diff options
| author | pgww <pgww@lists.pglaf.org> | 2025-08-05 10:22:01 -0700 |
|---|---|---|
| committer | pgww <pgww@lists.pglaf.org> | 2025-08-05 10:22:01 -0700 |
| commit | 8cd932b3a94ffeeb0314f6f78b5ef5cf57316cff (patch) | |
| tree | 6f0ddfb78d09b494a55f09493f6e254ab32fcf7d | |
| -rw-r--r-- | .gitattributes | 3 | ||||
| -rw-r--r-- | 76635-0.txt | 6761 | ||||
| -rw-r--r-- | 76635-h/76635-h.htm | 9791 | ||||
| -rw-r--r-- | 76635-h/images/cover.jpg | bin | 0 -> 731161 bytes | |||
| -rw-r--r-- | LICENSE.txt | 11 | ||||
| -rw-r--r-- | README.md | 2 |
6 files changed, 16568 insertions, 0 deletions
diff --git a/.gitattributes b/.gitattributes new file mode 100644 index 0000000..6833f05 --- /dev/null +++ b/.gitattributes @@ -0,0 +1,3 @@ +* text=auto +*.txt text +*.md text diff --git a/76635-0.txt b/76635-0.txt new file mode 100644 index 0000000..40491cb --- /dev/null +++ b/76635-0.txt @@ -0,0 +1,6761 @@ + +*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 *** + + + CORRADO BARBAGALLO + + + LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA + CON L’EGITTO + DALLE ORIGINI AL 50 A. C. + + (SAGGIO SULLA POLITICA ESTERA DEI ROMANI) + + + Πολὺ γὰρ ἤδη τοῦτο τὸ γένος ἐστὶ + τῶν διαβουλίων παρὰ Ῥωμαίοις, ἑν οἶς + διὰ τῆς τῶν πέλας ἀγνοίας ᾳὔξουσι + καὶ κατασκευάζονται τὴν ἰδίαν ἀρχὴν + πραγματικῶς, ἅμα χαριζόμενοι καὶ + δοκοῦντεσ εὐεργετεῖν τσὺς ἁμαρτἀνοντας. + (Polibio XXXI, 18, 7). + + + + ROMA + ERMANNO LOESCHER & C.º + (BRETSCHNEIDER E REGENSBERG) + 1901 + + + + + Proprietà letteraria + + Catania — Tip. Sicula di Monaco & Mollica. + + + + +Prefazione + + +Il tema del presente studio non è, sino ad ora — sebbene implicitamente +— mancato di diventare soggetto di più d’una monografia. Anzi, se +le mie informazioni bibliografiche sono esatte, esso ha ricevuto +l’onore di una quadruplice trattazione, e, precisamente, dai sigg. +Schneiderwirth[1], Schmid[2], Guiraud[3] e Bandelin[4]. Se non che +nell’ultima di codeste monografie, recente di soli sette anni, il +suo A. era costretto a lamentare che, mentre le fonti antiche non +ci offrono il contesto dei fatti, di cui s’intessono le relazioni +romano-egiziache, i moderni storici «neque si interpetrationem atque +iudicium respicimus, idonei videntur, quibus res dilucide cognoscantur» +(p. 56). + +Non è ben chiaro quali fossero le censure particolari, che il B. moveva +agli storici precedenti sotto le generiche frasi latine, di cui egli +si era compiaciuto servirsi. Certo esse attaccavano tutta l’opera dei +medesimi, e sarebbe stata cosa fortunata se, come conseguenza della +critica, il B. ci avesse dato quell’opera metodica di sicuro giudizio +ed interpetrazione, che egli si aspettava dai suoi predecessori. +Ma il guaio si è che, dallo Schneiderwirth al Bandelin, il difetto +fondamentale, (in quest’ultimo, grave e palpabile forse più che nei +precedenti), era stato quello di aver considerato le relazioni di +Roma con l’Egitto come materia di appunti eruditi, cui non facea +d’uopo connettere e spiegare con le vicende ed i criteri della vita +politica e della politica estera romana, sì che tutte le alleanze, i +ravvicinamenti, le ostilità, in una parola le relazioni diplomatiche +dei due stati, appariscono nelle monografie degli storici surriferiti +come campate in aria, sprovviste e di ragione e di scopo, applicabili +a questo e a quel periodo, senza che luce o emendamento alcuno esse +possano dare o ricevere da quella concezione della politica estera +dei Romani e da quei giudizi sulla medesima, che ogni storico, prima +d’intraprenderne, come questo è il caso, lo studio di uno dei fenomeni, +deve compiutamente possedere[5]. + +Ovviare a tale difetto, esibendo il presente studio come l’esame +di una delle manifestazioni della politica estera dei Romani, anzi +della vita romana in genere, delle cui leggi e vicende essa risenta +scrupolosamente gli effetti, aiutare gli storici allo scoprimento di +queste cause, di questi effetti, delle orientazioni, varie a seconda +i tempi, di codesta politica istessa, correggere i non pochi errori, +e fondamentali, sulla medesima, tale è lo scopo precipuo del presente +lavoro. La rettificazione di non pochi dati di fatto, lo svolgimento +di relazioni o completamente taciute, o per lo meno trascurate dagli +storici precedenti, nei quali, neanche dal punto di vista della +compiutezza, si nota un graduale e sempre ascendente progresso, la +rinnovata trattazione con conclusioni opposte o diverse di questioni +già altrimenti risolte, tutto ciò l’accorto lettore, senza che io vi +abbia volta per volta accennato, avrà senza dubbio agio di notare nel +corso del mio lavoro; ma è bene avvertire che non è questo lo scopo, +a cui ho deliberatamente mirato, sibbene l’altro ben più largo, cui il +mio temperamento intellettuale mi trascinava, di offrire cioè un saggio +sulla politica estera dei Romani. + +Su pochi argomenti di storia gravano infatti giudizi così superficiali, +anzi convenzionali, come sulla storia romana, specie sulle vicende +estere della medesima. + +La leggenda più rosea, l’entusiasmo più ingenuo le ha avvolte e +irradiate della sua luce più benevola, sì che, quasi senza eccezione, +gli occhi degli storici più indipendenti ne sono rimasti abbacinati, ed +i giudizi più concordi sul culto della grandezza patria, sulla lealtà +politica romana, sui benefici effetti della conquista etc. etc. hanno +corso e ricorso le carte di qualsiasi loro trattazione[6]. + +Io credo venuta l’ora di esercitare su tante opinioni, tutte egualmente +erronee, la critica più indipendente per arrivare a convincersi che fra +i motivi delle vittoriose guerre estere dei Romani, quello del culto +della patria non c’entra nè poco nè punto, che la loro lealtà politica +può insegnare qualcosa ai Luigi XIº e ai Ferdinando il Cattolico, che +l’incivilimento universale (frase molto elastica) o poteva avvenire +senza i benefici effetti della conquista o fu arrestato dalla loro +opera di depredamento, rispetto alle province, e dal loro protezionismo +economico-politico rispetto agli stati liberi, senza contare che la +loro mostruosa potenza coloniale riescì causa prima ed unica della +dissoluzione interna della società, che l’avea perpetrato, delle +lagrime e delle sofferenze della sua grande maggioranza, che, con un +lavorio infernale di raffinato egoismo, fu, per secoli, attraverso +l’ignoranza, la corruzione, la miseria, immolata alla sfarzosa +agiatezza delle classi dominanti[7]. + +Di qualcuna di codeste rettifiche si occupa il presente lavoro. +Di altre forse, e in maniera più sistematica, si occuperanno altri +posteriori. Quello che però adesso io desidero si è che il lettore +spassionato mi giudichi sovrattutto da ciò, a cui in ispecial modo ho +mirato[8]. + +Due altri avvertimenti occorre premettere innanzi che io chiuda +questa prefazione, ed ambedue sono piuttosto delle scuse che degli +avvertimenti. + +Il presente volume, composto in tempi ed in residenze disparate, +offre talora gli stessi libri citati in edizioni diverse. Ciò non sarà +corretto dal punto di vista della simmetria, ma, posso assicurarlo, +non nuoce minimamente alla chiarezza, dappoichè ho, volta per volta, +specificato i vari mutamenti. Così, se talora — invero molto raramente +— non ho potuto citare a piè pagina tutta la bibliografia di qualche +argomento o non ho potuto servirmi dell’ultima e più recente edizione +di qualche testo, stia pur tranquillo il lettore, ciò non nuoce alla +precisione scientifica, giacchè ho sempre curato la cognizione dei +libri fondamentali, e le recentissime edizioni — quando non mi è stato +possibile averle — ho sempre surrogato con le ottime. Quello, di cui +la coscienza mi rassicura, si è che nelle condizioni di vita, in cui ho +redatto il presente lavoro, pochi mi avrebbero pareggiato in tenacia e +scrupolosità. + + C. BARBAGALLO + + + + +CAPITOLO I. + +ROMA E L’EGITTO NEL III. SECOLO A. C. + + +I. + +L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio. +L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo politico; +arti e scienze. + +Il primo avvicinamento diplomatico di Roma con la monarchia egiziana, +fondata dai Tolomei, dopo il tragico sfasciarsi dell’impero di +Alessandro Magno, ebbe luogo nel 273 a. C. Prima di quel giorno, i due +popoli erano vissuti tanto remoti per vicendevoli relazioni, quanto +— come si mantennero — differentissimi per struttura economica e +politica. Due società affatto diverse abitavano le rive europee e le +africane del Mediterraneo. + +Poche regioni erano state favorite dalla natura così come l’Egitto. +Al confluente di due mari, solcato da un fiume, che ne costituiva la +ricchezza agricola, e, insieme, quella peschereccia, con una città, +Alessandria, stazione centrale, scalo inevitabile fra l’Occidente e +l’Oriente, crogiuolo di tutte le industrie dell’antichità, esso non +aveva, dal punto di vista economico, rivali da temere. + +Su tre milioni circa di ettare capaci di abitazione[9], il suolo +coltivabile, che adesso è ridotto a ⅔ della cifra succitata[10], +doveva nell’antichità varcarla di parecchio, giacchè la continua +invasione delle sabbie e dell’acqua marina costituiscono una notevole +differenza fra lo stato antico e moderno del paese, tutta a pregiudizio +del secondo. E tanta estensione di terreno coltivabile, aiutata dai +mezzi, adesso abbandonati, di una delle più perfette fra le culture +agricole, offriva annualmente una produzione ricchissima e svariata: +pane di spelta, grano di doppia specie, sylphium, trifoglio due volte +l’anno[11], loto, papiro, e molti altri generi di cereali e di piante +aquatiche. Fra gli alberi primeggiavano la palma e l’ulivo[12]; e la +maraviglia del lettore crescerà nel sentire che il prodotto del grano, +che nell’Egitto odierno rende in media solo 15 volte la semenza, la +rendeva nell’Egitto antico ben 100 volte[13], il che, in gran parte, +si doveva al fatto che l’agricoltura — per lo meno quanto al lavoro +delle semenze — veniva presso quel popolo, considerata come un pubblico +servizio[14]. + +Della carne degli animali da pascolo, che, a cagione della ricchezza +delle terre inondate e non coltivate, offrivano doppia tosatura e +doppio parto annuo, gli Egiziani, in mezzo a tante altre abbondanze, +non curavano di servirsi, se ne togli quel tanto che era richiesto +dalla religione. Per contro, larghissimo era il consumo del pesce, che, +vietato ai ministri del culto[15], formava parte considerevole della +pubblica alimentazione. + +Il ricolto di tanti prodotti rendeva naturale il desiderio del +commercio e dell’esportazione, e questo era agevolato dalla situazione +dell’Egitto, specie della sua capitale, collocata fra il bacino del +Mediterraneo, la Siria, la Mesopotomia, l’Arabia, il Mar Rosso, la +Libia, l’Etiopia e persino l’India[16], situazione, che la politica +internazionale dei Tolomei, — politica eminentemente d’interessi[17], +similissima, al pari della cartaginese, a quella della moderna +Inghilterra[18] —, non aveva lasciato mai di sfruttare con le svariate +relazioni diplomatiche. E, quasi a colmo di tanto ben di Dio, l’Egitto +non era soltanto uno stato agricolo e commerciale, ma, al tempo stesso, +la prima nazione industriale del mondo antico, verso la quale mèta la +sospingeva, come sempre, quella razza indomita nella elaborazione degli +elementi materiali della civiltà, che è l’ebrea, e di cui l’Egitto +nudriva ospiti numerosi[19]. + +Vi si lavoravano in tal guisa, con una sapienza rara anche oggi, i +metalli più preziosi, si tessevano tele, lane, cotoni, e, fra le altre, +primeggiava un’industria, unica alla valle del Nilo, e, da sola, fonte +d’infinita ricchezza, la fabbricazione della carta di papiro[20]. + +Fioriva tra tanto benessere una popolazione densa ed agiata di ben +cinque o sei milioni di abitanti, superba di una fitta rete di più di +10000 città e grossi borghi, che comprendeva, da un lato una selva +di piccoli benestanti, proprietari ed affittuari[21], e dall’altro +una schiavitù, ch’era tale soltanto di nome, rispondente pei suoi +tratti specifici alla clientela romana[22], mentre capitalisti ed +operai cominciavano ad agitarsi nelle coalizioni e gli scioperi, segno +indeprecabile di maturi progressi industriali[23]. + +La monarchia era assoluta, ma, (ironia delle parole), essa, in +condizioni normali, strettamente legata al bene dei sudditi, cadeva in +tempi anormali nella necessità indeprecabile di cedere ai più sensibili +impulsi dell’opinione pubblica, accentrata nel cervello della nazione, +l’antica Parigi, come è stata denominata Alessandria, tanto più che +mancava un esercito numeroso e permanente[24], notevole concausa della +prosperità dell’Egitto e dell’indirizzo rimesso della sua politica +estera, sempre più affermantesi dai primi agli ultimi Tolomei. + +A coronamento dell’opera, su tanta agiatezza materiale aleggiava, bella +e spensierata, tutta una rigogliosa fioritura scientifica e letteraria, +per cui pareva che l’africana Alessandria avesse, come in serra +aristocratica, ereditato i più bei fiori della civiltà ellenica[25]. +Quanto diverse non apparivano invece, sin dal 273, le condizioni e +l’avvenire della capitale del Lazio! + + +II. + +Agricoltura in Roma durante la repubblica; industrie; decadenza +dell’agricoltura; pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca +dei due stati. + +Anche Roma avea goduto un tempo di un’agricoltura fiorente, e avea +visto spuntare sotto l’occhio del Marte latino una distesa di piccole e +gagliarde proprietà, per cui, divise tra faccende rurali e domestiche, +aveano vagato laboriose le falangi dei clienti, amiche appendici +dei vecchi gruppi gentilizi[26]. Ma Roma non aveva mai goduto nè di +commercio nè d’industrie[27], e l’agricoltura era ben presto cominciata +a decadere sotto i funesti effetti delle conquiste, strappanti al +lavoro le braccia e offrenti[28] a buon mercato le terre e gli schiavi, +mezzo più agevole sia della coltivazione diretta, che dell’assoldamento +dei proletari, e fatale meccanismo di distruzione della piccola +proprietà[29]. + +Per un istante era parso che la crisi agricola potesse venire +compensata da un corrispettivo incremento della pastorizia, dopochè +la conquista del Lazio, dell’Etruria e di tutta la zona interna +dell’Apennino, varia di prodotti, di altitudine e di clima, avea +liberato i proprietari dalla costosa necessità di sostentare +nell’inverno, a proprie spese, il bestiame e di ricoverarlo all’uopo in +apposite stalle[30]. Ma anche la pastorizia avea perduto la sua ragion +d’essere dopo l’affluenza dei nuovi tesori da ogni parte del mondo +conquistato, eccitanti allo sperpero e all’inerzia le classi dominanti, +che li percepivano, e alla miseria, all’accattonaggio, al bottino +le classi inferiori, ridotte oramai sul lastrico dalla concorrenza +spietata degli schiavi. + +Incamminati per la china di una politica conquistatrice, eretta la +medesima a mezzo di pubblico e di privato sostentamento, l’unico +organo sociale, verso cui le risorse dell’erario andarono sin d’ora +a confluire, non poteva non essere l’esercito terrestre e marittimo. +La sua presenza rese uno stato, già superbo di lotte e di conquiste +civili, il campo chiuso d’una sempre imminente reazione militare ed il +covo temuto di una banda vigile e sterminata di filibustieri, pronta a +gettarsi dove avesse spiato una preda, a spargere il terrore dov’era +la pace, a profondere nell’abisso delle orge e della magnificenza +capitali e proventi capaci di alimentare lavori d’immenso interesse +per l’umanità[31], finchè le lagrime dei sudditi e degli oppressi non +l’avessero sospinto verso una monarchia democratico-militare, che poi, +a sua volta, sarebbe divenuta zimbello degli eserciti, che le si erano +prostesi a costituirne la base[32]. + +Questo l’aspetto delle due nazioni, che s’incontravano per la prima +volta al 273, l’una tutta compresa del pensiero del proprio onesto +benessere, operosa, modesta, colta e soddisfatta; l’altra, oziosa, +rapace, provetta nell’arte della guerra e della prepotenza, piena +della vanagloria di ritenersi pensionaria dell’universo, non curante +del domani, intenta a tutto consumare senza produrre, a strabiliare il +mondo colle monumentali costruzioni della sua aristocrazia accanto ai +fetidi abituri del suo cencioso proletariato e impotente a largire al +proprio genio altro campo di esplicazione all’infuori degli acquedotti, +delle grandi strade o delle fortificazioni[33], d’un interesse +puramente strategico, conforme alle più alte idealità della sua vita +sociale[34]. + +Nel duello inconfessabile, difensivo per l’una, agognato ed offensivo +per l’altra delle due nazioni, chi avrebbe vinto? Quale sarebbe stata +l’agonia, quale la sorte della disfatta? Una situazione a termini +identici e contemporanea a quella di Roma rispetto a Cartagine si +disegnava al 273 sulle pagine della storia del mondo antico. Il suo +svolgimento sarebbe riescito meno rapido e meno drammatico del certame +punico, ma non per questo meno interessante. Due secoli e mezzo ne +prepareranno l’epilogo, e l’eloquenza del medesimo riescirà superiore a +qualsiasi affrettata predizione. + + +III. + +Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani +(273). Motivi politici; motivi economici. + +Gli anni 285-273 a. C. furono tra i più tempestosi della storia di +Roma. Nel breve giro di poco più di due lustri il suo governo avea +dovuto contare una sollevazione degli Italici, che, dai Lucani, dai +Sanniti e dai Tarantini s’era estesa agli Etruschi, agli Umbri ed ai +Galli, due sconfitte di non lieve importanza come quella di Eraclea +(280) e l’altra di Ausculum (279), con la perdita complessiva di 130000 +uomini, la nuova campagna del 278 andata a male, e, nella Sicilia, +l’insediamento di un nemico temibile (276), quello stesso Pirro, che da +undici anni teneva in continui palpiti la futura capitale del mondo. + +Ma, poichè la fortuna aiuta gli imbelli e gli audaci, la sorte delle +cose mutò tutto ad un tratto nel giro di pochi mesi. Nello stesso anno +276 la Sicilia veniva conquistata dai Cartaginesi, allora alleati +dei Romani, Pirro, battuto a Benevento (275), periva tre anni dopo +miseramente in Grecia, e la ribellione d’Italia, privata così del +suo braccio migliore, si spegneva in breve per mancanza di sussidi +militari[35] (275-0). E, come se la fortuna volesse, quasi in compenso +del passato, offrire tutte in una volta le sue grazie ai Romani, l’anno +stesso della morte di Pirro[36] giungevano nella capitale del Lazio +ambasciatori da parte di Tolomeo IIº Filadelfo, re di Egitto, recanti, +insieme coi doni di prammatica, amicizia ed alleanza[37]. La data +dell’ambasceria ci è indicata con precisione da Eutropio. Essa rimonta +al consolato di C. Fabio Licinio e C. Claudio Caninio (273), ad un +anno cioè, in cui Pirro era ancora in vita e l’amicizia del re d’Egitto +poteva riescirgli proficua. + +Così essendo, l’atto diplomatico del Lagida[38] non appare nè nobile, +nè leale. + +Nessuna ragione infatti esisteva perchè Pirro avesse dovuto aspettarsi +una simile ricompensa. Verso il 295 egli era stato condotto quale +ostaggio in Egitto presso il padre di Tolomeo Filadelfo,[39] ed +avea saputo talmente guadagnarsi le simpatie della famiglia reale da +riceverne, pochi anni di poi, in isposa la figliastra Antigone ed aiuti +di danaro e di milizie per la prossima riconquista del già perduto +trono d’Epiro[40] (295). + +Si era allora insediato al governo della Macedonia quel Demetrio, +figlio di Antigono Iº, già noto per la sua fama militare e per una +sua grande impresa contro gli Egiziani. Al 306, infatti, aveva, +per incarico del padre, sconfitto presso Salamina, in una delle più +memorabili battaglie navali dell’antichità, lo stesso Tolomeo Iº, +il quale, oltre a perdervi più di 120 vascelli da guerra, 100 da +carico ed 8000 soldati, avea visto cadere prigionieri il figlio ed il +fratello Menelao, cui era venuto in soccorso. Questa battaglia, che +aveva fruttato ad Antigono la conquista di Salamina e gli avea offerto +il destro di assumere pel figlio il titolo di re[41], aveva altresì +incoraggiato quest’ultimo ad attaccare Tolomeo nell’Egitto medesimo, e, +non essendovi riescito ad assediare quella Rodi, legata in strettissimi +vincoli di commercio e d’amicizia col Lagida, che gliela disputò +sino all’ultimo sangue. Nella recente guerra[42] di Demetrio per la +conquista del trono di Macedonia, il Tolomeo gli avea tolto Cipro[43] +(295), e, poco dopo, avea tornato ad assalirlo in lega con Lisimaco, +re di Tracia (288)[44], e con Pirro, che già aveva aiutato gli Etoli +contro Demetrio e tentato un’incursione nelle terre del medesimo[45]. + +La campagna era riescita infelice pel re di Macedonia, e Pirro e +Lisimaco se n’erano spartito il dominio[46] (288). Morto Tolomeo I +(283)[47], le cordiali relazioni di Pirro col figlio dell’estinto, non +aveano subito ostili interruzioni. Tanto l’impresa d’Italia, quanto +quella di Sicilia, specie quest’ultima, che, col suo buon esito, non +avrebbe fatto altro che danneggiare Cartagine, rivale in commercio di +Alessandria[48], non potevano nè avevano dovuto ingenerare sospetto +alcuno nell’animo del Lagida, e, quando Pirro aveva lasciato l’Italia, +era andato a combattere contro l’Antigono Gonata, figlio dell’estinto +e più volte citato Demetrio, che avea occupato il trono di Macedonia e +non potea certo vantare benevoli sentimenti verso il più implacabile +avversario del padre, — Antigono Gonata, contro cui, sei anni dopo, +Tolomeo Filadelfo inizierà una lunga e penosa guerra[49]. Nessuna +voglia quindi di sfogare vecchi rancori, nè desiderio alcuno di +contrapporre l’equilibrio di una nuova lega alla ormai molto dubbia +potenza del re d’Epiro poteva aver eccitato l’animo del Lagida[50], +e i motivi della sua ambasceria debbono perciò ricercarsi fra cause +d’origine diversa. + +Esse appariscono di doppia specie: politiche e commerciali. + +Anzitutto il fatto stesso dell’antica e non interrotta amicizia con +Pirro poteva adesso, non ostante la recente neutralità del Tolomeo +nella guerra italica, far temere una di quelle spesso inconsiderate +rappresaglie del governo romano contro gli amici del vinto avversario. +In secondo, la politica estera dei Tolomei s’era fin’allora ingerita +costantemente negli affari internazionali degli stati greci, specie +in quelli del macedone e dei suoi vicini. E, adesso che Roma aveva +battuto il re d’Epiro, non era ardito il sospettare che questa sarebbe +intervenuta, come farà di lì a pochi anni (210-05)[51], negli affari +della Grecia, a sobillare il re di Macedonia, compiendo un atto, le cui +conseguenze si sarebbero probabilmente ripercosse sull’Egitto. + +Più importanti erano le ragioni d’indole commerciale. + +L’Egitto, l’abbiamo visto, era allora la strada maestra del commercio +mondiale, da cui derivava gran parte della propria ricchezza, e l’unica +città, Cartagine, che, come potenza, sia commerciale che militare, +avesse potuto tenere fronte ad Alessandria e dovuto nutrire troppe +voglie di chiudere alla rivale gli sbocchi del suo commercio, era +allora alleata di Roma[52], e poteva incaricarsi dell’impresa egiziana, +qualora la capitale del Lazio non se ne fosse sentita da tanto. + +Un’alleanza ai propri danni da parte di codesti due stati avrebbe +potuto causare all’Egitto la perdita dei principali emporii +commerciali del Mediterraneo. Gli sarebbero anzitutto state tagliate le +comunicazioni con Cadice. Avrebbe perduto la Cirenaica, il più fertile +dei suoi possessi, già conquistato al 321 da Tolomeo Iº e che tanta +gola avea fatto al governo punico. Avrebbe messo a repentaglio Cipro, +celebre pei suoi cantieri, pronta sempre ad offrire all’Egitto tesori +inesausti di ricchezze naturali[53] e capace, per la sua posizione, di +formare una comoda tappa fra l’est e l’ovest, Creta, importante per +lo meno per l’acquisto dei mercenari, le isole dell’Egeo, le Ionie, +e, peggio ancora, quella Rodi, per cui il commercio con l’Egitto +era, a detta di Diodoro, una questione vitale e dovea quindi riescire +per quest’ultimo fonte d’enormi guadagni, Rodi unica stazione per i +vascelli, che in 24 ore avessero viaggiato dalla Palude Meotide verso +l’Etiopia per la via d’Alessandria e del Nilo, e che il padre di +Filadelfo avea così a lungo disputato contro Antigono Iº e Demetrio. +Avrebbe altresì l’Egitto potuto essere danneggiato nei suoi commerci +di grano con Atene o in quelli, certo più notevoli, sebbene non ne +possediamo che scarsi ragguagli, con la Sicilia, specie con Siracusa, +su le quali si erano adesso più che mai volte le avide mire dei +Cartaginesi[54]. Come eventuale, ma non improbabile frutto della lega +con Roma, l’Egitto poteva sperare, come poi avvenne, nello stabilimento +di un continuato commercio sia di papiro, che di lino e vetro con +Napoli e Pozzuoli, donde avrebbe importato lana da servire per le +industrie nazionali[55], e per dove avrebbe col tempo stabilito una +linea diretta, che l’avrebbe messo in comunicazione persino con la +Gallia[56]. + +Dinnanzi a tali motivi di alleanza, l’astuto Tolomeo non dovette, +adesso che la stella di Pirro tramontava, esitare gran fatto a spedire +un’ambasceria nel Lazio. + + +IV. + +Alleanza romano-egiziaca (273). + +Ben diversamente di come il Lagida avrebbe dovuto temere, il suo atto +fu accolto con gioia dal senato romano, che tosto restituì la visita +con una nuova ambasceria, nella quale figuravano Q. Fabio Furge, +già console al 276, Numerio Fabio Pittore, che lo sarà al 266[57], +Q. Ogulnio[58], già tribuno della plebe al 300, edile al 296[59], +membro al 290 dell’ambasceria, incaricata della ricerca del serpente +Epidauro[60], e dittatore al 257. + +Le accoglienze, a cui essi vennero fatti segno nella corte di +Alessandria furono tra le più liberali. Il re li regalò tosto di +splendidi doni, ma gli ambasciatori, coerenti alla morigeratezza dei +loro costumi, rifiutarono ogni offerta, quasi volessero dimostrare che +nessuna corruzione avrebbe dettato loro i patti di quell’alleanza, che +avevano l’incarico di stipulare. + +Il re però con finissima astuzia, deliberato ad ottenere ad ogni +costo condizioni favorevoli da parte del governo romano, invitatili +ad un banchetto, tornò ad offrire delle corone di oro. Con nuovo ed +ammirevole esempio di parsimonia e di delicatezza, gli ambasciatori, +pur accettandole, ne fecero la dimane trovare adorne le statue +del re[61]. Indi si venne a concretare i capitoli del trattato +romano-egiziaco. + +Che una vera e propria alleanza dovette essere stipulata ce lo +fanno supporre le parole dell’epitomatore di Livio, la cui testuale +narrazione ci sarebbe dovuta riescire preziosissima. Questi infatti +afferma che «cum Ptolomeo rege _societas_ iuncta est»[62], e con lui si +accorda Dione Cassio, l’altra fonte più autorevole delle circostanze, +su cui c’intratteniamo, opponendosi così agli storici greci, i quali ci +parlano solo di un ravvicinamento amichevole, di una pura e semplice +φιλία. Ma sulle modalità dell’accordo, che è il punto più importante, +le fonti, le quali ci sono così larghe di particolari drammatici e +decorativi, serbano il silenzio più assoluto. + +Ha però ragione il Bandelin[63] nel sospettare che non si sia +trattato di una vera e propria alleanza offensivo-difensiva, sibbene +dell’obbligo reciproco di astenersi da vicendevoli ostilità e dalla +prestazione di qualsiasi soccorso agli stati belligeranti con ciascuno +dei due popoli. Infatti, nè noi vediamo Roma e l’Egitto aiutarsi di +regola nelle posteriori guerre, in cui si trovarono impegnate, nè, +quando esse richiesero vicendevoli aiuti, invocare mai i capitoli del +trattato del 273. + +Oltre a ciò, non ostante il silenzio delle fonti, le prossime relazioni +romano-egiziache ci autorizzano a ritenere che nella conferenza di +Alessandria si sia anche discusso di affari commerciali, i quali, sin +da quegli anni[64], si avviarono in maniera definitiva. Non sembra però +che all’alleanza si sia imposta una scadenza fissa pel rinnovamento, +che avverrà irregolarmente ad ogni nuova successione dinastica egizia +e ad ogni soluzione di importanti quistioni estere in ciascuno dei due +stati. + +Comunque si fosse, Roma e l’Egitto si erano pel momento garantite +reciprocamente nell’eventualità di qualsiasi prossima contingenza di +politica estera; e gli ambasciatori, che, tornati a Roma, riferirono, +come era d’uso, al senato l’esito della loro legazione, dichiarando +di voler deporre i doni ricevuti nell’erario[65], furono, prima da +un _senatus consultum_, poi da una lex, autorizzati a rimanersene +possessori[66]. + + +V. + +Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica. + +Se non immediatamente, l’alleanza con l’Egitto giovò a Roma nella prima +guerra punica[67], della quale noi possediamo un episodio diplomatico +pressochè analogo al precedente, che ci torna ad illuminare sulla +finissima astuzia della corte tolomaica. + +Cartagine ed Alessandria avevano nel IIIº sec. a. C. progredito +continuamente e parallelamente[68]. Superata nel Vº la concorrenza coi +Fenici di Sicilia, Spagna e Libia, Cartagine si era tosto trovata a +capo dei Fenici dell’Occidente, e, da semplice scalo pei navigatori, +aveva dovuto assumere una speciale importanza politica. Era divenuta la +capitale della Libia, si era emancipata dall’originario censo pattuito +cogli indigeni in cambio delle terre occupate sul continente africano, +avea coltivato l’agricoltura e costituito un esercito, circostanze +tutte, che ne avevano sempre più consolidato l’egemonia marittima. + +Nella Libia e nel Mediterraneo, dovunque Alessandria possedeva uno +scalo o una regione con cui commerciare, era costretta a vedere al suo +fianco le navi cartaginesi, recatesi sul luogo a dividere i proventi +del mercato. Così in Cirenaica, Spagna, Sardegna, Sicilia, col pericolo +costante di trovare un bel giorno chiusa qualcuna delle vie del proprio +commercio. Se Roma non si fosse _sponte_ sua incaricata di sbarazzare +Alessandria di Cartagine, non ostante il trucco di una tal quale +apparente alleanza[69], la capitale dell’Egitto non poteva tardare ad +assumerne essa medesima l’iniziativa[70]. + +E la prova si ebbe fin dalla prima guerra punica. Tolomeo, che, da +astuto monarca, in attesa della soluzione, non avea da principio voluto +dichiararsi per l’uno o per l’altro dei due combattenti, si trovò un +bel giorno a ricevere da ambasciatori cartaginesi la richiesta di 2000 +talenti. Tenuto conto della ricchezza consueta dell’erario cartaginese, +dovevano essere ben tristi le condizioni dell’infelice città, se questa +si umiliava a proporre un prestito al più inviso dei propri vicini. + +Il Tolomeo, vincolato dalla sua alleanza con Roma, invece di porre a +disposizione della medesima i quattrini con tanta urgenza richiesti, +offerse la sua mediazione. Ne seguirono delle pratiche per un +rappacificamento fra Romani e Cartaginesi, che non approdarono a +risultato alcuno. La guerra fu ripresa, e quando da Cartagine si +sollecitò il Lagida a spiegare la sua strana condotta di alleato, +questi rispose celiando alla mal ridotta città che gli amici bisognava +aiutarli contro i nemici, non già contro gli amici. «Si può dubitare, +osserva a ragione il Droysen, che uguale non ne sarebbe stata la +risposta, qualora Roma si fosse in quel tempo trovata nelle identiche +condizioni di Cartagine»[71]. + + +VI. + +Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace (238-5). + +Al Cap. IIIº, § 1-2 del suo _Breviarium_ di Storia universale, Eutropio +ci fa sapere che dopo la guerra punica, durata per ben ventitrè anni, +sotto i consoli L. C. Lentulo e Q. Fulvio Flacco (237), i Romani +mandarono ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, promettendogli aiuti +nella sua guerra contro Antioco di Siria, aiuti che viceversa furono +rifiutati dappoichè la guerra era terminata. + +Tale narrazione presenta parecchie difficoltà. La guerra punica, +secondo si desume dall’indizio della sua durata, dev’essere per +l’appunto la prima, la quale s’era infatti chiusa al 241[72]. Se non +che, al 237 non esiste Antioco di Siria alcuno, contro cui i Lagidi +avessero dovuto pigliare le armi. Re di Siria era invece Seleuco IIº, +e il di lui fratello, Antioco Ierace, si trovava allora in possesso +della sola Lidia[73]. Parrebbe si trattasse dunque della seconda +guerra egizio-siriaca del 258-240 fra Tolomeo, Filadelfo e Antioco +IIº di Siria[74], per cui si dovrebbe spostare di una decina d’anni la +datazione offertaci da Eutropio, o fors’anche dell’altra, posteriore +di ben venti anni (219-17) fra Antioco IIIº di Siria e Tolomeo +Filopatore[75]. Se non che, come al 240 Roma si trovava stremata dalla +prima guerra punica, così essa al 217 poteva contare nel suo attivo la +disfatta di Canne e la totale devastazione del suolo italico, per opera +di Annibale[76]. Io credo quindi che la soluzione debba essere ben +diversa. + +Antioco Ierace, fra il 238 e il 25, si era impegnato in una guerra +contro Tolomeo Evergete, della quale, pur troppo, ci sono ignoti i +motivi e le circostanze[77], e, poichè la datazione di Eutropio è così +precisa, io ritengo più che probabile che debba essere questa appunto +la guerra, a cui egli accenna, errando solo nella qualifica apposta ad +uno dei potentati in conflitto[78]. Al 237, dopo i pericoli della prima +guerra punica, occorreva ai Romani di porre ai fianchi di Cartagine un +loro alleato, e poterono non credersi umiliati a pigliare essi stessi +l’iniziativa di una consuetudine difensivo-offensiva, che era estranea +alle convenzioni dei trattati precedenti. + + +VII.[79] + +L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra annibalica (216). + +Ma se i Romani brillarono soltanto per la loro — diciamola — +circospezione, facendosi solo vivi, allorquando le sorti della +guerra erano decise; non così operò Tolomeo IVº Filopatore durante +la guerra annibalica. Secondo Polibio[80], stante la devastazione +di tutto il territorio italico sino alle porte della capitale del +Lazio e l’infierire della guerra nelle regioni, dalle quali era +possibile importare grano, il governo di Roma si era per un momento +trovato nell’assoluta incapacità di vettovagliare sia i cittadini che +l’esercito, e la carestia era giunta a tale da far salire il frumento +ad un prezzo circa trenta volte superiore all’ordinario. + +Le succitate circostanze ci riportano al periodo della seconda guerra +punica immediatamente posteriore alla battaglia di Canne e alla morte +di Gerone di Siracusa (216), già alleato dei Romani, il cui nipote +era allora passato dalla parte dei Cartaginesi,[81] privando così Roma +del soccorso di quell’inesausto granaio, che era per essa la Sicilia. +In tali frangenti il senato mandò ambasciatori al Tolomeo, chiedendo +vettovaglie[82], e il Lagida, mal rammentando adesso l’aforisma del +nonno, pare non sia stato alieno dal favorire gli amici contro gli +amici, di che, per lo meno, dovette ricordarsi Annibale, quando, +più tardi, ripartendo per sempre dall’Italia, stette in forse tra il +pigliare la via di Cartagine o l’altra d’Egitto, donde sarebbe mosso ad +occupare direttamente Alessandria[83]. + +Ma il Lagida non si limitò a soddisfare alla richiesta dei Romani[84]: +volle tutto coronare con un nuovo atto di sua spontanea iniziativa. + + +VIII. + +Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad Annibale. + +Dopo Canne, la maggior parte dei municipi dell’Italia meridionale si +erano stretti intorno ad Annibale. + +L’antica federazione italica accennava a dissolversi. Ma di tali +perdite nessuna era stata pari a quella di Capua (216), la capitale +del mezzogiorno della penisola, che, con Annibale alla testa e la +possibilità di armare un ingente esercito di pedoni e di cavalieri, +sarebbe un bel giorno venuta a rivaleggiare con la sua antica +dominatrice[85]. + +Tale nuova orientazione politica non fu però approvata da tutte le +classi della cittadinanza, come non lo erano mai stati i suoi rapporti +con Roma[86]. I nobili erano infatti legati da troppi interessi a +quelli dei Romani. Allorquando questi, dopo la grande guerra latina, +avevano, nel 338, terminato di estendere il loro dominio nella +Campania, il senato, per compensare la nobiltà di Capua della perdita +di parte dell’_ager publicus_, aveva obbligato il popolo a pagare +un’annua rendita di 450 denari ai 1600 cavalieri della città, e s’era +inoltre affrettato a metterli nel possesso dei pubblici poteri. L’anno, +in cui Annibale si affacciava alle porte di Capua, il fiore della sua +nobiltà si trovava imparentato con altrettante famiglie romane[87]. + +Dinnanzi alla corrente dell’opinione pubblica favorevole all’alleanza +cartaginese, essa si era quindi creduta in dovere di ostacolarla con +ogni mezzo. + +Lo chauvenisme liviano à colorito colle tinte più smaglianti la +resistenza di uno degli antesignani della nobiltà capuana, Decio Magio. + +Allorquando, narra Livio[88], i Capuani mandarono ambasciatori per +conferire con Annibale, egli fu l’unico che disapprovasse l’idea di +un’alleanza cartaginese. Egli stesso avea deplorato altamente il +massacro dei «prefecti sociorum»[89], e di alcuni altri cittadini +romani residenti a Capua. Invitato più tardi da Annibale a spiegare +codesta sua ostilità, che, fin dall’entrata della guarnigione +cartaginese, l’avea sospinto a proporne l’eccidio, si era rifiutato, +protestando la sua qualità di cittadino romano. + +La sua propaganda avea fatto seguaci, e Perolla, figlio di uno dei +capi del partito punico, pur avendo, per opera del padre, ottenuto +grazia presso Annibale, era stato lì lì per ripagare coll’assassinio la +generosità del banchetto, a cui il Cartaginese l’aveva invitato. Urgeva +sbarazzarsi del fiero capuano, e, nella tornata senatoria, che seguì +al suo ingresso, Annibale chiese, e la sua richiesta fu approvata, +che Decio venisse escluso dall’alleanza e dai patti che egli avrebbe +stretto con Capua. + +Obbligato di nuovo a scolparsi, Decio ripetè il rifiuto, protestando +in termini identici a quelli della prima volta, cosicchè, carico +di catene, mentre colla voce, unica arme rimastagli, continuava ad +arringare la folla, fatto salire su di una nave, venne spedito a +Cartagine. Una tempesta lo sbalzò a Cirene, possesso del re d’Egitto. +Decio corse a rifugiarsi a piè della statua reale; ma tradotto ad +Alessandria. Tolomeo IVº lo faceva tosto rimettere in libertà, +chiedendogli se volesse tornare a Capua od a Roma, alla quale +concessione, Decio, riconoscente, preferì rimanersene in Egitto. + + +IX. + +Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel +secondo periodo della guerra annibalica. + +Tante dimostrazioni di amicizia poterono ben valere, pochi anni dopo, +una nuova ambasceria romana al re ed alla regina d’Egitto allo scopo +di rinnovare l’antica alleanza, e pare che Roma ci tenesse parecchio, +avendo questa volta i suoi doni rivaleggiato in magnificenza con quelli +del secondo Tolomeo. Al re fu donata una toga e una tunica purpurea +insieme con una sedia tutta avorio; alla regina un manto con una +sopravveste di porpora (210).[90] + +Era quello il periodo, in cui i Romani, con un’instabile, ma pur sempre +progrediente fortuna, si rialzavano dalla sconfitta di Canne. Nè ad +Annibale nell’Italia meridionale erano pervenuti gli sperati soccorsi, +nè si era potuta riconquistare la Sardegna, anzi l’unico esercito +cartaginese sbarcatovi era stato tosto distrutto dal generale romano +Tito Manlio Torquato. Uguale sorte era toccata alle truppe cartaginesi +in Sicilia (210), mentre la guerra, che Filippo di Macedonia avea +suscitato contro Roma, si ritorceva a suo danno, giacchè questa gli +avea fatto insorgere contro quasi tutta la Grecia. + +In Ispagna le due spedizioni del 211 e 210 avevano in generale rimesso +l’equilibrio delle forze prima ancora che vi fosse spedito quel P. +Scipione (210-9), che chiuderà la guerra annibalica con la disfatta di +Zama. In Italia la resa di Capua, il formidabile quartiere generale +di Annibale, aveva cancellato la memoria tremenda dell’avanzata del +medesimo contro Roma, e segnato la ripresa della prevalenza romana +(210)[91]. Si trattava quindi di un lasso di tempo, nel quale Roma +aveva agio ed anche interesse di pensare all’Egitto, tanto più +che la guerra di Siface contro Cartagine (213-2), colla quale avea +sperato di procacciare all’avversaria nemici nella stessa Libia, era +terminata infelicemente[92]. Urgeva surrogarvene di nuovi, o, per lo +meno, assicurarsi degli antichi, e l’occhio del senato era rivolto +all’Egitto. + + +X. + +Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica. + +Era scoppiata intanto la prima guerra macedonica[93]. Filippo +Vº, secondo il grandioso piano di Annibale, doveva essere uno dei +principali ingranaggi della coalizione antiromana, che egli avea sempre +sperato di comporre in Oriente ed in Occidente. Se non che Roma, +sfruttando i malumori dei piccoli stati greci contro la dominazione +macedone, li avea rivolti contro Filippo, e si era alleata formalmente +con gli Etoli, ai quali erano state fatte promesse più che liberali. +Così, partecipando solo con un contingente minimo di forze, i Romani, +sin dal 215, tenevano a bada un avversario potente, contro cui, allora, +non potevano sperperare le proprie forze. + +Al 209 o 208[94], parecchie delle potenze neutrali della Grecia e +dell’Oriente intervennero come mediatrici[95]. Tra esse figurava +l’Egitto. + +Gli ambasciatori inviati a tal uopo incontrarono Filippo a Falara, dove +egli si era ritirato, dopo aver battuto a Lamia gli Etoli ed inseguito +i medesimi sin nel loro territorio. Pare che della mediazione sia stata +data notizia anche all’ammiraglio romano P. Sulpicio Galba[96]; se +non che questi dichiarò di non essere rivestito dei poteri necessari a +comporre la vertenza. Era infatti interesse di Roma, procurando impacci +a Filippo, di non rinunziare a tenere un piede nella Grecia, sì che un +sincero consenso ai desideri degli intervenuti sarebbe in quel momento +equivalso a procurare volontariamente il proprio danno. In tali termini +Sulpicio scrisse al senato, che, concorde al generale, vietò ogni +composizione, e tornò a rispedire milizie agli Etoli. + +Questi intanto avevano a Falara conchiuso un armistizio di trenta +giorni, rimettendo le deliberazioni circa la pace definitiva alla +prossima loro assemblea generale[97], che fu tenuta ad Egio in Acaia. + +Quando si pensa che mediatrici erano tutte potenze marittime, che dal +prolungamento della guerra venivano danneggiate nei loro interessi +commerciali, si capisce subito come questo dovette essere il precipuo +movente della corte di Alessandria. Vi si aggiungeva il doppio scopo +di tenere lontani dagli affari di Grecia la sempre avversata Macedonia +ed il nuovo temuto alleato della republica romana. Se non che, mentre +ad Egio si discuteva della necessità di porre fine alla guerra, +l’ammiraglio romano ed Attalo, re di Pergamo, si erano affrettati a +comprometterne l’esito, l’uno con l’occupazione di Naupacto, l’altro +con l’invasione di Egina. Ciò bastò perchè gli Etoli sollevassero +la misura delle loro pretese, e, con lo scioglimento dell’assemblea, +andasse a vuoto ogni tentativo di composizione. + + +XI. + +Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra annibalica e +preparativi per l’avvenire (201). + +Il secolo IIIº si chiude con un nuova dimostrazione di amicizia, +un’ambasceria romana alla corte di Alessandria, posteriore di un anno +alla vittoria di Zama, che doveva riescire foriera di nuovi eventi +nella storia di Roma e dell’Oriente. + +Allora infatti, conchiusa la pace con Cartagine, al nuovo re Tolomeo +Vº Epifane, già salito al trono al 205, furono spediti ambasciatori +M. Emilio Lepido, C. Claudio Nerone e P. Sempronio Tuditano. Triplice +era lo scopo dell’ambasceria: annunziare alla corte di Alessandria +la vittoria su Cartagine e la relativa conclusione della pace, +ringraziarla della neutralità serbata, o di ciò almeno, che il senato +voleva far le viste di considerare come tale; e, al tempo stesso, +(questo era lo scopo principale dell’ambasceria), chiedere eguale +amicizia nell’eventualità, che Roma «_coacta iniuriis_», avesse dovuto +imprendere guerra con la Macedonia[98]. + +Quali sottintesi e quali precedenti fossero impliciti in quest’ultimo +comma diremo nel prossimo capitolo, poichè i fatti, che ne derivarono, +ebbero a svolgersi tutti nel secolo seguente. + + + + +CAPITOLO II. + +ROMA E L’EGITTO DURANTE LA 2ª GUERRA MACEDONICA e la 1ª siriaca +(200-189). + + +I. + +Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria. + +La politica internazionale dei vari stati, guardata attraverso le +teoriche della nostra morale privata, apparisce come un tessuto +di finissima ipocrisia, una rete di azioni ispirate soltanto al +conseguimento della propria supremazia, a raggiungere la quale non +v’è finzione, non prepotenza, non tranello, non menzogna che valga a +suscitare il rossore. + +Tale generica impressione può da pochi esempi ricevere illustrazione +pari a quella, che di essa ci offrono le relazioni politiche di Roma +con l’Egitto nel IIIº secolo, e, peggio ancora, nel IIº. + +Sin’ora noi abbiamo potuto notare come reciproco sia stato per le +due nazioni il bisogno dell’amicizia e dell’alleanza. Se la corte di +Alessandria aveva avuto interesse di possedere un alleato, che pel +momento molestasse Cartagine e ne abbassasse la supremazia marittima, +militare e commerciale, un alleato, che, in evenienze prossime a +prevedere, avesse saputo fare le sue veci contro le eterne rivali +dell’Egitto, la Siria e la Macedonia, il senato romano non aveva, dal +canto suo, trascurato di tenersi amico il fiorente regno dei Lagidi, +sia contro i presenti nemici dell’Africa, sia contro i futuri di Grecia +e d’Oriente. + +Così i Tolomei hanno favorito ed aiutato Roma, non ostante la loro +parentela col re d’Epiro ed i recenti trattati con Cartagine, come +Roma senza mai scomodarsi, ha esibito a sua volta il suo ausilio e i +suoi ringraziamenti, e le ambascerie egizio-romane si sono incrociate +cortesemente a vicenda. Adesso però che Roma avea le mani libere da +Cartagine, più che mai poteva considerare giunta l’ora di tirare le +somme delle sue platoniche dimostrazioni di amicizia, e l’enormità di +ciò che il senato romano preparava era tale da farlo, insieme con la +posteriore storiografia, ricorrere ad una pietosa menzogna, la quale +non sarà vergine di eredità. + + +II. + +Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº. + +Giustino, nei primi capitoli del libro XXXº della sua storia +universale, dopo avere schizzato colle tinte più fosche il regno del +IVº Tolomeo, tutto in mano di favoriti e di cortigiane, screditato +all’estero ed all’interno, narra come il popolo di Alessandria, +appena ebbe appreso la morte del re, tenuta per alcuni giorni +nascosta da coloro che spadroneggiavano a corte, levatosi a tumulto, +impiccati costoro, inviasse un’ambasceria a Roma, pregando il senato +di provvedere di tutori il giovane erede e difenderlo da Antioco, +re di Siria, e da Filippo, re di Macedonia, già collegati ai suoi +danni. A tale richiesta, il governo romano, non potendo negare +il suo cavalleresco appoggio, avrebbe immediatamente risposto con +un’ambasceria delegando M. Emilio Lepido tutore del giovane re, Tolomeo +Vº Epifane, e dichiarandosi pronto — anche contro le proprie intenzioni +— ad ulteriori sacrifizi. + +Tale racconto suscita dei sospetti, e per vari motivi: + +1). Esso viene attinto a fonti poco attendibili, e, oltre ad +enunciare un giudizio probabilmente inesatto sull’amministrazione +del IVº Tolomeo, dà, senza tener conto di quelle che consideriamo in +particolare, attestazioni arbitrarie di fatti realmente inesistiti. +Così è a dirsi, per esempio, dell’imputazione di parricidio e di +assassinio contro Tolomeo Filopatore[99]. + +2). Se, a detta di Giustino, uno dei capi di accusa degli insorti +era costituito dalle vergogne della politica estera del regno di +Filopatore, non era naturale che il popolo di Alessandria reagisse alla +politica, dominante a corte, inaugurandone una non dissimile rispetto +ai Romani[100]. + +3). Ma i sospetti si fanno più incalzanti quando si passa ad ulteriori +considerazioni. L’informazione di Giustino viene anzitutto smentita da +due altre, l’una proveniente da Giustino medesimo, secondo cui sarebbe +stato il padre stesso moribondo ad affidare il figlio alla tutela +del popolo romano[101], l’altra, proveniente da Polibio[102], secondo +cui la tutela di Tolomeo Epifane venne per contro tenuta da Sosibio, +ex-ministro del padre[103], da quell’Agatocle, fratello dell’amante +del medesimo, la cortigiana Agatoclia[104], e, più tardi, da un giovane +ministro per nome Tlepolemo[105]. Nè l’oblio, sotto cui Polibio passa +la tutela romana, può giustificarsi colle lacrimevoli condizioni, in +cui noi ne possediamo le opere. Livio stesso, che in questa narrazione +si fonda su Polibio, ne tace con mirabile accordo[106]. Ma ciò, che più +contrasta alla narrazione di Giustino, come all’ipotesi di qualsiasi +tutela, sono le narrazioni di Appiano[107], di Livio[108] e di Polibio +medesimo. + +Appiano racconta che, nei primi anni del regno di Tolomeo Vº[109], +i succitati Antioco e Filippo, che si era anche alleato con i +Cartaginesi, avevano stabilito di aiutarsi reciprocamente in una +spedizione, che il secondo avrebbe tentato contro la Cirenaica, +Samo, le Cicladi, la Caria e la Ionia, ed il primo contro Cipro, la +Celesiria, la Fenicia e l’Egitto[110]. I Romani, informati delle prime +mosse dell’esercito di Filippo da ambasciatori Rodii, Ateniesi ed +Etoli[111], avevano spedito un’ambasceria in Oriente col mandato di +intimare ai due re la cessazione delle ostilità o dichiarar loro la +guerra (200). + +L’ambasceria si abboccò dapprima col generale di Filippo, Nicanore, +il quale appunto allora devastava l’Attica, e, da parte del popolo +romano, lo incaricò di trasmettere al suo re l’ingiunzione di nulla +tentare contro i Greci, ma di sottomettersi ad un tribunale arbitrario +per tutto ciò che quegli aveva osato contro il re di Pergamo. Se il re +non avesse obbedito, il governo romano si sarebbe dichiarato pronto +a muovergli guerra. Uguale discorso essa tenne con gli Epiroti, con +Aminandro, re dell’Atamania, con gli Etoli di Naupacto e gli Achei +di Egio. Indi si era recata da Antioco[112] e poscia da Tolomeo, +nella persona dei tre citati da Livio, per conferire col Lagida e +interrogarlo, come vedemmo[113], circa il suo atteggiamento nel caso di +un’eventuale conflagrazione romano-macedone (200). + +Or bene, se la presunta tutela e le presunte invocazioni di +aiuto dell’Egitto fossero state reali, nè Roma avrebbe appreso da +informazioni indirette i movimenti dell’armata e dell’esercito dei +due re, nè avrebbe avuto ragione di umiliarsi a interrogare la corte +alessandrina circa il suo atteggiamento nel caso di guerra contro la +Macedonia, nè, tanto meno, il preteso tutore avrebbe, come appare dal +trovarlo fra gli ambasciatori romani, che adesso si recavano in Egitto, +abbandonato, sin dal 201, quando cioè Tolomeo Epifane era ancora +minorenne, il governo del suo pupillo[114]. + +Ma, come se ciò non bastasse, poco dopo, in seguito a nuove +sollecitazioni ateniesi[115], un’ambasceria egizia, tutt’altro +che a chiedere, giungeva in Roma per offrire aiuto in favore degli +Ateniesi[116] (200). + +Così cade la famosa leggenda filo-egiziaca, con la quale, in quegli +anni, si cercò di captare l’opinione pubblica per trascinare Roma +ad una guerra in Oriente, e che, un secolo e mezzo più tardi, godeva +ancora tanto credito presso il buon pubblico romano da farla raccattare +da uno dei discendenti di Lepido perchè, incisa nel metallo, ingannasse +a sua volta la buona fede degli storici futuri[117]. Ben altri erano i +motivi delle guerre che si apparecchiavano, motivi, che, data la loro +importanza e gl’intimi legami, ch’essi vantano con le relazioni romano +egiziache, non è qui il caso di tacere. + + +III. + +La politica estera e le classi sociali romane. + +La serie delle guerre romane era stata aperta dal bisogno +inscongiurabile di difesa di fronte al tumultuare dei popoli Italici +alla soglia del Lazio violentemente agitato da quel moto continuo di +emigrazione e di immigrazione, di cui tutta in quel tempo fremeva la +penisola. I primi secoli della storia di Roma, che noi conosciamo a +mala pena, avvolti come ci appariscono, fra la più fitta oscurità, +non sono che l’ultimo atto di quel grande dramma del primo periodo +della storia d’Italia, la cui serie di eventi è in maggior parte da +congetturare più che da rintracciare. + +Alla fine di questo primo periodo, la cui data estrema può all’ingrosso +segnarsi alla guerra gallica del 225 a. C., chi avesse avuto voglia di +tirare le somme degli utili e dei danni si sarebbe accorto come tanto +sangue e fatiche erano andate soltanto in minima parte a giovamento di +tutta la collettività romana, e che, a centuplicare i propri interessi, +era stata solo la classe patrizia. + +I piccoli e medii possessori di proprietà terriere, ne avevano ricavato +una più o meno grande rovina. + +Incapaci, per la lontananza imposta loro dalla guerra, a coltivare i +loro campi, flagellati dai saccheggi e dagli incendi nemici, essi si +erano trovati ineluttabilmente costretti a ricorrere alla croce dei +debiti e allo strozzinaggio delle usure, incamminandosi così per una +via, che, giusta i disposti della legislazione romana, li precipitava +dalla libertà nella schiavitù[118]. + +Da questa sorte, inevitabile all’enorme maggioranza della plebe e della +società romana, avevano però i patrizi, i trascorsi conquistatori, i +dominatori politici odierni, i grandi possessori del suolo, facile +il mezzo di emanciparsi, sia delegando ad altri la cura della +coltivazione, durante la loro presenza alla guerra; sia, dopo la +medesima, vessando con alti interessi e con espropriazioni i debitori +morosi, sia ripartendo fra i membri del proprio ordine i demanii +conquistati, privilegio sommo, che, per legge e per consuetudine, essi +avevano avuto l’accortezza di riserbarsi con geloso esclusivismo[119]. + +Comincia da questo momento la catastrofe dell’economia agricola romana, +che avrà un crescendo spaventoso nei secoli che seguiranno, nonchè +quella lotta a mezza spada, prima dei plebei contro i patrizi, poi +del novello proletariato contro patrizi e ricchi plebei, che sembrerà +conseguire una conciliazione ai piedi dell’impero, ma i cui echi non si +sperderanno se non sotto i travolgimenti, che le invasioni barbariche +saranno per arrecare al suolo dell’antica republica. E, con la lotta, +comincia una reazione contro la politica di conquista, cui il senato +romano si appigliò sin d’ora come all’espediente più economico, che +valeva da solo a creare la ricchezza della classe sociale, da cui esso +emanava, e al sopperimento delle cui spese bastavano il sangue e le +fortune dei dominati. + +Sarebbe interessante segnare volta per volta questa reazione del popolo +minuto[120] contro la grande politica estera del senato, ma è compito, +che sorpassa i confini del nostro argomento. È bene però rammentare +come quel popolo, che gli storici superficiali si fingono mosso alla +conquista del mondo dalla brama di una patria grande e gloriosa, era +tutt’altro che concorde nell’attuazione di codesto sedicente proposito. +Persino, durante la patriottica guerra annibalica, l’assemblea +centuriata aveva a malincuore condisceso a parecchie spedizioni nelle +province[121]; e, adesso, a guerra finita, l’opposizione tornava +implacabile a non voler dare ascolto al più lontano proposito di guerre +orientali. + +Correva il 200; la proposta del console P. Sulpicio, invitante le +centurie ad una dichiarazione di guerra contro la Macedonia, era stata +respinta a grandissima maggioranza, ed un tribuno della plebe, Q. +Bebio, era, per esprimerci con Livio, tornato all’«_antico metodo_» +di accuse contro i patrizi, incolpandoli, nè a torto, di suscitare, in +grazia del proprio utile, guerre da guerre[122]. + +Contro una così preoccupante ostinazione nessun’arme fu intentata, e +le ingiurie in senato, e gli eccitamenti a una nuova convocazione di +comizi, e la proposta di punire l’insolenza di quel popolo, che avea +l’ardire di chiedere un’ora di tregua e di respiro, e l’abile lavorio +dell’opinione pubblica. Tra quest’ultima categoria di maneggi va +ascritta la fola della tutela e dell’implorazione egiziana, verso la +quale cavalleria obbligava a non turarsi le orecchie. E quella buona +plebe rovinata, così inesperta di politica e ignara della nozione dei +propri interessi, come in ogni tempo ci appariscono le classi inferiori +della cittadinanza romana[123], ebbe l’ingenuità di dare ascolto a quel +capolavoro di abbindolazione, (quale altrimenti riesce impossibile +definire il discorso, che di lì a poco tenne alle centurie[124] il +solito P. Sulpicio), e terminò per votare, non certo nel proprio +interesse, la voluta guerra contro la Macedonia[125]. + + +IV. + +L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la Macedonia. + +La recente, succitata ambasceria egizia possiede un’importanza +singolare, in quanto segna un rivolgimento nei rapporti di Roma con +l’Egitto. + +Essa, dicemmo, era stata motivata dal fatto che ambasciatori ateniesi +si erano a lor volta recati alla corte di Alessandria, chiedendo +aiuto contro Filippo. L’Egitto era allora alleato di Atene, e avrebbe, +senza esitazione, potuto immischiarsi negli affari della Grecia. Ma la +corte di Alessandria fu di diverso parere. Mandò a Roma a chiederne +il permesso con l’esplicita dichiarazione che essa era pronta ad +astenersene, qualora ciò fosse spiaciuto al senato. + +Per quanto l’ambasceria fosse formulata in termini molto abili ed +avesse dichiarato, cercando di porlo in evidenza, che, qualora Roma +non avesse avuto nulla in contrario, il re sarebbe stato pronto a +incaricarsi egli stesso dell’impresa, tutto dava ad intendere che +l’Egitto, la prima delle potenze orientali, non aveva voglia di +cacciarsi in un conflitto di preminenza con Roma in quelle acque +dove pur ne aveva diritto, e che la republica del Lazio, ora sovrana +dell’Occidente, era venuta ad intorbidare. + +Era altresì palese come la corte Alessandrina tendeva ad escludere da +quella spedizione così pericolosi alleati[126]. E il senato replicò +con la sorridente prepotenza, che ispirano tutti gli atti di umiltà. +Dichiarandosi pronto ad aiutare gli Ateniesi, esso ringraziava il re +d’Egitto del gentile pensiero, aggiungendo che il popolo romano sapeva +bene di poter contare su di lui come su fedele alleato. Così, dietro +il velo di una galanteria, la corte alessandrina subiva tacitamente +il divieto di ingerirsi negli affari d’Oriente. Era quella la +prima umiliazione, ma di essa, fra breve, se ne sarebbero scorte le +conseguenze. + + +V. + +Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. Conquista macedone dei +medesimi. + +La nuova ambasceria egizia avea preceduto il ritorno dell’altra romana, +più volte accennata[127], e di cui faceva parte M. Emilio Lepido, +da Giustino presunto tutore del re d’Egitto. Mentre questa, intanto, +lasciata la corte del Tolomeo, soggiornava a Rodi, apprendeva la non +lieta novella che Filippo avea posto l’assedio ad Abido (200). + +Tale fatto era l’episodio principale di una serie di operazioni +militari, che il re di Macedonia aveva iniziato e s’apparecchiava a +continuare sui territori egiziani dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia +Minore, mentre Antioco di Siria si sarebbe occupato di quelli asiatici +propriamente detti per venire, con un’abile mossa, ad attaccare +l’Egitto da due parti. + +L’impero dei Lagidi era allora pressochè tale quale l’aveva reso +Tolomeo Evergete Iº, al colmo cioè della sua materiale grandezza. + +In Europa comprendeva la costa sud della Tracia, dal fiume Nesto al +Chersoneso[128], l’Ellesponto[129], probabilmente Lesbo[130], Samo, ove +stavano ancorati presidii navali egiziani[131], le Cicladi, Cipro[132] +e parecchie città cretesi, su cui aveva diritto al protettorato[133]. + +Nell’Asia Minore i Lagidi possedevano della Ionia continentale, Mileto, +Priene ed Efeso, ove tenevano acquartierate delle guarnigioni[134], +città costiere e città interne della Caria[135], quasi tutta la +Licia[136], parte forse della Pamfilia e della Cilicia[137]. In Africa, +la Libia[138], Cirene e le città adiacenti[139]; nell’Asia propriamente +detta, tutta la Celesiria e la Fenicia sino all’Eleutero[140], la +Siria sud[141] e, tra l’altro, in Palestina[142], Samaria[143] e +Galilea[144]. + +Nè erano state delle voglie ideali di supremazia politica a sospingere +l’Egitto in quelle regioni. Frequentissimo, come abbiamo veduto[145], +era il suo commercio con le città greche e le isole dell’Egeo; nè +altrimenti poteva dirsi dei rapporti del medesimo col litorale del Mar +Nero e dell’Asia Minore[146], dove la corte Alessandrina si trovava +a fronte di partiti e pretensioni macedoni, accese da uno stato, che, +incapace dei sogni grandiosi di Alessandro Magno, schiacciava sotto la +sua greve clientela la Grecia insulare e peninsulare. + +Così, mentre la Celesiria e la Fenicia offrivano colle selve del Libano +il materiale necessario alla costruzione delle flotte, e, insieme +coi porti sicuri, una schiatta vigorosa e sperimentata di marinai, +la Giudea e la Siria erano per l’Egitto florido mercato di vini, di +frumento, di pesca, di tessuti e d’altre suppellettili[147]. Là sul +golfo Persico giacevano inoltre le grandi strade commerciali fra +l’Egitto, l’Asia, e l’Europa[148]; là Tolomeo Filadelfo aveva edificato +una pleiade di stazioni e di città, mentre Epifane avea coperto di +ponti i fiumi irrigatori della contrada[149]. + +Necessaria quindi, come una funzione vitale, era stata ed era, nei +luoghi surriferiti, la presenza di guarnigioni e di possessi egiziani, +e, più che proficuo, qualsiasi tentativo di ricacciare la Macedonia +e la Siria nei loro limiti naturali, anzi nei più ristretti confini +possibili. Questo sogno perenne della politica dei Lagidi li spingeva +sin d’adesso a careggiare l’alleanza di quella Roma, che, valicate +le estreme prode d’Italia, minacciava, superba, gl’immacolati lidi +orientali; nè ad alcuno era dato prevedere come fosse appunto a +lei riserbato il condannare tante speranze alla più dolorosa delle +infecondie. + +Su codeste possessioni egizie d’Europa e d’Asia si gettavano i due +monarchi dell’Oriente. + +Filippo, sin dal 204, avea percorso la Tracia fino all’Ebro[150]. +Poscia era tornato ad ampliarvi i recenti possessi, favorito +dall’acquiescenza, che il pericolo imminente del re di Siria e le +interne condizioni imponevano all’Egitto[151]. Era infatti piombato +sulle Cicladi, di cui Paro e Cidno erano cadute in suo potere[152]; +avea sull’Ellesponto, messo le mani addosso a Lisimachia[153], Sesto, +Perinto, per terminare con Calchedonte, all’opposta riva asiatica[154]. + +Al 201 s’era impossessato di Samo[155], mentre Mileto si affrettava +ad onorarlo e ad assicurarsi della di lui benevolenza[156]. Indi +era disceso in Caria, ove Prinasso[157], Iasso, Bargilia, Euromo e +Stratonichea[158] erano cadute in suo potere. Tornata la stagione +propizia, si era gettato di nuovo sulla Tracia e, occupate Maronea, +Eno, Cipsela, Dorisco, Serreo, e nel Chersoneso, Eleunte, Alopoconneso, +Gallipoli, Madito,[159] avea finalmente sulla riva opposta stretto +d’assedio Abido[160]. + + +VI. + +_Ultimatum_ di Roma a Filippo di Macedonia. I primi due anni della +seconda guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra. +Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi da parte di +Roma. + +A tale notizia, gli ambasciatori, di comune accordo, stabilirono, +che il più giovane di loro, M. Emilio Lepido, si recasse al campo di +Filippo per fare a costui le medesime ingiunzioni che a Nicanore. Ad +Abido, Lepido si abboccò con Filippo e gli significò come il senato +avesse decretato, vietando al re qualsiasi azione, sia contro i Greci, +sia, (e questa fu una nuova postilla), contro Tolomeo, imponendo +anzi, che, per quanto avea operato contro Attalo e i rodiani, si +sottomettesse al giudizio di un tribunale arbitrale. Nel caso di +inosservanza di un simile _ultimatum_, il popolo romano, in luogo della +pace offerta[161], gli avrebbe dichiarato guerra[162] (200). + +Ma le risposte di Filippo furono semplicemente ambigue, ed il senato, +che nulla attendeva di meglio, iniziò a sua volta l’offensiva. + +Le vicende della guerra sono note[163]. Il primo e il secondo anno +(200-199) passarono senza gravi ed importanti fatti d’armi, sicchè, +quando il console P. Villio, che sin’ora aveva diretto le operazioni +militari, dovette cedere il posto al proprio successore, T. Quinzio +Flaminio, il nemico era più che mai cresciuto di baldanza e d’audacia. + +Flaminio pensò subito ad abboccarsi col re, e l’abboccamento ebbe luogo +nell’Illiria presso il fiume Aoo, lungo il quale stavano accampati i +due eserciti romano e macedone. + +Per un avversario, il quale non avea ancora subito perdite +significanti, le pretese dei Romani furono inaccettabili, e può +dirsi che sia stato il filoellenismo del console la causa diretta +della prosecuzione delle ostilità. Egli infatti chiese, senz’altro, +lo sgombero di tutte le città della Grecia peninsulare, da Filippo +ereditate o conquistate[164]. + +Tra queste ultime non rientravano i numerosi possedimenti egizi +d’Europa. Ai torti di Filippo verso l’Egitto i Romani venivano così +ad aggiungerne dei nuovi. Non solo i Tolomei non ricuperavano i loro +possessi, ma questi passavano legalmente e definitivamente nelle mani +del re della Macedonia. + +Le condizioni proposte da Flaminio furono, com’era naturale, +rifiutate, ma la campagna ch’ebbe a seguirne riescì per Filippo più che +disastrosa. Tradito dagli Epiroti, dovette ritirarsi sino ai confini +del suo regno, mentre la Grecia tutta passava in potere dei Romani. +Così, nell’inverno del 197-198, il re della Macedonia era costretto a +riproporre delle trattative di pace. + +L’abboccamento col generale romano ebbe luogo in Nicea presso il _sinus +Maliacum_. Questa volta Flaminio si rammentò dei diritti dell’Egitto, +e, dopo aver messo come condizione _sine qua non_ lo sgombero di tutta +la Grecia, impose la restituzione all’Egitto di tutte le terre usurpate +sin dalla morte di Tolomeo IVº. Dopo Flaminio ebbero la parola gli +alleati di Roma. Tra questi, gli Etoli tornarono ad insistere sullo +sgombero della Grecia, come Rodi su quello dell’Asia Minore, specie +delle città carie, Iasso, Bargilia ed Euromo. Furono queste appunto +le clausole, cui Filippo credette di non addivenire[165]; e, giacchè +nè Flaminio, nè gli alleati potevano rimanere soddisfatti delle sue +estreme concessioni, il diritto dell’ultima parola fu rimesso al +senato. + +Ma anche questo scordò di bel nuovo gli interessi dell’Egitto, tornando +unicamente ad insistere sullo sgombero della Grecia peninsulare, mentre +la dichiarazione degli ambasciatori, spediti all’uopo da Filippo, di +non rivestire dritto alcuno a decidere su ciò, segnava la fine della +conferenza e la nuova ripresa delle ostilità[166]. (196).] + +La pace definitiva seguì a circa un anno di distanza, e, nella +primavera del 196, dodici ambasciatori romani giungevano in Grecia a +curarne l’esecuzione. Tutte le città greche di Asia e d’Europa erano +dichiarate libere ed autonome, e da esse il governo macedone dovea +affrettarsi a ritirare le sue guarnigioni prima dei giuochi istmici. +Tali condizioni erano ripetute in particolare per Pedasa, Bargilia, +Iasso in Caria, Abido in Asia Minore, Perinto in Tracia, Taso e Mirina +su Lemno[167]. + +Degl’interessi dell’Egitto non una sola parola. Il senato romano, che +avea dichiarato di sostituirsi alla corte di Alessandria nel sostenere +i dritti della medesima contro Filippo, risolse la controversia nella +maniera la più disonesta. Lo stato, che avea soccorso Roma nei gravi +frangenti della guerra annibalica, perdeva tutte le isole dell’Egeo, +le Cicladi, Lesbo, Cipro, il protettorato su Creta, la Ionia, salvo +Efeso[168]; in Tracia tutte le città greche, come Maronea, Dorisco +e Perinto, mentre Eno e Cipselo rimanevano a Filippo; nel Chersoneso +tracico, Eleunte, Alopoconneso, Sesto, Madito e Gallipoli; in Caria +Pedaso, Bargilia ed Iasso[169], che venivano rese autonome insieme +con Stratonichea, che rimaneva a Filippo: in una parola, tutti i +possedimenti d’Europa e due terzi di quelli dell’Asia Minore. E tutto +ciò per opera di Roma, la quale, tutt’altro che tutelare gli interessi +dell’Egitto, dimostrava così di lederli deliberatamente. Qualche altro +mese ancora, e degli ambasciatori romani, abboccantisi col re di Siria, +l’antico complice di Filippo, il quale avea invaso alcuni di codesti +ex possedimenti egizi, ora restituiti a libertà, dichiareranno di non +permettere l’invasione di ciò che oramai il loro popolo possedeva per +diritto di conquista[170]. + + +VII. + +Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui territori egiziani +nell’Asia e nell’Asia Minore. + +Mentre Roma era occupata con Filippo, l’Egitto veniva ridotto a mal +partito dalle armi di Antioco IIIº di Siria. Secondo i patti stabiliti +col re di Macedonia nell’alleanza del 201 egli avrebbe dovuto aiutarlo +nell’ideata conquista dell’Egitto. + +Così infatti era avvenuto. + +Al 201 Antioco aveva invaso ed occupato, quasi senza resistenza, la +Celesiria[171], la quale era caduta definitivamente in suo potere +dopo la disfatta del Panius subita dal generale egizio Scopa[172], +mentre contemporaneamente egli invadeva i possessi egizi della +Siria, della Fenicia e della Palestina[173] (199). Tolomeo Epifane, +temendo di peggio, chiese subito la pace, ed il suo avversario gliela +concesse a patti onorevoli, fidanzando, tra l’altro, al medesimo la +figlia Cleopatra, cui prometteva in dote tutte le recenti conquiste +(198)[174]. + +Se non che, nella primavera del 197, il re siro, dopo un inverno +passato in Antiochia, avea marciato verso l’Asia Minore. Quali fossero +i suoi progetti è ben difficile affermare. Probabilmente però egli, +che già avea riconquistato i territori dei suoi antenati nell’Asia +propriamente detta, mirava a rioccupare quelli che i medesimi avevano +già dominato nell’Asia Minore fino a che l’Egitto l’avea consentito. + +Conquistò innanzi tutto le città della Cilicia: Afrodisia, Soli, +Zefirio, Mallo, Selinunte, Coracesio, Corico etc.