo ebbe allora a testimoniare
+averlo il re assicurato nessun’altra somma al proconsole
+della Siria essere stata esibita se non quella necessaria
+alla spedizione. Come potersi quindi credere ora ai medesimi,
+quando affermano che parte di codesto inesistito
+mezzo di corruzione sia rimasto nelle mani di Rabirio<a class="tag" id="tag534" href="#note534">[534]</a>?&nbsp;—
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
+</p>
+
+<p>
+Liberata così la causa di quest’ultimo dal processo
+Gabiniano, Cicerone tenta svincolarla dalle rimanenti
+quistioni, cui l’accusatore l’aveva strettamente connessa.
+</p>
+
+<p>
+— L’accusa di aver partecipato alla corruzione dell’assemblea
+senatoria, dichiara Cicerone, nè è questo — a
+rigor di legge — il luogo in cui possa venire dibattuta,
+nè è congiunta con la causa di Postumo, sprovvisto
+di mezzo alcuno per prevedere l’uso, che dei propri
+imprestiti avrebbe fatto Aulete, non già nemico, ma
+alleato di Roma, dalla quale avea riscosso l’affidamento
+della restituzione sul trono. Sarebbe curioso, obbietta
+di nuovo il difensore, condannare, non già chi trafisse,
+sibbene chi ebbe l’infelice idea di fabbricare la spada<a class="tag" id="tag535" href="#note535">[535]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Nè può egualmente il cavaliere Postumo venire accusato
+di essersi moralmente compromesso per aver servito
+il re egizio. Certo tale decisione fu stolta, ma Postumo
+vi ricorse per saldare da sè i crediti ch’egli
+vantava con Aulete, a tutto intenzionato piuttosto che a
+soddisfarli. Data la mala volontà di quest’ultimo, altro
+dilemma non rimaneva se non quello di vestire il pallio
+per tornare togato a Roma, o rimanere in questa per
+rimetterci le possibilità della toga<a class="tag" id="tag536" href="#note536">[536]</a>. Chi può del
+resto, aggiungeva il difensore, affermare che l’amministrazione
+di Postumo abbia peccato di disonestà?
+Duplice era la via di guadagno: o, riscotendo i tributi,
+ritenerne la consueta percentuale, e in ciò nulla
+di men che corretto; o frodare nella esazione e nella
+consegna della somma promessa a Gabinio, e ciò è in
+contraddizione colla mercede di 10000 talenti, che l’accusatore,
+<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
+fondandosi sul processo di Gabinio, ritiene promessi
+e pervenuti per intero a quest’ultimo<a class="tag" id="tag537" href="#note537">[537]</a>.
+</p>
+
+<p>
+L’accusa poi che Postumo, con tutta la sua ostentata
+indigenza, possegga e celi delle ricchezze è destituita
+d’ogni fondamento e contraddice alla misera fine della
+di lui gestione in Egitto. Chi narrò di navi noleggiate
+per suo conto a Pozzuoli, fra cui una, che alle
+dimensioni apparve la depositrice del tesoro, chi intravide
+merci preziose, celate sotto carte e pannolini e
+simili bazzecole, non si fondò che su vane e inattendibili
+dicerie —.
+</p>
+
+<p>
+E così, forte dell’assenza quasi completa di prove,
+Cicerone entra nell’ampio torrente della perorazione,
+rammentando come la disgrazia del danaro prestato sia
+da sola sufficiente a costituire la peggiore delle condanne,
+enumerando le sciagure, di cui Rabirio era stato parte
+e spettatore ad Alessandria, la stima e la generosità,
+di cui era stato fatto segno da Cesare, invocando la
+solidarietà degli <i>equites</i>, allora, giusta la legge Aurelia<a class="tag" id="tag538" href="#note538">[538]</a>,
+membri del tribunale giudicante, solleticando
+coi frequenti accenni alla propria autorità l’ordine
+senatorio, cui egli si dichiarava onorato di appartenere,
+e chiedendo, per tutto ciò, l’assoluzione dell’imputato.
+</p>
+
+<p>
+Riescì Postumo assolto?
+</p>
+
+<p>
+Nessuna notizia ci è pervenuta sul proposito ed il silenzio
+è pari all’arditezza di qualsiasi supposizione. Qualunque
+però sia stato l’esito del processo, nessuno degli argomenti
+difensivi poteva, a rigor di termini, vantare
+<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
+un valore meno che causidico, e tutta l’orazione, quando
+non sonò puro appello alla sensibilità dei giudicanti,
+rimase nella bassa sfera dei doveri d’ufficio del difensore.
+La causa di Postumo era moralmente e logicamente
+inseparabile da quella di Gabinio, e Cicerone era troppo
+bene informato della colpabilità di quest’ultimo per
+potersi con coscienza afferrare alla contraddizione dei
+legati alessandrini, e, peggio ancora, alla testimonianza di
+Pompeo. Nè era egualmente possibile svincolare la causa
+di Postumo da quella della corruzione del senato, chè il
+primo avea avuto tempo di sincerarsi della fine dei
+propri imprestiti<a class="tag" id="tag539" href="#note539">[539]</a>, e la legge <i>Iulia de repetundis</i> poteva,
+oltre ai diretti, permettersi di colpire i più remoti responsabili,
+anche se semplici privati<a class="tag" id="tag540" href="#note540">[540]</a>. Le giustificazioni
+poi circa i motivi dell’ufficio, da Rabirio spontaneamente
+assunto ad Alessandria, ne attenuavano,
+ma non giustificavano la colpabilità, e, peggio ancora,
+cozzavano contro l’ipotesi d’intendimenti onesti nell’amministrazione,
+che l’imputato aveva intrapreso<a class="tag" id="tag541" href="#note541">[541]</a>. La
+causa, poteva <i>a priori</i> dirsi irrimediabilmente perduta, e
+a Cicerone nulla era necessario attendere per convincersi
+della colpabilità del proprio cliente<a class="tag" id="tag542" href="#note542">[542]</a>. Ciò non ostante,
+come ad ogni passo della sua vita, preferì sacrificare sugli
+altari dell’opportunismo più ingenuo e dei <i>matchs</i> oratorii
+<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
+più fanciulleschi la sua facondia e la sua reale
+onestà, e di altro non possiamo dichiararci addolorati
+se non del fitto buio, che ai nostri occhi ricopre l’esito
+di questo, non ultimo fra i suoi malaugurati <i>tours
+de force</i><a class="tag" id="tag543" href="#note543">[543]</a>.
+</p>
+
+<h3 id="cap9-14">XIV.
+<span class="smaller">Cronologia del dibattimento.</span></h3>
+
+<p>
+Rimane la questione della cronologia del dibattimento.
+</p>
+
+<p>
+L’unico accenno alla medesima, contenuto nell’unica
+fonte rimastaci, l’orazione ciceroniana, si è il richiamo
+ad uno dei più notevoli eventi politici del tempo, la
+minacciata demolizione della potenza di Giulio Cesare<a class="tag" id="tag544" href="#note544">[544]</a>,
+in nome del quale il difensore ricerca le ultime vie della
+coscienza dei giudici. Se non che, di minacciate demolizioni
+del proconsole delle Gallie, per opera di avversari
+e di amici, se ne ebbero a contare più d’una dall’anno
+ormai trascorso dell’ultimo processo di Gabinio,
+cui, quello di Postumo si ricollega quale appendice, all’altro
+della sua rottura finale con gli <i>optimates</i> (49), e,
+peggio ancora, alla di lui morte (44). Occorrono quindi
+ulteriori considerazioni per poter fissare con approssimativa
+sicurezza la cronologia del giudizio, che direttamente
+ci riguarda.
+</p>
+
+<p>
+Esso, anzitutto, data l’intonazione della difesa, ci
+si rivela vicinissimo all’altro di Gabinio; ma, quel
+che più importa, gli ultimi capitoli dell’orazione
+accennano chiaramente a un periodo di intima riconciliazione
+dell’oratore con Cesare<a class="tag" id="tag545" href="#note545">[545]</a>. Or bene, i periodi
+<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
+di simpatia fra i due uomini sono molto meno numerosi
+degli altri delle svariate ostilità contro il proconsole
+delle Gallie. Infatti nè possiamo più trovarne traccia
+durante o dopo la guerra contro Pompeo, nè fra il 53
+e il 49, nel qual periodo di tempo Cicerone si chiuse
+in una completa parsimonia di giudizi e di decisioni,
+pari alla incertezza, che allora lo dominava. Gli anni,
+dunque, che ci rimangono, vengono costituiti dal biennio
+54-53, e nel 54, a noi ampiamente noto come
+quello della luna di miele degli amori cesaro-ciceroniani,<a class="tag" id="tag546" href="#note546">[546]</a>,
+ci apparisce ragionevole collocare il giudizio,
+che, per sua mala ventura, ebbe a subire Rabirio
+Postumo.
+</p>
+
+<p>
+Così si chiudeva l’era più drammatica delle relazioni
+di Roma con l’Egitto, che, per due anni, aveva
+in maniera anormale tempestato la vita politica romana,
+provocandovi una crisi, che solo poteva stare
+a fronte dell’altra, avvenuta in sugl’inizi della guerra
+giugurtina. Gli uomini ed i partiti vi si erano buttati
+a capofitto, l’uno contro l’altro, per sfruttare con interessi
+opposti la situazione, e, quando, dopo tanto
+affacendarsi, Tolomeo Aulete potè credersi tranquillo
+sul trono d’Alessandria, non ebbe certo l’intuito di
+prevedere ch’egli avea concorso a sollevare una tempesta,
+di cui, tra non guari, la sua dinastia ne avrebbe
+subito, e fatalmente, il contracolpo.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span></p>
+
+<h2 id="cap10">CAPITOLO X.
+<span class="smaller"><span class="smcap">Alla vigilia della spedizione di Giulio Cesare.
+Epilogo</span> (53-50).</span></h2>
+</div>
+
+<h3 id="cap10-1">I.
+<span class="smaller">L’ultimo strascico
+della questione
+alessandrina.</span></h3>
+
+<p>
+Il nostro racconto ormai volge alla fine. L’ultima
+eco della venuta di Tolomeo Aulete a Roma, fu l’uccisione
+dei due figli di M. Calpurnio Bibulo — il senatore
+che noi già abbiamo notato avverso a Pompeo,
+e, quindi, alla spedizione di Gabinio — avvenuta in
+Egitto durante il proconsolato del padre in Siria (50),
+per opera di quei soldati medesimi, che Gabinio aveva
+lasciato a guardia di Aulete contro le possibili
+rivolte degli Alessandrini<a class="tag" id="tag547" href="#note547">[547]</a>. Più tardi Cleopatra,
+la futura regina, la favorita di Cesare, probabilmente
+indettata dall’astuzia politica del suo amante, spedirà
+al vedovo padre i colpevoli perchè questi potesse
+prenderne la dovuta vendetta. Ma, egregio esempio
+di scrupolosa legalità, la storia avrà a registrare
+<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
+la moderazione del senatore romano, per cui questi rimandò
+i prigionieri in Egitto, dicendo che non a lui,
+sibbene al tribunale competente, il senato, spettava
+il giudizio sul loro misfatto.
+</p>
+
+<p>
+Noi non conosciamo se la questione abbia avuto seguito,
+ma, anche se così fosse avvenuto, essa rientra
+in una fase cronologica, che esorbita dai limiti della
+nostra trattazione.
+</p>
+
+<h3 id="cap10-2">II.
+<span class="smaller">Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti
+politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo.</span></h3>
+
+<p>
+Nuovi destini erano, con la reggenza di Cleopatra,
+già toccati all’Egitto, e il duello ad armi invisibili, che,
+da due secoli e mezzo, esso combatteva con Roma aveva
+avuto la sua catastrofe colla sommissione piena ed intera
+della monarchia dei Lagidi. Colla spedizione infatti di
+Gabinio, con il presidio da questo largito al paese,
+Roma, senza saperlo, aveva affondata la sua zampa di
+leone nel cuore dell’impero dei Tolomei. E l’ultimo
+principe semi-indipendente della regione con un’incoscienza,
+che più non meritava attenuanti, avea dato di
+mano a rincrudire le ferite, che non avea saputo evitare
+alla sua patria. Aulete morente avea scongiurato
+il popolo romano a voler rendersi (facile sacrifizio!) esecutore
+del suo testamento, copia del quale egli avea
+curato di spedire a Roma, così come il senato di depositare
+nelle mani di Pompeo<a class="tag" id="tag548" href="#note548">[548]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Quella valle remota, dove un principe doveva a Roma,
+anzi a un romano, Pompeo, e trono e vita, donde potevasi
+reclutare ancora una riserva di soldati della
+<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
+republica<a class="tag" id="tag549" href="#note549">[549]</a>, sarebbe fra breve, come tutto l’oriente e
+l’occidente, divenuta palestra della prossima guerra
+civile fra Cesare e Pompeo, ch’era anche la definitiva
+fra la nobiltà romana e le classi inferiori della popolazione.
+</p>
+
+<p>
+Allorchè quest’ultimo, dopo averne esaurito le risorse,
+navigò, come ad estremo approdo, verso l’Egitto, a
+rifugiarsi sotto le ali della potenza Lagida, il fato della
+monarchia Tolomaica fu segnato per sempre. Invano
+si tentò bruciare l’ultima cartuccia, allorchè l’ultimo dei
+Lagidi, continuando la politica della sua corte, immolò
+sugli altari della gloria del vincitore il capo del fuggiasco
+generale. L’ex-proconsole delle Gallie, l’autore
+della legge agraria di Servilio Rullo, il corifeo di quel
+partito democratico, che da venti anni sosteneva l’annessione
+piena ed intera dell’Egitto, non aveva più
+assemblee senatorie con cui fare i conti, nè motivi per
+continuare nell’opportunismo e nella transigenza; e,
+dalla rada di Alessandria, dalle lagrime sparse sul
+mozzo capo del nemico, spiegata la pompa eloquente
+delle insegne consolari, passò ad installarsi nella magione
+dei Tolomei. Nove mesi ancora e tutto l’Egitto sarebbe
+caduto nelle sue mani<a class="tag" id="tag550" href="#note550">[550]</a>.
+</p>
+
+<p>
+Giammai, quasi senza colpo ferire, aveva Roma ultimato
+impresa più ricca di utili materiali. L’immenso
+patrimonio egizio di vantaggi naturali, industriali, commerciali
+e pecuniari, come fiumana di cui si fosse spostata
+<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
+l’incanalazione, veniva a riversarsi dall’Africa
+in Italia. La chiave fatata dei suoi tesori era stata
+ritolta all’Oriente, e, come da Cartagine, dalla Grecia,
+dalla Sicilia, rivoli infiniti d’oro e di gemme sarebbero
+affluiti a smorzare l’inedia dei pezzenti e a colmare
+i debiti e lo spreco degli epuloni della capitale d’Italia.
+La politica di vampirismo cosmopolita, verso cui l’oligarchia
+romana aveva, fin dalla terza delle guerre puniche,
+indirizzato decisamente i suoi sudditi, e delle cui
+conseguenze era stata costretta ad atterrirsi, aveva, per
+le necessità medesime del conseguito svolgimento della
+società romana, rintracciato il più fedele dei suoi continuatori
+nel più tremendo ed implacabile dei democratici.
+Con Giulio Cesare, salvo transitorie mutazioni, il circolo
+della sua storia era chiuso: ai suoi due capi rilucevano
+foscamente l’incendio di Cartagine del 146 e quello di
+Alessandria del 49.