[175]. Indi, varcata +la Pamfilia, era penetrato in Licia, conquistando Andriace, Limira, +Patara, Xanto[176]. Allora il re della Macedonia era stato battuto +a Cinocefale, e l’occasione era più che mai propizia per muovere +su quegli antichi territori egiziani, o caduti in mano di Filippo o +destinati ad essere dichiarati autonomi. + +Dalla Licia egli s’era quindi avviato verso la Caria. Stratonichea, +occupata dai Macedoni, la donò ai Rodiani, coi quali adesso, per +non avere impacci, si trovava in tacita concordia, mentre questi +riscattavano i possessi egizi di Cauno, Mindo e Alicarnasso[177]. Iasso +aveva riconosciuto il suo alto patronato[178]; indi, penetrato nella +Ionia, si era installato in Efeso, il più importante degli antichi +possessi egiziani[179]. Di là avea marciato verso l’Ellesponto: Abido +gli aveva aperto le porte[180], Madito era caduta l’anno appresso, +(196), dopo breve e debole resistenza. Indi, occupata Sesto e le +rimanenti città del Chersoneso, egli le aveva fortificate insieme con +Lisimachia, da recente devastata dai Traci[181]. + +In quel frattempo (197), giungeva a Roma una nuova ambasceria +egiziana allo scopo di rammaricarsi presso il senato della condotta del +re di Siria nell’Asia Minore[182]. + + +VIII. + +Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma. + +Pare che le recenti lezioni, che alla corte di Alessandria erano +derivate dalla pace di Roma con Filippo, non fossero state sufficienti +ad illuminarla sul valore e la natura dell’alleanza coi Romani. Se non +che l’atteggiamento della corte medesima non mancava di astuzia. + +In vista di una prevedibile conflagrazione romano-siriaca, l’Egitto, +pel caso più che probabile di una prevalenza romana, tornava a mettere +gli occhi addosso alla bramata porzione di bottino. A tale intento, +nella completa assenza di migliori speranze, la sorte toccata dopo +la guerra macedone non dovea riescire di scoraggiamento. Poichè il +prossimo congiunto del re di Egitto aveva alla prova esibito un così +ostile contegno, era pur sempre preferibile piegare verso chi s’era +mostrato semplicemente noncurante; ma nuovi eventi sospingevano per la +via, che interessava alla corte alessandrina. + + +IX. + +I Romani ed Antioco. + +Ma, se così attentamente l’Egitto vegliava sugli affari d’Oriente, Roma +non si palesava da meno. + +Dopochè, in seguito alla pace con la Macedonia, i giuochi istmici del +196 videro bandita l’autonomia della Grecia, il proconsole Flaminio e i +dieci ambasciatori, incaricati di riordinarla, si decisero ad occuparsi +seriamente del nuovo avversario, Antioco IIIº di Siria. Infatti, +proprio in quel momento, T. Quinzio Flaminio e i decemviri ricevevano +due ambasciatori siri, Egesianace e Lisia, e proponevano ai medesimi +l’_ultimatum_ da riferire al loro re[183]. + +Questi doveva obbligarsi: 1) a non molestare le città testè rese +autonome dell’Asia Minore; 2) a sgomberare dalle altre possessioni di +Tolomeo o di Filippo già occupate; 3) a smettere dalle sue operazioni +in Tracia e nel Chersoneso, che, per giunta, pareva accennassero ad un +piano di invasione in Europa[184]. + +Quest’ultima clausola dell’_ultimatum_ era la sola che stesse a cuore +dei Romani, e, poichè le intenzioni di Antioco potevano facilmente +essere dissimulate, così il senato mostrava di apporgli come colpa, +e motivo di prossima e sicura guerra, ciò che quegli era stato in +suo dritto di fare: le conquiste sulla Macedonia e su l’Egitto. Il +primo capo e, in parte, il secondo dell’ingiunzione di Flaminio e dei +decemviri ci stavano quindi in grazia dell’ultimo. + +Egesianace e Lisia, udito l’_ultimatum_ trasmesso loro dal senato, si +congedarono, dirigendosi alla volta di Antioco. Ma, prima che avessero +potuto incontrarlo, il senato aveva spedito un nuovo ambasciatore, +L. Cornelio, perchè si occupasse _ex professo_ della vertenza e si +abboccasse direttamente col re[185] (196). + +A Lisimachia si riunirono Antioco, i suoi due ambasciatori, L. Cornelio +e tre dei decemviri, P. Lentulo, L. Terenzio e P. Villio, insieme +con due ambasciatori di Lampsaco e uno di Smirne[186], due città ora +autonome dell’Asia Minore, al cui assoggettamento pareva tendessero +nuovi preparativi di Antioco. Dopo un privato abboccamento, si venne ad +una pubblica adunanza. L. Cornelio, capo dell’ambasceria romana, tornò +a sostenere con grande calore quanto già avea sostenuto Flaminio, che +cioè il re: 1) lasciasse indisturbate le città asiatiche autonome; 2) +cedesse a Tolomeo i territori conquistati; 3) sgomberasse da quelli +usurpati a Filippo; 4) desistesse dai suoi preparativi di passaggio in +Europa[187]. + +Antioco rispose dignitosamente: non aver egli leso gl’interessi delle +città asiatiche autonome, nè quelli di Tolomeo o di Filippo e tanto +meno aver pensato a muovere contro Roma. Il suo tragitto in Europa +doversi al suo diritto inoppugnabile di riconquistare le città della +Tracia, che erano state a lor volta usurpate dagli scorsi re d’Egitto +ai propri antenati, che ne erano i naturali possessori, e, quindi, da +Filippo ai Tolomei. Quanto a quest’ultimi, egli, già imparentato con +Epifane, lo sarebbe tra breve stato ancora di più[188]. Meravigliarsi +infine come Roma ardisse ingerirsi negli affari dell’Asia, cosa che +egli non aveva mai osato per quelli d’Italia[189]. + +Mancava una esplicita risposta al primo comma dell’_ultimatum_, +ma di ciò il re si era curato a più riprese, trattando con quelle +città (Smirne e Lampsaco), cui i Romani si riferivano nella loro +generica indicazione di città autonome dell’Asia Minore, e il +cui assoggettamento egli aveva francamente dichiarato di non +pretendere[190]. Ma gli ambasciatori avevano bensì avuto lo incarico +di proporre con alterigia, non già di ascoltare risposte fiere e +dignitose, e dalle violenti repliche degli ambasciatori di Lampsaco, +insinuate e sostenute dai Romani, Antioco fu costretto a chiudere +bruscamente la conferenza, che già si era tramutata in uno scambio +indecoroso di minacce[191]. + +Così ebbero fine le nuove trattative. Probabilmente però l’ardire del +re di Siria e l’arroganza dei Romani erano rinfocolate dall’improvvisa, +tacita notizia della morte di Tolomeo Epifane. Il primo aveva interesse +a non frapporre indugi e ad accorrere in Egitto, ove tutto, sperava, +sarebbe andato conforme ai suoi voleri; e, dei secondi, L. Cornelio, +che pare portasse seco l’incarico di recarsi anche in Egitto[192], avea +fretta di imitarlo prima che innovazione alcuna fosse stata colà per +succedere. + +Antioco infatti partì immediatamente alla volta di Alessandria. Ma, +giunto in Licia, ricevette l’infausta notizia che Epifane viveva +ancora, e, abbandonati i suoi piani circa l’Egitto, si rivolse alla +conquista di Cipro, che per ben altre ragioni gli fallì del pari[193]. + + +X. + +T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco (194-3). + +Le trattative per un accomodamento furono riprese al 194-3. Questa +volta il senato romano fu meno accorto nel simulare i taciti +intendimenti della propria politica. T. Quinzio Flaminio, a cui esso +aveva rimandato gli ambasciatori di Siria, pose loro il dilemma: o +Antioco desistesse dall’immischiarsi negli affari d’Europa, ed i Romani +avrebbero rinunziato a immischiarsi in quelli asiatici, o, in caso +contrario, concedesse ai Romani il diritto di conservare e tutelare le +alleanze fatte o da farvi[194]. + +Com’è palese, Roma non si curava più nè delle usurpazioni di Antioco +sui possessi di Tolomeo, nè dell’intangibilità delle città autonome +dell’Asia Minore, rinunziando così a rivendicare i dritti dell’uno o +delle altre, nel caso in cui Antioco si fosse astenuto dal porre piede +in Europa. + +Era quanto di peggio poteva prevedersi. + +Ma neanche questa conferenza approdò a risultato alcuno. Tutto fu +rimandato a un nuovo abboccamento, che nuovi ambasciatori romani, +dietro incarico ufficiale, si ripromettevano di ottenere col re stesso +in persona, e gli ambasciatori della Siria furono nuovamente congedati. + + +XI. + +Nuove pratiche. + +La novella ambasceria romana era destinata a peripezie maggiori delle +precedenti. Dapprima P. Villio, uno dei suoi componenti, dovette +attendere a lungo ad Efeso, mentre Antioco era diretto a guerreggiare +contro i Pisidi. Essendosi quindi affrettato a raggiungerlo presso +le fonti del Meandro, le trattative furono tosto interrotte sotto +il pretesto che la corte era in lutto a cagione della morte di un +membro della famiglia reale, e Villio si trovò costretto a tornarsene +a Pergamo. Più tardi, quando Antioco fu tornato ad Efeso, Villio +e i suoi compagni si affrettarono a seguirlo. Ma agli ambasciatori +romani, tutt’altro che concedersi un abboccamento col re, fu giocoforza +accontentarsi di una conferenza con Minio, uno dei suoi ministri. + +Questi cominciò coll’osservare con fine ironia come i Romani, che in +questa, come nella precedente vertenza con Filippo, l’aveano posato +a cavalieri dell’ellenismo, tenevano, ciò non ostante, soggette e +tributarie Napoli, Reggio, Taranto etc., città non meno greche di +Smirne e di Lampsaco. Continuò quindi col dichiarare che il suo re non +si sentiva da tanto da rinunziare alle città eolie ed ioniche dell’Asia +Minore, compreso Smirne, Lampsaco e Alessandria della Troade, tutti +antichi possedimenti dei suoi antenati. Che però, ove i Romani avessero +voluto stringere alleanza con Antioco, questi era pronto a riconoscere +come autonome Rodi, Bisanzio e Cizico, la concessione più grande che +potevano attendersi dal re[195]. + +Gli ambasciatori romani risposero al solito altezzosamente, ma senza +pervenire a nascondere la fragilità delle proprie ragioni. Le città +greche, possedute da Roma, non le avevano mai negato codesto diritto, +nè l’esercizio del medesimo aveva subito interruzioni sia pure in +grazia di interventi stranieri. Non così le città asiatiche, di cui +alcune, dopo la conquista dei re di Siria, erano passate a Filippo o a +Tolomeo, altre aveano goduto di una libertà incondizionata. Del resto +la causa della loro libertà non poteva essere difesa da altri meglio +che dagli ambasciatori delle medesime, per cui si richiese venissero +introdotti. Ma, come quattro anni prima a Lisimachia, tale atto decise +della fine della conferenza (192). + +Essa non avea contenuto una sola parola dei dritti della corte +alessandrina, non una sola imposizione che a questa venissero +restituiti i territori recentemente usurpati. + + +XII. + +Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da parte dei Romani +durante codeste trattative. + +Ma Roma non ebbe forse torto. + +Al 193 Antioco avea cominciato ad ottemperare alle clausole del +trattato egizio-siriaco di circa sei anni prima. Allora infatti si +era celebrato il matrimonio di Tolomeo Epifane con Cleopatra, ed erano +state assegnate alla medesima, a titolo di dote, le province asiatiche +conquistate dal padre negli anni 201-199[196]. + +Tirare ancora in ballo l’Egitto equivaleva a scoprire puerilmente +la propria doppiezza, e il senato non poteva prestarcisi. Comunque +però si fosse, ogni tentativo di pace era andato a vuoto e s’imponeva +il cominciamento delle ostilità. Ma se fin’ora noi abbiamo accusato +i Romani di doppiezza e d’ipocrisia, più severo giudizio dobbiamo +pronunziare contro la corte d’Alessandria, che, nel suo sottile istinto +di previdenza, quando le ostilità furono aperte, tornò a preferire al +congiunto il vecchio e ripetutamente infedele alleato. + + +XIII. + +Nuova ambasceria egiziana (191). + +Nell’anno 191 giungevano infatti in Italia nuovi ambasciatori egiziani, +recanti al senato oro ed argento e dichiaranti il loro re pronto a far +muovere tutto l’esercito verso l’Etolia per congiungerlo alle truppe +romane. + +L’atto era vile e disonesto, ma, come sempre, tutt’altro che ingenuo. +Giacchè era stato inscongiurabile che i Romani penetrassero nelle acque +e nelle terre orientali, occorreva all’Egitto non rinunziare facilmente +al prossimo bottino. Ma il senato rese la pariglia a tanta fine +abilità diplomatica. Come già nella scorsa guerra macedone, esso tornò +placidamente a ringraziare ed a rifiutare[197]. + + +XIV. + +Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana. + +La sorte delle armi riescì sfavorevole ad Antioco, e la battaglia delle +Termopili (191) inaugurò la serie delle sue disfatte. + +Poco dopo, nuovi ambasciatori tornavano a Roma dalla corte di +Alessandria. Questa volta, a nome del re e della regina, la figliuola +stessa di Antioco, essi si congratulavano della vittoria delle +armi romane, aggiungendo la preghiera e la raccomandazione, che si +pensasse subito a tragittare in Asia un esercito. Tutto lo stato di +Antioco si trovava, a sentir loro, invaso da terrore, e i re d’Egitto +si profferivano pronti a tutto ciò che il senato avesse potuto +richiedere[198] (190). + +La vecchia astuzia della corte alessandrina riappariva questa +volta parecchio sciupata in seguito alla sorte delle due precedenti +ambascerie, di cui l’odierna non era che un triplicato. La risposta +di Roma non aveva quindi a subire variazione alcuna, e, per la terza +volta, esso tornò a ringraziare, a rifiutare e a donare sontuosamente +gli ambasciatori egiziani. + + +XV. + +Nuove trattative di pace (190). + +Alla disfatta terrestre delle Termopili seguiva, a un anno di distanza, +la non meno decisiva disfatta marittima di Mionneso (190), e Antioco, +smarrito, tornava a proporre nuove condizioni di pace. + +Il suo ambasciatore fu ricevuto in una numerosissima assemblea +senatoria. Riferì da parte del re che oramai questi aveva abbandonato +tutte le città occupate in Europa, che era inoltre pronto a cedere +quelle di Eolia e Ionia, che ancora accoglievano i suoi presidii, +più le altre, che i Romani avessero voluto premiare per la loro +fedeltà[199]. + +Ma al senato questa volta non soddisfaceva più il dilemma di tre +anni innanzi. Tutt’altro che cedere ad Antioco pieni poteri sugli +affari d’Asia, qualora questi avesse desistito dall’immischiarsi +in quelli d’Europa, essi tornarono a pretendere che tutte le città +greche dell’Asia Minore fossero riconosciute autonome, il che poteva +aver luogo, solo nel caso che Antioco si fosse rassegnato a ritirarsi +dall’Asia Minore[200]. + +Le trattative di pace tornarono quindi ad abortire per essere +ripigliate dopo la prossima totale disfatta siriaca di Magnesia (189) +che decise stabilmente delle sorti dell’Asia Minore. + + +XVI. + +Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti egiziani asiatici. + +Antioco si ritirava al di là del Tauro e del fiume Halis[201], +sgomberando quasi tutta l’Asia Minore[202], mentre le regioni della +medesima, nelle quali i Tolomei avevano vantato dei possedimenti, +venivano così distribuite: la Cilicia al di là del Tauro rimaneva +ad Antioco, le città Ionie, salvo quelle, come Mileto, già autonome +prima della battaglia di Magnesia, passavano ad Eumene re di Pergamo, +al quale veniva altresì a toccare la Caria a nord-est del Meandro e +la licia Telmesso con le sue dipendenze. La Caria a sud del Meandro +fino ai confini della Pisidia con le rimanenti città licie passava ai +Rodiani. Il territorio di Tolomeo Telmesso, un congiunto della casa +regnante in Egitto, fu lasciato al suo possessore[203]. La Pamfilia, +di cui s’era taciuto nel _senatusconsultum_, che avea fissato i +particolari della pace, più tardi, nel riordinamento dell’Asia Minore, +toccò, sebbene a torto, ad Eumene[204]. Così avvenne del Chersoneso +tracico, di Lisimachia, delle recenti conquiste di Antioco in quella +regione, e di Efeso in Ionia, mentre Milasa in Caria veniva dichiarata +autonoma[205]. + +Tolomeo Epifane rimaneva così a denti asciutti, senza avere un solo +istante goduto delle preoccupazioni del governo romano, ripagato della +stessa moneta, di cui forse era degna la sua condotta verso il re di +Siria. E nel breve giro di sette anni quei suoi amici d’oltre mare, +per cui egli non aveva risparmiato umiliazioni, gli avevano dato agio +di registrare sul passivo della propria politica estera la perdita +definitiva di tutti i possedimenti d’Europa e dell’Asia Minore. + + +XVII. + +Ragioni del contegno egoistico di Roma. + +Quali poterono essere le ragioni, che in quel tempo fecero i Romani, +tanto prodighi verso i minuscoli loro alleati della guerra siriaca, +quanto indelicati e non curanti verso l’Egitto? + +Il giorno, in cui Roma si era immischiata negli affari d’Oriente, avea +dovuto persuadersi come per consolidarvi intera la propria signoria +non doveva che comportarsi così come aveva fatto per l’Occidente, +disfacendosi di tutti quegli stati, che sin d’allora avevano avuto +influenza decisiva nelle contese diplomatiche di quelle regioni. +Così aveva fatto dapprima con Filippo, e poi con Antioco. E, quando +l’umiliazione della Siria fu un fatto compiuto, il senato dovè +constatare come oramai non rimaneva che dare il benservito all’impero +dei Lagidi. + +A tal uopo non erano occorsi pretesti plausibili, nè, data l’astuta +politica dei Tolomei, era previdibile che ne occorressero. +Poichè quindi non si poteva adoperare la forza, faceva d’uopo +l’assottigliamento tacito e inconsapevole della potenza avversaria. La +fortuna vi aveva provveduto con le due recenti guerre di Macedonia e +di Siria, ed il senato romano si era ripromesso di non avere nulla a +rimproverarsi. + + + + +CAPITOLO III. + +ROMA E L’EGITTO DURANTE LA Vª GUERRA SIRO-EGIZIANA (180-68). + + +I. + +Tutela romana su Tolomeo Filometore? + +La morte di Tolomeo Epifane (180)[206] lasciava la corona d’Egitto in +balia della moglie Cleopatra, la figliuola di Antioco di Siria, che, +in quell’anno medesimo faceva succedere al trono l’erede immediato, +il giovane Tolomeo Filometore, il più adulto tra i figliuoli +sopravvissuti. Questi, ancor minorenne, fu posto, sotto la reggenza +della madre, e, alla morte della medesima, sotto quella dell’eunuco +Euleo e del siro Leneo[207], argomento bastevole ad escludere la +possibilità di una reggenza romana, alla quale ipotesi sono ricorsi +coloro, che, non potendo riferire a Tolomeo Vº la notizia di Valerio +Massimo e di Giustino, da noi precedentemente citata[208], hanno +creduto di trovarvi indicato Tolomeo VIº. + +Così opina infatti il Pighius[209] basandosi sulla circostanza +che tanto Valerio Massimo (VI, 6), quanto la moneta romana, che a +tale tutela si riferisce, ci presentano M. Emilio Lepido rivestito +della dignità di pontefice massimo, ch’egli ottenne solo al 180 a. +C.[210]. Se non che la sua opinione urta contro gravi difficoltà: 1) +tutori, infatti di Tolomeo VIº ci sono dalle fonti esibiti unicamente +Cleopatra, Euleo e Leneo: 2) Lepido, _P. M._, non poteva trovarsi +in Egitto poichè Livio riporta al 131 a. C. il caso del primo +allontanamento di un _P. M._ da Roma[211]; 3) Giustino spiega la +ragione della tutela con il pericolo imminente di un’invasione macedone +e siriaca, ma le possibilità ne erano ormai lontane nel 180 a. C.[212]. + +Scartata quindi nuovamente l’ipotesi di una tutela romana sui figli di +Tolomeo Epifane, è da lasciare, ancora per parecchi anni, a ciascuno +dei due stati, romano ed egizio, la piena responsabilità delle proprie +azioni. + + +II. + +Ambasceria romana in Oriente e preludii della III. guerra macedonica +(173). + +L’anno stesso dell’assunzione al trono di Tolomeo VIº partiva per +la Grecia un’ambasceria di cinque membri, allo scopo di spiare le +intenzioni di Perseo, il nuovo re di Macedonia[213], col quale si +prevedeva inevitabile un prossimo periodo di ostilità. In vista di +tali complicazioni, l’ambasceria aveva altresì l’incarico di rinnovare +l’alleanza con la corte alessandrina. + +Il nuovo Tolomeo pare non abbia in nulla derogato dall’indirizzo dei +suoi predecessori e gli antichi patti con Roma abbiano ottenuto una +novella sanzione. E di ciò, benchè ogni testimonianza esplicita ci +sfugga, noi possediamo una prova sicura, sebbene indiretta, nella +richiesta dell’aiuto romano in una prossima rinnovata vertenza +egizio-siriaca. + + +III. + +Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi +a Roma. + +Il grande dramma, che, con la seconda guerra macedonica e la prima +siriaca, si era svolto negli ultimi anni del passato e nei primi del +corrente secolo, e del quale avevano fatto parte e Roma e l’Egitto, +si apparecchiava ad una rinnovazione. Fra il successo re di Siria, +Antioco Epifane, e l’Egitto tornava a risorgere l’antica contesa +della supremazia in Oriente, che adesso presentava, come occasione +immediata, il possesso di quelle province[214], che Antioco IIIº, aveva +assegnato come dote alla figlia Cleopatra. Pare che, non ostante tale +cessione, il possesso delle medesime sia rimasto alla Siria, e l’erario +alessandrino non abbia acquisito altro diritto se non quello di goderne +le rendite fino alla morte di Cleopatra[215]. + +Era quindi naturale che l’Egitto aspirasse alla riconquista dei +territori perduti, come il giovane re di Siria, approfittando delle +recriminazioni che gli si movevano, pensasse a realizzare l’antico +sogno dei Seleucidi, l’assoggettamento dell’Egitto. + +Non è chiaro da quale dei due contendenti siano partite le +ostilità[216]. Certo si è che, appena le due corti previdero +l’inevitabile rottura, inviarono a Roma ambasciatori per giustificarsi. + + +IV. + +Svogliato intervento del senato. + +Roma si trovava allora agli esordi della guerra con Perseo, il +successore del vinto Filippo di Macedonia; era quindi previdibile +l’ascolto, che si sarebbe dato agli ambasciatori di quell’Egitto, che +nulla di buono aveva potuto ottenere nei giorni lieti per Roma. + +I tre ambasciatori siri e i due egiziani[217] pervennero al senato +nel 171. Scopo dei primi era, sia di protestare contro i desiderati +dell’Egitto, (e ciò per trovarsi giustificati nell’eventualità di un +conflitto), sia di accaparrarsene il favore, promettendo aiuti nella +guerra contro Perseo. Scopo dei secondi era: 1) riaffermare la solita +alleanza con Roma; 2) prometterle, con intento uguale ai precedenti, +intercessione ed aiuti nella recente controversia con la Macedonia; 3), +(e questo era il punto più importante), spiare il colloquio del senato +con gli ambasciatori siri per cavarne il profitto che se ne fosse +potuto. + +L’assemblea senatoria ricevè cortesemente le due ambascerie, decisa ad +usarne nel proprio tornaconto. A quella egiziana permise di trattare +soltanto il primo punto della propria incombenza. L’alleanza fu +infatti, come sempre, rinnovata, ma, al tempo stesso, gli ambasciatori +vennero con strana rapidità congedati. Si passò quindi a dare ascolto +all’ambasceria siriaca. Ma, in luogo degli aiuti sperati, non fu +offerta se non la pura e semplice assicurazione che il senato avrebbe +incaricato dell’affare Q. Marcio Filippo, suo ambasciatore in Macedonia +e nel Peloponneso[218], mettendolo in comunicazione colla corte +alessandrina. + +Intanto però che questi fosse avvertito e potesse con cognizione +di causa occuparsi dell’affare, veniva da Roma, per salvare ogni +apparenza, spedito ad Alessandria ambasciatore Tito Numisio allo scopo +di conciliare le due corti in questione[219]. Sembra però, (ed è lecito +arguirlo dalla fine della contesa), che egli, interpretando il pensiero +del suo governo, preoccupato in quegli anni da altri eventi d’ordine +affatto opposto, non abbia spiegato un eccessivo interessamento. Egli +avrà, senza grande risolutezza, cercato di rimuovere Antioco dalla +determinazione di trattenere le due province asiatiche, o tentato di +rassegnare l’Egitto alla perdita delle medesime, proposta impossibile a +chi avea pur il diritto di aspettarsi qualcosa di meglio da un’antica +alleanza fedelmente osservata, e a cui argomento decisivo restava +ancora la sorte delle armi. Così la missione di Numisio fallì, ed egli +tornò a Roma senza che il senato si curasse più che tanto degli affari +d’Egitto (171). + + +V. + +L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata +ambasceria al senato romano (170). + +Poco dopo scoppiava la guerra fra le due potenze orientali. Negli +stessi anni 171-0 Filometore, battuto a Pelusio, cadeva prigioniero +nelle mani di Antioco, mentre tutte le principali città egizie +passavano l’una dopo l’altra nelle mani del vincitore. Sola, +Alessandria chiudeva le porte in faccia al nemico, ed acclamava re il +fratello di Filometore, Tolomeo Evergete IIº[220], mentre Antioco, +dichiarando adesso di combattere l’usurpatore, si apparecchiava ad +assediarla sino all’estremo. + +La disperata condizione dei due re era tale da consentire qualsiasi +umiliazione, e la più dolorosa non poteva non essere l’invio di nuovi +ambasciatori al senato romano. In abito di lutto[221], con la barba +negletta, i capelli scomposti ed un ramo di ulivo in mano, essi si +presentarono all’udienza senatoria, ove appena entrati, si affrettarono +a prosternarsi dinnanzi alla maestà dei rappresentanti della capitale +d’Italia. Narrarono come Antioco, sotto pretesto di rimettere sul trono +il maggiore dei due fratelli, moveva guerra al più giovane, allora +chiuso in Alessandria, pregarono non si tardasse a soccorrerlo, al +qual’uopo bastava rammentare ad Antioco i benefizi ricevuti. Se si +tardasse, il re, fra breve, sarebbe venuto esule a Roma a costituire, +colla sua nuova condizione, una perenne accusa di alleanza tradita da +parte del popolo romano. + +A tale preghiera, narra Livio, il senato commosso si dichiarò pronto +ad inviare un’ambasceria con a capo C. Popilio Lenate, perchè si +recasse, prima da Antioco e poi da Tolomeo, allo scopo di significar +loro che Roma non avrebbe tardato a radiarli dal novero dei propri +amici, qualora l’uno o l’altro avesse esitato a deporre le armi (168). +Conforme a tale solenne decisione, la votata ambasceria partiva tre +giorni dopo insieme coi legati alessandrini[222]. + + +VI. + +Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra +macedonica. + +Sembra però che la commozione non sia stata troppo grande nè nell’animo +dei senatori, nè in quello degli emissari. Tutt’altro che veleggiare +rapidamente alla volta dell’Egitto, Popilio ed i suoi compagni +si fermarono a Delo ad attendervi l’esito della pendente guerra +macedonica; e, poichè Antenore, l’ammiraglio di Perseo, avea bloccato +in parte le Cicladi per impedire all’esercito romano ogni comunicazione +d’armi e di vettovaglie, Popilio, cangiate le vesti di ambasciatore in +quelle di ufficiale, vi s’indugiò a lungo a proteggere, con le galee +del re Eumene di Pergamo, tutti i legni minacciati da Antenore. Sì che +quando giunse la notizia che Perseo era già stato disfatto a Pidna, +(fine del 168), egli era ancora a Delo a scortare i vascelli, che +dovevano veleggiare verso la Macedonia. Finalmente risolse di avviarsi. +Ma già a mezza strada, preferì un’altra volta indugiare qualche giorno +a Rodi per esporre a quella cittadinanza i gravi risentimenti del +senato contro l’atteggiamento della medesima, durante la scorsa guerra +macedonica. Fatto ciò, ripartì alla volta d’Egitto[223]. + + +VII. + +Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. L’azione conciliatrice di +Roma (168). + +In questo lungo intervallo, Antioco, sia per le difficoltà +dell’assedio[224], sia per alcuni torbidi avvenuti nel suo regno, era +stato costretto a tornare in Siria. Nella sua assenza i due fratelli +s’erano diviso fra loro il governo e avevano deciso di sostenere in +comune la guerra contro Antioco, che già tornava più decisamente a +minacciare l’Egitto[225] (168). A tal uopo essi, poichè nulla di buono +era omai da aspettarsi da Roma, mandarono ambasciatori in Grecia a +raccogliere aiuti ed alleanze. Una di codeste ambascerie fu inviata +agli Achei, e, mentre fra questi, riuniti a consiglio, prevaleva +l’opinione di esaudire i due re, pervenne un messaggio con lettere +di Q. Marcio Filippo esortante gli Achei a incaricarsi della pura +conciliazione fra l’Egitto e la Siria[226]. + +Invece di spedire aiuti, come era dovere di alleati e come l’Egitto +s’era dichiarato pronto a fare durante le tre ultime guerre sostenute +da Roma, o, almeno, ad intervenire direttamente colla forza della +propria autorità, il senato tornava ad accontentarsi della platonica +raccomandazione, trasmessa a dei terzi, di comporre la vertenza +egizio-siriaca. Gli è che Roma era troppo avvezza a non addossarsi +gratuitamente le brighe degli altri. Qualora avesse avuto le mani +libere per trarre da un qualsiasi intervento la conclusione della +conquista della Siria, essa non avrebbe indugiato, come non avea +indugiato nelle due guerre precedenti. Ma, ora che le sue legioni erano +impegnate con gli eserciti della Macedonia, mostrare viso arcigno ad +Antioco, sarebbe equivalso a procacciarsi due avversari ad un tempo. +Era perciò bene che questi fosse tenuto a bada e, solo dopo la ratifica +dei conti con la Macedonia, si sarebbe pensato al pareggio anche per la +Siria[227]. + + +VIII. + +Seconda invasione di Antioco in Egitto (168). + +Antioco intanto tornava dalla Siria con preparativi ancora più +formidabili di quelli di quattro anni prima, e, fatta imbarcare la +flotta per Cipro, aveva nella primavera del 168 incamminato il suo +esercito attraverso la Celesiria. Ambasciatori egiziani erano corsi +ad incontrarlo a Rinocolura, ed egli aveva proposto loro il suo +_ultimatum_, con cui, tra l’altro, chiedeva la totale cessione di Cipro +insieme con Pelusio e di tutto il territorio sino al Nilo, concedendo +una tregua per la risposta[228]. Spirata senza soluzione alcuna la +tregua, avea ordinato al suo ammiraglio di recarsi a Pelusio, ed egli, +per la via d’Arabia, era tornato a marciare contro l’Egitto. Per volere +o per forza le principali città dell’impero, non esclusa Memfi, erano +tornate ad aprire le porte all’invasore, che, a piccole giornate, si +avviava verso la capitale. Era già a quattro miglia dalla medesima, +quando il monarca della Siria si scontrò con l’inerme ambasceria +romana[229]. + +Popilio[230] gli porse le tavolette contenenti il decreto del senato, +imponendogli di leggerle e di rispondere immediatamente. Il re lesse, +e chiese di consigliarsi con gli amici. Ma Popilio, con un tralcio +di vite segnato un circolo intorno al re, dichiarò di aspettare +la risposta definitiva prima ancora che quegli si fosse accinto ad +uscirne. Il re, allora, compresa la gravità della situazione, memore +della sorte dell’avo, rispose di obbedire. E così fu fatto. Entro +un dato termine, Antioco sloggiava dall’Egitto, e Popilio, esortati +i due re alla concordia, lasciava Alessandria per recarsi a Cipro, +dove ancora Antioco teneva acquartierate delle milizie. Di là quindi +veleggiava alla volta di Roma[231] (168). + + +IX. + +Fine della guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina. +Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e +l’Oriente rispetto a Roma nel 167 a. C. + +Della questione della Celesiria, della Fenicia e delle città egiziane +della Siria, non si fece motto. Dal tacito contegno dei Romani l’Egitto +veniva evidentemente costretto a rassegnarsi un’altra volta alla +perdita di nuove province. Dopo quelle dell’Asia Minore e dell’Europa, +esso perdeva questa volta quei territori propriamente asiatici, che un +tempo erano stati sua faticosa conquista. Ma l’Egitto non patì soltanto +l’umiliazione, sibbene eziandio il disonore. Il rodiano Poliarato, +cittadino di una delle province più fedeli dell’impero egiziano, che +nella scorsa guerra macedonica aveva tenuto dalla parte di Perseo e +avea cercato di volgere a favore del medesimo gli animi dei Rodiani, +dovette, dietro ingiunzione di Popilio[232], subire l’estradizione +dal territorio, nel quale si era rifugiato, per essere trasportato +a Roma, ad attendervi la propria condanna. Al tempo stesso, veniva +qui condotto, liberato dalla prigionia[233], un Menalcida spartano, +che dei tristi frangenti, attraversati dai re d’Egitto, aveva cercato +di servirsi a vantaggio della propria ricchezza[234]. Di ciò furono +incaricati gli ambasciatori egiziani con a capo Numenio, spediti a +Roma per ringraziare l’assemblea senatoria del soccorso arrecato alla +loro patria[235]. Qui essi si scontrarono con i legati di Antioco, i +quali, da parte del loro re, venivano a riferire come egli avesse di +buon grado preposto la pace ad ogni vittoria, ragione per cui si era +affrettato ad ottemperare all’ingiunzione dell’ambasceria romana. + +Più sinceri senza dubbio furono i calorosi ringraziamenti dei re di +Alessandria, i quali dichiararono di professarsi obbligati al governo +di Roma assai più che agli antenati od agli dei immortali. E quello, +probabilmente con fine ironia, dichiarò a sua volta di ritenere +giustificata tanta gratitudine, che era eziandio ragionevole il loro +popolo serbasse e moltiplicasse per l’avvenire[236]. + +Così il sogno di un dominio materiale e morale dell’Oriente, cui Roma +da gran tempo aspirava, veniva pienamente realizzato. Dispersa la +Macedonia, schiacciata la Siria, il senato poteva altresì vantarsi di +aver fatto retrocedere fra le potenze di quart’ordine quell’Egitto, +che, decimato di territori, giaceva, di fatto, se non di nome, +ubbidiente al suo alto patronato. + + + + +CAPITOLO IV. + +ROMA E L’EGITTO DURANTE LA GUERRA CIVILE FRA TOLOMEO FILOMETORE E +TOLOMEO EVERGETE IIº. (168-151). + + +I. + +Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in Oriente (164). +Tolomeo Evergete a Roma. + +La raccomandazione di Popilio nel lasciare i due Tolomei sul trono +di Alessandria non fu certo di buon augurio. Anzi, se la narrazione +di Livio non pecca di imprecisione, l’ultima ambasceria alessandrina +venuta in Roma, a nome di uno solo dei due re[237], deve tradire +discordie latenti nel seno della famiglia reale. + +Dei due fratelli l’uno, il minore, Tolomeo Evergete, amministrava +la Libia e la Cirenaica, l’altro l’Egitto propriamente detto insieme +coi rimanenti possessi dei Lagidi[238]. Già al 164 pare che il senato +abbia avuto sentore di discordie in Egitto. Infatti gli ambasciatori, +spediti in Siria a porre sul trono Antioco Eupatore, figlio ed erede +di Antioco Epifane, furono al tempo stesso incaricati di conciliare i +due re di Alessandria[239]. Ma pare che i loro tentativi siano riusciti +vani, giacchè poco dopo giungeva a Roma Tolomeo Evergete in persona +(163-2)[240]. Diodoro narra diffusamente le tristi condizioni del +viaggio del principe. In vesti misere, indegne della sua condizione, +egli vi perveniva senza altra scorta che quella di tre servitori. +Qui giunto, venne a lui incontro Demetrio, figlio di Seleuco IVº, +il quale aspirava al trono di Siria, in luogo di Antioco Eupatore, +figlio di Epifane[241]. Siffatta circostanza basta a definirci la +data del viaggio. Poichè infatti Demetrio successe ad Antioco, salito +al trono nel 164, diciotto mesi dopo, e precisamente alla fine del +162[242], la data della venuta di Evergete non può essere posteriore +alla fine di codesto anno in discorso, ultimo limite del soggiorno +di Demetrio a Roma, anzi deve fissarsene come parecchio anteriore, +dappoichè la venuta di Evergete coincise, come vedremo, con quella di +un ambasciatore di Filometore, che fu complice della fuga del principe +siriaco da Roma[243]. + + +II. + +La querela di Evergete in senato. Decisioni senatorie. + +Pochi giorni dopo Evergete si presentava direttamente al senato. +Questo si affrettò a chiedergli scusa per non avere inviato, come +era consuetudine, un questore per i dovuti ricevimenti, nè di averlo +ospitato come si conveniva a un principe alleato. E a tali mancanze +esso rimediò, offrendogli tosto una residenza degna della sua +condizione, pregandolo di mutare i miseri abiti che indossava e coi +quali Evergete mirava a toccare l’animo del senato, invitandolo a +domandare tosto un’udienza e colmandolo quotidianamente di doni per +mezzo dei questori[244]. Evergete chiese infatti un’udienza. Colà egli +espose le ragioni della sua venuta. Chiedeva che il senato annullasse +la divisione dell’impero egizio, avvenuta sotto la pressione di eventi +superiori, quali l’imminenza della duplice invasione siriaca, e che +quindi il senato gli assegnasse Cipro, giacchè, anche in tal guisa, +i dominii del fratello sarebbero rimasti di gran lunga più estesi dei +propri. + +Alla seduta assisteva un emissario di Filometore, il quale, subito +dopo il discorso di Evergete, si levò per confutarne le ragioni. +Disse che questi, tutt’altro che sporgere nuove querele, avrebbe +potuto rammentare come egli dovesse la vita al fratello. L’accenno +era probabilmente riferito a quegli anni, in cui Antioco Epifane +aveva invaso l’Egitto in nome di Filometore, e questi, anzichè +punire Evergete della già avvenuta usurpazione, aveva diviso con +lui il potere, affidandogli il governo della Cirenaica. Le parole +dell’ambasciatore furono confermate dalla testimonianza di due +cittadini romani, i quali o avevano per caso assistito agli atti del +governo egiziano, cui s’era riferito l’ambasciatore del re, o avevano +frattanto, incaricati dal senato, attinto informazioni sui fatti +in discorso. Tale difesa e testimonianza resero l’opinione pubblica +avversa alle pretese di Evergete. Non così il senato, il quale capì +come dalla richiesta d’ingerenza negli affari interni d’Egitto, che +lo spingeva ad attizzare sempre più la discordia negli animi dei +due re, tutto era da guadagnare e nulla da perdere. Decretò quindi +la spedizione di un’ambasceria[245] con l’incarico: 1) di rimettere +pacificamente Evergete al governo di Cipro; 2) di dichiarare a +Filometore come tale occupazione fosse già stata riconosciuta dal +governo romano; 3) di conciliare i due fratelli. L’ambasceria partì +contemporaneamente ad Evergete[246]. + + +III. + +L’ambasceria romana ed Evergete alla volta d’Egitto. + +Sembra però che nè questi, nè gli ambasciatori, e forse neanco il +senato, abbiano sul serio creduto alla raccomandazione di non usare +delle armi, ma di procedere soltanto per vie diplomatiche. Il principe +infatti, pervenuto in Grecia in compagnia degli ambasciatori, si +affrettò ad arrolare soldati; indi, dopo una breve sosta nell’Asia +Minore, a Perea, navigò alla volta di Cipro. Qui soltanto gli +ambasciatori si risovvennero dell’ingiunzione senatoria, e, oppostisi +al trasporto delle milizie, cercarono altresì di persuaderlo a +rinunciare pel momento ad un approdo in Cipro. Essi promettevano +di recarsi direttamente da Filometore per patrocinare la di lui +causa e tornare quindi a ricondurlo dai confini della sua Cirenaica +alle spiagge di Cipro. Evergete, convinto, annuì e gli ambasciatori +ripartirono alla volta di Alessandria, lasciando presso il principe +uno dei loro, Gneo Merula. Insieme con questo Evergete si recò a +Creta, donde tornò di nuovo ad arrolare mercenari. Di là, passato in +Libia, ancorò nel porto di Api, in attesa del ritorno dell’ambasceria +romana[247]. + + +IV. + +Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione della +Libia e della Cirenaica contro Evergete. La condotta dell’Egitto. + +Ad Alessandria, intanto T. Torquato, uno degli ambasciatori recatisi +colà, aveva esposto a Filometore le ragioni della sua venuta, cercando +di persuaderlo a rilasciare Cipro al fratello e a rappaciarsi col +medesimo. Filometore, seguendo una politica, che per allora parve +inintelligibile, cercò a sua volta di tirare in lungo le trattative, in +parte mostrando di promettere ed in parte di ascoltare. + +Da Api Evergete attendeva con grande ansietà i risultati +dell’ambasceria; ma, poichè i giorni passavano inutilmente, egli si +decise a spedire l’ambasciatore rimastogli, Gneo Merula. Al pari del +primo, anche costui fu trattenuto alla corte di Alessandria, cercando +Filometore, tra l’altro, di conciliarsene con ogni mezzo l’animo e la +testimonianza, il che gli sarebbe stato di grande utilità nel rapporto, +che della loro missione essi avrebbero fatto al senato. + +Scorsi più di quaranta giorni, Evergete seppe che Girene ed altre città +gli si erano ribellate o si apparecchiavano a ribellarsi al governatore +lasciatovi nella sua assenza. Gli occulti motivi della politica di +Filometore si facevano palesi. Evergete, temendo di perdere anche +Cirene, vi si recò precipitosamente. Si trovava appena alla dimane di +una grave sconfitta subita dalle milizie insurrezionali, quando, poichè +ormai nessun motivo imponeva al Tolomeo d’Alessandria di trattenere gli +ambasciatori romani, giungeva ad Evergete Gneo Merula per informarlo +come nulla era stato possibile ottenere dal re d’Egitto, ma che questi +era ancora pronto ad attenersi ai patti originari[248]. + +Era la prima volta che l’Egitto osava tenere verso il senato romano +un contegno energico e dignitoso, e ne avea ben mille ragioni di +fronte ad uno stato, che, senza diritto alcuno, pretendeva ingerirsi +nei suoi affari interni col regolare la spartizione dell’eredità di +Tolomeo Epifane. Nè si trattava soltanto di ragioni legali, ma della +più alta opportunità politica. «Cipro non era semplicemente fornita di +un’importanza commerciale, sibbene di un più alto valore strategico. +Alessandro il grande l’avea definita la chiave dell’Egitto, affermando +così che dal possesso della medesima dipendeva la dominazione del +Mediterraneo. Ciò conosceva Filometore e ciò, tra l’altro, lo sospinse +ad opporsi con ogni fermezza alle pretese del senato in favore di suo +fratello»[249]. + +Non era però tale contegno capace di soddisfare Evergete, il quale, +udita la risposta di Merula, tornò a spedire a Roma due nuovi +ambasciatori, affinchè, insieme coll’emissario romano, ch’egli aveva +seco, attestassero l’iniquità del re d’Alessandria ed il disprezzo, in +cui questi teneva gli ordini del senato. Contemporaneamente Filometore +tornava del pari a spedire un’altra ambasceria, la quale pervenne a +Roma insieme con la precedente. + + +V. + +Nuova discussione in senato. Il senato contro Filometore. Guerra civile +in Egitto. Evergete di nuovo a Roma (154). + +Introdotti alla presenza del senato, gli ambasciatori cominciarono +a discutere vivacemente le loro ragioni. T. Torquato e Cn. Merula, +per motivi non completamente altruistici, difesero a spada tratta i +diritti di Evergete. Il senato allora decreta che gli ambasciatori +di Filometore, entro cinque giorni, abbandonino la capitale e cassa +l’alleanza stipulata. Era il colmo della prepotenza, dappoichè nei +trattati romano-egiziaci non si conteneva di certo, da parte della +corte di Alessandria, l’obbligo di ottemperare a tutti i decreti, che +al senato fosse piaciuto emettere sulle questioni interne dell’Egitto, +nè al governo romano il diritto di intimarne. Questo frattanto inviava +un’ambasceria a Tolomeo Evergete, allora residente in Cirene allo scopo +di notificargli le decisioni assunte sul proposito. + +Gli ambasciatori di Filometore lasciarono tosto la città, ed i nuovi +spediti informarono minutamente Evergete di tutto quanto erano stati +incaricati, mentre questi, infiammato di novella speranza, si volgeva +alla conquista di Cipro[250]. + +La guerra, che ne seguì, fu per lui lunga e naturalmente disastrosa, +tanto più che il governo romano, desiderando che i due fratelli si +straziassero a vicenda non gli fu largo che di platonici sorrisi. Al +154 le ostilità continuavano ancora, e al senato, che non poco avea +contribuito a suscitarle, la sorte maturava quei frutti, di cui essa +era stata avara ad Antioco Epifane, allorchè, lasciando l’Egitto, aveva +ardito sperare che le milizie dei due fratelli si sarebbero dilacerate +in una guerra civile. In quell’anno stesso, Evergete tornava a Roma a +richiedere un nuovo, decisivo intervento. + + +VI. + +Nuovo decreto del senato. Suo platonismo. + +Concessaglisi un’udienza, egli accusò il fratello di avere attentato +alla propria vita ed offerse la testimonianza delle proprie cicatrici. +Anche questa volta assistevano ambasciatori di Filometore, recatisi a +Roma allo scopo di confutare le esagerazioni di Evergete, ma il senato +vietò loro la parola e spedì subito una nuova ambasceria di cinque +membri, fra cui il solito Gneo Merula e un tal L. Minucio Termo, che +noi avremo occasione d’incontrare più tardi, fornendo ciascuno di +quinquiremi per riporre definitivamente Evergete sul suolo di Cipro ed +in tal guisa tagliar corto alla vertenza. Al tempo stesso invitava gli +alleati di Grecia e di Asia a porgere aiuti al monarca protetto[251]. + +Questa lesineria delle proprie legioni, questa simulata neutralità, che +adesso, come negli anni precedenti, il senato volle serbare rispetto +alla questione d’Egitto, non fu però frutto esclusivo di deliberato +proposito calcolatore, ma altresì conseguenza della contemporanea +situazione estera dello stato romano. + + +VII. + +Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal 161 al 164. + +Già al 161 s’era disegnata all’orizzonte la grave probabilità di un +terzo conflitto con Cartagine, che era stata appunto Roma a provocare. +Continuando la politica, iniziata dopo la guerra annibalica, di +contrapporre a Cartagine la Numidia, essa aveva allora risoluto in +favore di quest’ultima la lunga contesa fra i due stati circa il +possesso di Emporia sulla piccola Sirti, nè una seconda ambasceria +romana, comparsa al 157 per ripigliare in esame la vertenza, era +approdata a conclusione alcuna. Ma, a parte tale impreveduto accidente, +il palese rifiorire economico di Cartagine risuscitava nei due rami +dell’aristocrazia romana, gli agrari, i conservatori gretti alla +catoniana, ed i grossi speculatori, i cavalieri, che aspiravano a +raccoglierne l’eredità di ricchezze, il desiderio e l’urgenza della +distruzione dell’infelice metropoli. Contemporaneamente le romane +ostilità, palesi od occulte, avevano sospinto al governo cartaginese i +vecchi, odiati patriotti, i quali s’erano tosto accinti ad assoldare +un esercito contro la Numidia. Questa, dal canto suo, aveva cercato +di lavorare l’opinione del senato per indurlo a persuadersi che quei +preparativi erano in realtà diretti contro Roma, cosicchè, in questo +stesso anno, 154, ambasciatori romani, recatisi a Cartagine per imporvi +il disarmo, avevano corso pericolo della vita[252]. + +Non meno grave era quello, che contemporaneamente accadeva in Spagna. + +Anche prima d’allora Roma era stata in armi contro i Celtiberi e i +Lusitani. Ma, nel 154, questi ultimi avevano invaso il territorio +romano, battuto i governatori, ed esteso le loro scorrerie fino a +Cartagena. Ciò, scrive il Mommsen, avea sollevato in Roma tale panico +da costringere il senato ad inviare sul luogo un console, «il che non +era accaduto dal 195 in poi, e, onde accelerare l’arrivo dei soccorsi, +si dispose che i nuovi consoli entrassero in carica due mesi e mezzo +prima del tempo legale»[253]. A tutto ciò aggiungi, nel 156-55, due +spedizioni, in parte infelici, contro i Dalmati, nello stesso 154, +una verso le Alpi Marittime contro alcune ribelli popolazioni liguri +di quella regione, e sarà palese come, in vista di tali frangenti, le +cose d’Egitto si dovevano abbandonare alle risorse della politica più +egoista ed ipocrita. + + +VIII. + +Esito della guerra civile d’Egitto. Sua cronologia. + +Tolomeo Filometore con forze di gran lunga superiori chiuse il fratello +nella cipria città di Lapeto sì che questi fu costretto a capitolare +ed a rendersi prigioniero. Filometore però non volle abusare nè della +sua buona fortuna, nè della pazienza del governo romano, e concesse ad +Evergete forse più di quello, che questi aveva sempre richiesto. Oltre +a promettergli la figlia in isposa[254], lo rimise al governo della +Cirenaica, con il diritto di un reddito annuo di una data quantità di +frumento[255], assegnandogli inoltre l’amministrazione di parecchie +città cipriote[256]. + +Quale potè essere la data di siffatto accomodamento? L’Engel[257] +opina per gli anni 152-151, durante i quali noi vediamo Filometore +appoggiare Alessandro Bala contro Demetrio Sotero in Siria ed inviare +a tale uopo un esercito in di lui aiuto[258]. «Difficilmente, egli +osserva, Filometore si sarebbe impegnato in una guerra estera, se +avesse avuto da temere così lunga guerra all’interno». Se non che +la forza di tale argomentazione cade subito, quando si pensa che +Alessandro Bala era, come vedremo, il favorito del senato romano contro +Demetrio, di quel senato, che, oltre ad aizzare Evergete contro il +fratello, avrebbe, un giorno o l’altro potuto accorrere in favore del +medesimo. A scongiurare la gravità di un tale pericolo, Filometore +poteva, anzi doveva, seguendo l’usata abilità diplomatica della corte +alessandrina, compiere un atto, che avesse esplicitamente dimostrato +come quel Filometore, contro cui Roma drizzava i suoi odi, non faceva +in Oriente se non i voleri e gli interessi di Roma medesima. In tal +caso la nuova guerra colla Siria, tutt’altro che un nuovo imbarazzo, +nel quale fosse imprudente immischiarsi, si tramutava in un’abile +mossa difensiva contro la lontana, oscura nemica d’oltre mare. Certo +però le susseguenti imprese estere del Lagida, prima in favore del +succitato Alessandro (152), poi contro Demetrio IIº di Siria (147) e +infine contro lo stesso Alessandro in favore del Demetrio in discorso +(147)[259], dimostrano come l’era dei pericoli interni fosse oramai +felicemente chiusa. Questo stesso anno 147 segna inoltre la morte di +Filometore; ma, poichè le fonti ci dànno come anteriore, sia pure di un +numero indefinito di anni, la conciliazione col fratello, ne segue che +essa dovette, e di parecchio, precederlo. + + +IX. + +Nuova astensione del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere +di Roma. + +Tale cronologia ci spiega d’altro canto come Roma, per quelle stesse +ragioni, per cui si astenne dal partecipare alle vicende della guerra +civile, non potè fare a meno di astenersi del pari da qualsiasi +ingerenza o ratifica dell’accomodamento medesimo, con quella stessa +forzata remissività, con cui, in tutto quel non breve periodo di tempo, +essa preferì non ingerirsi efficacemente negli affari orientali. + +Erano allora cominciati i preparativi per la spedizione delle navi +e degli armati, necessari alla terza guerra cartaginese, i cui +primi anni (149-7) non dovevano riescire molto lieti per le armi +romane[260]. Infierivano contemporaneamente in Spagna feroci ribellioni +dei Celtiberi e dei Lusitani (154-39), preparando direttamente e +indirettamente nuovi e più gravi turbamenti in quella penisola[261]. +Al 149 era parso altresì prossimo il divampare di una quarta guerra +macedonica per opera di un falso pretendente, e, mentre essa sarebbe +terminata con una definitiva vittoria del console Q. Cecilio Metello, +la prima battaglia campale del 149 e gli scontri del 148 erano +riesciti molto più gravi che non quelli delle tre precedenti guerre +macedoniche[262]. A tante preoccupazioni, tutta la buona o cattiva +volontà dei Romani doveva cedere, e, come avevano consentito che il +loro protetto rimanesse di fatto isolato durante le vicende della +guerra, così ora concludevano coll’astenersi del pari dal mettere bocca +nei trattati ch’ebbero a ratificarne l’esito infelice. Questa fu la +fine della decenne guerra civile. + + +X. + +Ragioni della simpatia del senato verso Evergete. + +Quali erano stati intanto i motivi della strana simpatia del senato +verso Evergete, anche a costo di mettersi, in mezzo a tanti frangenti, +in aperta rottura con la corte alessandrina? «La guerra civile legava +sempre più l’Egitto a Roma, che veniva così dispensata dalla necessità +di vigilare su quella regione o di tentarvi la sorte delle armi. Perciò +la condotta di quest’ultima è completamente determinata dal carattere +dei due fratelli. Era nell’interesse di Roma di sostenervi il più +dispregiabile contro il più fornito di abilità politiche»[263], e, come +tale, la scelta non poteva essere dubbia. A troppo chiare note avea +Roma dovuto sperimentare i pregi diplomatici di Filometore al confronto +dell’egoismo ignorante del fratello, che in altre condizioni sarebbe +potuto riescire fatale all’Egitto, per non propendere verso il secondo. +Quest’ultimo non faceva che iniziare una politica, i cui frutti +avrebbero a loro agio maturato nell’avvenire, forse sino condurre +Roma al punto di tentare, con mani non sue, l’agognata e definitiva +conquista dell’Egitto, e, in così rosea speranza, non era male eccitare +con tutti i mezzi, di cui si poteva disporre, chi altro non avrebbe +fatto se non disimpegnarne le prime operazioni[264]. Ma, se tale fu la +politica del senato, la corte alessandrina, dopo l’unico succitato atto +di resistenza, non avendo potuto scongiurare l’odio di Roma, cercò, +come vedremo, d’interpetrare ed esaudire i minimi ed i più taciti fra i +suoi voleri. + + + + +CAPITOLO V. + +ROMA E L’EGITTO DAL 152 AL 116. + + +I. + +L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione di Antioco +Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto in favore del protetto da +Roma. + +Dopo meno di un anno e mezzo di regno, Antioco Eupatore, assunto al +trono di Siria mercè l’opera diplomatica del senato, perdeva, per mano +del pretendente Demetrio Iº, la vita ed il regno (162). Con lui periva +il reggente pupillare, il senatore Gneo Ottavio[265]. Il nuovo principe +però, quello stesso, da cui Evergete aveva ricevuto promesse di aiuto e +di ospitalità nel suo primo viaggio a Roma, si riconciliava tosto col +senato, inviando un’ambasceria destinata a recare doni cospicui e a +consegnare l’assassino medesimo di Ottavio[266]. + +Ma l’offesa patita era troppo grave perchè quel consiglio avesse potuto +accordare sinceramente il proprio perdono o la propria amicizia, e, non +ostante i resultati, in apparenza favorevoli di tale ambasceria, bastò +di lì a poco l’arrivo di Alessandro Bala, figlio, non si sa bene se +reale o sedicente, di Antioco Epifane, perchè il senato gli accordasse +la chiesta restituzione del retaggio paterno[267]. + +Poichè quella Roma, che aveva umiliato la Siria al rango di potenza di +quarto ordine, poichè Roma, lo stato più autorevole dell’occidente, +era con lui, non restava ad Alessandro che procurarsi un esercito +e l’alleanza delle potenze orientali. E così fu fatto. Dopo dodici +anni di regno, Demetrio perdeva la vita, in seguito ad una battaglia +campale combattuta contro Alessandro in coalizione coi rimanenti re +asiatici[268] (152-1). Tra costoro primeggiava Tolomeo Filometore[269], +suocero fra breve del nuovo monarca di Siria[270]. + +Questo il primo atto di condiscendenza alla politica romana, compiuto +dalla corte d’Egitto dopo la rottura con la medesima[271]. Avremo di +meglio negli anni successivi. + + +II. + +Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria. (147). + +Estinto Demetrio Iº, sorgeva il figlio Demetrio IIº a rivendicare i +diritti e la fine del padre. In questo nuovo frangente ad Alessandro +non venne meno l’aiuto e l’alleanza del re d’Egitto. Al 147 Filometore +entrava in Siria, accompagnato da un potente esercito di terra e +di mare[272]. Se non che, giunto a Tolemaide, fu fatto segno ad +insidie, che tutto parve indicare provenienti da Alessandro medesimo. +Astenendosi allora dall’adempiere ai propri doveri di alleato e di +congiunto, gli rapisce la figlia, che promette in isposa a Demetrio, +volge in favore di costui le milizie e persuade gli Antiocheni a +scacciare Alessandro, che colà aveva riparato. Alessandro è espulso +dalla città, e Filometore, recatovisi poco dopo, viene acclamato dai +cittadini e dall’esercito re di Siria. + +L’antico sogno dei monarchi egizi poteva esser pago. Sul loro capo +si riunivano intere per la prima volta le due corone dell’Oriente, +infrantesi allo sfasciarsi dell’impero di Alessandro Magno. Ma lo +spettro del senato romano venne a turbare la gioia del buon Filometore, +che, presago della gelosia e dei rischi sin’allora con tanta sapienza +evitati, rifiutò il doppio diadema e raccomandò alla popolazione +esultante il figlio del primo Demetrio[273] (147). + + +III. + +L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma. + +Due anni dopo[274] egli chiudeva la sua vita amareggiata, e a lui +succedeva la moglie Cleopatra, la quale si associò al trono Tolomeo +VIIº Eupatore[275] (145). Ma, ad attraversarne i piani, resideva in +Alessandria almeno uno dei tre ambasciatori, L. Minucio Termo, spedito +al 154 dal senato per riporre Evergete sul trono di Cipro. Coerente +agli scopi ultimi, cui la politica romana avea tenuto d’occhio nel +favorire Evergete, nonchè allo spirito della sua trascorsa missione, +egli, che senza dubbio manteneva al tempo stesso segreti accordi +con Roma, lavorava con ogni mezzo l’opinione pubblica perchè questa +dichiarasse altamente di volere re d’Egitto il re della Cirenaica. E +le sue mene approdarono all’effetto. Evergete marciò con le sue truppe +da Cirene ad Alessandria, senza incontrare ombra di resistenza, e, +tolto di mezzo l’incomodo erede, sposava la regina vedova, assumendo +immacolata l’eredità del trono[276]. + +Di quali malanni tanta usurpazione sarebbe stata foriera all’Egitto +il tempo galantuomo l’avrebbe fra non guari dimostrato; ma quello che +ci meraviglia altamente si è la vasta e profonda ingerenza, che un +rappresentante del governo romano poteva adesso esercitare e sulla +corte e sull’opinione pubblica alessandrina. Termo era rimasto dal +154, nemico indisturbato, nel cuore di quello Egitto, ove egli, coi +suoi compagni, era venuto a rattizzare la guerra civile, senza che nè +Filometore, nè l’opinione pubblica avessero osato additargli la via del +confine, ed ora, arbitro quasi della situazione, si rendeva strumento +di uno dei più odiosi colpi di stato nella persona del nemico più vile +ed implacato del buono e valente Filometore. Gli è che la ribellione di +quest’ultimo contro la greve tutela romana era stata anch’essa timida +e parziale. I Lagidi sentivano d’avere contro un nemico invisibile e +ineluttabile, dinnanzi a cui le proprie arditezze li facevano gelare +di terrore, mentre Roma, decimato, in ben tre riprese, i possessi +dell’Egitto e tentato di attizzarvi la più tremenda delle guerre +civili, defraudava, vittoriosa, l’erede legittimo, per sostituirvi +quell’altro, che più e meglio avrebbe soddisfatto ai suoi interessi +laggiù. Non era il colmo, ma verso quella meta si marciava a gran +passi. + + +IV. + +Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto. + +Noi non sappiamo se l’alleanza fra Roma e l’Egitto sia stata adesso +ufficialmente rinnovata. Ci è però noto come i rapporti fra i due stati +tornarono di bel nuovo più che cordiali, e, a conferma di ciò, stanno +due fatti: un’iscrizione di Delo e la visita ufficiale d’un’ambasceria +romana nel 135, con a capo Scipione Emiliano. Ma, a parte queste due +testimonianze, di cui discorreremo fra breve, noi possediamo menzione +di un nuovo atto di poco desiderabile tutela sull’Egitto. + +Dopo la conquista dell’impero persiano da parte di Alessandro Magno, +i Giudei, al pari degli altri popoli, che in esso albergavano, +erano passati sotto il dominio degli stati, che la dissoluzione del +mastodontico impero macedone avea suscitato. Così essi avevano, dal +Iº al IVº Tolomeo subito la dominazione egizia, indi quella siriaca, +che era riescita assai più tormentosa della precedente[277]. Con +tutto ciò, l’Egitto non aveva per questo mancato di rimanere sede di +numerose colonie giudaiche. Sotto Filometore poteva dirsi che nelle +loro mani risiedesse appunto la somma dell’amministrazione dello stato, +e giudei erano altresì i supremi comandanti dell’esercito di terra. +La reazione, quindi, che Evergete si apparecchiava ad intraprendere +contro tutto l’indirizzo politico del fratello coinvolse anche la +società ebraica[278], tanto più che questa era stata sola ad avversare +l’usurpatore, in omaggio ad un lodevole sentimento di riconoscenza e di +fedeltà verso il principe trapassato. + +Se non che, mentre i suoi correligionari della Siria si trovavano, +da parecchi anni, in ottime relazioni di amicizia e di alleanza con +Roma[279], un travolgimento dinastico del paese da essi abitato, ne +procurava al 142 l’emancipazione nazionale[280], e, allora stesso, +accompagnandola con ricchi donativi, inviavano al popolo romano +un’ambasceria[281], nella quale è, dalla posteriore condotta del +medesimo, agevole presumere che essi abbiano elevato reclami contro le +persecuzioni del principe egizio. + +Il senato, infatti, accettando le nuove proteste di amicizia, si +affrettò a spedire a sua volta una significativa lettera ai monarchi +orientali, e ad Evergete, nella quale, notificando la rinnovata +alleanza, aggiungeva di aver risoluto di scrivere ai re e ai popoli +per intimar loro di astenersi da ogni offesa ai propri alleati della +Giudea, di rispettarne anzi il territorio, di avversarne i nemici +e consegnare loro i colpevoli, eventualmente ospitati nelle proprie +regioni[282] (142-1)[283]. + +Per quanto generica ed impersonale fosse l’epistola, il vantarvisi +implicitamente il diritto d’ingerirsi nella politica egiziana rispetto +ai sudditi e ai più umili vicini era, da parte del governo di Roma, un +farsi pagare a prezzo non certo mercato la protezione testè elargita +all’usurpatore. Tuttavia, anche questa volta, per quanto a malincuore, +e il principe e la corte dovettero chinare pazientemente il capo e +tornare ad apparecchiarsi all’obbedienza così come il destino della +loro patria li sospingeva. + + +V. + +La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio Catone il censore. + +Se non che, particolare degno di nota, in quegli stessi anni, e, +sembra, a proposito della reazione d’Evergete, favorita — nè v’era +dubbio — dal legato romano, L. Termo, che ne avea spalleggiato l’ascesa +al trono, un conservatore utopista, M. Catone il censore, recitava +un’orazione, della quale i frammenti superstiti non ci permettono +di definire la natura, ma in cui tutto induce a credere che egli +attaccasse la condotta di L. Termo in Egitto e con essa la politica di +Roma favorevole ad Evergete. + +L’opera del legato veniva definita quale frutto malvagio e feroce +d’ingordigia, e sul di lui conto l’orazione accennava a delitti, +pei quali il supplizio non sarebbe apparso indegno castigo[284]. +Specificando, Catone ricordava la necessità, in cui s’era trovato il +Tolomeo, di vietare al romano l’ingerenza in questioni attinenti alla +vita dei cittadini egiziani[285], probabile mezzo sbrigativo usato da +quest’ultimo per carpirne le sostanze. L’oratore confrontava altresì +il carattere morale dei due monarchi fratelli, e, levando al cielo +Filometore[286], accusava implicitamente il suo governo di avere +spalleggiato il peggiore dei due principi, suggellando il rimprovero +con un ammonimento: non volesse il suo popolo, libero com’era, +affidarsi ciecamente ad alcuno[287], fosse questi un ambasciatore +con pieni poteri, fosse un monarca più o meno disonesto e facile a +comprometterne la riputazione. La requisitoria, tutta ispirata ad un +idealismo poco pratico e poco politico, (qualità, sembra, ereditaria +nei Catoni), lasciò il tempo che aveva trovato, e Roma, che già +riscoteva il suo tornaconto dal favore accordato ad Evergete, continuò +— ed era logico — nella via iniziata, senza badare agli scrupoli degli +isolati utopisti. + + +VI. + +L’iscrizione di Delo. + +Di avverso tenore alla non lieta protezione, in cui Roma aveva preso +i Giudei, sono le altre due testimonianze di rinnovate relazioni +romano-egiziache durante il regno di Evergete. + +La prima, un’iscrizione Delia[288], sta a base di un monumento, che +i romani Lucio e Caio Pedio posero a Marco, congiunto di Evergete +e della regina Cleopatra, in grazia della di lui virtù, onestà e +benevolenza verso i suoi. Il prenome Marco è senza dubbio un nome +romano, e il Letronne, che meglio di tutti ha comentato ed interpetrato +l’iscrizione, v’intravide un membro della famiglia dei Pedii, +dedicatori del monarca. L’assenza del nome egli la spiegò con l’uso, +consueto nelle iscrizioni relative a cittadini romani, di sottinderlo, +qualora esso coincida con quello di altra persona segnata per intero +nell’epigrafe. Tali ragioni non erano però sembrate attendibili al +Prideaux, che aveva esaminata l’iscrizione un secolo e mezzo prima, nè +lo sembrarono più tardi al Böckh. Ambedue, infatti, per riconoscere +in Marco un romano, hanno richiesto l’appellativo di ρομαῖον, e +quest’ultimo, confutato l’argomento del Letronne, col dire che esso +può valere soltanto nella menzione dei figli di una persona, segnata +per intero nell’iscrizione, ha opinato che il romano μάρχον sia, per la +regolarità delle linee dell’iscrizione, da correggere in un πολέ]μαρχον +o altra simile parola polisillaba. Se non che, quanto al richiesto +epiteto di ρομαῖον, esso non può palesemente figurare come necessario, +ma soltanto additare una consuetudine, a cui, come tale, poteva o +meno ottemperarsi, e, quanto all’assenza del nome, dal Böckh concessa +soltanto nella menzione dei figli di una persona segnata per intero +nell’iscrizione, gli è chiaro che, in maniera e per ragione analoga, +essa poteva darsi nella menzione di congiunti omonimi. + +Ma, contro il Böckh, è da osservare qualcosa di più importante. +Mutando il nome proprio μάρχον in un nome comune qualsiasi, l’epigrafe +viene a rimanere priva dell’indicazione del suo destinatario, non +potendo così intendersi a quale degli epistrateghi d’Egitto essa +fosse dedicata[289]. E v’è ancora di peggio. L’emendazione πολέμαρχον +costituisce un _bis in idem_ del seguente ἐπιστράτεγον, che non ha +ragione alcuna di esistere. Ma, anche senza tener conto di ciò, la +succitata emendazione non reca nulla d’imperativo, e la regolarità +dell’epigrafe si ricostituisce tosto, sostituendo a un Μάρχον +anche un τὸν Μάρχον. Del resto, comunque si voglia ricostituirla, +le conseguenze, che interessano pel nostro studio, possono mutare +di specie, ma non di genere. Infatti, interpetrando l’estinto come +un romano, si resterebbe meravigliati della sua duplice, altissima +onorificenza di epistratego e di congiunto della famiglia reale. +L’epistrategato era la più alta carica dell’amministrazione provinciale +sotto i Lagidi, ed epistratego era il governatore civile e militare +di una data regione della monarchia[290]. Ma Marco non era soltanto +un pubblico ufficiale di Evergete; ne era altresì _congiunto_ +della famiglia reale, cioè a dire insignito di una onorificenza, +corrispondente all’odierno «_cugino reale_»[291]. Sorgono quindi due +ipotesi: o Marco Pedio aveva reso ad Evergete dei servizi segnalati, +forse nel frangente della sua assunzione al trono, o Evergete aveva +rivestito di tanta onoreficenza un romano, sia dietro raccomandazione +del senato, sia per maggior fiducia nel medesimo che nei propri +connazionali. Nei primi due casi, si noterebbe l’abile politica di +Roma, che, dopo aver concesso i propri favori, se ne risarciva ponendo +un suo cittadino, quale pubblico ufficiale, alle costole del principe +egizio, allo scopo di aver trasmesse notizie positive sul contegno +della corte e sull’atteggiamento dei sudditi[292]. Nel terzo, noi +assisteremmo alla strana anticipazione di quello che accadrà di là +a circa un secolo, quando la migliore e più desiderata guardia dei +discendenti dei Lagidi sarà fatta da un corpo di milizie romane[293], +la cui presenza ridurrà l’Egitto ad uno stato vassallo più che a +nazione alleata o cliente. + +Nel caso poi che in Marco non sia da riconoscere un romano, resta a +notare come, alla fine del secondo secolo a. C., due membri di una +delle principali famiglie di Roma si trovassero in intimi rapporti con +un eccelso governatore egiziano, congiunto della famiglia reale. E, +poichè le lodi vertono sull’onestà, sulla virtù, e, quel che più monta, +sulla di lui benevolenza verso i medesimi, si è indotti a ritenere +tale intimità non estranea alle vigenti relazioni politiche col governo +romano, e quale prova di onori e di trattamenti, che adesso i più alti +funzionari della monarchia alessandrina elargivano ai nobili di Roma a +sanzione dei cordiali rapporti fra i due paesi[294]. + + +VII. + +Scipione Emiliano in Egitto (135). + +La seconda prova dei buoni accordi di Evergete col senato è un viaggio, +che, per incombenza del medesimo, Scipione Emiliano compiè nelle +province orientali di Asia, Grecia, Siria ed Egitto nel 135[295]. + +Componenti la commissione erano Spurio Mummio, Lucio Metello, e +Scipione Emiliano[296]. Quest’ultimo insieme con cinque domestici, +conduceva seco i filosofi Posidonio e Panezio[297]. Il ricevimento, +che al distruttore di Cartagine fece il popolo e la corte riescì +quant’altro mai imponente. Disceso dalla nave, Scipione si avanzò a +capo coperto finchè gli spettatori non vennero a pregarlo di scoprire +il suo volto; il principe confuse lui ed i compagni tra feste e +conviti. Se non che, i legati, più che di pompe e di banchetti, si +preoccuparono d’ispezionare il paese e la sua potenza economica e +militare. Si recarono perciò sino a Menfi, ad ammirare la bontà del +suolo, la densità della popolazione, le risorse militari ed agricole +del Nilo, la regione egregiamente fortificata. E là, rievocando con +l’immaginazione la loro patria, dovettero sentire quanta inferiorità +economica essa presentava al paragone dell’antica capitale dell’Egitto. +Da Alessandria passarono a Cipro[298], dove fu loro impossibile non +stupire di quei ben più grandiosi tesori naturali e industriali, che +tanto vi avevano legato gl’interessi dei Lagidi. Di tutto ciò dovettero +redigere un’accurata relazione al senato, e nell’enorme scarsità +di relazioni dettagliate e precise, questo soltanto, noi, riteniamo +essere lo scopo del viaggio, rammentando quanto ci sentimmo in diritto +di indurre dalle vicende, che accompagnarono l’avvento di Evergete +IIº al trono, e dalla precedente iscrizione di Delo. Ispezionare _de +visu_ le condizioni interne dell’Egitto, osservare l’atteggiamento +di quelle popolazioni verso la corte e la loro alleata d’oltre mare, +tener d’occhio l’opera dei romani posti dal governo alessandrino a capo +di quelle regioni, impartire loro gli opportuni consigli, ecco ciò +che interessava, ecco ciò per cui Scipione Emiliano doveva esservisi +soffermato[299]. + + + + +CAPITOLO VI. + +ROMA E L’EGITTO DALLA MORTE DI EVERGETE IIº A QUELLA DI TOLOMEO +ALESSANDRO IIº (116-81). + + +I. + +Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94). +Quistione cronologica. Quistione topografica. + +Evergete moriva in sul principio del 116[300], e, mentre le rimanenti +contrade della sua monarchia passavano sotto la dominazione del +legittimo successore, Sotero IIº[301], la Cirenaica veniva ereditata +da un suo figliuolo naturale, Tolomeo Apione[302]. Questi moriva a +sua volta in un periodo di tempo, nel quale, come sembra, divampava +in Egitto una sanguinosa guerra civile, e, fatto singolare, Apione +morente, testava la Cirenaica al senato ed al popolo romano. + +Doveva egli, stante la sua origine illegittima, essere guardato +di mal’occhio dalle due mogli dell’estinto Evergete, che, nudrendo +motivo di sospettare in lui un futuro competitore dei loro più giovani +figliuoli, ne avevano con probabilità ostacolato l’avvento al trono +di Cirene. Forse la sua presenza era del pari odiosa al monarca +d’Alessandria, e questo ed altro, che, non ostante il silenzio e +la confusione dei documenti e delle tradizioni di codesta età, è +moralmente lecito sospettare, avrà amareggiato l’animo del principe +e lo avrà eccitato a frantumare i dominî paterni, creando, in fin di +vita, erede della Cirenaica il popolo romano[303]. + +Circa questa fortunata eredità si aprono due questioni importantissime, +l’una concernente la data della medesima, l’altra il territorio +testato. + +Mentre infatti Ossequente e, sulla di lui scorta, Cassiodoro, ci +avvisano che ciò accadde sotto il consolato di Cn. Domizio e C. Cassio, +cioè a dire al 96, Eutropio fa coincidere il fatto con la guerra +mitridatica, anzi col breve periodo della guerra cretica, (68-67)[304], +mentre la cronaca eusebio-ieroniana[305] menziona codesto lascito come +dell’anno terzo dell’Olimpiade 171, cioè del 94 a. C. + +In mezzo a tante reciproche smentite, io credo che la citazione di +Eutropio, come del resto tutte le sue citazioni cronologiche, sia da +tenersi in grave sospetto, anzi da rigettarsi addirittura[306], e che +la citazione di Eusebio sia da preferirsi a quella di Ossequente, il +quale, non occupandosi _ex professo_ di storia, avrà mal calcolato +l’anno preciso dell’olimpiade, indicatoci dal primo. Semplificata +così la questione cronologica, ci si apre facile la via all’altra +topografica[307]. + +Noi abbiamo già fatto la debita distinzione fra Libia e Cirenaica[308]. +Or bene, adesso Eutropio ci avverte che la Cirenaica, lasciata ai +Romani da Apione, comprendeva Tolemaide, Berenice e Cirene. Si può +sospettare quindi, e a ragione, ch’egli discorra della Cirenaica +propriamente detta, del tratto cioè più fertile della Libia, che +comprende appunto le succitate città e che costituisce una regione +ricca di frutteti, di corsi d’acqua, di valli, di olio, di vino, d’erbe +aromatiche, e, a tal uopo, dissodata dai secoli dall’opera incessante +dei suoi colonizzatori[309]. + +Ciò vengono a confermare Giustino, Eusebio, Sesto, Rufo e Ammiano +Marcellino, i quali ultimi aggiungono che il Tolomeo[310] lasciò a +Roma Cirene con la Pentapoli, col quale nome vengono infatti designate +Cirene e quattro altre città, che, con la medesima, avevano sempre +goduto piena autonomia amministrativa, (Tolemaide, Esperide, Apollonia +e Arsinoe)[311], e che erano appunto contenute nella Libia-Cirenaica. + + +II. + +La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto. + +Così, per un ripicco dinastico, Apione largiva a Roma una delle +contrade più fiorenti della monarchia egiziana. Il senato però volle +anche questa volta ritentare la ben strana gara della generosità. +Come, dopo la seconda guerra macedonica e la prima siriaca, esso aveva +proclamato l’indipendenza delle città greche di Asia e di Europa, così +adesso proclamò l’indipendenza della, in massima parte, grecizzata[312] +Cirenaica[313]. La sorte, che già allora, dopo la distruzione di +Corinto, era toccata alla Grecia[314], non può più illuderci sui motivi +di tanta liberalità. In luogo di sentimenti cavallereschi ben più +egoistiche ragioni concorrevano a sospingere il governo di Roma verso +l’autonomia della Cirenaica. + +Roma cominciava oramai a risentire il gravame della sua trascorsa +politica estera, e, quantunque l’interesse e il convenzionale orgoglio +delle classi dominanti l’allettassero ancora verso nuove guerre +cosmopolite, non poteva non imporsi alla coscienza dei più quella +modesta politica coloniale, che verrà esplicitamente formulata dal +primo degli imperatori romani. Così l’indirizzo degli affari esteri +comincerà a subire sin d’ora delle strane tergiversazioni, degli strani +contrasti, e allo stato per eccellenza conquistatore ne seguirà uno +senza precisi criteri direttivi, per l’appunto in quel ramo della +politica, ch’era stata l’unico pensiero della sua giovinezza. A tanta +indecisione del governo sospingevano ognor più i pericoli dell’interna +agitazione democratica. L’antico, latente conflitto fra proletari +e latifondisti in lega coi grossi industriali e speculatori era già +scoppiato, e, l’anno della cessione di Cirene esso aveva già ricevuto +il suo triplice battesimo di sangue con le repressioni del 131, del 121 +e del 100[315]. + +L’invio di un luogotenente nella florida e remota Cirenaica, a contatto +dell’ancora possente Egitto, non era quindi senza pericoli. Partito +come ufficiale del governo, egli sarebbe potuto tornare vindice dei +diritti delle classi inferiori della cittadinanza, come più tardi +avverrà del proconsole delle Gallie, C. Giulio Cesare. Il contrasto +fra la nazione legale e la nazione reale rodeva le viscere dello stato +romano e paralizzava l’azione del suo governo. Così, fra la voglia +e il timore di aggregarsi la Cirenaica, si preferì temporeggiare, +usando con la Grecia africana lo stesso trattamento, che s’era usato +colla Grecia europea, e concedendo quell’autonomia, che sarebbe stata +frettolosamente ritolta, allorchè quelle regioni si fossero presunte +meno renitenti e lo stato romano meno passibile di pregiudizio alcuno. +E non farà d’uopo essere profeti per garantire una simile soluzione. +Al 74 infatti la Cirenaica passava sotto l’amministrazione di un +_quaestor-propretore_, per tornare al 67 ad essere riorganizzata e +forse annessa a Creta in unica provincia, il che accadde esplicitamente +e definitivamente circa mezzo secolo di poi[316]. + + +III. + +Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in +Egitto (96). + +Era scoppiata intanto la prima guerra mitridatica. All’87 l’Asia +Minore, la Grecia e parte della Macedonia erano cadute in potere +del minaccioso re del Ponto, mentre la sua flotta avea occupato +il bacino orientale del Mediterraneo. In quell’anno stesso salpava +alla volta dei territori minacciati il console L. Cornelio Silla. +Sprovvisto, o quasi, di esercito terrestre e marittimo, il generale +romano fu costretto a valersi d’astuzia più che d’audacia, e, invece +di approdare sul continente asiatico, egli sbarcava nella Grecia, ove, +dispersi in breve giro di tempo i generali nemici, forzava tutto il +territorio conquistato a passare nelle sue mani e stringeva di assedio +quell’Atene, che non avea voluto cedere agli echi delle sue vittorie +(86). + +Padrone quasi dell’Attica, la situazione di Silla non poteva però dirsi +fortunata. La mancanza infatti di un’armata qualsiasi avea dato agio +al nemico di riconquistare la Macedonia e chiudere all’esercito romano +la via delle vettovaglie e dei possibili soccorsi, mentre a renderne +insostenibile la posizione si aggiungeva minacciosa ed insistente +l’opera di devastazione dei pirati. + +Allora Silla e il proquestore L. Lucullo, uno dei suoi più abili +ufficiali, s’accinsero ad un colpo disperato. Quest’ultimo doveva, +su pochi battelli da trasporto, cacciarsi tra la flotta nemica e le +squadre dei corsari fino a toccare il porto d’Alessandria, per passare +indi in Siria e radunare colà, dalle provincie e dagli stati marittimi, +vassalli, clienti od alleati, un’accolta di navi da guerra[317]. + +Il colpo disperato riescì[318]. Partito a mezzo inverno, per la via di +Creta e della Cirenaica, Lucullo continuò il viaggio verso l’Egitto, +perdendo frattanto parecchi dei suoi navigli, che gli fu giocoforza +abbandonare in mano ai pirati. Entrato nel porto di Alessandria, il re +d’Egitto, Tolomeo Sotero IIº, gli venne incontro con tutta la flotta, +e, sbarcato a terra, le accoglienze, cui venne fatto segno, non furono +da meno delle iniziali. Accolto, onorevole eccezione, quotidianamente +alla mensa del re, gli fu assegnato uno stipendio quadruplo di quello +che era solito darsi agli ambasciatori e largiti dei doni del valore di +ben ottanta talenti. Ma Lucullo, preoccupato del triste contenuto della +sua missione, non solo rifiutò tutto quanto eccedeva dal consueto, ma +non andò neanche a visitare Menfi, le piramidi e le bellezze naturali +della regione, come Sotero avrebbe desiderato. Se non che, a dispetto +di tanta melanconica modestia, egli era atteso da gravi delusioni. +Quando infatti venne alla domanda di un naviglio da guerra, il Tolomeo, +temendo questa volta Mitridate più di Silla, si rifiutò con una +ineluttabile fermezza. + +Era la prima volta che Roma subiva dalla corte di Alessandria una così +grave umiliazione, e, se non pensò più tardi a vendicarsi, ciò si deve +alle prossime, gravi lotte intestine, che la politica reazionaria +di Silla acuì, sospingendo i propri avversari politici al mezzo +extra-legale della rivolta. L’umiliazione fu però cercata di compensare +con la lustra delle cerimonie ufficiali. Tolomeo Sotero, non pago dei +doni sin’allora largiti, mise a disposizione di Lucullo delle navi, +che l’accompagnassero, e, accomiatandosene con un amplesso affettuoso, +offrì all’emissario romano un fregio d’oro di gran prezzo, che l’altro +non potè rifiutare, mentre, fra gli auguri di un buon viaggio e di +migliore fortuna, tornava a veleggiare, può immaginarsi con qual animo, +alla volta di Cipro. + + +IV. + +Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri interessi (87). Silla e +Tolomeo Alessandro IIº (81). L’Egitto testato al popolo romano? (81). + +Ma il timore di Mitridate non era stata forse l’unica ragione della +condotta della corte alessandrina. Nell’animo del Tolomeo avea forse +potuto brillare la lontana speranza di una riscossa. Il grande sogno +mitridatico di stringere e agitare tutto l’Oriente contro Roma non +poteva avverarsi, se la più temibile di quelle potenze, l’Egitto, non +avesse prestato il suo aiuto. La corte di Alessandria avea compreso +la gravità di tale disegno, nè più rassicurandola la fiducia di altre +volte nella vittoria delle armi romane, poco bramosa di compromettersi, +aveva, per allora, serbato la più scrupolosa ed imbarazzante +neutralità. Ma, il piano di Sotero IIº non coincideva sicuramente con +quello di Mitridate, il quale tentò un mezzo estremo per trascinare +l’Egitto e tagliargli ogni via di ritirata. + +Nello stesso anno[319], in cui Silla partiva alla volta dell’Oriente, +Mitridate conduceva seco da Coo, dove l’avola Cleopatra l’aveva +deposto, il figlio di Tolomeo Alessandro IIº, che egli si apparecchiò +ad educare regalmente al suo fianco[320]. Ma, a infrangere tutte le +speranze del re del Ponto, il giovane erede, divenuto adulto, fuggiva +dal suo benefattore nelle braccia del generale romano, e questi, +nella speranza di averselo amico, e, fors’anco, di trarne ingenti +guadagni, dopo averlo condotto a Roma[321], lo riponeva più tardi sul +trono d’Egitto, dove allora mancava l’erede maschile, eccitandolo +all’assassinio della reggente[322] (81). Tale atto causò la di +lui uccisione in una sanguinosa rivolta degli Alessandrini, a soli +diciannove giorni di distanza dal suo insediamento, mentre, in memoria +dell’inestimabile beneficio ottenuto, correva fama che egli, con atto +nuovo e memorabile, avesse in anticipazione istituito erede del proprio +regno il popolo romano[323]. + + +V. + +Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità. +Ragioni del fatto. + +Se non che l’autenticità di codesto testamento non fu mai un fatto +provato nemmeno pei contemporanei. E in verità la violenta e imprevista +morte di Alessandro, perito in una sedizione, dopo soli diciannove +giorni di regno, rende poco probabile l’idea di un lascito regolare. +Quando poco di poi Cicerone vorrà riassumerne gli argomenti in +favore, non saprà trovarne altri all’infuori di un’indefinita e remota +testimonianza individuale e del fatto che il senato aveva spedito degli +ambasciatori coll’incarico di ritirare, per conto del governo, le somme +dell’erario regio depositate a Tiro[324], come se il senato, l’unico +ente, cui si sarebbe potuta imputare la diceria o la falsificazione, +avesse dovuto rinunziare ai benefici effetti della medesima, in grazia +dei quali avrebbe soltanto pensato a fabbricarla. + +Tuttavia, non ostante l’esistenza più o meno legale del testamento, +il senato non ebbe pel momento voglia alcuna di aggregare l’Egitto ai +possedimenti della republica. + +Le ragioni palesi, che se ne portarono, non furono troppe, nè tutte +sincere. Si protestò non essere opportuno dimostrare eccessiva bramosia +di conquiste, che avrebbero condotto ad una soverchia aggregazione +di stati entro l’ambito del dominio romano. Si palesò una tal quale +preoccupazione sulla non improbabile eventualità che, un governatore +fra tante ricchezze naturali ed industriali, difficilmente avrebbe +potuto serbarvisi immune da corruzione[325]. Se non che, il primo di +codesti argomenti, quantunque ci stia ad indizio di quella recente +diffidenza, insinuatasi fra le superiori classi romane contro i +benefici effetti della tradizionale politica espansionista, perde nel +caso nostro la sua ragion d’essere, dappoichè, se apocrifo, erano state +appunto le medesime, per mezzo del loro organo politico, a confezionare +il testamento, e, se reale, era stata egualmente la trascorsa politica +di violenta ingerenza negli affari dell’Egitto a renderne possibile +l’origine. Il secondo pretesto cela tra le righe una ragione molto +più grave. Non era infatti la corruzione morale del governatore, che, +con gentile sentimento cristiano, si temeva, ma la soverchia potenza +e ricchezza, che gli sarebbe derivata dalla gestione di una provincia +così estesa e così doviziosa, e che quegli, un giorno, avrebbe potuto +rivolgere come macchina di guerra contro gli avversari politici +della madrepatria[326]. L’Egitto, a rigore, non poteva essere escluso +dal rango di provincia consolare, al quale appartenevano la Gallia +Narbonese e la Cilicia, e, sotto l’impero della legge Sempronia, cui +Silla non aveva derogato, la designazione delle province si sarebbe +dovuta attendere dal senato prima dell’oscura elezione dei consoli, e +la ripartizione delle medesime sarebbe stata affidata alla sorte[327]. +L’aura di _fronda_, che cominciava a spirare, non consigliava un simile +giuoco d’azzardo, e il senato non tardò a smetterne la voglia. + +A questa ragione, che non varrà soltanto per l’anno del testamento +di Alessandro IIº, sono da aggiungere alcune altre circostanze, che +in quel giro di tempo dovettero paralizzare l’azione del governo in +Egitto. + +All’83 era terminata la guerra, che Silla, fin dall’86, aveva +ingaggiata contro Mitridate[328]. Ma, se il generale romano avea così +felicemente condotto gli affari d’Oriente, non altrettanto poteva dirsi +della situazione propria e di quella dell’aristocrazia romana. In Roma +il potere era caduto in mano dei democratici (i _populares_), i quali, +dopo una quadriennale lotta all’estero, ne apparecchiavano una peggiore +all’interno. Così infatti accadde; e, mentre il Tolomeo testava in +favore di Roma, Silla e i suoi avversari insanguinavano l’Italia e le +province occidentali delle stragi di una guerra civile, che non ebbe +fine se non al 79 con la vittoria dell’ex-generale asiatico[329]. + +Tanti torbidi all’interno, dopo tanti rischi all’estero, basterebbero +a spiegare pel momento l’indifferenza del governo romano rispetto +ai destini d’Egitto. Ma il guaio si fu che la restaurazione, cui +il vincitore si accinse, dopo la disfatta degli avversari, riescì a +tutt’altro che a spargere l’oblio sulle trascorse contese. L’esercito, +che sarebbe occorso per occupare quell’Egitto, che aveva con una +rivoluzione sbalzato di seggio il re, impostovi da Silla, urgeva d’ora +innanzi in Roma, quale puntello della rinsaldata oligarchia, nè la +morte di Silla, avvenuta al 78, alterò gl’inalterabili termini della +situazione. + +Ma, se questo era lo stato delle cose all’interno, la guerra d’Oriente +era terminata soltanto per modo di dire. L. Lucullo e Murena dovettero +proseguire sino all’81, anzi all’80, la campagna, già in massima parte +condotta dal loro generale supremo, e, solo dopo questi anni, si potè +parlare di una cessazione generale delle ostilità e dell’insurrezione +in quelle contrade[330]. Così stremato di eserciti e di finanze, così +agitato e all’interno e all’estero, poteva lo stato romano impegnarsi +nella nuova e forse malsicura impresa d’Egitto? Tuttavia il senato +possedeva di nome, e, volendo, anche di fatto, la forza necessaria ad +imporre il rispetto dei propri voleri. Ciò capirono remoti eredi dei +Lagidi, i quali, più tardi, preferiranno venire a Roma a sciorinarvi i +titoli delle loro pretese. + + + + +CAPITOLO VII. + +ROMA E L’EGITTO DALLA MORTE DI ALESSANDRO IIº AL RICONOSCIMENTO DI +TOLOMEO AULETE (81-59). + + +I. + +Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del fatto. + +Primi fra questi figurano i due nipoti di Evergete IIº, figli di +Antioco Pio e di Cleopatra Selene, allora regina di Siria. Essi +arrivarono a Roma al più tardi nel 72[331]; ma, pur troppo, non +potevano scegliere circostanze più difficili e meno opportune. Lo stato +romano traversava in quel momento una delle crisi più formidabili. + +La reazione Sillana avea prodotto i suoi effetti naturali. Il dittatore +era ancora in vita, quando uno dei più abili e dei migliori fra i +democratici, esulato in Spagna, vi avea, fin dall’80, riacceso la +ribellione lusitana. Silla era morto prima ancora che avesse potuto +pensare a domarla, e, se tale compito, sarebbe stato abbastanza arduo +al vincitore di Mitridate, non poteva certo riescire agevole ai suoi +degeneri epigoni. Pompeo, recatosi in Spagna al 78, non potè infatti +terminare la guerra che al 71, e meno in grazia della propria abilità, +che dello strano favore, cui venne fatto segno dalla fortuna[332]. + +Mentre tali erano le vicende della Spagna, tornava a riaccendersi una +nuova guerra mitridatica. Sin dal 75, il re del Ponto aveva rivolto +formale dichiarazione di guerra ai Romani; le ostilità erano cominciate +l’anno immediatamente successivo, ed il biennio, che i re di Siria +passarono a Roma, venne tutto occupato dalle gravi operazioni militari +dei due eserciti e delle due armate belligeranti[333]. + +Ma, se l’uno e l’altro di questi pericoli non mettevano a repentaglio +l’esistenza dello stato romano, tutelato dalla lontananza del nemico, +non così può dirsi della contemporanea insurrezione di Spartaco, che +scoppiava contro Roma nel cuore stesso della penisola. Iniziata al 73, +investendo rapidamente mezza Italia, non aveva trovato generale che +potesse resistervi, e, nel 71, ultimo anno della dimora dei re di Siria +in Roma, incendiava la penisola senza più conoscere ostacoli[334]. + +Tanti frangenti erano molto più gravi della diplomatica richiesta di +un trono da parte di due giovani principi asiatici. E, benchè questi +avessero con ogni mezzo sollecitato un’udienza senatoria, il loro +desiderio non potè essere mai soddisfatto, e si videro costretti a +tornare nella loro patria dopo due anni di vana aspettativa. + +Non dovettero però ridursi ai soli eventi esteri le cause determinanti +la eccessiva noncuranza del senato. È doveroso aggiungervi una +tal quale coperta ostilità alla richiesta dei nipoti di Evergete. +Coll’esaudizione della medesima si sarebbe realizzato il sogno +vicendevole degli imperatori siri ed egizi di una fusione in unico +stato dei loro separati dominî, alla cui ratifica non potevano piegarsi +le voglie autocratiche del senato. E, non trovandosi in condizioni +propizie per impedirlo colla forza, esso cercò di prolungarne +all’infinito la scadenza, nè mancò, anche questa volta, di riescire +all’intento. + + +II. + +Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi Aulete e sua assunzione al +Trono. _Optimates_ e _populares_ rispetto alla questione egizia. + +Mentre però Roma simulava in tal guisa di disinteressarsi degli affari +d’Egitto, era già, sin dalla morte di Alessandro IIº[335], salito +al trono di Alessandria un uomo di dubbia discendenza reale, Tolomeo +XIIIº Neo-Dionigi Aulete[336], il quale, aveva chiesto la ratifica del +popolo romano contemporaneamente ai figli di Selene. Ciò si desume da +un breve inciso della seconda delle Verrine[337], nel quale l’autore +accenna alla questione, ancora pendente, del riconoscimento del novello +Tolomeo e l’accenno deve essere riferito al 70 a. C., nel quale anno +Cicerone recitava la prima di codeste orazioni e vi figura recitata la +seconda[338]. + +La questione però rimase impregiudicata. Forte dei suoi pretesi +diritti su quel regno, il senato non si sentiva da tanto da rinunziare +a qualsiasi speranza, mentre, con le mani legate da nemici esteri +ed interni, era costretto a tornare alla comoda simulazione del +disinteressamento. Era un invocare una tregua per ripigliare l’attacco +in circostanze più propizie. Ma che questo non avvenisse, che +cioè il senato andasse sino in fondo era cosa, e per più ragioni, +oramai onesta ed urgente, anche nell’interesse di Roma. Si sarebbe +così una buona volta chiarita l’equivoca situazione, che da ben +due lustri permaneva in Egitto, ed i redditi della regione[339] +avrebbero colmato il _deficit_ spaventoso, verso cui tante e svariate +guerre avevano precipitato l’erario. Tale era infatti il parere dei +republicani-democratici sulla questione egizia, che al 65 venne a +costituire una delle cause determinanti le dimissioni del collegio +dei censori, nel cui seno contrastavano, senza speranza d’accordo, gli +opposti programmi dell’aristocratico Lutazio Catulo e del democratico +Caio Crasso[340]. Le classi minute della cittadinanza romana potevano +aspettarsi da siffatto aggregamento un’abolizione dei tributi, quale +negli anni scorsi l’avea arrecato il bottino della Macedonia o una +distribuzione di frumento più regolare ed abbondante di quello che +le strettezze del pubblico erario non avevano talora concesso. E +con i proletari lottava, accumunato da analoghi interessi, quel ceto +dei cavalieri, che, da circa un secolo, più e più volte ne avevano +spalleggiato gli attacchi politici, e che, reclutando fra i suoi +membri numerosi commercianti e imprenditori, desideravano sbarazzarsi +della vittoriosa concorrenza dei Greci in Egitto, ove questi facevano +monopolio di tutto quanto era possibile monopolizzare[341]. + +Il designato dei democratici al governo di quella regione era allora +l’edile[342] C. Giulio Cesare, che, in quello stesso anno, faceva dai +tribuni presentare ai comizi tributi un progetto di legge, per cui gli +venisse assegnato il governo dell’Egitto. La guerra mossagli contro +dagli _optimates_ rese vana la rogazione tribunizia ed il progetto +abortì prima ancora che venisse preso in considerazione[343]. È bene +però notare come non dovette essere soltanto il bene dell’erario +e il desiderio della soluzione di un affare così arruffato ciò che +avea sospinto i capi dei democratici alla lotta. Cesare ebbe allora +a sperare quello che ottenne più tardi, dopo il suo consolato, il +conferimento cioè di una provincia importante, pel cui reggimento +abbisognassero numerose milizie e donde potesse attingere tesori, per +poi, provvisto di mezzi e di legioni, tornare a Roma per muover guerra +al senato e all’aristocrazia. La proposta tribunizia non era infatti +se non la prima avvisaglia di un piano mirabile di combattimento, una +macchina di guerra contro gli _optimates_, in vista di un ideale, che +Cesare riescirà primo ad attuare. + + +III. + +Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di +P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67). + +Ma l’annessione dell’Egitto, già fallita alla morte di Alessandro +IIº, quando maggiori ne erano le probabilità, tornò a fallire anche +adesso, e non certo negli interessi di Roma, dappoichè l’irresolutezza +del senato, congiunta con la sua inesplicabile condotta verso il re +elettivo di quella regione, schierava il medesimo fra i nemici della +capitale d’Italia. Sembra infatti che negli anni intercedenti fra +l’assunzione al trono di Aulete e l’ultima guerra mitridatica i due +Tolomei, regnanti in Cipro ed in Egitto, abbiano, non solo favorito le +incursioni dei pirati, ma stretto una formale e non passeggera alleanza +col re del Ponto. + +Le legioni dei corsari, che nell’ultimo secolo di Roma avevano incusso +tanto spavento alla novella capitale del mondo, non erano, (ironia +della sorte!), se non il parto più naturale, il duplicato più fedele +della potenza romana. Simili negli intendimenti e nell’indirizzo, +non ne differivano se non in quanto al dominio geografico della +propria potenza, che non era più la terra, sibbene il mare. Ma +la messe sempre giovane e sempre fiorente delle loro masnade era +covata fra le rovine dell’universale depredazione romana, la quale +sospingeva al brigantaggio tutti i colpiti delle sue ferocie e delle +sue persecuzioni, e schierava dalla loro gli stati ancora liberi, +ma non per questo meno minacciati, pronti ognora a promuovere o a +subire la pirateria, ad esserne gli aizzatori o i manutengoli, mentre, +dall’Europa e dall’Asia, eternamente sconvolte, gl’immiseriti cittadini +correvano a preferire il mare alla terra[344]. + +Fra le succitate nazioni figurava l’Egitto, specie la sua colonia +cipriota, l’uno e l’altra sempre aperti al commercio umano, mezzo +esclusivo di guadagno e di rifornimento dei corsari[345], e, peggio +ancora, ambedue, molestati nelle loro tranquille attività, sempre +pronti ad emigrazioni fra le orde dei primi[346]. Il pericolo si era +via via accresciuto cogli anni, e la coincidente guerra mitridatica +l’aveva reso enorme nel 67 a. C. + +Mentre Roma debellava il mondo, i pirati avevano spinto le loro +incursioni fin nel cuore dell’Italia, alle bocche del Tevere, e, +in quello stesso anno 67, catturavano l’ammiraglio della flotta +Cilicia, P. Clodio Pulcro[347], imponendo al medesimo gli sfregi +più brutali ed infamanti[348]. Fu allora che il Tolomeo di Cipro, +invitato, non si sa bene se da Clodio o dal governo romano, a saldare +il prezzo del riscatto, rispose con eccessiva noncuranza, inviando +due soli talenti[349]. Più tardi i pirati, al sopraggiungere di +Pompeo, rifiutarono il riscatto e liberarono spontaneamente il +prigioniero[350], ma, mentre la condotta del principe cipriota costituì +il primo incentivo alla distruzione del di lui regno, la palese gravità +della situazione sospinse il senato a provvedere, ricorrendo a mezzi +energici e decisivi. + +Pompeo venne rivestito di pieni poteri, ed il governo romano s’affrettò +a scrivere ai re, ai principi, alle nazioni e alle città, con cui +esso vantava relazioni, perchè l’aiutassero con ogni mezzo e gli +concedessero facoltà di raccogliere nei loro stati le milizie e i +danari, che fosse sembrato opportuno[351]. Dal novero dei sollecitati +la corte alessandrina non fu certo esclusa; ma, come se ciò non +bastasse, fra le milizie, di cui Pompeo cosparse il Mediterraneo, due +armate, furono, per ogni eventualità, poste a guardia dell’Egitto +e di Cipro[352] (67). Lo sfregio morale o, per lo meno, il curioso +trattamento usato all’indipendenza dei due paesi era chiaro, e i +due principi alessandrini dovettero ben ricordarsene, quando, dopo +il trionfo del generale, frustrati nelle loro speranze di riscossa, +accennarono a passare, a dispetto di Roma, ad amori più stabili, +sebbene più pericolosi. + + +IV. + +Imparentamento della casa egizia con Mitridate. + +Sembra infatti che negli ultimi anni della terza guerra mitridatica +l’alleanza dei due fratelli, regnanti in Cipro ed in Egitto, col +re del Ponto fosse un fatto compiuto; ed essi, al 63, figuravano +reciprocamente fidanzati con le due figlie del medesimo[353]. + +La gravità di questo nuovo orientamento dell’Egitto è misurata dai +repentagli, a cui Mitridate avea messo e continuava a mettere lo stato +romano. + +Prima ancora che guerra alcuna l’avesse trascinato a scontrarsi con +le legioni romane, egli signoreggiava «sulla spiaggia settentrionale e +meridionale del Mar Nero e molto addentro nell’Asia Minore. I mezzi di +cui disponeva», «per la guerra terrestre e marittima, erano immensi. +Il paese, su cui poteva levar soldati, si stendeva dalla foce del +Danubio al Caucaso e al Mar Caspio; sotto le sue insegne accorrevano +Traci, Sciti, Sauromati, Bastarmi, Colchi, Iberi». «Per la sua flotta +la satrapia colchica gli somministrava, oltre il lino, la canapa, la +pece e la cera, l’eccellente legname da costruzione, tagliato nelle +foreste del Caucaso; e piloti e ufficiali erano assoldati nella Fenicia +e nella Siria. Dicevasi che il re fosse entrato in Cappadocia con 600 +carri falcati, con 10000 cavalli e 80000 fanti, e per questa guerra non +aveva tuttavia chiamato sotto le armi quanti avrebbe potuto».[354]. +A tanta potenza egli era pervenuto, assorbendo e conquistando ora +tacitamente ed ora rumorosamente i paesi limitrofi al proprio regno e +poscia i limitrofi ai nuovi territori conquistati sino ad estendere in +Europa la propria autorità morale e materiale. Appunto allora il senato +s’era scosso dal torpore, cui l’avea costretto la situazione interna +dello stato, e Silla, fra i tre fuochi di una rivoluzione politica in +Roma, di una sociale in Italia, e della guerra asiatica, aveva all’87 +preferito di volgersi contro il terzo nemico. La guerra era stata aspra +e pericolosa. La Grecia avea per un momento balenato sotto i piedi +degli eserciti romani, e, quando a Silla, dopo tanti frangenti, era +stato concesso di rimbarcarsi per l’Italia, il vinto Mitridate avea +trovato mezzo di chiudere al suo vincitore le porte della patria[355]. + +Nè s’era trattato se non di un breve armistizio. La guerra era +ricominciata alla sola distanza di tre anni, ed il pericolo di +Mitridate avea riacceso l’altro non meno incalcolabile della +devastazione piratica. Così le cose s’erano trascinate sino al 66 a. +C., e ben 20 anni di guerra si apparecchiavano ad un’eco clamorosa +entro l’orbita dei partiti politici Romani. In quell’anno stesso (66), +Pompeo, per mezzo dei suoi amici e con l’appoggio della democrazia, +veniva, benchè cittadino privato, investito del supremo potere militare +con l’assegnata competenza della guerra pirato mitridatica. + +Era lo strappo più violento che mai si fosse perpetrato contro i +privilegi della oligarchia romana, e la sua enormità ci offre la +misura dei pericoli di Roma[356]. Or bene, al principe, il quale tanto +rivolgimento e terrore avea apportato nel cuore della capitale del +mondo, i due monarchi egiziani venivano adesso ad offrire il contributo +della propria potenza[357]. + +Ma anche questo secondo tentativo di legare l’Egitto agli interessi +dell’Oriente era destinato ad una nuova, tragica catastrofe. Nello +stesso anno 63, nel crollo finale della potenza del monarca del Ponto, +le fanciulle furono dal padre, entro la capitale stessa del Bosforo +Cimmerio, ultima rocca di difesa rimastagli, costrette a bere quel +calice avvelenato, che le salvò dalla vergogna e dalla schiavitù +insieme con colui, che, dopo Annibale, era stato il più implacabile fra +i nemici di Roma[358]. + + +V. + +Roma eredita tutta la Libia (65). + +Mentre l’alleanza egizia era così mal tutelata dalla politica del +governo romano, quello fra i Tolomei, che, contemporaneamente ad Aulete +e al re di Cipro, aveva ottenuto il governo di quella parte della +Libia, rimasta immacolata dopo il testamento di Apione, moriva nel 65 +a. C., lasciandone pieno ed assoluto erede il popolo romano[359]. Chi +sia questo terzo generoso oblatore è ben difficile dire nell’enorme +confusione che regna su questi ultimi eredi dei Tolomei[360], ma +quello che ci sorprende è la consuetudine, già largamente invalsa +nella monarchia egiziana, di dividere le regioni possedute a più membri +della stessa famiglia regnante. Se ragione politica esiste, essa sarà +stata probabilmente quella di evitare possibili guerre intestine +fra i Tolomei e quindi cause di debolezza di fronte alle nazioni +occidentali e orientali. Ma questa novella consuetudine potè altresì +arrecare degli effetti benefici nei rapporti dell’Egitto con Roma, +in quanto, come nota il Mahaffy, «la separazione di queste provincie +contenenti città greche, cui Roma era sempre disposta a concedere +l’autonomia», «rese l’omogeneo e ancora orientale impero egiziano più +protetto di contro alla rapace repubblica»[361]. Così infatti era +avvenuto precedentemente. Se non che, quello che adesso il governo +romano dispose della rimanente Libia ci è completamente sconosciuto. +Infatti la menzione del testamento, che ne lo rese erede, è l’unica +delle relazioni che noi abbiamo di Roma con la medesima, e la tentata +identificazione di codesto lascito con l’altro precedente della +Cirenaica ripugna, secondo me, e alla logica e alla cronologia. + +Infatti il Guiraud[362], e meno arrendevolmente il Marquardt[363], i +quali interpetrano la menzione esplicita del lascito della Libia, che +le fonti distinguono dall’altro della Cirenaica, come testimonianza +della tardiva annessione di quest’ultima all’impero romano non +s’accorgono che tale annessione era già avvenuta al 74[364], e +sarebbe strano che le fonti ce l’avessero, senza plausibile motivo, +ritardata sino al 65. Ma, anche se così non fosse, questo secondo +preteso riordinamento amministrativo della Cirenaica daterebbe dal +67[365], non già dal 65, come, in modo categorico, attesta, del +lascito della Libia, la cronaca eusebiana. Parmi quindi maggiormente +plausibile opinare che questo nuovo ereditato tratto della Libia +sia stato immediatamente aggregato alla Cirenaica, onde, in mezzo a +tanta scarsità d’informazioni su un frammento di provincia, affatto +destituito d’importanza, potè, insieme con la fusione territoriale, +aprirsi l’adito ad un’agevole confusione storica, per cui le sorti +della Libia tutta siano state riportate sotto quelle della Cirenaica. + + +VI. + +La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto (64). + +Nell’anno seguente (64)[366], Tolomeo Aulete correva un rischio +peggiore dei trascorsi, in grazia della legge agraria, che P. Servilio +Rullo presentava ai comizi centuriati. Questo progetto d’ispirazione +cesariana, messo in iscacco dalla opposizione degli _optimates_ prima +che assurgesse agli onori della votazione, era quanto di più positivo +poteva escogitarsi nelle tristi condizioni economiche, che in quegli +anni attraversavano, insieme con l’erario romano, le classi inferiori +della cittadinanza. + +In uno dei quaranta articoli, che lo costituivano, si proponeva +all’approvazione del senato e dei comizi la vendita di tutti i beni +demaniali, passati a Roma sin dal consolato di Silla e di Q. Pompeo +Rufo (88)[367]. Fra questi, come è palese, rientrava l’ereditato +possesso dell’Egitto. + +Cicerone, che combattè, in tutti i suoi punti, la legge, accenna +specificamente a tale presunto pericolo, e la cieca partigianeria dei +suoi attacchi si rivela nella strana vacuità e contraddizione degli +argomenti. Egli non si propone infatti un quesito di pratica utilità, e +neanche uno di diritto pubblico, poichè, in fin dei conti, ammette, in +omaggio agli enti politici che sosteneva, l’autenticità del testamento +di Alessandro IIº, ma dichiara di restare atterrito dal solo pensiero +che di tale vendita debba esserne giudice la commissione esecutiva +proposta da Rullo. Questa, per lui, non potrà non aver torto, qualunque +atto sia per compiere. Se aggregherà l’Egitto ai domini romani, +peccherà nel farsi arbitra della città e del regno più dovizioso del +mondo, contemporaneo all’oratore; se li cederà al pretendente, mancherà +al suo dovere per non averlo fatto passare sotto il dominio del popolo +romano[368]. Tali gli enigmatici argomenti di Cicerone, i quali si +liberano di tutto il loro mistero, quando si pensa che egli non mirava +a combattere le decisioni sull’Egitto, ma il rinvio di tali decisioni +alla commissione esecutiva, così come Rullo la proponeva. + +Ispirata, come dicemmo, da Giulio Cesare, la legge Servilia mirava +infatti ad escludere gli _optimates_ e i loro amici dal novero dei +suoi esecutori, e a concedere a questi ultimi, tra i quali si sarebbe +avuta una maggioranza radicale, un potere pieno ed illimitato. I +dieci magistrati[369] da eleggersi dai comizi centuriati dovevano +fruire di un potere quinquennale[370], di una giurisdizione assoluta +ed indipendente, nel caso di controversie relative alla proprietà +o alla vendita degli agri demaniali[371], nonchè alla prescrizione +d’imposte[372]; e, quasi a colmare la misura di tanta onnipotenza, +le proposte norme di elezione, coll’escludere in maniera esplicita +gli assenti, tagliavano fuori ogni possibilità di accesso a Pompeo, +incaricato per allora di una grave missione in Oriente. Quei +democratici, che, come Crasso e come Cesare, avevano a più riprese +manifestato la loro opinione sull’Egitto e la cui presenza avea +contribuito ad agghiacciare le voglie del senato circa la riduzione del +medesimo a provincia romana, non potevano non preoccupare M. Tullio, e +questi, a ragione od a torto, non esitò ad oppugnare la legge nel suo +complesso e nei suoi particolari[373]. + + +VII. + +Pompeo in Oriente e l’Egitto (63). + +Ma la soluzione della vertenza egizia era oramai di più che urgente +necessità, non solo per il senato, ma eziandio pel re, che si era +insediato sul trono di Alessandria. Quando Pompeo infatti, debellato +Mitridate, si trovò padrone di tutta la Grecia e dell’Oriente asiatico, +Aulete dovette accorgersi di trovarsi al paragone privo di qualsiasi +riconoscimento ufficiale da parte del governo romano, e, pur troppo, +impegnato con vincoli di non ricusata parentela col disfatto re del +Ponto. Ma l’abilità diplomatica, tradizionale alla corte dei Lagidi, +non venne meno, neanche in questo, che sembrava il più pericoloso dei +frangenti. + +Quando il generale romano ebbe lasciato Damasco, inoltrandosi verso la +Celesiria, il re egizio si affrettò ad inviargli un’ambasceria, che +doveva essere foriera di grandi successi. Carica di denari[374] e di +forniture per l’esercito, recante in dono al generale una corona di +ben quattro mila pezzi d’oro, essa viaggiava col lusinghiero incarico +di pregarlo ad accorrere rapidamente alla repressione di una rivolta, +scoppiata, pochi giorni prima, in Egitto (63). + +Era un voler pigliare due colombi ad un favo. Da un lato si veniva così +a placare l’ira del vincitore di Mitridate, dall’altro, nel caso di una +cavalleresca accettazione dell’invito, Aulete si sarebbe aperta intera +la via al riconoscimento del suo dominio in Egitto. Come tutte le +audacie, l’ambasceria del Lagida lasciava anch’essa adito al pericolo +di un violento spodestamento da parte di colui che s’invocava come +protettore, ma non era certo quella l’occasione di guardar tanto per il +sottile, e, costretta a scegliere tra soluzioni impossibili, la corte +di Alessandria ebbe il merito di appigliarsi alla meno pericolosa. +Pur troppo, la fortuna non arrise pienamente. L’ira del generale fu +placata, ma nessuna voglia di viaggiare in Egitto potè suscitarsi nel +di lui animo riboccante di vanagloria[375]. Dovette trattenerlo sia +una naturale diffidenza verso il cortese invito del Tolomeo, sia la +preoccupazione delle responsabilità, di cui si sarebbe caricato di +fronte alle varie opinioni dei suoi cittadini[376]. Per ora intanto +l’Egitto era salvo e la benevolenza del più cospicuo personaggio +politico romano accaparrata per l’avvenire. + + +VIII. + +I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo XIIIº +riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo XIIIº alleato (59). + +Dopo tante esitazioni e tergiversazioni, si avvicinava oramai il +giorno, in cui Aulete avrebbe ottenuto il pieno riconoscimento +dell’autonomia del proprio regno. Al 59, Cesare, dopo tanti palpiti e +drammatici scoraggiamenti, perveniva al consolato, e la sua elezione +inaugurava un’era nuova nella storia di Roma republicana. La prima +legge[377], che egli presentò, fu — lievemente modificata — la +trascorsa legge agraria di Servilio Rullo. Ma, adesso che egli aveva +nelle mani il potere, era fermamente deciso a far passare, contro la +cocciutaggine degli oligarchi, la volontà propria, e a soddisfare i +bisogni, da secoli inappagati, di tanta parte delle popolazioni di +Roma e d’Italia. Sullo sfondo del duello titanico si disegnavano i +soliti oppositori e le solite opposizioni, e, a corto di argomenti +più persuasivi, l’aristocrazia scatenava contro Cesare l’invalicabile +veto del di lui collega Bibulo, il pretesto di contrari augurî +metereologici, e, la sorda opposizione del proprio organo politico, il +senato. Ma, quando fu chiaro che nulla avrebbe fatto presa sull’animo +del console, essa, dopo aver consentito che Bibulo con altri pochi +fosse accorso ad oppugnare con la violenza la legge, lasciò che il +medesimo venisse sbalzato dalla tribuna, dalla quale perorava, che gli +si spezzassero i fasci, segno supremo del potere, e che i magistrati, i +quali l’avevano seguito, riportassero anch’essi delle ferite. A tanta +viltà, che misurava la catastrofe inevitabile alla classe, da secoli +detentrice del potere, Bibulo, dopo aver invano tentato che la legge, +già approvata dai comizi, subisse la rescissione della seguente seduta +senatoria, rinunziato al maneggio dei pubblici affari, si chiuse per +tutto l’anno in casa propria, mentre, alla sua diserzione, il senato +e i più minacciosi fra gli oppositori, tra cui M. Porcio Catone[378], +s’inchinavano a giurare l’osservanza della legge. + +Una così tremenda lezione aveva infranto i nervi di un’aristocrazia +ormai fiacca e corrotta. Cesare aveva dichiarato che mai più, +durante la sua gestione, si sarebbe chinato a chiedere il parere dei +senatori[379], e questa dovè essere la via tenuta nella ratifica del +riconoscimento di Tolomeo Aulete e dell’alleanza col medesimo. Bibulo, +ritiratosi sdegnosamente della vita pubblica, non ebbe questa volta nè +agio, nè voglia di consultare gli auspicî[380], e la legge, approvata +ai comizi, ricevè del pari la sanzione del senato[381] (59). Così il +popolo romano, dopo venti anni d’indugi, terminava per riconoscere +l’effettiva autonomia del regno d’Egitto. + +Il merito primo di codesto atto, nel quale si nota un’opportuna +attenuazione dei propositi altra volta affermati dai democratici, +risale anzi tutto all’uomo, che allora sedeva alla suprema carica del +governo, e che, col contegno energico, tenuto durante l’approvazione +delle sue anteriori proposte di legge, avea ritolto al senato ogni +voglia di resistenza. In seconda linea, esso spetta a quel Pompeo, il +quale ora in Roma, di ritorno dall’Oriente, avea, col fascino della +sua alleanza, sospinto alla riscossa la democrazia medesima, e la cui +gratitudine era stata pochi anni prima accaparrata con tanto lusso +dal Tolomeo. A dar retta anzi a Svetonio, Cesare e Pompeo, con una +richiesta ormai quasi inevitabile nelle nuove consuetudini politiche +romane[382], si fecero pagar caro il frutto della loro benignità, +sì che ben seimila talenti andarono divisi fra il console ed il suo +protettore[383]. + +Ma nell’arrendevolezza del senato, noi, anche senza guardare troppo pel +sottile, siamo altresì costretti a riconoscere un atto di fine astuzia +politica. Poichè il console era adesso G. Cesare, il quale fra breve +sarebbe stato per legge assunto agli onori del proconsolato, e, poscia, +al governo di qualche provincia, era bene cogliere qualsiasi occasione +per allontanare la già da tempo temuta possibilità di una luogotenenza +egizia, e, in vista di tanto pericolo, il senato non indietreggiò da +una resa, sia pure poco onorevole, di tutte le sue mire sul continente +egiziano. + +La ratifica, come era naturale, fu suggellata dal rinnovamento +dell’alleanza egizio romana[384], a tal uopo venne spedita in Egitto +un’ambasceria, che ne ristabilisse gli obblighi ed i diritti. Quali ne +fossero i componenti e quali i resultati noi ignoriamo completamente. +Significativo episodio, anteriore alla medesima, ci è però pervenuta +una notizia, la quale ci fa intravedere la esistita possibilità +dell’inclusione di M. Tullio Cicerone fra i membri della medesima[385]. +Le di lui speranze — chè tali infatti ci appariscono — vennero però, e +senza dubbio, frustrate. Ma, ancora una volta, egli ebbe a dichiarare +che, se non fosse stata la presenza degli _optimates_, e, peggio +ancora, di Catone, i quali avrebbero potuto sospettarlo corrotto, +non avrebbe esitato ad obliare le sue trascorse opinioni egizie, ed a +recarsi alla corte alessandrina, nunzio sorridente della buona novella +di Cesare e di Pompeo[386]. + + + + +CAPITOLO VIII. + +ROMA E L’EGITTO DAL 59 AL 57. LA SPEDIZIONE CONTRO CIPRO. + + +I. + +Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera legislativa di P. +Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone. + +Al 59, l’anno memorando del primo consolato di G. Cesare, segue il +58, l’anno febbrile del tribunato di Clodio, l’anno dell’esilio di +Cicerone, che questi soleva compiacersi di definire per eccellenza +fatale a sè ed alla republica, forse perchè egli non era mai riescito +a liberarsi dall’immodestia di confondere la propria vanità colla +grandezza della sua patria. La coalizione della democrazia con +l’esercito, rappresentato da Pompeo, pur contenendo in se medesima i +germi della propria dissoluzione, aveva, pel momento, riportato piena +ed intera vittoria sulla restaurazione sillana, che ormai faceva acqua +da tutte le parti. Ed a Cesare il dipartirsi alla volta dell’agognata +provincia delle Gallie non avea dovuto in nessun modo riescire +doloroso, poichè i nuovi consoli, C. Pisone Cesonino ed A. Gabinio, +l’uno, suo suocero, l’altro, ufficiale di Pompeo, non ne avrebbero che +continuato l’opera, e, meglio di loro, si sarebbe condotto il nuovo +tribuno P. Clodio. + +E l’anno fu realmente fatale alla potenza del senato e +dell’aristocrazia. Cicerone espiava coll’esilio, che gli veniva +fulminato in perpetuo, la strage dei Catilinari del 62 e del 61. +La censura, onnipotente e inappellabile nell’escludere dal dritto +di voto, dalle pubbliche cariche e dall’assemblea senatoria chi +più fosse talentato all’ordine sociale, da cui essa di regola +emanava[387], veniva destituita del principale dei suoi mezzi di +offesa, la segretezza, e sottoposta al controllo della pubblicità e +della collegialità[388]. Per opera di Clodio venivano ricostituite le +già disciolte associazioni proletarie[389], votata una radicale legge +frumentaria, per cui, d’ora innanzi, era concesso grano ai cittadini +non abbienti[390], e due altre, non meno notevoli, di cui la prima +vietava che, per contrari auguri, (antico pretesto dei sacerdoti, +casta quasi inacessibile al popolo minuto)[391], potessero ostacolarsi +assemblee popolari, mentre la seconda abrogava la legge Fufia, che per +anni ed anni aveva escluso dal Foro e dal Campo marzio gli abitatori +della lontana campagna, i quali più non avevano potuto valersi della +fortunata coincidenza dei giorni festivi coi comiziali. + +La legislazione adunque di Clodio, questo Rabagas in quarantottesimo, +come Cicerone e chi su lui à modellato la propria narrazione, si sono +compiaciuti di rappresentarcela, era opera certamente democratica, +tutta intesa a dismagliare le fitte reti giuridiche e politiche, +con cui gli _optimates_ avevano consolidato e corazzato i propri +interessi, ma non era certo agire da uomo tristo e perverso. Abile, +favorito dai magistrati allora al governo, audace e sprezzante della +propria vita, con una noncuranza, che la sua fine suggellò dell’aureola +del martirio, contro di lui si ergevano minacciosi gli avversari +più cospicui e più potenti. Primeggiava fra essi, avvolto nella sua +consueta alterezza, sprezzante in cuor suo gli eterni gracchiatori, +i pseudo-democratici col nome di patria e di popolo sulle labbra, i +Ciceroni dell’aristocrazia[392], e avversante con tutta la forza delle +sue tradizioni aristocratiche la marea che saliva minacciosa, l’ultimo +romano del bel tempo antico, M. Porcio Catone. Era fra tutti il più +fragile perchè il meno opportunista, ed il più incommodo perchè il più +immacolato ed inflessibile. Nè Clodio poteva non accorgersene, anzi +veniva da ciò moralmente costretto a tentare ogni via per allontanarlo +dal teatro della propria azione, e, nei limiti del possibile, legarlo +ai propri interessi, insignendolo di qualche onorificenza o creandolo +esecutore e coadiutore di qualcuno degli atti del suo tribunato[393]. +E gli espedienti, che riescirono di felice effetto, non tardarono a +rintracciarsi. + +Il primo di essi rientra nell’ordine della nostra narrazione. + + +II.[394] + +La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone. + +Contemporaneo a Tolomeo Aulete, regnava, l’abbiamo notato, in Cipro, +antico possesso egiziano, un altro membro della casa dei Lagidi, e +precisamente un fratello di Tolomeo Aulete[395]. Nessuna relazione +egli aveva mai vantato col popolo romano, rimanendo così escluso da +quei rapporti cordiali di amicizia e di alleanza, da recente istituiti +col Tolomeo d’Egitto. Sprovvisto quindi della garanzia, che, contro +le pretese romane, concedeva, almeno teoricamente, la condizione di +_socius_[396], egli, giusta lo spirito del dritto pubblico del tempo, +era da considerare come un vero e proprio _hostis_[397]. Da questo +rispetto, nessuna accusa di illegalità poteva essere rivolta contro la +legge, che, intorno al destino del di lui principato, si accingeva a +proporre P. Clodio, e chi, come Cicerone[398], ne l’avesse dichiarato +colpevole non avrebbe fatto se non dell’innocuo, sebbene opportunistico +sentimentalismo, che accusatore ed ascoltatori non avrebbero potuto +pigliare sul serio. Ciò non ostante, tutto dava a credere che questo +principe non socius avrebbe, contro qualsiasi pretesa, trovato sicura +salvaguardia nella sua stessa impotenza e nella neutralità da lungo +tempo, serbata[399]. Ma alla scelta del re di Cipro, come vittima +espiatoria dell’allontanamento di Catone, concorrevano due motivi, +che non sono da rigettare senza discussione, quando ci vengono offerti +dalle fonti come determinanti del piano di Clodio. + +Circa dieci anni prima del 58, questi — lo vedemmo — [400] era stato +catturato dai pirati, ed a lui, o a chi per lui chiedeva al re di +Cipro il prezzo del riscatto, necessario alla propria liberazione, +erano stati, con imprudente zelo, lesinati i talenti del ricolmo erario +ciprioto, venendosi così a dimostrare una tal quale noncuranza verso +la dignità, sovra ogni altro sacra ad un romano, quella che a lui +conferiva il nome della propria cittadinanza, e ad offrire, al tempo +stesso, sospetto di un’intesa coi corsari del Mediterraneo. + +Ma a siffatto motivo, che in parte costituiva soltanto una questione +personale, se ne aggiungeva un altro molto più grave, e che non avrebbe +fatto indugiare un istante nell’indecisione i componenti dei comizi +centuriati. + +Cipro era una delle province più ricche dell’impero dei Lagidi. I +tesori dei suoi re e le dovizie minerali e vegetali del suolo non +conoscevano paragoni. Era dessa la patria feconda del rame, che le +aveva elargito il nome, dell’argento, dei diamanti, degli smeraldi, +dei coralli, dei giacinti, degli anemoni, dei cipressi, delle palme, +dell’ulivo, della vite[401]. E tanti tesori eran lì, depositati +su uno scoglio del Mediterraneo, lago per eccellenza romano, come +una preda, verso cui bastava tendere la mano per impossessarsene. +L’erario della capitale d’Italia era esausto, il roseo orizzonte +dell’annessione dell’Egitto sfumato. A che indugiare, simulando +uno scrupolo, che non si aveva mai avuto?