+</p>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="somm">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
+</p>
+
+<h2><a id="indice" href="#indfront">
+SOMMARIO</a></h2>
+
+<table class="indice">
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Prefazione</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_iii">pag. III</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo I.</span> — <i>Roma e l’Egitto nel III.º secolo a. C.</i> — <a href="#cap1-1">I.</a> L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio. L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo politico; arti e scienze. <a href="#cap1-2">II.</a> Agricoltura in Roma durante la repubblica; industrie; decadenza dell’agricoltura; pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca dei due stati. <a href="#cap1-3">III.</a> Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici; motivi economici. <a href="#cap1-4">IV.</a> Alleanza romano-egiziaca (273). <a href="#cap1-5">V.</a> Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica. <a href="#cap1-6">VI.</a> Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace (238-5). <a href="#cap1-7">VII.</a> L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra annibalica (216). <a href="#cap1-8">VIII.</a> Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad Annibale. <a href="#cap1-9">IX.</a> Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel secondo periodo della guerra annibalica. <a href="#cap1-10">X.</a> Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica. <a href="#cap1-11">XI.</a> Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra annibalica e preparativi per l’avvenire (201)</td> <td class="pag"><a href="#cap1">1</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo II.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la 2.ª guerra macedonica e la I.ª siriaca</i> (200-189) — <a href="#cap2-1">I.</a> Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria. <a href="#cap2-2">II.</a> Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº. <a href="#cap2-3">III.</a> La politica estera e le classi sociali romane. <a href="#cap2-4">IV.</a> L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la Macedonia. <a href="#cap2-5">V.</a> Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. <span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> Conquista macedone dei medesimi. <a href="#cap2-6">VI.</a> <i>Ultimatum</i> di Roma a Filippo di Macedonia. I primi due anni della seconda guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra. Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi da parte di Roma. <a href="#cap2-7">VII.</a> Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui territori egiziani nell’Asia e nell’Asia Minore. <a href="#cap2-8">VIII.</a> Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma. <a href="#cap2-9">IX.</a> I Romani ed Antioco. <a href="#cap2-10">X.</a> T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco (194-3). <a href="#cap2-11">XI.</a> Nuove pratiche. <a href="#cap2-12">XII.</a> Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da parte dei Romani durante codeste trattative. <a href="#cap2-13">XIII.</a> Nuova ambasceria egiziana (191). <a href="#cap2-14">XIV.</a> Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana. <a href="#cap2-15">XV.</a> Nuove trattative di pace (190). <a href="#cap2-16">XVI.</a> Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti egiziani asiatici. <a href="#cap2-17">XVII.</a> Ragioni del contegno egoistico di Roma</td> <td class="pag"><a href="#cap2">28</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo III.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la V.ª guerra siro-egiziaca</i> (180-68). — <a href="#cap3-1">I.</a> Tutela romana su Tolomeo Filometore? <a href="#cap3-2">II.</a> Ambasceria romana in Oriente, e preludi di una terza guerra macedonica (173). <a href="#cap3-3">III.</a> Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi a Roma. <a href="#cap3-4">IV.</a> Svogliato intervento del senato. <a href="#cap3-5">V.</a> L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata ambasceria al senato romano (170). <a href="#cap3-6">VI.</a> Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra macedonica. <a href="#cap3-7">VII.</a> Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. L’azione conciliatrice di Roma (168). <a href="#cap3-8">VIII.</a> Seconda invasione di Antioco in Egitto (168). IX. Fine della guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina. Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e l’Oriente rispetto a Roma nel 167 a. C.</td> <td class="pag"><a href="#cap3">61</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo IV.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la guerra civile fra Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete II.º</i> (168-151). — <a href="#cap4-1">I.</a> Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma. <a href="#cap4-2">II.</a> La querela di Evergete in senato. Decisioni senatorie. <a href="#cap4-3">III.</a> L’ambasceria <span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> romana ed Evergete alla volta dell’Egitto. <a href="#cap4-4">IV.</a> Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione della Libia e della Cirenaica contro Evergete. La condotta dell’Egitto. <a href="#cap4-5">V.</a> Nuova discussione in senato. Il senato contro Filometore. Guerra civile in Egitto. Evergete di nuovo a Roma (154). <a href="#cap4-6">VI.</a> Nuovo decreto del senato. Suo platonismo. <a href="#cap4-7">VII.</a> Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal 161 al 154. <a href="#cap4-8">VIII.</a> Esito della guerra civile d’Egitto. Sua cronologia. <a href="#cap4-9">IX.</a> Nuova astensione del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere di Roma. <a href="#cap4-10">X.</a> Ragioni della simpatia del senato verso Evergete</td> <td class="pag"><a href="#cap4">73</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo V.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 152 al 116.</i> — <a href="#cap5-1">I.</a> L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto in favore del protetto da Roma. <a href="#cap5-2">II.</a> Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria (147). <a href="#cap5-3">III.</a> L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma. <a href="#cap5-4">IV.</a> Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto. <a href="#cap5-5">V.</a> La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio Catone il censore. <a href="#cap5-6">VI.</a> L’iscrizione di Delo. <a href="#cap5-7">VII.</a> Scipione Emiliano in Egitto (135)</td> <td class="pag"><a href="#cap5">88</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo VI.</span> — <i>Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº a quella di Tolomeo Alessandro IIº</i> (116-81). — <a href="#cap6-1">I.</a> Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94). Quistione cronologica. Quistione topografica. <a href="#cap6-2">II.</a> La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto. <a href="#cap6-3">III.</a> Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in Egitto (96). <a href="#cap6-4">IV.</a> Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81). L’Egitto testato al popolo romano? (81). <a href="#cap6-5">V.</a> Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità. Ragioni del fatto</td> <td class="pag"><a href="#cap6">103</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo VII.</span> — <i>Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro IIº al riconoscimento di Tolomeo Aulete.</i> (81-59). <a href="#cap7-1">I.</a> Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del fatto. <a href="#cap7-2">II.</a> Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi <span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> Aulete e sua assunzione al trono. <i>Optimates</i> e <i>populares</i> rispetto alla questione egizia. <a href="#cap7-3">III.</a> Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67). <a href="#cap7-4">IV.</a> Imparentamento della casa egizia con Mitridate. <a href="#cap7-5">V.</a> Roma eredita tutta la Libia (65). <a href="#cap7-6">VI.</a> La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto. (64). <a href="#cap7-7">VII.</a> Pompeo in Oriente e l’Egitto (63). <a href="#cap7-8">VIII.</a> I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo XIIIº riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo XIIIº alleato (59)</td> <td class="pag"><a href="#cap7">117</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo VIII.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 59 al 57. La spedizione contro Cipro.</i> — <a href="#cap8-1">I.</a> Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone. <a href="#cap8-2">II.</a> La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone. <a href="#cap8-3">III.</a> Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro. <a href="#cap8-4">IV.</a> Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica. <a href="#cap8-5">V.</a> Il ritorno (56). <a href="#cap8-6">VI.</a> L’ordinamento politico di Cipro (56). <a href="#cap8-7">VII.</a> Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56). <a href="#cap8-8">VIII.</a> Clodio e Catone (53)</td> <td class="pag"><a href="#cap8">137</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo IX.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 57 al 53. La restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete.</i> — <a href="#cap9-1">I.</a> Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del senato in suo favore (57). <a href="#cap9-2">II.</a> Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta. Processi. <a href="#cap9-3">III.</a> Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56). <a href="#cap9-4">IV.</a> Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico della restituzione del Tolomeo. <a href="#cap9-5">V.</a> La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª seduta (16 gennaio). <a href="#cap9-6">VI.</a> La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli. <a href="#cap9-7">VII.</a> Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete. <a href="#cap9-8">VIII.</a> La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55). <a href="#cap9-9">IX.</a> Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. Condanna contumaciale di Gabinio (54). <a href="#cap9-10">X.</a> Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della contumacia. Gabinio assolto <i>de maiestate</i> (fine dell’ottobre 54). Gabinio condannato <i>de repetundis</i> (fine del 54). <a href="#cap9-11">XI.</a> La società romana contemporanea. <a href="#cap9-12">XII.</a> Il processo di C. Rabirio <span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> Postumo; l’accusa; la pena. <a href="#cap9-13">XIII.</a> La difesa di Cicerone. <a href="#cap9-14">XIV.</a> Cronologia del processo</td> <td class="pag"><a href="#cap9">156</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Capitolo X.</span> — <i>Alla vigilia della spedizione di G. Cesare. Epilogo.</i> (53-50). — <a href="#cap10-1">I.</a> L’ultimo strascico della questione alessandrina. <a href="#cap10-2">II.</a> Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo</td> <td class="pag"><a href="#cap10">187</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Sommario</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="2">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td><span class="smcap">Errata-Corrige</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_196">196</a></td>
+ </tr>
+</table>
+<hr>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
+</p>
+
+<table class="gener">
+ <tr>
+ <td>&#160;</td> <td>&#160;</td> <td>&#160;</td> <td>ERRATA</td> <td>CORRIGE</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td colspan="5">&#160;</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">37,</td> <td>n. 3.</td> <td>Id. 7</td> <td>Masè-Dari et.</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">37,</td> <td>n. 4.</td> <td>Masè — Dari etc.</td> <td>Id. 7</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">42,</td> <td>r. 24.</td> <td>Calchedone</td> <td>Calchedonte</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">51,</td> <td>r. 21.</td> <td>, tre</td> <td>e tre</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">56,</td> <td>r. 24.</td> <td>Cleopatra I</td> <td>Cleopatra</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">111,</td> <td>(margine),</td> <td>80</td> <td>81</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">112,</td> <td>n., r. 3.</td> <td>80</td> <td>81</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">129,</td> <td>r. 2-3.</td> <td>s’accorgevano</td> <td>s’accorgono</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">137,</td> <td>(margine),</td> <td>59</td> <td>58</td>
+ </tr>
+ <tr>
+ <td>p.</td> <td class="num">161.</td> <td>&#160;</td> <td>Aulo Plauzio Caninio</td> <td>L. Caninio Gallo</td>
+ </tr>
+</table>
+
+<hr class="silver">
+</div>
+
+<div class="footnotes">
+
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<div class="footnote" id="note1">
+<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&#160;&#160;</span>Die politischen Beziehungen der Römer zu Aegypten bis zu
+seiner Unterwerfung. p. 1-45. Heiligenstadt, 1863.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note2">
+<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&#160;&#160;</span>Rom und Aegypten in ihren politischen Beziehungen bis Costantin.
+Rottweile (Progr.) 1870, p. 1-16.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note3">
+<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&#160;&#160;</span>De Lagidarum cum Romanis societate, p. 1-48. Lutetiae-Parisiorum.
+1879.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note4">
+<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&#160;&#160;</span>De rebus inter Romanos et Aegyptios intercedentibus, p. 5-43
+Berlin. 1893.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note5">
+<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&#160;&#160;</span>Le precedenti monografie, tranne quella dello Schneiderwirth,
+la più antica e quindi la più incompleta, e l’altra dello Schmid,
+compendiosissima e senza indicazione delle fonti, sono tutte, del
+resto, lavori scolastici. Il Bandelin ha poi un torto, secondario sì,
+ma non insignificante. Egli non si limita, come dichiara anche il
+titolo del suo lavoro, alle relazioni politiche, ma, così facendo,
+lascia molto a desiderare nell’enumerazione e nella trattazione
+dei rapporti commerciali e religiosi di Roma con l’Egitto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note6">
+<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&#160;&#160;</span>Anche i più arditi, per non dire audaci, nel dar di frego a
+tutte le convenzioni storiografiche del passato, non hanno saputo
+liberarsi dai più gravi pregiudizi, quando si trattava di rimutare
+sostanzialmente i nostri concetti su codesta storia medesima. Così,
+per es., il Pais, nella prefazione a due sue grossi e ribelli volumi
+intorno alla storia di Roma, (St. di Roma — Torino, 1898-99),
+ha una pagina della più ingenua retorica sulle pubbliche e private
+virtù romane, per cui egli ritiene che «alla nazione», alla
+quale «in tempi meno lontani è stata così a lungo mossa accusa
+di aver formulata la teoria del macchiavelismo», «può tornar
+di conforto l’esempio degli antichi romani, che lottando contro
+Pirro, Annibale e Filippo, tanto nella diplomazia, quanto sul
+campo di battaglia, combatterono a viso aperto» (XV-XVI), della
+quale asserzione, se altro non fosse, il presente scritto sarà — involontariamente
+e implicitamente — la più categorica smentita.
+</p>
+
+<p>
+Un libro, per contro, scevro di qualsiasi pregiudizio ho riscontrato
+nello splendido e recentissimo saggio del Masè Dari — M. T.
+Cicerone e le sue idee sociali ed economiche. Bocca. Torino, 1901.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note7">
+<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&#160;&#160;</span>La questione della decadenza delle nazioni latine, che non
+ha proprio nulla che fare con una questione di razza, non è, in
+gran parte, se non l’estrema illazione della decadenza della società
+romana, e molta luce essa verrebbe a ricevere da una seria ricerca
+delle cause di tale fenomeno. Ma questa non può non rimanere
+tentativo sterile e doloroso, giacchè i pochissimi, che, con nobile
+sforzo, vi si affacendano intorno, di tutt’altro genere di fatti e di
+fenomeni hanno pratica che di quelli del mondo e della civiltà
+classico-romana. Uno per tutti citerò il Sergi ed i suoi studi: «<i>Come
+sono decadute le nazioni latine</i>» [in N. Antologia, 1 agosto
+1899] e «<i>La decadenza delle nazioni latine</i>». Torino. Bocca, 1900,
+che della mia affermazione costituiscono la prova più irrefragabile.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note8">
+<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&#160;&#160;</span>Colgo quest’occasione per deplorare, come in altri miei
+scritti, la diffidenza, colla quale in Italia, viene, di consueto, accolto
+qualsiasi tentativo di studio storico, che esca dal campo
+di una pura trattazione erudita. Ed il curioso si è che i più
+diffidenti s’illudono così di assurgere alla serietà degli studiosi
+tedeschi, i quali invece, (ironia della sorte!), costituiscono con la
+loro teorica [Cfr. Böch (Encyklopädie und Methodologie p. 306-8.
+Leipzig, 1886), il quale è poi l’erede diretto del grande F. A.
+Wolf] e colla pratica quotidiana la più categorica condanna della
+nostra esclusivista pedanteria. Così un tempo non pareva fosse per
+accadere, quando, prima del nostro risorgimento, fioriva, specie
+nelle provincie meridionali d’Italia, una pleiade di cultori di studi
+storici, i quali erano anzi tutto dei pensatori e degli uomini politici,
+e che, per fermarci al mondo della filologia classica, rispondevano
+ai nomi di un Pagano, di un Delfico, di un Cuoco e
+di un Trinchera, il quale ultimo, al 1850, traducendo un ottimo
+compendio latino di antichità romane; fidava in un futuro orientamento
+di codesti studi verso punti di vista più alti e più larghi
+che non «le nude e grette osservazioni riguardanti la filologia,
+le origini, le allusioni delle frasi, la etimologia ed il significato
+delle parole», ed offriva, nelle aggiunte all’opera tradotta,
+osservazioni mirabili e novissime sulla «costituzione, la politica,
+le oscillazioni del potere del senato e del popolo, i mezzi del
+governo, la legislazione, infine le <i>cagioni</i> degli eventi, della durata,
+della decadenza e della ruina dell’impero romano». [Antichità
+romane dell’Aula tradotte dal latino da F. Trinchera V<sup>i</sup>. 2.
+Napoli. 1850. Pref. VII]. Da quel tempo ad oggi solo i miopi
+potranno affermare di avere, per questo rispetto, notato un progresso,
+ed io ho rammemorato uno sconosciuto traduttore di un
+manuale che nessuno più legge, per additare nel di lui metodo
+un esempio di quell’accordo delle operazioni della filologia classica,
+imprescindibile ad ogni storico e la cui assenza è causa unica
+del volgare dilettantismo dei quotidiani giudizi sui fenomeni
+del mondo classico romano, che noi abbiamo precedentemente deplorato,
+e con cui il Trinchera si sarebbe vergognato di baloccarsi.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note9">
+<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Iomard — Mémoire sur l’Agricolture etc. de l’Égypte,
+sect. 1º, T. XVII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note10">
+<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&#160;&#160;</span>Robiou — Mémoires sur l’économie politique, l’administration
+et la législation de l’Égypte au temps des Lagides, p. 44 e segg.
+Paris, 1875.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note11">
+<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 54-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note12">
+<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 32 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note13">
+<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. p. 63.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note14">
+<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 72.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note15">
+<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. p. 52 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note16">
+<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. 1º, § II, del pres. lav. Robiou — Op. cit. p. 118 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note17">
+<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&#160;&#160;</span>Mayr — Lehrbuch der Handelsgeschichte, p. 17-8. Wien 1894.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note18">
+<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&#160;&#160;</span>Il Sergi (N. Antologia, 1 apr. 1899) à avuto il torto di paragonare
+invece all’inglese il popolo romano.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note19">
+<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&#160;&#160;</span>Ciccotti — Il tramonto della schiavitù, p. 138 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note20">
+<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&#160;&#160;</span>Lombroso — Économie politique de l’Égypte sons les Lagides,
+p. 100 e segg. Turin. 1870. Robiou — Op. cit. p. 108 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note21">
+<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Ciccotti — l. c. e Robiou — Op. cit. 66 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note22">
+<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&#160;&#160;</span>Riv. di cultura moderna. Fasc. 7-8, 31 Agosto 1900. Curis — «La
+clientela e la schiavitù nell’antichità.»</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note23">
+<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&#160;&#160;</span>Ziebarth — Das griechische Vereinwesen, p. 109 e segg.
+Leipzig. 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note24">
+<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&#160;&#160;</span>Robiou — Op. cit. 66 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note25">
+<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&#160;&#160;</span>Ficker — Manuale della lett. classica antica, trad. dal De
+Castro, I, 165 e segg., 192 e segg., 210 e segg. Venezia, 1840.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note26">
+<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&#160;&#160;</span>Riv. di cult. mod. l. c. p. 79-80.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note27">
+<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&#160;&#160;</span>Ciccotti — Op. cit. 141-3. Mayr — Op. cit. 30-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note28">
+<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&#160;&#160;</span>Böger — De mancipiorum commercio apud Romanos, p. 25-1841.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note29">
+<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&#160;&#160;</span>Barbagallo — Il <i>Senatus-consultum ultimum</i>. Cap. II, § 1 e op.<sup>e</sup>
+ivi cit. Roma. Löscher, 1900. Cfr. altresì Cap. II, § III e Cap.
+IX, § 5 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note30">
+<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&#160;&#160;</span>Nitzsch — Die Gracchen und ihre nächsten Vorgänger p. 15.