[402]. In tale ordine di +considerazioni Clodio dovè avere dalla sua non soltanto le classi +minute, ma molti dell’aristocrazia, che col loro assenso avrebbero +fatto scordare la tenace opposizione all’assoggettamento dell’Egitto. +Il _senatus-consultum_ non trovò quindi ostacoli, ed esso fu a grande +maggioranza tradotto in legge dai comizi centuriati[403]. + +Il disposto del popolo recava che Catone, in qualità di proquestore, +con poteri pretorii, accompagnato da un questore[404], si recasse +a Cipro a destituire della dignità e del regio potere il Tolomeo +ivi regnante, a confiscarne i beni e a rivenderli all’asta pubblica +in pro dell’erario[405]. Quanto all’isola così conquistata, la +sua amministrazione doveva temporaneamente passare nelle mani +dell’incaricato da Roma[406], in attesa di ulteriori decisioni del +senato[407]. Marco Catone, per quanto in cuor suo di mal’animo, chinò +rispettoso il capo al supremo decreto del suo popolo e si apparecchiò +a recarsi alla volta di Cipro, ove, forse, d’altro lato, imponendo +silenzio alle sue ragionevoli proteste, lo sospingeva l’ambizione +di provare con quanta scrupolosa onestà egli avrebbe disimpegnato il +delicato ufficio. + + +III. + +Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro. + +Oltre all’equipaggio dei marinai, al questore assegnatogli ed alla +ormai rituale _cohors amicorum_, non l’accompagnavano colà nè fanti, nè +cavalieri. Tra le persone, a lui più strette per vincoli di amicizia e +di parentela, si notavano, un suo nipote, un familiare, Munazio Rufo, +il quale scriverà una dettagliata relazione dell’opera di lui[408], +mentre un altro suo amico, Canidio, era da Catone già stato spedito +in precedenza perchè annunziasse al re il volere del suo popolo e lo +consigliasse a cedere senza resistenza. Così soltanto avrebbe forse +salvato la propria vita e potuto attendere la nomina a sacerdote di +quella Venere Pafia[409], che, pur troppo, s’era dimostrata così +vana protettrice dell’isola malaugurata. Ad attendere l’esito di +quest’amichevole ambasceria, Catone col suo equipaggio aveva gettato +l’ancora a Rodi. + +Quando il Tolomeo Ciprio potè avere notizia della procella, che gli +si addensava sul capo, fu quasi per ismarrirne la ragione. Compreso di +supremo disdegno e disperato per la propria irrimediabile situazione, +ordinò che tutte le sue ricchezze venissero accatastate sulle navi, +ove, montato di lì a poco egli stesso, salpava dall’isola, deciso a +seppellirsi con tutta la flotta nei gorghi delle acque circostanti. +Ma, quando fu giunto in alto mare, l’assalse vergogna dell’atto +irragionevole, a cui egli s’era risoluto, pietà forse dei suoi compagni +e dei tanti tesori, che era stato lì lì per scagliare nell’abisso, e, +ordinato alle navi di rivolgere la prua verso il regno, ormai non più +suo[410], fece presto a suicidarsi con quello stesso espediente, il +veleno, che già tempo prima era rimasto unica via di scampo alla figlia +di Mitridate, da lui scelta a fidanzata, e che Roma gli aveva ritolto, +così come adesso gli ritoglieva e il regno e la vita[411]. + + +IV. + +Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica. + +Se però così grande era stato lo strazio del principe, pari ad esso +non fu la disperazione, tanto meno la resistenza dei sudditi. Quando +Catone, informato della catastrofe, mosse da Rodi verso Cipro per +prenderne possesso, l’accoglienza, che gli abitanti dell’isola fecero +al proquestore romano fu tutt’altro che ostile, e ciò, anche nella vana +speranza di essere creati _socii_ e non sudditi del popolo romano. +Catone però non recava istruzione alcuna sul proposito, e, quindi, +anzichè occuparsi del definitivo riordinamento politico di Cipro, +si affrettò, giusta le norme ricevute, a darvi solo un provvisorio +assetto amministrativo, e, più che a questo, a ritirare dai possessi +e dall’erario regio gli schiavi ed i tesori abbandonati dal defunto +monarca[412]. Le ricchezze, di cui egli in tal guisa si faceva +riscotitore, furono enormi[413], e, così scrupoloso fu il trattamento, +cui Catone, sin d’ora, si mostrò intenzionato, da potere più tardi +ripetere avere egli, sprovvisto d’armi e d’armati, recato alla sua +patria tanto danaro, quanto mai Pompeo da tutto l’Oriente sconvolto, in +seguito ad infinite guerre e trionfi[414]. + +Ma un’altra incombenza, insieme con quella di Cipro, egli aveva, +su proposta di Clodio, ricevuta dal popolo romano, e da ciò, dopo i +primi atti, fu costretto a interrompere le sue occupazioni nell’isola +per recarsi dall’Egitto alle rive del Bosforo, e precisamente a +Bisanzio[415]. + +In questa sua breve assenza, egli raccomandò al nipote la luogotenenza +dell’isola, non fidando troppo nella scrupolosità di Canidio. Indi, +sbrigata la seconda missione, tornato a Cipro, si accinse a commutare +in denaro sonante tutta la numerosa e preziosa suppellettile del +Tolomeo, ponendola all’asta pubblica, come prescriveva la legge, che +dell’incarico lo aveva rivestito. + +Tale operazione era delle più delicate, poichè, era facile prevederlo, +numerosi si sarebbero esibiti a tentarvi bottino i sollecitatori ed +i mezzani. Catone non si fidò nè di servi, nè di banditori, nè di +mercanti, nè di amici[416], e presenziò lui stesso le operazioni della +vendita, interessandosi minutamente di tutti i loro particolari, delle +loro fasi, dell’offerta, del pagamento e persino della richiesta, che +curò rimanesse costantemente elevata[417]. + +A vendita compiuta, egli potè calcolare di aver raccolto ben settemila +talenti d’argento, la qual somma, al pari di tutti i precedenti suoi +atti, riportò integrale nei due libri di rendiconto della propria +amministrazione, ch’egli avea nel frattempo diligentemente compilati. +Indi, con l’avarizia più gelosa, non già del danaro, ma dell’opinione, +che ai suoi concittadini si apparecchiava ad imporre circa la propria +illibatezza, temendo il lungo tragitto, ripose il danaro in un numero +sterminato di vasi della capacità di due talenti e cinquecento +dramme, rilegandone ciascuno con una fune dal cui capo pendeva un +grosso sughero, indizio sicuro, in caso di naufragio, del luogo del +giacimento. + + +V. + +Il ritorno (56). + +Ma l’ironia della sorte non poteva peggio rispondere a tanta +scrupolosità, giacchè l’uno dei due libri seguì nel suo fatale destino +il liberto che lo portava, essendosi la nave rovesciata presso le +isole Ceneree[418]; l’altro, a Corcira, dove Catone coll’equipaggio +si era ancorato, perì tra le fiamme, che alla tenda del duce si erano +propagate dal posto, dove i nocchieri, per il freddo intenso, avevano +acceso grandi fuochi. Così a Catone, afflitto da tanta irreparabile +sciagura, non rimanevano garanti dell’opera sua, se ne eccettui i +ministri dell’estinto re, che egli aveva avuto la venturosa accortezza +di condurre seco, e nella cui testimonianza avea ragioni sufficienti di +fidare[419]. + +A Roma intanto, all’annunzio del ritorno, gran folla di popolo era +accorsa alle rive del Tevere, insieme coi sacerdoti, i senatori ed i +magistrati. Se non che il questore ciprio, disprezzando alteramente +l’ovazione apparecchiatagli, così come avea disprezzato le ricchezze, +non smontò dalla capitana, al qual’uopo egli avea scelto la nave regia +del Tolomeo, bella di sei ordini di remi, se non quando fu pervenuto +colà, dove avrebbe deposto il danaro[420]. Alla constatazione di +tante ricchezze e di altrettanta scrupolosità, il senato si affrettò a +rivestire, in via eccezionale, Catone dell’onorifico titolo di pretore +e della facoltà di assistere in pretesta purpurea ai ludi pubblici. +Ma l’uno e l’altro privilegio[421] furono rifiutati, e, in luogo dei +medesimi, Catone chiese, come unico compenso, la manomissione del +tesoriere dell’estinto Tolomeo, che egli avea condotto seco e della cui +fedele diligenza dichiarava di rendersi testimone[422], (56)[423]. + + +VI. + +L’ordinamento politico di Cipro (56). + +Quale ci apparisce intanto l’ordinamento politico, che a Cipro fu dato +dal governo romano? + +Catone, lo avvertimmo, non aveva sul proposito recato disposizione +alcuna, e forse una misura di tal genere non era per allora rientrata +fra le cure del popolo e del senato romano. Se non che, nell’anno +medesimo, in cui quegli avea fatto ritorno da Cipro, il governo della +Cilicia era sorteggiato dal console P. Cornelio Lentulo Sfintere[424], +cui, come tale, veniva, per legge, quell’anno stesso, affidata la +luogotenenza di Cipro[425]. + +L’infelice isola, più infelice ancora della Cirenaica, perdeva così, +d’un tratto, la propria indipendenza, e le speranze dei suoi cittadini +di assurgere almeno agli onori di una relativa autonomia venivano +duramente frustrate. Ed era ragionevole che così fosse. La Roma del +56 poteva qualcosa di più della Roma del 94, come l’Egitto d’adesso +qualcosa di meno dell’Egitto, che avea visto regnare Filometore. Il suo +monarca, profugo e spodestato, era diggià venuto a cercare asilo nelle +braccia del popolo romano. Nulla quindi a temere da codesto lato, del +pari che dalla pericolosa, ingorda ambizione di un governatore. Cipro +era una quantità trascurabile come territorio, nonchè, (dopo la recente +espilazione), come fonte d’immediata ricchezza. Continuava per contro +a valere indiscutibilmente quale chiave del Mediterraneo. Il tempo +avea maturato ciò che Evergete avea fatto sperare durante i lunghi +anni della sua guerra civile, e senato e popolo non avevano ragione +di esitare, nè esitarono a raccogliere il frutto agognato dei loro +desiderî e del trascorso affacendarsi di altre età. + + +VII. + +Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56). + +Così, dopo le province greche, dopo le asiatiche e le altre della +Cirenaica e della Libia, dopo la sentenza di morte della propria +dignità e della propria autonomia, sempre in grazia dell’alleata +d’oltre mare, andava per l’Egitto perduta la nuova provincia cipriota. +Ma l’entusiasmo, di cui tale fatto era stato cagione nella capitale +d’Italia, non aveva però sanato il profondo dissidio fra il partito +e le tendenze politiche di Catone e quelle del tribuno, che della +spedizione cipria a lui aveva proposto l’incarico, ed anche questa +volta, come più gravemente in seguito, una questione egizia si +apparecchiava ad assurgere agli onori di pomo della discordia fra +i partiti e gli uomini politici romani. Aspettando però che tali +eventi maturassero, essa incendiava il campo stesso dei conservatori, +suscitando Catone contro Cicerone, ed attuando in tutti i suoi +particolari il piano, concepito da Clodio nello spedire a Cipro il più +implacabile fra i propri avversari. + +Il facondo oratore, dal giorno in cui il popolo romano l’aveva +costretto a metter piede fuori di Roma, da altro pensiero non era stato +animato, se ne togli quello di far toccare con mano, anche a coloro +che non lo desideravano, tutta l’enormità del delitto, che contro la +maestà della sua persona era stato perpetrato, e quindi atterrare, +demolire, disperdere l’opera e l’uomo, che ne erano stati autori. +Perciò, di ritorno dall’esilio, egli, nell’assenza di Clodio, un bel +dì, scortato da un codazzo di popolo, si era data la briga di strappare +dal Campidoglio le tavole, recanti il testo delle leggi proposte +dal suo avversario. L’atto impensato di un così incauto conservatore +provocò una seduta senatoria, nella quale, contro le giustificazioni +di Cicerone, partenti dal presupposto che Clodio non avesse diritto +al tribunato per irregolarità della sua _transitio ad plebem_[426], +credette opportuno di replicare Catone medesimo, facendo osservare come +anzitutto tanta pretesa illegalità era una legale consuetudine, di cui, +per via di adozione, avevano fruito mille altri cittadini romani, e +che, pur data, ma non concessa, non poteva ora offendersi impunemente +l’autorità e la scrupolosità di quei magistrati, (tra i quali lui +stesso, stante le sue incombenze a Cipro e a Bisanzio, non poteva non +essere annoverato), da Clodio rivestiti di qualche missione. + +Quantunque la seconda parte della replica offrisse troppo il +fianco alla critica, stantechè con un annullamento, motivato così, +come Cicerone lo avrebbe proposto, non si veniva punto a ledere +l’onorabilità dell’esecutore, ma del proponente, pure l’opposizione +di Catone bastò ad impedire l’annullamento delle leggi, il che mise +in evidenza le inconciliabilità morali, e, in fondo, politiche, tra il +fiero conservatore e l’incosciente opportunista (56)[427]. + + +VIII. + +Clodio e Catone, (53). + +Di lì a poco scoppiava una più violenta rottura fra Clodio, sostenuto +dai maggiorenti del partito democratico, e Catone medesimo. + +L’anno 55 era stato quello del consolato di Pompeo e di Crasso, a +conseguire il quale i due pretendenti avevano a Lucca, insieme con +Cesare, stabilito di non trascurare mezzo alcuno. E gli argomenti +elettorali, cui essi dettero mano, coronarono così brillantemente i +loro sforzi che anche Catone rimase escluso dalla pretura, cui già +pare i comizi l’avessero eletto, e, solo scaduto il 55 e ripartite +le province, così come i triumviri avevano fissato[428], Catone potè +finalmente assurgere agli onori della carica, che già da un anno +a lui legalmente spettava[429] (54). Come era previdibile, la sua +gestione non potè non sollevare il contrasto della democrazia, per cui, +spiratone il termine[430], Clodio, sentinella avanzata dei triumviri, +dette anche questa volta il segnale dell’attacco. + +Già prima di quel giorno, erano fra i due uomini — per motivi in +apparenza trascurabili — nati degli screzi a proposito della missione +cipria. + +Subito dopo il ritorno di Catone, Clodio aveva richiesto che gli +schiavi deportati assumessero, in memoria della sua legge, il +soprannome di _Clodii_. Catone vi si era opposto recisamente, ed +aveva per coerenza contraddetto al desiderio di altri, che, dal di +lui nome, proponevano l’appellativo di _Porcii_. La contesa fu pel +momento risoluta col denominarli semplicemente _Cipri_. Ora invece si +riaccendeva sul terreno stesso dell’amministrazione catoniana, e Clodio +chiedeva i non più esistenti libri, entro i quali l’altro avrebbe +dovuto consegnare il rendiconto della medesima, insinuando che la loro +perdita era stata dolosa, che buona parte dell’erario del Tolomeo era +stato dall’ex-questore distolto ad usi tutt’altro che vantaggiosi al +popolo romano, e facendo, tra le righe, balenare il pericolo di un +processo _de repetundis_[431]. + +Pompeo e Cesare spalleggiavano l’accusatore, e quest’ultimo rincarava +la dose con una lettera, alla quale fu data pubblicità, fra le cui +insinuazioni se ne notava una circa l’offerta e il rifiuto della +pretura da parte di Catone al 56, quasi avesse questi voluto dimostrare +tanto onore essergli venuto meno solo per sua deliberata volontà[432]. +Ma l’abile lavorio dell’opinione pubblica, per cui, dietro il fatto +particolare, si mirava a demolire l’uomo, e, dietro l’uomo, il partito, +nient’altro poteva generare che un momentaneo intorbidamento dell’animo +degli spassionati. Catone aveva ragione da vendere e testimonianze +più che attendibili da contrapporre, e bastò, in pubblica adunanza, +il confronto dei tesori, da lui con mezzi pacifici portati da Cipro, +con quelli, recati da Pompeo, da l’Oriente, in seguito a guerre +dispendiose, non che il suo rifiuto della provincia, spettantegli dopo +la pretura, con l’affacendamento dei triumviri intorno alle proprie, +perchè tutto il pallone dell’accusa si risolvesse in una bolla di +sapone ed il suo merito ne riescisse più che immacolato[433] (53). + + + + +CAPITOLO IX. + +ROMA E L’EGITTO DAL 57 AL 53. LA RESTITUZIONE AL TRONO DI TOLOMEO XIIIº +AULETE. + + +I.[434] + +Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del +senato in suo favore (57). + +Se così infausti erano riesciti per l’Egitto i primi atti di +Roma dopo il riconoscimento di Tolomeo Aulete, non meno dolorose +si apparecchiavano allo stato romano le conseguenze di codesto +riconoscimento medesimo. + +Ad Alessandria infatti il re si era tosto trovato in conflitto con +l’opinione pubblica a cagione delle violenze, cui aveva più volte +ricorso per riscuotere dagli Egizi quei proventi, che dovevano, tra +l’altro, servire a compensarlo del denaro a più riprese largito per +conciliarsi l’opinione pubblica e i principali uomini politici di +Roma[435]. I malumori crebbero a tal segno da far sì che Tolomeo +Aulete abbandonasse la capitale e s’avviasse alla volta del Lazio col +deliberato proposito di accasare il suo popolo nel cospetto del senato +medesimo (58)[436]. + +Per via, a Rodi, si era scontrato in M. Porcio Catone, già partito +per eseguire la legge Clodia concernente l’annessione dell’infelice +Cipro, ed ivi, ritenendo opportuno ingraziarsi un tanto personaggio, +il Tolomeo avea fatto annunziare il suo arrivo, sicuro che l’altro si +sarebbe affrettato a muovergli incontro. Ma il fiero aristocratico, +con la posa di romano antico a lui consueta, rispose che, se il re +aveva qualche cosa a riferirgli, venisse pure a trovarlo nella propria +dimora. E, quando il monarca egizio, meravigliato di tanta alterigia, +transasse con i diritti della sua posizione, accorrendo umilmente +all’udienza accordatagli, nè M. Porcio Catone si levò in piedi a +riceverlo, nè si scomodò più di quello che occorreva per additargli +alteramente una sedia. + +Dopo che il Tolomeo gli ebbe esposto la sua situazione, il romano +credette di consolarlo, facendogli prevedere vano ogni tentativo, +stante le lotte intestine della sua patria e descrivendogli l’enorme +opera di corruzione, cui per riescirvi avrebbe dovuto dar mano. Che +quindi tornasse piuttosto in Egitto a rappaciarsi coi suoi sudditi, +al quale uopo egli non era alieno dal favorirlo come intermediario. +Parve che tali parole colpissero l’animo del principe, il quale uscì +da quel colloquio col fermo proposito di obbedire, ma bastarono i +posteriori, avversi eccitamenti degli amici, che l’accompagnavano, per +farlo rientrare nell’antico ordine di propositi ed indurlo a ripigliare +la via dell’Italia[437], che, di quali traversie gli sarebbe stata +cagione, non avrebbe durata gran fatica a sperimentare. + +Con una strana celerità in affare di tanta delicatezza, il senato +incaricò P. Lentulo Sfintere, proconsole di Cipro e della Cilicia, +della restituzione del re nei suoi stati[438] (57). Tanta fretta, che +lo conduceva ad una decisa ingerenza negli affari d’Egitto, cozzava con +tutti quei motivi, che l’avevano sino a poco tempo addietro indotto +a disinteressarsi completamente dell’eredità egizia, e la nuova, +repentina decisione poteva, da ciò soltanto, prevedersi a quanti +contrasti non sarebbe andata incontro. + + +II. + +Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta. +Processi. + +Ad Alessandria intanto, sia che il viaggio del Tolomeo fosse rimasto +ignorato, sia che la corte avesse avuto poca fiducia in un’azione +energica del governo romano, era stata insediata sul trono la figlia +dell’esule, Berenice[439]. Ma le notizie dei maneggi del padre non +tardarono a pervenire, e, in vista delle nuove imprevedute circostanze, +fu decisa un’ambasceria di ben cento delegati coll’incarico di +giustificare dinnanzi al senato l’opera del gabinetto d’Alessandria e +di notificare al medesimo i capi d’accusa gravanti su Tolomeo Aulete. + +L’infelice ambasceria non giunse neanco al suo destino. Fatta in gran +parte massacrare per via dallo spodestato re d’Egitto, i superstiti +finirono la loro vita a Roma, o, senza neanche esservi fatti +pervenire[440], intimoriti e corrotti, desistettero dall’occuparsi +della loro missione e, caso ancora più grave, dell’eccidio dei loro +compagni[441]. Per quanto però Aulete avesse cercato di soffocare la +voce del suo misfatto, questo era stato così enorme da non permettere +che il senato se ne disinteressasse. Su proposta di uno dei suoi +componenti, fu aperta quindi un’inchiesta, e primo ad interrogare +si stabilì fosse Dione, già duce della malaugurata ambasceria. Se +non che questi subì una sorte identica a quella dei suoi compagni di +sventura. Corrotto dapprima dal re d’Egitto, ne veniva più tardi fatto +assassinare, mentre l’inchiesta, avendosi il Tolomeo già accaparrato +la buona volontà di parecchi fra i più cospicui uomini politici romani, +non arrecava se non frutti negativi[442]. + +Se infatti da un lato non riescì possibile raccogliere sufficienti +prove di reità sugli alessandrini citati in giudizio[443], più +brillante esito riscossero i cittadini romani, che del delitto erano +stati o partecipi o provocatori. + +Nell’esercito dei complici morali del re, che, per di lui mezzo, +cercavano gl’interessi del proprio partito o del proprio patrimonio, +si annoverava fra’ primi l’ospite liberale del principe, il grande +Pompeo[444]. Al di sotto del medesimo formicolava una serqua più o meno +estesa e sconosciuta di pubblicani, alle cui porte quegli aveva bussato +per ottenere i quattrini necessari alla sua opera immorale, mentre una +folla enorme e nauseante di corrotti e di prevaricati s’industriava a +soddisfare i debiti e l’appetito, accattando le briciole disperse del +luculliano banchetto. Questi ultimi, come gli sprovvisti di una classe +sociale e di un partito cui appellarsi, erano i soli passibili di +accuse e di condanne, e soltanto di due fra i medesimi ci è pervenuta +menzione di regolare processo. + + +III. + +Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56). + +Furono infatti accusati dell’uccisione del capo dell’ambasceria egizia +un P. Ascizio e l’ottimate M. Celio Rufo, che venne altresì incolpato +di avere espulso da Pozzuoli gli ambasciatori alessandrini, spediti +dalla reggente d’Egitto. Difensore di ambedue fu M. Tullio Cicerone, +il quale, nel secondo processo, venne coadiuvato dal suo collega in +oratoria forense, M. Crasso. + +Il processo di Ascizio precedè l’altro di Celio, e l’esito fu quale +migliore non poteva aspettarsi: la piena e completa assoluzione +dell’imputato[445] (56). + +Più clamoroso dovea riescire il secondo dibattimento. Sembra infatti +che M. Celio, oltre a figurare tra i corrotti dal principe egiziano, +sia stato, nella qualità di creditore del medesimo, uno degli strumenti +più interessati di corruzione[446]; nè il rango sociale che egli +occupava avrebbe consentito che lo si trascinasse ad un pubblico +dibattimento, se un ripicco privato della gente Claudia non gli serrava +contro una mezza dozzina circa di sottoscrittori[447]. L’accusa che +gli fu mossa, una molteplice accusa _de vi_[448], c’interessa per due +soltanto fra i suoi «_a capi_»: l’imputazione della cacciata degli +ambasciatori alessandrini da Pozzuoli ed il mandato assassinio di Dione +per mezzo degli schiavi di quello stesso cittadino romano, L. Lucceio, +che l’aveva ospitato[449]. + +Gli argomenti della difesa vennero ripartiti fra i due oratori. +Crasso parlò in discolpa di Celio circa l’affare dell’espulsione degli +ambasciatori, Cicerone in merito alla supposta complicità nell’omicidio +del loro capo.[450]. L’orazione del primo ci è perfettamente +sconosciuta; l’altra di M. Tullio si ridusse ad opporre all’accusa +l’assoluzione di Ascizio[451] e la testimonianza favorevole di Lucceio, +sotto la cui autorità quegli cercò di schiacciare tutto l’edifizio +degli avversari. Come Ascizio, Celio fu assolto[452], e Cicerone potè +esser lieto di avere da un canto resa la pariglia a quei Clodi, per la +cui sollecitudine era stato imbastito il processo, dall’altro, d’avere +avuto agio di accaparrarsi, con l’apologia di Lucceio, lo storico +futuro delle sue gesta politiche[453]. + +Questi i soli processi di cui abbiamo menzione. Se non che lo scandalo, +represso in maniera così fortunata, rimetteva il Tolomeo nel pieno +diritto di tornare alla richiesta dell’aiuto di Roma, aprendo in tal +guisa una seconda fase della vertenza più spinosa della precedente. + + +IV. + +Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico della restituzione +del Tolomeo. + +L’incarico della spedizione egizia era infatti un boccone così ghiotto, +un orizzonte così foriero di potenza civile e militare che nessuno +dei più cospicui uomini politici del tempo se ne sarebbe volentieri +vista sgusciare di mano l’occasione. Un precedente _senatus-consultum_ +avea, come osservammo, incaricato dell’impresa P. Lentulo proconsole di +Cipro e di Cilicia. Se non che, contro di lui sorgeva adesso temibile +concorrente Gneo Pompeo, alle cui costole il principe egiziano, verso +la fine del 57, allontanatosi prudentemente dal territorio romano[454], +aveva messo un suo incaricato, l’egizio Ammonio[455]. Col triumviro, +in grazia dell’aureola democratica, stavano i più, non esclusi +coloro, che in buona fede pigliavano a cuore la causa del re, e, +quel che più monta, uno degli stessi membri del collegio dei tribuni, +L. Caninio Gallo, mentre Pompeo, in mezzo all’aperta lotta, che per +lui sostenevano i suoi amici, cercava di disarmare gli avversari più +temibili e più tenaci col mostrarsi affatto alieno dall’impresa[456]. + +Deliberati ad infrangere tutte le rosee speranze del vecchio e del +nuovo concorrente erano invece i più rigidi membri di quel partito +conservatore, che si era mantenuto sempre avverso alla riduzione +dell’Egitto a provincia romana, guatando con occhio sospettoso +l’avvento di un governatore in quelle regioni. + +La caduta di un fulmine sulla statua di Giove sul Monte Albano era +intanto servita ai tribuni quale occasione per tentare il responso dei +libri sibillini, e il provvido oracolo avea profetato, vietando pel re +d’Egitto altro soccorso all’infuori di una platonica amicizia. Questo +avea divulgato il tribuno Caio Catone[457] prima ancora della nuova +decisione senatoria, forzando altresì i pontefici a leggere e comentare +pubblicamente l’oracolo, e ciò bastava pel momento a destituire di ogni +importanza il già trascorso _senatus-consultum_ in pro del governatore +della Cilicia[458], mentre a tale «calunnioso ostacolo», come per ora +ebbe a definirlo M. Tullio Cicerone, era giocoforza che la grande +maggioranza dei sostenitori, sia di Pompeo che di Lentulo, fosse +pronta, in ogni modo, a inchinarsi. + + +V. + +La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª seduta (16 +gennaio). + +Tre erano quindi le opinioni che si sarebbero conteso il campo nella +prossima tornata senatoria fissata pel 15 gennaio: una tendente +a riproporre Lentulo, aggiungendo però la clausola che questi, +nell’eseguire la sua missione, non facesse, concordemente all’oracolo, +uso alcuno della forza armata; una seconda, tendente ad eleggere non +uno, ma tre privati, ed una terza, schiettamente in favore di Pompeo, +contro del quale, al più, concedeva la garanzia di un paio di colleghi, +tutti però rivestiti del dritto di _imperium_, nel pieno esercizio cioè +dei loro poteri militari[459]. + +La prima opinione, concretata in un relativo ordine del giorno, +doveva essere sostenuta da Q. Ortensio, M. Lucullo e Cicerone, che +al proconsole della Cilicia doveva, riconoscente, la fortuna del suo +ritorno; la seconda, da M. Calpurnio Bibulo, nemico di Pompeo perchè +genero di Cesare, del quale egli era stato collega ed avversario +nell’edilità, nella pretura e nel consolato; la terza, da M. Licinio +Crasso e da L. Volcacio Tullo. + +Dopo lunga e vivace discussione, si stabilì di passare ai voti. Giusta +la gerarchia del rango, doveva avere la precedenza l’ordine del giorno +di Ortensio, cui avrebbe dovuto seguire la votazione sull’altro +di Volcacio. Ma, poichè i consoli avversavano la causa di Lentulo, +di cui Ortensio era noto sostenitore, dettero, valendosi dei loro +poteri discrezionali[460], la precedenza a Calpurnio Bibulo, il quale +avversava tanto la causa di Lentulo quanto quella di Pompeo. + +Ma, poichè il suo ordine del giorno implicava due questioni: 1) +il dovere di ottemperare all’oracolo, 2) la nomina di tre privati, +ne fu chiesta immediatamente la divisione. La prima parte riscosse +l’unanimità dei voti ed il _veto_ dei tribuni Catone e Caninio; la +seconda venne, a grande maggioranza, respinta. + +Seguiva l’ordine del giorno di Ortensio, quando un tribuno della plebe, +P. Rutilio Lupo, fattosi avanti, richiese di presenziare e verificare +la votazione[461]. Ne nacque un uragano di proteste. I consoli, che +miravano a far sì che le proposte di Ortensio non fossero votate, +lasciarono che la discussione si prolungasse all’infinito, e ciò bastò +perchè, esaurita la giornata, tutto fosse rimesso alle sorti della +dimane[462]. + +La nuova seduta senatoria riescì senza confronto, più grave della +precedente. + +Dopo un lungo, prolisso polemizzare, i fautori di Lentulo e di Pompeo +parvero trovarsi di fronte ad un ostacolo imprevisto ed insormontabile. +I tribuni C. Catone[463] e L. Caninio Gallo[464] vennero fuori con la +strana dichiarazione, che, valendosi dei loro diritti, si sarebbero +ora e sempre astenuti dal presentare ai comizi proposta alcuna di +legge innanzi le future elezioni magistratizie[465]. Ciò bastava perchè +l’insistere per un’immediata decisione equivalesse ad un voler lottare +contro l’ineluttabile. + + +VI. + +La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli. + +Ma, se alla fine delle fini tale dichiarazione poteva pel momento +rassicurare i più pessimisti, e, insieme col ritardo dell’incarico a +Lentulo, provocare quello dell’incarico a Pompeo, grave fu la sorpresa +degli amici del primo, quando, di lì a poco, si vide C. Catone medesimo +proporre il richiamo di Lentulo dalla Cilicia[466] ed il suo collega +Caninio far approvare dai comizi, mentre altri leggeva al popolo le +concordi lettere del monarca egiziano[467], che l’incaricato della +missione fosse Pompeo, sia pure sfornito d’esercito, col semplice +accompagnamento di due littori[468]. + +L’enigmatica condotta dei tribuni si rivelava adesso a luce meridiana +come la graduale attuazione dei piani concepiti dalla più fine arte +degli amici di Pompeo[469]. Ma il guaio si era che le due proposte +tribunizie urtavano, specie la seconda, contro gli antichi sentimenti +del senato, già da tempo ostile alla creazione di un proconsolato +egizio; ed esso, aiutato da un improvviso attacco in pubblico tribunale +di Clodio, accusatore di Milone, contro Pompeo, difensore del medesimo +e da un altro, di C. Catone[470], s’affrettò ad annullare ogni +deliberazione popolare, dopo avere sapientemente preparato all’uopo +l’opinione pubblica, allegando che Pompeo non poteva assentarsi dalla +capitale, poichè, in qualità di prefetto dell’annona, gl’incombeva +l’incarico di provvedere la città di vettovaglie[471]. Al tempo stesso +il console Marcellino Lentulo, inaugurando le ferie latine, sospendeva +i giorni comiziali, allo scopo d’impedire a sua volta qualsiasi +proposta di legge di Catone, o, peggio ancora, di Caninio[472]. +All’annunzio di tante disavventure, Tolomeo, che non aveva fidato in +altri se non in Pompeo e che, pare, fosse già partito per l’Oriente, +disperando d’ogni buona riescita, si ritirava scoraggiato in Efeso. + + +VII. + +Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete. + +Non erano così rassegnati i partigiani dei due concorrenti. + +Tra essi Cicerone consigliava per lettera Lentulo, qualora lui, che si +trovava più vicino, ne giudicasse più opportuna l’interna situazione, +vigendo ancora il _senatus-consultum_, il quale l’aveva investito +della missione in Egitto, di rimettere coraggiosamente Aulete sul +trono, riconducendolo magari a Tolemaide od altrove, indi marciare con +l’esercito e la flotta, senza fare uso delle armi, su Alessandria, ed +assicurarvi stabilmente colla presenza delle sue truppe, il dominio +del re. Così il Tolomeo sarebbe stato rimesso sul trono, giusta il +primo _senatus-consultum_, e, senza azione militare alcuna, giusta il +responso dei libri sibillini. Se poi, soggiungeva l’oratore, Lentulo, +costretto o meno, fosse riescito a conquistare l’Egitto, agli occhi +del pubblico, il successo dell’impresa sarebbe bastato a giustificare +l’impiego di qualsiasi mezzo[473]. + +Ma l’abile e poco scrupoloso piano dell’oratore non persuase il +pretore della Cilicia, il quale fu l’unico a rassegnarsi al suo crudo +destino. Se non che, mentre ciò avveniva, ed il 56 trascorreva in vane +querimonie, Aulete, raccomandato da Pompeo, si presentava al proconsole +della Siria, Aulo Gabinio[474]. + +Quando Gabinio ricevette Tolomeo, pensava, — e le condizioni della +provincia lo richiedevano, — ad una guerra contro i Parti. Ma le +istanze di un suo, per allora, oscuro luogotenente di cavalleria, M. +Antonio, il futuro competitore di Ottaviano[475], prevalsero alla +coscienza del proprio dovere, cui del resto Aulete non gli avrebbe +concesso di porgere eccessivo omaggio, dappoichè aveva, insieme col +generale, corrotto l’esercito, sborsando immediatamente metà della +somma pattuita, ben diecimila talenti[476], e rimettendo il resto al +saldo della ricevuta promessa, la restituzione in patria. + + +VIII. + +La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55). + +Forte così dell’oro del Tolomeo e, per giunta, di una a noi sconosciuta +clausola della legge, che, investendolo della luogotenenza della Siria, +gli aveva altresì concesso un «_imperium infinitum_»[477], Gabinio, +lasciatovi il figlio Sisenna, ancor giovanissimo e spedito innanzi +M. Antonio medesimo, marciò, attraverso la Palestina, alla volta +dell’Egitto (55)[478]. + +Regnava ancora Berenice, la figlia di Tolomeo Aulete, la quale +si era recentemente sposata ad un siro, un tale Archelao Sillano. +Gabinio fece dapprima arrestare e poi liberare costui per estorcergli +maggiori somme, avendo divulgato ad arte la notizia che egli si fosse +liberato da sè. A Pelusio, valendosi della generosità degli Ebrei, +che s’affrettarono a sgomberargli il passo[479], divise in due corpi +l’esercito e sconfisse le milizie egiziane venutegli contro. Due +nuove vittorie, l’una sul Nilo, l’altra terrestre[480], assicurarono +definitivamente la clandestina impresa e l’ingresso trionfale delle +armi romane in Alessandria. Archelao[481] fu ucciso nei massacri +ordinati, non si sa bene se dal Tolomeo o dal generale romano, mentre +Aulete, rimesso sul trono, inaugurava il nuovo regno, assassinando la +figlia Berenice[482] ed i più cospicui e benestanti cittadini della +capitale, con le cui sostanze egli pensava rifarsi delle ingenti somme +sperperate in Roma alla riconquista del trono. + +Fatto nuovo e importantissimo, Gabinio lasciava presso il re, sotto +forma di presidio, un numeroso corpo di legionari romani[483]. +L’indipendenza dell’Egitto subiva così la più grave _capitis deminutio_ +possibile, e Roma veniva posta nella piena, effettiva possibilità +d’ingerirsi costantemente negli affari della sua politica interna. + + +IX. + +Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. Condanna +contumaciale di Gabinio (54). + +La prolissa questione aveva avuto, pel re d’Egitto, la sua definitiva +soluzione, e, quando Cicerone, scornato nella sua olimpica ingenuità, +apprese la clamorosa novella, che, insieme colle proprie, spacciava le +speranze di Lentulo, scriveva a un amico lontano, senza il coraggio +di uno solo rigo di comento: «A Pozzuoli si buccina che il Tolomeo +sia diggià nel suo regno; se hai qualche notizia più sicura, fammela +sapere.»[484]. + +Non così avvenne, nè poteva accadere per Gabinio. + +Questi, conscio della gravità del suo operato, non ebbe neanche il +coraggio di redigere la regolamentare relazione al senato. Ma di ciò, +in sua vece, si presero cura i Siri, da cui, avendo i pirati fatto +amaramente sperimentare gli effetti della lontananza del governatore +romano, partì un acerbo reclamo al governo della città dominatrice. +I pubblicani medesimi non avevano, in quell’intervallo, potuto +riscuotere i tributi, per cui, se Gabinio avea ricolmo il proprio +scrigno, le casse dell’erario e degli appaltatori delle imposte della +regione ne erano state, in grazia sua, tutt’altro che favorite[485]. +Un provvedimento disciplinare s’imponeva; Gabinio fu messo in stato +d’accusa[486], e l’accusa fu duplice[487]: _de maiestate_, in quanto +avea violato i decreti del popolo romano, _de repetundis_, cioè di +concussione, in quanto aveva gravemente esorbitato dalle proprie +attribuzioni, s’era fatto corrompere da un principe alleato, e, per +esso, aveva, non senza gravi conseguenze, trascurato l’amministrazione +della provincia affidatagli[488]. Il candido Cicerone, tutto tenero +del «_calunnioso ostacolo_» della religione, com’egli aveva altra +volta definito l’oracolo, adesso, più violento che mai contro Gabinio, +eccitava il popolo a voler riletti quei libri della Sibilla, di cui +egli poco prima avea eccitato Lentulo a trasgredire il responso. +Sperava che in tal guisa vi si sarebbe trovata la pena con cui i +tribunali avrebbero dovuto colpire colui, che avea frodato Lentulo +dell’incarico di ricondurre Aulete nel regno. Ma i consoli Pompeo +e Crasso, l’uno, intimo di Gabinio e già istigatore della sua +impresa, l’altro, o solidale per interessi di partito, o corrotto dal +governatore della Cilicia, lottarono disperatamente perchè non venisse +presa decisione alcuna in proposito (55). Se non che, scaduto l’anno di +carica e successi nel loro ufficio Domizio Enobarbo ed Appio Claudio, +ambedue membri della conservatrice aristocrazia romana, la rosea +situazione dell’antico ufficiale di Cesare si oscurò; e, sia indettato, +sia favorito dai consoli, il senato decretava che gli oracoli venissero +riletti. Delle disastrose inondazioni furono interpetrate come segno +dell’ira degli Dei, e tutto cooperò a rendere inevitabile il processo +di Gabinio, che, contumace, fu, per la prima soltanto delle due +imputazioni, condannato alla pena capitale[489]. + + +X. + +Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della contumacia. Gabinio +assolto _de maiestate_ (fine dell’ottobre 54). Gabinio condannato _de +repetundis_ (fine del 54). + +Tanta vendetta saldava eziandio i conti del processo, che rimaneva. +Ma, appunto per questo, Gabinio volle tentare l’estrema audacia, ed il +20 settembre dello stesso anno 54, rientrava in Roma, intenzionato a +provocarvi la purgazione della contumacia[490]. + +Il suo ritorno risollevò l’ira e le proteste del senato e dei suoi +avversari[491], fra cui non ultimo Cicerone, il quale si riaccinse a +scagliare contro Gabinio tutti i fulmini della sua eloquenza[492]. +Ma i nuovi processi seguirono un andazzo ed ebbero un esito assai +diverso dal precedente[493]. Lentulo, suo accusatore nel processo +_de maiestate_, apparve da ultimo[494] così remissivo da suscitare +persino in Cicerone il dubbio che avesse subìto la pericolosa +influenza di Pompeo[495]. La giuria venne corrotta dalle enormi somme +dispensate da Gabinio e dalle raccomandazioni del solito Pompeo[496]. +L’opinione pubblica fu turbata dall’oscura minaccia di una prossima +dittatura[497], e Gabinio tornava trionfalmente assolto del reato di +lesa maestà con voti 38 contro 32[498] (fine dell’ottobre 54)[499]. + +La sentenza portava, come suo motivo, una strana interpetrazione del +responso della sibilla, la quale avrebbe alluso ad altri tempi e ad +altri re egizi, nè prescriveva condanna alcuna contro l’imputato[500]. +Ma, se tale argomento ebbe la virtù di convincere i giudici, non +scosse d’un punto l’opinione e la superstizione della maggioranza del +pubblico, spettatore del dibattimento. La notizia di tanta enormità +provocò un tumulto, ed i giudici, così audaci nell’averla perpetrata, +affidarono adesso la loro salvezza alla fuga, scampando a stento +all’indignazione popolare[501]. Ma, strana ironia della sorte, il +terzo processo _de repetundis_, i cui auspici si presentavano assai +più favorevoli che nei precedenti, doveva da ultimo subire l’esito più +infelice. + +Esso si era dovuto rimandare stante le condizioni di salute del pretore +incaricato dell’istruzione[502], e, quando il processo ottenne il suo +turno, Gabinio, oltre a trovarsi in certo modo garantito dall’esito +brillante dell’altro _de maiestate_, potea contare a favor suo +l’acquisto del già non disagevolmente placato Cicerone, che gli si +apprestava quale patrocinatore[503] e la presenza di Pompeo, che si era +affrettato ad intervenire al giudizio ed a perorare innanzi al popolo +radunato la causa del suo protetto, leggendovi le lettere speditegli da +Cesare in favore di quest’ultimo. Ma l’odiosità della causa[504], lo +zelo eccessivo di Pompeo, il nauseante voltafaccia di Cicerone[505], +e fors’anco una tal quale negligenza di Gabinio, già sicuro del fatto +suo, nell’accaparrarsi la benevolenza dei giudici, cogli argomenti +più solidi della corruzione, pare abbiano concorso gravemente a farne +abortire le speranze. Gabinio infatti, scampato a tante più gravi +situazioni, colpito da condanna, non ostante si fosse abilmente difeso, +allegando a motivo della sua spedizione il timore di un accordo tra +la flotta egizia e le galere dei corsari, fatale in caso di successo +alla sua provincia[506], nonchè, a giustificazione della medesima, la +clausola dell’_imperium infinitum_, contenuta nella legge, che l’aveva +investito della luogotenenza della Siria; e, benchè avesse insistito +nell’affermare di non avere ricevuto altro denaro, se non quanto era +occorso a indennizzarlo delle spese[507], veniva adesso costretto a +pigliare la via dell’esilio[508] (54). + + +XI. + +La società romana contemporanea. + +Siamo pervenuti al periodo più caratteristico di quella nuova società +romana, che Giugurta, il quale ne aveva intravisto soltanto gli esordi, +e nella cui fantasia tutto albergava, tranne l’ipotesi di una questione +alessandrina e di un processo gabiniano, marchiò colla frase scultoria, +lanciata alle porte della metropoli: «_Tu venderesti te stessa, se +trovassi un compratore_»[509]. La gran maggioranza degli storici +spiegano tanto travolgimento di coscienze coll’infelice tautologia +di una corruzione morale, di cui ci sarebbero sconosciuti i motivi +prossimi e remoti. In realtà, la società romana raccoglieva adesso, e a +piene mani, i frutti di quella politica, nel cui vortice, per ragioni +particolari, l’aveva lanciata la classe detentrice del suo governo. +La corruzione morale era il contracolpo di un radicale perturbamento +di tutti gli antichi rapporti sociali e del tenore di vita, che ai +cittadini imponevano le nuove, mutate condizioni circostanti. Le guerre +senza interruzione avevano rovinato la media e la piccola proprietà +terriera, precipitandole nel baratro del pauperismo, costringendole a +vivere di elemosine e a sollecitarle con insinuazioni e con insolenze. + +Destituita d’ogni risorsa industriale, l’antica republica di +agricoltori si era, contemporaneamente, per mezzo di un’altra classe +di cittadini, gli _equites_, che alle prime avvisaglie, avevano fatto +in tempo a salvare dalla crisi agricola i loro capitali, gettata al +saccheggio delle province, mentre l’alta aristocrazia della terra, +i possessori dei latifondi, i candidati al consiglio senatorio, +riscotevano le rendite dei loro possessi mostruosi, impinguati dal +sudore degli schiavi, e, di fatto, se non di nome, gareggiavano coi +primi nell’espoliazione del pubblico demanio, i così detti _praedia +populi romani_. + +«Compagni e forieri della mutata vita economica erano stati i nuovi +andazzi dei costumi, delle fogge, delle maniere di vita. Con l’eco +delle vittorie e con l’oro dei vinti erano penetrati in Roma, a frotte, +tutta la corrotta genia dei parassiti, tutto quel nugolo di artefici +della corruzione, che si erano schiusi dal seno della decadente civiltà +greca, ed al rustico Lazio apportavano i più raffinati amminicoli +di un’età più corrotta, tutti i più fieri veleni della vita, larvati +sotto le più liete apparenze. L’elemento greco certamente aveva avuto +sempre a mezzo delle colonie italiche contatto con la vita romana, +e non aveva potuto non esercitarvi la sua azione, ma ora addirittura +v’irruppe, e con le sue correnti meno sane, fatte per giunta tramite» +della «corrotta vita orientale»[510]. Tutti gli effetti di una vittoria +sfrenata, di un bottino senza contrasti, una febbre d’oro di piaceri, +di seduzioni avea invaso l’esercito trionfatore dei morigerati +cittadini del Lazio. Pena la morte o la disfatta, i partiti e gli +uomini politici non poterono più, nelle lotte d’ogni giorno, trascurare +tante nuove quantità e consuetudini, il cui maneggio bastava da solo +a decidere della vittoria o della sconfitta. Poveraglie cenciose, +schiavi emancipati, impotenti od ignari dei lavori concessi ai liberi, +stranieri ingordi di rapine e pronti, al pari dei succitati, ad +arrolarsi, quali bravi o mercenari, al servizio dei candidati e degli +uomini politici del tempo, vagavano, come orde fameliche, cui bisognava +saldare i conti prima di tentare l’agone della vita pubblica[511]. +Ogni elezione era quindi una voragine pei candidati, un incendio di +debiti nuovi, che il posto da conseguire doveva colmare ed estinguere +coi rivoli infiniti delle dilapidazioni provinciali. «La corruzione +elettorale e la dilapidazione delle province erano come i due estremi +di una linea, che, ripiegandosi su se stessa, formava un circolo chiuso +e il più vizioso che mai fosse. + +«Si corrompeva per ottenere la carica, e si voleva la carica per fare +una fortuna»[512]. E la fortuna da conquistare era tanto più pericolosa +quanto più grande, come quella che riscoteva i reclami dei dilapidati, +le invidie e gli odii degli avversari, pronti a tradursi in altrettanti +processi, nuova fonte di sperpero e di corruzione. Come infatti, +prima dell’elezione facea d’uopo comperare gli sgherri e gli elettori, +occorreva adesso comperare il pubblico, i giudici e gli accusatori, +pena ineluttabile, in caso d’insuccesso, l’interdizione dei pubblici +uffici, equivalente all’interdizione del pubblico espoliamento. + +Tali erano alcuni soltanto dei frutti della trascorsa politica +imperialista del senato romano, che storici e retori esaltano quale +capolavoro di sapienza stataria, e che invece, originata, come abbiamo +visto[513] da gretti interessi di classe, terminava per inabissare, +sotto le sue conseguenze, il mondo conquistato ed i conquistatori. + + +XII.[514] + +Il processo di C. Rabirio Postumo; l’accusa; la pena. + +Frattanto neanche la condanna di Gabinio avea chiuso la serie delle +conseguenze della questione alessandrina. Diretto contracolpo ne fu un +processo contro un personaggio, rimasto, durante i fatti precedenti, +nell’ombra, ma che pur troppo avea avuto gran parte nella loro pratica +attuazione. + +Era questi un cavaliere romano, C. Rabirio Postumo. Seguendo +la carriera del padre, egli avea partecipato a moltissime delle +speculazioni e delle imprese dei pubblicani. Avea ottenuto appalti +nelle province, era stato largo d’imprestiti a popoli e a monarchi, +e, per sua malaventura, fra i re, che ne avevano chiesto i favori, +s’era imbattuto in Tolomeo Aulete[515]. I primi suoi imprestiti a +quest’ultimo rimontavano ad una data anteriore alla venuta di lui +a Roma. Dopo quel tempo essi non erano stati continuati con minore +zelo, anzi Postumo vi avea impiegato, non solo i propri, ma eziandio i +capitali dei suoi amici. E, quando Aulete, come vedemmo, era ripartito +definitivamente da Roma per Efeso, nuovo danaro gli era stato rimesso, +in seguito a più di una scrittura, rogata in casa di Pompeo[516]. Non +avendo riscosso nulla di tante somme sborsate, Postumo si era più tardi +acconciato a recarsi alla corte di Aulete, in qualità di amministratore +delle finanze dello stato (διοικητής)[517], nella speranza di rifarsi +di tanti crediti inestinti. Ma, disgraziatamente, anche adesso, avea +dovuto sopportare tutta la bieca ferocia, di cui più volte s’era +dimostrato capace il re d’Egitto. Era stato costretto a vedersi +imprigionare i più fedeli compagni, e, privo dell’ultimo resto delle +proprie sostanze, avea dovuto fuggire dal regno[518]. Dopo di che, a +detta di Cicerone, se non fosse stato il soccorso di Cesare, egli non +avrebbe potuto più mantenersi nel rango sociale ereditato dalla propria +famiglia[519]. Come se ciò non bastasse, in grazia dell’insolvibilità +di Gabinio, egli era stato quindi citato in giudizio da C. Memmio, uno +degli antichi accusatori di quest’ultimo[520]. + +Il crimine, che gli s’imputava era il medesimo, per cui già era stato +condannato Gabinio, un crimine di concussione[521]. L’ex-proconsole +della Siria non aveva coi propri beni potuto saldare la multa, di +cui era stato ritenuto passibile, e, giusta un articolo della legge +_Iulia de repetundis_, il residuo del debito avrebbe dovuto essere +colmato da colui, che, come Rabirio, nella qualità di ministro delle +finanze in Egitto, avea procurato ed esibito il denaro, necessario +alla consumazione del crimine, falcidiandone, come era presumibile, una +parte nel proprio, esclusivo interesse[522]. + +Questo il pernio dell’accusa. Intorno ad esso però ne gravitavano delle +altre non meno acerbe ed infamanti. + +Sosteneva infatti l’accusatore: 1) le somme sborsate in Roma da +Postumo ad Aulete essere valse a corrompere il senato[523], sì che, fra +l’altro, poco o nulla s’era per esse concluso dall’inchiesta aperta +sulla tragica fine dell’ambasceria alessandrina; 2) Postumo avere, +mirando al proprio interesse, sospinto, per via di danaro, Gabinio +a restituire sul trono Tolomeo Aulete, violando così il tassativo +disposto del senato e l’ammonimento dei libri sibillini; 3) lui stesso, +cittadino romano, essersi abbassato a funzionare da ministro di un re +straniero[524], e, quel che più monta, avere, in tale ufficio, mirato, +anzichè a servire fedelmente il monarca, ad accumulare ricchezze in pro +di se medesimo[525]. + +La pena, come nel precedente processo, variava dall’esilio alla +interdizione dei diritti politici[526], e, come per Gabinio, sotto le +pressioni di Pompeo, il difensore ne era M. Tullio Cicerone[527]. + + +XIII. + +La difesa di Cicerone. + +La principale tra le difese di quest’ultimo volse sull’interpetrazione +del capoverso della legge _Iulia_, che implicava nelle reti del +processo precedente il malcapitato cavaliere. + +— Anzi tutto, opponeva il difensore, Postumo non è, a tenor di legge, +di nulla imputabile perchè, nè, in genere, nel processo di Gabinio, +nè tanto meno nella conseguente _litis aestimatio_[528], egli è stato +citato come imputato o come testimone, nè mai vi si è udito menzionare +il di lui nome, il che, giusta la consuetudine giudiziaria, avrebbe +dovuto essere richiesto, perchè Postumo potesse venire imputato[529], e +non già in un giudizio distinto, sibbene in quello medesimo, tenuto per +il reo principale[530]. Ma, aggiungeva Cicerone, data l’imputabilità +di Rabirio, come individuo, non ne consegue la possibilità di una +condanna, dappoichè la legge _Iulia_ non è applicabile all’ordine degli +_equites romani_[531] —. + +Se non che, tali argomentazioni non bastavano a separare la causa di +Postumo dall’altra di Gabinio, ed è perciò che Cicerone insiste su +questo punto con tutto il calore, di cui egli è capace. + +— Ciò che Gabinio avea fatto, obbiettava il difensore contro la +seconda delle accuse appendicolari gravanti sul proprio patrocinato, +è unicamente imputabile all’opinione di Gabinio medesimo, nè l’accusa +di corruzione, volutamente esercitata da Postumo, rimane al di sopra +di una pura ed illogica diceria[532]. I citati testimoni alessandrini +hanno lodato Gabinio, il che implicitamente ridonda ad onore di +Postumo, a meno che non si voglia lodare colui, per il quale fu +raccolto il danaro, e biasimare chi materialmente lo raccolse[533]. +Essi medesimi, nel processo di Gabinio, negarono che a costui fosse +stata offerta mercede alcuna, e Pompeo ebbe allora a testimoniare +averlo il re assicurato nessun’altra somma al proconsole della Siria +essere stata esibita se non quella necessaria alla spedizione. Come +potersi quindi credere ora ai medesimi, quando affermano che parte +di codesto inesistito mezzo di corruzione sia rimasto nelle mani di +Rabirio[534]? — + +Liberata così la causa di quest’ultimo dal processo Gabiniano, Cicerone +tenta svincolarla dalle rimanenti quistioni, cui l’accusatore l’aveva +strettamente connessa. + +— L’accusa di aver partecipato alla corruzione dell’assemblea +senatoria, dichiara Cicerone, nè è questo — a rigor di legge — il +luogo in cui possa venire dibattuta, nè è congiunta con la causa +di Postumo, sprovvisto di mezzo alcuno per prevedere l’uso, che dei +propri imprestiti avrebbe fatto Aulete, non già nemico, ma alleato di +Roma, dalla quale avea riscosso l’affidamento della restituzione sul +trono. Sarebbe curioso, obbietta di nuovo il difensore, condannare, +non già chi trafisse, sibbene chi ebbe l’infelice idea di fabbricare la +spada[535]. + +Nè può egualmente il cavaliere Postumo venire accusato di essersi +moralmente compromesso per aver servito il re egizio. Certo tale +decisione fu stolta, ma Postumo vi ricorse per saldare da sè i crediti +ch’egli vantava con Aulete, a tutto intenzionato piuttosto che a +soddisfarli. Data la mala volontà di quest’ultimo, altro dilemma non +rimaneva se non quello di vestire il pallio per tornare togato a Roma, +o rimanere in questa per rimetterci le possibilità della toga[536]. Chi +può del resto, aggiungeva il difensore, affermare che l’amministrazione +di Postumo abbia peccato di disonestà? Duplice era la via di guadagno: +o, riscotendo i tributi, ritenerne la consueta percentuale, e in ciò +nulla di men che corretto; o frodare nella esazione e nella consegna +della somma promessa a Gabinio, e ciò è in contraddizione colla mercede +di 10000 talenti, che l’accusatore, fondandosi sul processo di Gabinio, +ritiene promessi e pervenuti per intero a quest’ultimo[537]. + +L’accusa poi che Postumo, con tutta la sua ostentata indigenza, +possegga e celi delle ricchezze è destituita d’ogni fondamento e +contraddice alla misera fine della di lui gestione in Egitto. Chi +narrò di navi noleggiate per suo conto a Pozzuoli, fra cui una, che +alle dimensioni apparve la depositrice del tesoro, chi intravide merci +preziose, celate sotto carte e pannolini e simili bazzecole, non si +fondò che su vane e inattendibili dicerie —. + +E così, forte dell’assenza quasi completa di prove, Cicerone entra +nell’ampio torrente della perorazione, rammentando come la disgrazia +del danaro prestato sia da sola sufficiente a costituire la peggiore +delle condanne, enumerando le sciagure, di cui Rabirio era stato parte +e spettatore ad Alessandria, la stima e la generosità, di cui era +stato fatto segno da Cesare, invocando la solidarietà degli _equites_, +allora, giusta la legge Aurelia[538], membri del tribunale giudicante, +solleticando coi frequenti accenni alla propria autorità l’ordine +senatorio, cui egli si dichiarava onorato di appartenere, e chiedendo, +per tutto ciò, l’assoluzione dell’imputato. + +Riescì Postumo assolto? + +Nessuna notizia ci è pervenuta sul proposito ed il silenzio è pari +all’arditezza di qualsiasi supposizione. Qualunque però sia stato +l’esito del processo, nessuno degli argomenti difensivi poteva, a rigor +di termini, vantare un valore meno che causidico, e tutta l’orazione, +quando non sonò puro appello alla sensibilità dei giudicanti, rimase +nella bassa sfera dei doveri d’ufficio del difensore. La causa +di Postumo era moralmente e logicamente inseparabile da quella di +Gabinio, e Cicerone era troppo bene informato della colpabilità di +quest’ultimo per potersi con coscienza afferrare alla contraddizione +dei legati alessandrini, e, peggio ancora, alla testimonianza di +Pompeo. Nè era egualmente possibile svincolare la causa di Postumo da +quella della corruzione del senato, chè il primo avea avuto tempo di +sincerarsi della fine dei propri imprestiti[539], e la legge _Iulia +de repetundis_ poteva, oltre ai diretti, permettersi di colpire i più +remoti responsabili, anche se semplici privati[540]. Le giustificazioni +poi circa i motivi dell’ufficio, da Rabirio spontaneamente assunto ad +Alessandria, ne attenuavano, ma non giustificavano la colpabilità, +e, peggio ancora, cozzavano contro l’ipotesi d’intendimenti onesti +nell’amministrazione, che l’imputato aveva intrapreso[541]. La causa, +poteva _a priori_ dirsi irrimediabilmente perduta, e a Cicerone nulla +era necessario attendere per convincersi della colpabilità del proprio +cliente[542]. Ciò non ostante, come ad ogni passo della sua vita, +preferì sacrificare sugli altari dell’opportunismo più ingenuo e dei +_matchs_ oratorii più fanciulleschi la sua facondia e la sua reale +onestà, e di altro non possiamo dichiararci addolorati se non del fitto +buio, che ai nostri occhi ricopre l’esito di questo, non ultimo fra i +suoi malaugurati _tours de force_[543]. + + +XIV. + +Cronologia del dibattimento. + +Rimane la questione della cronologia del dibattimento. + +L’unico accenno alla medesima, contenuto nell’unica fonte rimastaci, +l’orazione ciceroniana, si è il richiamo ad uno dei più notevoli +eventi politici del tempo, la minacciata demolizione della potenza di +Giulio Cesare[544], in nome del quale il difensore ricerca le ultime +vie della coscienza dei giudici. Se non che, di minacciate demolizioni +del proconsole delle Gallie, per opera di avversari e di amici, se +ne ebbero a contare più d’una dall’anno ormai trascorso dell’ultimo +processo di Gabinio, cui, quello di Postumo si ricollega quale +appendice, all’altro della sua rottura finale con gli _optimates_ (49), +e, peggio ancora, alla di lui morte (44). Occorrono quindi ulteriori +considerazioni per poter fissare con approssimativa sicurezza la +cronologia del giudizio, che direttamente ci riguarda. + +Esso, anzitutto, data l’intonazione della difesa, ci si rivela +vicinissimo all’altro di Gabinio; ma, quel che più importa, gli ultimi +capitoli dell’orazione accennano chiaramente a un periodo di intima +riconciliazione dell’oratore con Cesare[545]. Or bene, i periodi +di simpatia fra i due uomini sono molto meno numerosi degli altri +delle svariate ostilità contro il proconsole delle Gallie. Infatti +nè possiamo più trovarne traccia durante o dopo la guerra contro +Pompeo, nè fra il 53 e il 49, nel qual periodo di tempo Cicerone si +chiuse in una completa parsimonia di giudizi e di decisioni, pari alla +incertezza, che allora lo dominava. Gli anni, dunque, che ci rimangono, +vengono costituiti dal biennio 54-53, e nel 54, a noi ampiamente noto +come quello della luna di miele degli amori cesaro-ciceroniani,[546], +ci apparisce ragionevole collocare il giudizio, che, per sua mala +ventura, ebbe a subire Rabirio Postumo. + +Così si chiudeva l’era più drammatica delle relazioni di Roma con +l’Egitto, che, per due anni, aveva in maniera anormale tempestato la +vita politica romana, provocandovi una crisi, che solo poteva stare +a fronte dell’altra, avvenuta in sugl’inizi della guerra giugurtina. +Gli uomini ed i partiti vi si erano buttati a capofitto, l’uno contro +l’altro, per sfruttare con interessi opposti la situazione, e, quando, +dopo tanto affacendarsi, Tolomeo Aulete potè credersi tranquillo sul +trono d’Alessandria, non ebbe certo l’intuito di prevedere ch’egli +avea concorso a sollevare una tempesta, di cui, tra non guari, la sua +dinastia ne avrebbe subito, e fatalmente, il contracolpo. + + + + +CAPITOLO X. + +ALLA VIGILIA DELLA SPEDIZIONE DI GIULIO CESARE. EPILOGO (53-50). + + +I. + +L’ultimo strascico della questione alessandrina. + +Il nostro racconto ormai volge alla fine. L’ultima eco della venuta di +Tolomeo Aulete a Roma, fu l’uccisione dei due figli di M. Calpurnio +Bibulo — il senatore che noi già abbiamo notato avverso a Pompeo, +e, quindi, alla spedizione di Gabinio — avvenuta in Egitto durante +il proconsolato del padre in Siria (50), per opera di quei soldati +medesimi, che Gabinio aveva lasciato a guardia di Aulete contro le +possibili rivolte degli Alessandrini[547]. Più tardi Cleopatra, +la futura regina, la favorita di Cesare, probabilmente indettata +dall’astuzia politica del suo amante, spedirà al vedovo padre i +colpevoli perchè questi potesse prenderne la dovuta vendetta. Ma, +egregio esempio di scrupolosa legalità, la storia avrà a registrare la +moderazione del senatore romano, per cui questi rimandò i prigionieri +in Egitto, dicendo che non a lui, sibbene al tribunale competente, il +senato, spettava il giudizio sul loro misfatto. + +Noi non conosciamo se la questione abbia avuto seguito, ma, anche se +così fosse avvenuto, essa rientra in una fase cronologica, che esorbita +dai limiti della nostra trattazione. + + +II. + +Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti politici romani dopo la +spedizione di Gabinio. Epilogo. + +Nuovi destini erano, con la reggenza di Cleopatra, già toccati +all’Egitto, e il duello ad armi invisibili, che, da due secoli +e mezzo, esso combatteva con Roma aveva avuto la sua catastrofe +colla sommissione piena ed intera della monarchia dei Lagidi. Colla +spedizione infatti di Gabinio, con il presidio da questo largito al +paese, Roma, senza saperlo, aveva affondata la sua zampa di leone nel +cuore dell’impero dei Tolomei. E l’ultimo principe semi-indipendente +della regione con un’incoscienza, che più non meritava attenuanti, +avea dato di mano a rincrudire le ferite, che non avea saputo evitare +alla sua patria. Aulete morente avea scongiurato il popolo romano a +voler rendersi (facile sacrifizio!) esecutore del suo testamento, copia +del quale egli avea curato di spedire a Roma, così come il senato di +depositare nelle mani di Pompeo[548]. + +Quella valle remota, dove un principe doveva a Roma, anzi a un romano, +Pompeo, e trono e vita, donde potevasi reclutare ancora una riserva di +soldati della republica[549], sarebbe fra breve, come tutto l’oriente e +l’occidente, divenuta palestra della prossima guerra civile fra Cesare +e Pompeo, ch’era anche la definitiva fra la nobiltà romana e le classi +inferiori della popolazione. + +Allorchè quest’ultimo, dopo averne esaurito le risorse, navigò, come +ad estremo approdo, verso l’Egitto, a rifugiarsi sotto le ali della +potenza Lagida, il fato della monarchia Tolomaica fu segnato per +sempre. Invano si tentò bruciare l’ultima cartuccia, allorchè l’ultimo +dei Lagidi, continuando la politica della sua corte, immolò sugli +altari della gloria del vincitore il capo del fuggiasco generale. +L’ex-proconsole delle Gallie, l’autore della legge agraria di Servilio +Rullo, il corifeo di quel partito democratico, che da venti anni +sosteneva l’annessione piena ed intera dell’Egitto, non aveva più +assemblee senatorie con cui fare i conti, nè motivi per continuare +nell’opportunismo e nella transigenza; e, dalla rada di Alessandria, +dalle lagrime sparse sul mozzo capo del nemico, spiegata la pompa +eloquente delle insegne consolari, passò ad installarsi nella magione +dei Tolomei. Nove mesi ancora e tutto l’Egitto sarebbe caduto nelle sue +mani[550]. + +Giammai, quasi senza colpo ferire, aveva Roma ultimato impresa più +ricca di utili materiali. L’immenso patrimonio egizio di vantaggi +naturali, industriali, commerciali e pecuniari, come fiumana di cui +si fosse spostata l’incanalazione, veniva a riversarsi dall’Africa in +Italia. La chiave fatata dei suoi tesori era stata ritolta all’Oriente, +e, come da Cartagine, dalla Grecia, dalla Sicilia, rivoli infiniti +d’oro e di gemme sarebbero affluiti a smorzare l’inedia dei pezzenti e +a colmare i debiti e lo spreco degli epuloni della capitale d’Italia. +La politica di vampirismo cosmopolita, verso cui l’oligarchia romana +aveva, fin dalla terza delle guerre puniche, indirizzato decisamente +i suoi sudditi, e delle cui conseguenze era stata costretta ad +atterrirsi, aveva, per le necessità medesime del conseguito svolgimento +della società romana, rintracciato il più fedele dei suoi continuatori +nel più tremendo ed implacabile dei democratici. Con Giulio Cesare, +salvo transitorie mutazioni, il circolo della sua storia era chiuso: ai +suoi due capi rilucevano foscamente l’incendio di Cartagine del 146 e +quello di Alessandria del 49. + + + + +SOMMARIO + + + PREFAZIONE pag. III + + CAPITOLO I. — _Roma e l’Egitto nel III.º secolo a. C._ — + I. L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; + commercio. L’industria, le classi sociali; la + costituzione e l’indirizzo politico; arti e scienze. + II. Agricoltura in Roma durante la repubblica; + industrie; decadenza dell’agricoltura; pastorizia; + indirizzo politico. Situazione reciproca dei due stati. + III. Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº + d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici; motivi + economici. + IV. Alleanza romano-egiziaca (273). + V. Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica. + VI. Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace + (238-5). + VII. L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra + annibalica (216). + VIII. Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad + Annibale. + IX. Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma + e Cartagine nel secondo periodo della guerra annibalica. + X. Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra + annibalica. + XI. Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la + guerra annibalica e preparativi per l’avvenire (201) » 1 + + CAPITOLO II. — _Roma e l’Egitto durante la 2.ª guerra + macedonica e la I.ª siriaca_ (200-189) — + I. Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria. + II. Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº. + III. La politica estera e le classi sociali romane. + IV. L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la + Macedonia. + V. Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. Conquista + macedone dei medesimi. + VI. _Ultimatum_ di Roma a Filippo di Macedonia. I primi + due anni della seconda guerra macedonica. Trattative di + pace. Ripresa della guerra. Pace definitiva (196). + Trascuranza degli interessi egizi da parte di Roma. + VII. Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui + territori egiziani nell’Asia e nell’Asia Minore. + VIII. Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma. + IX. I Romani ed Antioco. + X. T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco + (194-3). + XI. Nuove pratiche. + XII. Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da + parte dei Romani durante codeste trattative. + XIII. Nuova ambasceria egiziana (191). + XIV. Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana. + XV. Nuove trattative di pace (190). + XVI. Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti + egiziani asiatici. + XVII. Ragioni del contegno egoistico di Roma » 28 + + CAPITOLO III. — _Roma e l’Egitto durante la V.ª guerra + siro-egiziaca_ (180-68). — + I. Tutela romana su Tolomeo Filometore? + II. Ambasceria romana in Oriente, e preludi di una terza + guerra macedonica (173). + III. Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca. + Ambasciatori siri ed egizi a Roma. + IV. Svogliato intervento del senato. + V. L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria + (171-0). Disperata ambasceria al senato romano (170). + VI. Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168). + Fine della IIIª guerra macedonica. + VII. Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. + L’azione conciliatrice di Roma (168). + VIII. Seconda invasione di Antioco in Egitto (168). + IX. Fine della guerra (168). Nuove delusioni della + corte alessandrina. Ambasceria di ringraziamento. + Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e l’Oriente + rispetto a Roma nel 167 a. C. » 61 + + CAPITOLO IV. — _Roma e l’Egitto durante la guerra civile + fra Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete II.º_ + (168-151). — + I. Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in + Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma. + II. La querela di Evergete in senato. Decisioni + senatorie. + III. L’ambasceria romana ed Evergete alla volta + dell’Egitto. + IV. Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. + Insurrezione della Libia e della Cirenaica contro + Evergete. La condotta dell’Egitto. + V. Nuova discussione in senato. Il senato contro + Filometore. Guerra civile in Egitto. Evergete di nuovo + a Roma (154). + VI. Nuovo decreto del senato. Suo platonismo. + VII. Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal + 161 al 154. + VIII. Esito della guerra civile d’Egitto. Sua + cronologia. + IX. Nuova astensione del senato e ragioni del fatto. + Nuove vicende estere di Roma. + X. Ragioni della simpatia del senato verso Evergete » 73 + + CAPITOLO V. — _Roma e l’Egitto dal 152 al 116._ — + I. L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana. + Uccisione di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore. + L’Egitto in favore del protetto da Roma. + II. Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria (147). + III. L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma. + IV. Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e + l’Egitto. + V. La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio + Catone il censore. + VI. L’iscrizione di Delo. + VII. Scipione Emiliano in Egitto (135) » 88 + + CAPITOLO VI. — _Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº + a quella di Tolomeo Alessandro IIº_ (116-81). — + I. Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la + Cirenaica (94). Quistione cronologica. Quistione + topografica. + II. La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto. + III. Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L. + Licinio Lucullo in Egitto (96). + IV. Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri + interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81). + L’Egitto testato al popolo romano? (81). + V. Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a + tanta eredità. Ragioni del fatto » 103 + + CAPITOLO VII. — _Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro + IIº al riconoscimento di Tolomeo Aulete._ (81-59). — + I. Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato. + Ragioni del fatto. + II. Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi Aulete e + sua assunzione al trono. _Optimates_ e _populares_ + rispetto alla questione egizia. + III. Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati + (67). La cattura di P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67). + IV. Imparentamento della casa egizia con Mitridate. + V. Roma eredita tutta la Libia (65). + VI. La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto (64). + VII. Pompeo in Oriente e l’Egitto (63). + VIII. I primi atti del primo consolato di Cesare (59). + Tolomeo XIIIº riconosciuto dal governo romano (59). + Tolomeo XIIIº alleato (59) » 117 + + CAPITOLO VIII. — _Roma e l’Egitto dal 59 al 57. La + spedizione contro Cipro._ — + I. Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera + legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone. + II. La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone. + III. Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro. + IV. Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta + pubblica. + V. Il ritorno (56). + VI. L’ordinamento politico di Cipro (56). + VII. Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56). + VIII. Clodio e Catone (53) » 137 + + CAPITOLO IX. — _Roma e l’Egitto dal 57 al 53. La + restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete._ — + I. Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone + (58). Decisioni del senato in suo favore (57). + II. Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine. + L’inchiesta. Processi. + III. Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56). + IV. Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico + della restituzione del Tolomeo. + V. La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª + seduta (16 gennaio). + VI. La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli. + VII. Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo + Aulete. + VIII. La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul + trono (55). + IX. Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. + Condanna contumaciale di Gabinio (54). + X. Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della + contumacia. Gabinio assolto _de maiestate_ (fine + dell’ottobre 54). Gabinio condannato _de repetundis_ + (fine del 54). + XI. La società romana contemporanea. + XII. Il processo di C. Rabirio Postumo; l’accusa; la pena. + XIII. La difesa di Cicerone. + XIV. Cronologia del processo » 156 + + CAPITOLO X. — _Alla vigilia della spedizione di G. Cesare. + Epilogo._ (53-50). — + I. L’ultimo strascico della questione alessandrina. + II. Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti + politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo » 187 + + SOMMARIO » 191 + + ERRATA-CORRIGE » 196 + + + + + ERRATA CORRIGE + + p. 37, n. 3. Id. 7 Masè-Dari et. + p. 37, n. 4. Masè — Dari etc. Id. 7 + p. 42, r. 24. Calchedone Calchedonte + p. 51, r. 21. , tre e tre + p. 56, r. 24. Cleopatra I Cleopatra + p. 111, (margine), 80 81 + p. 112, n., r. 3. 80 81 + p. 129, r. 2-3. s’accorgevano s’accorgono + p. 137, (margine), 59 58 + p. 161. Aulo Plauzio Caninio L. Caninio Gallo + + + + +NOTE: + + +[1] Die politischen Beziehungen der Römer zu Aegypten bis zu seiner +Unterwerfung. p. 1-45. Heiligenstadt, 1863. + +[2] Rom und Aegypten in ihren politischen Beziehungen bis Costantin. +Rottweile (Progr.) 1870, p. 1-16. + +[3] De Lagidarum cum Romanis societate, p. 1-48. Lutetiae-Parisiorum. +1879. + +[4] De rebus inter Romanos et Aegyptios intercedentibus, p. 5-43 +Berlin. 1893. + +[5] Le precedenti monografie, tranne quella dello Schneiderwirth, +la più antica e quindi la più incompleta, e l’altra dello Schmid, +compendiosissima e senza indicazione delle fonti, sono tutte, del +resto, lavori scolastici. Il Bandelin ha poi un torto, secondario sì, +ma non insignificante. Egli non si limita, come dichiara anche il +titolo del suo lavoro, alle relazioni politiche, ma, così facendo, +lascia molto a desiderare nell’enumerazione e nella trattazione dei +rapporti commerciali e religiosi di Roma con l’Egitto. + +[6] Anche i più arditi, per non dire audaci, nel dar di frego a +tutte le convenzioni storiografiche del passato, non hanno saputo +liberarsi dai più gravi pregiudizi, quando si trattava di rimutare +sostanzialmente i nostri concetti su codesta storia medesima. Così, +per es., il Pais, nella prefazione a due sue grossi e ribelli volumi +intorno alla storia di Roma, (St. di Roma — Torino, 1898-99), ha una +pagina della più ingenua retorica sulle pubbliche e private virtù +romane, per cui egli ritiene che «alla nazione», alla quale «in tempi +meno lontani è stata così a lungo mossa accusa di aver formulata la +teoria del macchiavelismo», «può tornar di conforto l’esempio degli +antichi romani, che lottando contro Pirro, Annibale e Filippo, tanto +nella diplomazia, quanto sul campo di battaglia, combatterono a viso +aperto» (XV-XVI), della quale asserzione, se altro non fosse, il +presente scritto sarà — involontariamente e implicitamente — la più +categorica smentita. + +Un libro, per contro, scevro di qualsiasi pregiudizio ho riscontrato +nello splendido e recentissimo saggio del Masè Dari — M. T. Cicerone e +le sue idee sociali ed economiche. Bocca. Torino, 1901. + +[7] La questione della decadenza delle nazioni latine, che non ha +proprio nulla che fare con una questione di razza, non è, in gran +parte, se non l’estrema illazione della decadenza della società +romana, e molta luce essa verrebbe a ricevere da una seria ricerca +delle cause di tale fenomeno. Ma questa non può non rimanere tentativo +sterile e doloroso, giacchè i pochissimi, che, con nobile sforzo, vi +si affacendano intorno, di tutt’altro genere di fatti e di fenomeni +hanno pratica che di quelli del mondo e della civiltà classico-romana. +Uno per tutti citerò il Sergi ed i suoi studi: «_Come sono decadute +le nazioni latine_» [in N. Antologia, 1 agosto 1899] e «_La decadenza +delle nazioni latine_». Torino. Bocca, 1900, che della mia affermazione +costituiscono la prova più irrefragabile. + +[8] Colgo quest’occasione per deplorare, come in altri miei scritti, +la diffidenza, colla quale in Italia, viene, di consueto, accolto +qualsiasi tentativo di studio storico, che esca dal campo di una pura +trattazione erudita. Ed il curioso si è che i più diffidenti s’illudono +così di assurgere alla serietà degli studiosi tedeschi, i quali invece, +(ironia della sorte!), costituiscono con la loro teorica [Cfr. Böch +(Encyklopädie und Methodologie p. 306-8. Leipzig, 1886), il quale è +poi l’erede diretto del grande F. A. Wolf] e colla pratica quotidiana +la più categorica condanna della nostra esclusivista pedanteria. +Così un tempo non pareva fosse per accadere, quando, prima del nostro +risorgimento, fioriva, specie nelle provincie meridionali d’Italia, +una pleiade di cultori di studi storici, i quali erano anzi tutto dei +pensatori e degli uomini politici, e che, per fermarci al mondo della +filologia classica, rispondevano ai nomi di un Pagano, di un Delfico, +di un Cuoco e di un Trinchera, il quale ultimo, al 1850, traducendo +un ottimo compendio latino di antichità romane; fidava in un futuro +orientamento di codesti studi verso punti di vista più alti e più +larghi che non «le nude e grette osservazioni riguardanti la filologia, +le origini, le allusioni delle frasi, la etimologia ed il significato +delle parole», ed offriva, nelle aggiunte all’opera tradotta, +osservazioni mirabili e novissime sulla «costituzione, la politica, le +oscillazioni del potere del senato e del popolo, i mezzi del governo, +la legislazione, infine le _cagioni_ degli eventi, della durata, +della decadenza e della ruina dell’impero romano». [Antichità romane +dell’Aula tradotte dal latino da F. Trinchera V^i. 2. Napoli. 1850. +Pref. VII]. Da quel tempo ad oggi solo i miopi potranno affermare di +avere, per questo rispetto, notato un progresso, ed io ho rammemorato +uno sconosciuto traduttore di un manuale che nessuno più legge, per +additare nel di lui metodo un esempio di quell’accordo delle operazioni +della filologia classica, imprescindibile ad ogni storico e la cui +assenza è causa unica del volgare dilettantismo dei quotidiani giudizi +sui fenomeni del mondo classico romano, che noi abbiamo precedentemente +deplorato, e con cui il Trinchera si sarebbe vergognato di baloccarsi. + +[9] Cfr. Iomard — Mémoire sur l’Agricolture etc. de l’Égypte, sect. 1º, +T. XVII. + +[10] Robiou — Mémoires sur l’économie politique, l’administration et +la législation de l’Égypte au temps des Lagides, p. 44 e segg. Paris, +1875. + +[11] Ibid. 54-5. + +[12] Ibid. 32 e segg. + +[13] Ibid. p. 63. + +[14] Ibid. 72. + +[15] Ibid. p. 52 e segg. + +[16] Cfr. Cap. 1º, § II, del pres. lav. Robiou — Op. cit. p. 118 e segg. + +[17] Mayr — Lehrbuch der Handelsgeschichte, p. 17-8. Wien 1894. + +[18] Il Sergi (N. Antologia, 1 apr. 1899) à avuto il torto di +paragonare invece all’inglese il popolo romano. + +[19] Ciccotti — Il tramonto della schiavitù, p. 138 e segg. + +[20] Lombroso — Économie politique de l’Égypte sons les Lagides, p. 100 +e segg. Turin. 1870. Robiou — Op. cit. p. 108 e segg. + +[21] Cfr. Ciccotti — l. c. e Robiou — Op. cit. 66 e segg. + +[22] Riv. di cultura moderna. Fasc. 7-8, 31 Agosto 1900. Curis — «La +clientela e la schiavitù nell’antichità.» + +[23] Ziebarth — Das griechische Vereinwesen, p. 109 e segg. Leipzig. +1896. + +[24] Robiou — Op. cit. 66 e segg. + +[25] Ficker — Manuale della lett. classica antica, trad. dal De Castro, +I, 165 e segg., 192 e segg., 210 e segg. Venezia, 1840. + +[26] Riv. di cult. mod. l. c. p. 79-80. + +[27] Ciccotti — Op. cit. 141-3. Mayr — Op. cit. 30-5. + +[28] Böger — De mancipiorum commercio apud Romanos, p. 25-1841. + +[29] Barbagallo — Il _Senatus-consultum ultimum_. Cap. II, § 1 e op.^e +ivi cit. Roma. Löscher, 1900. Cfr. altresì Cap. II, § III e Cap. IX, § +5 del pres. lav. + +[30] Nitzsch — Die Gracchen und ihre nächsten Vorgänger p. 15. Berlin. +1847. + +[31] Cfr. Masè-Dari. M. Tullio Cicerone etc. p. 241 e segg. + +[32] Mommsen — Storia romana. III, 430-532, trad. it. del Sandrini, +1865. + +[33] Guhl e Koner — La vita dei Greci e dei Romani, § 69 e segg., trad. +dal Giussani. Löscher. Torino. + +[34] Aula — Compendio di Antichità romane, trad. dal Trinchera, II, p. +107-13. Napoli, 1850. + +[35] Mommsen — St. rom. 391-412. Ihne. Römische Geschichte I, 452-53. +1879. + +[36] Pirro morì al 273 e non al 274, come generalmente si crede (Niese +— Geschichte der Griech. und Maked. Staaten etc. II, 61, n. 51, 1899). + +[37] Iustine — Histoire universelle avec trad. franc. de I. Pierrot et +Boitard. XVIII, 2. 1862. Zonara — Epitome historiarum. VIII, 6. Lipsia, +1869. Dion. Hal. Quae supersunt. XX, 11. Eutr. — Breviarium ab urbe +condita. II, 15 ed. Ruehl. Lipsiae, 1887. + +[38] La dinastia dei Tolomei, imperante in questo tempo in Egitto, +dicesi anche dei Lagidi da _Lagos_, padre del fondatore della medesima. + +[39] Droysen — Geschichte der Hellenismus. P. IIª, V. 2º, p. 244. + +[40] Ib. 256. Niese — Op. cit. I, 35-43, 1896. + +[41] Droysen — II, 2, p. 129-3. Duruy — Histoire des Grecqs depuis les +temps les plus réculés jusqu’à la réduction de la Grèce en province +romaine, III, 383-7. Paris, 1887-9. Niese — I, 321-2. + +[42] Droysen — II, 2, p. 146-72. Duruy — III, 388. Niese — I, 322-33. + +[43] Droysen — II, 2, 258. III, 56. Duruy — III, 398. + +[44] Droysen — II, 2, 296-8. Duruy — III, 398. + +[45] Droysen — II, 2, 284, 286. + +[46] Droysen — II, 2, 236. Duruy — III, 399. + +[47] Droysen — II, 2, 318. Duruy — III, 401. + +[48] Droysen — III, 1, 56, 305-7. Cfr. Meltzer — Geschichte der +Karthager — I, 411-13. Berlin. 1896. Mayr — Op. cit. p. 17-18. + +[49] Droysen — III, 1, 237 e segg. Niese — II, 130 2. + +[50] Lo Schmid, che per spiegarsi l’ambasceria è ricorso a tali voglie +e desideri, (Cfr. Op. cit. 1-2), non s’è dovuto formare una chiara idea +della situazione di Pirro, Lisimaco e Tolomeo nell’Oriente antico. + +[51] Mommsen — II, 140 e segg. Ihne — II, 336 e segg. + +[52] Meltzer — Op. cit. II, p. 228-32, 246-8. Niese — II, 42. + +[53] Engel — Kypros. 40-71. Berlin. 1841. + +[54] Mayr — Op. cit. p. 18. + +[55] Droysen — III, 1, 305. Schneiderwirth. Op. cit. p. 5. + +[56] Plin. Hist. nat., XIII, 11 e XXVI, 26 ed. Lemaire. 1827. Lumbroso +— Op. cit. 147-8. + +[57] Cfr. Willems — Le sénat de la rép. romaine. II, 497. + +[58] Zonara — l. c. Val Max. — IV, 3, 9. Dio — l. c. + +[59] Id. I, 279, n. 4. + +[60] Willems — Op. cit. I, 279, n. 4. + +[61] Iustin. XVIII, 2. + +[62] Liv. Periochae, XIV. + +[63] Op. cit. p. 8. + +[64] Cfr. Böck — Corpus inscriptionum graecarum, n. 5795.1843. Plautus +— Pseudolus. act. I, sc. II, v. 14, ed. Lemaire. + +[65] Zonara — l. c. Dio — l. c. + +[66] Ibid. e Val. Max l. c. + +[67] Che sia stata la prima si rileva dal confronto della sua +cronologia con quella del regno di Tolomeo Filadelfo. + +[68] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 1-18. Richter — Handelsgeschichte in +Alterthum, p. 97 e segg. + +[69] App. Sic. I. + +[70] Schmid — Op. cit. 2-3. Ameilhon — Hist. du commerce et de la +navigation sous les Ptolémées, p. 103-4, 1766. + +[71] Op. cit. III 1, 305. + +[72] Cfr. Fasti consulares (in Bouché — Leclerq. Manuel d’autiquités +romaines. p. 497. Paris. 1886). + +[73] Droysen — Op. cit. III, 2, p. 15. + +[74] Droysen — Op. cit. III, 317-349. + +[75] Mahaffy — A history of Aegypt. The ptolomaic dynasty. 130-4, 1899. + +[76] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 124. + +[77] Droysen — Op. cit., l. c. p. 17-18. + +[78] Tale è anche l’opinione del Gutschmid (in Sharpe — Geschichte +Aegyptens. Ubers. v. H. Iolowicz, berichtigt von. A. v. Gutschmid. +II, Ausg. I, 221 A. 2). Il Bandelin (Op. cit. 10) à cercato di +contraddirvi, opponendo erroneamente un passo di Giustino (XXVII, +2, 9), secondo il quale pareva al critico che al 237, all’infuori +di qualsiasi guerra, fosse stata ratificata una pace decennale fra +Tolomeo, Seleuco e Antioco. Se non che Giustino fa solo menzione di +una pace fra Seleuco e Tolomeo, a cui come la sua stessa narrazione +ci assicura (XXVII, III, 9-11 e III, 9 e segg.), certo non partecipò +Antioco. Lo Schmid (Op. cit. 4) riferisce l’ambasceria romana alla +guerra da noi indicata, segnandola però erroneamente come del 241 a. C. + +[79] Il Droysen (Op. cit. III, 1, 387) e lo Schneiderwirth (Op. cit. +p. 9, n. 3), sulla fede di Svetonio (Claud. 25), pare propendano a +credere che, nella guerra egizio-siriaca del 219-7, i Romani abbiano +contro i Tolomei sostenuto le parti del pretendente Seleuco, ma nè +Svetonio afferma che l’alleanza fu stretta contro l’Egitto, nè è +facile attribuire il passo al Seleuco implicato nella IIIª guerra +egizio-siriaca. + +[80] IX, 44, 1-3. + +[81] Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 125. + +[82] Pol. l. c. + +[83] Cic. — Rhetorica ad Herennium. III, 2, 2. Lemaire. Parisiis. 1831. + +[84] Di ciò, benchè sforniti di testimonianze positive, ci assicurano +le prossime cordiali relazioni con Roma. + +[85] Cfr. Cic. — Orat. in Rullum II, 326 (ed. Lemaire). + +[86] Pol. l. c. + +[87] Ihne — R. G. I, 514, n. 1 e II. 215. + +[88] XXIII, 7-10. + +[89] Erano i comandanti del presidio romano di Capua o i _praefecti +iuris_. + +[90] Liv. XXVII, 4. Il Bandelin (p. 12) crede che la testimonianza di +Polibio sull’ambasceria romana, chiedente vettovaglie, che noi abbiamo +riportato all’anno 216 (Cfr. § 5), coincida con quella di Livio, di cui +adesso discorriamo, e ciò perchè a lui sembrava che le parole di Livio +contraddicessero ad un’anteriore richiesta di aiuti. + +Tale contraddizione è affatto inesistente, ma quel che più importa +si è che le circostanze, menzionate da Polibio, non si attagliano più +all’anno 210, cui con certezza deve riferirsi la menzione liviana. + +[91] Mommsen. I, 120-48. + +[92] Ibid. 145-6. + +[93] Niese. II, 475 e segg. Ihne. II, 339-40. + +[94] L’Ihne (II, 339) e il Weissenborn (n. a Liv. XXVII, 30, § 4-7) +ritengono la mediazione del 208, il Niese (II, 485) del 209. + +[95] Liv. XXVII, 30, § 4-7, 9-15. App. Mac. II. + +[96] App. l. c. + +[97] Liv. l. c. + +[98] Liv. XXXI, 2. + +[99] Mahaffy — Op. cit., p. 142-7. + +[100] Cfr. Bandelin — 14. + +[101] XXXI, 1. + +[102] XV, 23 § 1-3 e XVI, 21 e segg. + +[103] Ibid. V, 63, § 1. + +[104] Inst. XXX, 1-3. + +[105] Pol. XVI, 21-2. + +[106] Niese — II, 637, n. 2. + +[107] App. Mac. III. + +[108] Taccio delle testimonianze di Val. Max. (VI, 61), di Tacito +(Annales — II, 67, ed. Iacob. 1875-7) e — per ora — della leggenda +incisa nella moneta riprodotta in Mommsen (C. I. L. Iº, n.º 474. +Berlin. 1868), che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero riferirsi +ad altra età. Tacito inflitti parla di «Ptolemei _liberis_,» mentre +Tolomeo IVº non aveva che un solo figliuolo. Val. Max. menziona Lepido +come già pervenuto per la seconda volta al consolato ed allora _P. M._, +nel qual caso l’ambasceria deve essere posteriore al 175, poichè il +pontificato massimo di Lepido è del 180, mentre i suoi due consolati, +rispettivamente, del 187 e 175. Infine la moneta ci presenta Emilio +Lepido, (al 201 ancor giovanissimo), già calvo. (Pighius — Annales rom. +II, 404. 1615. Cfr. Cohen. Description générale des monnaies de la rép. +rom. Pl. I, 6. Paris. 1857). Non tralascio però un’ultima osservazione +non scevra d’importanza. Il tutore di Tolomeo Epifane, M. Emilio +Lepido, dovrebbe, cosa più che inverosimile, essere probabilissimamente +quello stesso, che, quattro anni di poi, sarà ancora così giovane +da meritare, solo in grazia di codesta sua qualità, l’indulgenza di +Filippo di Macedonia (Pol. XVI, 34, § 1-6. Liv. XXXI, 18, § 1 e segg.). +Cfr. anche Band. 15. + +[109] Appiano veramente parla di Tolomeo IVº, ma la qualifica, che ne +offre («ἔτι παῖς ὤν») dà ad intendere che si tratta del figlio, Tolomeo +Vº. + +[110] Pol. III, 2. È bene rammentare come in quel tempo l’Egitto +subisse una generale insurrezione delle sue province, di cui, più che +gli storici greci, ci avvertono le iscrizioni demotiche di Canopo e di +Rosetta (Cfr. Révillout. _Les décret de Canops_ etc. in _Rev. arch._ +nov. 1877). + +[111] Cfr. anche Liv. XXXI, 14; 1, § 10, 2, § 1. Pol. XV, 20. + +[112] Affinchè, dice Polibio, insieme con Epifane, si erigesse a +intermediario fra Roma e la Macedonia, o meglio, secondo App. (l. c.), +facesse eguale ingiunzione di desistere dalle ostilità. + +[113] Cfr. Cap. I, § 8 del pres. lav. + +[114] Era salito al trono al 204, di cinque anni circa (Letronnes — +Recueil des inscriptions grecques et latines de l’Egypte. I, 265-6. +1842-8). Circa le versioni delle _fonti_ sulle origini della seconda +guerra macedonica cfr. Nissen — Kritischen Untersuchungen über die +Quellen der vierten und fünften Dekade des Livius, p. 119 e segg. e +Anhang. II, 306. Berlin. 1863. + +[115] Liv. XXXI, 5, § 5-7. L’assenza di qualsiasi tutela da parte di +un emissario romano sulla corte di Alessandria, oltre che da codeste +due ambascerie, è altresì palese da tutte le altre, che verremo notando +durante la prossima guerra macedonica e la prima siriaca. + +[116] Liv. XXXI, 9 § 1-5. + +[117] Babelon — Monnaies de la république romaine; 126-8. Paris. 1885. +Infatti Giustino, Massimo e Tacito sono tutti posteriori all’anno di +coniazione della moneta. + +[118] Troplong — De la contrainte par corps. X e prec. Bruxelles. 1848. + +[119] Lange — Römische Alterthümer. Iº, p. 446-7. Berlin 1856. De +Ruggiero «Agrariae leges» in (Encicl. giuridica it. § 2 e segg.). + +[120] Questa popolazione minuta non bisogna però crederla tutta, ed +in ogni tempo, avversa alla grande politica estera, voluta allora dal +senato. Finchè fu composta di proprietari sulla via della rovina o di +rovinati con speranza di risurrezione, essa ebbe motivo di avversare +la politica delle classi dominanti. Ma, quando il proprio disastro +fu irreparabile, quando le file dell’esercito furono aperte anche ai +non censiti, e la speranza di assegnazioni demaniali e di elemosine +da parte dei benestanti e degli uomini di governo — tanto più laute, +quanto più sontuosa ne era la mensa — brillò anche pei veterani e pei +proletari, i loro interessi ebbero agio di coincidere coll’imperialismo +dei dominatori. Tanto più che, chiusa ogni altra via legale, quella +del comando militare rimase ai capi della democrazia mezzo fortunoso +di vittoria e di governo, mentre intanto, presago del nuovo pericolo, +il senato, come avremo a notare, (V^i. Cap. VI, § 2 del pres. lav.) +inorridiva dal perseverare nella via con tanto calore intrapresa. + +[121] Mommsen — St. rom. II, 148. + +[122] Liv. XXXI, 6. + +[123] Masè-Dari — Op. cit. 242 e passim. + +[124] Id. 7. + +[125] Id. 8. + +[126] Il Bandelin (16) dichiara di non scorgere tale intenzione +nell’ambasceria egizia, tanto più che la corte alessandrina non era +da alcun trattato con Roma obbligato ad aiutare i propri alleati, solo +«_ex autoritate populi romani_». Crede invece che, desiderando aiutare +gli Ateniesi e trovandosi minacciata da Filippo e da Antioco, la corte +alessandrina abbia cercato di servirsi dei Romani in pro dei loro amici +della Grecia. + +L’atto diplomatico della corte alessandrina non può spiegarsi senza +tener conto della identica posteriore condotta in due altri prossimi +eventi (Cfr. § 12, 13 del pres. cap.), i quali, per le opposte loro +circostanze, escludono l’ingenua interpetrazione del Bandelin. + +[127] Cfr. Cap. I, § 8. + +[128] Niese — Op. cit. II, 169. 1899. Strack. Die Dynastie der +Ptolomäer p. 383. 1896. Droysen — Op. cit. III, 1, 399. + +[129] Droysen — III, 1, 399. + +[130] Niese — II, 357, n. 1. Droysen — III, 1, 347. + +[131] Niese — II, 122. Head — Historia nummorum. 496. Oxford. 1887. + +[132] Niese — II, 406 e 169. + +[133] Niese — II, 101, 406. Starck. l. c. Head. p. 624. + +[134] Niese — II, 169. Droysen — I, l. c. e n. 1. + +[135] Niese — II, 406, Droysen — l. c. e III, I, 347. + +[136] Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 347 e 399, III, 2, 145. + +[137] Niese — II, 139, n. 2. Droysen — III, I, 399. + +[138] Niebuhr — Kleine historische und philologische Schriften I, 238 e +289. Bonn. 1828. + +[139] Niese — II, 101, 143-4, 406. + +[140] Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 357. Head. 670, 2, 45. + +[141] Niese — II, 141-2. + +[142] Dr. III, 1, 256. Head. 680. + +[143] Head. — 678. + +[144] Head — 677. Su codesti possessi egizi cfr. anche Niebuhr. Op. +cit. I, 288-95. Bonn. 1828. + +[145] Cap. Iº, § 2º. + +[146] Lumbroso — Op. cit. p. 226. Guiraud — Op. cit. 4-5. + +[147] Lumbroso — Op. cit. 154-5. + +[148] Lumbroso — Op. cit. 139-40. Robiou — Op. cit. p. 136-47. + +[149] Lumbroso — Op. cit. 155. Guiraud — Op. cit. 3 e segg. + +[150] Niese — II, 371. + +[151] Niese — II, 581. + +[152] Liv. XXXI, 15, 8, 31, 4. Pol. XVIII, 37, 8. + +[153] Pol. XV, 23, 9 e segg. XVII, 3, 11. XVIII, 34, 5. Niese — II, 581. + +[154] Pol. XV, 23, 9. XVII, 2, 4. Cfr. Niese — II, 581. + +[155] App. III, Niese. II, 583. Essa però tornava poco dopo in potere +dell’Egitto (Niese. II, 588 e n. 1). + +[156] Pol. XVI, 15, 6. Niese. II, 586. + +[157] Pol. XVI, 11, § 2-6. + +[158] Pol. XVI, 12 e 24. XVII, 2, 3. XVIII, 27, 4. Liv. XXXIII, 18 e +segg. Niese. II, 587. + +[159] Liv. XXXI, 16, 3 e segg. + +[160] Niese. II, 593. + +[161] Al 206-5. (Mommsen — St. rom., I, 2, 144). + +[162] Pol. XVI, 34, 2 e segg. + +[163] Cfr. Mommsen — Op. cit., I, 2 p. 217-27. Ihne — R. G. III, p. +23-52. Holm — Op. cit. IV, 435-43. Niese. II, 595 e segg. + +[164] Liv. XXXII, 10. App. Mac. V. Niese. II, 610. + +[165] Pol. XVIII, § 13-14. Liv. XXXII, 33, 4. App. Mac. VI. Flathe +— Geschichte Makedoniens II, 367 e segg. Leipzig. 1834. Niese — II, +621-3. + +[166] Liv. XXXII, 37. + +[167] Pol. XVIII, 27 § 1-4. Liv. XXXIII, 30. Livio pare identifichi +Mirina con l’omonima città eolia dell’Asia Minore; Polibio con la città +su Lemno (Cfr. Liv. ed. Weissenborn — l. c., n. 1 e 9). Valerio Anziate +(Cfr. Liv. XXXIII, 30 § 10-11) aggiunge che Rodi ebbe Stratonichea e +le città carie, come Atene qualcuna delle Cicladi; ma sono notizie +inattendibili (Cfr. Nissen — Kritische Untersuchungen. 125-6; +Weissenborn — l. c., n.; Niese. II, 648, n. 2. + +[168] Dal fatto che più tardi, nella pace con Antioco IIIº di +Siria, Efeso passerà ad Eumene, re di Pergamo, il che, a norma del +trattato romano-siriaco, non poteva darsi, se questa fosse già stata +riconosciuta autonoma, ne consegue che essa dovette rimanere sotto il +dominio dell’Egitto. + +[169] La difficoltà di fissare con precisione tali perdite, che furono +certo maggiori di quelle possibili a rilevare, è enorme, e ciò proviene +dalla nostra parziale conoscenza, sia dei possedimenti egiziani in +ciascuna delle succitate regioni, sia delle conquiste ivi compiute +da Filippo. Siamo anzi talora ridotti ad arguire la precisa località +dei possessi egizi dalla presente invasione macedone e dalla prossima +siriaca. + +[170] Pol. XVIII, 33, § 6 e Iust. XXXI, 1. + +[171] Hieronymus — Comentaria in Danielem. Cap. XI, col 709. (in +Opera. Vº, Veronae 1736. Iustini. XXXI, 1.) Starck — Forschungen zur +Geschichte und Alterthumskunde des hellenistichen Orients; Gaza und die +philistäische Küste. p. 400-1 e segg. Iena. 1852. Niese — II, 578. + +[172] Starck — 402-3. Niese. II, 579. + +[173] Iosephi. — A. I. XII, §. Iustini — XXXI, 1. Champollion Figeac. — +Annales des Lagides. II, 92-100. Paris. 1819. Starck. 403-5. Niese. II, +579-80. + +[174] Iosephi — XII, 3. Hieronymi — l. c. Eusebii Caesaris — Chronicon +bipartitum. II, p. 237. Venetiis. 1818. Cfr. Champollion. Figeac — Op. +cit. e l. c. e Starck — 425-8. + +[175] Liv. XXXIII, 19, 8 e segg. 20, 4. Hier. in Dan. XI, col 709. + +[176] Hier. l. c. Liv. XXXIII, XX. + +[177] Liv. XXXIII, 20 § 12. Pol. XXXI, 7, 6. + +[178] Liv. XXXVII, 17, 3. + +[179] Hier. l. c. Su questa campagna di Antioco, cfr. Flathe — Op. cit. +I, 362 e segg., Niese. II, 639 e segg. + +[180] Liv. XXXIII, 38. + +[181] App. Sir. l. c. Liv. XXXIII, 38. Niese. II, 641-68. + +[182] App. Sir. II. + +[183] Liv. XXXIII, 34. § 2-4. + +[184] Liv. l. c. Pol. XVIII, 30, § 1-2. + +[185] Pol. XVIII, 32 § 3-4. Liv. XXXIII, 39. App. Sir. II, 3. Polibio +e Livio dicono al solito che l’ambasceria fu inviata per conciliare +la pace fra Tolomeo e Antioco, ma ciò è smentito dal contenuto della +conferenza medesima. + +[186] Pol. XVIII, 33 § 1-6. + +[187] Pol. XVIII, 33 § 1-9. + +[188] Antioco avrà probabilmente accennato al matrimonio fra la figlia +ed Epifane, non ancora celebrato e che avrà luogo al 193. Cfr. § 12 del +pres. cap. + +[189] Pol. XVIII, 34. Liv. XXXIII, 40. App. Sir. III. + +[190] Niese. II, 643, cfr. p. 642. + +[191] Pol. XVIII, 35, 1-5. Liv. XXXIII, 40 § 1-5. App. Sir. III. + +[192] Liv. XXXIII, 40 § 1-5. + +[193] App. Sir. IV. + +[194] Liv. XXXIII, 58 § 2-4. + +[195] Liv. XXXV, 16-17. App. Sir. 2. + +[196] Liv. XXXV, 13 § 4-5. + +[197] Liv. XXXVI, 4 § 1-4. + +[198] Liv. XXXVII, 3 § 9-11. + +[199] Liv. XXXVII, 35, § 1-3. Pol. XXI, 11, § 2. (Cfr. 10, § 1-14). +Diodorus Siculus — Bibliothecae historicae quae supersunt. XXIX, 7. +Didot. 1855. App. Sir. 29. + +[200] Liv. XXXVII, 25 § 9-10. + +[201] Sulle questioni riguardanti codesta linea di confine cfr. Mommsen +— Römische Forschungen. II, 57 e segg. Berlin. 1879. + +[202] Liv. XXXVIII, 38. Diod. XXIX, 10. App. Sir. XXXVIII. Pol. XXII, +26. (Cfr. XXI, 14). + +[203] Niese. II, 749, cfr. p. 24, n. 4, p. 122, n. 5. + +[204] Id. p. 760. + +[205] Niese. II, 760. Liv. XXXVIII, 39. Pol. XXII, 27. App. Sir. 44. + +[206] Champollion — Figeac. Op. cit. II, 28. Strack — Op. cit. 183. + +[207] Strack — Op. cit. 183 e 196, n. 18. Berlin 1896. + +[208] V^i. Cap. II, § 2 del pres. lav. + +[209] Op. cit. II, 404. + +[210] Cfr. p. 31, n. 8 del pres. lav. + +[211] Ep. 59. Cfr. Drumann. Geschichte Roms etc. V^e 4º p. 60-1. +Könisberg. 1838. Fu questi P. Licinio Crasso Dives cons. al 133, da +non confondersi con l’altro P. Licinio Crasso, di eguale soprannome, +console al 205. (Cfr. Drumann — Op. cit. IV, 59-60). + +[212] Cfr. Eckhel — Doctrina nummorum p. 123-6. Credo opportuno far +notare, sull’autorità del Mommsen. (Hist. de la monnaie romaine etc., +trad. par De Blacas. II, 501. Paris. 1870), che la moneta romana, di +cui s’è già discorso (Cap. II, § 11), non riproduce la cronologia +di Val. Max., poichè, «secondo le disposizioni della leggenda, i +differenti titoli onorifici, in essa contenuti, non debbono essere +letti di seguito». + +[213] Liv. XLII, 6. (Cfr. XLII, 17). + +[214] Pol. (XXXVII, 17 e XVIII, 1) parla della sola Celesiria e della +Fenicia, ma, se la questione si agitava per la Celesiria, non esiste +ragione alcuna perchè non dovesse agitarsi per le città egizie della +Siria e della Palestina. + +[215] Pol. (l. c.) e Liv. (XLII, 29, § 5-7) ci danno notizie +contradditorie. Cfr. Pol. XXVIII. 17, 6 e segg. Hofman — De bellis ab +Anthioco Epiphane adversus Ptolemaeos gestis, p. 5. 1855. Starck — Op. +cit. 427. + +[216] Starck — Op. cit. 430-4. + +[217] Pol. XXVIII, 1 e Liv. XLII, 29 § 5-7. Diod. XXX, 2. + +[218] Pol. XXIV, 4, 16. + +[219] Pol. XXIX, 10, § 3. + +[220] Porphyrius (in Fragm. hist. graec. ed. Muller, p. 720). + +[221] Liv. XLIV, 19, § 6-14. + +[222] Liv. XLIV, 20, 1. + +[223] Liv. XLIV, 39, § 1-5; XLV, 10. + +[224] Ihne. R. G. III, 235. Mommsen — Op. cit. II, 283. + +[225] Pol. XXIX, 7. + +[226] Pol. XXIX, 8-10, § 1-4. + +[227] Bandelin — Op. cit., p. 22. + +[228] Liv. XLV, 11, § 9-11. + +[229] Liv. XLV, 12 § 1-4. Val. Max. VI, 4, 3. Vell. Pat. I, 10. + +[230] Pol. XXIX, 4. Liv. XLV, 12 § 1-8. App. Sir. 66. Cic. Phil. VIII, +8, 23. Val. Max. VI, 4, 3. + +[231] Pol. l. c. Liv. XLV, 13 § 1. Ios. Flavii. A. I. XII, 5, 2. + +[232] Pol. XXIX, 11, § 9. + +[233] Pol. XXX, 11, 2. + +[234] Pol. XXX, 11, 2. + +[235] Pol. l. c. e Liv. XLV, 13, § 1-8. + +[236] Liv. l. c. e Pol. l. c. + +[237] Liv. XLV, 13. Cfr. Champollion. Figeac — Op. cit. II, 144, n. 1. + +[238] Tale situazione esporrà Evergete nella sua prossima venuta a +Roma (Cfr. Pol. XXXI, 18 e Zonara IX, 25). Quanto alla Libia, essa +ci risulta in suo potere dal fatto che egli, pur essendo entrato +in lotta col fratello, vi approderà indisturbato dopo il suo primo +viaggio a Roma (XXXI, 25, 8 e 26, 3) e dall’esplicita dichiarazione +di Polibio che, poco dopo, i Cirenesi insorgeranno contro di lui +insieme coi _Libi_ (XXXI, 26, 9 e 11). Benchè gli storici antichi e +moderni confondano spesso la Libia con la Cirenaica, poichè questo +curioso nome di Libia può attagliarsi a tutta l’Africa, come quello +di Cirenaica può slargarsi sino a coincidere con la Libia in senso +ristretto, fa d’uopo distinguere nettamente le due regioni. La Libia +propriamente detta comprende la costa nord dell’Africa, che dall’Egitto +si stende ad Occidente sino alla Gran Sirti (Kiepert — Lehrbuch der +alten Geographie, p. 210-1. Berlin. 1878), mentre la Cirenaica è +quella regione, che, a nord dei deserti libici, si addentra nel mare, +elevandosi a mo’ di isola per 500 o 700 metri di altezza (Ibid. 216). + +[239] Pol. XXXI, 12, 14. + +[240] Sugli avvenimenti narrati nel pres. paragrafo, cfr. Engel — +Kypros, p. 409-16. Berlin. 1841. Pauly — Realencyclopedie. VI, 1. p. +220. Schmid — Op. cit. p. 7-8. Mahaffy. A history etc. 175-6. Drumann +— G. R. V, 128 e segg. Champollion. — Figeac — Op. cit. II, 149-52. +Come si rileva dal nostro racconto, noi non ammettiamo il precedente +esilio di Tolomeo Filometore e la sua susseguente venuta a Roma, cui +hanno prestato fede la maggior parte degli storici (Vaillant — Hist. +Ptolemaeorum Aegypti regum, p. 96. Amsterdam. 1701. Pighius — Ann. Rom. +II, 403. Eckhel — Op. cit. IV, 16. Pauly. l. c. Schneiderwirth. p. 24. +Mahaffy — Op. cit. p. 175. Mommsen. St. rom. III, 54, etc. etc.), e +ciò per varie ragioni: 1) Perchè, anzi tutto, le fonti più antiche, su +cui i medesimi si fondano, o non specificano, come Diodoro (XXXI, 18), +di quale Tolomeo si tratti, e debbono, in questo caso, interpetrarsi, +confrontandole con le rimanenti; o i loro autori si sono trovati essi +medesimi nel nostro imbarazzo, come Eusebio dichiara di sè (Chronicon +I, 239-41), e come probabilmente dovette accadere a Valerio Massimo +(VI, I, 1) ed a Livio (Periochae 46, § 10), se pure il testo di codesti +due A. non debba subire qualche mutazione (non si tratterebbe che +di cambiare un _maiore_ in _minore_), o se, per lo meno, il passo di +Valerio Massimo non debba riferirsi a Tolomeo Aulete, quarto successore +di Filometore (Cfr. l. c. p. 284 ed Helfrecht. 1799). 2) Perchè così +vien rimosso il grave inconveniente di una fuga di Filometore, la +quale, oltre a riescire inesplicabile, data l’enorme disparità di +difesa e di offesa, di cui disponevano i due fratelli, che ci è, +fra l’altro, rivelata nei costanti, prossimi e disastrosi insuccessi +delle guerre suscitate da Evergete, non è se non un duplicato, con +identiche circostanze, di quella che di lì a poco seguirà allo stesso +Evergete. 3) Perchè altrimenti rimarrebbe difficile spiegare i motivi, +per cui il senato, che una prima volta avea dovuto stabilire in un +modo, credette poscia di dover dar di frego ai propri decreti in pro +di Filometore (Pol. XXXI, 18), proprio in grazia del competitore che +vi si ribellava, e s’interessò tanto dell’affare da disdire in un atto +supremo d’indignazione l’alleanza contratta col primo. La cacciata poi +di Filometore per opera di Evergete, di cui tratta Polibio (XL, 12), è +invece, secondo me, come secondo il Drumann (Geschichte Roms, V, 128), +da riferirsi al tempo della prima invasione di Antioco Epifane. Cfr. +Cap. V § Iº, ultima n.ª del pres. lav. + +[241] Diod. XXXI, 18. + +[242] Porphyrius. p. 711 (in fragm. hist. graec. ed. cit. Cfr. Ibid. p. +718 e Champollion-Figeac. — Op. cit. II, 150, n. 2.) + +[243] Pol. XXXI, 20, 8 e segg. + +[244] Val. Max. VI, I, 1. + +[245] Sul numero degli ambasciatori Polibio ci dà notizie +contradditorie, (Cfr. XXXI, 18, 9 e XXXI, 25 e 26). + +[246] Pol. XXXI, 18. + +[247] Pol. XXXI, 25. + +[248] Pol. XXXI, 26. + +[249] Schmid — Op. cit. p. 7. + +[250] Pol. XXXII, 1. + +[251] Pol. XXXIII, 5-7. + +[252] Mommsen — Op. cit. II, 22-4. Ihne — III, 171 e segg. + +[253] II, 7. Cfr. p. 6 e 149 e Ihne — III, 825 e segg. + +[254] Diod. XXXI, 33; Pol. XL, 12, 6. Zonara. IX, 25. + +[255] Diod. l. c., Zon. l. c. Liv. Per. 47, 5. + +[256] Zon. l. c. L’Engel (Op. cit. p. 415) narra questi episodi come +anteriori al 154 non rilevando che il passo di Polibio (XL, 12, 6), cui +solo era dato definirne la cronologia, in quanto un capitolo precedente +contiene la narrazione dell’ultimo viaggio di Evergete a Roma, è +incastonato in una commemorazione laudatoria di Filometore, ove si dà +saltuariamente notizia degli episodi della vita del medesimo. + +[257] Op. cit. p. 416. Cfr. Starck. — Op. cit. 437. + +[258] Mommsen — II, 153-4. + +[259] Cfr. Starck. — Op. cit., 437-8. + +[260] Mommsen — II, 26-33. + +[261] Mommsen — Op. cit. II, 6-19. + +[262] Id. II, 40. + +[263] Schmid — Op. cit. 7. + +[264] Sharpe — Op. cit., p. 266, n. 2. + +[265] Mommsen — St. rom. II, 54-5. + +[266] Pol. XXXII, 7. + +[267] Pol. XXXIII, 14, 1 e 16, 9-13. + +[268] Ios. Fl. A. I. XIII, 21-4. Iust. XXXIV, 1. Pol. III, 5, 3. + +[269] Iust. l. c. + +[270] Ios. Fl. A. I. XIII, 4. + +[271] L’avversione di Filometore contro Demetrio porta altresì, come +sua causa, un tentativo di Demetrio su Cipro, che può essere collocato +fra il 161 e il 154, (cfr. Pol. XXIII, 32, ed. Engel. Op. cit. 416-7). +Tale atto, io credo, c’illumini sulla questione della cacciata o meno +di Filometore dal trono d’Egitto per opera di Evergete (Cfr. Cap. IVº, +§ 1º, n.^e del pres. lav.). Come conciliarlo infatti con l’esibizione, +da parte di Demetrio, di tutti i suoi buoni uffici e la sua mediazione +presso il senato (Diod. XXXI, 18), al preteso arrivo di Filometore in +Roma? + +[272] Cfr. Starck — Op. cit. 437-8. + +[273] Ios. Fl. A. I. XIII, 4, 6 e segg. Zonara. IV, 23. Cfr. Pol. XL, +12 e Lib. Machabaeorum I, XI, vº 1-17. (in Scriptura Sacra, T. XX. +Parisiis. 1841). + +[274] Starck — Op. cit. p. 184 e 198, n. 23. + +[275] Mahaffy — Op. cit. 183-4. + +[276] Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2. (in Collana degli antichi +storici greci volgarizzati. _Delle antichità giudaiche._ Vº Milano. +1822). Iust. XXXVIII, 8. Mahaffy — Op. cit. 144 e segg. + +[277] Moisè Schwab — Storia degli Ebrei dall’edificazione del secondo +tempio ai giorni nostri, p. 19-22, trad. it. di G. Pugliese, Venezia. +1870. + +[278] Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2; Macchab. I, III, 5 e segg. + +[279] Machab. I, VIII, 22 e segg.; I, XII, 1 e segg. + +[280] Schwab — Op. cit. 24. + +[281] Machab. I, XIV, 18 e segg. Ios. Fl. A. I. XIII, 13. + +[282] Lib. Machab. I, XV, 16-21. + +[283] Tale cronologia è definita dall’ascensione di Simone giudeo +agli onori di principe indipendente del suo popolo, avvenuta al +142 a. C., sotto gl’inizi del cui dominio il libro dei Maccabei (l. +c.) e Giuseppe Flavio (l. c.) menzionano avvenuto il rinnovamento +dell’alleanza con Roma, e dal prenome di _Lucio_, console firmatario +del rescritto concernente la medesima. L’ottenne (Gius. Fl. A. I. XIII, +14) dominazione di Simone comprende, nel suo giro, due soli consoli con +simile prenome, L. Calpurnio Metello al 142 e L. Furio Filo al 136, [il +creduto L. Calpurnio Pisone del 139 non è un _Lucio_, sibbene un _Gneo_ +(Cfr. Drumann — G. R. II, 87)], ma l’ordine della narrazione dei Libri +Machab., che ce la ricollegano al primissimo esordio della dominazione +di Simone, fa propendere tutte le probabilità della scelta sull’anno +del consolato di Metello (142). Calcolando il tempo necessario al +viaggio della vecchia e della nuova ambasceria orientale e romana, si +ha il biennio 142-1. + +[284] Gellio — XVIII, 9 (in Meyer — Oratorum romanorum fragmenta cfr. +p. 108-10, 1842). + +[285] Charisius — p. 137 (in Meyer — l. c.) Tale accenno a me sembra +decisivo per spostare al 141 o giù di lì la data dell’orazione. Durante +il regno di Filometore, tanta strana potenza di L. Termo è da giudicare +inverosimile. Piuttosto, dopo il favorito avvento di Evergete, +quegli potè, al pari del Tolomeo, pescare nel torbido della reazione +seguitane, e, sembra, in maniera più indecente del suo protetto, il +quale, alla fine, avea dovuto intimargli di smetterla. Così appunto +l’«_interdicere rem capitalem_», rimasto inintelligibile al Meyer (V^i +nª al l. c.), mi sembra possa invece acquistare un significato ben +definito. Il Meyer (Op. cit., p. 108) crede l’orazione del 154. Ma tale +cronologia è inverosimile, dappoichè il 154 è l’anno della partenza +degli ambasciatori romani, (fra cui L. Termo), dopo l’ultimo, disperato +appello di Evergete, e Termo, che al 145 soggiornava ancora in Egitto, +(Cfr. Gius. Flav. — Contro Apione. II, 3, 2) non poteva, come risulta +dalla presente orazione, (Cfr. Charis. l. c.), figurare in Roma al 154. +Per identico motivo erra il Drumann (R. G. Vº, 129), cui era sfuggito +il passato di Carisio, nell’assegnare l’orazione al 153. + +[286] Prisc. T. I, 108 e 111 (in Meyer — Op. cit. 108-10). + +[287] Gellio — XX, 11 (in Meyer — l. c). + +[288] «.... Μάρ[χ]ον, συγγενῆ βαδιλέως, Πτολεμαίου Εὐεργέτου, καὶ +βασιλίσσης Κλεοπάτρας καὶ ἐπιστράτηγον Λ[ο]ύκιοζ καὶ Γαῖος Πέδιοι, +Γαίου υἷοί, ῥωμαῖοι, ἀρετὴς ἕνεκεν καὶ κἀλογαθίας καὶ τῆς εἰς εαὐτοὺς +εὐνοίας, Ἀπώλλωνι, Ἀρτέμιδι.» Cfr. Prideaux — Marmora oxoniensia p. +150-3. Oxonii. 1676. Mittaire — Marmora oxoniensia. p. 87 n. XXVI. +Londini. 1732. Letronne — Recherches pour servir à l’histoire de +l’Egypte etc. p. 276-9. Paris. 1823. Champollion Figeac — Op. cit. III, +406. Böckh. Corpus inscriptionum graecarum, n. 2285. + +[289] Ve n’era infatti più d’uno. Cfr. Robiou — Op. cit. p. 198 e segg. + +[290] Letronne — Op. cit. 273 e segg. Robiou — Op. cit. 198 e segg. + +[291] Letronne — Op. cit. 321-8. Id. — Inscriptions grecques et latines +de l’Egypte. I, 372. Paris. 1842. Cfr. Robiou — Op. cit. l. c. + +[292] Letronne — Op. cit. 298. + +[293] Cfr. Cap. IX, § 7 del pres. lav. + +[294] I «cordiali rapporti» non cessano di rilevarsi da una +iscrizione, capace altresì di illuminare sulle relazioni commerciali +romano-egiziache sotto Evergete. (Cfr. Bullettin de correspondance +hellénique, VIII, 107). + +[295] La vera data di questa missione è rimasta in certo modo oscura, +come maggiormente ne sono i motivi. Cicerone [Somnium Scipionis, +3, (11) (in De Republica, VI), curato dal Pasdera. Torino. 1890], +c’informa che l’ambasceria di Scipione in Egitto, Siria, Asia e Grecia, +fu posteriore alla sua censura (a. 142), e che l’anno stesso, in cui +egli, ancora in missione all’estero, veniva nominato console per la +seconda volta (a. 135). Ma negli _Academica priora_ (II, 25), Cicerone +torna ad accennare ad un’antonomastica ambasceria di Scipione, che +questi ebbe a compiere prima della sua censura e che gli storici, per +il fatto di non conoscere altre sue ambascerie, hanno identificato +con la precedente. Come se ciò non bastasse, Cicerone medesimo nel +De Rep. [3, 35, 40, (Cfr. Cic. Opera. P^e. IV, 2 ed. Klotz. Lipsiae. +1874)], le cui scene s’immaginano avvenute nel 129 (Cfr. Teuffel — +Geschichte der Röm. Litteratur, I, 341, ed. Schwabe. 1890), fa menzione +di un viaggio _recentissimo_ di Scipione, compiuto insieme con Spurio +Memmio, il quale da Giustino (XXXVIII, 8) ci risulta come uno dei +membri dell’ambasceria recatasi in Egitto; e, quasi ad accrescere +l’incertezza, Val. Massimo (IV, 3, 13) riferisce l’avvenimento come +posteriore al secondo consolato (134) e al secondo trionfo di Scipione, +cioè al 133 (Cfr. Lange — Römische Alterthümer, II, 331, e Mommsen — +Op. cit. II, 19). D’altro canto Plutarco (Apophthegmata, p. 200, in Op. +mor. V. 2. Parisiis. Didot. 1841) ci dà notizia di parecchie missioni +diplomatiche di Scipione, di cui egli colloca questa in Egitto, che +sarebbe la terza, come posteriore alla gestione della censura, il che +noi, connettendo con la citazione del _Somnium Scipionis_, l’unico +passo, in cui, da fonte contemporanea, ci si ricordi una vera e propria +ambasceria in Egitto, ricaviamo nuovamente la data del 135, l’unica che +ci sembra attendibile. + +Valerio Massimo, al solito, preoccupato dei suoi intenti apologetici +non ha dovuto badare alla cronologia. Cicerone negli _Academica_ avrà +errato per trascuraggine o accennato a qualche altra ambasceria, così +come l’altro passo del De Rep. (3, 35), che è del resto dubbio se +faccia al caso nostro, deve intendersi riferito a una data, non già +immediatamente, ma solo da recente trascorsa. Sulla questione della +cronologia e delle ambascerie di Scipione Cfr. Bendinelli — P. Cornelii +Scipionis Aemiliani Africani minoris Vita, p. 71-2. Florentiis. 1549; +Id. — Locorum historicum adnotatio: loc. XV, XVI, XVII [in Gruterus — +Thesaurus criticus. II, 352-3. Francoforte. 1604]; Simson — Chronicon +catholicum, a. m. 3875. 1651. Mai — Cicerone, De rep. quae supersunt, +p. 266, 1 e p. 317, n. a. Romae. 1822; Gerlach — Historische Studien, +I, Der Tod des P. C. Scipio Aemilianus, p. 220. 1841. Lange — Op. cit. +II, 329. Pasdera. Il sogno di Scipione, App. I, p. 30. Bandelin — Op. +cit. 31-3. + +[296] Iust. XXXVIII, 8. Schneiderwirth — Op. cit. 30-1. Lumbroso — +L’Egitto al tempo dei Greci e dei Romani 82-3. Roma. 1882. + +[297] Posidonius Apamensis (in Fragm. hist. graec. ed Muller p. 255 e +in Atheneo — Deipnosophistae. XII, 73. ed Meineke. Lipsia. 1858-9). +Plutarco — Apophtegmata p. 200. Episodio degno di essere rammentato +per la sua strana originalità è questo che Evergete, di cui gli storici +greci ci tratteggiano i più nauseanti ritratti fisici e morali, aveva +chiesto la mano della futura madre dei Gracchi, la quale, naturalmente, +avea rifiutato (Plut. Tiberius Gracchus. I, 3). + +[298] Iust., Athen., Plut., Diod. l. c. Cfr. Lumbroso l. c. + +[299] Non faccio, al pari dello Schneiderwirth (Op. cit. p. +30-1), rimprovero alcuno ai Romani per la loro indifferenza verso +la scandalosa condotta, privata e pubblica, di Evergete, per la +semplicissima ragione che codesto tratto della biografia del medesimo è +probabilmente un’invenzione o un’ingenuità delle fonti (Cfr. Mahaffy — +History etc. 186-7; 203-4). + +[300] Mahaffy — Op. cit. p. 206. Strack — Die Ptolomäer, p. 185, 1896. + +[301] Strack — Op. cit. 51. + +[302] Iust. XXXIX, 5, 2. + +[303] Iust. l. c. Eutr. VI, 11, 3. Historia miscella [in Muratori. Rer. +it. scriptores (col 39 B.). Mediolani. 1723]. Liv. Per. 70. Obsequens +— Liber Prodigiorum. CVIII. Lemaire. Parisiis. 1823. Cassiodoro — +Chronicon (in Op. I, 358. Venetiis. 1729). Ammiano Marcellino — Rerum +gestarum quae supersunt, XXII, 16. Lipsiae. 1753. Sextus Rufus. — +Breviarium rer. gest. etc. p. 285 (in Hist. rom. Epitomae. Amsterdam. +1630). Tacito — Ann. XIV, 18, 10. ed Iacob. 1877. + +[304] Mommsen — Op. cit. III, 75. Ihne — Op. cit. VI, 155. Drumann — G. +R. II, p. 52 e segg. + +[305] In Roncalius — Vetustiora latinorum scriptorum chronica, col. +391.1787. + +[306] Eutropio avrà confuso il lascito della Cirenaica con l’altro +posteriore della Libia (Sex. Ruf. l. c.), che avverrà appunto nell’anno +4º dell’Olimpiade 178, (cfr. Roncalius — Op. cit. 398), (= 65 a. C.). + +[307] Su questa doppia questione cfr. Scaligero — Animadversiones +in chronologica Eusebii, p. 151 e 154. Cfr. p. 126, nº MDCLXXXVIII. +Amsterdam. 1638. + +[308] Cfr. Cap. IV, § 1, n^e, del pres. lav. + +[309] Kiepert — Lehrbuch, p. 211-12 e 212, n. 2. + +[310] I medesimi però contraddicono a Giustino nel non riferire codesto +lascito ad Apione, che ritengono invece testatore della Libia. La +cronaca eusebio-ieroniana concorda però con Giustino e nessuna delle +opinioni contradditorie di così tardi scrittori può avere un valore +decisivo. + +[311] Marquardt — L’organisation de l’empire romain, I, 428-9. 1889-92. + +[312] Kiepert. l. c. + +[313] Liv. Per. 70. Cfr. Rossberg — Quaestiones de rebus Cyrenarum +provinciae romanae. p. 16. 1896. + +[314] Mommsen — Op. cit. II, 41-9. Ihne — Op. cit. III, 265-6. Holm — +Griechische Geschichte. IV, 517. 1896. + +[315] Cfr. Barbagallo — _Il senatus consultum-ultimum_, pp. 16-27. + +[316] Il Marquardt (Op. cit. II, 432) ritiene che pel momento +il governo romano abbia preso possesso dei domini regii, levando +un’imposta sui principali prodotti della regione. Ma tale opinione non +sembra affatto provata dalle fonti, cui il medesimo esplicitamente si +riferisce. + +[317] Mommsen — Op. cit. II, 265-8. Ihne — R. G. V, 311-21. Holm — G. +G. IV, 689-98. Cfr. Meyer — Geschichte des Konigreichs Pontos, p. 84-97 +e 104 e segg. Leipzig. 1899. + +[318] App. Mithr. 33. Plut. Luc. II, 3 e segg. Cfr. Cic. — Acad. pr. +II, 4. Lemaire. 1828. De vir. ill. 74. + +[319] Cfr. App. Mithr. 22 e Strack — Op. cit. p. 207. + +[320] App. Mithr. 23. Fl. Ios. A. I. XIV, 7, 2. + +[321] Porphyrius (in Müller — Op. cit. p. 722). + +[322] Circa la data erra lo Strack (Op. cit., 186). Il Drumann (G. R. +II, 494, n. 78 e p. 42) riporta a ragione i fatti succitati all’81 a. +C., come quelli, che, secondo App. (B. C. I, 103 e 104), sono anteriori +al consolato di Silla con Q. Metello Pio. + +[323] Cic. de leg. agr. I, 1, 1 e II, 16, 41. È ormai ammesso dagli +storici più recenti che il testatore o pseudo-testatore sia stata +appunto Tolomeo Alessandro IIº, (Cfr. Strack — Op. cit., p. 64. +Mahaffy — Op. cit., p. 224. Guiraud — Op. cit., p. 30 e segg.). +Tuttavia è bene riepilogare le ragioni che ci sospingono ad escludere +le altre ipotesi avanzate. Cicerone (De lege agr. I, 1, 1 e II, 1, +16, 41) ci parla del testamento di un Tolomeo Alessandro, col quale +questi avrebbe lasciato erede del suo regno il senato ed il popolo +romano. Se non che di Tolomei Alessandri ne conosciamo due, uno, +morto all’88 (Strack — Op. cit. 186), e uno all’81. L’opinione, +che riferisce al primo il succitato testamento, trova un appoggio +nella IIª delle orazioni succitate, (XV, 38), ove, riepilogando +uno dei comma della legge agraria del 59 di P. Servilio Rullo, +Cicerone informa che essa prescriveva la vendita di tutti i beni +demaniali, passati al popolo romano sotto o dopo il consolato di +Silla e Q. Pompeo, che cade per l’appunto nell’anno 88 a. C., e, tra +questi, egli ricorda l’Egitto (II, 16, 41). Se non che la clausola +«_aut postea_», che segue immediatamente la succitata designazione +cronologica, vi scema qualsiasi determinatezza, sì che il riferire +il testamento ad Alessandro Iº rimane un’ipotesi infondata, tanto più +quando si considera che a questo non occorsero mai relazioni con Roma +(Schneiderwirth — Op. cit. 37, n. 29). Il Mommsen à quindi pensato +ad Alessandro IIº, (Histoire romaine, V, 27, n. 1, trad. par E. de +Guerle. Bruxelles. 1867.), ritenendone argomento decisivo il fatto che +la discendenza legittima dei Lagidi si estingueva solo con Alessandro +IIº, senza la quale condizione il dritto pubblico, in vigore presso +gli stati clienti di Roma, non autorizzava il reggente a disporre +del proprio dominio. L’argomento non è certo decisivo; ma tali a me +sembrano invece le seguenti inavvertite parole del primo paragrafo +della prima orazione _de lege agraria_: «post eosdem consules [C. +Silla e Q. Pompeo (a. 88 a. C.)] regis Alexandri testamento regnum +illud [int. l’Egitto] populi romani esse factum», dalla quale può +rilevarsi come il testamento di Alessandro cada in un’età posteriore +alla morte del primo Alessandro (a. 88). Non aggiungo parola per negare +l’esistenza di un preteso Alessandro IIIº, [Pétau — Doctrina temporum, +X, 48. Lutetiae-Parisiorum. 1707. Förster — Coment. acad. Gotting. +ad a. 1780. part. phil. p. 136. Mai — Scholia bobbiensia ad nonnullas +M. T. Cic. orationes cum integris annotationibus, p. 351 (in Orelli — +Cic. Op. V, 2. p. 351, Turici. 1833)], che, rigettata dagli storici più +recenti, ad altro non si riduce se non ad una vana ipotesi creativa. + +[324] De leg. agr. II, 16, 41-2. De rege alexandrino p. 149-50 [in M. +T. Cicerone — Op. (Fragmenta), V^e XVIII, ed. Lemaire. Parigi. 1831]. + +[325] Cic. De leg. agr. II, 16, 42. + +[326] Guiraud — Op. cit. 39. + +[327] Willems — Le sénat de la république romaine, II, 570 e segg. +Paris. 1885. + +[328] Mommsen — Op. cit. V, 110 ed. cit. + +[329] Mommsen — Hist. rom. VI, 144. + +[330] Id. V, 146-8. + +[331] Tale cronologia è definita dal viaggio di uno dei medesimi a +Verre, propretore in Sicilia, (Cic. In Verrem. IV, 27, 61 e segg. +Löscher, Torino 1877), dopo circa due anni di soggiorno a Roma (Ibid. +IV, 30, 67). Poichè la propretura di Verre in Sicilia durò dal 73 al +71, (Op. cit. p. 10; Ciceros — Rede gegen C. Verres. Buch. IV, «De +Signis» erklärt. von K. Hachtmann, p. 35. Gotha 1889. Klein — Die +Verwaltungsbeamter der Provinzen der römischen Reichs I, 1, 73-4. Bonn. +1878), la venuta a Roma dei figli di Selene deve datare, al più tardi, +dal 72. + +[332] Mommsen — Hist. rom. V, 33-4. Ihne — R. G. VI, 14-42. + +[333] Mommsen — Hist. rom. V, 61 e segg. Ihne. R. G. VI, 56, 100. + +[334] Mommsen — Hist. rom. V, 91 e segg. Ihne. R. G. VI. 43-55. + +[335] Starck. l. c. e n. 39, 40 e 41. Cfr. Letronne — Recueil etc. II, +20 e segg. + +[336] Strack — Op. cit. 186 e Mahaffy — The history etc. 223-4. + +[337] II, 31, 76. + +[338] Cic. — In Verr. Introd. XV. Torino. Löscher 1877 e «Rede gegen C. +Verres», p. 8. + +[339] Cfr. Guiraud — Op. cit. 36 e 37. + +[340] Plut. — Crass. XIII, 1-3. La censura di Crasso deve argomentarsi +del 65 a. C. (Cfr. Drumann — R. G. IV 85). + +[341] Guiraud — Op. cit. 37. + +[342] Dione — Hist. rom. XXXVII, 8 e segg. ed. Gros et Boissée. + +[343] Svet. — Caes. XI. Cic. De leg. agr. I, 1, 1. Svetonio ci dice +che Cesare pigliò occasione dal fatto che gli Alessandrini avevano +_cacciato_ il loro re, _alleato_ di Roma. È ben difficile ammettere +che qui si intenda parlare di Tolomeo Alessandro IIº, ucciso, più che +scacciato, circa venti anni prima. D’altro canto, noi non conosciamo +in quel tempo nessuna ribellione alessandrina, nè re alcuno _alleato_ +del popolo romano, quale non era infatti Aulete. Probabilissimamente +Svetonio avrà confusogli avvenimenti di quest’anno con quelli del 56, +che narreremo fra breve. + +[344] App. — Mithr. 92. Cfr. Drumann — G. R. IV, 392 e segg. e Mommsen +— St. rom. II, 42 e segg. trad. it. del Sandrini. + +[345] Strabo — XIV, 669. + +[346] App. l. c. + +[347] Dio — XXXV, 17; XXXVIII, 30. + +[348] Cic. — De har. resp. XX. + +[349] Dio — XXXVIII, 30. + +[350] Strabo — XIV, 684. + +[351] App. Mithr. 94. + +[352] Floro. III, 6, 9. App. Mithr. 95. + +[353] In quella lunga lettera ad Arsace, re dei Parti, che Sallustio +riferisce come vergata da Mitridate alla vigilia della sua finale +catastrofe, il re del Ponto, enumerate le rovine d’imperi e di +monarchie, di cui erano stati autori i Romani, concludeva con +l’eccettuare il re d’Egitto «_praetio in dies bellum prolatans_» (Sall. +Hist. fragm. p. 410-11, ed. Lemaire. Parisiis. 1801). Quest’interessata +neutralità Mitridate avea cercato per ben due volte di scuotere e +finalmente, sebbene troppo tardi, vi era riescito. + +[354] Mommsen — Op. cit. II, 254. + +[355] Mommsen — Op. cit., 244-80. + +[356] Mommsen — Op. cit. II, 52-110. + +[357] App. Mithr. 111. Cfr. Letronne — Recueil etc. II, 74 e segg. + +[358] App. l. c. Mommsen — Hist. rom. V, 147. + +[359] Chronica eus. (in Roncalius — Vetustiora chron. etc. p. 398). +Sext. Ruf. — Breviarium p. 385. Amm. Marc. Rer. gest. XXII, 16. + +[360] Lo Scaligero, [Animadversiones chronologicae in Eus. 150-1 (Cfr. +p. 126, nº 1688). Amsterdam, 1658], crede si tratti di due Tolomei +_Apioni_. + +[361] The history etc. p. 208. + +[362] Guiraud — Op. cit, 27-9. + +[363] L’organisation de l’empire romain. II, 431, n. 3. + +[364] Marquardt — Op. cit. II, 430 e 430 e n. 5. + +[365] Marquardt — Op. cit. 431, n. 3. + +[366] The history etc. 208. + +[367] Cic. De leg. agr. I, 1, 1; II, 15, 38. + +[368] De leg. agr. II, 16, 41-3. + +[369] Id. II, 7, 16. + +[370] Id. II, 13, 32. + +[371] I, 3, 9. + +[372] Id. I, 4, 10; II, 21, 56. Cfr. De Ruggiero — «Agrariae leges», § +53 (in «_Enciclopedia giuridica italiana_»). + +[373] Sull’ostilità di Cicerone alle leggi agrarie, cfr. il recente e +splendido libro del Masè-Dari. — M. T. Cicerone etc., p. 260-86. + +[374] H. n. Plin. XXXIII, 47, 9. + +[375] Flav. Ios. XIV, 3. + +[376] Appiano enumera fra le ragioni, che dovettero distogliere Pompeo +dall’impresa, l’avverso responso dell’oracolo. Ma è da ritenere che +egli abbia, equivocando, riferito a quest’anno quanto accadrà di lì a +poco nel 56 a. C. + +[377] Drumann — G. R. III, 203 e segg. + +[378] Schol. Bobb. in orat. Pro Sext. 202, ed. Orelli. + +[379] Dio — XXXVIII, 2 e segg. + +[380] Cic. Ad Att. II, 16. + +[381] Caes. B. C. III, 107. Svet. Caes. LIV. Dio — XXXIX, 12. Cic. Pro +Rab. post. III; Pro Sext. XXVI. + +[382] Cfr. il cap. segg., § 7 del pres. lav. + +[383] L’intera somma pattuita non fu però sborsata per intero. Quando +Cesare, al 49, si recherà in Egitto, sarà ancora creditore di 700 +sesterzi (Plut. Caes. XLVIII, 5). + +[384] Caes. l. c. Cic. l. c. + +[385] Cic. Ad. Att. II, 5. + +[386] Ibid. + +[387] Lange. R. A. I, p. 574 e segg. Barbagallo — Il _senatus-consultum +ultimum_, p. 119-20, 115 e segg. La censura non era gerita se non da +chi avesse trapassato tutta la serie delle magistrature (Lange. R. +A. I, 513), il che, in pratica, non riesciva possibile, se non ai più +cospicui degli ottimati. + +[388] Lange — R. A. I, 691. + +[389] Cic. Pro Sext. XXV, XXVI e Liebenam. — Zur Geschichte und +Organisation des romischen Vereinswesens, p. 24-5, 1890. Gentile — +Clodio e Cicerone p. 118-9. 1876. + +[390] Barbagallo — Op. cit. 120-1. Cfr. Bouché-Leclerq. Les Pontifes +de l’ancienne Rome, pp. 327-8, 329-30, 331, 334-5. 1871. Cic. De prov. +cons. XIX; De har. resp. XXVII; Pro Sext. XXVI. Bélot — Hist. des +chevaliers romains. I, 88 e segg. 1866. Drumann. G. R. II, 238. + +[391] Pro Sext. XXV. Ascon — in Pison, IV (ed. Orelli). Drumann — G. R. +II, 238. + +[392] Il lettore non si scandalizzi se ora o più innanzi, come sempre, +tratto con disinvoltura del buon Marco Tullio. Non ostante le vecchie e +le nuove, più o meno retoriche, indignazioni (Cfr. Pasculli — I libri +delle leggi di M. T. Cicerone, preceduti da un saggio sulla critica +del Mommsen. Trani. 1900), sta di fatto che l’oratore romano non può, +nelle sue qualità di uomo politico, essere giudicato da puri letterati, +ma da chi abbia anima e senso di uomo politico. E tale prerogativa +rende immortale l’opera ed i giudizi del Mommsen, nè fulmini più o meno +olimpici o _chauvenismes_, più o meno patriottici, possono esercitarvi +contro un valore decisivo. Cfr. sul proposito il recentissimo volume +del Masè-Dari, altre volte citato. + +[393] Cic. Pro Sext. XXVIII; De prov. cons. XIX e Pro Domo sua, IX e +XXV. Cfr. Plut. Cat. min. XL e Cic. XXXV. + +[394] Oltre alle monografie citate nella prefazione del pres. lav., +cfr. su questo cap. Drumann — G. R. II, 262-8 e V, 166. Engel — Kypros, +435-447. + +[395] Cic. Pro Sext. XXVI. Erra quindi il Matscheg (Cesare e il suo +tempo, 5, n. 5 Firenze. 1874), nel fare del Tolomeo ciprio un figlio +_minore_ di Tolomeo Aulete. + +[396] La testimonianza di Ammiano Marcellino (XIV, 27), che lo dice +_foederatus ac socius_, è smentita dall’altra molto più autorevole di +Cicerone (Pro Sext. XXVI). + +[397] Cfr. Ciccotti — Il processo di Verre, p. 23. Milano. 1895. + +[398] Cic. l. c. Pro Domo sua. VIII. + +[399] Cic. Pro Flacco, XIII. + +[400] Cfr. Cap. VII, § 3º del pres. lav. + +[401] Engel — Kypros, 40-71. + +[402] Amm. Marc. XIV, 8 e 27. + +[403] Velleius Paterculus — Quae extant. II, 38, 5-6; 45, 5. ed. +Lemaire. Parisiis. 1822. Florus — Epitone rer. rom. III, 9 ed. Lemaire. +1827. App. B. C. II, 23. + +[404] De viris illustribus, III, 80. Vell. Pat. II, 45, 5. Cfr. in ed. +cit., n. 5. + +[405] Cic. Pro Sext. XXXII, XXVII. Liv. Ep. 104. Floro III, 9. Schol. +Bobbiensia in orat. Pro Sextio, p. 302. ed. Orelli. + +[406] Plut. — Cat. min. XXXIV, 3. + +[407] Liv. Ep. 104. Vell. Pat. II, 38, 5-6. + +[408] Val. Max. IV, 3, 2. + +[409] Plut. Cat. min. XXXV, 1. + +[410] Val. Max. IX, 4, 3. + +[411] Dione — XXXIX, 22. Vell. Pat. II, 45, 5. Plut. — Cat. min. XXXVI, +1. Strabo — XIV, p. 684. + +[412] Dio — l. c. + +[413] Vell. Pat. II, 45, 5. Floro III, 9. + +[414] Plut. — Cat. min. XLV, 2. Lucano — Pharsalia III, 64. ed. Lemaire. + +[415] Plut. — Cat. min. XXXVI, 1. Cfr. Cic. Pro Sext. XXXVI. Questa +cumulazione d’incarichi, conferiti per unica legge, era il solo +elemento della medesima giuridicamente passibile di nullità, nè +Cicerone si astenne dallo scagliarvene minaccia (Pro Domo, XX); ma, pur +troppo, l’incostituzionalità riguardava le forme e non il contenuto, +(Cfr. Drumann. II, 24 e 265, n. 38). + +[416] Ciò gli fruttò le ire e i libelli di parecchi, di alcuno dei +quali, per comodità politica, si fece forte anche Cesare nella sua +sperduta «_Anticatoniana_,» (Cfr. Plut. Op. cit. XXXVI, 3 e XXXVII, +1-4). + +[417] Plut. — Op. cit., XXXVI, 1, 3. + +[418] Plut. Cat. min. XXXVIII, 1-2. + +[419] Vell. Pat. l. c. Plut. Ib. XXXIX, 1. Val. Max. VIII, 15, 10. + +[420] Plut. Ib. XXXIX, 1-2. Dio XXXIX, 22. + +[421] Plut. l. c. + +[422] Cfr. Plut. Ib. XXXIX, 2 e XLII, 1, che ci segna sia i nomi +dei consoli, durante la cui carica avvenne il ritorno, sia quelli +successivi, e Dio (XXXIX, 22), la cui narrazione riguarda appunto +l’anno 56 a. C. + +[423] Nel golfo Saronico, oggi Kenkri. + +[424] Drumann — G. R. II, 534 e segg. + +[425] Cic. Ad Fam. I, 7. Cfr. Ad. Att. V, 21 e Marquardt — Op. cit. II, +328. + +[426] Cfr. Drumann — G. R. II, 222-5. + +[427] Plut. Cic. XXXIV. Cat. min. XL. + +[428] Erra Plutarco, (Cat. min. XLIII, 1), includendovi l’Egitto, +tutt’altro che conquistato. Egli infatti, oltre a smentirsi da sè, +(Cfr. Pomp. LII e Caes. XXI), è contraddetto da Dione. XXXIX, 33. App. +B. C. II, 118, Liv. Ep. 105. Circa il surriferito periodo cfr. Matscheg +— Op. cit. pp. 94-6. + +[429] Plut. Cat. min. XLIV. + +[430] Cfr. Plut. Cat. min. XLV, 2. + +[431] Dio — XXXIX, 22 e Plut. Cat. min. XLV, 1. Dione ha il torto +di riferire tutti questi avvenimenti all’anno 56, cronologia che è +chiaramente smentita da Plutarco. + +[432] Plut. Cat. min. XLV, 2. + +[433] Matscheg — Op. cit. p. 56. + +[434] Gli eventi, che sono soggetto del pres. e dei successivi +paragrafi, accennati di volo — non se ne capisce il perchè — dagli +studiosi delle relazioni di Roma con l’Egitto, sono narrati con una +certa ampiezza dallo Champollion-Figeac (Op. cit. II, 299-317), il +quale però, in gran parte per colpa dell’intrico delle fonti, riesce +poco preciso. Cfr. piuttosto Drumann — Op. cit. II, 535 e segg. Duolmi +non aver potuto vedere la monografia dello Stocchi — A Gabinio ed i +suoi processi. Torino. Löscher. 1892. + +[435] Cfr. Cic. Pro C. Rab. post. passim. Cicerone (Op. cit. II) e +Plutarco (Pomp. XLIX, 7), l’uno, a bella posta, l’altro, riferendo da +un storiografo anteriore, insinuano che il viaggio di Aulete fu dovuto +_unicamente_ a brighe di Pompeo per aprirsi, con una spedizione egizia, +nuove vie di ricchezze e di onori. Ciò è smentito dai contemporanei +avvenimenti di Alessandria, ed è un’interpetrazione creata solo quale +arma politica, dopo l’esperimento delle brighe dei Pompeiani. Del pari +è da escludere tra le cause del malcontento dei sudditi di Aulete, +il rifiuto del medesimo a reclamare Cipro ai Romani, in quanto che +il prossimo incontro di Aulete con Catone a Rodi, (Plut. Cat. min. +XXXV), ci avvisa che quell’isola apparteneva ancora al suo naturale +possessore. + +[436] Dio — XXXIX, 12 e Liv. Ep. 105. + +[437] Plut. Cat. Min. XXXV. + +[438] Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6. + +[439] Porphyrius — p. 723. ed. cit. + +[440] Dio — XXXIX, 13-14. Strabo — XVII, p. 796. Cfr. Cic. Pro Coelio, +X. (ed. Lemaire). De harusp. responsis. XVI. + +[441] Cic. Pro Coelio X. + +[442] Dio — XXXIX, 14. + +[443] Ibid. + +[444] Cic. Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2. + +[445] Cic. Pro Coelio, X. + +[446] La cosa non è matematicamente sicura, ma in tale sospetto +c’induce gravemente lo strano interessarsi di Celio, nell’anno della +morte di Aulete alle condizioni dell’Egitto e la sua febbrile richiesta +a Cicerone di consiglio sul _da fare_, (Ad Fam. VIII, 4). Come è noto, +nessuno dei creditori aveva più potuto riscuotere la minima delle somme +sborsate (Cic. Ad Fam. VII, 17). + +[447] Drumann — G. R. II, 376-80. Cfr. Cic. Ad. Q. fr. II, 13. + +[448] Quinctilianus — Instit. orat. XI, 1, 51 ed. Lemaire 1820-5. Svet. +Clar. rhet. II. ed. Lemaire. 1828. + +[449] Cic. Pro Coelio — X e XXI. + +[450] Cic. Pro Coelio, X. + +[451] Ibid. + +[452] Ciò si rileva dal fatto che Celio continuò a rimanere a +Roma (Cfr. Cic. Ad Q. fr. II, 13), il che sarebbe stato vietato +dall’applicazione della condanna prescritta dalla legge Plauzia (Cfr. +Rein — Das Criminalrecht der Römer 740-1884.), sotto il cui impero +venne espletato il dibattimento. + +[453] Cic. Ad Fam. V, 12. Sul processo di Celio cfr. anche Rhein. Mus. +II, 4, p. 598. + +[454] Dell’assenza di Aulete durante il 56, oltre a Cicerone (Ad. Fam. +I, 1), ce ne avverte implicitamente Dione Cassio (XXXIX, 16). + +[455] La connivenza di Pompeo con Aulete è provata altresì dal fatto +che questi aveva esibito una propria villa al principe egiziano, quale +luogo di ritrovo coi creditori. (Cfr. Cic. — Pro C. Rab. Post. III). + +[456] Cic. Ad Fam. I, 1, 1 e segg. I, 2. + +[457] Dio — l. c. 15 e 16 Cic. — l. c. + +[458] Cfr. Cic. — Ad Fam. I, 2, n. 22 ed. Lemaire. 1827. + +[459] Cic. l. c. + +[460] Cfr. Cic. — Opere con trad. e n^e I, col. 1056. Venezia. 1848. + +[461] «_ante se oportere discessionem facere_» (Cic. Ad Fam. I, 2). +La frase è oscura, nè l’interpretazione, che io con altri ho esibito, +è del tutto soddisfacente, dappoichè i tribuni avevano già da molto +tempo il diritto di presenziare le sedute senatorie (Willems — Le +sénat de la rép. rom. II, 162 e 202-3). Peggiore però sembrami quella +del Gronovius: «_se debere prius sententias rogare_», (Cfr. Cic. — Op. +Lettere. II, p. 117, n. 6 ed. Bentivoglio, Napoli. 