+Berlin. 1847.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note31">
+<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Masè-Dari. M. Tullio Cicerone etc. p. 241 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note32">
+<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Storia romana. III, 430-532, trad. it. del Sandrini,
+1865.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note33">
+<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&#160;&#160;</span>Guhl e Koner — La vita dei Greci e dei Romani, § 69 e segg.,
+trad. dal Giussani. Löscher. Torino.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note34">
+<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&#160;&#160;</span>Aula — Compendio di Antichità romane, trad. dal Trinchera,
+II, p. 107-13. Napoli, 1850.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note35">
+<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — St. rom. 391-412. Ihne. Römische Geschichte I,
+452-53. 1879.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note36">
+<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&#160;&#160;</span>Pirro morì al 273 e non al 274, come generalmente si crede
+(Niese — Geschichte der Griech. und Maked. Staaten etc. II, 61,
+n. 51, 1899).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note37">
+<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&#160;&#160;</span>Iustine — Histoire universelle avec trad. franc. de I. Pierrot
+et Boitard. XVIII, 2. 1862. Zonara — Epitome historiarum. VIII,
+6. Lipsia, 1869. Dion. Hal. Quae supersunt. XX, 11. Eutr. — Breviarium
+ab urbe condita. II, 15 ed. Ruehl. Lipsiae, 1887.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note38">
+<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&#160;&#160;</span>La dinastia dei Tolomei, imperante in questo tempo in Egitto,
+dicesi anche dei Lagidi da <i>Lagos</i>, padre del fondatore della
+medesima.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note39">
+<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — Geschichte der Hellenismus. P. IIª, V. 2º, p. 244.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note40">
+<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&#160;&#160;</span>Ib. 256. Niese — Op. cit. I, 35-43, 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note41">
+<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, p. 129-3. Duruy — Histoire des Grecqs depuis
+les temps les plus réculés jusqu’à la réduction de la Grèce en
+province romaine, III, 383-7. Paris, 1887-9. Niese — I, 321-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note42">
+<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, p. 146-72. Duruy — III, 388. Niese — I, 322-33.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note43">
+<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, 258. III, 56. Duruy — III, 398.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note44">
+<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, 296-8. Duruy — III, 398.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note45">
+<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, 284, 286.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note46">
+<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, 236. Duruy — III, 399.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note47">
+<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — II, 2, 318. Duruy — III, 401.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note48">
+<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — III, 1, 56, 305-7. Cfr. Meltzer — Geschichte der
+Karthager — I, 411-13. Berlin. 1896. Mayr — Op. cit. p. 17-18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note49">
+<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — III, 1, 237 e segg. Niese — II, 130 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note50">
+<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&#160;&#160;</span>Lo Schmid, che per spiegarsi l’ambasceria è ricorso a tali
+voglie e desideri, (Cfr. Op. cit. 1-2), non s’è dovuto formare una
+chiara idea della situazione di Pirro, Lisimaco e Tolomeo nell’Oriente
+antico.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note51">
+<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — II, 140 e segg. Ihne — II, 336 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note52">
+<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&#160;&#160;</span>Meltzer — Op. cit. II, p. 228-32, 246-8. Niese — II, 42.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note53">
+<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.&#160;&#160;</span>Engel — Kypros. 40-71. Berlin. 1841.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note54">
+<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.&#160;&#160;</span>Mayr — Op. cit. p. 18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note55">
+<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — III, 1, 305. Schneiderwirth. Op. cit. p. 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note56">
+<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.&#160;&#160;</span>Plin. Hist. nat., XIII, 11 e XXVI, 26 ed. Lemaire. 1827.
+Lumbroso — Op. cit. 147-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note57">
+<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Willems — Le sénat de la rép. romaine. II, 497.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note58">
+<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.&#160;&#160;</span>Zonara — l. c. Val Max. — IV, 3, 9. Dio — l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note59">
+<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.&#160;&#160;</span>Id. I, 279, n. 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note60">
+<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.&#160;&#160;</span>Willems — Op. cit. I, 279, n. 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note61">
+<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.&#160;&#160;</span>Iustin. XVIII, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note62">
+<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.&#160;&#160;</span>Liv. Periochae, XIV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note63">
+<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. p. 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note64">
+<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Böck — Corpus inscriptionum graecarum, n. 5795.1843.
+Plautus — Pseudolus. act. I, sc. II, v. 14, ed. Lemaire.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note65">
+<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.&#160;&#160;</span>Zonara — l. c. Dio — l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note66">
+<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. e Val. Max l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note67">
+<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.&#160;&#160;</span>Che sia stata la prima si rileva dal confronto della sua cronologia
+con quella del regno di Tolomeo Filadelfo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note68">
+<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 1-18. Richter — Handelsgeschichte
+in Alterthum, p. 97 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note69">
+<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.&#160;&#160;</span>App. Sic. I.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note70">
+<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.&#160;&#160;</span>Schmid — Op. cit. 2-3. Ameilhon — Hist. du commerce et de
+la navigation sous les Ptolémées, p. 103-4, 1766.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note71">
+<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. III 1, 305.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note72">
+<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Fasti consulares (in Bouché — Leclerq. Manuel d’autiquités
+romaines. p. 497. Paris. 1886).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note73">
+<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — Op. cit. III, 2, p. 15.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note74">
+<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — Op. cit. III, 317-349.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note75">
+<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.&#160;&#160;</span>Mahaffy — A history of Aegypt. The ptolomaic dynasty.
+130-4, 1899.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note76">
+<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 124.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note77">
+<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — Op. cit., l. c. p. 17-18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note78">
+<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.&#160;&#160;</span>Tale è anche l’opinione del Gutschmid (in Sharpe — Geschichte
+Aegyptens. Ubers. v. H. Iolowicz, berichtigt von. A. v. Gutschmid.
+II, Ausg. I, 221 A. 2). Il Bandelin (Op. cit. 10) à cercato
+di contraddirvi, opponendo erroneamente un passo di Giustino
+(XXVII, 2, 9), secondo il quale pareva al critico che al 237,
+all’infuori di qualsiasi guerra, fosse stata ratificata una pace decennale
+fra Tolomeo, Seleuco e Antioco. Se non che Giustino fa
+solo menzione di una pace fra Seleuco e Tolomeo, a cui come la
+sua stessa narrazione ci assicura (XXVII, III, 9-11 e III, 9 e segg.),
+certo non partecipò Antioco. Lo Schmid (Op. cit. 4) riferisce l’ambasceria
+romana alla guerra da noi indicata, segnandola però erroneamente
+come del 241 a. C.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note79">
+<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.&#160;&#160;</span>Il Droysen (Op. cit. III, 1, 387) e lo Schneiderwirth (Op.
+cit. p. 9, n. 3), sulla fede di Svetonio (Claud. 25), pare propendano
+a credere che, nella guerra egizio-siriaca del 219-7, i Romani
+abbiano contro i Tolomei sostenuto le parti del pretendente
+Seleuco, ma nè Svetonio afferma che l’alleanza fu stretta contro
+l’Egitto, nè è facile attribuire il passo al Seleuco implicato nella
+IIIª guerra egizio-siriaca.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note80">
+<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>.&#160;&#160;</span>IX, 44, 1-3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note81">
+<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 125.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note82">
+<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>.&#160;&#160;</span>Pol. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note83">
+<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>.&#160;&#160;</span>Cic. — Rhetorica ad Herennium. III, 2, 2. Lemaire. Parisiis.
+1831.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note84">
+<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>.&#160;&#160;</span>Di ciò, benchè sforniti di testimonianze positive, ci assicurano
+le prossime cordiali relazioni con Roma.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note85">
+<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. — Orat. in Rullum II, 326 (ed. Lemaire).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note86">
+<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>.&#160;&#160;</span>Pol. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note87">
+<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>.&#160;&#160;</span>Ihne — R. G. I, 514, n. 1 e II. 215.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note88">
+<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>.&#160;&#160;</span>XXIII, 7-10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note89">
+<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>.&#160;&#160;</span>Erano i comandanti del presidio romano di Capua o i <i>praefecti
+iuris</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note90">
+<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXVII, 4. Il Bandelin (p. 12) crede che la testimonianza
+di Polibio sull’ambasceria romana, chiedente vettovaglie, che noi
+abbiamo riportato all’anno 216 (Cfr. § 5), coincida con quella di
+Livio, di cui adesso discorriamo, e ciò perchè a lui sembrava che le
+parole di Livio contraddicessero ad un’anteriore richiesta di aiuti.
+</p>
+
+<p>
+Tale contraddizione è affatto inesistente, ma quel che più importa
+si è che le circostanze, menzionate da Polibio, non si attagliano
+più all’anno 210, cui con certezza deve riferirsi la menzione
+liviana.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note91">
+<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen. I, 120-48.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note92">
+<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 145-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note93">
+<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>.&#160;&#160;</span>Niese. II, 475 e segg. Ihne. II, 339-40.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note94">
+<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>.&#160;&#160;</span>L’Ihne (II, 339) e il Weissenborn (n. a Liv. XXVII, 30, §
+4-7) ritengono la mediazione del 208, il Niese (II, 485) del 209.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note95">
+<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXVII, 30, § 4-7, 9-15. App. Mac. II.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note96">
+<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>.&#160;&#160;</span>App. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note97">
+<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>.&#160;&#160;</span>Liv. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note98">
+<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note99">
+<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>.&#160;&#160;</span>Mahaffy — Op. cit., p. 142-7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note100">
+<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Bandelin — 14.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note101">
+<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>.&#160;&#160;</span>XXXI, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note102">
+<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>.&#160;&#160;</span>XV, 23 § 1-3 e XVI, 21 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note103">
+<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. V, 63, § 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note104">
+<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>.&#160;&#160;</span>Inst. XXX, 1-3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note105">
+<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVI, 21-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note106">
+<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 637, n. 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note107">
+<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>.&#160;&#160;</span>App. Mac. III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note108">
+<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>.&#160;&#160;</span>Taccio delle testimonianze di Val. Max. (VI, 61), di Tacito
+(Annales — II, 67, ed. Iacob. 1875-7) e — per ora — della leggenda
+incisa nella moneta riprodotta in Mommsen (C. I. L. Iº, n.º 474.
+Berlin. 1868), che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero riferirsi
+ad altra età. Tacito inflitti parla di «Ptolemei <i>liberis</i>,» mentre
+Tolomeo IVº non aveva che un solo figliuolo. Val. Max. menziona
+Lepido come già pervenuto per la seconda volta al consolato ed
+allora <i>P. M.</i>, nel qual caso l’ambasceria deve essere posteriore al
+175, poichè il pontificato massimo di Lepido è del 180, mentre i
+suoi due consolati, rispettivamente, del 187 e 175. Infine la moneta
+ci presenta Emilio Lepido, (al 201 ancor giovanissimo), già calvo.
+(Pighius — Annales rom. II, 404. 1615. Cfr. Cohen. Description
+générale des monnaies de la rép. rom. Pl. I, 6. Paris. 1857). Non
+tralascio però un’ultima osservazione non scevra d’importanza. Il
+tutore di Tolomeo Epifane, M. Emilio Lepido, dovrebbe, cosa
+più che inverosimile, essere probabilissimamente quello stesso, che,
+quattro anni di poi, sarà ancora così giovane da meritare, solo in
+grazia di codesta sua qualità, l’indulgenza di Filippo di Macedonia
+(Pol. XVI, 34, § 1-6. Liv. XXXI, 18, § 1 e segg.). Cfr. anche Band. 15.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note109">
+<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>.&#160;&#160;</span>Appiano veramente parla di Tolomeo IVº, ma la qualifica, che
+ne offre («ἔτι παῖς ὤν») dà ad intendere che si tratta del figlio,
+Tolomeo Vº.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note110">
+<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>.&#160;&#160;</span>Pol. III, 2. È bene rammentare come in quel tempo l’Egitto
+subisse una generale insurrezione delle sue province, di cui,
+più che gli storici greci, ci avvertono le iscrizioni demotiche di
+Canopo e di Rosetta (Cfr. Révillout. <i>Les décret de Canops</i> etc. in
+<i>Rev. arch.</i> nov. 1877).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note111">
+<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. anche Liv. XXXI, 14; 1, § 10, 2, § 1. Pol. XV, 20.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note112">
+<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>.&#160;&#160;</span>Affinchè, dice Polibio, insieme con Epifane, si erigesse a
+intermediario fra Roma e la Macedonia, o meglio, secondo App.
+(l. c.), facesse eguale ingiunzione di desistere dalle ostilità.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note113">
+<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. I, § 8 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note114">
+<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>.&#160;&#160;</span>Era salito al trono al 204, di cinque anni circa (Letronnes — Recueil
+des inscriptions grecques et latines de l’Egypte. I, 265-6.
+1842-8). Circa le versioni delle <i>fonti</i> sulle origini della seconda
+guerra macedonica cfr. Nissen — Kritischen Untersuchungen über die
+Quellen der vierten und fünften Dekade des Livius, p. 119 e segg.
+e Anhang. II, 306. Berlin. 1863.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note115">
+<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 5, § 5-7. L’assenza di qualsiasi tutela da parte
+di un emissario romano sulla corte di Alessandria, oltre che
+da codeste due ambascerie, è altresì palese da tutte le altre,
+che verremo notando durante la prossima guerra macedonica e la
+prima siriaca.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note116">
+<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 9 § 1-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note117">
+<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>.&#160;&#160;</span>Babelon — Monnaies de la république romaine; 126-8. Paris.
+1885. Infatti Giustino, Massimo e Tacito sono tutti posteriori all’anno
+di coniazione della moneta.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note118">
+<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>.&#160;&#160;</span>Troplong — De la contrainte par corps. X e prec. Bruxelles.
+1848.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note119">
+<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>.&#160;&#160;</span>Lange — Römische Alterthümer. Iº, p. 446-7. Berlin 1856. De
+Ruggiero «Agrariae leges» in (Encicl. giuridica it. § 2 e segg.).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note120">
+<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>.&#160;&#160;</span>Questa popolazione minuta non bisogna però crederla tutta,
+ed in ogni tempo, avversa alla grande politica estera, voluta allora
+dal senato. Finchè fu composta di proprietari sulla via
+della rovina o di rovinati con speranza di risurrezione, essa ebbe
+motivo di avversare la politica delle classi dominanti. Ma, quando
+il proprio disastro fu irreparabile, quando le file dell’esercito furono
+aperte anche ai non censiti, e la speranza di assegnazioni
+demaniali e di elemosine da parte dei benestanti e degli uomini
+di governo — tanto più laute, quanto più sontuosa ne era la
+mensa — brillò anche pei veterani e pei proletari, i loro interessi
+ebbero agio di coincidere coll’imperialismo dei dominatori.
+Tanto più che, chiusa ogni altra via legale, quella del comando
+militare rimase ai capi della democrazia mezzo fortunoso di
+vittoria e di governo, mentre intanto, presago del nuovo pericolo,
+il senato, come avremo a notare, (V<sup>i</sup>. Cap. VI, § 2 del pres. lav.)
+inorridiva dal perseverare nella via con tanto calore intrapresa.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note121">
+<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — St. rom. II, 148.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note122">
+<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note123">
+<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>.&#160;&#160;</span>Masè-Dari — Op. cit. 242 e passim.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note124">
+<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>.&#160;&#160;</span>Id. 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note125">
+<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>.&#160;&#160;</span>Id. 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note126">
+<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>.&#160;&#160;</span>Il Bandelin (16) dichiara di non scorgere tale intenzione nell’ambasceria
+egizia, tanto più che la corte alessandrina non era
+da alcun trattato con Roma obbligato ad aiutare i propri alleati, solo
+«<i>ex autoritate populi romani</i>». Crede invece che, desiderando aiutare
+gli Ateniesi e trovandosi minacciata da Filippo e da Antioco,
+la corte alessandrina abbia cercato di servirsi dei Romani in pro
+dei loro amici della Grecia.
+</p>
+
+<p>
+L’atto diplomatico della corte alessandrina non può spiegarsi
+senza tener conto della identica posteriore condotta in due altri
+prossimi eventi (Cfr. § 12, 13 del pres. cap.), i quali, per le
+opposte loro circostanze, escludono l’ingenua interpetrazione del
+Bandelin.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note127">
+<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. I, § 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note128">
+<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>.&#160;&#160;</span>Niese — Op. cit. II, 169. 1899. Strack. Die Dynastie der Ptolomäer
+p. 383. 1896. Droysen — Op. cit. III, 1, 399.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note129">
+<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>.&#160;&#160;</span>Droysen — III, 1, 399.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note130">
+<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 357, n. 1. Droysen — III, 1, 347.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note131">
+<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 122. Head — Historia nummorum. 496. Oxford. 1887.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note132">
+<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 406 e 169.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note133">
+<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 101, 406. Starck. l. c. Head. p. 624.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note134">
+<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 169. Droysen — I, l. c. e n. 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note135">
+<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 406, Droysen — l. c. e III, I, 347.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note136">
+<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 347 e 399, III, 2, 145.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note137">
+<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 139, n. 2. Droysen — III, I, 399.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note138">
+<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>.&#160;&#160;</span>Niebuhr — Kleine historische und philologische Schriften
+I, 238 e 289. Bonn. 1828.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note139">
+<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 101, 143-4, 406.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note140">
+<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 357. Head. 670, 2, 45.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note141">
+<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 141-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note142">
+<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>.&#160;&#160;</span>Dr. III, 1, 256. Head. 680.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note143">
+<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>.&#160;&#160;</span>Head. — 678.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note144">
+<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>.&#160;&#160;</span>Head — 677. Su codesti possessi egizi cfr. anche Niebuhr.