1829), che confonde +il «_rogare sententias_» col «_discessionem facere_», e urta due volte +contro la grammatica. + +[462] Cic. Ad Fam. I, 2 e I, 4. Ad Quint. fr. II, 2. Cfr. Dio — XXXIX, +15. In questa giornata Cicerone ebbe forse a recitare l’orazione «_de +rege alexandrino_», di cui noi possediamo soltanto brevi e slegati +frammenti, i quali a nessun critico possono permettere la sicurezza +dello Schmid (Op. cit. 11) nel riferirli all’anno della censura di +Crasso (65 a. C.), che gli Scholia Bobbiensia ricordano solo come +un’età già trapassata [«_tentaverat Crassus_». (Cfr. Ciceronis — Op. +Vº, P^e IIª, p. 350 ed. Orelli)]. Nè più valida parmi l’argomentazione, +che il Bandelin vuol trarre dal silenzio di Cicerone, il quale, +per contro, nelle sue lettere accenna a parecchi suoi discorsi _pro +rege alexandrino_, tenuti in quei giorni, o dal fatto, che allora si +discuteva su _chi_ doveva ricondurre il re, non _sulla restituzione_ +del re, la quale, era in ballo tanto quanto la questione precedente. + +[463] Drumann — G. R. V, 203 e segg. + +[464] Ibid. II, 109 e segg. Plutarco, a torto, ce lo ha tramandato come +un Canidio. + +[465] Cic. Ad Fam. I, 4. + +[466] Ibid. 5 e Ad Q. fr. II, 3. + +[467] Dio — XXXIX, 16. Cfr. Plutarco — Pomp. XLIX, 6. + +[468] Timagenes Alexandrinus — Fragm., (in Müller — Fragm. hist. graec. +p. 222), e Plut. Pomp. XLIX, 5-6. + +[469] Circa i sentimenti di C. Catone contro Lentulo, cfr. Fenestella +(in Nonio Marcell. — De vera sign. serm. p. 385. Lipsia. 1826). + +[470] Ad Q. fr. II, 3 e Ad Fam. I, 5. + +[471] Dio — XXXIX, 16 e Plut. Pomp. XLIX, 5-7. Cfr. Dio — XXXIX, 9. +Cic. Ad. Att. IV, 1. Pro Domo VII; X. App. B. C. II, 18. + +[472] Ad Q. fr. II, 6. + +[473] Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6. È eloquente nei rispetti del carattere +di Cicerone, il contrasto fra tali consigli e le accuse lanciate +nello stesso anno contro Gabinio, (cfr. In Pis. XXI), colpevole di +avere eseguito il piano, che l’oratore consigliava al suo amico della +Cilicia. + +[474] App. Syr. 51. Diodoro — Bibliothecae historicae quae supersunt. +XXXIX, 56 ed. Kiessling, e Prou. Parigi. Circa la nuova fase della +questione egizia, cfr. Drumann — G. R. III, 49-59. + +[475] Plut. Anton. III, 1. Cic. Phil. II, 19, 48. + +[476] Cic. Pro Rab. Post. XI. Schol. Bobb. p. 271 e 356-7. (in +Ciceronis — Opera ed. Orelli. Vª, P^e IIª). + +[477] Pro Domo sua, IX e XXI. Pro Rab. Post. VIII. + +[478] Dio — l. c. Cfr. Cic. Ad Att. IV, 10. + +[479] Flav. Ios. A. I. I, VI, 2 e De bello Iud. I, 8, 7. + +[480] Cfr. Val. Max. LIX, 1, 6. + +[481] Cfr. anche Liv. Ep. 105. + +[482] Porphyrius — p. 723, ed. cit. + +[483] Caes. B. C. III, 4 e 110, ed. Lemaire. Parisiis. 1820. + +[484] Ad Att. IV, 10, 1. + +[485] Cic. Ad Q. fr. II, 13; III, 2; In Pis. XXI. + +[486] Dio — XXXIX, 56-9. + +[487] Cic. Ad Q. fr. III, 1. + +[488] Sulla portata dell’accusa _de repetundis_, cfr. Rein — Op. cit. +p. 604-5 e 343-6. La contemporanea accusa _de ambitu_ (Cic. Ad Att. IV, +16; Ad Q. fr. III, 3) non può di certo, per la sua natura, riferirsi +alla spedizione di Gabinio in Egitto. Piuttosto è da considerarsi come +uno dei contemporanei mezzi di demolizione, praticato, per vendetta, +dagli avversari. + +[489] Dio — l. c. 59-61. + +[490] Dio — l. c. 62. Cic. Ad Qu. fr. III, 1. + +[491] Cic. Ad Q. fr. III, 2. + +[492] Dio — l. c. 62. + +[493] Cfr. Rein — Op. cit. p. 563-4. Drumann — G. R. II, 52, 2; III, 54 +e segg. + +[494] Cfr. invece Cic. Ad. Qu. fr. III, 4. + +[495] Dio — XXXIX, 63. + +[496] Cic. Ad Att. IV, 16 e Dio — l. c., 62. + +[497] Cic. Ad Q. fr. III, 4. + +[498] Id. Ad Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 4. Cfr. Ad Q. fr. III, 7, 9. + +[499] Circa la cronologia del processo, cfr. quella dell’immediatamente +posteriore epistola ciceroniana Ad Q. fr. III, 4 (in Cic. — Scripta +quae manserunt. Ep. ad Q. fr. l. c. ed. Klotz e Wesenberg. Lipsiae. +1873). Il §º dell’anteriore ep. ad Att. (VI, 16), che parla +dell’assoluzione di Gabinio, è frammento di una lettera posteriore alla +precedente. + +[500] Dio — XXXIX, 62. + +[501] Ibid., 63. + +[502] Cic. Ad Q. fr. III, 1. + +[503] Cic. Pro Rab. post. XII, 31. Val. Max. — IV, 2, 4. Quint. Instit. +orat., XI, 1, 73. (Cfr. Cic. Ad Q. fr. III, 5; III, 9; II, 1, e Drumann +— G. R. VI, 70-1). Circa la sua orazione _pro Gabinio_, cfr. Cic. — +Varia (ed. Lemaire, p. 185). + +[504] Trattavasi, fra l’altro, dell’estorsione di 4000 sesterzi dalla +provincia, che Gabinio aveva adoperato per la spedizione egizia. (Dio — +XXXIX, 55). + +[505] Dio — XLVI, 8. + +[506] Sui pericoli, possibili a provenire dalla capacità personale di +Archelao, cfr. Drumann — G. R. III, 50 — 1. + +[507] Cic. Pro Rab. post. VIII e XIV. + +[508] Dio — XXXIX, 64. Schol. Bobb. Pro Archia, p. 336 (ed. Orelli). +App. (Syr. 51) lo dice erroneamente esiliato dal senato, cui elargisce +un’indebita competenza, mentre nei B. C. II, 24 lo fa esiliare nel 52 +a. C. Sulla pena dell’esilio nei reati _de repetundis_, cfr. Rein — Op. +cit. 630. + +[509] Sallustio — Bellum Iugurtinum. XXXV, 10. Löscher. 1900. + +[510] Ciccotti — Il processo di Verre, p. 13. + +[511] Cfr. Dézobry — Rome au siècle d’Auguste, I, p. 261 e segg., 270 e +segg. Paris. 1835. + +[512] Ibid. 19 «Lugent omnes provinciae», scriveva una volta, in cui +gli tornava comodo, Cicerone, (In Verr. II, 3, 89) «queruntur omnes +liberi populi, regni denique jam omnia de nostris cupiditatibus et +iniuriis expostulant: locus intra oceanum jam nullus est neque tam +longinquus, neque tam reconditus, quo non per haec tempora nostrorum +hominum libido iniquitasque pervaserit». + +[513] V^i Cap. II, § 3º del pres. lav. + +[514] Sul pres. §. Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-83. + +[515] Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-2. + +[516] Cic. Pro Rab. post. II-III. + +[517] Roblon — Op. cit., p. 171 e segg. + +[518] Lo Schmid ne incolpa a torto (p. 13-4) un’inesistita insurrezione +alessandrina, provocata dalla fiscalità del ministro. + +[519] Cic. Ib. VIII e XIV-XV. Cfr. Ad Fam. VII, 17. + +[520] Cfr. Cic. Op. cit. III, Ad Q. fr. III, 2 e III, 3. + +[521] Svet. (Claud. 16) lo dice a torto _de maiestate_. + +[522] Cic. Pro C. Rab. post. IV e _passim_. + +[523] Op. cit. III. + +[524] Op. cit. VIII. + +[525] Ibid. XI e segg. + +[526] Rein — Op. cit. 630. Drumann — G. R. III, 215. Cfr. Cic. +Orationes. V^e 4º. «_Excursus ad orat. pro Flacco_, cap. 38» ed. +Lemaire. + +[527] L’argomento della gratitudine pei servigi, resi da Postumo a M. +Tullio nei giorni dell’esilio, (Ibid. XVII), non ha valore alcuno come +motivo psicologico della difesa di Cicerone, dappoichè di null’altro +può trattarsi se non di un prosaico imprestito, spoglio di qualsiasi +attaccamento amichevole. + +[528] Era questa la valutazione del danaro, del cui risarcimento +all’erario si rendeva responsabile l’imputato. + +[529] Cic. Ibid. IV-V. + +[530] Ibid. XIII. + +[531] Ibid. VI-VII. + +[532] Ibid. VIII. + +[533] Ibid. XI. + +[534] Ibid. XII-XIII. + +[535] Ibid. III. + +[536] Ibid. VIII-X. + +[537] Ibid. XI. + +[538] Laboulaye — Essais sur les lois criminelles des Romains, p. +216-27, 1845. + +[539] Cfr. Cic. Ad Fam. I, 1. + +[540] Rein — Op. cit. p. 626, nota. + +[541] Persino l’ostentazione della miseria del proprio cliente era +pillola che Cicerone poteva solo dare a bere al primo venuto. Postumo +era un uomo troppo astuto, come tutti i suoi compagni d’affari, per non +ricorrere a simili espedienti. (Cfr. Schmid — Op. cit. 14). + +[542] Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2. + +[543] Il Guiraud (Op. cit. p. 47), naturalmente senza citare fonte +alcuna, lo dichiara recisamente assolto. + +[544] XVI. + +[545] XV e segg. + +[546] Drumann — G. R. VI, 21 e segg. Matscheg — Op. cit. e segg. + +[547] Caes. B. C. III, 110. Val. Max. IV, 1, 15. [Annaei Senecae — +Op. philosophica, II. Cons. ad Marciam. XIV ed. Lemaire. 1827. Cic. Ad +Att. VI, 5.] Quali fossero le cause del loro viaggio in Egitto è ben +difficile precisare. Tuttavia è probabile l’opinione del Drumann (G. R. +II, 105), accettata dallo Schneiderwirth, (Op. cit. 46), che esso sia +avvenuto allo scopo di richiedere aiuti contro i Parti. (Cfr. Drumann — +G. R. II, 101 e segg.). + +[548] Caes. B. C. III, 108. Porph. (in Fragm. hist. graec. IV, 723). +Dio — XLII, 25 e segg. + +[549] Cfr. Caes. B. C. III, 3, 4-5 e 103. App. B. C. II, 49 e 71. Dio — +XLII, 12. + +[550] Drumann — G. R. III, 532-49. Matscheg — Op. cit. 345-63. +Schneiderwirth — Op. cit. p. 46 e segg. Schmid — Op. cit. p. 16 e segg. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + +Le correzioni indicate a pag. 196 (Errata-Corrige) sono state riportate +nel testo. La notazione ^ indica che il carattere seguente è in apice. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 *** diff --git a/76635-h/76635-h.htm b/76635-h/76635-h.htm new file mode 100644 index 0000000..93ab0b3 --- /dev/null +++ b/76635-h/76635-h.htm @@ -0,0 +1,9791 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Le relazioni politiche di Roma con l'Egitto dalle origini al 50 a. C. | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 2em 5% 2em 45%; font-size: 90%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.titlepage p.gi {text-align: justify; font-size: 85%;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2,h3 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} +h3 {font-size: 120%; margin-top: 2em;} + +span.smaller {display: block; font-size: 80%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} +a.tagtitle {vertical-align: .4em; font-size: .6em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em;} +div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} +.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} +div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} +div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} +div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} + +.x-small {font-size: 70%;} +.small {font-size: 85%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +sup {vertical-align: .3em;} + +table {margin: auto; border-collapse: collapse;} +.indice {max-width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em; font-size: 90%;} +.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} +.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} + +.gener {max-width: 90%; line-height: 1em; margin-top: 1em; font-size: 95%;} +.gener td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em; padding-right: 0.5em;} +.gener td.num {text-align: right; vertical-align: top; white-space: nowrap;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA +CON L’EGITTO +<span class="smaller">DALLE ORIGINI AL 50 A. C.</span> +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="x-large"> +<span class="smcap">Corrado Barbagallo</span> +</p> + +<p class="pad2 main-t"> +<span class="small">LE RELAZIONI POLITICHE DI ROMA<br> +CON L’EGITTO</span><br> +<span class="x-small">DALLE ORIGINI AL 50 A. C.</span> +</p> + +<p class="pad2"> +(SAGGIO SULLA POLITICA ESTERA DEI ROMANI) +</p> + +<p class="blockquote gi"> +Πολὺ γὰρ ἤδη τοῦτο τὸ γένος ἐστὶ +τῶν διαβουλίων παρὰ Ῥωμαίοις, ἑν οἶς +διὰ τῆς τῶν πέλας ἀγνοίας ᾳὔξουσι +καὶ κατασκευάζονται τὴν ἰδίαν ἀρχὴν +πραγματικῶς, ἅμα χαριζόμενοι καὶ +δοκοῦντεσ εὐεργετεῖν τσὺς ἁμαρτἀνοντας. +(Polibio XXXI, 18, 7). +</p> + +<p class="pad4"> +ROMA<br> +ERMANNO LOESCHER & C.º<br> +<span class="small">(BRETSCHNEIDER E REGENSBERG)<br> +1901</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +Proprietà letteraria +</p> + +<p> +Catania — Tip. Sicula di Monaco & Mollica. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="somm"> +<hr> +<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> +<hr> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_iii">[iii]</span> +</p> + +<h2 id="prefazione">Prefazione</h2> +</div> + +<p> +Il tema del presente studio non è, sino ad ora — sebbene +implicitamente — mancato di diventare soggetto +di più d’una monografia. Anzi, se le mie informazioni +bibliografiche sono esatte, esso ha ricevuto l’onore di +una quadruplice trattazione, e, precisamente, dai sigg. +Schneiderwirth<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>, Schmid<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>, Guiraud<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> e Bandelin<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>. +Se non che nell’ultima di codeste monografie, recente +di soli sette anni, il suo A. era costretto a lamentare +che, mentre le fonti antiche non ci offrono il contesto dei +fatti, di cui s’intessono le relazioni romano-egiziache, +i moderni storici «neque si interpetrationem atque iudicium +<span class="pagenum" id="Page_iv">[iv]</span> +respicimus, idonei videntur, quibus res dilucide +cognoscantur» (p. 56). +</p> + +<p> +Non è ben chiaro quali fossero le censure particolari, +che il B. moveva agli storici precedenti sotto le +generiche frasi latine, di cui egli si era compiaciuto +servirsi. Certo esse attaccavano tutta l’opera dei medesimi, +e sarebbe stata cosa fortunata se, come conseguenza +della critica, il B. ci avesse dato quell’opera +metodica di sicuro giudizio ed interpetrazione, che +egli si aspettava dai suoi predecessori. Ma il guaio si +è che, dallo Schneiderwirth al Bandelin, il difetto +fondamentale, (in quest’ultimo, grave e palpabile forse +più che nei precedenti), era stato quello di aver considerato +le relazioni di Roma con l’Egitto come materia +di appunti eruditi, cui non facea d’uopo connettere +e spiegare con le vicende ed i criteri della vita +politica e della politica estera romana, sì che tutte le +alleanze, i ravvicinamenti, le ostilità, in una parola +le relazioni diplomatiche dei due stati, appariscono nelle +monografie degli storici surriferiti come campate in aria, +sprovviste e di ragione e di scopo, applicabili a questo +e a quel periodo, senza che luce o emendamento alcuno +esse possano dare o ricevere da quella concezione della +politica estera dei Romani e da quei giudizi sulla +medesima, che ogni storico, prima d’intraprenderne, +come questo è il caso, lo studio di uno dei fenomeni, +deve compiutamente possedere<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span> +</p> + +<p> +Ovviare a tale difetto, esibendo il presente studio come +l’esame di una delle manifestazioni della politica estera +dei Romani, anzi della vita romana in genere, delle +cui leggi e vicende essa risenta scrupolosamente gli effetti, +aiutare gli storici allo scoprimento di queste cause, +di questi effetti, delle orientazioni, varie a seconda i +tempi, di codesta politica istessa, correggere i non pochi +errori, e fondamentali, sulla medesima, tale è lo +scopo precipuo del presente lavoro. La rettificazione di +non pochi dati di fatto, lo svolgimento di relazioni o +completamente taciute, o per lo meno trascurate dagli +storici precedenti, nei quali, neanche dal punto di vista +della compiutezza, si nota un graduale e sempre ascendente +progresso, la rinnovata trattazione con conclusioni +opposte o diverse di questioni già altrimenti risolte, +tutto ciò l’accorto lettore, senza che io vi abbia +volta per volta accennato, avrà senza dubbio agio di +notare nel corso del mio lavoro; ma è bene avvertire +che non è questo lo scopo, a cui ho deliberatamente mirato, +sibbene l’altro ben più largo, cui il mio temperamento +intellettuale mi trascinava, di offrire cioè un +saggio sulla politica estera dei Romani. +</p> + +<p> +Su pochi argomenti di storia gravano infatti giudizi +così superficiali, anzi convenzionali, come sulla storia +romana, specie sulle vicende estere della medesima. +</p> + +<p> +La leggenda più rosea, l’entusiasmo più ingenuo le +ha avvolte e irradiate della sua luce più benevola, sì +che, quasi senza eccezione, gli occhi degli storici più +indipendenti ne sono rimasti abbacinati, ed i giudizi +<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span> +più concordi sul culto della grandezza patria, sulla lealtà +politica romana, sui benefici effetti della conquista +etc. etc. hanno corso e ricorso le carte di qualsiasi +loro trattazione<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>. +</p> + +<p> +Io credo venuta l’ora di esercitare su tante opinioni, +tutte egualmente erronee, la critica più indipendente +per arrivare a convincersi che fra i motivi delle +vittoriose guerre estere dei Romani, quello del culto +della patria non c’entra nè poco nè punto, che la +loro lealtà politica può insegnare qualcosa ai Luigi XIº +e ai Ferdinando il Cattolico, che l’incivilimento universale +(frase molto elastica) o poteva avvenire senza +i benefici effetti della conquista o fu arrestato dalla +loro opera di depredamento, rispetto alle province, e +dal loro protezionismo economico-politico rispetto agli +stati liberi, senza contare che la loro mostruosa potenza +<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span> +coloniale riescì causa prima ed unica della dissoluzione +interna della società, che l’avea perpetrato, delle lagrime +e delle sofferenze della sua grande maggioranza, che, +con un lavorio infernale di raffinato egoismo, fu, per secoli, +attraverso l’ignoranza, la corruzione, la miseria, +immolata alla sfarzosa agiatezza delle classi dominanti<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>. +</p> + +<p> +Di qualcuna di codeste rettifiche si occupa il presente +lavoro. Di altre forse, e in maniera più sistematica, +si occuperanno altri posteriori. Quello che però adesso +io desidero si è che il lettore spassionato mi giudichi +sovrattutto da ciò, a cui in ispecial modo ho mirato<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span> +</p> + +<p> +Due altri avvertimenti occorre premettere innanzi +che io chiuda questa prefazione, ed ambedue sono piuttosto +delle scuse che degli avvertimenti. +</p> + +<p> +Il presente volume, composto in tempi ed in residenze +disparate, offre talora gli stessi libri citati in edizioni +diverse. Ciò non sarà corretto dal punto di vista della +simmetria, ma, posso assicurarlo, non nuoce minimamente +alla chiarezza, dappoichè ho, volta per volta, +specificato i vari mutamenti. Così, se talora — invero molto +raramente — non ho potuto citare a piè pagina tutta la +bibliografia di qualche argomento o non ho potuto servirmi +<span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span> +dell’ultima e più recente edizione di qualche testo, +stia pur tranquillo il lettore, ciò non nuoce alla +precisione scientifica, giacchè ho sempre curato la cognizione +dei libri fondamentali, e le recentissime edizioni — quando +non mi è stato possibile averle — ho sempre +surrogato con le ottime. Quello, di cui la coscienza mi +rassicura, si è che nelle condizioni di vita, in cui ho +redatto il presente lavoro, pochi mi avrebbero pareggiato +in tenacia e scrupolosità. +</p> + +<p class="indr"> +<span class="smcap">C. Barbagallo</span> +</p> + +<hr class="silver"> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span></p> + +<h2 id="cap1">CAPITOLO I. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto nel III. Secolo a. C.</span></span></h2> +</div> + +<h3 id="cap1-1">I. +<span class="smaller">L’agricoltura +in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio. +L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo +politico; arti e scienze.</span></h3> + +<p> +Il primo avvicinamento diplomatico di Roma con la +monarchia egiziana, fondata dai Tolomei, dopo il tragico +sfasciarsi dell’impero di Alessandro Magno, ebbe +luogo nel 273 a. C. Prima di quel giorno, i due popoli +erano vissuti tanto remoti per vicendevoli relazioni, +quanto — come si mantennero — differentissimi per +struttura economica e politica. Due società affatto diverse +abitavano le rive europee e le africane del Mediterraneo. +</p> + +<p> +Poche regioni erano state favorite dalla natura così +come l’Egitto. Al confluente di due mari, solcato da +un fiume, che ne costituiva la ricchezza agricola, e, insieme, +quella peschereccia, con una città, Alessandria, +stazione centrale, scalo inevitabile fra l’Occidente e +l’Oriente, crogiuolo di tutte le industrie dell’antichità, +esso non aveva, dal punto di vista economico, rivali +da temere. +</p> + +<p> +Su tre milioni circa di ettare capaci di abitazione<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>, +il suolo coltivabile, che adesso è ridotto a ⅔ della cifra +succitata<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a>, doveva nell’antichità varcarla di parecchio, +<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> +giacchè la continua invasione delle sabbie e dell’acqua +marina costituiscono una notevole differenza fra +lo stato antico e moderno del paese, tutta a pregiudizio +del secondo. E tanta estensione di terreno coltivabile, +aiutata dai mezzi, adesso abbandonati, di una delle più +perfette fra le culture agricole, offriva annualmente una +produzione ricchissima e svariata: pane di spelta, grano +di doppia specie, sylphium, trifoglio due volte l’anno<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>, +loto, papiro, e molti altri generi di cereali e di piante +aquatiche. Fra gli alberi primeggiavano la palma e +l’ulivo<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>; e la maraviglia del lettore crescerà nel sentire +che il prodotto del grano, che nell’Egitto odierno +rende in media solo 15 volte la semenza, la rendeva +nell’Egitto antico ben 100 volte<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, il che, in gran +parte, si doveva al fatto che l’agricoltura — per lo meno +quanto al lavoro delle semenze — veniva presso quel +popolo, considerata come un pubblico servizio<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>. +</p> + +<p> +Della carne degli animali da pascolo, che, a cagione +della ricchezza delle terre inondate e non coltivate, offrivano +doppia tosatura e doppio parto annuo, gli Egiziani, +in mezzo a tante altre abbondanze, non curavano +di servirsi, se ne togli quel tanto che era richiesto +dalla religione. Per contro, larghissimo era il +consumo del pesce, che, vietato ai ministri del culto<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>, +formava parte considerevole della pubblica alimentazione. +</p> + +<p> +Il ricolto di tanti prodotti rendeva naturale il desiderio +<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> +del commercio e dell’esportazione, e questo era +agevolato dalla situazione dell’Egitto, specie della sua +capitale, collocata fra il bacino del Mediterraneo, la Siria, +la Mesopotomia, l’Arabia, il Mar Rosso, la Libia, +l’Etiopia e persino l’India<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a>, situazione, che la politica +internazionale dei Tolomei, — politica eminentemente +d’interessi<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>, similissima, al pari della cartaginese, a +quella della moderna Inghilterra<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> —, non aveva lasciato +mai di sfruttare con le svariate relazioni diplomatiche. +E, quasi a colmo di tanto ben di Dio, l’Egitto non +era soltanto uno stato agricolo e commerciale, ma, al +tempo stesso, la prima nazione industriale del mondo +antico, verso la quale mèta la sospingeva, come sempre, +quella razza indomita nella elaborazione degli elementi +materiali della civiltà, che è l’ebrea, e di cui l’Egitto +nudriva ospiti numerosi<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>. +</p> + +<p> +Vi si lavoravano in tal guisa, con una sapienza rara +anche oggi, i metalli più preziosi, si tessevano tele, +lane, cotoni, e, fra le altre, primeggiava un’industria, +unica alla valle del Nilo, e, da sola, fonte d’infinita +ricchezza, la fabbricazione della carta di papiro<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>. +</p> + +<p> +Fioriva tra tanto benessere una popolazione densa +ed agiata di ben cinque o sei milioni di abitanti, superba +di una fitta rete di più di 10000 città e grossi +borghi, che comprendeva, da un lato una selva di piccoli +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +benestanti, proprietari ed affittuari<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>, e dall’altro una +schiavitù, ch’era tale soltanto di nome, rispondente pei +suoi tratti specifici alla clientela romana<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>, mentre +capitalisti ed operai cominciavano ad agitarsi nelle coalizioni +e gli scioperi, segno indeprecabile di maturi progressi +industriali<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>. +</p> + +<p> +La monarchia era assoluta, ma, (ironia delle parole), +essa, in condizioni normali, strettamente legata al bene +dei sudditi, cadeva in tempi anormali nella necessità +indeprecabile di cedere ai più sensibili impulsi dell’opinione +pubblica, accentrata nel cervello della nazione, +l’antica Parigi, come è stata denominata Alessandria, +tanto più che mancava un esercito numeroso e permanente<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>, +notevole concausa della prosperità dell’Egitto +e dell’indirizzo rimesso della sua politica estera, +sempre più affermantesi dai primi agli ultimi Tolomei. +</p> + +<p> +A coronamento dell’opera, su tanta agiatezza materiale +aleggiava, bella e spensierata, tutta una rigogliosa +fioritura scientifica e letteraria, per cui pareva che +l’africana Alessandria avesse, come in serra aristocratica, +ereditato i più bei fiori della civiltà ellenica<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. +Quanto diverse non apparivano invece, sin dal 273, le +condizioni e l’avvenire della capitale del Lazio! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +</p> + +<h3 id="cap1-2">II. +<span class="smaller">Agricoltura in Roma +durante la repubblica; industrie; decadenza dell’agricoltura; +pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca +dei due stati.</span></h3> + +<p> +Anche Roma avea goduto un tempo di un’agricoltura +fiorente, e avea visto spuntare sotto l’occhio del +Marte latino una distesa di piccole e gagliarde proprietà, +per cui, divise tra faccende rurali e domestiche, aveano +vagato laboriose le falangi dei clienti, amiche appendici +dei vecchi gruppi gentilizi<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. Ma Roma non aveva mai +goduto nè di commercio nè d’industrie<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>, e l’agricoltura +era ben presto cominciata a decadere sotto i funesti +effetti delle conquiste, strappanti al lavoro le braccia e +offrenti<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a> a buon mercato le terre e gli schiavi, mezzo +più agevole sia della coltivazione diretta, che dell’assoldamento +dei proletari, e fatale meccanismo di distruzione +della piccola proprietà<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>. +</p> + +<p> +Per un istante era parso che la crisi agricola potesse +venire compensata da un corrispettivo incremento della +pastorizia, dopochè la conquista del Lazio, dell’Etruria +e di tutta la zona interna dell’Apennino, varia +di prodotti, di altitudine e di clima, avea liberato i +proprietari dalla costosa necessità di sostentare nell’inverno, +a proprie spese, il bestiame e di ricoverarlo all’uopo +in apposite stalle<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>. Ma anche la pastorizia +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +avea perduto la sua ragion d’essere dopo l’affluenza dei +nuovi tesori da ogni parte del mondo conquistato, eccitanti +allo sperpero e all’inerzia le classi dominanti, +che li percepivano, e alla miseria, all’accattonaggio, al +bottino le classi inferiori, ridotte oramai sul lastrico dalla +concorrenza spietata degli schiavi. +</p> + +<p> +Incamminati per la china di una politica conquistatrice, +eretta la medesima a mezzo di pubblico e di privato +sostentamento, l’unico organo sociale, verso cui le +risorse dell’erario andarono sin d’ora a confluire, non +poteva non essere l’esercito terrestre e marittimo. La sua +presenza rese uno stato, già superbo di lotte e di conquiste +civili, il campo chiuso d’una sempre imminente +reazione militare ed il covo temuto di una banda vigile +e sterminata di filibustieri, pronta a gettarsi dove avesse +spiato una preda, a spargere il terrore dov’era la +pace, a profondere nell’abisso delle orge e della magnificenza +capitali e proventi capaci di alimentare lavori +d’immenso interesse per l’umanità<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>, finchè le lagrime +dei sudditi e degli oppressi non l’avessero sospinto verso +una monarchia democratico-militare, che poi, a sua volta, +sarebbe divenuta zimbello degli eserciti, che le si erano +prostesi a costituirne la base<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>. +</p> + +<p> +Questo l’aspetto delle due nazioni, che s’incontravano +per la prima volta al 273, l’una tutta compresa del +pensiero del proprio onesto benessere, operosa, modesta, +colta e soddisfatta; l’altra, oziosa, rapace, provetta +nell’arte della guerra e della prepotenza, piena della vanagloria +di ritenersi pensionaria dell’universo, non curante +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +del domani, intenta a tutto consumare senza produrre, +a strabiliare il mondo colle monumentali costruzioni +della sua aristocrazia accanto ai fetidi abituri +del suo cencioso proletariato e impotente a largire al +proprio genio altro campo di esplicazione all’infuori degli +acquedotti, delle grandi strade o delle fortificazioni<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>, +d’un interesse puramente strategico, conforme +alle più alte idealità della sua vita sociale<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>. +</p> + +<p> +Nel duello inconfessabile, difensivo per l’una, agognato +ed offensivo per l’altra delle due nazioni, chi +avrebbe vinto? Quale sarebbe stata l’agonia, quale +la sorte della disfatta? Una situazione a termini identici +e contemporanea a quella di Roma rispetto a Cartagine +si disegnava al 273 sulle pagine della storia del +mondo antico. Il suo svolgimento sarebbe riescito meno +rapido e meno drammatico del certame punico, ma non +per questo meno interessante. Due secoli e mezzo ne +prepareranno l’epilogo, e l’eloquenza del medesimo riescirà +superiore a qualsiasi affrettata predizione. +</p> + +<h3 id="cap1-3">III. +<span class="smaller">Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria +di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici; +motivi economici.</span></h3> + +<p> +Gli anni 285-273 a. C. furono tra i più tempestosi +della storia di Roma. Nel breve giro di poco più di due +lustri il suo governo avea dovuto contare una sollevazione +degli Italici, che, dai Lucani, dai Sanniti e dai +Tarantini s’era estesa agli Etruschi, agli Umbri ed ai +Galli, due sconfitte di non lieve importanza come quella +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +di Eraclea (280) e l’altra di Ausculum (279), con la perdita +complessiva di 130000 uomini, la nuova campagna +del 278 andata a male, e, nella Sicilia, l’insediamento +di un nemico temibile (276), quello stesso Pirro, che +da undici anni teneva in continui palpiti la futura capitale +del mondo. +</p> + +<p> +Ma, poichè la fortuna aiuta gli imbelli e gli audaci, +la sorte delle cose mutò tutto ad un tratto nel giro di +pochi mesi. Nello stesso anno 276 la Sicilia veniva +conquistata dai Cartaginesi, allora alleati dei Romani, +Pirro, battuto a Benevento (275), periva tre anni dopo +miseramente in Grecia, e la ribellione d’Italia, privata +così del suo braccio migliore, si spegneva in breve +per mancanza di sussidi militari<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> (275-0). E, come se +la fortuna volesse, quasi in compenso del passato, offrire +tutte in una volta le sue grazie ai Romani, l’anno +stesso della morte di Pirro<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a> giungevano nella capitale +del Lazio ambasciatori da parte di Tolomeo IIº +Filadelfo, re di Egitto, recanti, insieme coi doni di +prammatica, amicizia ed alleanza<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>. La data dell’ambasceria +ci è indicata con precisione da Eutropio. Essa +rimonta al consolato di C. Fabio Licinio e C. Claudio +Caninio (273), ad un anno cioè, in cui Pirro era ancora +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +in vita e l’amicizia del re d’Egitto poteva riescirgli +proficua. +</p> + +<p> +Così essendo, l’atto diplomatico del Lagida<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a> non +appare nè nobile, nè leale. +</p> + +<p> +Nessuna ragione infatti esisteva perchè Pirro avesse +dovuto aspettarsi una simile ricompensa. Verso il 295 +egli era stato condotto quale ostaggio in Egitto presso +il padre di Tolomeo Filadelfo,<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> ed avea saputo talmente +guadagnarsi le simpatie della famiglia reale da +riceverne, pochi anni di poi, in isposa la figliastra Antigone +ed aiuti di danaro e di milizie per la prossima +riconquista del già perduto trono d’Epiro<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> (295). +</p> + +<p> +Si era allora insediato al governo della Macedonia +quel Demetrio, figlio di Antigono Iº, già noto per la +sua fama militare e per una sua grande impresa contro +gli Egiziani. Al 306, infatti, aveva, per incarico del +padre, sconfitto presso Salamina, in una delle più memorabili +battaglie navali dell’antichità, lo stesso Tolomeo Iº, +il quale, oltre a perdervi più di 120 vascelli da guerra, +100 da carico ed 8000 soldati, avea visto cadere prigionieri +il figlio ed il fratello Menelao, cui era venuto in soccorso. +Questa battaglia, che aveva fruttato ad Antigono +la conquista di Salamina e gli avea offerto il destro +di assumere pel figlio il titolo di re<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>, aveva altresì +incoraggiato quest’ultimo ad attaccare Tolomeo nell’Egitto +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +medesimo, e, non essendovi riescito ad assediare +quella Rodi, legata in strettissimi vincoli di +commercio e d’amicizia col Lagida, che gliela disputò +sino all’ultimo sangue. Nella recente guerra<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> di +Demetrio per la conquista del trono di Macedonia, il +Tolomeo gli avea tolto Cipro<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a> (295), e, poco dopo, +avea tornato ad assalirlo in lega con Lisimaco, re di +Tracia (288)<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>, e con Pirro, che già aveva aiutato gli +Etoli contro Demetrio e tentato un’incursione nelle +terre del medesimo<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a>. +</p> + +<p> +La campagna era riescita infelice pel re di Macedonia, +e Pirro e Lisimaco se n’erano spartito il dominio<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> (288). +Morto Tolomeo I (283)<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>, le cordiali relazioni di Pirro +col figlio dell’estinto, non aveano subito ostili interruzioni. +Tanto l’impresa d’Italia, quanto quella di Sicilia, +specie quest’ultima, che, col suo buon esito, non +avrebbe fatto altro che danneggiare Cartagine, rivale in +commercio di Alessandria<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, non potevano nè avevano +dovuto ingenerare sospetto alcuno nell’animo del Lagida, +e, quando Pirro aveva lasciato l’Italia, era andato +a combattere contro l’Antigono Gonata, figlio dell’estinto +e più volte citato Demetrio, che avea occupato +il trono di Macedonia e non potea certo vantare benevoli +sentimenti verso il più implacabile avversario del +padre, — Antigono Gonata, contro cui, sei anni dopo, Tolomeo +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +Filadelfo inizierà una lunga e penosa guerra<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>. +Nessuna voglia quindi di sfogare vecchi rancori, nè desiderio +alcuno di contrapporre l’equilibrio di una nuova +lega alla ormai molto dubbia potenza del re d’Epiro +poteva aver eccitato l’animo del Lagida<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>, e i motivi +della sua ambasceria debbono perciò ricercarsi fra +cause d’origine diversa. +</p> + +<p> +Esse appariscono di doppia specie: politiche e commerciali. +</p> + +<p> +Anzitutto il fatto stesso dell’antica e non interrotta +amicizia con Pirro poteva adesso, non ostante la recente +neutralità del Tolomeo nella guerra italica, far +temere una di quelle spesso inconsiderate rappresaglie +del governo romano contro gli amici del vinto avversario. +In secondo, la politica estera dei Tolomei s’era +fin’allora ingerita costantemente negli affari internazionali +degli stati greci, specie in quelli del macedone +e dei suoi vicini. E, adesso che Roma aveva battuto il +re d’Epiro, non era ardito il sospettare che questa sarebbe +intervenuta, come farà di lì a pochi anni (210-05)<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>, +negli affari della Grecia, a sobillare il re di Macedonia, +compiendo un atto, le cui conseguenze si sarebbero +probabilmente ripercosse sull’Egitto. +</p> + +<p> +Più importanti erano le ragioni d’indole commerciale. +</p> + +<p> +L’Egitto, l’abbiamo visto, era allora la strada maestra +del commercio mondiale, da cui derivava gran parte +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +della propria ricchezza, e l’unica città, Cartagine, che, +come potenza, sia commerciale che militare, avesse potuto +tenere fronte ad Alessandria e dovuto nutrire troppe +voglie di chiudere alla rivale gli sbocchi del suo commercio, +era allora alleata di Roma<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>, e poteva incaricarsi +dell’impresa egiziana, qualora la capitale del +Lazio non se ne fosse sentita da tanto. +</p> + +<p> +Un’alleanza ai propri danni da parte di codesti +due stati avrebbe potuto causare all’Egitto la perdita +dei principali emporii commerciali del Mediterraneo. +Gli sarebbero anzitutto state tagliate le comunicazioni +con Cadice. Avrebbe perduto la Cirenaica, il più fertile +dei suoi possessi, già conquistato al 321 da Tolomeo +Iº e che tanta gola avea fatto al governo punico. +Avrebbe messo a repentaglio Cipro, celebre pei suoi +cantieri, pronta sempre ad offrire all’Egitto tesori inesausti +di ricchezze naturali<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a> e capace, per la sua posizione, +di formare una comoda tappa fra l’est e l’ovest, +Creta, importante per lo meno per l’acquisto dei +mercenari, le isole dell’Egeo, le Ionie, e, peggio ancora, +quella Rodi, per cui il commercio con l’Egitto era, a +detta di Diodoro, una questione vitale e dovea quindi +riescire per quest’ultimo fonte d’enormi guadagni, Rodi +unica stazione per i vascelli, che in 24 ore avessero +viaggiato dalla Palude Meotide verso l’Etiopia per la via +d’Alessandria e del Nilo, e che il padre di Filadelfo avea +così a lungo disputato contro Antigono Iº e Demetrio. +Avrebbe altresì l’Egitto potuto essere danneggiato +nei suoi commerci di grano con Atene o in quelli, +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +certo più notevoli, sebbene non ne possediamo che scarsi +ragguagli, con la Sicilia, specie con Siracusa, su le +quali si erano adesso più che mai volte le avide mire dei +Cartaginesi<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>. Come eventuale, ma non improbabile frutto +della lega con Roma, l’Egitto poteva sperare, come poi +avvenne, nello stabilimento di un continuato commercio +sia di papiro, che di lino e vetro con Napoli e Pozzuoli, +donde avrebbe importato lana da servire per le industrie +nazionali<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>, e per dove avrebbe col tempo stabilito +una linea diretta, che l’avrebbe messo in comunicazione +persino con la Gallia<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a>. +</p> + +<p> +Dinnanzi a tali motivi di alleanza, l’astuto Tolomeo +non dovette, adesso che la stella di Pirro tramontava, +esitare gran fatto a spedire un’ambasceria nel Lazio. +</p> + +<h3 id="cap1-4">IV. +<span class="smaller">Alleanza romano-egiziaca (273).</span></h3> + +<p> +Ben diversamente di come il Lagida avrebbe dovuto +temere, il suo atto fu accolto con gioia dal senato romano, +che tosto restituì la visita con una nuova ambasceria, +nella quale figuravano Q. Fabio Furge, già +console al 276, Numerio Fabio Pittore, che lo sarà al +266<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a>, Q. Ogulnio<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>, già tribuno della plebe al 300, +edile al 296<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>, membro al 290 dell’ambasceria, incaricata +della ricerca del serpente Epidauro<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>, e dittatore +al 257. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +</p> + +<p> +Le accoglienze, a cui essi vennero fatti segno nella +corte di Alessandria furono tra le più liberali. Il re li +regalò tosto di splendidi doni, ma gli ambasciatori, coerenti +alla morigeratezza dei loro costumi, rifiutarono +ogni offerta, quasi volessero dimostrare che nessuna corruzione +avrebbe dettato loro i patti di quell’alleanza, +che avevano l’incarico di stipulare. +</p> + +<p> +Il re però con finissima astuzia, deliberato ad ottenere +ad ogni costo condizioni favorevoli da parte +del governo romano, invitatili ad un banchetto, tornò +ad offrire delle corone di oro. Con nuovo ed ammirevole +esempio di parsimonia e di delicatezza, gli ambasciatori, +pur accettandole, ne fecero la dimane trovare +adorne le statue del re<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>. Indi si venne a concretare +i capitoli del trattato romano-egiziaco. +</p> + +<p> +Che una vera e propria alleanza dovette essere stipulata +ce lo fanno supporre le parole dell’epitomatore +di Livio, la cui testuale narrazione ci sarebbe dovuta +riescire preziosissima. Questi infatti afferma che «cum +Ptolomeo rege <i>societas</i> iuncta est»<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a>, e con lui si +accorda Dione Cassio, l’altra fonte più autorevole delle +circostanze, su cui c’intratteniamo, opponendosi così +agli storici greci, i quali ci parlano solo di un ravvicinamento +amichevole, di una pura e semplice φιλία. +Ma sulle modalità dell’accordo, che è il punto più importante, +le fonti, le quali ci sono così larghe di particolari +drammatici e decorativi, serbano il silenzio più +assoluto. +</p> + +<p> +Ha però ragione il Bandelin<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> nel sospettare che +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +non si sia trattato di una vera e propria alleanza offensivo-difensiva, +sibbene dell’obbligo reciproco di +astenersi da vicendevoli ostilità e dalla prestazione di +qualsiasi soccorso agli stati belligeranti con ciascuno +dei due popoli. Infatti, nè noi vediamo Roma e l’Egitto +aiutarsi di regola nelle posteriori guerre, in cui si trovarono +impegnate, nè, quando esse richiesero vicendevoli +aiuti, invocare mai i capitoli del trattato del +273. +</p> + +<p> +Oltre a ciò, non ostante il silenzio delle fonti, le prossime +relazioni romano-egiziache ci autorizzano a ritenere +che nella conferenza di Alessandria si sia anche +discusso di affari commerciali, i quali, sin da quegli +anni<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a>, si avviarono in maniera definitiva. Non sembra +però che all’alleanza si sia imposta una scadenza fissa pel +rinnovamento, che avverrà irregolarmente ad ogni nuova +successione dinastica egizia e ad ogni soluzione di importanti +quistioni estere in ciascuno dei due stati. +</p> + +<p> +Comunque si fosse, Roma e l’Egitto si erano pel +momento garantite reciprocamente nell’eventualità di +qualsiasi prossima contingenza di politica estera; e gli +ambasciatori, che, tornati a Roma, riferirono, come era +d’uso, al senato l’esito della loro legazione, dichiarando +di voler deporre i doni ricevuti nell’erario<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a>, furono, +prima da un <i>senatus consultum</i>, poi da una lex, autorizzati +a rimanersene possessori<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +</p> + +<h3 id="cap1-5">V. +<span class="smaller">Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica.</span></h3> + +<p> +Se non immediatamente, l’alleanza con l’Egitto giovò +a Roma nella prima guerra punica<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a>, della quale noi +possediamo un episodio diplomatico pressochè analogo +al precedente, che ci torna ad illuminare sulla finissima +astuzia della corte tolomaica. +</p> + +<p> +Cartagine ed Alessandria avevano nel IIIº sec. a. C. +progredito continuamente e parallelamente<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a>. Superata +nel Vº la concorrenza coi Fenici di Sicilia, Spagna e +Libia, Cartagine si era tosto trovata a capo dei Fenici +dell’Occidente, e, da semplice scalo pei navigatori, aveva +dovuto assumere una speciale importanza politica. +Era divenuta la capitale della Libia, si era emancipata +dall’originario censo pattuito cogli indigeni in +cambio delle terre occupate sul continente africano, +avea coltivato l’agricoltura e costituito un esercito, circostanze +tutte, che ne avevano sempre più consolidato +l’egemonia marittima. +</p> + +<p> +Nella Libia e nel Mediterraneo, dovunque Alessandria +possedeva uno scalo o una regione con cui commerciare, +era costretta a vedere al suo fianco le navi +cartaginesi, recatesi sul luogo a dividere i proventi del +mercato. Così in Cirenaica, Spagna, Sardegna, Sicilia, +col pericolo costante di trovare un bel giorno chiusa +qualcuna delle vie del proprio commercio. Se Roma +non si fosse <i>sponte</i> sua incaricata di sbarazzare Alessandria +di Cartagine, non ostante il trucco di una tal quale +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +apparente alleanza<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a>, la capitale dell’Egitto non poteva +tardare ad assumerne essa medesima l’iniziativa<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a>. +</p> + +<p> +E la prova si ebbe fin dalla prima guerra punica. +Tolomeo, che, da astuto monarca, in attesa della soluzione, +non avea da principio voluto dichiararsi per +l’uno o per l’altro dei due combattenti, si trovò un +bel giorno a ricevere da ambasciatori cartaginesi la +richiesta di 2000 talenti. Tenuto conto della ricchezza +consueta dell’erario cartaginese, dovevano essere ben +tristi le condizioni dell’infelice città, se questa si umiliava +a proporre un prestito al più inviso dei propri +vicini. +</p> + +<p> +Il Tolomeo, vincolato dalla sua alleanza con Roma, +invece di porre a disposizione della medesima i quattrini +con tanta urgenza richiesti, offerse la sua mediazione. +Ne seguirono delle pratiche per un rappacificamento +fra Romani e Cartaginesi, che non approdarono +a risultato alcuno. La guerra fu ripresa, e quando da +Cartagine si sollecitò il Lagida a spiegare la sua strana +condotta di alleato, questi rispose celiando alla mal +ridotta città che gli amici bisognava aiutarli contro i +nemici, non già contro gli amici. «Si può dubitare, +osserva a ragione il Droysen, che uguale non ne sarebbe +stata la risposta, qualora Roma si fosse in +quel tempo trovata nelle identiche condizioni di Cartagine»<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +</p> + +<h3 id="cap1-6">VI. +<span class="smaller">Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace +(238-5).</span></h3> + +<p> +Al Cap. IIIº, § 1-2 del suo <i>Breviarium</i> di Storia universale, +Eutropio ci fa sapere che dopo la guerra punica, +durata per ben ventitrè anni, sotto i consoli L. +C. Lentulo e Q. Fulvio Flacco (237), i Romani mandarono +ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, promettendogli +aiuti nella sua guerra contro Antioco di Siria, +aiuti che viceversa furono rifiutati dappoichè la guerra +era terminata. +</p> + +<p> +Tale narrazione presenta parecchie difficoltà. La guerra +punica, secondo si desume dall’indizio della sua durata, +dev’essere per l’appunto la prima, la quale s’era infatti +chiusa al 241<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a>. Se non che, al 237 non esiste Antioco +di Siria alcuno, contro cui i Lagidi avessero dovuto pigliare +le armi. Re di Siria era invece Seleuco IIº, e il di +lui fratello, Antioco Ierace, si trovava allora in possesso +della sola Lidia<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a>. Parrebbe si trattasse dunque della +seconda guerra egizio-siriaca del 258-240 fra Tolomeo, +Filadelfo e Antioco IIº di Siria<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a>, per cui si dovrebbe +spostare di una decina d’anni la datazione offertaci da +Eutropio, o fors’anche dell’altra, posteriore di ben venti +anni (219-17) fra Antioco IIIº di Siria e Tolomeo Filopatore<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a>. +Se non che, come al 240 Roma si trovava +stremata dalla prima guerra punica, così essa al 217 +poteva contare nel suo attivo la disfatta di Canne e +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +la totale devastazione del suolo italico, per opera di +Annibale<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a>. Io credo quindi che la soluzione debba +essere ben diversa. +</p> + +<p> +Antioco Ierace, fra il 238 e il 25, si era impegnato +in una guerra contro Tolomeo Evergete, della quale, +pur troppo, ci sono ignoti i motivi e le circostanze<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a>, +e, poichè la datazione di Eutropio è così precisa, io +ritengo più che probabile che debba essere questa appunto +la guerra, a cui egli accenna, errando solo nella +qualifica apposta ad uno dei potentati in conflitto<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a>. +Al 237, dopo i pericoli della prima guerra punica, +occorreva ai Romani di porre ai fianchi di Cartagine +un loro alleato, e poterono non credersi umiliati a pigliare +essi stessi l’iniziativa di una consuetudine difensivo-offensiva, +che era estranea alle convenzioni dei +trattati precedenti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +</p> + +<h3 id="cap1-7">VII.<a class="tagtitle" id="tag79" href="#note79">[79]</a> +<span class="smaller">L’Egitto vettovaglia Roma durante la +guerra annibalica (216).</span></h3> + +<p> +Ma se i Romani brillarono soltanto per la loro — diciamola — circospezione, +facendosi solo vivi, allorquando le +sorti della guerra erano decise; non così operò Tolomeo +IVº Filopatore durante la guerra annibalica. Secondo +Polibio<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a>, stante la devastazione di tutto il territorio +italico sino alle porte della capitale del Lazio e l’infierire +della guerra nelle regioni, dalle quali era possibile +importare grano, il governo di Roma si era per un momento +trovato nell’assoluta incapacità di vettovagliare +sia i cittadini che l’esercito, e la carestia era giunta a +tale da far salire il frumento ad un prezzo circa trenta +volte superiore all’ordinario. +</p> + +<p> +Le succitate circostanze ci riportano al periodo della +seconda guerra punica immediatamente posteriore alla +battaglia di Canne e alla morte di Gerone di Siracusa +(216), già alleato dei Romani, il cui nipote era allora passato +dalla parte dei Cartaginesi,<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a> privando così Roma +del soccorso di quell’inesausto granaio, che era per essa la +Sicilia. In tali frangenti il senato mandò ambasciatori +al Tolomeo, chiedendo vettovaglie<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a>, e il Lagida, mal +rammentando adesso l’aforisma del nonno, pare non sia +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +stato alieno dal favorire gli amici contro gli amici, +di che, per lo meno, dovette ricordarsi Annibale, quando, +più tardi, ripartendo per sempre dall’Italia, stette +in forse tra il pigliare la via di Cartagine o l’altra +d’Egitto, donde sarebbe mosso ad occupare direttamente +Alessandria<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a>. +</p> + +<p> +Ma il Lagida non si limitò a soddisfare alla richiesta +dei Romani<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a>: volle tutto coronare con un nuovo atto +di sua spontanea iniziativa. +</p> + +<h3 id="cap1-8">VIII. +<span class="smaller">Le si dimostra favorevole +dopo la resa di Capua ad Annibale.</span></h3> + +<p> +Dopo Canne, la maggior parte dei municipi dell’Italia +meridionale si erano stretti intorno ad Annibale. +</p> + +<p> +L’antica federazione italica accennava a dissolversi. +Ma di tali perdite nessuna era stata pari a quella di Capua +(216), la capitale del mezzogiorno della penisola, che, +con Annibale alla testa e la possibilità di armare un +ingente esercito di pedoni e di cavalieri, sarebbe un +bel giorno venuta a rivaleggiare con la sua antica dominatrice<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a>. +</p> + +<p> +Tale nuova orientazione politica non fu però approvata +da tutte le classi della cittadinanza, come non +lo erano mai stati i suoi rapporti con Roma<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a>. I nobili +erano infatti legati da troppi interessi a quelli +dei Romani. Allorquando questi, dopo la grande guerra +latina, avevano, nel 338, terminato di estendere il loro +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +dominio nella Campania, il senato, per compensare la +nobiltà di Capua della perdita di parte dell’<i>ager publicus</i>, +aveva obbligato il popolo a pagare un’annua +rendita di 450 denari ai 1600 cavalieri della città, e +s’era inoltre affrettato a metterli nel possesso dei pubblici +poteri. L’anno, in cui Annibale si affacciava alle porte +di Capua, il fiore della sua nobiltà si trovava imparentato +con altrettante famiglie romane<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a>. +</p> + +<p> +Dinnanzi alla corrente dell’opinione pubblica favorevole +all’alleanza cartaginese, essa si era quindi creduta +in dovere di ostacolarla con ogni mezzo. +</p> + +<p> +Lo chauvenisme liviano à colorito colle tinte più +smaglianti la resistenza di uno degli antesignani della +nobiltà capuana, Decio Magio. +</p> + +<p> +Allorquando, narra Livio<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a>, i Capuani mandarono +ambasciatori per conferire con Annibale, egli fu l’unico +che disapprovasse l’idea di un’alleanza cartaginese. +Egli stesso avea deplorato altamente il massacro dei +«prefecti sociorum»<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a>, e di alcuni altri cittadini romani +residenti a Capua. Invitato più tardi da Annibale +a spiegare codesta sua ostilità, che, fin dall’entrata della +guarnigione cartaginese, l’avea sospinto a proporne l’eccidio, +si era rifiutato, protestando la sua qualità di +cittadino romano. +</p> + +<p> +La sua propaganda avea fatto seguaci, e Perolla, figlio +di uno dei capi del partito punico, pur avendo, +per opera del padre, ottenuto grazia presso Annibale, +era stato lì lì per ripagare coll’assassinio la generosità +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +del banchetto, a cui il Cartaginese l’aveva invitato. +Urgeva sbarazzarsi del fiero capuano, e, nella tornata +senatoria, che seguì al suo ingresso, Annibale chiese, e +la sua richiesta fu approvata, che Decio venisse escluso +dall’alleanza e dai patti che egli avrebbe stretto con +Capua. +</p> + +<p> +Obbligato di nuovo a scolparsi, Decio ripetè il rifiuto, +protestando in termini identici a quelli della prima volta, +cosicchè, carico di catene, mentre colla voce, unica arme +rimastagli, continuava ad arringare la folla, fatto +salire su di una nave, venne spedito a Cartagine. Una +tempesta lo sbalzò a Cirene, possesso del re d’Egitto. +Decio corse a rifugiarsi a piè della statua reale; ma +tradotto ad Alessandria. Tolomeo IVº lo faceva tosto +rimettere in libertà, chiedendogli se volesse tornare a +Capua od a Roma, alla quale concessione, Decio, riconoscente, +preferì rimanersene in Egitto. +</p> + +<h3 id="cap1-9">IX. +<span class="smaller">Rinnovamento +dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel +secondo periodo della guerra annibalica.</span></h3> + +<p> +Tante dimostrazioni di amicizia poterono ben valere, +pochi anni dopo, una nuova ambasceria romana al re +ed alla regina d’Egitto allo scopo di rinnovare l’antica +alleanza, e pare che Roma ci tenesse parecchio, +avendo questa volta i suoi doni rivaleggiato in magnificenza +con quelli del secondo Tolomeo. Al re fu donata +una toga e una tunica purpurea insieme con una +sedia tutta avorio; alla regina un manto con una sopravveste +di porpora (210).<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a> +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +</p> + +<p> +Era quello il periodo, in cui i Romani, con un’instabile, +ma pur sempre progrediente fortuna, si rialzavano dalla +sconfitta di Canne. Nè ad Annibale nell’Italia meridionale +erano pervenuti gli sperati soccorsi, nè si era +potuta riconquistare la Sardegna, anzi l’unico esercito +cartaginese sbarcatovi era stato tosto distrutto dal generale +romano Tito Manlio Torquato. Uguale sorte era +toccata alle truppe cartaginesi in Sicilia (210), mentre +la guerra, che Filippo di Macedonia avea suscitato +contro Roma, si ritorceva a suo danno, giacchè questa +gli avea fatto insorgere contro quasi tutta la Grecia. +</p> + +<p> +In Ispagna le due spedizioni del 211 e 210 avevano +in generale rimesso l’equilibrio delle forze prima ancora +che vi fosse spedito quel P. Scipione (210-9), che chiuderà +la guerra annibalica con la disfatta di Zama. In +Italia la resa di Capua, il formidabile quartiere generale +di Annibale, aveva cancellato la memoria tremenda +dell’avanzata del medesimo contro Roma, e segnato la +ripresa della prevalenza romana (210)<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a>. Si trattava +quindi di un lasso di tempo, nel quale Roma aveva agio +ed anche interesse di pensare all’Egitto, tanto più che +la guerra di Siface contro Cartagine (213-2), colla +quale avea sperato di procacciare all’avversaria nemici +nella stessa Libia, era terminata infelicemente<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a>. Urgeva +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +surrogarvene di nuovi, o, per lo meno, assicurarsi +degli antichi, e l’occhio del senato era rivolto all’Egitto. +</p> + +<h3 id="cap1-10">X. +<span class="smaller">Roma, la +Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica.</span></h3> + +<p> +Era scoppiata intanto la prima guerra macedonica<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a>. +Filippo Vº, secondo il grandioso piano di Annibale, +doveva essere uno dei principali ingranaggi della +coalizione antiromana, che egli avea sempre sperato di +comporre in Oriente ed in Occidente. Se non che Roma, +sfruttando i malumori dei piccoli stati greci contro la +dominazione macedone, li avea rivolti contro Filippo, +e si era alleata formalmente con gli Etoli, ai quali erano +state fatte promesse più che liberali. Così, partecipando +solo con un contingente minimo di forze, i Romani, sin +dal 215, tenevano a bada un avversario potente, contro +cui, allora, non potevano sperperare le proprie forze. +</p> + +<p> +Al 209 o 208<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a>, parecchie delle potenze neutrali +della Grecia e dell’Oriente intervennero come mediatrici<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a>. +Tra esse figurava l’Egitto. +</p> + +<p> +Gli ambasciatori inviati a tal uopo incontrarono Filippo +a Falara, dove egli si era ritirato, dopo aver +battuto a Lamia gli Etoli ed inseguito i medesimi sin +nel loro territorio. Pare che della mediazione sia stata +data notizia anche all’ammiraglio romano P. Sulpicio +Galba<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a>; se non che questi dichiarò di non essere rivestito +dei poteri necessari a comporre la vertenza. Era +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +infatti interesse di Roma, procurando impacci a Filippo, +di non rinunziare a tenere un piede nella Grecia, sì che +un sincero consenso ai desideri degli intervenuti sarebbe +in quel momento equivalso a procurare volontariamente +il proprio danno. In tali termini Sulpicio scrisse al +senato, che, concorde al generale, vietò ogni composizione, +e tornò a rispedire milizie agli Etoli. +</p> + +<p> +Questi intanto avevano a Falara conchiuso un armistizio +di trenta giorni, rimettendo le deliberazioni circa +la pace definitiva alla prossima loro assemblea generale<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a>, +che fu tenuta ad Egio in Acaia. +</p> + +<p> +Quando si pensa che mediatrici erano tutte potenze +marittime, che dal prolungamento della guerra venivano +danneggiate nei loro interessi commerciali, si capisce +subito come questo dovette essere il precipuo movente +della corte di Alessandria. Vi si aggiungeva il doppio +scopo di tenere lontani dagli affari di Grecia la sempre +avversata Macedonia ed il nuovo temuto alleato della +republica romana. Se non che, mentre ad Egio si discuteva +della necessità di porre fine alla guerra, l’ammiraglio +romano ed Attalo, re di Pergamo, si erano affrettati +a comprometterne l’esito, l’uno con l’occupazione di +Naupacto, l’altro con l’invasione di Egina. Ciò bastò +perchè gli Etoli sollevassero la misura delle loro pretese, +e, con lo scioglimento dell’assemblea, andasse a +vuoto ogni tentativo di composizione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +</p> + +<h3 id="cap1-11">XI. +<span class="smaller">Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra +annibalica e preparativi per l’avvenire (201).</span></h3> + +<p> +Il secolo IIIº si chiude con un nuova dimostrazione +di amicizia, un’ambasceria romana alla corte di Alessandria, +posteriore di un anno alla vittoria di Zama, +che doveva riescire foriera di nuovi eventi nella storia +di Roma e dell’Oriente. +</p> + +<p> +Allora infatti, conchiusa la pace con Cartagine, al +nuovo re Tolomeo Vº Epifane, già salito al trono al +205, furono spediti ambasciatori M. Emilio Lepido, C. +Claudio Nerone e P. Sempronio Tuditano. Triplice era +lo scopo dell’ambasceria: annunziare alla corte di Alessandria +la vittoria su Cartagine e la relativa conclusione +della pace, ringraziarla della neutralità serbata, +o di ciò almeno, che il senato voleva far le viste di +considerare come tale; e, al tempo stesso, (questo era +lo scopo principale dell’ambasceria), chiedere eguale amicizia +nell’eventualità, che Roma «<i>coacta iniuriis</i>», +avesse dovuto imprendere guerra con la Macedonia<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a>. +</p> + +<p> +Quali sottintesi e quali precedenti fossero impliciti +in quest’ultimo comma diremo nel prossimo capitolo, +poichè i fatti, che ne derivarono, ebbero a svolgersi +tutti nel secolo seguente. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span></p> + +<h2 id="cap2">CAPITOLO II. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la 2ª guerra macedonica +e la 1ª siriaca (200-189).</span></span></h2> +</div> + +<h3 id="cap2-1">I. +<span class="smaller">Roma, l’Egitto, la +Macedonia e la Siria.</span></h3> + +<p> +La politica internazionale dei vari stati, guardata attraverso +le teoriche della nostra morale privata, apparisce +come un tessuto di finissima ipocrisia, una rete +di azioni ispirate soltanto al conseguimento della propria +supremazia, a raggiungere la quale non v’è finzione, +non prepotenza, non tranello, non menzogna che +valga a suscitare il rossore. +</p> + +<p> +Tale generica impressione può da pochi esempi ricevere +illustrazione pari a quella, che di essa ci offrono +le relazioni politiche di Roma con l’Egitto nel IIIº secolo, +e, peggio ancora, nel IIº. +</p> + +<p> +Sin’ora noi abbiamo potuto notare come reciproco sia +stato per le due nazioni il bisogno dell’amicizia e dell’alleanza. +Se la corte di Alessandria aveva avuto interesse +di possedere un alleato, che pel momento molestasse +Cartagine e ne abbassasse la supremazia marittima, +militare e commerciale, un alleato, che, in evenienze prossime +a prevedere, avesse saputo fare le sue veci contro +le eterne rivali dell’Egitto, la Siria e la Macedonia, il +senato romano non aveva, dal canto suo, trascurato +di tenersi amico il fiorente regno dei Lagidi, sia contro +i presenti nemici dell’Africa, sia contro i futuri di Grecia +e d’Oriente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +</p> + +<p> +Così i Tolomei hanno favorito ed aiutato Roma, non +ostante la loro parentela col re d’Epiro ed i recenti trattati +con Cartagine, come Roma senza mai scomodarsi, +ha esibito a sua volta il suo ausilio e i suoi ringraziamenti, +e le ambascerie egizio-romane si sono incrociate +cortesemente a vicenda. Adesso però che Roma +avea le mani libere da Cartagine, più che mai poteva +considerare giunta l’ora di tirare le somme delle +sue platoniche dimostrazioni di amicizia, e l’enormità +di ciò che il senato romano preparava era tale da +farlo, insieme con la posteriore storiografia, ricorrere ad +una pietosa menzogna, la quale non sarà vergine di +eredità. +</p> + +<h3 id="cap2-2">II. +<span class="smaller">Critica della pretesa tutela romana +su Tolomeo Vº.</span></h3> + +<p> +Giustino, nei primi capitoli del libro XXXº della sua +storia universale, dopo avere schizzato colle tinte più +fosche il regno del IVº Tolomeo, tutto in mano di favoriti +e di cortigiane, screditato all’estero ed all’interno, +narra come il popolo di Alessandria, appena ebbe appreso +la morte del re, tenuta per alcuni giorni nascosta +da coloro che spadroneggiavano a corte, levatosi a +tumulto, impiccati costoro, inviasse un’ambasceria a +Roma, pregando il senato di provvedere di tutori il +giovane erede e difenderlo da Antioco, re di Siria, e da +Filippo, re di Macedonia, già collegati ai suoi danni. +A tale richiesta, il governo romano, non potendo +negare il suo cavalleresco appoggio, avrebbe immediatamente +risposto con un’ambasceria delegando M. Emilio +Lepido tutore del giovane re, Tolomeo Vº Epifane, +e dichiarandosi pronto — anche contro le proprie intenzioni — ad +ulteriori sacrifizi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +</p> + +<p> +Tale racconto suscita dei sospetti, e per vari motivi: +</p> + +<p> +1). Esso viene attinto a fonti poco attendibili, e, +oltre ad enunciare un giudizio probabilmente inesatto +sull’amministrazione del IVº Tolomeo, dà, senza tener +conto di quelle che consideriamo in particolare, attestazioni +arbitrarie di fatti realmente inesistiti. Così è a +dirsi, per esempio, dell’imputazione di parricidio e di +assassinio contro Tolomeo Filopatore<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a>. +</p> + +<p> +2). Se, a detta di Giustino, uno dei capi di accusa +degli insorti era costituito dalle vergogne della politica +estera del regno di Filopatore, non era naturale che il +popolo di Alessandria reagisse alla politica, dominante +a corte, inaugurandone una non dissimile rispetto ai +Romani<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a>. +</p> + +<p> +3). Ma i sospetti si fanno più incalzanti quando si +passa ad ulteriori considerazioni. L’informazione di Giustino +viene anzitutto smentita da due altre, l’una proveniente +da Giustino medesimo, secondo cui sarebbe +stato il padre stesso moribondo ad affidare il figlio alla +tutela del popolo romano<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a>, l’altra, proveniente da +Polibio<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a>, secondo cui la tutela di Tolomeo Epifane +venne per contro tenuta da Sosibio, ex-ministro del +padre<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a>, da quell’Agatocle, fratello dell’amante del +medesimo, la cortigiana Agatoclia<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a>, e, più tardi, da +un giovane ministro per nome Tlepolemo<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a>. Nè l’oblio, +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +sotto cui Polibio passa la tutela romana, può giustificarsi +colle lacrimevoli condizioni, in cui noi ne possediamo le +opere. Livio stesso, che in questa narrazione si fonda su +Polibio, ne tace con mirabile accordo<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a>. Ma ciò, che +più contrasta alla narrazione di Giustino, come all’ipotesi +di qualsiasi tutela, sono le narrazioni di Appiano<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a>, +di Livio<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> e di Polibio medesimo. +</p> + +<p> +Appiano racconta che, nei primi anni del regno di Tolomeo +Vº<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a>, i succitati Antioco e Filippo, che si era +anche alleato con i Cartaginesi, avevano stabilito di aiutarsi +reciprocamente in una spedizione, che il secondo +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +avrebbe tentato contro la Cirenaica, Samo, le Cicladi, la +Caria e la Ionia, ed il primo contro Cipro, la Celesiria, la +Fenicia e l’Egitto<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a>. I Romani, informati delle prime +mosse dell’esercito di Filippo da ambasciatori Rodii, +Ateniesi ed Etoli<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a>, avevano spedito un’ambasceria +in Oriente col mandato di intimare ai due re la cessazione +delle ostilità o dichiarar loro la guerra (200). +</p> + +<p> +L’ambasceria si abboccò dapprima col generale di Filippo, +Nicanore, il quale appunto allora devastava l’Attica, +e, da parte del popolo romano, lo incaricò di trasmettere +al suo re l’ingiunzione di nulla tentare contro +i Greci, ma di sottomettersi ad un tribunale arbitrario +per tutto ciò che quegli aveva osato contro il re di Pergamo. +Se il re non avesse obbedito, il governo romano +si sarebbe dichiarato pronto a muovergli guerra. Uguale +discorso essa tenne con gli Epiroti, con Aminandro, +re dell’Atamania, con gli Etoli di Naupacto e gli Achei +di Egio. Indi si era recata da Antioco<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> e poscia da +Tolomeo, nella persona dei tre citati da Livio, per conferire +col Lagida e interrogarlo, come vedemmo<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a>, +circa il suo atteggiamento nel caso di un’eventuale +conflagrazione romano-macedone (200). +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +</p> + +<p> +Or bene, se la presunta tutela e le presunte invocazioni +di aiuto dell’Egitto fossero state reali, nè Roma +avrebbe appreso da informazioni indirette i movimenti +dell’armata e dell’esercito dei due re, nè avrebbe avuto +ragione di umiliarsi a interrogare la corte alessandrina +circa il suo atteggiamento nel caso di guerra contro la +Macedonia, nè, tanto meno, il preteso tutore avrebbe, +come appare dal trovarlo fra gli ambasciatori romani, +che adesso si recavano in Egitto, abbandonato, sin dal +201, quando cioè Tolomeo Epifane era ancora minorenne, +il governo del suo pupillo<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a>. +</p> + +<p> +Ma, come se ciò non bastasse, poco dopo, in seguito +a nuove sollecitazioni ateniesi<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a>, un’ambasceria egizia, +tutt’altro che a chiedere, giungeva in Roma per offrire +aiuto in favore degli Ateniesi<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a> (200). +</p> + +<p> +Così cade la famosa leggenda filo-egiziaca, con la +quale, in quegli anni, si cercò di captare l’opinione +pubblica per trascinare Roma ad una guerra in Oriente, +e che, un secolo e mezzo più tardi, godeva ancora tanto +credito presso il buon pubblico romano da farla raccattare +da uno dei discendenti di Lepido perchè, incisa +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +nel metallo, ingannasse a sua volta la buona fede degli +storici futuri<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a>. Ben altri erano i motivi delle guerre +che si apparecchiavano, motivi, che, data la loro +importanza e gl’intimi legami, ch’essi vantano con le +relazioni romano egiziache, non è qui il caso di tacere. +</p> + +<h3 id="cap2-3">III. +<span class="smaller">La politica estera e le classi sociali +romane.</span></h3> + +<p> +La serie delle guerre romane era stata aperta dal bisogno +inscongiurabile di difesa di fronte al tumultuare +dei popoli Italici alla soglia del Lazio violentemente +agitato da quel moto continuo di emigrazione e di immigrazione, +di cui tutta in quel tempo fremeva la penisola. +I primi secoli della storia di Roma, che noi conosciamo +a mala pena, avvolti come ci appariscono, fra +la più fitta oscurità, non sono che l’ultimo atto di quel +grande dramma del primo periodo della storia d’Italia, +la cui serie di eventi è in maggior parte da congetturare +più che da rintracciare. +</p> + +<p> +Alla fine di questo primo periodo, la cui data estrema +può all’ingrosso segnarsi alla guerra gallica del 225 a. +C., chi avesse avuto voglia di tirare le somme degli +utili e dei danni si sarebbe accorto come tanto sangue +e fatiche erano andate soltanto in minima parte a giovamento +di tutta la collettività romana, e che, a centuplicare +i propri interessi, era stata solo la classe +patrizia. +</p> + +<p> +I piccoli e medii possessori di proprietà terriere, +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +ne avevano ricavato una più o meno grande rovina. +</p> + +<p> +Incapaci, per la lontananza imposta loro dalla guerra, +a coltivare i loro campi, flagellati dai saccheggi e dagli +incendi nemici, essi si erano trovati ineluttabilmente +costretti a ricorrere alla croce dei debiti e allo strozzinaggio +delle usure, incamminandosi così per una via, +che, giusta i disposti della legislazione romana, li precipitava +dalla libertà nella schiavitù<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a>. +</p> + +<p> +Da questa sorte, inevitabile all’enorme maggioranza +della plebe e della società romana, avevano però i patrizi, +i trascorsi conquistatori, i dominatori politici +odierni, i grandi possessori del suolo, facile il mezzo +di emanciparsi, sia delegando ad altri la cura della +coltivazione, durante la loro presenza alla guerra; +sia, dopo la medesima, vessando con alti interessi e +con espropriazioni i debitori morosi, sia ripartendo fra +i membri del proprio ordine i demanii conquistati, +privilegio sommo, che, per legge e per consuetudine, +essi avevano avuto l’accortezza di riserbarsi con geloso +esclusivismo<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a>. +</p> + +<p> +Comincia da questo momento la catastrofe dell’economia +agricola romana, che avrà un crescendo spaventoso +nei secoli che seguiranno, nonchè quella lotta a +mezza spada, prima dei plebei contro i patrizi, poi del +novello proletariato contro patrizi e ricchi plebei, che +sembrerà conseguire una conciliazione ai piedi dell’impero, +ma i cui echi non si sperderanno se non sotto +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +i travolgimenti, che le invasioni barbariche saranno per +arrecare al suolo dell’antica republica. E, con la lotta, +comincia una reazione contro la politica di conquista, +cui il senato romano si appigliò sin d’ora come all’espediente +più economico, che valeva da solo a creare +la ricchezza della classe sociale, da cui esso emanava, +e al sopperimento delle cui spese bastavano il sangue +e le fortune dei dominati. +</p> + +<p> +Sarebbe interessante segnare volta per volta questa +reazione del popolo minuto<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a> contro la grande politica +estera del senato, ma è compito, che sorpassa i confini +del nostro argomento. È bene però rammentare come quel +popolo, che gli storici superficiali si fingono mosso alla +conquista del mondo dalla brama di una patria grande +e gloriosa, era tutt’altro che concorde nell’attuazione di +codesto sedicente proposito. Persino, durante la patriottica +guerra annibalica, l’assemblea centuriata aveva a +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +malincuore condisceso a parecchie spedizioni nelle province<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a>; +e, adesso, a guerra finita, l’opposizione tornava +implacabile a non voler dare ascolto al più lontano +proposito di guerre orientali. +</p> + +<p> +Correva il 200; la proposta del console P. Sulpicio, +invitante le centurie ad una dichiarazione di guerra contro +la Macedonia, era stata respinta a grandissima maggioranza, +ed un tribuno della plebe, Q. Bebio, era, per +esprimerci con Livio, tornato all’«<i>antico metodo</i>» di +accuse contro i patrizi, incolpandoli, nè a torto, di suscitare, +in grazia del proprio utile, guerre da guerre<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a>. +</p> + +<p> +Contro una così preoccupante ostinazione nessun’arme +fu intentata, e le ingiurie in senato, e gli eccitamenti a +una nuova convocazione di comizi, e la proposta di punire +l’insolenza di quel popolo, che avea l’ardire di chiedere +un’ora di tregua e di respiro, e l’abile lavorio dell’opinione +pubblica. Tra quest’ultima categoria di maneggi va +ascritta la fola della tutela e dell’implorazione egiziana, +verso la quale cavalleria obbligava a non turarsi le orecchie. +E quella buona plebe rovinata, così inesperta di politica +e ignara della nozione dei propri interessi, come +in ogni tempo ci appariscono le classi inferiori della +cittadinanza romana<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a>, ebbe l’ingenuità di dare ascolto +a quel capolavoro di abbindolazione, (quale altrimenti +riesce impossibile definire il discorso, che di lì a poco +tenne alle centurie<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> il solito P. Sulpicio), e terminò +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +per votare, non certo nel proprio interesse, la voluta +guerra contro la Macedonia<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-4">IV. +<span class="smaller">L’ambasceria +egizia in aiuto +di Roma contro +la Macedonia.</span></h3> + +<p> +La recente, succitata ambasceria egizia possiede un’importanza +singolare, in quanto segna un rivolgimento nei +rapporti di Roma con l’Egitto. +</p> + +<p> +Essa, dicemmo, era stata motivata dal fatto che +ambasciatori ateniesi si erano a lor volta recati alla +corte di Alessandria, chiedendo aiuto contro Filippo. +L’Egitto era allora alleato di Atene, e avrebbe, senza +esitazione, potuto immischiarsi negli affari della Grecia. +Ma la corte di Alessandria fu di diverso parere. Mandò +a Roma a chiederne il permesso con l’esplicita dichiarazione +che essa era pronta ad astenersene, qualora ciò +fosse spiaciuto al senato. +</p> + +<p> +Per quanto l’ambasceria fosse formulata in termini +molto abili ed avesse dichiarato, cercando di porlo in +evidenza, che, qualora Roma non avesse avuto nulla in +contrario, il re sarebbe stato pronto a incaricarsi egli +stesso dell’impresa, tutto dava ad intendere che l’Egitto, +la prima delle potenze orientali, non aveva voglia +di cacciarsi in un conflitto di preminenza con Roma +in quelle acque dove pur ne aveva diritto, e che la +republica del Lazio, ora sovrana dell’Occidente, era +venuta ad intorbidare. +</p> + +<p> +Era altresì palese come la corte Alessandrina tendeva +ad escludere da quella spedizione così pericolosi +alleati<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a>. E il senato replicò con la sorridente prepotenza, +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +che ispirano tutti gli atti di umiltà. Dichiarandosi +pronto ad aiutare gli Ateniesi, esso ringraziava il +re d’Egitto del gentile pensiero, aggiungendo che +il popolo romano sapeva bene di poter contare su di +lui come su fedele alleato. Così, dietro il velo di una +galanteria, la corte alessandrina subiva tacitamente il +divieto di ingerirsi negli affari d’Oriente. Era quella +la prima umiliazione, ma di essa, fra breve, se ne sarebbero +scorte le conseguenze. +</p> + +<h3 id="cap2-5">V. +<span class="smaller">Possessi egizi in +Asia e in Asia +Minore. Conquista macedone dei medesimi.</span></h3> + +<p> +La nuova ambasceria egizia avea preceduto il ritorno +dell’altra romana, più volte accennata<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a>, e di cui +faceva parte M. Emilio Lepido, da Giustino presunto +tutore del re d’Egitto. Mentre questa, intanto, lasciata +la corte del Tolomeo, soggiornava a Rodi, apprendeva la +non lieta novella che Filippo avea posto l’assedio ad +Abido (200). +</p> + +<p> +Tale fatto era l’episodio principale di una serie di +operazioni militari, che il re di Macedonia aveva iniziato +e s’apparecchiava a continuare sui territori egiziani +dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia Minore, mentre +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +Antioco di Siria si sarebbe occupato di quelli asiatici +propriamente detti per venire, con un’abile mossa, ad +attaccare l’Egitto da due parti. +</p> + +<p> +L’impero dei Lagidi era allora pressochè tale quale +l’aveva reso Tolomeo Evergete Iº, al colmo cioè della +sua materiale grandezza. +</p> + +<p> +In Europa comprendeva la costa sud della Tracia, +dal fiume Nesto al Chersoneso<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a>, l’Ellesponto<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a>, probabilmente +Lesbo<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a>, Samo, ove stavano ancorati presidii +navali egiziani<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a>, le Cicladi, Cipro<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> e parecchie +città cretesi, su cui aveva diritto al protettorato<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a>. +</p> + +<p> +Nell’Asia Minore i Lagidi possedevano della Ionia +continentale, Mileto, Priene ed Efeso, ove tenevano +acquartierate delle guarnigioni<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a>, città costiere e città +interne della Caria<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a>, quasi tutta la Licia<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a>, parte +forse della Pamfilia e della Cilicia<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a>. In Africa, la +Libia<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a>, Cirene e le città adiacenti<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a>; nell’Asia +propriamente detta, tutta la Celesiria e la Fenicia sino +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +all’Eleutero<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a>, la Siria sud<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> e, tra l’altro, in Palestina<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a>, +Samaria<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a> e Galilea<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a>. +</p> + +<p> +Nè erano state delle voglie ideali di supremazia politica +a sospingere l’Egitto in quelle regioni. Frequentissimo, +come abbiamo veduto<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a>, era il suo commercio +con le città greche e le isole dell’Egeo; nè +altrimenti poteva dirsi dei rapporti del medesimo col +litorale del Mar Nero e dell’Asia Minore<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a>, dove la +corte Alessandrina si trovava a fronte di partiti e +pretensioni macedoni, accese da uno stato, che, incapace +dei sogni grandiosi di Alessandro Magno, schiacciava +sotto la sua greve clientela la Grecia insulare e peninsulare. +</p> + +<p> +Così, mentre la Celesiria e la Fenicia offrivano colle +selve del Libano il materiale necessario alla costruzione +delle flotte, e, insieme coi porti sicuri, una schiatta vigorosa +e sperimentata di marinai, la Giudea e la Siria +erano per l’Egitto florido mercato di vini, di frumento, +di pesca, di tessuti e d’altre suppellettili<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a>. +Là sul golfo Persico giacevano inoltre le grandi strade +commerciali fra l’Egitto, l’Asia, e l’Europa<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a>; là Tolomeo +Filadelfo aveva edificato una pleiade di stazioni +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +e di città, mentre Epifane avea coperto di ponti i fiumi +irrigatori della contrada<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a>. +</p> + +<p> +Necessaria quindi, come una funzione vitale, era stata +ed era, nei luoghi surriferiti, la presenza di guarnigioni +e di possessi egiziani, e, più che proficuo, qualsiasi tentativo +di ricacciare la Macedonia e la Siria nei loro +limiti naturali, anzi nei più ristretti confini possibili. +Questo sogno perenne della politica dei Lagidi li spingeva +sin d’adesso a careggiare l’alleanza di quella +Roma, che, valicate le estreme prode d’Italia, minacciava, +superba, gl’immacolati lidi orientali; nè ad alcuno +era dato prevedere come fosse appunto a lei riserbato +il condannare tante speranze alla più dolorosa delle +infecondie. +</p> + +<p> +Su codeste possessioni egizie d’Europa e d’Asia si +gettavano i due monarchi dell’Oriente. +</p> + +<p> +Filippo, sin dal 204, avea percorso la Tracia fino +all’Ebro<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a>. Poscia era tornato ad ampliarvi i recenti +possessi, favorito dall’acquiescenza, che il pericolo imminente +del re di Siria e le interne condizioni imponevano +all’Egitto<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a>. Era infatti piombato sulle Cicladi, di cui +Paro e Cidno erano cadute in suo potere<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a>; avea sull’Ellesponto, +messo le mani addosso a Lisimachia<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a>, Sesto, +Perinto, per terminare con Calchedonte, all’opposta riva +asiatica<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +</p> + +<p> +Al 201 s’era impossessato di Samo<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a>, mentre Mileto +si affrettava ad onorarlo e ad assicurarsi della di lui +benevolenza<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a>. Indi era disceso in Caria, ove Prinasso<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a>, +Iasso, Bargilia, Euromo e Stratonichea<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> erano cadute +in suo potere. Tornata la stagione propizia, si era gettato +di nuovo sulla Tracia e, occupate Maronea, Eno, Cipsela, +Dorisco, Serreo, e nel Chersoneso, Eleunte, Alopoconneso, +Gallipoli, Madito,<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a> avea finalmente sulla riva opposta +stretto d’assedio Abido<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-6">VI. +<span class="smaller"><i>Ultimatum</i> di Roma +a Filippo di Macedonia. I primi due anni della seconda +guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra. +Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi +da parte di Roma.</span></h3> + +<p> +A tale notizia, gli ambasciatori, di comune accordo, +stabilirono, che il più giovane di loro, M. Emilio Lepido, +si recasse al campo di Filippo per fare a costui le medesime +ingiunzioni che a Nicanore. Ad Abido, Lepido si +abboccò con Filippo e gli significò come il senato avesse +decretato, vietando al re qualsiasi azione, sia contro i +Greci, sia, (e questa fu una nuova postilla), contro Tolomeo, +imponendo anzi, che, per quanto avea operato +contro Attalo e i rodiani, si sottomettesse al giudizio +di un tribunale arbitrale. Nel caso di inosservanza di +un simile <i>ultimatum</i>, il popolo romano, in luogo della +pace offerta<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a>, gli avrebbe dichiarato guerra<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> (200). +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +</p> + +<p> +Ma le risposte di Filippo furono semplicemente ambigue, +ed il senato, che nulla attendeva di meglio, iniziò +a sua volta l’offensiva. +</p> + +<p> +Le vicende della guerra sono note<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a>. Il primo e il +secondo anno (200-199) passarono senza gravi ed +importanti fatti d’armi, sicchè, quando il console P. +Villio, che sin’ora aveva diretto le operazioni militari, +dovette cedere il posto al proprio successore, T. Quinzio +Flaminio, il nemico era più che mai cresciuto di baldanza +e d’audacia. +</p> + +<p> +Flaminio pensò subito ad abboccarsi col re, e l’abboccamento +ebbe luogo nell’Illiria presso il fiume Aoo, lungo +il quale stavano accampati i due eserciti romano e +macedone. +</p> + +<p> +Per un avversario, il quale non avea ancora subito +perdite significanti, le pretese dei Romani furono inaccettabili, +e può dirsi che sia stato il filoellenismo del +console la causa diretta della prosecuzione delle ostilità. +Egli infatti chiese, senz’altro, lo sgombero di tutte le +città della Grecia peninsulare, da Filippo ereditate o +conquistate<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a>. +</p> + +<p> +Tra queste ultime non rientravano i numerosi possedimenti +egizi d’Europa. Ai torti di Filippo verso l’Egitto +i Romani venivano così ad aggiungerne dei nuovi. +Non solo i Tolomei non ricuperavano i loro possessi, +ma questi passavano legalmente e definitivamente nelle +mani del re della Macedonia. +</p> + +<p> +Le condizioni proposte da Flaminio furono, com’era +naturale, rifiutate, ma la campagna ch’ebbe a seguirne +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +riescì per Filippo più che disastrosa. Tradito dagli +Epiroti, dovette ritirarsi sino ai confini del suo regno, +mentre la Grecia tutta passava in potere dei Romani. +Così, nell’inverno del 197-198, il re della Macedonia +era costretto a riproporre delle trattative di pace. +</p> + +<p> +L’abboccamento col generale romano ebbe luogo in +Nicea presso il <i>sinus Maliacum</i>. Questa volta Flaminio +si rammentò dei diritti dell’Egitto, e, dopo aver messo +come condizione <i>sine qua non</i> lo sgombero di tutta la +Grecia, impose la restituzione all’Egitto di tutte le terre +usurpate sin dalla morte di Tolomeo IVº. Dopo Flaminio +ebbero la parola gli alleati di Roma. Tra questi, +gli Etoli tornarono ad insistere sullo sgombero della +Grecia, come Rodi su quello dell’Asia Minore, specie +delle città carie, Iasso, Bargilia ed Euromo. Furono +queste appunto le clausole, cui Filippo credette +di non addivenire<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a>; e, giacchè nè Flaminio, nè gli +alleati potevano rimanere soddisfatti delle sue estreme +concessioni, il diritto dell’ultima parola fu rimesso +al senato. +</p> + +<p> +Ma anche questo scordò di bel nuovo gli interessi +dell’Egitto, tornando unicamente ad insistere sullo +sgombero della Grecia peninsulare, mentre la dichiarazione +degli ambasciatori, spediti all’uopo da Filippo, di +non rivestire dritto alcuno a decidere su ciò, segnava +la fine della conferenza e la nuova ripresa delle ostilità<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a>. +(196).] +</p> + +<p> +La pace definitiva seguì a circa un anno di distanza, +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +e, nella primavera del 196, dodici ambasciatori romani +giungevano in Grecia a curarne l’esecuzione. Tutte le +città greche di Asia e d’Europa erano dichiarate libere +ed autonome, e da esse il governo macedone dovea affrettarsi +a ritirare le sue guarnigioni prima dei giuochi +istmici. Tali condizioni erano ripetute in particolare per +Pedasa, Bargilia, Iasso in Caria, Abido in Asia Minore, +Perinto in Tracia, Taso e Mirina su Lemno<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a>. +</p> + +<p> +Degl’interessi dell’Egitto non una sola parola. Il +senato romano, che avea dichiarato di sostituirsi alla +corte di Alessandria nel sostenere i dritti della medesima +contro Filippo, risolse la controversia nella maniera +la più disonesta. Lo stato, che avea soccorso Roma nei +gravi frangenti della guerra annibalica, perdeva tutte +le isole dell’Egeo, le Cicladi, Lesbo, Cipro, il protettorato +su Creta, la Ionia, salvo Efeso<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a>; in Tracia tutte le città +greche, come Maronea, Dorisco e Perinto, mentre Eno e +Cipselo rimanevano a Filippo; nel Chersoneso tracico, +Eleunte, Alopoconneso, Sesto, Madito e Gallipoli; in Caria +Pedaso, Bargilia ed Iasso<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a>, che venivano rese autonome +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +insieme con Stratonichea, che rimaneva a Filippo: in +una parola, tutti i possedimenti d’Europa e due terzi +di quelli dell’Asia Minore. E tutto ciò per opera di Roma, +la quale, tutt’altro che tutelare gli interessi dell’Egitto, +dimostrava così di lederli deliberatamente. Qualche +altro mese ancora, e degli ambasciatori romani, abboccantisi +col re di Siria, l’antico complice di Filippo, +il quale avea invaso alcuni di codesti ex possedimenti +egizi, ora restituiti a libertà, dichiareranno di +non permettere l’invasione di ciò che oramai il loro +popolo possedeva per diritto di conquista<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-7">VII. +<span class="smaller">Contemporanee devastazioni di +Antioco di Siria sui territori egiziani nell’Asia e nell’Asia +Minore.</span></h3> + +<p> +Mentre Roma era occupata con Filippo, l’Egitto +veniva ridotto a mal partito dalle armi di Antioco IIIº +di Siria. Secondo i patti stabiliti col re di Macedonia +nell’alleanza del 201 egli avrebbe dovuto aiutarlo nell’ideata +conquista dell’Egitto. +</p> + +<p> +Così infatti era avvenuto. +</p> + +<p> +Al 201 Antioco aveva invaso ed occupato, quasi senza +resistenza, la Celesiria<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a>, la quale era caduta definitivamente +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +in suo potere dopo la disfatta del Panius subita +dal generale egizio Scopa<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a>, mentre contemporaneamente +egli invadeva i possessi egizi della Siria, della Fenicia +e della Palestina<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> (199). Tolomeo Epifane, temendo +di peggio, chiese subito la pace, ed il suo avversario +gliela concesse a patti onorevoli, fidanzando, tra l’altro, +al medesimo la figlia Cleopatra, cui prometteva in +dote tutte le recenti conquiste (198)<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a>. +</p> + +<p> +Se non che, nella primavera del 197, il re siro, dopo +un inverno passato in Antiochia, avea marciato verso +l’Asia Minore. Quali fossero i suoi progetti è ben +difficile affermare. Probabilmente però egli, che già avea +riconquistato i territori dei suoi antenati nell’Asia +propriamente detta, mirava a rioccupare quelli che i +medesimi avevano già dominato nell’Asia Minore fino a +che l’Egitto l’avea consentito. +</p> + +<p> +Conquistò innanzi tutto le città della Cilicia: Afrodisia, +Soli, Zefirio, Mallo, Selinunte, Coracesio, Corico +etc.<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a>. Indi, varcata la Pamfilia, era penetrato in Licia, +conquistando Andriace, Limira, Patara, Xanto<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a>. Allora +il re della Macedonia era stato battuto a Cinocefale, e l’occasione +era più che mai propizia per muovere su quegli +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +antichi territori egiziani, o caduti in mano di Filippo +o destinati ad essere dichiarati autonomi. +</p> + +<p> +Dalla Licia egli s’era quindi avviato verso la Caria. +Stratonichea, occupata dai Macedoni, la donò ai Rodiani, +coi quali adesso, per non avere impacci, si trovava +in tacita concordia, mentre questi riscattavano i +possessi egizi di Cauno, Mindo e Alicarnasso<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a>. Iasso +aveva riconosciuto il suo alto patronato<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a>; indi, penetrato +nella Ionia, si era installato in Efeso, il più importante +degli antichi possessi egiziani<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a>. Di là avea +marciato verso l’Ellesponto: Abido gli aveva aperto +le porte<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a>, Madito era caduta l’anno appresso, (196), +dopo breve e debole resistenza. Indi, occupata Sesto +e le rimanenti città del Chersoneso, egli le aveva fortificate +insieme con Lisimachia, da recente devastata +dai Traci<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a>. +</p> + +<p> +In quel frattempo (197), giungeva a Roma una +nuova ambasceria egiziana allo scopo di rammaricarsi +presso il senato della condotta del re di Siria nell’Asia +Minore<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-8">VIII. +<span class="smaller">Nuova umiliante ambasceria egiziana +a Roma.</span></h3> + +<p> +Pare che le recenti lezioni, che alla corte di Alessandria +erano derivate dalla pace di Roma con Filippo, +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +non fossero state sufficienti ad illuminarla sul valore e +la natura dell’alleanza coi Romani. Se non che l’atteggiamento +della corte medesima non mancava di astuzia. +</p> + +<p> +In vista di una prevedibile conflagrazione romano-siriaca, +l’Egitto, pel caso più che probabile di una prevalenza +romana, tornava a mettere gli occhi addosso +alla bramata porzione di bottino. A tale intento, nella +completa assenza di migliori speranze, la sorte toccata +dopo la guerra macedone non dovea riescire di scoraggiamento. +Poichè il prossimo congiunto del re di Egitto +aveva alla prova esibito un così ostile contegno, era +pur sempre preferibile piegare verso chi s’era mostrato +semplicemente noncurante; ma nuovi eventi sospingevano +per la via, che interessava alla corte alessandrina. +</p> + +<h3 id="cap2-9">IX. +<span class="smaller">I Romani ed Antioco.</span></h3> + +<p> +Ma, se così attentamente l’Egitto vegliava sugli affari +d’Oriente, Roma non si palesava da meno. +</p> + +<p> +Dopochè, in seguito alla pace con la Macedonia, i +giuochi istmici del 196 videro bandita l’autonomia della +Grecia, il proconsole Flaminio e i dieci ambasciatori, +incaricati di riordinarla, si decisero ad occuparsi seriamente +del nuovo avversario, Antioco IIIº di Siria. +Infatti, proprio in quel momento, T. Quinzio Flaminio +e i decemviri ricevevano due ambasciatori siri, Egesianace +e Lisia, e proponevano ai medesimi l’<i>ultimatum</i> +da riferire al loro re<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a>. +</p> + +<p> +Questi doveva obbligarsi: 1) a non molestare le città +testè rese autonome dell’Asia Minore; 2) a sgomberare +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +dalle altre possessioni di Tolomeo o di Filippo già occupate; +3) a smettere dalle sue operazioni in Tracia +e nel Chersoneso, che, per giunta, pareva accennassero +ad un piano di invasione in Europa<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a>. +</p> + +<p> +Quest’ultima clausola dell’<i>ultimatum</i> era la sola che +stesse a cuore dei Romani, e, poichè le intenzioni di +Antioco potevano facilmente essere dissimulate, così il +senato mostrava di apporgli come colpa, e motivo di +prossima e sicura guerra, ciò che quegli era stato in +suo dritto di fare: le conquiste sulla Macedonia e su +l’Egitto. Il primo capo e, in parte, il secondo dell’ingiunzione +di Flaminio e dei decemviri ci stavano quindi in +grazia dell’ultimo. +</p> + +<p> +Egesianace e Lisia, udito l’<i>ultimatum</i> trasmesso loro +dal senato, si congedarono, dirigendosi alla volta di +Antioco. Ma, prima che avessero potuto incontrarlo, +il senato aveva spedito un nuovo ambasciatore, L. Cornelio, +perchè si occupasse <i>ex professo</i> della vertenza e si +abboccasse direttamente col re<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a> (196). +</p> + +<p> +A Lisimachia si riunirono Antioco, i suoi due ambasciatori, +L. Cornelio e tre dei decemviri, P. Lentulo, +L. Terenzio e P. Villio, insieme con due ambasciatori +di Lampsaco e uno di Smirne<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a>, due città ora autonome +dell’Asia Minore, al cui assoggettamento pareva +tendessero nuovi preparativi di Antioco. Dopo un privato +abboccamento, si venne ad una pubblica adunanza. +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +L. Cornelio, capo dell’ambasceria romana, tornò a +sostenere con grande calore quanto già avea sostenuto +Flaminio, che cioè il re: 1) lasciasse indisturbate le +città asiatiche autonome; 2) cedesse a Tolomeo i territori +conquistati; 3) sgomberasse da quelli usurpati a +Filippo; 4) desistesse dai suoi preparativi di passaggio +in Europa<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a>. +</p> + +<p> +Antioco rispose dignitosamente: non aver egli leso +gl’interessi delle città asiatiche autonome, nè quelli +di Tolomeo o di Filippo e tanto meno aver pensato a +muovere contro Roma. Il suo tragitto in Europa doversi +al suo diritto inoppugnabile di riconquistare le città +della Tracia, che erano state a lor volta usurpate dagli +scorsi re d’Egitto ai propri antenati, che ne erano i +naturali possessori, e, quindi, da Filippo ai Tolomei. +Quanto a quest’ultimi, egli, già imparentato con Epifane, +lo sarebbe tra breve stato ancora di più<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a>. Meravigliarsi +infine come Roma ardisse ingerirsi negli affari +dell’Asia, cosa che egli non aveva mai osato per quelli +d’Italia<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a>. +</p> + +<p> +Mancava una esplicita risposta al primo comma dell’<i>ultimatum</i>, +ma di ciò il re si era curato a più riprese, +trattando con quelle città (Smirne e Lampsaco), cui i +Romani si riferivano nella loro generica indicazione di +città autonome dell’Asia Minore, e il cui assoggettamento +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +egli aveva francamente dichiarato di non pretendere<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a>. +Ma gli ambasciatori avevano bensì avuto lo +incarico di proporre con alterigia, non già di ascoltare +risposte fiere e dignitose, e dalle violenti repliche degli +ambasciatori di Lampsaco, insinuate e sostenute dai +Romani, Antioco fu costretto a chiudere bruscamente +la conferenza, che già si era tramutata in uno scambio +indecoroso di minacce<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a>. +</p> + +<p> +Così ebbero fine le nuove trattative. Probabilmente +però l’ardire del re di Siria e l’arroganza dei Romani +erano rinfocolate dall’improvvisa, tacita notizia della +morte di Tolomeo Epifane. Il primo aveva interesse a +non frapporre indugi e ad accorrere in Egitto, ove tutto, +sperava, sarebbe andato conforme ai suoi voleri; e, dei +secondi, L. Cornelio, che pare portasse seco l’incarico di +recarsi anche in Egitto<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a>, avea fretta di imitarlo prima +che innovazione alcuna fosse stata colà per succedere. +</p> + +<p> +Antioco infatti partì immediatamente alla volta di +Alessandria. Ma, giunto in Licia, ricevette l’infausta +notizia che Epifane viveva ancora, e, abbandonati i +suoi piani circa l’Egitto, si rivolse alla conquista di +Cipro, che per ben altre ragioni gli fallì del pari<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-10">X. +<span class="smaller">T. Quinzio Flaminio +e gli ambasciatori +di Antioco +(194-3).</span></h3> + +<p> +Le trattative per un accomodamento furono riprese +al 194-3. Questa volta il senato romano fu meno accorto +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +nel simulare i taciti intendimenti della propria politica. +T. Quinzio Flaminio, a cui esso aveva rimandato gli +ambasciatori di Siria, pose loro il dilemma: o Antioco +desistesse dall’immischiarsi negli affari d’Europa, ed +i Romani avrebbero rinunziato a immischiarsi in quelli +asiatici, o, in caso contrario, concedesse ai Romani il +diritto di conservare e tutelare le alleanze fatte o da +farvi<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a>. +</p> + +<p> +Com’è palese, Roma non si curava più nè delle usurpazioni +di Antioco sui possessi di Tolomeo, nè dell’intangibilità +delle città autonome dell’Asia Minore, rinunziando +così a rivendicare i dritti dell’uno o delle +altre, nel caso in cui Antioco si fosse astenuto dal +porre piede in Europa. +</p> + +<p> +Era quanto di peggio poteva prevedersi. +</p> + +<p> +Ma neanche questa conferenza approdò a risultato alcuno. +Tutto fu rimandato a un nuovo abboccamento, +che nuovi ambasciatori romani, dietro incarico ufficiale, +si ripromettevano di ottenere col re stesso in persona, +e gli ambasciatori della Siria furono nuovamente congedati. +</p> + +<h3 id="cap2-11">XI. +<span class="smaller">Nuove pratiche.</span></h3> + +<p> +La novella ambasceria romana era destinata a peripezie +maggiori delle precedenti. Dapprima P. Villio, +uno dei suoi componenti, dovette attendere a lungo ad +Efeso, mentre Antioco era diretto a guerreggiare contro +i Pisidi. Essendosi quindi affrettato a raggiungerlo +presso le fonti del Meandro, le trattative furono tosto +interrotte sotto il pretesto che la corte era in lutto a +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +cagione della morte di un membro della famiglia reale, +e Villio si trovò costretto a tornarsene a Pergamo. Più +tardi, quando Antioco fu tornato ad Efeso, Villio e i +suoi compagni si affrettarono a seguirlo. Ma agli ambasciatori +romani, tutt’altro che concedersi un abboccamento +col re, fu giocoforza accontentarsi di una conferenza +con Minio, uno dei suoi ministri. +</p> + +<p> +Questi cominciò coll’osservare con fine ironia come +i Romani, che in questa, come nella precedente vertenza +con Filippo, l’aveano posato a cavalieri dell’ellenismo, +tenevano, ciò non ostante, soggette e tributarie +Napoli, Reggio, Taranto etc., città non meno greche +di Smirne e di Lampsaco. Continuò quindi col dichiarare +che il suo re non si sentiva da tanto da rinunziare alle +città eolie ed ioniche dell’Asia Minore, compreso Smirne, +Lampsaco e Alessandria della Troade, tutti antichi possedimenti +dei suoi antenati. Che però, ove i Romani +avessero voluto stringere alleanza con Antioco, questi +era pronto a riconoscere come autonome Rodi, Bisanzio +e Cizico, la concessione più grande che potevano attendersi +dal re<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a>. +</p> + +<p> +Gli ambasciatori romani risposero al solito altezzosamente, +ma senza pervenire a nascondere la fragilità +delle proprie ragioni. Le città greche, possedute da +Roma, non le avevano mai negato codesto diritto, nè +l’esercizio del medesimo aveva subito interruzioni sia +pure in grazia di interventi stranieri. Non così le città +asiatiche, di cui alcune, dopo la conquista dei re di +Siria, erano passate a Filippo o a Tolomeo, altre +aveano goduto di una libertà incondizionata. Del resto +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +la causa della loro libertà non poteva essere difesa +da altri meglio che dagli ambasciatori delle medesime, +per cui si richiese venissero introdotti. Ma, come quattro +anni prima a Lisimachia, tale atto decise della fine +della conferenza (192). +</p> + +<p> +Essa non avea contenuto una sola parola dei dritti +della corte alessandrina, non una sola imposizione che +a questa venissero restituiti i territori recentemente +usurpati. +</p> + +<h3 id="cap2-12">XII. +<span class="smaller">Ragioni della trascuranza +degli +interessi egizi +da parte dei +Romani durante +codeste trattative.</span></h3> + +<p> +Ma Roma non ebbe forse torto. +</p> + +<p> +Al 193 Antioco avea cominciato ad ottemperare alle +clausole del trattato egizio-siriaco di circa sei anni prima. +Allora infatti si era celebrato il matrimonio di +Tolomeo Epifane con Cleopatra, ed erano state assegnate +alla medesima, a titolo di dote, le province asiatiche +conquistate dal padre negli anni 201-199<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a>. +</p> + +<p> +Tirare ancora in ballo l’Egitto equivaleva a scoprire +puerilmente la propria doppiezza, e il senato non poteva +prestarcisi. Comunque però si fosse, ogni tentativo +di pace era andato a vuoto e s’imponeva il cominciamento +delle ostilità. Ma se fin’ora noi abbiamo accusato +i Romani di doppiezza e d’ipocrisia, più severo +giudizio dobbiamo pronunziare contro la corte d’Alessandria, +che, nel suo sottile istinto di previdenza, quando +le ostilità furono aperte, tornò a preferire al congiunto +il vecchio e ripetutamente infedele alleato. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +</p> + +<h3 id="cap2-13">XIII. +<span class="smaller">Nuova ambasceria +egiziana (191).</span></h3> + +<p> +Nell’anno 191 giungevano infatti in Italia nuovi ambasciatori +egiziani, recanti al senato oro ed argento e +dichiaranti il loro re pronto a far muovere tutto l’esercito +verso l’Etolia per congiungerlo alle truppe romane. +</p> + +<p> +L’atto era vile e disonesto, ma, come sempre, tutt’altro +che ingenuo. Giacchè era stato inscongiurabile che +i Romani penetrassero nelle acque e nelle terre orientali, +occorreva all’Egitto non rinunziare facilmente al prossimo +bottino. Ma il senato rese la pariglia a tanta fine abilità +diplomatica. Come già nella scorsa guerra macedone, +esso tornò placidamente a ringraziare ed a rifiutare<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a>. +</p> + +<h3 id="cap2-14">XIV. +<span class="smaller">Guerra romano-siriaca. +Ultima ambasceria egiziana.</span></h3> + +<p> +La sorte delle armi riescì sfavorevole ad Antioco, e +la battaglia delle Termopili (191) inaugurò la serie delle +sue disfatte. +</p> + +<p> +Poco dopo, nuovi ambasciatori tornavano a Roma +dalla corte di Alessandria. Questa volta, a nome del re +e della regina, la figliuola stessa di Antioco, essi si +congratulavano della vittoria delle armi romane, aggiungendo +la preghiera e la raccomandazione, che si +pensasse subito a tragittare in Asia un esercito. Tutto +lo stato di Antioco si trovava, a sentir loro, invaso +da terrore, e i re d’Egitto si profferivano pronti +a tutto ciò che il senato avesse potuto richiedere<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a> (190). +</p> + +<p> +La vecchia astuzia della corte alessandrina riappariva +questa volta parecchio sciupata in seguito alla sorte +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +delle due precedenti ambascerie, di cui l’odierna non +era che un triplicato. La risposta di Roma non aveva +quindi a subire variazione alcuna, e, per la terza volta, +esso tornò a ringraziare, a rifiutare e a donare sontuosamente +gli ambasciatori egiziani. +</p> + +<h3 id="cap2-15">XV. +<span class="smaller">Nuove trattative +di pace (190).</span></h3> + +<p> +Alla disfatta terrestre delle Termopili seguiva, a un +anno di distanza, la non meno decisiva disfatta marittima +di Mionneso (190), e Antioco, smarrito, tornava +a proporre nuove condizioni di pace. +</p> + +<p> +Il suo ambasciatore fu ricevuto in una numerosissima +assemblea senatoria. Riferì da parte del re che oramai +questi aveva abbandonato tutte le città occupate in +Europa, che era inoltre pronto a cedere quelle di +Eolia e Ionia, che ancora accoglievano i suoi presidii, +più le altre, che i Romani avessero voluto premiare per +la loro fedeltà<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a>. +</p> + +<p> +Ma al senato questa volta non soddisfaceva più il +dilemma di tre anni innanzi. Tutt’altro che cedere +ad Antioco pieni poteri sugli affari d’Asia, qualora +questi avesse desistito dall’immischiarsi in quelli d’Europa, +essi tornarono a pretendere che tutte le città +greche dell’Asia Minore fossero riconosciute autonome, +il che poteva aver luogo, solo nel caso che Antioco si +fosse rassegnato a ritirarsi dall’Asia Minore<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a>. +</p> + +<p> +Le trattative di pace tornarono quindi ad abortire +per essere ripigliate dopo la prossima totale disfatta +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +siriaca di Magnesia (189) che decise stabilmente delle +sorti dell’Asia Minore. +</p> + +<h3 id="cap2-16">XVI. +<span class="smaller">Pace definitiva (189). Fine +dei possedimenti egiziani asiatici.</span></h3> + +<p> +Antioco si ritirava al di là del Tauro e del fiume +Halis<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a>, sgomberando quasi tutta l’Asia Minore<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a>, +mentre le regioni della medesima, nelle quali i Tolomei +avevano vantato dei possedimenti, venivano così distribuite: +la Cilicia al di là del Tauro rimaneva ad Antioco, +le città Ionie, salvo quelle, come Mileto, già autonome +prima della battaglia di Magnesia, passavano ad Eumene +re di Pergamo, al quale veniva altresì a toccare la Caria +a nord-est del Meandro e la licia Telmesso con le sue +dipendenze. La Caria a sud del Meandro fino ai confini +della Pisidia con le rimanenti città licie passava ai +Rodiani. Il territorio di Tolomeo Telmesso, un congiunto +della casa regnante in Egitto, fu lasciato al suo possessore<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a>. +La Pamfilia, di cui s’era taciuto nel <i>senatusconsultum</i>, +che avea fissato i particolari della pace, più +tardi, nel riordinamento dell’Asia Minore, toccò, sebbene +a torto, ad Eumene<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a>. Così avvenne del Chersoneso +tracico, di Lisimachia, delle recenti conquiste +di Antioco in quella regione, e di Efeso in Ionia, mentre +Milasa in Caria veniva dichiarata autonoma<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a>. +</p> + +<p> +Tolomeo Epifane rimaneva così a denti asciutti, senza +avere un solo istante goduto delle preoccupazioni del +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +governo romano, ripagato della stessa moneta, di cui +forse era degna la sua condotta verso il re di Siria. E +nel breve giro di sette anni quei suoi amici d’oltre +mare, per cui egli non aveva risparmiato umiliazioni, +gli avevano dato agio di registrare sul passivo della +propria politica estera la perdita definitiva di tutti i +possedimenti d’Europa e dell’Asia Minore. +</p> + +<h3 id="cap2-17">XVII. +<span class="smaller">Ragioni del contegno +egoistico +di Roma.</span></h3> + +<p> +Quali poterono essere le ragioni, che in quel tempo +fecero i Romani, tanto prodighi verso i minuscoli loro +alleati della guerra siriaca, quanto indelicati e non curanti +verso l’Egitto? +</p> + +<p> +Il giorno, in cui Roma si era immischiata negli affari +d’Oriente, avea dovuto persuadersi come per consolidarvi +intera la propria signoria non doveva che comportarsi +così come aveva fatto per l’Occidente, disfacendosi +di tutti quegli stati, che sin d’allora avevano avuto +influenza decisiva nelle contese diplomatiche di quelle +regioni. Così aveva fatto dapprima con Filippo, e poi con +Antioco. E, quando l’umiliazione della Siria fu un fatto +compiuto, il senato dovè constatare come oramai non +rimaneva che dare il benservito all’impero dei Lagidi. +</p> + +<p> +A tal uopo non erano occorsi pretesti plausibili, nè, +data l’astuta politica dei Tolomei, era previdibile che +ne occorressero. Poichè quindi non si poteva adoperare +la forza, faceva d’uopo l’assottigliamento tacito e inconsapevole +della potenza avversaria. La fortuna vi aveva +provveduto con le due recenti guerre di Macedonia e +di Siria, ed il senato romano si era ripromesso di non +avere nulla a rimproverarsi. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span></p> + +<h2 id="cap3">CAPITOLO III. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la Vª guerra +siro-egiziana</span> (180-68).</span></h2> +</div> + +<h3 id="cap3-1">I. +<span class="smaller">Tutela romana su +Tolomeo Filometore?</span></h3> + +<p> +La morte di Tolomeo Epifane (180)<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a> lasciava la +corona d’Egitto in balia della moglie Cleopatra, la figliuola +di Antioco di Siria, che, in quell’anno medesimo +faceva succedere al trono l’erede immediato, il giovane +Tolomeo Filometore, il più adulto tra i figliuoli sopravvissuti. +Questi, ancor minorenne, fu posto, sotto +la reggenza della madre, e, alla morte della medesima, +sotto quella dell’eunuco Euleo e del siro Leneo<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a>, +argomento bastevole ad escludere la possibilità +di una reggenza romana, alla quale ipotesi sono ricorsi +coloro, che, non potendo riferire a Tolomeo Vº la notizia +di Valerio Massimo e di Giustino, da noi precedentemente +citata<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a>, hanno creduto di trovarvi indicato Tolomeo +VIº. +</p> + +<p> +Così opina infatti il Pighius<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a> basandosi sulla circostanza +che tanto Valerio Massimo (VI, 6), quanto la +moneta romana, che a tale tutela si riferisce, ci presentano +M. Emilio Lepido rivestito della dignità di +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +pontefice massimo, ch’egli ottenne solo al 180 a. C.<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a>. +Se non che la sua opinione urta contro gravi difficoltà: +1) tutori, infatti di Tolomeo VIº ci sono dalle +fonti esibiti unicamente Cleopatra, Euleo e Leneo: 2) +Lepido, <i>P. M.</i>, non poteva trovarsi in Egitto poichè +Livio riporta al 131 a. C. il caso del primo allontanamento +di un <i>P. M.</i> da Roma<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a>; 3) Giustino spiega la +ragione della tutela con il pericolo imminente di un’invasione +macedone e siriaca, ma le possibilità ne erano ormai +lontane nel 180 a. C.<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a>. +</p> + +<p> +Scartata quindi nuovamente l’ipotesi di una tutela +romana sui figli di Tolomeo Epifane, è da lasciare, +ancora per parecchi anni, a ciascuno dei due stati, +romano ed egizio, la piena responsabilità delle proprie +azioni. +</p> + +<h3 id="cap3-2">II. +<span class="smaller">Ambasceria romana +in Oriente e +preludii della +III. guerra macedonica +(173).</span></h3> + +<p> +L’anno stesso dell’assunzione al trono di Tolomeo VIº +partiva per la Grecia un’ambasceria di cinque membri, +allo scopo di spiare le intenzioni di Perseo, il nuovo +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +re di Macedonia<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a>, col quale si prevedeva inevitabile +un prossimo periodo di ostilità. In vista di tali complicazioni, +l’ambasceria aveva altresì l’incarico di rinnovare +l’alleanza con la corte alessandrina. +</p> + +<p> +Il nuovo Tolomeo pare non abbia in nulla derogato +dall’indirizzo dei suoi predecessori e gli antichi patti +con Roma abbiano ottenuto una novella sanzione. E +di ciò, benchè ogni testimonianza esplicita ci sfugga, +noi possediamo una prova sicura, sebbene indiretta, nella +richiesta dell’aiuto romano in una prossima rinnovata +vertenza egizio-siriaca. +</p> + +<h3 id="cap3-3">III. +<span class="smaller">Preludi di una nuova +guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi a Roma.</span></h3> + +<p> +Il grande dramma, che, con la seconda guerra macedonica +e la prima siriaca, si era svolto negli ultimi +anni del passato e nei primi del corrente secolo, e del +quale avevano fatto parte e Roma e l’Egitto, si apparecchiava +ad una rinnovazione. Fra il successo re di +Siria, Antioco Epifane, e l’Egitto tornava a risorgere +l’antica contesa della supremazia in Oriente, che adesso +presentava, come occasione immediata, il possesso di +quelle province<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a>, che Antioco IIIº, aveva assegnato +come dote alla figlia Cleopatra. Pare che, non ostante +tale cessione, il possesso delle medesime sia rimasto +alla Siria, e l’erario alessandrino non abbia acquisito +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +altro diritto se non quello di goderne le rendite fino +alla morte di Cleopatra<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a>. +</p> + +<p> +Era quindi naturale che l’Egitto aspirasse alla riconquista +dei territori perduti, come il giovane re di +Siria, approfittando delle recriminazioni che gli si +movevano, pensasse a realizzare l’antico sogno dei Seleucidi, +l’assoggettamento dell’Egitto. +</p> + +<p> +Non è chiaro da quale dei due contendenti siano partite +le ostilità<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a>. Certo si è che, appena le due corti +previdero l’inevitabile rottura, inviarono a Roma ambasciatori +per giustificarsi. +</p> + +<h3 id="cap3-4">IV. +<span class="smaller">Svogliato intervento +del senato.</span></h3> + +<p> +Roma si trovava allora agli esordi della guerra con +Perseo, il successore del vinto Filippo di Macedonia; +era quindi previdibile l’ascolto, che si sarebbe dato +agli ambasciatori di quell’Egitto, che nulla di buono +aveva potuto ottenere nei giorni lieti per Roma. +</p> + +<p> +I tre ambasciatori siri e i due egiziani<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a> pervennero +al senato nel 171. Scopo dei primi era, sia di +protestare contro i desiderati dell’Egitto, (e ciò per trovarsi +giustificati nell’eventualità di un conflitto), sia di +accaparrarsene il favore, promettendo aiuti nella guerra +contro Perseo. Scopo dei secondi era: 1) riaffermare +la solita alleanza con Roma; 2) prometterle, con intento +uguale ai precedenti, intercessione ed aiuti nella +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +recente controversia con la Macedonia; 3), (e questo +era il punto più importante), spiare il colloquio del +senato con gli ambasciatori siri per cavarne il profitto +che se ne fosse potuto. +</p> + +<p> +L’assemblea senatoria ricevè cortesemente le due ambascerie, +decisa ad usarne nel proprio tornaconto. A +quella egiziana permise di trattare soltanto il primo +punto della propria incombenza. L’alleanza fu infatti, +come sempre, rinnovata, ma, al tempo stesso, gli ambasciatori +vennero con strana rapidità congedati. Si passò +quindi a dare ascolto all’ambasceria siriaca. Ma, in +luogo degli aiuti sperati, non fu offerta se non la pura +e semplice assicurazione che il senato avrebbe incaricato +dell’affare Q. Marcio Filippo, suo ambasciatore in Macedonia +e nel Peloponneso<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a>, mettendolo in comunicazione +colla corte alessandrina. +</p> + +<p> +Intanto però che questi fosse avvertito e potesse con +cognizione di causa occuparsi dell’affare, veniva da Roma, +per salvare ogni apparenza, spedito ad Alessandria +ambasciatore Tito Numisio allo scopo di conciliare +le due corti in questione<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a>. Sembra però, (ed è lecito +arguirlo dalla fine della contesa), che egli, interpretando +il pensiero del suo governo, preoccupato in quegli +anni da altri eventi d’ordine affatto opposto, non abbia +spiegato un eccessivo interessamento. Egli avrà, +senza grande risolutezza, cercato di rimuovere Antioco +dalla determinazione di trattenere le due province +asiatiche, o tentato di rassegnare l’Egitto alla perdita +delle medesime, proposta impossibile a chi avea pur +il diritto di aspettarsi qualcosa di meglio da un’antica +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +alleanza fedelmente osservata, e a cui argomento +decisivo restava ancora la sorte delle armi. Così la +missione di Numisio fallì, ed egli tornò a Roma senza +che il senato si curasse più che tanto degli affari +d’Egitto (171). +</p> + +<h3 id="cap3-5">V. +<span class="smaller">L’Egitto conquistato +da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata ambasceria +al senato romano (170).</span></h3> + +<p> +Poco dopo scoppiava la guerra fra le due potenze +orientali. Negli stessi anni 171-0 Filometore, battuto a +Pelusio, cadeva prigioniero nelle mani di Antioco, mentre +tutte le principali città egizie passavano l’una dopo +l’altra nelle mani del vincitore. Sola, Alessandria chiudeva +le porte in faccia al nemico, ed acclamava re il +fratello di Filometore, Tolomeo Evergete IIº<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a>, mentre +Antioco, dichiarando adesso di combattere l’usurpatore, +si apparecchiava ad assediarla sino all’estremo. +</p> + +<p> +La disperata condizione dei due re era tale da consentire +qualsiasi umiliazione, e la più dolorosa non poteva +non essere l’invio di nuovi ambasciatori al senato romano. +In abito di lutto<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a>, con la barba negletta, i +capelli scomposti ed un ramo di ulivo in mano, essi si +presentarono all’udienza senatoria, ove appena entrati, +si affrettarono a prosternarsi dinnanzi alla maestà dei +rappresentanti della capitale d’Italia. Narrarono come +Antioco, sotto pretesto di rimettere sul trono il maggiore +dei due fratelli, moveva guerra al più giovane, +allora chiuso in Alessandria, pregarono non si tardasse +a soccorrerlo, al qual’uopo bastava rammentare ad Antioco +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +i benefizi ricevuti. Se si tardasse, il re, fra breve, +sarebbe venuto esule a Roma a costituire, colla sua +nuova condizione, una perenne accusa di alleanza tradita +da parte del popolo romano. +</p> + +<p> +A tale preghiera, narra Livio, il senato commosso si +dichiarò pronto ad inviare un’ambasceria con a capo +C. Popilio Lenate, perchè si recasse, prima da Antioco +e poi da Tolomeo, allo scopo di significar loro che +Roma non avrebbe tardato a radiarli dal novero dei +propri amici, qualora l’uno o l’altro avesse esitato +a deporre le armi (168). Conforme a tale solenne decisione, +la votata ambasceria partiva tre giorni dopo +insieme coi legati alessandrini<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a>. +</p> + +<h3 id="cap3-6">VI. +<span class="smaller">Viaggio dell’ambasceria +romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra +macedonica.</span></h3> + +<p> +Sembra però che la commozione non sia stata troppo +grande nè nell’animo dei senatori, nè in quello degli emissari. +Tutt’altro che veleggiare rapidamente alla volta +dell’Egitto, Popilio ed i suoi compagni si fermarono a +Delo ad attendervi l’esito della pendente guerra macedonica; +e, poichè Antenore, l’ammiraglio di Perseo, avea +bloccato in parte le Cicladi per impedire all’esercito romano +ogni comunicazione d’armi e di vettovaglie, Popilio, +cangiate le vesti di ambasciatore in quelle di +ufficiale, vi s’indugiò a lungo a proteggere, con le +galee del re Eumene di Pergamo, tutti i legni minacciati +da Antenore. Sì che quando giunse la notizia +che Perseo era già stato disfatto a Pidna, (fine del +168), egli era ancora a Delo a scortare i vascelli, che +dovevano veleggiare verso la Macedonia. Finalmente +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +risolse di avviarsi. Ma già a mezza strada, preferì un’altra +volta indugiare qualche giorno a Rodi per esporre +a quella cittadinanza i gravi risentimenti del +senato contro l’atteggiamento della medesima, durante +la scorsa guerra macedonica. Fatto ciò, ripartì alla +volta d’Egitto<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a>. +</p> + +<h3 id="cap3-7">VII. +<span class="smaller">Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. +L’azione conciliatrice di Roma (168).</span></h3> + +<p> +In questo lungo intervallo, Antioco, sia per le difficoltà +dell’assedio<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a>, sia per alcuni torbidi avvenuti +nel suo regno, era stato costretto a tornare in Siria. +Nella sua assenza i due fratelli s’erano diviso fra +loro il governo e avevano deciso di sostenere in comune +la guerra contro Antioco, che già tornava più decisamente +a minacciare l’Egitto<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a> (168). A tal uopo essi, +poichè nulla di buono era omai da aspettarsi da Roma, +mandarono ambasciatori in Grecia a raccogliere aiuti +ed alleanze. Una di codeste ambascerie fu inviata agli +Achei, e, mentre fra questi, riuniti a consiglio, prevaleva +l’opinione di esaudire i due re, pervenne un +messaggio con lettere di Q. Marcio Filippo esortante +gli Achei a incaricarsi della pura conciliazione fra +l’Egitto e la Siria<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a>. +</p> + +<p> +Invece di spedire aiuti, come era dovere di alleati e +come l’Egitto s’era dichiarato pronto a fare durante le +tre ultime guerre sostenute da Roma, o, almeno, ad intervenire +direttamente colla forza della propria autorità, +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +il senato tornava ad accontentarsi della platonica raccomandazione, +trasmessa a dei terzi, di comporre la +vertenza egizio-siriaca. Gli è che Roma era troppo avvezza +a non addossarsi gratuitamente le brighe degli +altri. Qualora avesse avuto le mani libere per trarre da +un qualsiasi intervento la conclusione della conquista +della Siria, essa non avrebbe indugiato, come non avea +indugiato nelle due guerre precedenti. Ma, ora che le +sue legioni erano impegnate con gli eserciti della Macedonia, +mostrare viso arcigno ad Antioco, sarebbe +equivalso a procacciarsi due avversari ad un tempo. +Era perciò bene che questi fosse tenuto a bada e, +solo dopo la ratifica dei conti con la Macedonia, si +sarebbe pensato al pareggio anche per la Siria<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a>. +</p> + +<h3 id="cap3-8">VIII. +<span class="smaller">Seconda +invasione di Antioco in Egitto (168).</span></h3> + +<p> +Antioco intanto tornava dalla Siria con preparativi +ancora più formidabili di quelli di quattro anni prima, +e, fatta imbarcare la flotta per Cipro, aveva nella primavera +del 168 incamminato il suo esercito attraverso +la Celesiria. Ambasciatori egiziani erano corsi ad incontrarlo +a Rinocolura, ed egli aveva proposto loro il +suo <i>ultimatum</i>, con cui, tra l’altro, chiedeva la totale +cessione di Cipro insieme con Pelusio e di tutto il territorio +sino al Nilo, concedendo una tregua per la risposta<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a>. +Spirata senza soluzione alcuna la tregua, avea +ordinato al suo ammiraglio di recarsi a Pelusio, ed egli, +per la via d’Arabia, era tornato a marciare contro l’Egitto. +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +Per volere o per forza le principali città dell’impero, +non esclusa Memfi, erano tornate ad aprire le porte +all’invasore, che, a piccole giornate, si avviava verso la +capitale. Era già a quattro miglia dalla medesima, quando +il monarca della Siria si scontrò con l’inerme ambasceria +romana<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a>. +</p> + +<p> +Popilio<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> gli porse le tavolette contenenti il decreto +del senato, imponendogli di leggerle e di rispondere +immediatamente. Il re lesse, e chiese di consigliarsi +con gli amici. Ma Popilio, con un tralcio di vite segnato +un circolo intorno al re, dichiarò di aspettare la risposta +definitiva prima ancora che quegli si fosse accinto +ad uscirne. Il re, allora, compresa la gravità della +situazione, memore della sorte dell’avo, rispose di obbedire. +E così fu fatto. Entro un dato termine, Antioco +sloggiava dall’Egitto, e Popilio, esortati i due re alla +concordia, lasciava Alessandria per recarsi a Cipro, +dove ancora Antioco teneva acquartierate delle milizie. +Di là quindi veleggiava alla volta di Roma<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a> (168). +</p> + +<h3 id="cap3-9">IX. +<span class="smaller">Fine della +guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina. +Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco +Epifane. L’Egitto e l’Oriente rispetto a Roma nel 167 +a. C.