+Op. cit. I, 288-95. Bonn. 1828.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note145">
+<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>.&#160;&#160;</span>Cap. Iº, § 2º.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note146">
+<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>.&#160;&#160;</span>Lumbroso — Op. cit. p. 226. Guiraud — Op. cit. 4-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note147">
+<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>.&#160;&#160;</span>Lumbroso — Op. cit. 154-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note148">
+<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>.&#160;&#160;</span>Lumbroso — Op. cit. 139-40. Robiou — Op. cit. p. 136-47.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note149">
+<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>.&#160;&#160;</span>Lumbroso — Op. cit. 155. Guiraud — Op. cit. 3 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note150">
+<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 371.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note151">
+<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>.&#160;&#160;</span>Niese — II, 581.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note152">
+<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 15, 8, 31, 4. Pol. XVIII, 37, 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note153">
+<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XV, 23, 9 e segg. XVII, 3, 11. XVIII, 34, 5. Niese — II,
+581.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note154">
+<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XV, 23, 9. XVII, 2, 4. Cfr. Niese — II, 581.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note155">
+<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>.&#160;&#160;</span>App. III, Niese. II, 583. Essa però tornava poco dopo in
+potere dell’Egitto (Niese. II, 588 e n. 1).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note156">
+<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVI, 15, 6. Niese. II, 586.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note157">
+<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVI, 11, § 2-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note158">
+<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVI, 12 e 24. XVII, 2, 3. XVIII, 27, 4. Liv. XXXIII,
+18 e segg. Niese. II, 587.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note159">
+<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXI, 16, 3 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note160">
+<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>.&#160;&#160;</span>Niese. II, 593.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note161">
+<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>.&#160;&#160;</span>Al 206-5. (Mommsen — St. rom., I, 2, 144).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note162">
+<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVI, 34, 2 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note163">
+<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Mommsen — Op. cit., I, 2 p. 217-27. Ihne — R. G. III,
+p. 23-52. Holm — Op. cit. IV, 435-43. Niese. II, 595 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note164">
+<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXII, 10. App. Mac. V. Niese. II, 610.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note165">
+<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, § 13-14. Liv. XXXII, 33, 4. App. Mac. VI. Flathe — Geschichte
+Makedoniens II, 367 e segg. Leipzig. 1834. Niese — II,
+621-3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note166">
+<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXII, 37.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note167">
+<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 27 § 1-4. Liv. XXXIII, 30. Livio pare identifichi
+Mirina con l’omonima città eolia dell’Asia Minore; Polibio
+con la città su Lemno (Cfr. Liv. ed. Weissenborn — l. c., n. 1 e 9).
+Valerio Anziate (Cfr. Liv. XXXIII, 30 § 10-11) aggiunge che
+Rodi ebbe Stratonichea e le città carie, come Atene qualcuna
+delle Cicladi; ma sono notizie inattendibili (Cfr. Nissen — Kritische
+Untersuchungen. 125-6; Weissenborn — l. c., n.; Niese. II, 648, n. 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note168">
+<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>.&#160;&#160;</span>Dal fatto che più tardi, nella pace con Antioco IIIº di Siria,
+Efeso passerà ad Eumene, re di Pergamo, il che, a norma del trattato
+romano-siriaco, non poteva darsi, se questa fosse già stata
+riconosciuta autonoma, ne consegue che essa dovette rimanere
+sotto il dominio dell’Egitto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note169">
+<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>.&#160;&#160;</span>La difficoltà di fissare con precisione tali perdite, che furono
+certo maggiori di quelle possibili a rilevare, è enorme, e ciò
+proviene dalla nostra parziale conoscenza, sia dei possedimenti egiziani
+in ciascuna delle succitate regioni, sia delle conquiste ivi
+compiute da Filippo. Siamo anzi talora ridotti ad arguire la precisa
+località dei possessi egizi dalla presente invasione macedone
+e dalla prossima siriaca.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note170">
+<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 33, § 6 e Iust. XXXI, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note171">
+<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>.&#160;&#160;</span>Hieronymus — Comentaria in Danielem. Cap. XI, col 709.
+(in Opera. Vº, Veronae 1736. Iustini. XXXI, 1.) Starck — Forschungen
+zur Geschichte und Alterthumskunde des hellenistichen
+Orients; Gaza und die philistäische Küste. p. 400-1 e segg. Iena.
+1852. Niese — II, 578.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note172">
+<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>.&#160;&#160;</span>Starck — 402-3. Niese. II, 579.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note173">
+<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>.&#160;&#160;</span>Iosephi. — A. I. XII, §. Iustini — XXXI, 1. Champollion
+Figeac. — Annales des Lagides. II, 92-100. Paris. 1819. Starck.
+403-5. Niese. II, 579-80.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note174">
+<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>.&#160;&#160;</span>Iosephi — XII, 3. Hieronymi — l. c. Eusebii Caesaris — Chronicon
+bipartitum. II, p. 237. Venetiis. 1818. Cfr. Champollion.
+Figeac — Op. cit. e l. c. e Starck — 425-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note175">
+<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 19, 8 e segg. 20, 4. Hier. in Dan. XI, col 709.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note176">
+<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>.&#160;&#160;</span>Hier. l. c. Liv. XXXIII, XX.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note177">
+<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 20 § 12. Pol. XXXI, 7, 6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note178">
+<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVII, 17, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note179">
+<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>.&#160;&#160;</span>Hier. l. c. Su questa campagna di Antioco, cfr. Flathe — Op.
+cit. I, 362 e segg., Niese. II, 639 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note180">
+<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 38.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note181">
+<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>.&#160;&#160;</span>App. Sir. l. c. Liv. XXXIII, 38. Niese. II, 641-68.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note182">
+<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>.&#160;&#160;</span>App. Sir. II.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note183">
+<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 34. § 2-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note184">
+<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>.&#160;&#160;</span>Liv. l. c. Pol. XVIII, 30, § 1-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note185">
+<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 32 § 3-4. Liv. XXXIII, 39. App. Sir. II, 3. Polibio
+e Livio dicono al solito che l’ambasceria fu inviata per conciliare
+la pace fra Tolomeo e Antioco, ma ciò è smentito dal contenuto
+della conferenza medesima.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note186">
+<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 33 § 1-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note187">
+<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 33 § 1-9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note188">
+<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>.&#160;&#160;</span>Antioco avrà probabilmente accennato al matrimonio fra la
+figlia ed Epifane, non ancora celebrato e che avrà luogo al 193.
+Cfr. § 12 del pres. cap.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note189">
+<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 34. Liv. XXXIII, 40. App. Sir. III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note190">
+<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>.&#160;&#160;</span>Niese. II, 643, cfr. p. 642.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note191">
+<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XVIII, 35, 1-5. Liv. XXXIII, 40 § 1-5. App. Sir. III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note192">
+<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 40 § 1-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note193">
+<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>.&#160;&#160;</span>App. Sir. IV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note194">
+<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXIII, 58 § 2-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note195">
+<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXV, 16-17. App. Sir. 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note196">
+<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXV, 13 § 4-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note197">
+<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVI, 4 § 1-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note198">
+<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVII, 3 § 9-11.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note199">
+<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVII, 35, § 1-3. Pol. XXI, 11, § 2. (Cfr. 10, § 1-14).
+Diodorus Siculus — Bibliothecae historicae quae supersunt. XXIX, 7.
+Didot. 1855. App. Sir. 29.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note200">
+<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVII, 25 § 9-10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note201">
+<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>.&#160;&#160;</span>Sulle questioni riguardanti codesta linea di confine cfr. Mommsen — Römische
+Forschungen. II, 57 e segg. Berlin. 1879.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note202">
+<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XXXVIII, 38. Diod. XXIX, 10. App. Sir. XXXVIII. Pol.
+XXII, 26. (Cfr. XXI, 14).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note203">
+<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>.&#160;&#160;</span>Niese. II, 749, cfr. p. 24, n. 4, p. 122, n. 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note204">
+<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>.&#160;&#160;</span>Id. p. 760.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note205">
+<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>.&#160;&#160;</span>Niese. II, 760. Liv. XXXVIII, 39. Pol. XXII, 27. App. Sir. 44.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note206">
+<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>.&#160;&#160;</span>Champollion — Figeac. Op. cit. II, 28. Strack — Op. cit. 183.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note207">
+<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>.&#160;&#160;</span>Strack — Op. cit. 183 e 196, n. 18. Berlin 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note208">
+<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>.&#160;&#160;</span>V<sup>i</sup>. Cap. II, § 2 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note209">
+<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. II, 404.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note210">
+<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. p. 31, n. 8 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note211">
+<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>.&#160;&#160;</span>Ep. 59. Cfr. Drumann. Geschichte Roms etc. V<sup>e</sup> 4º p. 60-1.
+Könisberg. 1838. Fu questi P. Licinio Crasso Dives cons. al 133,
+da non confondersi con l’altro P. Licinio Crasso, di eguale soprannome,
+console al 205. (Cfr. Drumann — Op. cit. IV, 59-60).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note212">
+<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Eckhel — Doctrina nummorum p. 123-6. Credo opportuno
+far notare, sull’autorità del Mommsen. (Hist. de la monnaie romaine
+etc., trad. par De Blacas. II, 501. Paris. 1870), che la moneta
+romana, di cui s’è già discorso (Cap. II, § 11), non riproduce
+la cronologia di Val. Max., poichè, «secondo le disposizioni
+della leggenda, i differenti titoli onorifici, in essa contenuti,
+non debbono essere letti di seguito».</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note213">
+<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLII, 6. (Cfr. XLII, 17).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note214">
+<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>.&#160;&#160;</span>Pol. (XXXVII, 17 e XVIII, 1) parla della sola Celesiria e
+della Fenicia, ma, se la questione si agitava per la Celesiria, non
+esiste ragione alcuna perchè non dovesse agitarsi per le città egizie
+della Siria e della Palestina.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note215">
+<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>.&#160;&#160;</span>Pol. (l. c.) e Liv. (XLII, 29, § 5-7) ci danno notizie contradditorie.
+Cfr. Pol. XXVIII. 17, 6 e segg. Hofman — De bellis
+ab Anthioco Epiphane adversus Ptolemaeos gestis, p. 5. 1855.
+Starck — Op. cit. 427.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note216">
+<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>.&#160;&#160;</span>Starck — Op. cit. 430-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note217">
+<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXVIII, 1 e Liv. XLII, 29 § 5-7. Diod. XXX, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note218">
+<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIV, 4, 16.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note219">
+<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIX, 10, § 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note220">
+<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>.&#160;&#160;</span>Porphyrius (in Fragm. hist. graec. ed. Muller, p. 720).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note221">
+<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLIV, 19, § 6-14.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note222">
+<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLIV, 20, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note223">
+<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLIV, 39, § 1-5; XLV, 10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note224">
+<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>.&#160;&#160;</span>Ihne. R. G. III, 235. Mommsen — Op. cit. II, 283.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note225">
+<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIX, 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note226">
+<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIX, 8-10, § 1-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note227">
+<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>.&#160;&#160;</span>Bandelin — Op. cit., p. 22.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note228">
+<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLV, 11, § 9-11.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note229">
+<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLV, 12 § 1-4. Val. Max. VI, 4, 3. Vell. Pat. I, 10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note230">
+<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIX, 4. Liv. XLV, 12 § 1-8. App. Sir. 66. Cic. Phil.
+VIII, 8, 23. Val. Max. VI, 4, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note231">
+<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>.&#160;&#160;</span>Pol. l. c. Liv. XLV, 13 § 1. Ios. Flavii. A. I. XII, 5, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note232">
+<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXIX, 11, § 9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note233">
+<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXX, 11, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note234">
+<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXX, 11, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note235">
+<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>.&#160;&#160;</span>Pol. l. c. e Liv. XLV, 13, § 1-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note236">
+<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>.&#160;&#160;</span>Liv. l. c. e Pol. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note237">
+<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>.&#160;&#160;</span>Liv. XLV, 13. Cfr. Champollion. Figeac — Op. cit. II, 144,
+n. 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note238">
+<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>.&#160;&#160;</span>Tale situazione esporrà Evergete nella sua prossima venuta
+a Roma (Cfr. Pol. XXXI, 18 e Zonara IX, 25). Quanto alla
+Libia, essa ci risulta in suo potere dal fatto che egli, pur essendo
+entrato in lotta col fratello, vi approderà indisturbato dopo il suo
+primo viaggio a Roma (XXXI, 25, 8 e 26, 3) e dall’esplicita dichiarazione
+di Polibio che, poco dopo, i Cirenesi insorgeranno
+contro di lui insieme coi <i>Libi</i> (XXXI, 26, 9 e 11). Benchè gli storici
+antichi e moderni confondano spesso la Libia con la Cirenaica,
+poichè questo curioso nome di Libia può attagliarsi a tutta l’Africa,
+come quello di Cirenaica può slargarsi sino a coincidere
+con la Libia in senso ristretto, fa d’uopo distinguere nettamente
+le due regioni. La Libia propriamente detta comprende la costa
+nord dell’Africa, che dall’Egitto si stende ad Occidente sino alla
+Gran Sirti (Kiepert — Lehrbuch der alten Geographie, p. 210-1.
+Berlin. 1878), mentre la Cirenaica è quella regione, che, a nord
+dei deserti libici, si addentra nel mare, elevandosi a mo’ di isola
+per 500 o 700 metri di altezza (Ibid. 216).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note239">
+<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXI, 12, 14.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note240">
+<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>.&#160;&#160;</span>Sugli avvenimenti narrati nel pres. paragrafo, cfr. Engel — Kypros,
+p. 409-16. Berlin. 1841. Pauly — Realencyclopedie. VI, 1.
+p. 220. Schmid — Op. cit. p. 7-8. Mahaffy. A history etc. 175-6.
+Drumann — G. R. V, 128 e segg. Champollion. — Figeac — Op. cit. II,
+149-52. Come si rileva dal nostro racconto, noi non ammettiamo
+il precedente esilio di Tolomeo Filometore e la sua susseguente
+venuta a Roma, cui hanno prestato fede la maggior parte degli
+storici (Vaillant — Hist. Ptolemaeorum Aegypti regum, p. 96.
+Amsterdam. 1701. Pighius — Ann. Rom. II, 403. Eckhel — Op.
+cit. IV, 16. Pauly. l. c. Schneiderwirth. p. 24. Mahaffy — Op.
+cit. p. 175. Mommsen. St. rom. III, 54, etc. etc.), e ciò per
+varie ragioni: 1) Perchè, anzi tutto, le fonti più antiche, su cui
+i medesimi si fondano, o non specificano, come Diodoro (XXXI,
+18), di quale Tolomeo si tratti, e debbono, in questo caso, interpetrarsi,
+confrontandole con le rimanenti; o i loro autori si sono
+trovati essi medesimi nel nostro imbarazzo, come Eusebio dichiara
+di sè (Chronicon I, 239-41), e come probabilmente dovette accadere
+a Valerio Massimo (VI, I, 1) ed a Livio (Periochae 46, §
+10), se pure il testo di codesti due A. non debba subire qualche
+mutazione (non si tratterebbe che di cambiare un <i>maiore</i> in <i>minore</i>),
+o se, per lo meno, il passo di Valerio Massimo non debba riferirsi
+a Tolomeo Aulete, quarto successore di Filometore (Cfr. l.
+c. p. 284 ed Helfrecht. 1799). 2) Perchè così vien rimosso il grave
+inconveniente di una fuga di Filometore, la quale, oltre a riescire
+inesplicabile, data l’enorme disparità di difesa e di offesa, di cui
+disponevano i due fratelli, che ci è, fra l’altro, rivelata nei costanti,
+prossimi e disastrosi insuccessi delle guerre suscitate da Evergete,
+non è se non un duplicato, con identiche circostanze, di quella che
+di lì a poco seguirà allo stesso Evergete. 3) Perchè altrimenti rimarrebbe
+difficile spiegare i motivi, per cui il senato, che una prima
+volta avea dovuto stabilire in un modo, credette poscia di
+dover dar di frego ai propri decreti in pro di Filometore (Pol.
+XXXI, 18), proprio in grazia del competitore che vi si ribellava,
+e s’interessò tanto dell’affare da disdire in un atto supremo d’indignazione
+l’alleanza contratta col primo. La cacciata poi di Filometore
+per opera di Evergete, di cui tratta Polibio (XL, 12), è
+invece, secondo me, come secondo il Drumann (Geschichte Roms,
+V, 128), da riferirsi al tempo della prima invasione di Antioco
+Epifane. Cfr. Cap. V § Iº, ultima n.ª del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note241">
+<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>.&#160;&#160;</span>Diod. XXXI, 18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note242">
+<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>.&#160;&#160;</span>Porphyrius. p. 711 (in fragm. hist. graec. ed. cit. Cfr. Ibid.
+p. 718 e Champollion-Figeac. — Op. cit. II, 150, n. 2.)</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note243">
+<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXI, 20, 8 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note244">
+<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>.&#160;&#160;</span>Val. Max. VI, I, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note245">
+<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>.&#160;&#160;</span>Sul numero degli ambasciatori Polibio ci dà notizie contradditorie,
+(Cfr. XXXI, 18, 9 e XXXI, 25 e 26).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note246">
+<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXI, 18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note247">
+<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXI, 25.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note248">
+<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXI, 26.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note249">
+<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>.&#160;&#160;</span>Schmid — Op. cit. p. 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note250">
+<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXII, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note251">
+<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXIII, 5-7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note252">
+<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 22-4. Ihne — III, 171 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note253">
+<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>.&#160;&#160;</span>II, 7. Cfr. p. 6 e 149 e Ihne — III, 825 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note254">
+<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>.&#160;&#160;</span>Diod. XXXI, 33; Pol. XL, 12, 6. Zonara. IX, 25.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note255">
+<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>.&#160;&#160;</span>Diod. l. c., Zon. l. c. Liv. Per. 47, 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note256">
+<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>.&#160;&#160;</span>Zon. l. c. L’Engel (Op. cit. p. 415) narra questi episodi come
+anteriori al 154 non rilevando che il passo di Polibio (XL,
+12, 6), cui solo era dato definirne la cronologia, in quanto un
+capitolo precedente contiene la narrazione dell’ultimo viaggio
+di Evergete a Roma, è incastonato in una commemorazione laudatoria
+di Filometore, ove si dà saltuariamente notizia degli episodi
+della vita del medesimo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note257">
+<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. p. 416. Cfr. Starck. — Op. cit. 437.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note258">
+<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — II, 153-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note259">
+<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Starck. — Op. cit., 437-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note260">
+<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — II, 26-33.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note261">
+<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 6-19.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note262">
+<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>.&#160;&#160;</span>Id. II, 40.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note263">
+<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>.&#160;&#160;</span>Schmid — Op. cit. 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note264">
+<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>.&#160;&#160;</span>Sharpe — Op. cit., p. 266, n. 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note265">
+<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — St. rom. II, 54-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note266">
+<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXII, 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note267">
+<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>.&#160;&#160;</span>Pol. XXXIII, 14, 1 e 16, 9-13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note268">
+<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>.&#160;&#160;</span>Ios. Fl. A. I. XIII, 21-4. Iust. XXXIV, 1. Pol. III, 5, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note269">
+<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>.&#160;&#160;</span>Iust. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note270">
+<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>.&#160;&#160;</span>Ios. Fl. A. I. XIII, 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note271">
+<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>.&#160;&#160;</span>L’avversione di Filometore contro Demetrio porta altresì,
+come sua causa, un tentativo di Demetrio su Cipro, che può essere
+collocato fra il 161 e il 154, (cfr. Pol. XXIII, 32, ed. Engel. Op.
+cit. 416-7). Tale atto, io credo, c’illumini sulla questione della
+cacciata o meno di Filometore dal trono d’Egitto per opera di
+Evergete (Cfr. Cap. IVº, § 1º, n.<sup>e</sup> del pres. lav.). Come conciliarlo
+infatti con l’esibizione, da parte di Demetrio, di tutti i suoi buoni
+uffici e la sua mediazione presso il senato (Diod. XXXI, 18), al
+preteso arrivo di Filometore in Roma?</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note272">
+<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Starck — Op. cit. 437-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note273">
+<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>.&#160;&#160;</span>Ios. Fl. A. I. XIII, 4, 6 e segg. Zonara. IV, 23. Cfr. Pol.
+XL, 12 e Lib. Machabaeorum I, XI, vº 1-17. (in Scriptura Sacra,
+T. XX. Parisiis. 1841).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note274">
+<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>.&#160;&#160;</span>Starck — Op. cit. p. 184 e 198, n. 23.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note275">
+<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>.&#160;&#160;</span>Mahaffy — Op. cit. 183-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note276">
+<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>.&#160;&#160;</span>Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2. (in Collana degli antichi
+storici greci volgarizzati. <i>Delle antichità giudaiche.</i> Vº Milano.
+1822). Iust. XXXVIII, 8. Mahaffy — Op. cit. 144 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note277">
+<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>.&#160;&#160;</span>Moisè Schwab — Storia degli Ebrei dall’edificazione del secondo
+tempio ai giorni nostri, p. 19-22, trad. it. di G. Pugliese,
+Venezia. 1870.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note278">
+<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>.&#160;&#160;</span>Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2; Macchab. I, III, 5 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note279">
+<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>.&#160;&#160;</span>Machab. I, VIII, 22 e segg.; I, XII, 1 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note280">
+<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>.&#160;&#160;</span>Schwab — Op. cit. 24.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note281">
+<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>.&#160;&#160;</span>Machab. I, XIV, 18 e segg. Ios. Fl. A. I. XIII, 13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note282">
+<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>.&#160;&#160;</span>Lib. Machab. I, XV, 16-21.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note283">
+<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>.&#160;&#160;</span>Tale cronologia è definita dall’ascensione di Simone giudeo
+agli onori di principe indipendente del suo popolo, avvenuta al
+142 a. C., sotto gl’inizi del cui dominio il libro dei Maccabei
+(l. c.) e Giuseppe Flavio (l. c.) menzionano avvenuto il rinnovamento
+dell’alleanza con Roma, e dal prenome di <i>Lucio</i>, console
+firmatario del rescritto concernente la medesima. L’ottenne
+(Gius. Fl. A. I. XIII, 14) dominazione di Simone comprende,
+nel suo giro, due soli consoli con simile prenome, L. Calpurnio
+Metello al 142 e L. Furio Filo al 136, [il creduto L. Calpurnio
+Pisone del 139 non è un <i>Lucio</i>, sibbene un <i>Gneo</i> (Cfr. Drumann — G.
+R. II, 87)], ma l’ordine della narrazione dei Libri Machab.,
+che ce la ricollegano al primissimo esordio della dominazione
+di Simone, fa propendere tutte le probabilità della scelta sull’anno
+del consolato di Metello (142). Calcolando il tempo necessario
+al viaggio della vecchia e della nuova ambasceria orientale e romana,
+si ha il biennio 142-1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note284">
+<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>.&#160;&#160;</span>Gellio — XVIII, 9 (in Meyer — Oratorum romanorum fragmenta
+cfr. p. 108-10, 1842).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note285">
+<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>.&#160;&#160;</span>Charisius — p. 137 (in Meyer — l. c.) Tale accenno a me sembra
+decisivo per spostare al 141 o giù di lì la data dell’orazione. Durante
+il regno di Filometore, tanta strana potenza di L. Termo
+è da giudicare inverosimile. Piuttosto, dopo il favorito avvento di
+Evergete, quegli potè, al pari del Tolomeo, pescare nel torbido
+della reazione seguitane, e, sembra, in maniera più indecente del
+suo protetto, il quale, alla fine, avea dovuto intimargli di smetterla.
+Così appunto l’«<i>interdicere rem capitalem</i>», rimasto inintelligibile
+al Meyer (V<sup>i</sup> nª al l. c.), mi sembra possa invece acquistare
+un significato ben definito. Il Meyer (Op. cit., p. 108) crede
+l’orazione del 154. Ma tale cronologia è inverosimile, dappoichè il
+154 è l’anno della partenza degli ambasciatori romani, (fra cui
+L. Termo), dopo l’ultimo, disperato appello di Evergete, e Termo,
+che al 145 soggiornava ancora in Egitto, (Cfr. Gius. Flav. — Contro
+Apione. II, 3, 2) non poteva, come risulta dalla presente orazione,
+(Cfr. Charis. l. c.), figurare in Roma al 154. Per identico motivo
+erra il Drumann (R. G. Vº, 129), cui era sfuggito il passato di Carisio,
+nell’assegnare l’orazione al 153.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note286">
+<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>.&#160;&#160;</span>Prisc. T. I, 108 e 111 (in Meyer — Op. cit. 108-10).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note287">
+<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>.&#160;&#160;</span>Gellio — XX, 11 (in Meyer — l. c).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note288">
+<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>.&#160;&#160;</span>«.... Μάρ[χ]ον, συγγενῆ βαδιλέως, Πτολεμαίου Εὐεργέτου,
+καὶ βασιλίσσης Κλεοπάτρας καὶ ἐπιστράτηγον Λ[ο]ύκιοζ
+καὶ Γαῖος Πέδιοι, Γαίου υἷοί, ῥωμαῖοι, ἀρετὴς ἕνεκεν καὶ κἀλογαθίας
+καὶ τῆς εἰς εαὐτοὺς εὐνοίας, Ἀπώλλωνι, Ἀρτέμιδι.»
+Cfr. Prideaux — Marmora oxoniensia p. 150-3. Oxonii. 1676. Mittaire — Marmora
+oxoniensia. p. 87 n. XXVI. Londini. 1732. Letronne — Recherches
+pour servir à l’histoire de l’Egypte etc.
+p. 276-9. Paris. 1823. Champollion Figeac — Op. cit. III, 406.
+Böckh. Corpus inscriptionum graecarum, n. 2285.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note289">
+<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>.&#160;&#160;</span>Ve n’era infatti più d’uno. Cfr. Robiou — Op. cit. p. 198
+e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note290">
+<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>.&#160;&#160;</span>Letronne — Op. cit. 273 e segg. Robiou — Op. cit. 198 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note291">
+<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>.&#160;&#160;</span>Letronne — Op. cit. 321-8. Id. — Inscriptions grecques et
+latines de l’Egypte. I, 372. Paris. 1842. Cfr. Robiou — Op.
+cit. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note292">
+<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>.&#160;&#160;</span>Letronne — Op. cit. 298.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note293">
+<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. IX, § 7 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note294">
+<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>.&#160;&#160;</span>I «cordiali rapporti» non cessano di rilevarsi da una iscrizione,
+capace altresì di illuminare sulle relazioni commerciali romano-egiziache
+sotto Evergete. (Cfr. Bullettin de correspondance
+hellénique, VIII, 107).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note295">
+<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>.&#160;&#160;</span>La vera data di questa missione è rimasta in certo modo
+oscura, come maggiormente ne sono i motivi. Cicerone [Somnium
+Scipionis, 3, (11) (in De Republica, VI), curato dal Pasdera.
+Torino. 1890], c’informa che l’ambasceria di Scipione in
+Egitto, Siria, Asia e Grecia, fu posteriore alla sua censura (a.
+142), e che l’anno stesso, in cui egli, ancora in missione all’estero,
+veniva nominato console per la seconda volta (a. 135).
+Ma negli <i>Academica priora</i> (II, 25), Cicerone torna ad accennare
+ad un’antonomastica ambasceria di Scipione, che questi
+ebbe a compiere prima della sua censura e che gli storici, per
+il fatto di non conoscere altre sue ambascerie, hanno identificato
+con la precedente. Come se ciò non bastasse, Cicerone
+medesimo nel De Rep. [3, 35, 40, (Cfr. Cic. Opera. P<sup>e</sup>. IV, 2 ed.
+Klotz. Lipsiae. 1874)], le cui scene s’immaginano avvenute nel
+129 (Cfr. Teuffel — Geschichte der Röm. Litteratur, I, 341, ed.
+Schwabe. 1890), fa menzione di un viaggio <i>recentissimo</i> di Scipione,
+compiuto insieme con Spurio Memmio, il quale da Giustino
+(XXXVIII, 8) ci risulta come uno dei membri dell’ambasceria recatasi
+in Egitto; e, quasi ad accrescere l’incertezza, Val. Massimo
+(IV, 3, 13) riferisce l’avvenimento come posteriore al secondo consolato
+(134) e al secondo trionfo di Scipione, cioè al 133 (Cfr.
+Lange — Römische Alterthümer, II, 331, e Mommsen — Op. cit. II,
+19). D’altro canto Plutarco (Apophthegmata, p. 200, in Op. mor.
+V. 2. Parisiis. Didot. 1841) ci dà notizia di parecchie missioni diplomatiche
+di Scipione, di cui egli colloca questa in Egitto, che
+sarebbe la terza, come posteriore alla gestione della censura, il
+che noi, connettendo con la citazione del <i>Somnium Scipionis</i>, l’unico
+passo, in cui, da fonte contemporanea, ci si ricordi una vera
+e propria ambasceria in Egitto, ricaviamo nuovamente la data del
+135, l’unica che ci sembra attendibile.
+</p>
+
+<p>
+Valerio Massimo, al solito, preoccupato dei suoi intenti apologetici
+non ha dovuto badare alla cronologia. Cicerone negli <i>Academica</i>
+avrà errato per trascuraggine o accennato a qualche altra
+ambasceria, così come l’altro passo del De Rep. (3, 35), che è del
+resto dubbio se faccia al caso nostro, deve intendersi riferito a
+una data, non già immediatamente, ma solo da recente trascorsa.
+Sulla questione della cronologia e delle ambascerie di Scipione
+Cfr. Bendinelli — P. Cornelii Scipionis Aemiliani Africani minoris
+Vita, p. 71-2. Florentiis. 1549; Id. — Locorum historicum adnotatio:
+loc. XV, XVI, XVII [in Gruterus — Thesaurus criticus. II, 352-3.
+Francoforte. 1604]; Simson — Chronicon catholicum, a. m. 3875. 1651.
+Mai — Cicerone, De rep. quae supersunt, p. 266, 1 e p. 317, n. a.
+Romae. 1822; Gerlach — Historische Studien, I, Der Tod des P. C.
+Scipio Aemilianus, p. 220. 1841. Lange — Op. cit. II, 329. Pasdera.
+Il sogno di Scipione, App. I, p. 30. Bandelin — Op. cit. 31-3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note296">
+<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>.&#160;&#160;</span>Iust. XXXVIII, 8. Schneiderwirth — Op. cit. 30-1. Lumbroso — L’Egitto
+al tempo dei Greci e dei Romani 82-3. Roma. 1882.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note297">
+<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>.&#160;&#160;</span>Posidonius Apamensis (in Fragm. hist. graec. ed Muller
+p. 255 e in Atheneo — Deipnosophistae. XII, 73. ed Meineke. Lipsia.
+1858-9). Plutarco — Apophtegmata p. 200. Episodio degno di essere
+rammentato per la sua strana originalità è questo che Evergete, di
+cui gli storici greci ci tratteggiano i più nauseanti ritratti fisici e
+morali, aveva chiesto la mano della futura madre dei Gracchi, la
+quale, naturalmente, avea rifiutato (Plut. Tiberius Gracchus. I, 3).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note298">
+<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>.&#160;&#160;</span>Iust., Athen., Plut., Diod. l. c. Cfr. Lumbroso l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note299">
+<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>.&#160;&#160;</span>Non faccio, al pari dello Schneiderwirth (Op. cit. p. 30-1),
+rimprovero alcuno ai Romani per la loro indifferenza verso la scandalosa
+condotta, privata e pubblica, di Evergete, per la semplicissima
+ragione che codesto tratto della biografia del medesimo
+è probabilmente un’invenzione o un’ingenuità delle fonti (Cfr.
+Mahaffy — History etc. 186-7; 203-4).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note300">
+<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>.&#160;&#160;</span>Mahaffy — Op. cit. p. 206. Strack — Die Ptolomäer, p. 185, 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note301">
+<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>.&#160;&#160;</span>Strack — Op. cit. 51.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note302">
+<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>.&#160;&#160;</span>Iust. XXXIX, 5, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note303">
+<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>.&#160;&#160;</span>Iust. l. c. Eutr. VI, 11, 3. Historia miscella [in Muratori.
+Rer. it. scriptores (col 39 B.). Mediolani. 1723]. Liv. Per. 70. Obsequens — Liber
+Prodigiorum. CVIII. Lemaire. Parisiis. 1823. Cassiodoro — Chronicon
+(in Op. I, 358. Venetiis. 1729). Ammiano Marcellino — Rerum
+gestarum quae supersunt, XXII, 16. Lipsiae. 1753.
+Sextus Rufus. — Breviarium rer. gest. etc. p. 285 (in Hist. rom. Epitomae.
+Amsterdam. 1630). Tacito — Ann. XIV, 18, 10. ed Iacob.
+1877.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note304">
+<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. III, 75. Ihne — Op. cit. VI, 155. Drumann — G.
+R. II, p. 52 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note305">
+<p><span class="label"><a href="#tag305">305</a>.&#160;&#160;</span>In Roncalius — Vetustiora latinorum scriptorum chronica,
+col. 391.1787.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note306">
+<p><span class="label"><a href="#tag306">306</a>.&#160;&#160;</span>Eutropio avrà confuso il lascito della Cirenaica con l’altro
+posteriore della Libia (Sex. Ruf. l. c.), che avverrà appunto nell’anno
+4º dell’Olimpiade 178, (cfr. Roncalius — Op. cit. 398),
+(= 65 a. C.).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note307">
+<p><span class="label"><a href="#tag307">307</a>.&#160;&#160;</span>Su questa doppia questione cfr. Scaligero — Animadversiones
+in chronologica Eusebii, p. 151 e 154. Cfr. p. 126, nº
+MDCLXXXVIII. Amsterdam. 1638.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note308">
+<p><span class="label"><a href="#tag308">308</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. IV, § 1, n<sup>e</sup>, del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note309">
+<p><span class="label"><a href="#tag309">309</a>.&#160;&#160;</span>Kiepert — Lehrbuch, p. 211-12 e 212, n. 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note310">
+<p><span class="label"><a href="#tag310">310</a>.&#160;&#160;</span>I medesimi però contraddicono a Giustino nel non riferire
+codesto lascito ad Apione, che ritengono invece testatore della Libia.
+La cronaca eusebio-ieroniana concorda però con Giustino e
+nessuna delle opinioni contradditorie di così tardi scrittori può
+avere un valore decisivo.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note311">
+<p><span class="label"><a href="#tag311">311</a>.&#160;&#160;</span>Marquardt — L’organisation de l’empire romain, I, 428-9.
+1889-92.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note312">
+<p><span class="label"><a href="#tag312">312</a>.&#160;&#160;</span>Kiepert. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note313">
+<p><span class="label"><a href="#tag313">313</a>.&#160;&#160;</span>Liv. Per. 70. Cfr. Rossberg — Quaestiones de rebus Cyrenarum
+provinciae romanae. p. 16. 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note314">
+<p><span class="label"><a href="#tag314">314</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 41-9. Ihne — Op. cit. III, 265-6. Holm — Griechische
+Geschichte. IV, 517. 1896.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note315">
+<p><span class="label"><a href="#tag315">315</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Barbagallo — <i>Il senatus consultum-ultimum</i>, pp. 16-27.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note316">
+<p><span class="label"><a href="#tag316">316</a>.&#160;&#160;</span>Il Marquardt (Op. cit. II, 432) ritiene che pel momento il
+governo romano abbia preso possesso dei domini regii, levando
+un’imposta sui principali prodotti della regione. Ma tale opinione
+non sembra affatto provata dalle fonti, cui il medesimo esplicitamente
+si riferisce.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note317">
+<p><span class="label"><a href="#tag317">317</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 265-8. Ihne — R. G. V, 311-21. Holm — G.
+G. IV, 689-98. Cfr. Meyer — Geschichte des Konigreichs Pontos,
+p. 84-97 e 104 e segg. Leipzig. 1899.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note318">
+<p><span class="label"><a href="#tag318">318</a>.&#160;&#160;</span>App. Mithr. 33. Plut. Luc. II, 3 e segg. Cfr. Cic. — Acad. pr.
+II, 4. Lemaire. 1828. De vir. ill. 74.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note319">
+<p><span class="label"><a href="#tag319">319</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. App. Mithr. 22 e Strack — Op. cit. p. 207.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note320">
+<p><span class="label"><a href="#tag320">320</a>.&#160;&#160;</span>App. Mithr. 23. Fl. Ios. A. I. XIV, 7, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note321">
+<p><span class="label"><a href="#tag321">321</a>.&#160;&#160;</span>Porphyrius (in Müller — Op. cit. p. 722).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note322">
+<p><span class="label"><a href="#tag322">322</a>.&#160;&#160;</span>Circa la data erra lo Strack (Op. cit., 186). Il Drumann (G.
+R. II, 494, n. 78 e p. 42) riporta a ragione i fatti succitati all’81
+a. C., come quelli, che, secondo App. (B. C. I, 103 e 104), sono
+anteriori al consolato di Silla con Q. Metello Pio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note323">
+<p><span class="label"><a href="#tag323">323</a>.&#160;&#160;</span>Cic. de leg. agr. I, 1, 1 e II, 16, 41. È ormai ammesso dagli
+storici più recenti che il testatore o pseudo-testatore sia stata
+appunto Tolomeo Alessandro IIº, (Cfr. Strack — Op. cit., p. 64.
+Mahaffy — Op. cit., p. 224. Guiraud — Op. cit., p. 30 e segg.). Tuttavia
+è bene riepilogare le ragioni che ci sospingono ad escludere
+le altre ipotesi avanzate. Cicerone (De lege agr. I, 1, 1 e II, 1, 16,
+41) ci parla del testamento di un Tolomeo Alessandro, col quale
+questi avrebbe lasciato erede del suo regno il senato ed il popolo
+romano. Se non che di Tolomei Alessandri ne conosciamo due,
+uno, morto all’88 (Strack — Op. cit. 186), e uno all’81. L’opinione,
+che riferisce al primo il succitato testamento, trova un appoggio
+nella IIª delle orazioni succitate, (XV, 38), ove, riepilogando uno
+dei comma della legge agraria del 59 di P. Servilio Rullo, Cicerone
+informa che essa prescriveva la vendita di tutti i beni demaniali,
+passati al popolo romano sotto o dopo il consolato di Silla e Q.
+Pompeo, che cade per l’appunto nell’anno 88 a. C., e, tra questi,
+egli ricorda l’Egitto (II, 16, 41). Se non che la clausola «<i>aut
+postea</i>», che segue immediatamente la succitata designazione cronologica,
+vi scema qualsiasi determinatezza, sì che il riferire il testamento
+ad Alessandro Iº rimane un’ipotesi infondata, tanto più
+quando si considera che a questo non occorsero mai relazioni con
+Roma (Schneiderwirth — Op. cit. 37, n. 29). Il Mommsen à quindi
+pensato ad Alessandro IIº, (Histoire romaine, V, 27, n. 1, trad.
+par E. de Guerle. Bruxelles. 1867.), ritenendone argomento decisivo
+il fatto che la discendenza legittima dei Lagidi si estingueva
+solo con Alessandro IIº, senza la quale condizione il dritto pubblico,
+in vigore presso gli stati clienti di Roma, non autorizzava
+il reggente a disporre del proprio dominio. L’argomento non è
+certo decisivo; ma tali a me sembrano invece le seguenti inavvertite
+parole del primo paragrafo della prima orazione <i>de lege
+agraria</i>: «post eosdem consules [C. Silla e Q. Pompeo (a. 88
+a. C.)] regis Alexandri testamento regnum illud [int. l’Egitto]
+populi romani esse factum», dalla quale può rilevarsi come il
+testamento di Alessandro cada in un’età posteriore alla morte
+del primo Alessandro (a. 88). Non aggiungo parola per negare
+l’esistenza di un preteso Alessandro IIIº, [Pétau — Doctrina temporum,
+X, 48. Lutetiae-Parisiorum. 1707. Förster — Coment. acad.
+Gotting. ad a. 1780. part. phil. p. 136. Mai — Scholia bobbiensia
+ad nonnullas M. T. Cic. orationes cum integris annotationibus,
+p. 351 (in Orelli — Cic. Op. V, 2. p. 351, Turici. 1833)], che, rigettata
+dagli storici più recenti, ad altro non si riduce se non ad
+una vana ipotesi creativa.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note324">
+<p><span class="label"><a href="#tag324">324</a>.&#160;&#160;</span>De leg. agr. II, 16, 41-2. De rege alexandrino p. 149-50 [in
+M. T. Cicerone — Op. (Fragmenta), V<sup>e</sup> XVIII, ed. Lemaire. Parigi.
+1831].</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note325">
+<p><span class="label"><a href="#tag325">325</a>.&#160;&#160;</span>Cic. De leg. agr. II, 16, 42.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note326">
+<p><span class="label"><a href="#tag326">326</a>.&#160;&#160;</span>Guiraud — Op. cit. 39.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note327">
+<p><span class="label"><a href="#tag327">327</a>.&#160;&#160;</span>Willems — Le sénat de la république romaine, II, 570 e segg.
+Paris. 1885.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note328">
+<p><span class="label"><a href="#tag328">328</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. V, 110 ed. cit.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note329">
+<p><span class="label"><a href="#tag329">329</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Hist. rom. VI, 144.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note330">
+<p><span class="label"><a href="#tag330">330</a>.&#160;&#160;</span>Id. V, 146-8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note331">
+<p><span class="label"><a href="#tag331">331</a>.&#160;&#160;</span>Tale cronologia è definita dal viaggio di uno dei medesimi
+a Verre, propretore in Sicilia, (Cic. In Verrem. IV, 27, 61 e segg.
+Löscher, Torino 1877), dopo circa due anni di soggiorno a Roma
+(Ibid. IV, 30, 67). Poichè la propretura di Verre in Sicilia durò dal
+73 al 71, (Op. cit. p. 10; Ciceros — Rede gegen C. Verres. Buch.
+IV, «De Signis» erklärt. von K. Hachtmann, p. 35. Gotha
+1889. Klein — Die Verwaltungsbeamter der Provinzen der römischen
+Reichs I, 1, 73-4. Bonn. 1878), la venuta a Roma dei figli di
+Selene deve datare, al più tardi, dal 72.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note332">
+<p><span class="label"><a href="#tag332">332</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Hist. rom. V, 33-4. Ihne — R. G. VI, 14-42.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note333">
+<p><span class="label"><a href="#tag333">333</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Hist. rom. V, 61 e segg. Ihne. R. G. VI, 56, 100.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note334">
+<p><span class="label"><a href="#tag334">334</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Hist. rom. V, 91 e segg. Ihne. R. G. VI. 43-55.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note335">
+<p><span class="label"><a href="#tag335">335</a>.&#160;&#160;</span>Starck. l. c. e n. 39, 40 e 41. Cfr. Letronne — Recueil etc.
+II, 20 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note336">
+<p><span class="label"><a href="#tag336">336</a>.&#160;&#160;</span>Strack — Op. cit. 186 e Mahaffy — The history etc. 223-4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note337">
+<p><span class="label"><a href="#tag337">337</a>.&#160;&#160;</span>II, 31, 76.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note338">
+<p><span class="label"><a href="#tag338">338</a>.&#160;&#160;</span>Cic. — In Verr. Introd. XV. Torino. Löscher 1877 e «Rede
+gegen C. Verres», p. 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note339">
+<p><span class="label"><a href="#tag339">339</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Guiraud — Op. cit. 36 e 37.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note340">
+<p><span class="label"><a href="#tag340">340</a>.&#160;&#160;</span>Plut. — Crass. XIII, 1-3. La censura di Crasso deve argomentarsi
+del 65 a. C. (Cfr. Drumann — R. G. IV 85).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note341">
+<p><span class="label"><a href="#tag341">341</a>.&#160;&#160;</span>Guiraud — Op. cit. 37.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note342">
+<p><span class="label"><a href="#tag342">342</a>.&#160;&#160;</span>Dione — Hist. rom. XXXVII, 8 e segg. ed. Gros et Boissée.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note343">
+<p><span class="label"><a href="#tag343">343</a>.&#160;&#160;</span>Svet. — Caes. XI. Cic. De leg. agr. I, 1, 1. Svetonio ci dice
+che Cesare pigliò occasione dal fatto che gli Alessandrini avevano
+<i>cacciato</i> il loro re, <i>alleato</i> di Roma. È ben difficile ammettere che
+qui si intenda parlare di Tolomeo Alessandro IIº, ucciso, più che
+scacciato, circa venti anni prima. D’altro canto, noi non conosciamo
+in quel tempo nessuna ribellione alessandrina, nè re alcuno
+<i>alleato</i> del popolo romano, quale non era infatti Aulete. Probabilissimamente
+Svetonio avrà confusogli avvenimenti di quest’anno
+con quelli del 56, che narreremo fra breve.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note344">
+<p><span class="label"><a href="#tag344">344</a>.&#160;&#160;</span>App. — Mithr. 92. Cfr. Drumann — G. R. IV, 392 e segg. e
+Mommsen — St. rom. II, 42 e segg. trad. it. del Sandrini.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note345">
+<p><span class="label"><a href="#tag345">345</a>.&#160;&#160;</span>Strabo — XIV, 669.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note346">
+<p><span class="label"><a href="#tag346">346</a>.&#160;&#160;</span>App. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note347">
+<p><span class="label"><a href="#tag347">347</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXV, 17; XXXVIII, 30.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note348">
+<p><span class="label"><a href="#tag348">348</a>.&#160;&#160;</span>Cic. — De har. resp. XX.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note349">
+<p><span class="label"><a href="#tag349">349</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXVIII, 30.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note350">
+<p><span class="label"><a href="#tag350">350</a>.&#160;&#160;</span>Strabo — XIV, 684.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note351">
+<p><span class="label"><a href="#tag351">351</a>.&#160;&#160;</span>App. Mithr. 94.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note352">
+<p><span class="label"><a href="#tag352">352</a>.&#160;&#160;</span>Floro. III, 6, 9. App. Mithr. 95.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note353">
+<p><span class="label"><a href="#tag353">353</a>.&#160;&#160;</span>In quella lunga lettera ad Arsace, re dei Parti, che Sallustio
+riferisce come vergata da Mitridate alla vigilia della sua finale
+catastrofe, il re del Ponto, enumerate le rovine d’imperi e di
+monarchie, di cui erano stati autori i Romani, concludeva con l’eccettuare
+il re d’Egitto «<i>praetio in dies bellum prolatans</i>» (Sall.
+Hist. fragm. p. 410-11, ed. Lemaire. Parisiis. 1801). Quest’interessata
+neutralità Mitridate avea cercato per ben due volte di scuotere e
+finalmente, sebbene troppo tardi, vi era riescito.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note354">
+<p><span class="label"><a href="#tag354">354</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 254.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note355">
+<p><span class="label"><a href="#tag355">355</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit., 244-80.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note356">
+<p><span class="label"><a href="#tag356">356</a>.&#160;&#160;</span>Mommsen — Op. cit. II, 52-110.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note357">
+<p><span class="label"><a href="#tag357">357</a>.&#160;&#160;</span>App. Mithr. 111. Cfr. Letronne — Recueil etc. II, 74 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note358">
+<p><span class="label"><a href="#tag358">358</a>.&#160;&#160;</span>App. l. c. Mommsen — Hist. rom. V, 147.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note359">
+<p><span class="label"><a href="#tag359">359</a>.&#160;&#160;</span>Chronica eus. (in Roncalius — Vetustiora chron. etc. p. 398).
+Sext. Ruf. — Breviarium p. 385. Amm. Marc. Rer. gest. XXII, 16.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note360">
+<p><span class="label"><a href="#tag360">360</a>.&#160;&#160;</span>Lo Scaligero, [Animadversiones chronologicae in Eus. 150-1
+(Cfr. p. 126, nº 1688). Amsterdam, 1658], crede si tratti di due
+Tolomei <i>Apioni</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note361">
+<p><span class="label"><a href="#tag361">361</a>.&#160;&#160;</span>The history etc. p. 208.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note362">
+<p><span class="label"><a href="#tag362">362</a>.&#160;&#160;</span>Guiraud — Op. cit, 27-9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note363">
+<p><span class="label"><a href="#tag363">363</a>.&#160;&#160;</span>L’organisation de l’empire romain. II, 431, n. 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note364">
+<p><span class="label"><a href="#tag364">364</a>.&#160;&#160;</span>Marquardt — Op. cit. II, 430 e 430 e n. 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note365">
+<p><span class="label"><a href="#tag365">365</a>.&#160;&#160;</span>Marquardt — Op. cit. 431, n. 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note366">
+<p><span class="label"><a href="#tag366">366</a>.&#160;&#160;</span>The history etc. 208.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note367">
+<p><span class="label"><a href="#tag367">367</a>.&#160;&#160;</span>Cic. De leg. agr. I, 1, 1; II, 15, 38.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note368">
+<p><span class="label"><a href="#tag368">368</a>.&#160;&#160;</span>De leg. agr. II, 16, 41-3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note369">
+<p><span class="label"><a href="#tag369">369</a>.&#160;&#160;</span>Id. II, 7, 16.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note370">
+<p><span class="label"><a href="#tag370">370</a>.&#160;&#160;</span>Id. II, 13, 32.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note371">
+<p><span class="label"><a href="#tag371">371</a>.&#160;&#160;</span>I, 3, 9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note372">
+<p><span class="label"><a href="#tag372">372</a>.&#160;&#160;</span>Id. I, 4, 10; II, 21, 56. Cfr. De Ruggiero — «Agrariae leges»,
+§ 53 (in «<i>Enciclopedia giuridica italiana</i>»).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note373">
+<p><span class="label"><a href="#tag373">373</a>.&#160;&#160;</span>Sull’ostilità di Cicerone alle leggi agrarie, cfr. il recente e
+splendido libro del Masè-Dari. — M. T. Cicerone etc., p. 260-86.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note374">
+<p><span class="label"><a href="#tag374">374</a>.&#160;&#160;</span>H. n. Plin. XXXIII, 47, 9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note375">
+<p><span class="label"><a href="#tag375">375</a>.&#160;&#160;</span>Flav. Ios. XIV, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note376">
+<p><span class="label"><a href="#tag376">376</a>.&#160;&#160;</span>Appiano enumera fra le ragioni, che dovettero distogliere
+Pompeo dall’impresa, l’avverso responso dell’oracolo. Ma è da ritenere
+che egli abbia, equivocando, riferito a quest’anno quanto
+accadrà di lì a poco nel 56 a. C.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note377">
+<p><span class="label"><a href="#tag377">377</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. III, 203 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note378">
+<p><span class="label"><a href="#tag378">378</a>.&#160;&#160;</span>Schol. Bobb. in orat. Pro Sext. 202, ed. Orelli.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note379">
+<p><span class="label"><a href="#tag379">379</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXVIII, 2 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note380">
+<p><span class="label"><a href="#tag380">380</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Att. II, 16.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note381">
+<p><span class="label"><a href="#tag381">381</a>.&#160;&#160;</span>Caes. B. C. III, 107. Svet. Caes. LIV. Dio — XXXIX, 12. Cic.
+Pro Rab. post. III; Pro Sext. XXVI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note382">
+<p><span class="label"><a href="#tag382">382</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. il cap. segg., § 7 del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note383">
+<p><span class="label"><a href="#tag383">383</a>.&#160;&#160;</span>L’intera somma pattuita non fu però sborsata per intero.
+Quando Cesare, al 49, si recherà in Egitto, sarà ancora creditore
+di 700 sesterzi (Plut. Caes. XLVIII, 5).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note384">
+<p><span class="label"><a href="#tag384">384</a>.&#160;&#160;</span>Caes. l. c. Cic. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note385">
+<p><span class="label"><a href="#tag385">385</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad. Att. II, 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note386">
+<p><span class="label"><a href="#tag386">386</a>.&#160;&#160;</span>Ibid.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note387">
+<p><span class="label"><a href="#tag387">387</a>.&#160;&#160;</span>Lange. R. A. I, p. 574 e segg. Barbagallo — Il <i>senatus-consultum
+ultimum</i>, p. 119-20, 115 e segg. La censura non era gerita
+se non da chi avesse trapassato tutta la serie delle magistrature
+(Lange. R. A. I, 513), il che, in pratica, non riesciva possibile,
+se non ai più cospicui degli ottimati.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note388">
+<p><span class="label"><a href="#tag388">388</a>.&#160;&#160;</span>Lange — R. A. I, 691.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note389">
+<p><span class="label"><a href="#tag389">389</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Sext. XXV, XXVI e Liebenam. — Zur Geschichte
+und Organisation des romischen Vereinswesens, p. 24-5, 1890.
+Gentile — Clodio e Cicerone p. 118-9. 1876.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note390">
+<p><span class="label"><a href="#tag390">390</a>.&#160;&#160;</span>Barbagallo — Op. cit. 120-1. Cfr. Bouché-Leclerq. Les Pontifes
+de l’ancienne Rome, pp. 327-8, 329-30, 331, 334-5. 1871. Cic.
+De prov. cons. XIX; De har. resp. XXVII; Pro Sext. XXVI. Bélot — Hist.
+des chevaliers romains. I, 88 e segg. 1866. Drumann. G.
+R. II, 238.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note391">
+<p><span class="label"><a href="#tag391">391</a>.&#160;&#160;</span>Pro Sext. XXV. Ascon — in Pison, IV (ed. Orelli). Drumann — G.
+R. II, 238.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note392">
+<p><span class="label"><a href="#tag392">392</a>.&#160;&#160;</span>Il lettore non si scandalizzi se ora o più innanzi, come sempre,
+tratto con disinvoltura del buon Marco Tullio. Non ostante
+le vecchie e le nuove, più o meno retoriche, indignazioni (Cfr.
+Pasculli — I libri delle leggi di M. T. Cicerone, preceduti da un
+saggio sulla critica del Mommsen. Trani. 1900), sta di fatto che
+l’oratore romano non può, nelle sue qualità di uomo politico, essere
+giudicato da puri letterati, ma da chi abbia anima e senso di uomo
+politico. E tale prerogativa rende immortale l’opera ed i giudizi del
+Mommsen, nè fulmini più o meno olimpici o <i>chauvenismes</i>, più o
+meno patriottici, possono esercitarvi contro un valore decisivo.
+Cfr. sul proposito il recentissimo volume del Masè-Dari, altre
+volte citato.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note393">
+<p><span class="label"><a href="#tag393">393</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Sext. XXVIII; De prov. cons. XIX e Pro Domo
+sua, IX e XXV. Cfr. Plut. Cat. min. XL e Cic. XXXV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note394">
+<p><span class="label"><a href="#tag394">394</a>.&#160;&#160;</span>Oltre alle monografie citate nella prefazione del pres. lav.,
+cfr. su questo cap. Drumann — G. R. II, 262-8 e V, 166. Engel — Kypros,
+435-447.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note395">
+<p><span class="label"><a href="#tag395">395</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Sext. XXVI. Erra quindi il Matscheg (Cesare e il
+suo tempo, 5, n. 5 Firenze. 1874), nel fare del Tolomeo ciprio un
+figlio <i>minore</i> di Tolomeo Aulete.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note396">
+<p><span class="label"><a href="#tag396">396</a>.&#160;&#160;</span>La testimonianza di Ammiano Marcellino (XIV, 27), che lo
+dice <i>foederatus ac socius</i>, è smentita dall’altra molto più autorevole
+di Cicerone (Pro Sext. XXVI).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note397">
+<p><span class="label"><a href="#tag397">397</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Ciccotti — Il processo di Verre, p. 23. Milano. 1895.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note398">
+<p><span class="label"><a href="#tag398">398</a>.&#160;&#160;</span>Cic. l. c. Pro Domo sua. VIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note399">
+<p><span class="label"><a href="#tag399">399</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Flacco, XIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note400">
+<p><span class="label"><a href="#tag400">400</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cap. VII, § 3º del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note401">
+<p><span class="label"><a href="#tag401">401</a>.&#160;&#160;</span>Engel — Kypros, 40-71.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note402">
+<p><span class="label"><a href="#tag402">402</a>.&#160;&#160;</span>Amm. Marc. XIV, 8 e 27.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note403">
+<p><span class="label"><a href="#tag403">403</a>.&#160;&#160;</span>Velleius Paterculus — Quae extant. II, 38, 5-6; 45, 5. ed.
+Lemaire. Parisiis. 1822. Florus — Epitone rer. rom. III, 9 ed.
+Lemaire. 1827. App. B. C. II, 23.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note404">
+<p><span class="label"><a href="#tag404">404</a>.&#160;&#160;</span>De viris illustribus, III, 80. Vell. Pat. II, 45, 5. Cfr. in ed.
+cit., n. 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note405">
+<p><span class="label"><a href="#tag405">405</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Sext. XXXII, XXVII. Liv. Ep. 104. Floro III, 9.
+Schol. Bobbiensia in orat. Pro Sextio, p. 302. ed. Orelli.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note406">
+<p><span class="label"><a href="#tag406">406</a>.&#160;&#160;</span>Plut. — Cat. min. XXXIV, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note407">
+<p><span class="label"><a href="#tag407">407</a>.&#160;&#160;</span>Liv. Ep. 104. Vell. Pat. II, 38, 5-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note408">
+<p><span class="label"><a href="#tag408">408</a>.&#160;&#160;</span>Val. Max. IV, 3, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note409">
+<p><span class="label"><a href="#tag409">409</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cat. min. XXXV, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note410">
+<p><span class="label"><a href="#tag410">410</a>.&#160;&#160;</span>Val. Max. IX, 4, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note411">
+<p><span class="label"><a href="#tag411">411</a>.&#160;&#160;</span>Dione — XXXIX, 22. Vell. Pat. II, 45, 5. Plut. — Cat. min.
+XXXVI, 1. Strabo — XIV, p. 684.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note412">
+<p><span class="label"><a href="#tag412">412</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note413">
+<p><span class="label"><a href="#tag413">413</a>.&#160;&#160;</span>Vell. Pat. II, 45, 5. Floro III, 9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note414">
+<p><span class="label"><a href="#tag414">414</a>.&#160;&#160;</span>Plut. — Cat. min. XLV, 2. Lucano — Pharsalia III, 64. ed.
+Lemaire.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note415">
+<p><span class="label"><a href="#tag415">415</a>.&#160;&#160;</span>Plut. — Cat. min. XXXVI, 1. Cfr. Cic. Pro Sext. XXXVI.
+Questa cumulazione d’incarichi, conferiti per unica legge, era il
+solo elemento della medesima giuridicamente passibile di nullità,
+nè Cicerone si astenne dallo scagliarvene minaccia (Pro Domo,
+XX); ma, pur troppo, l’incostituzionalità riguardava le forme e
+non il contenuto, (Cfr. Drumann. II, 24 e 265, n. 38).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note416">
+<p><span class="label"><a href="#tag416">416</a>.&#160;&#160;</span>Ciò gli fruttò le ire e i libelli di parecchi, di alcuno dei
+quali, per comodità politica, si fece forte anche Cesare nella sua
+sperduta «<i>Anticatoniana</i>,» (Cfr. Plut. Op. cit. XXXVI, 3 e
+XXXVII, 1-4).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note417">
+<p><span class="label"><a href="#tag417">417</a>.&#160;&#160;</span>Plut. — Op. cit., XXXVI, 1, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note418">
+<p><span class="label"><a href="#tag418">418</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cat. min. XXXVIII, 1-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note419">
+<p><span class="label"><a href="#tag419">419</a>.&#160;&#160;</span>Vell. Pat. l. c. Plut. Ib. XXXIX, 1. Val. Max. VIII, 15, 10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note420">
+<p><span class="label"><a href="#tag420">420</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Ib. XXXIX, 1-2. Dio XXXIX, 22.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note421">
+<p><span class="label"><a href="#tag421">421</a>.&#160;&#160;</span>Plut. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note422">
+<p><span class="label"><a href="#tag422">422</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Plut. Ib. XXXIX, 2 e XLII, 1, che ci segna sia i nomi dei
+consoli, durante la cui carica avvenne il ritorno, sia quelli successivi,
+e Dio (XXXIX, 22), la cui narrazione riguarda appunto
+l’anno 56 a. C.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note423">
+<p><span class="label"><a href="#tag423">423</a>.&#160;&#160;</span>Nel golfo Saronico, oggi Kenkri.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note424">
+<p><span class="label"><a href="#tag424">424</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. II, 534 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note425">
+<p><span class="label"><a href="#tag425">425</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 7. Cfr. Ad. Att. V, 21 e Marquardt — Op.
+cit. II, 328.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note426">
+<p><span class="label"><a href="#tag426">426</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Drumann — G. R. II, 222-5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note427">
+<p><span class="label"><a href="#tag427">427</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cic. XXXIV. Cat. min. XL.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note428">
+<p><span class="label"><a href="#tag428">428</a>.&#160;&#160;</span>Erra Plutarco, (Cat. min. XLIII, 1), includendovi l’Egitto,
+tutt’altro che conquistato. Egli infatti, oltre a smentirsi da sè,
+(Cfr. Pomp. LII e Caes. XXI), è contraddetto da Dione. XXXIX,
+33. App. B. C. II, 118, Liv. Ep. 105. Circa il surriferito periodo
+cfr. Matscheg — Op. cit. pp. 94-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note429">
+<p><span class="label"><a href="#tag429">429</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cat. min. XLIV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note430">
+<p><span class="label"><a href="#tag430">430</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Plut. Cat. min. XLV, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note431">
+<p><span class="label"><a href="#tag431">431</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 22 e Plut. Cat. min. XLV, 1. Dione ha il torto
+di riferire tutti questi avvenimenti all’anno 56, cronologia che è
+chiaramente smentita da Plutarco.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note432">
+<p><span class="label"><a href="#tag432">432</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cat. min. XLV, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note433">
+<p><span class="label"><a href="#tag433">433</a>.&#160;&#160;</span>Matscheg — Op. cit. p. 56.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note434">
+<p><span class="label"><a href="#tag434">434</a>.&#160;&#160;</span>Gli eventi, che sono soggetto del pres. e dei successivi paragrafi,
+accennati di volo — non se ne capisce il perchè — dagli studiosi
+delle relazioni di Roma con l’Egitto, sono narrati con una
+certa ampiezza dallo Champollion-Figeac (Op. cit. II, 299-317),
+il quale però, in gran parte per colpa dell’intrico delle fonti,
+riesce poco preciso. Cfr. piuttosto Drumann — Op. cit. II, 535
+e segg. Duolmi non aver potuto vedere la monografia dello Stocchi — A
+Gabinio ed i suoi processi. Torino. Löscher. 1892.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note435">
+<p><span class="label"><a href="#tag435">435</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. Pro C. Rab. post. passim. Cicerone (Op. cit. II) e
+Plutarco (Pomp. XLIX, 7), l’uno, a bella posta, l’altro, riferendo
+da un storiografo anteriore, insinuano che il viaggio di Aulete fu
+dovuto <i>unicamente</i> a brighe di Pompeo per aprirsi, con una spedizione
+egizia, nuove vie di ricchezze e di onori. Ciò è smentito
+dai contemporanei avvenimenti di Alessandria, ed è un’interpetrazione
+creata solo quale arma politica, dopo l’esperimento delle
+brighe dei Pompeiani. Del pari è da escludere tra le cause del
+malcontento dei sudditi di Aulete, il rifiuto del medesimo a reclamare
+Cipro ai Romani, in quanto che il prossimo incontro di
+Aulete con Catone a Rodi, (Plut. Cat. min. XXXV), ci avvisa che
+quell’isola apparteneva ancora al suo naturale possessore.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note436">
+<p><span class="label"><a href="#tag436">436</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 12 e Liv. Ep. 105.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note437">
+<p><span class="label"><a href="#tag437">437</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Cat. Min. XXXV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note438">
+<p><span class="label"><a href="#tag438">438</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note439">
+<p><span class="label"><a href="#tag439">439</a>.&#160;&#160;</span>Porphyrius — p. 723. ed. cit.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note440">
+<p><span class="label"><a href="#tag440">440</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 13-14. Strabo — XVII, p. 796. Cfr. Cic. Pro
+Coelio, X. (ed. Lemaire). De harusp. responsis. XVI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note441">
+<p><span class="label"><a href="#tag441">441</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Coelio X.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note442">
+<p><span class="label"><a href="#tag442">442</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 14.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note443">
+<p><span class="label"><a href="#tag443">443</a>.&#160;&#160;</span>Ibid.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note444">
+<p><span class="label"><a href="#tag444">444</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note445">
+<p><span class="label"><a href="#tag445">445</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Coelio, X.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note446">
+<p><span class="label"><a href="#tag446">446</a>.&#160;&#160;</span>La cosa non è matematicamente sicura, ma in tale sospetto
+c’induce gravemente lo strano interessarsi di Celio, nell’anno della
+morte di Aulete alle condizioni dell’Egitto e la sua febbrile richiesta
+a Cicerone di consiglio sul <i>da fare</i>, (Ad Fam. VIII, 4).
+Come è noto, nessuno dei creditori aveva più potuto riscuotere la
+minima delle somme sborsate (Cic. Ad Fam. VII, 17).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note447">
+<p><span class="label"><a href="#tag447">447</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. II, 376-80. Cfr. Cic. Ad. Q. fr. II, 13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note448">
+<p><span class="label"><a href="#tag448">448</a>.&#160;&#160;</span>Quinctilianus — Instit. orat. XI, 1, 51 ed. Lemaire 1820-5.
+Svet. Clar. rhet. II. ed. Lemaire. 1828.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note449">
+<p><span class="label"><a href="#tag449">449</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Coelio — X e XXI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note450">
+<p><span class="label"><a href="#tag450">450</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Coelio, X.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note451">
+<p><span class="label"><a href="#tag451">451</a>.&#160;&#160;</span>Ibid.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note452">
+<p><span class="label"><a href="#tag452">452</a>.&#160;&#160;</span>Ciò si rileva dal fatto che Celio continuò a rimanere a Roma
+(Cfr. Cic. Ad Q. fr. II, 13), il che sarebbe stato vietato dall’applicazione
+della condanna prescritta dalla legge Plauzia (Cfr.
+Rein — Das Criminalrecht der Römer 740-1884.), sotto il cui
+impero venne espletato il dibattimento.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note453">
+<p><span class="label"><a href="#tag453">453</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. V, 12. Sul processo di Celio cfr. anche Rhein.
+Mus. II, 4, p. 598.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note454">
+<p><span class="label"><a href="#tag454">454</a>.&#160;&#160;</span>Dell’assenza di Aulete durante il 56, oltre a Cicerone (Ad.
+Fam. I, 1), ce ne avverte implicitamente Dione Cassio (XXXIX, 16).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note455">
+<p><span class="label"><a href="#tag455">455</a>.&#160;&#160;</span>La connivenza di Pompeo con Aulete è provata altresì dal
+fatto che questi aveva esibito una propria villa al principe egiziano,
+quale luogo di ritrovo coi creditori. (Cfr. Cic. — Pro C.
+Rab. Post. III).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note456">
+<p><span class="label"><a href="#tag456">456</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 1, 1 e segg. I, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note457">
+<p><span class="label"><a href="#tag457">457</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c. 15 e 16 Cic. — l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note458">
+<p><span class="label"><a href="#tag458">458</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. — Ad Fam. I, 2, n. 22 ed. Lemaire. 1827.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note459">
+<p><span class="label"><a href="#tag459">459</a>.&#160;&#160;</span>Cic. l. c.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note460">
+<p><span class="label"><a href="#tag460">460</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. — Opere con trad. e n<sup>e</sup> I, col. 1056. Venezia. 1848.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note461">
+<p><span class="label"><a href="#tag461">461</a>.&#160;&#160;</span>«<i>ante se oportere discessionem facere</i>» (Cic. Ad Fam. I, 2).
+La frase è oscura, nè l’interpretazione, che io con altri ho esibito,
+è del tutto soddisfacente, dappoichè i tribuni avevano già da molto
+tempo il diritto di presenziare le sedute senatorie (Willems — Le
+sénat de la rép. rom. II, 162 e 202-3). Peggiore però sembrami
+quella del Gronovius: «<i>se debere prius sententias rogare</i>», (Cfr. Cic. — Op.
+Lettere. II, p. 117, n. 6 ed. Bentivoglio, Napoli. 1829),
+che confonde il «<i>rogare sententias</i>» col «<i>discessionem facere</i>», e
+urta due volte contro la grammatica.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note462">
+<p><span class="label"><a href="#tag462">462</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 2 e I, 4. Ad Quint. fr. II, 2. Cfr. Dio — XXXIX,
+15. In questa giornata Cicerone ebbe forse a recitare l’orazione
+«<i>de rege alexandrino</i>», di cui noi possediamo soltanto
+brevi e slegati frammenti, i quali a nessun critico possono permettere
+la sicurezza dello Schmid (Op. cit. 11) nel riferirli all’anno
+della censura di Crasso (65 a. C.), che gli Scholia Bobbiensia
+ricordano solo come un’età già trapassata [«<i>tentaverat Crassus</i>».
+(Cfr. Ciceronis — Op. Vº, P<sup>e</sup> IIª, p. 350 ed. Orelli)]. Nè più
+valida parmi l’argomentazione, che il Bandelin vuol trarre dal
+silenzio di Cicerone, il quale, per contro, nelle sue lettere accenna
+a parecchi suoi discorsi <i>pro rege alexandrino</i>, tenuti in quei giorni,
+o dal fatto, che allora si discuteva su <i>chi</i> doveva ricondurre
+il re, non <i>sulla restituzione</i> del re, la quale, era in ballo tanto
+quanto la questione precedente.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note463">
+<p><span class="label"><a href="#tag463">463</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. V, 203 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note464">
+<p><span class="label"><a href="#tag464">464</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. II, 109 e segg. Plutarco, a torto, ce lo ha tramandato
+come un Canidio.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note465">
+<p><span class="label"><a href="#tag465">465</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note466">
+<p><span class="label"><a href="#tag466">466</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 5 e Ad Q. fr. II, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note467">
+<p><span class="label"><a href="#tag467">467</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 16. Cfr. Plutarco — Pomp. XLIX, 6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note468">
+<p><span class="label"><a href="#tag468">468</a>.&#160;&#160;</span>Timagenes Alexandrinus — Fragm., (in Müller — Fragm. hist.
+graec. p. 222), e Plut. Pomp. XLIX, 5-6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note469">
+<p><span class="label"><a href="#tag469">469</a>.&#160;&#160;</span>Circa i sentimenti di C. Catone contro Lentulo, cfr. Fenestella
+(in Nonio Marcell. — De vera sign. serm. p. 385. Lipsia. 1826).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note470">
+<p><span class="label"><a href="#tag470">470</a>.&#160;&#160;</span>Ad Q. fr. II, 3 e Ad Fam. I, 5.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note471">
+<p><span class="label"><a href="#tag471">471</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 16 e Plut. Pomp. XLIX, 5-7. Cfr. Dio — XXXIX,
+9. Cic. Ad. Att. IV, 1. Pro Domo VII; X. App. B. C.
+II, 18.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note472">
+<p><span class="label"><a href="#tag472">472</a>.&#160;&#160;</span>Ad Q. fr. II, 6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note473">
+<p><span class="label"><a href="#tag473">473</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6. È eloquente nei rispetti del carattere
+di Cicerone, il contrasto fra tali consigli e le accuse lanciate
+nello stesso anno contro Gabinio, (cfr. In Pis. XXI), colpevole
+di avere eseguito il piano, che l’oratore consigliava al suo
+amico della Cilicia.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note474">
+<p><span class="label"><a href="#tag474">474</a>.&#160;&#160;</span>App. Syr. 51. Diodoro — Bibliothecae historicae quae supersunt.
+XXXIX, 56 ed. Kiessling, e Prou. Parigi. Circa la nuova
+fase della questione egizia, cfr. Drumann — G. R. III, 49-59.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note475">
+<p><span class="label"><a href="#tag475">475</a>.&#160;&#160;</span>Plut. Anton. III, 1. Cic. Phil. II, 19, 48.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note476">
+<p><span class="label"><a href="#tag476">476</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Rab. Post. XI. Schol. Bobb. p. 271 e 356-7. (in
+Ciceronis — Opera ed. Orelli. Vª, P<sup>e</sup> IIª).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note477">
+<p><span class="label"><a href="#tag477">477</a>.&#160;&#160;</span>Pro Domo sua, IX e XXI. Pro Rab. Post. VIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note478">
+<p><span class="label"><a href="#tag478">478</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c. Cfr. Cic. Ad Att. IV, 10.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note479">
+<p><span class="label"><a href="#tag479">479</a>.&#160;&#160;</span>Flav. Ios. A. I. I, VI, 2 e De bello Iud. I, 8, 7.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note480">
+<p><span class="label"><a href="#tag480">480</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Val. Max. LIX, 1, 6.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note481">
+<p><span class="label"><a href="#tag481">481</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. anche Liv. Ep. 105.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note482">
+<p><span class="label"><a href="#tag482">482</a>.&#160;&#160;</span>Porphyrius — p. 723, ed. cit.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note483">
+<p><span class="label"><a href="#tag483">483</a>.&#160;&#160;</span>Caes. B. C. III, 4 e 110, ed. Lemaire. Parisiis. 1820.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note484">
+<p><span class="label"><a href="#tag484">484</a>.&#160;&#160;</span>Ad Att. IV, 10, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note485">
+<p><span class="label"><a href="#tag485">485</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Q. fr. II, 13; III, 2; In Pis. XXI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note486">
+<p><span class="label"><a href="#tag486">486</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 56-9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note487">
+<p><span class="label"><a href="#tag487">487</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Q. fr. III, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note488">
+<p><span class="label"><a href="#tag488">488</a>.&#160;&#160;</span>Sulla portata dell’accusa <i>de repetundis</i>, cfr. Rein — Op. cit.
+p. 604-5 e 343-6. La contemporanea accusa <i>de ambitu</i> (Cic. Ad
+Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 3) non può di certo, per la sua natura,
+riferirsi alla spedizione di Gabinio in Egitto. Piuttosto è da
+considerarsi come uno dei contemporanei mezzi di demolizione,
+praticato, per vendetta, dagli avversari.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note489">
+<p><span class="label"><a href="#tag489">489</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c. 59-61.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note490">
+<p><span class="label"><a href="#tag490">490</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c. 62. Cic. Ad Qu. fr. III, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note491">
+<p><span class="label"><a href="#tag491">491</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Q. fr. III, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note492">
+<p><span class="label"><a href="#tag492">492</a>.&#160;&#160;</span>Dio — l. c. 62.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note493">
+<p><span class="label"><a href="#tag493">493</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Rein — Op. cit. p. 563-4. Drumann — G. R. II, 52, 2;
+III, 54 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note494">
+<p><span class="label"><a href="#tag494">494</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. invece Cic. Ad. Qu. fr. III, 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note495">
+<p><span class="label"><a href="#tag495">495</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 63.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note496">
+<p><span class="label"><a href="#tag496">496</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Att. IV, 16 e Dio — l. c., 62.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note497">
+<p><span class="label"><a href="#tag497">497</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Q. fr. III, 4.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note498">
+<p><span class="label"><a href="#tag498">498</a>.&#160;&#160;</span>Id. Ad Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 4. Cfr. Ad Q. fr. III, 7, 9.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note499">
+<p><span class="label"><a href="#tag499">499</a>.&#160;&#160;</span>Circa la cronologia del processo, cfr. quella dell’immediatamente
+posteriore epistola ciceroniana Ad Q. fr. III, 4 (in Cic. — Scripta
+quae manserunt. Ep. ad Q. fr. l. c. ed. Klotz e Wesenberg.
+Lipsiae. 1873). Il §º dell’anteriore ep. ad Att. (VI, 16), che
+parla dell’assoluzione di Gabinio, è frammento di una lettera posteriore
+alla precedente.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note500">
+<p><span class="label"><a href="#tag500">500</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 62.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note501">
+<p><span class="label"><a href="#tag501">501</a>.&#160;&#160;</span>Ibid., 63.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note502">
+<p><span class="label"><a href="#tag502">502</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ad Q. fr. III, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note503">
+<p><span class="label"><a href="#tag503">503</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Rab. post. XII, 31. Val. Max. — IV, 2, 4. Quint.
+Instit. orat., XI, 1, 73. (Cfr. Cic. Ad Q. fr. III, 5; III, 9; II, 1,
+e Drumann — G. R. VI, 70-1). Circa la sua orazione <i>pro Gabinio</i>,
+cfr. Cic. — Varia (ed. Lemaire, p. 185).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note504">
+<p><span class="label"><a href="#tag504">504</a>.&#160;&#160;</span>Trattavasi, fra l’altro, dell’estorsione di 4000 sesterzi dalla
+provincia, che Gabinio aveva adoperato per la spedizione egizia.
+(Dio — XXXIX, 55).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note505">
+<p><span class="label"><a href="#tag505">505</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XLVI, 8.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note506">
+<p><span class="label"><a href="#tag506">506</a>.&#160;&#160;</span>Sui pericoli, possibili a provenire dalla capacità personale
+di Archelao, cfr. Drumann — G. R. III, 50 — 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note507">
+<p><span class="label"><a href="#tag507">507</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Rab. post. VIII e XIV.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note508">
+<p><span class="label"><a href="#tag508">508</a>.&#160;&#160;</span>Dio — XXXIX, 64. Schol. Bobb. Pro Archia, p. 336 (ed. Orelli).
+App. (Syr. 51) lo dice erroneamente esiliato dal senato,
+cui elargisce un’indebita competenza, mentre nei B. C. II, 24 lo
+fa esiliare nel 52 a. C. Sulla pena dell’esilio nei reati <i>de repetundis</i>,
+cfr. Rein — Op. cit. 630.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note509">
+<p><span class="label"><a href="#tag509">509</a>.&#160;&#160;</span>Sallustio — Bellum Iugurtinum. XXXV, 10. Löscher. 1900.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note510">
+<p><span class="label"><a href="#tag510">510</a>.&#160;&#160;</span>Ciccotti — Il processo di Verre, p. 13.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note511">
+<p><span class="label"><a href="#tag511">511</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Dézobry — Rome au siècle d’Auguste, I, p. 261 e segg.,
+270 e segg. Paris. 1835.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note512">
+<p><span class="label"><a href="#tag512">512</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. 19 «Lugent omnes provinciae», scriveva una volta,
+in cui gli tornava comodo, Cicerone, (In Verr. II, 3, 89) «queruntur
+omnes liberi populi, regni denique jam omnia de nostris
+cupiditatibus et iniuriis expostulant: locus intra oceanum jam
+nullus est neque tam longinquus, neque tam reconditus, quo
+non per haec tempora nostrorum hominum libido iniquitasque
+pervaserit».</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note513">
+<p><span class="label"><a href="#tag513">513</a>.&#160;&#160;</span>V<sup>i</sup> Cap. II, § 3º del pres. lav.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note514">
+<p><span class="label"><a href="#tag514">514</a>.&#160;&#160;</span>Sul pres. §. Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-83.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note515">
+<p><span class="label"><a href="#tag515">515</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note516">
+<p><span class="label"><a href="#tag516">516</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro Rab. post. II-III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note517">
+<p><span class="label"><a href="#tag517">517</a>.&#160;&#160;</span>Roblon — Op. cit., p. 171 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note518">
+<p><span class="label"><a href="#tag518">518</a>.&#160;&#160;</span>Lo Schmid ne incolpa a torto (p. 13-4) un’inesistita insurrezione
+alessandrina, provocata dalla fiscalità del ministro.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note519">
+<p><span class="label"><a href="#tag519">519</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ib. VIII e XIV-XV. Cfr. Ad Fam. VII, 17.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note520">
+<p><span class="label"><a href="#tag520">520</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. Op. cit. III, Ad Q. fr. III, 2 e III, 3.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note521">
+<p><span class="label"><a href="#tag521">521</a>.&#160;&#160;</span>Svet. (Claud. 16) lo dice a torto <i>de maiestate</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note522">
+<p><span class="label"><a href="#tag522">522</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Pro C. Rab. post. IV e <i>passim</i>.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note523">
+<p><span class="label"><a href="#tag523">523</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note524">
+<p><span class="label"><a href="#tag524">524</a>.&#160;&#160;</span>Op. cit. VIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note525">
+<p><span class="label"><a href="#tag525">525</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. XI e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note526">
+<p><span class="label"><a href="#tag526">526</a>.&#160;&#160;</span>Rein — Op. cit. 630. Drumann — G. R. III, 215. Cfr. Cic. Orationes.
+V<sup>e</sup> 4º. «<i>Excursus ad orat. pro Flacco</i>, cap. 38» ed.
+Lemaire.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note527">
+<p><span class="label"><a href="#tag527">527</a>.&#160;&#160;</span>L’argomento della gratitudine pei servigi, resi da Postumo
+a M. Tullio nei giorni dell’esilio, (Ibid. XVII), non ha valore alcuno
+come motivo psicologico della difesa di Cicerone, dappoichè
+di null’altro può trattarsi se non di un prosaico imprestito, spoglio
+di qualsiasi attaccamento amichevole.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note528">
+<p><span class="label"><a href="#tag528">528</a>.&#160;&#160;</span>Era questa la valutazione del danaro, del cui risarcimento
+all’erario si rendeva responsabile l’imputato.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note529">
+<p><span class="label"><a href="#tag529">529</a>.&#160;&#160;</span>Cic. Ibid. IV-V.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note530">
+<p><span class="label"><a href="#tag530">530</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. XIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note531">
+<p><span class="label"><a href="#tag531">531</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. VI-VII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note532">
+<p><span class="label"><a href="#tag532">532</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. VIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note533">
+<p><span class="label"><a href="#tag533">533</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. XI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note534">
+<p><span class="label"><a href="#tag534">534</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. XII-XIII.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note535">
+<p><span class="label"><a href="#tag535">535</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. III.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note536">
+<p><span class="label"><a href="#tag536">536</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. VIII-X.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note537">
+<p><span class="label"><a href="#tag537">537</a>.&#160;&#160;</span>Ibid. XI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note538">
+<p><span class="label"><a href="#tag538">538</a>.&#160;&#160;</span>Laboulaye — Essais sur les lois criminelles des Romains,
+p. 216-27, 1845.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note539">
+<p><span class="label"><a href="#tag539">539</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Cic. Ad Fam. I, 1.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note540">
+<p><span class="label"><a href="#tag540">540</a>.&#160;&#160;</span>Rein — Op. cit. p. 626, nota.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note541">
+<p><span class="label"><a href="#tag541">541</a>.&#160;&#160;</span>Persino l’ostentazione della miseria del proprio cliente era
+pillola che Cicerone poteva solo dare a bere al primo venuto. Postumo
+era un uomo troppo astuto, come tutti i suoi compagni
+d’affari, per non ricorrere a simili espedienti. (Cfr. Schmid — Op.
+cit. 14).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note542">
+<p><span class="label"><a href="#tag542">542</a>.&#160;&#160;</span>Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note543">
+<p><span class="label"><a href="#tag543">543</a>.&#160;&#160;</span>Il Guiraud (Op. cit. p. 47), naturalmente senza citare fonte
+alcuna, lo dichiara recisamente assolto.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note544">
+<p><span class="label"><a href="#tag544">544</a>.&#160;&#160;</span>XVI.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note545">
+<p><span class="label"><a href="#tag545">545</a>.&#160;&#160;</span>XV e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note546">
+<p><span class="label"><a href="#tag546">546</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. VI, 21 e segg. Matscheg — Op. cit. e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note547">
+<p><span class="label"><a href="#tag547">547</a>.&#160;&#160;</span>Caes. B. C. III, 110. Val. Max. IV, 1, 15. [Annaei Senecae — Op.
+philosophica, II. Cons. ad Marciam. XIV ed. Lemaire.
+1827. Cic. Ad Att. VI, 5.] Quali fossero le cause del loro viaggio
+in Egitto è ben difficile precisare. Tuttavia è probabile l’opinione
+del Drumann (G. R. II, 105), accettata dallo Schneiderwirth, (Op.
+cit. 46), che esso sia avvenuto allo scopo di richiedere aiuti contro
+i Parti. (Cfr. Drumann — G. R. II, 101 e segg.).</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note548">
+<p><span class="label"><a href="#tag548">548</a>.&#160;&#160;</span>Caes. B. C. III, 108. Porph. (in Fragm. hist. graec. IV,
+723). Dio — XLII, 25 e segg.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note549">
+<p><span class="label"><a href="#tag549">549</a>.&#160;&#160;</span>Cfr. Caes. B. C. III, 3, 4-5 e 103. App. B. C. II, 49 e 71.
+Dio — XLII, 12.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note550">
+<p><span class="label"><a href="#tag550">550</a>.&#160;&#160;</span>Drumann — G. R. III, 532-49. Matscheg — Op. cit. 345-63.
+Schneiderwirth — Op. cit. p. 46 e segg. Schmid — Op. cit. p. 16 e
+segg.</p>
+</div>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p>
+Le correzioni indicate a pag. 196 (Errata-Corrige) sono state riportate nel testo.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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