</span></h3> + +<p> +Della questione della Celesiria, della Fenicia e delle +città egiziane della Siria, non si fece motto. Dal tacito +contegno dei Romani l’Egitto veniva evidentemente costretto +a rassegnarsi un’altra volta alla perdita di nuove +province. Dopo quelle dell’Asia Minore e dell’Europa, +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +esso perdeva questa volta quei territori propriamente +asiatici, che un tempo erano stati sua faticosa conquista. +Ma l’Egitto non patì soltanto l’umiliazione, sibbene eziandio +il disonore. Il rodiano Poliarato, cittadino di +una delle province più fedeli dell’impero egiziano, che +nella scorsa guerra macedonica aveva tenuto dalla parte +di Perseo e avea cercato di volgere a favore del medesimo +gli animi dei Rodiani, dovette, dietro ingiunzione +di Popilio<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a>, subire l’estradizione dal territorio, nel +quale si era rifugiato, per essere trasportato a Roma, ad +attendervi la propria condanna. Al tempo stesso, veniva +qui condotto, liberato dalla prigionia<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a>, un Menalcida +spartano, che dei tristi frangenti, attraversati dai re d’Egitto, +aveva cercato di servirsi a vantaggio della propria +ricchezza<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a>. Di ciò furono incaricati gli ambasciatori +egiziani con a capo Numenio, spediti a Roma per ringraziare +l’assemblea senatoria del soccorso arrecato alla +loro patria<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a>. Qui essi si scontrarono con i legati di +Antioco, i quali, da parte del loro re, venivano a riferire +come egli avesse di buon grado preposto la pace ad +ogni vittoria, ragione per cui si era affrettato ad ottemperare +all’ingiunzione dell’ambasceria romana. +</p> + +<p> +Più sinceri senza dubbio furono i calorosi ringraziamenti +dei re di Alessandria, i quali dichiararono di professarsi +obbligati al governo di Roma assai più che agli +antenati od agli dei immortali. E quello, probabilmente +con fine ironia, dichiarò a sua volta di ritenere giustificata +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +tanta gratitudine, che era eziandio ragionevole +il loro popolo serbasse e moltiplicasse per l’avvenire<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a>. +</p> + +<p> +Così il sogno di un dominio materiale e morale dell’Oriente, +cui Roma da gran tempo aspirava, veniva +pienamente realizzato. Dispersa la Macedonia, schiacciata +la Siria, il senato poteva altresì vantarsi di aver +fatto retrocedere fra le potenze di quart’ordine quell’Egitto, +che, decimato di territori, giaceva, di fatto, se +non di nome, ubbidiente al suo alto patronato. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span></p> + +<h2 id="cap4">CAPITOLO IV. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto durante la guerra civile fra +Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete IIº.</span> +(168-151).</span></h2> +</div> + +<h3 id="cap4-1">I. +<span class="smaller">Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in +Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma.</span></h3> + +<p> +La raccomandazione di Popilio nel lasciare i due Tolomei +sul trono di Alessandria non fu certo di buon +augurio. Anzi, se la narrazione di Livio non pecca di +imprecisione, l’ultima ambasceria alessandrina venuta in +Roma, a nome di uno solo dei due re<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a>, deve tradire +discordie latenti nel seno della famiglia reale. +</p> + +<p> +Dei due fratelli l’uno, il minore, Tolomeo Evergete, +amministrava la Libia e la Cirenaica, l’altro l’Egitto +propriamente detto insieme coi rimanenti possessi dei +Lagidi<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a>. Già al 164 pare che il senato abbia avuto +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +sentore di discordie in Egitto. Infatti gli ambasciatori, +spediti in Siria a porre sul trono Antioco Eupatore, +figlio ed erede di Antioco Epifane, furono al tempo +stesso incaricati di conciliare i due re di Alessandria<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a>. +Ma pare che i loro tentativi siano riusciti vani, giacchè +poco dopo giungeva a Roma Tolomeo Evergete in +persona (163-2)<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a>. Diodoro narra diffusamente le tristi +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +condizioni del viaggio del principe. In vesti misere, +indegne della sua condizione, egli vi perveniva senza +altra scorta che quella di tre servitori. Qui giunto, +venne a lui incontro Demetrio, figlio di Seleuco IVº, +il quale aspirava al trono di Siria, in luogo di Antioco +Eupatore, figlio di Epifane<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a>. Siffatta circostanza basta +a definirci la data del viaggio. Poichè infatti Demetrio +successe ad Antioco, salito al trono nel 164, diciotto mesi +dopo, e precisamente alla fine del 162<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a>, la data della +venuta di Evergete non può essere posteriore alla fine +di codesto anno in discorso, ultimo limite del soggiorno +di Demetrio a Roma, anzi deve fissarsene come parecchio +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +anteriore, dappoichè la venuta di Evergete coincise, +come vedremo, con quella di un ambasciatore di +Filometore, che fu complice della fuga del principe +siriaco da Roma<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a>. +</p> + +<h3 id="cap4-2">II. +<span class="smaller">La querela +di Evergete in senato. Decisioni senatorie.</span></h3> + +<p> +Pochi giorni dopo Evergete si presentava direttamente +al senato. Questo si affrettò a chiedergli scusa +per non avere inviato, come era consuetudine, un questore +per i dovuti ricevimenti, nè di averlo ospitato +come si conveniva a un principe alleato. E a tali +mancanze esso rimediò, offrendogli tosto una residenza +degna della sua condizione, pregandolo di mutare +i miseri abiti che indossava e coi quali Evergete +mirava a toccare l’animo del senato, invitandolo a domandare +tosto un’udienza e colmandolo quotidianamente +di doni per mezzo dei questori<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a>. Evergete +chiese infatti un’udienza. Colà egli espose le ragioni +della sua venuta. Chiedeva che il senato annullasse +la divisione dell’impero egizio, avvenuta sotto la pressione +di eventi superiori, quali l’imminenza della duplice +invasione siriaca, e che quindi il senato gli assegnasse +Cipro, giacchè, anche in tal guisa, i dominii +del fratello sarebbero rimasti di gran lunga più estesi +dei propri. +</p> + +<p> +Alla seduta assisteva un emissario di Filometore, il +quale, subito dopo il discorso di Evergete, si levò per +confutarne le ragioni. Disse che questi, tutt’altro che +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +sporgere nuove querele, avrebbe potuto rammentare +come egli dovesse la vita al fratello. L’accenno era +probabilmente riferito a quegli anni, in cui Antioco +Epifane aveva invaso l’Egitto in nome di Filometore, +e questi, anzichè punire Evergete della già avvenuta +usurpazione, aveva diviso con lui il potere, affidandogli +il governo della Cirenaica. Le parole dell’ambasciatore +furono confermate dalla testimonianza di due +cittadini romani, i quali o avevano per caso assistito +agli atti del governo egiziano, cui s’era riferito l’ambasciatore +del re, o avevano frattanto, incaricati dal +senato, attinto informazioni sui fatti in discorso. Tale +difesa e testimonianza resero l’opinione pubblica avversa +alle pretese di Evergete. Non così il senato, +il quale capì come dalla richiesta d’ingerenza negli +affari interni d’Egitto, che lo spingeva ad attizzare +sempre più la discordia negli animi dei due re, tutto +era da guadagnare e nulla da perdere. Decretò quindi +la spedizione di un’ambasceria<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a> con l’incarico: 1) di +rimettere pacificamente Evergete al governo di Cipro; +2) di dichiarare a Filometore come tale occupazione +fosse già stata riconosciuta dal governo romano; 3) di +conciliare i due fratelli. L’ambasceria partì contemporaneamente +ad Evergete<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a>. +</p> + +<h3 id="cap4-3">III. +<span class="smaller">L’ambasceria romana +ed Evergete +alla volta +d’Egitto.</span></h3> + +<p> +Sembra però che nè questi, nè gli ambasciatori, e +forse neanco il senato, abbiano sul serio creduto alla +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +raccomandazione di non usare delle armi, ma di procedere +soltanto per vie diplomatiche. Il principe infatti, +pervenuto in Grecia in compagnia degli ambasciatori, +si affrettò ad arrolare soldati; indi, dopo una breve sosta +nell’Asia Minore, a Perea, navigò alla volta di Cipro. +Qui soltanto gli ambasciatori si risovvennero dell’ingiunzione +senatoria, e, oppostisi al trasporto delle +milizie, cercarono altresì di persuaderlo a rinunciare pel +momento ad un approdo in Cipro. Essi promettevano +di recarsi direttamente da Filometore per patrocinare +la di lui causa e tornare quindi a ricondurlo dai confini +della sua Cirenaica alle spiagge di Cipro. Evergete, convinto, +annuì e gli ambasciatori ripartirono alla volta di +Alessandria, lasciando presso il principe uno dei loro, +Gneo Merula. Insieme con questo Evergete si recò a +Creta, donde tornò di nuovo ad arrolare mercenari. Di +là, passato in Libia, ancorò nel porto di Api, in attesa +del ritorno dell’ambasceria romana<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a>. +</p> + +<h3 id="cap4-4">IV. +<span class="smaller">Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione +della Libia e della Cirenaica contro Evergete. +La condotta dell’Egitto.</span></h3> + +<p> +Ad Alessandria, intanto T. Torquato, uno degli ambasciatori +recatisi colà, aveva esposto a Filometore le +ragioni della sua venuta, cercando di persuaderlo a rilasciare +Cipro al fratello e a rappaciarsi col medesimo. +Filometore, seguendo una politica, che per allora +parve inintelligibile, cercò a sua volta di tirare in lungo +le trattative, in parte mostrando di promettere ed in +parte di ascoltare. +</p> + +<p> +Da Api Evergete attendeva con grande ansietà i risultati +dell’ambasceria; ma, poichè i giorni passavano +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +inutilmente, egli si decise a spedire l’ambasciatore rimastogli, +Gneo Merula. Al pari del primo, anche costui +fu trattenuto alla corte di Alessandria, cercando Filometore, +tra l’altro, di conciliarsene con ogni mezzo +l’animo e la testimonianza, il che gli sarebbe stato di +grande utilità nel rapporto, che della loro missione essi +avrebbero fatto al senato. +</p> + +<p> +Scorsi più di quaranta giorni, Evergete seppe che +Girene ed altre città gli si erano ribellate o si apparecchiavano +a ribellarsi al governatore lasciatovi nella +sua assenza. Gli occulti motivi della politica di Filometore +si facevano palesi. Evergete, temendo di perdere +anche Cirene, vi si recò precipitosamente. Si trovava +appena alla dimane di una grave sconfitta subita dalle +milizie insurrezionali, quando, poichè ormai nessun motivo +imponeva al Tolomeo d’Alessandria di trattenere +gli ambasciatori romani, giungeva ad Evergete Gneo +Merula per informarlo come nulla era stato possibile +ottenere dal re d’Egitto, ma che questi era ancora +pronto ad attenersi ai patti originari<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a>. +</p> + +<p> +Era la prima volta che l’Egitto osava tenere verso +il senato romano un contegno energico e dignitoso, e +ne avea ben mille ragioni di fronte ad uno stato, che, +senza diritto alcuno, pretendeva ingerirsi nei suoi affari +interni col regolare la spartizione dell’eredità di +Tolomeo Epifane. Nè si trattava soltanto di ragioni legali, +ma della più alta opportunità politica. «Cipro non +era semplicemente fornita di un’importanza commerciale, +sibbene di un più alto valore strategico. Alessandro +il grande l’avea definita la chiave dell’Egitto, +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +affermando così che dal possesso della medesima dipendeva +la dominazione del Mediterraneo. Ciò conosceva +Filometore e ciò, tra l’altro, lo sospinse ad opporsi +con ogni fermezza alle pretese del senato in +favore di suo fratello»<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a>. +</p> + +<p> +Non era però tale contegno capace di soddisfare Evergete, +il quale, udita la risposta di Merula, tornò a +spedire a Roma due nuovi ambasciatori, affinchè, insieme +coll’emissario romano, ch’egli aveva seco, attestassero +l’iniquità del re d’Alessandria ed il disprezzo, +in cui questi teneva gli ordini del senato. Contemporaneamente +Filometore tornava del pari a spedire un’altra +ambasceria, la quale pervenne a Roma insieme +con la precedente. +</p> + +<h3 id="cap4-5">V. +<span class="smaller">Nuova discussione in senato. +Il senato contro Filometore. Guerra civile in Egitto. +Evergete di nuovo a Roma (154).</span></h3> + +<p> +Introdotti alla presenza del senato, gli ambasciatori +cominciarono a discutere vivacemente le loro ragioni. +T. Torquato e Cn. Merula, per motivi non completamente +altruistici, difesero a spada tratta i diritti di +Evergete. Il senato allora decreta che gli ambasciatori +di Filometore, entro cinque giorni, abbandonino +la capitale e cassa l’alleanza stipulata. Era il colmo +della prepotenza, dappoichè nei trattati romano-egiziaci +non si conteneva di certo, da parte della corte di Alessandria, +l’obbligo di ottemperare a tutti i decreti, che +al senato fosse piaciuto emettere sulle questioni interne +dell’Egitto, nè al governo romano il diritto di intimarne. +Questo frattanto inviava un’ambasceria a Tolomeo +Evergete, allora residente in Cirene allo scopo +di notificargli le decisioni assunte sul proposito. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +</p> + +<p> +Gli ambasciatori di Filometore lasciarono tosto la +città, ed i nuovi spediti informarono minutamente Evergete +di tutto quanto erano stati incaricati, mentre questi, +infiammato di novella speranza, si volgeva alla conquista +di Cipro<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a>. +</p> + +<p> +La guerra, che ne seguì, fu per lui lunga e naturalmente +disastrosa, tanto più che il governo romano, +desiderando che i due fratelli si straziassero a vicenda +non gli fu largo che di platonici sorrisi. Al 154 le +ostilità continuavano ancora, e al senato, che non poco +avea contribuito a suscitarle, la sorte maturava quei +frutti, di cui essa era stata avara ad Antioco Epifane, +allorchè, lasciando l’Egitto, aveva ardito sperare che +le milizie dei due fratelli si sarebbero dilacerate in +una guerra civile. In quell’anno stesso, Evergete +tornava a Roma a richiedere un nuovo, decisivo intervento. +</p> + +<h3 id="cap4-6">VI. +<span class="smaller">Nuovo decreto +del senato. Suo platonismo.</span></h3> + +<p> +Concessaglisi un’udienza, egli accusò il fratello di avere +attentato alla propria vita ed offerse la testimonianza +delle proprie cicatrici. Anche questa volta assistevano +ambasciatori di Filometore, recatisi a Roma allo scopo +di confutare le esagerazioni di Evergete, ma il senato +vietò loro la parola e spedì subito una nuova ambasceria +di cinque membri, fra cui il solito Gneo Merula +e un tal L. Minucio Termo, che noi avremo occasione +d’incontrare più tardi, fornendo ciascuno di quinquiremi +per riporre definitivamente Evergete sul suolo di +Cipro ed in tal guisa tagliar corto alla vertenza. Al +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +tempo stesso invitava gli alleati di Grecia e di Asia +a porgere aiuti al monarca protetto<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a>. +</p> + +<p> +Questa lesineria delle proprie legioni, questa simulata +neutralità, che adesso, come negli anni precedenti, +il senato volle serbare rispetto alla questione d’Egitto, +non fu però frutto esclusivo di deliberato proposito calcolatore, +ma altresì conseguenza della contemporanea +situazione estera dello stato romano. +</p> + +<h3 id="cap4-7">VII. +<span class="smaller">Ragioni del fatto. +Vicende estere +di Roma dal +161 al 164.</span></h3> + +<p> +Già al 161 s’era disegnata all’orizzonte la grave probabilità +di un terzo conflitto con Cartagine, che era +stata appunto Roma a provocare. Continuando la politica, +iniziata dopo la guerra annibalica, di contrapporre +a Cartagine la Numidia, essa aveva allora risoluto in +favore di quest’ultima la lunga contesa fra i due stati +circa il possesso di Emporia sulla piccola Sirti, nè una +seconda ambasceria romana, comparsa al 157 per ripigliare +in esame la vertenza, era approdata a conclusione +alcuna. Ma, a parte tale impreveduto accidente, il palese +rifiorire economico di Cartagine risuscitava nei due +rami dell’aristocrazia romana, gli agrari, i conservatori +gretti alla catoniana, ed i grossi speculatori, i cavalieri, +che aspiravano a raccoglierne l’eredità di ricchezze, il +desiderio e l’urgenza della distruzione dell’infelice metropoli. +Contemporaneamente le romane ostilità, palesi +od occulte, avevano sospinto al governo cartaginese i +vecchi, odiati patriotti, i quali s’erano tosto accinti +ad assoldare un esercito contro la Numidia. Questa, +dal canto suo, aveva cercato di lavorare l’opinione del +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +senato per indurlo a persuadersi che quei preparativi +erano in realtà diretti contro Roma, cosicchè, in questo +stesso anno, 154, ambasciatori romani, recatisi a Cartagine +per imporvi il disarmo, avevano corso pericolo +della vita<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a>. +</p> + +<p> +Non meno grave era quello, che contemporaneamente +accadeva in Spagna. +</p> + +<p> +Anche prima d’allora Roma era stata in armi contro +i Celtiberi e i Lusitani. Ma, nel 154, questi ultimi avevano +invaso il territorio romano, battuto i governatori, +ed esteso le loro scorrerie fino a Cartagena. Ciò, scrive +il Mommsen, avea sollevato in Roma tale panico da costringere +il senato ad inviare sul luogo un console, «il +che non era accaduto dal 195 in poi, e, onde accelerare +l’arrivo dei soccorsi, si dispose che i nuovi +consoli entrassero in carica due mesi e mezzo prima +del tempo legale»<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a>. A tutto ciò aggiungi, nel +156-55, due spedizioni, in parte infelici, contro i +Dalmati, nello stesso 154, una verso le Alpi Marittime +contro alcune ribelli popolazioni liguri di quella +regione, e sarà palese come, in vista di tali frangenti, +le cose d’Egitto si dovevano abbandonare alle +risorse della politica più egoista ed ipocrita. +</p> + +<h3 id="cap4-8">VIII. +<span class="smaller">Esito della +guerra civile d’Egitto. Sua cronologia.</span></h3> + +<p> +Tolomeo Filometore con forze di gran lunga superiori +chiuse il fratello nella cipria città di Lapeto sì +che questi fu costretto a capitolare ed a rendersi prigioniero. +Filometore però non volle abusare nè della +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +sua buona fortuna, nè della pazienza del governo romano, +e concesse ad Evergete forse più di quello, che +questi aveva sempre richiesto. Oltre a promettergli la +figlia in isposa<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a>, lo rimise al governo della Cirenaica, +con il diritto di un reddito annuo di una data quantità +di frumento<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a>, assegnandogli inoltre l’amministrazione +di parecchie città cipriote<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a>. +</p> + +<p> +Quale potè essere la data di siffatto accomodamento? +L’Engel<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a> opina per gli anni 152-151, durante i quali +noi vediamo Filometore appoggiare Alessandro Bala +contro Demetrio Sotero in Siria ed inviare a tale uopo +un esercito in di lui aiuto<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a>. «Difficilmente, egli osserva, +Filometore si sarebbe impegnato in una guerra +estera, se avesse avuto da temere così lunga guerra +all’interno». Se non che la forza di tale argomentazione +cade subito, quando si pensa che Alessandro +Bala era, come vedremo, il favorito del senato romano +contro Demetrio, di quel senato, che, oltre ad aizzare +Evergete contro il fratello, avrebbe, un giorno o l’altro +potuto accorrere in favore del medesimo. A scongiurare +la gravità di un tale pericolo, Filometore poteva, anzi +doveva, seguendo l’usata abilità diplomatica della corte +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +alessandrina, compiere un atto, che avesse esplicitamente +dimostrato come quel Filometore, contro cui Roma +drizzava i suoi odi, non faceva in Oriente se non i voleri +e gli interessi di Roma medesima. In tal caso la +nuova guerra colla Siria, tutt’altro che un nuovo imbarazzo, +nel quale fosse imprudente immischiarsi, si +tramutava in un’abile mossa difensiva contro la lontana, +oscura nemica d’oltre mare. Certo però le susseguenti +imprese estere del Lagida, prima in favore del +succitato Alessandro (152), poi contro Demetrio IIº di +Siria (147) e infine contro lo stesso Alessandro in favore +del Demetrio in discorso (147)<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a>, dimostrano come l’era +dei pericoli interni fosse oramai felicemente chiusa. +Questo stesso anno 147 segna inoltre la morte di Filometore; +ma, poichè le fonti ci dànno come anteriore, sia +pure di un numero indefinito di anni, la conciliazione +col fratello, ne segue che essa dovette, e di parecchio, +precederlo. +</p> + +<h3 id="cap4-9">IX. +<span class="smaller">Nuova astensione +del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere +di Roma.</span></h3> + +<p> +Tale cronologia ci spiega d’altro canto come Roma, +per quelle stesse ragioni, per cui si astenne dal partecipare +alle vicende della guerra civile, non potè fare +a meno di astenersi del pari da qualsiasi ingerenza o +ratifica dell’accomodamento medesimo, con quella stessa +forzata remissività, con cui, in tutto quel non breve +periodo di tempo, essa preferì non ingerirsi efficacemente +negli affari orientali. +</p> + +<p> +Erano allora cominciati i preparativi per la spedizione +delle navi e degli armati, necessari alla terza +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +guerra cartaginese, i cui primi anni (149-7) non dovevano +riescire molto lieti per le armi romane<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a>. Infierivano +contemporaneamente in Spagna feroci ribellioni dei +Celtiberi e dei Lusitani (154-39), preparando direttamente +e indirettamente nuovi e più gravi turbamenti +in quella penisola<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a>. Al 149 era parso altresì prossimo +il divampare di una quarta guerra macedonica +per opera di un falso pretendente, e, mentre essa sarebbe +terminata con una definitiva vittoria del console +Q. Cecilio Metello, la prima battaglia campale del 149 +e gli scontri del 148 erano riesciti molto più gravi che +non quelli delle tre precedenti guerre macedoniche<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a>. +A tante preoccupazioni, tutta la buona o cattiva volontà +dei Romani doveva cedere, e, come avevano consentito +che il loro protetto rimanesse di fatto isolato +durante le vicende della guerra, così ora concludevano +coll’astenersi del pari dal mettere bocca nei trattati +ch’ebbero a ratificarne l’esito infelice. Questa fu la fine +della decenne guerra civile. +</p> + +<h3 id="cap4-10">X. +<span class="smaller">Ragioni della +simpatia del senato +verso Evergete.</span></h3> + +<p> +Quali erano stati intanto i motivi della strana simpatia +del senato verso Evergete, anche a costo di +mettersi, in mezzo a tanti frangenti, in aperta rottura +con la corte alessandrina? «La guerra civile +legava sempre più l’Egitto a Roma, che veniva così +dispensata dalla necessità di vigilare su quella regione +o di tentarvi la sorte delle armi. Perciò la +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +condotta di quest’ultima è completamente determinata +dal carattere dei due fratelli. Era nell’interesse di +Roma di sostenervi il più dispregiabile contro il più +fornito di abilità politiche»<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a>, e, come tale, la scelta +non poteva essere dubbia. A troppo chiare note avea +Roma dovuto sperimentare i pregi diplomatici di Filometore +al confronto dell’egoismo ignorante del fratello, +che in altre condizioni sarebbe potuto riescire fatale +all’Egitto, per non propendere verso il secondo. Quest’ultimo +non faceva che iniziare una politica, i cui +frutti avrebbero a loro agio maturato nell’avvenire, +forse sino condurre Roma al punto di tentare, con mani +non sue, l’agognata e definitiva conquista dell’Egitto, +e, in così rosea speranza, non era male eccitare con tutti +i mezzi, di cui si poteva disporre, chi altro non avrebbe +fatto se non disimpegnarne le prime operazioni<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a>. +Ma, se tale fu la politica del senato, la corte alessandrina, +dopo l’unico succitato atto di resistenza, non +avendo potuto scongiurare l’odio di Roma, cercò, come +vedremo, d’interpetrare ed esaudire i minimi ed i più +taciti fra i suoi voleri. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span></p> + +<h2 id="cap5">CAPITOLO V. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 152 al 116.</span></span></h2> +</div> + +<h3 id="cap5-1">I. +<span class="smaller">L’Egitto +in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione +di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto +in favore del protetto da Roma.</span></h3> + +<p> +Dopo meno di un anno e mezzo di regno, Antioco +Eupatore, assunto al trono di Siria mercè l’opera diplomatica +del senato, perdeva, per mano del pretendente +Demetrio Iº, la vita ed il regno (162). Con lui periva +il reggente pupillare, il senatore Gneo Ottavio<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a>. Il +nuovo principe però, quello stesso, da cui Evergete +aveva ricevuto promesse di aiuto e di ospitalità nel suo +primo viaggio a Roma, si riconciliava tosto col senato, +inviando un’ambasceria destinata a recare doni cospicui +e a consegnare l’assassino medesimo di Ottavio<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a>. +</p> + +<p> +Ma l’offesa patita era troppo grave perchè quel consiglio +avesse potuto accordare sinceramente il proprio +perdono o la propria amicizia, e, non ostante i resultati, +in apparenza favorevoli di tale ambasceria, bastò di lì +a poco l’arrivo di Alessandro Bala, figlio, non si sa bene +se reale o sedicente, di Antioco Epifane, perchè il senato +gli accordasse la chiesta restituzione del retaggio +paterno<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +</p> + +<p> +Poichè quella Roma, che aveva umiliato la Siria al +rango di potenza di quarto ordine, poichè Roma, lo stato +più autorevole dell’occidente, era con lui, non restava +ad Alessandro che procurarsi un esercito e l’alleanza +delle potenze orientali. E così fu fatto. Dopo dodici +anni di regno, Demetrio perdeva la vita, in seguito ad +una battaglia campale combattuta contro Alessandro +in coalizione coi rimanenti re asiatici<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> (152-1). Tra +costoro primeggiava Tolomeo Filometore<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a>, suocero fra +breve del nuovo monarca di Siria<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a>. +</p> + +<p> +Questo il primo atto di condiscendenza alla politica romana, +compiuto dalla corte d’Egitto dopo la rottura +con la medesima<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a>. Avremo di meglio negli anni +successivi. +</p> + +<h3 id="cap5-2">II. +<span class="smaller">Tolomeo Filometore +rinunzia al +trono di Siria. +(147).</span></h3> + +<p> +Estinto Demetrio Iº, sorgeva il figlio Demetrio IIº a +rivendicare i diritti e la fine del padre. In questo nuovo +frangente ad Alessandro non venne meno l’aiuto e +l’alleanza del re d’Egitto. Al 147 Filometore entrava +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +in Siria, accompagnato da un potente esercito di terra +e di mare<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a>. Se non che, giunto a Tolemaide, fu fatto +segno ad insidie, che tutto parve indicare provenienti +da Alessandro medesimo. Astenendosi allora dall’adempiere +ai propri doveri di alleato e di congiunto, gli rapisce +la figlia, che promette in isposa a Demetrio, volge in +favore di costui le milizie e persuade gli Antiocheni +a scacciare Alessandro, che colà aveva riparato. Alessandro +è espulso dalla città, e Filometore, recatovisi +poco dopo, viene acclamato dai cittadini e dall’esercito +re di Siria. +</p> + +<p> +L’antico sogno dei monarchi egizi poteva esser pago. +Sul loro capo si riunivano intere per la prima volta +le due corone dell’Oriente, infrantesi allo sfasciarsi dell’impero +di Alessandro Magno. Ma lo spettro del senato +romano venne a turbare la gioia del buon Filometore, +che, presago della gelosia e dei rischi sin’allora +con tanta sapienza evitati, rifiutò il doppio diadema +e raccomandò alla popolazione esultante il figlio del +primo Demetrio<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a> (147). +</p> + +<h3 id="cap5-3">III. +<span class="smaller">L’ascesa al trono +di Evergete IIº +e l’aiuto di Roma.</span></h3> + +<p> +Due anni dopo<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> egli chiudeva la sua vita amareggiata, +e a lui succedeva la moglie Cleopatra, la quale +si associò al trono Tolomeo VIIº Eupatore<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> (145). +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +Ma, ad attraversarne i piani, resideva in Alessandria +almeno uno dei tre ambasciatori, L. Minucio Termo, +spedito al 154 dal senato per riporre Evergete sul trono +di Cipro. Coerente agli scopi ultimi, cui la politica romana +avea tenuto d’occhio nel favorire Evergete, nonchè allo +spirito della sua trascorsa missione, egli, che senza dubbio +manteneva al tempo stesso segreti accordi con Roma, +lavorava con ogni mezzo l’opinione pubblica perchè +questa dichiarasse altamente di volere re d’Egitto il +re della Cirenaica. E le sue mene approdarono all’effetto. +Evergete marciò con le sue truppe da Cirene ad Alessandria, +senza incontrare ombra di resistenza, e, tolto +di mezzo l’incomodo erede, sposava la regina vedova, +assumendo immacolata l’eredità del trono<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a>. +</p> + +<p> +Di quali malanni tanta usurpazione sarebbe stata +foriera all’Egitto il tempo galantuomo l’avrebbe fra non +guari dimostrato; ma quello che ci meraviglia altamente +si è la vasta e profonda ingerenza, che un rappresentante +del governo romano poteva adesso esercitare e sulla +corte e sull’opinione pubblica alessandrina. Termo era +rimasto dal 154, nemico indisturbato, nel cuore di quello +Egitto, ove egli, coi suoi compagni, era venuto a rattizzare +la guerra civile, senza che nè Filometore, nè +l’opinione pubblica avessero osato additargli la via del +confine, ed ora, arbitro quasi della situazione, si rendeva +strumento di uno dei più odiosi colpi di stato nella +persona del nemico più vile ed implacato del buono e +valente Filometore. Gli è che la ribellione di quest’ultimo +contro la greve tutela romana era stata anch’essa +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +timida e parziale. I Lagidi sentivano d’avere contro +un nemico invisibile e ineluttabile, dinnanzi a cui le +proprie arditezze li facevano gelare di terrore, mentre +Roma, decimato, in ben tre riprese, i possessi dell’Egitto +e tentato di attizzarvi la più tremenda delle +guerre civili, defraudava, vittoriosa, l’erede legittimo, +per sostituirvi quell’altro, che più e meglio avrebbe +soddisfatto ai suoi interessi laggiù. Non era il colmo, +ma verso quella meta si marciava a gran passi. +</p> + +<h3 id="cap5-4">IV. +<span class="smaller">Relazioni di Evergete +con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto.</span></h3> + +<p> +Noi non sappiamo se l’alleanza fra Roma e l’Egitto +sia stata adesso ufficialmente rinnovata. Ci è però noto +come i rapporti fra i due stati tornarono di bel nuovo +più che cordiali, e, a conferma di ciò, stanno due fatti: +un’iscrizione di Delo e la visita ufficiale d’un’ambasceria +romana nel 135, con a capo Scipione Emiliano. +Ma, a parte queste due testimonianze, di cui discorreremo +fra breve, noi possediamo menzione di un nuovo +atto di poco desiderabile tutela sull’Egitto. +</p> + +<p> +Dopo la conquista dell’impero persiano da parte di +Alessandro Magno, i Giudei, al pari degli altri popoli, +che in esso albergavano, erano passati sotto il dominio +degli stati, che la dissoluzione del mastodontico impero +macedone avea suscitato. Così essi avevano, dal Iº al +IVº Tolomeo subito la dominazione egizia, indi quella +siriaca, che era riescita assai più tormentosa della precedente<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a>. +Con tutto ciò, l’Egitto non aveva per questo +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +mancato di rimanere sede di numerose colonie giudaiche. +Sotto Filometore poteva dirsi che nelle loro mani +risiedesse appunto la somma dell’amministrazione dello +stato, e giudei erano altresì i supremi comandanti dell’esercito +di terra. La reazione, quindi, che Evergete si +apparecchiava ad intraprendere contro tutto l’indirizzo +politico del fratello coinvolse anche la società ebraica<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a>, +tanto più che questa era stata sola ad avversare +l’usurpatore, in omaggio ad un lodevole sentimento di +riconoscenza e di fedeltà verso il principe trapassato. +</p> + +<p> +Se non che, mentre i suoi correligionari della Siria +si trovavano, da parecchi anni, in ottime relazioni di +amicizia e di alleanza con Roma<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a>, un travolgimento +dinastico del paese da essi abitato, ne procurava al 142 +l’emancipazione nazionale<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a>, e, allora stesso, accompagnandola +con ricchi donativi, inviavano al popolo romano +un’ambasceria<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a>, nella quale è, dalla posteriore +condotta del medesimo, agevole presumere che essi abbiano +elevato reclami contro le persecuzioni del principe +egizio. +</p> + +<p> +Il senato, infatti, accettando le nuove proteste di amicizia, +si affrettò a spedire a sua volta una significativa +lettera ai monarchi orientali, e ad Evergete, +nella quale, notificando la rinnovata alleanza, aggiungeva +di aver risoluto di scrivere ai re e ai popoli per +intimar loro di astenersi da ogni offesa ai propri alleati +della Giudea, di rispettarne anzi il territorio, di +avversarne i nemici e consegnare loro i colpevoli, eventualmente +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +ospitati nelle proprie regioni<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> (142-1)<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a>. +</p> + +<p> +Per quanto generica ed impersonale fosse l’epistola, +il vantarvisi implicitamente il diritto d’ingerirsi nella +politica egiziana rispetto ai sudditi e ai più umili vicini +era, da parte del governo di Roma, un farsi pagare a +prezzo non certo mercato la protezione testè elargita +all’usurpatore. Tuttavia, anche questa volta, per quanto +a malincuore, e il principe e la corte dovettero chinare +pazientemente il capo e tornare ad apparecchiarsi all’obbedienza +così come il destino della loro patria li +sospingeva. +</p> + +<h3 id="cap5-5">V. +<span class="smaller">La politica romana +in Egitto giudicata +da M. +Porcio Catone il +censore.</span></h3> + +<p> +Se non che, particolare degno di nota, in quegli stessi +anni, e, sembra, a proposito della reazione d’Evergete, +favorita — nè v’era dubbio — dal legato romano, L. Termo, +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +che ne avea spalleggiato l’ascesa al trono, un conservatore +utopista, M. Catone il censore, recitava un’orazione, +della quale i frammenti superstiti non ci permettono di +definire la natura, ma in cui tutto induce a credere che +egli attaccasse la condotta di L. Termo in Egitto e con +essa la politica di Roma favorevole ad Evergete. +</p> + +<p> +L’opera del legato veniva definita quale frutto malvagio +e feroce d’ingordigia, e sul di lui conto l’orazione +accennava a delitti, pei quali il supplizio non sarebbe +apparso indegno castigo<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a>. Specificando, Catone ricordava +la necessità, in cui s’era trovato il Tolomeo, di +vietare al romano l’ingerenza in questioni attinenti alla +vita dei cittadini egiziani<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a>, probabile mezzo sbrigativo +usato da quest’ultimo per carpirne le sostanze. +L’oratore confrontava altresì il carattere morale dei due +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +monarchi fratelli, e, levando al cielo Filometore<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a>, +accusava implicitamente il suo governo di avere spalleggiato +il peggiore dei due principi, suggellando il rimprovero +con un ammonimento: non volesse il suo popolo, +libero com’era, affidarsi ciecamente ad alcuno<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a>, fosse +questi un ambasciatore con pieni poteri, fosse un monarca +più o meno disonesto e facile a comprometterne la riputazione. +La requisitoria, tutta ispirata ad un idealismo +poco pratico e poco politico, (qualità, sembra, ereditaria +nei Catoni), lasciò il tempo che aveva trovato, e Roma, +che già riscoteva il suo tornaconto dal favore accordato +ad Evergete, continuò — ed era logico — nella via iniziata, +senza badare agli scrupoli degli isolati utopisti. +</p> + +<h3 id="cap5-6">VI. +<span class="smaller">L’iscrizione di +Delo.</span></h3> + +<p> +Di avverso tenore alla non lieta protezione, in cui Roma +aveva preso i Giudei, sono le altre due testimonianze +di rinnovate relazioni romano-egiziache durante il regno +di Evergete. +</p> + +<p> +La prima, un’iscrizione Delia<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a>, sta a base di un +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +monumento, che i romani Lucio e Caio Pedio posero a +Marco, congiunto di Evergete e della regina Cleopatra, +in grazia della di lui virtù, onestà e benevolenza verso i +suoi. Il prenome Marco è senza dubbio un nome romano, +e il Letronne, che meglio di tutti ha comentato ed +interpetrato l’iscrizione, v’intravide un membro della +famiglia dei Pedii, dedicatori del monarca. L’assenza del +nome egli la spiegò con l’uso, consueto nelle iscrizioni +relative a cittadini romani, di sottinderlo, qualora esso +coincida con quello di altra persona segnata per intero +nell’epigrafe. Tali ragioni non erano però sembrate +attendibili al Prideaux, che aveva esaminata l’iscrizione +un secolo e mezzo prima, nè lo sembrarono più tardi +al Böckh. Ambedue, infatti, per riconoscere in Marco +un romano, hanno richiesto l’appellativo di ρομαῖον, e +quest’ultimo, confutato l’argomento del Letronne, col +dire che esso può valere soltanto nella menzione dei +figli di una persona, segnata per intero nell’iscrizione, +ha opinato che il romano μάρχον sia, per la regolarità +delle linee dell’iscrizione, da correggere in un πολέ]μαρχον +o altra simile parola polisillaba. Se non che, +quanto al richiesto epiteto di ρομαῖον, esso non può +palesemente figurare come necessario, ma soltanto +additare una consuetudine, a cui, come tale, poteva o +meno ottemperarsi, e, quanto all’assenza del nome, dal +Böckh concessa soltanto nella menzione dei figli di una +persona segnata per intero nell’iscrizione, gli è chiaro +che, in maniera e per ragione analoga, essa poteva darsi +nella menzione di congiunti omonimi. +</p> + +<p> +Ma, contro il Böckh, è da osservare qualcosa di più +importante. Mutando il nome proprio μάρχον in un +nome comune qualsiasi, l’epigrafe viene a rimanere priva +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +dell’indicazione del suo destinatario, non potendo così +intendersi a quale degli epistrateghi d’Egitto essa fosse +dedicata<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a>. E v’è ancora di peggio. L’emendazione +πολέμαρχον costituisce un <i>bis in idem</i> del seguente ἐπιστράτεγον, +che non ha ragione alcuna di esistere. Ma, +anche senza tener conto di ciò, la succitata emendazione +non reca nulla d’imperativo, e la regolarità dell’epigrafe +si ricostituisce tosto, sostituendo a un Μάρχον anche un +τὸν Μάρχον. Del resto, comunque si voglia ricostituirla, +le conseguenze, che interessano pel nostro studio, possono +mutare di specie, ma non di genere. Infatti, interpetrando +l’estinto come un romano, si resterebbe meravigliati +della sua duplice, altissima onorificenza di epistratego +e di congiunto della famiglia reale. L’epistrategato +era la più alta carica dell’amministrazione provinciale +sotto i Lagidi, ed epistratego era il governatore civile +e militare di una data regione della monarchia<a class="tag" id="tag290" href="#note290">[290]</a>. +Ma Marco non era soltanto un pubblico ufficiale di +Evergete; ne era altresì <i>congiunto</i> della famiglia reale, +cioè a dire insignito di una onorificenza, corrispondente +all’odierno «<i>cugino reale</i>»<a class="tag" id="tag291" href="#note291">[291]</a>. Sorgono quindi due +ipotesi: o Marco Pedio aveva reso ad Evergete dei +servizi segnalati, forse nel frangente della sua assunzione +al trono, o Evergete aveva rivestito di tanta +onoreficenza un romano, sia dietro raccomandazione +del senato, sia per maggior fiducia nel medesimo +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +che nei propri connazionali. Nei primi due casi, si noterebbe +l’abile politica di Roma, che, dopo aver concesso i +propri favori, se ne risarciva ponendo un suo cittadino, +quale pubblico ufficiale, alle costole del principe egizio, +allo scopo di aver trasmesse notizie positive sul +contegno della corte e sull’atteggiamento dei sudditi<a class="tag" id="tag292" href="#note292">[292]</a>. +Nel terzo, noi assisteremmo alla strana anticipazione di +quello che accadrà di là a circa un secolo, quando +la migliore e più desiderata guardia dei discendenti +dei Lagidi sarà fatta da un corpo di milizie romane<a class="tag" id="tag293" href="#note293">[293]</a>, +la cui presenza ridurrà l’Egitto ad uno stato vassallo +più che a nazione alleata o cliente. +</p> + +<p> +Nel caso poi che in Marco non sia da riconoscere un +romano, resta a notare come, alla fine del secondo secolo +a. C., due membri di una delle principali famiglie di +Roma si trovassero in intimi rapporti con un eccelso +governatore egiziano, congiunto della famiglia reale. +E, poichè le lodi vertono sull’onestà, sulla virtù, e, +quel che più monta, sulla di lui benevolenza verso i +medesimi, si è indotti a ritenere tale intimità non +estranea alle vigenti relazioni politiche col governo +romano, e quale prova di onori e di trattamenti, che +adesso i più alti funzionari della monarchia alessandrina +elargivano ai nobili di Roma a sanzione dei cordiali +rapporti fra i due paesi<a class="tag" id="tag294" href="#note294">[294]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +</p> + +<h3 id="cap5-7">VII. +<span class="smaller">Scipione Emiliano +in Egitto +(135).</span></h3> + +<p> +La seconda prova dei buoni accordi di Evergete col +senato è un viaggio, che, per incombenza del medesimo, +Scipione Emiliano compiè nelle province orientali +di Asia, Grecia, Siria ed Egitto nel 135<a class="tag" id="tag295" href="#note295">[295]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +</p> + +<p> +Componenti la commissione erano Spurio Mummio, +Lucio Metello, e Scipione Emiliano<a class="tag" id="tag296" href="#note296">[296]</a>. Quest’ultimo +insieme con cinque domestici, conduceva seco i filosofi +Posidonio e Panezio<a class="tag" id="tag297" href="#note297">[297]</a>. Il ricevimento, che al distruttore +di Cartagine fece il popolo e la corte riescì quant’altro +mai imponente. Disceso dalla nave, Scipione si +avanzò a capo coperto finchè gli spettatori non vennero +a pregarlo di scoprire il suo volto; il principe confuse +lui ed i compagni tra feste e conviti. Se non che, i legati, +più che di pompe e di banchetti, si preoccuparono +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +d’ispezionare il paese e la sua potenza economica +e militare. Si recarono perciò sino a Menfi, ad +ammirare la bontà del suolo, la densità della popolazione, +le risorse militari ed agricole del Nilo, la regione +egregiamente fortificata. E là, rievocando con l’immaginazione +la loro patria, dovettero sentire quanta +inferiorità economica essa presentava al paragone dell’antica +capitale dell’Egitto. Da Alessandria passarono +a Cipro<a class="tag" id="tag298" href="#note298">[298]</a>, dove fu loro impossibile non stupire +di quei ben più grandiosi tesori naturali e industriali, +che tanto vi avevano legato gl’interessi dei Lagidi. Di +tutto ciò dovettero redigere un’accurata relazione al +senato, e nell’enorme scarsità di relazioni dettagliate e +precise, questo soltanto, noi, riteniamo essere lo scopo del +viaggio, rammentando quanto ci sentimmo in diritto di +indurre dalle vicende, che accompagnarono l’avvento di +Evergete IIº al trono, e dalla precedente iscrizione di +Delo. Ispezionare <i>de visu</i> le condizioni interne dell’Egitto, +osservare l’atteggiamento di quelle popolazioni +verso la corte e la loro alleata d’oltre mare, tener d’occhio +l’opera dei romani posti dal governo alessandrino +a capo di quelle regioni, impartire loro gli opportuni +consigli, ecco ciò che interessava, ecco ciò per cui Scipione +Emiliano doveva esservisi soffermato<a class="tag" id="tag299" href="#note299">[299]</a>. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span></p> + +<h2 id="cap6">CAPITOLO VI. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº +a quella di Tolomeo Alessandro IIº</span> +(116-81).</span></h2> +</div> + +<h3 id="cap6-1">I. +<span class="smaller">Morte di Tolomeo +Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94). +Quistione cronologica. Quistione topografica.</span></h3> + +<p> +Evergete moriva in sul principio del 116<a class="tag" id="tag300" href="#note300">[300]</a>, e, +mentre le rimanenti contrade della sua monarchia +passavano sotto la dominazione del legittimo successore, +Sotero IIº<a class="tag" id="tag301" href="#note301">[301]</a>, la Cirenaica veniva ereditata da un suo +figliuolo naturale, Tolomeo Apione<a class="tag" id="tag302" href="#note302">[302]</a>. Questi moriva +a sua volta in un periodo di tempo, nel quale, come +sembra, divampava in Egitto una sanguinosa guerra civile, +e, fatto singolare, Apione morente, testava la +Cirenaica al senato ed al popolo romano. +</p> + +<p> +Doveva egli, stante la sua origine illegittima, essere +guardato di mal’occhio dalle due mogli dell’estinto +Evergete, che, nudrendo motivo di sospettare in lui +un futuro competitore dei loro più giovani figliuoli, ne +avevano con probabilità ostacolato l’avvento al trono +di Cirene. Forse la sua presenza era del pari odiosa al +monarca d’Alessandria, e questo ed altro, che, non ostante +il silenzio e la confusione dei documenti e delle +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +tradizioni di codesta età, è moralmente lecito sospettare, +avrà amareggiato l’animo del principe e lo avrà +eccitato a frantumare i dominî paterni, creando, in fin +di vita, erede della Cirenaica il popolo romano<a class="tag" id="tag303" href="#note303">[303]</a>. +</p> + +<p> +Circa questa fortunata eredità si aprono due questioni +importantissime, l’una concernente la data della medesima, +l’altra il territorio testato. +</p> + +<p> +Mentre infatti Ossequente e, sulla di lui scorta, +Cassiodoro, ci avvisano che ciò accadde sotto il consolato +di Cn. Domizio e C. Cassio, cioè a dire al 96, Eutropio +fa coincidere il fatto con la guerra mitridatica, anzi col +breve periodo della guerra cretica, (68-67)<a class="tag" id="tag304" href="#note304">[304]</a>, mentre la +cronaca eusebio-ieroniana<a class="tag" id="tag305" href="#note305">[305]</a> menziona codesto lascito come +dell’anno terzo dell’Olimpiade 171, cioè del 94 a. C. +</p> + +<p> +In mezzo a tante reciproche smentite, io credo che +la citazione di Eutropio, come del resto tutte le sue +citazioni cronologiche, sia da tenersi in grave sospetto, +anzi da rigettarsi addirittura<a class="tag" id="tag306" href="#note306">[306]</a>, e che la citazione +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +di Eusebio sia da preferirsi a quella di Ossequente, +il quale, non occupandosi <i>ex professo</i> di storia, avrà mal +calcolato l’anno preciso dell’olimpiade, indicatoci dal +primo. Semplificata così la questione cronologica, ci si +apre facile la via all’altra topografica<a class="tag" id="tag307" href="#note307">[307]</a>. +</p> + +<p> +Noi abbiamo già fatto la debita distinzione fra Libia +e Cirenaica<a class="tag" id="tag308" href="#note308">[308]</a>. Or bene, adesso Eutropio ci avverte +che la Cirenaica, lasciata ai Romani da Apione, comprendeva +Tolemaide, Berenice e Cirene. Si può sospettare +quindi, e a ragione, ch’egli discorra della Cirenaica +propriamente detta, del tratto cioè più fertile della Libia, +che comprende appunto le succitate città e che costituisce +una regione ricca di frutteti, di corsi d’acqua, +di valli, di olio, di vino, d’erbe aromatiche, e, a tal uopo, +dissodata dai secoli dall’opera incessante dei suoi colonizzatori<a class="tag" id="tag309" href="#note309">[309]</a>. +</p> + +<p> +Ciò vengono a confermare Giustino, Eusebio, Sesto, +Rufo e Ammiano Marcellino, i quali ultimi aggiungono +che il Tolomeo<a class="tag" id="tag310" href="#note310">[310]</a> lasciò a Roma Cirene con la Pentapoli, +col quale nome vengono infatti designate Cirene e quattro +altre città, che, con la medesima, avevano sempre +goduto piena autonomia amministrativa, (Tolemaide, +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +Esperide, Apollonia e Arsinoe)<a class="tag" id="tag311" href="#note311">[311]</a>, e che erano appunto +contenute nella Libia-Cirenaica. +</p> + +<h3 id="cap6-2">II. +<span class="smaller">La Cirenaica +autonoma. Ragioni del fatto.</span></h3> + +<p> +Così, per un ripicco dinastico, Apione largiva a Roma +una delle contrade più fiorenti della monarchia egiziana. +Il senato però volle anche questa volta ritentare la ben +strana gara della generosità. Come, dopo la seconda +guerra macedonica e la prima siriaca, esso aveva proclamato +l’indipendenza delle città greche di Asia e di +Europa, così adesso proclamò l’indipendenza della, in +massima parte, grecizzata<a class="tag" id="tag312" href="#note312">[312]</a> Cirenaica<a class="tag" id="tag313" href="#note313">[313]</a>. La sorte, +che già allora, dopo la distruzione di Corinto, era toccata +alla Grecia<a class="tag" id="tag314" href="#note314">[314]</a>, non può più illuderci sui motivi +di tanta liberalità. In luogo di sentimenti cavallereschi +ben più egoistiche ragioni concorrevano a sospingere il +governo di Roma verso l’autonomia della Cirenaica. +</p> + +<p> +Roma cominciava oramai a risentire il gravame della +sua trascorsa politica estera, e, quantunque l’interesse +e il convenzionale orgoglio delle classi dominanti l’allettassero +ancora verso nuove guerre cosmopolite, non +poteva non imporsi alla coscienza dei più quella modesta +politica coloniale, che verrà esplicitamente formulata dal +primo degli imperatori romani. Così l’indirizzo degli +affari esteri comincerà a subire sin d’ora delle strane +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +tergiversazioni, degli strani contrasti, e allo stato per +eccellenza conquistatore ne seguirà uno senza precisi +criteri direttivi, per l’appunto in quel ramo della politica, +ch’era stata l’unico pensiero della sua giovinezza. +A tanta indecisione del governo sospingevano +ognor più i pericoli dell’interna agitazione democratica. +L’antico, latente conflitto fra proletari e latifondisti +in lega coi grossi industriali e speculatori era già +scoppiato, e, l’anno della cessione di Cirene esso aveva +già ricevuto il suo triplice battesimo di sangue con le +repressioni del 131, del 121 e del 100<a class="tag" id="tag315" href="#note315">[315]</a>. +</p> + +<p> +L’invio di un luogotenente nella florida e remota Cirenaica, +a contatto dell’ancora possente Egitto, non era +quindi senza pericoli. Partito come ufficiale del governo, +egli sarebbe potuto tornare vindice dei diritti delle classi +inferiori della cittadinanza, come più tardi avverrà del +proconsole delle Gallie, C. Giulio Cesare. Il contrasto +fra la nazione legale e la nazione reale rodeva le viscere +dello stato romano e paralizzava l’azione del suo +governo. Così, fra la voglia e il timore di aggregarsi +la Cirenaica, si preferì temporeggiare, usando con la +Grecia africana lo stesso trattamento, che s’era usato +colla Grecia europea, e concedendo quell’autonomia, +che sarebbe stata frettolosamente ritolta, allorchè quelle +regioni si fossero presunte meno renitenti e lo stato +romano meno passibile di pregiudizio alcuno. E non farà +d’uopo essere profeti per garantire una simile soluzione. +Al 74 infatti la Cirenaica passava sotto l’amministrazione +di un <i>quaestor-propretore</i>, per tornare al 67 ad essere +riorganizzata e forse annessa a Creta in unica provincia, +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +il che accadde esplicitamente e definitivamente +circa mezzo secolo di poi<a class="tag" id="tag316" href="#note316">[316]</a>. +</p> + +<h3 id="cap6-3">III. +<span class="smaller">Prima guerra +mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in +Egitto (96).</span></h3> + +<p> +Era scoppiata intanto la prima guerra mitridatica. +All’87 l’Asia Minore, la Grecia e parte della Macedonia +erano cadute in potere del minaccioso re del Ponto, +mentre la sua flotta avea occupato il bacino orientale +del Mediterraneo. In quell’anno stesso salpava alla +volta dei territori minacciati il console L. Cornelio Silla. +Sprovvisto, o quasi, di esercito terrestre e marittimo, +il generale romano fu costretto a valersi d’astuzia più +che d’audacia, e, invece di approdare sul continente +asiatico, egli sbarcava nella Grecia, ove, dispersi in +breve giro di tempo i generali nemici, forzava tutto il +territorio conquistato a passare nelle sue mani e stringeva +di assedio quell’Atene, che non avea voluto cedere +agli echi delle sue vittorie (86). +</p> + +<p> +Padrone quasi dell’Attica, la situazione di Silla non +poteva però dirsi fortunata. La mancanza infatti di +un’armata qualsiasi avea dato agio al nemico di riconquistare +la Macedonia e chiudere all’esercito romano la +via delle vettovaglie e dei possibili soccorsi, mentre a +renderne insostenibile la posizione si aggiungeva minacciosa +ed insistente l’opera di devastazione dei pirati. +</p> + +<p> +Allora Silla e il proquestore L. Lucullo, uno dei suoi +più abili ufficiali, s’accinsero ad un colpo disperato. +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +Quest’ultimo doveva, su pochi battelli da trasporto, +cacciarsi tra la flotta nemica e le squadre dei corsari +fino a toccare il porto d’Alessandria, per passare indi +in Siria e radunare colà, dalle provincie e dagli stati +marittimi, vassalli, clienti od alleati, un’accolta di navi +da guerra<a class="tag" id="tag317" href="#note317">[317]</a>. +</p> + +<p> +Il colpo disperato riescì<a class="tag" id="tag318" href="#note318">[318]</a>. Partito a mezzo inverno, +per la via di Creta e della Cirenaica, Lucullo continuò +il viaggio verso l’Egitto, perdendo frattanto parecchi dei +suoi navigli, che gli fu giocoforza abbandonare in mano +ai pirati. Entrato nel porto di Alessandria, il re d’Egitto, +Tolomeo Sotero IIº, gli venne incontro con tutta la +flotta, e, sbarcato a terra, le accoglienze, cui venne fatto +segno, non furono da meno delle iniziali. Accolto, onorevole +eccezione, quotidianamente alla mensa del re, gli +fu assegnato uno stipendio quadruplo di quello che era +solito darsi agli ambasciatori e largiti dei doni del valore +di ben ottanta talenti. Ma Lucullo, preoccupato del triste +contenuto della sua missione, non solo rifiutò tutto +quanto eccedeva dal consueto, ma non andò neanche a +visitare Menfi, le piramidi e le bellezze naturali della +regione, come Sotero avrebbe desiderato. Se non che, a +dispetto di tanta melanconica modestia, egli era atteso +da gravi delusioni. Quando infatti venne alla domanda +di un naviglio da guerra, il Tolomeo, temendo questa +volta Mitridate più di Silla, si rifiutò con una ineluttabile +fermezza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +</p> + +<p> +Era la prima volta che Roma subiva dalla corte di +Alessandria una così grave umiliazione, e, se non pensò +più tardi a vendicarsi, ciò si deve alle prossime, gravi +lotte intestine, che la politica reazionaria di Silla acuì, +sospingendo i propri avversari politici al mezzo extra-legale +della rivolta. L’umiliazione fu però cercata di compensare +con la lustra delle cerimonie ufficiali. Tolomeo +Sotero, non pago dei doni sin’allora largiti, mise a +disposizione di Lucullo delle navi, che l’accompagnassero, +e, accomiatandosene con un amplesso affettuoso, +offrì all’emissario romano un fregio d’oro di gran +prezzo, che l’altro non potè rifiutare, mentre, fra gli +auguri di un buon viaggio e di migliore fortuna, tornava +a veleggiare, può immaginarsi con qual animo, alla volta +di Cipro. +</p> + +<h3 id="cap6-4">IV. +<span class="smaller">Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri +interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81). +L’Egitto testato al popolo romano? (81).</span></h3> + +<p> +Ma il timore di Mitridate non era stata forse l’unica +ragione della condotta della corte alessandrina. Nell’animo +del Tolomeo avea forse potuto brillare la lontana +speranza di una riscossa. Il grande sogno mitridatico +di stringere e agitare tutto l’Oriente contro +Roma non poteva avverarsi, se la più temibile di +quelle potenze, l’Egitto, non avesse prestato il suo +aiuto. La corte di Alessandria avea compreso la gravità +di tale disegno, nè più rassicurandola la fiducia +di altre volte nella vittoria delle armi romane, poco +bramosa di compromettersi, aveva, per allora, serbato +la più scrupolosa ed imbarazzante neutralità. Ma, il +piano di Sotero IIº non coincideva sicuramente con +quello di Mitridate, il quale tentò un mezzo estremo +per trascinare l’Egitto e tagliargli ogni via di ritirata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +</p> + +<p> +Nello stesso anno<a class="tag" id="tag319" href="#note319">[319]</a>, in cui Silla partiva alla volta +dell’Oriente, Mitridate conduceva seco da Coo, dove +l’avola Cleopatra l’aveva deposto, il figlio di Tolomeo +Alessandro IIº, che egli si apparecchiò ad educare +regalmente al suo fianco<a class="tag" id="tag320" href="#note320">[320]</a>. Ma, a infrangere +tutte le speranze del re del Ponto, il giovane erede, +divenuto adulto, fuggiva dal suo benefattore nelle braccia +del generale romano, e questi, nella speranza di +averselo amico, e, fors’anco, di trarne ingenti guadagni, +dopo averlo condotto a Roma<a class="tag" id="tag321" href="#note321">[321]</a>, lo riponeva +più tardi sul trono d’Egitto, dove allora mancava +l’erede maschile, eccitandolo all’assassinio della reggente<a class="tag" id="tag322" href="#note322">[322]</a> +(81). Tale atto causò la di lui uccisione in +una sanguinosa rivolta degli Alessandrini, a soli diciannove +giorni di distanza dal suo insediamento, mentre, +in memoria dell’inestimabile beneficio ottenuto, correva +fama che egli, con atto nuovo e memorabile, avesse in +anticipazione istituito erede del proprio regno il popolo +romano<a class="tag" id="tag323" href="#note323">[323]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +</p> + +<h3 id="cap6-5">V. +<span class="smaller">Questioni +sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità. +Ragioni del fatto.</span></h3> + +<p> +Se non che l’autenticità di codesto testamento non +fu mai un fatto provato nemmeno pei contemporanei. +E in verità la violenta e imprevista morte di Alessandro, +perito in una sedizione, dopo soli diciannove giorni +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +di regno, rende poco probabile l’idea di un lascito regolare. +Quando poco di poi Cicerone vorrà riassumerne gli +argomenti in favore, non saprà trovarne altri all’infuori +di un’indefinita e remota testimonianza individuale e +del fatto che il senato aveva spedito degli ambasciatori +coll’incarico di ritirare, per conto del governo, le +somme dell’erario regio depositate a Tiro<a class="tag" id="tag324" href="#note324">[324]</a>, come se +il senato, l’unico ente, cui si sarebbe potuta imputare +la diceria o la falsificazione, avesse dovuto rinunziare +ai benefici effetti della medesima, in grazia dei +quali avrebbe soltanto pensato a fabbricarla. +</p> + +<p> +Tuttavia, non ostante l’esistenza più o meno legale +del testamento, il senato non ebbe pel momento voglia +alcuna di aggregare l’Egitto ai possedimenti della republica. +</p> + +<p> +Le ragioni palesi, che se ne portarono, non furono +troppe, nè tutte sincere. Si protestò non essere opportuno +dimostrare eccessiva bramosia di conquiste, che +avrebbero condotto ad una soverchia aggregazione di +stati entro l’ambito del dominio romano. Si palesò +una tal quale preoccupazione sulla non improbabile eventualità +che, un governatore fra tante ricchezze naturali +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +ed industriali, difficilmente avrebbe potuto serbarvisi +immune da corruzione<a class="tag" id="tag325" href="#note325">[325]</a>. Se non che, il primo di +codesti argomenti, quantunque ci stia ad indizio di quella +recente diffidenza, insinuatasi fra le superiori classi +romane contro i benefici effetti della tradizionale politica +espansionista, perde nel caso nostro la sua ragion d’essere, +dappoichè, se apocrifo, erano state appunto le medesime, +per mezzo del loro organo politico, a confezionare il +testamento, e, se reale, era stata egualmente la trascorsa +politica di violenta ingerenza negli affari dell’Egitto +a renderne possibile l’origine. Il secondo pretesto +cela tra le righe una ragione molto più grave. Non +era infatti la corruzione morale del governatore, che, +con gentile sentimento cristiano, si temeva, ma la soverchia +potenza e ricchezza, che gli sarebbe derivata +dalla gestione di una provincia così estesa e così +doviziosa, e che quegli, un giorno, avrebbe potuto +rivolgere come macchina di guerra contro gli avversari +politici della madrepatria<a class="tag" id="tag326" href="#note326">[326]</a>. L’Egitto, a rigore, +non poteva essere escluso dal rango di provincia consolare, +al quale appartenevano la Gallia Narbonese +e la Cilicia, e, sotto l’impero della legge Sempronia, +cui Silla non aveva derogato, la designazione +delle province si sarebbe dovuta attendere dal senato +prima dell’oscura elezione dei consoli, e la ripartizione +delle medesime sarebbe stata affidata alla sorte<a class="tag" id="tag327" href="#note327">[327]</a>. +L’aura di <i>fronda</i>, che cominciava a spirare, non consigliava +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +un simile giuoco d’azzardo, e il senato non +tardò a smetterne la voglia. +</p> + +<p> +A questa ragione, che non varrà soltanto per l’anno +del testamento di Alessandro IIº, sono da aggiungere +alcune altre circostanze, che in quel giro di tempo dovettero +paralizzare l’azione del governo in Egitto. +</p> + +<p> +All’83 era terminata la guerra, che Silla, fin dall’86, +aveva ingaggiata contro Mitridate<a class="tag" id="tag328" href="#note328">[328]</a>. Ma, se il generale +romano avea così felicemente condotto gli affari +d’Oriente, non altrettanto poteva dirsi della situazione +propria e di quella dell’aristocrazia romana. In Roma +il potere era caduto in mano dei democratici (i <i>populares</i>), +i quali, dopo una quadriennale lotta all’estero, +ne apparecchiavano una peggiore all’interno. Così infatti +accadde; e, mentre il Tolomeo testava in favore +di Roma, Silla e i suoi avversari insanguinavano +l’Italia e le province occidentali delle stragi di una +guerra civile, che non ebbe fine se non al 79 con la +vittoria dell’ex-generale asiatico<a class="tag" id="tag329" href="#note329">[329]</a>. +</p> + +<p> +Tanti torbidi all’interno, dopo tanti rischi all’estero, +basterebbero a spiegare pel momento l’indifferenza +del governo romano rispetto ai destini d’Egitto. Ma il +guaio si fu che la restaurazione, cui il vincitore si accinse, +dopo la disfatta degli avversari, riescì a tutt’altro +che a spargere l’oblio sulle trascorse contese. +L’esercito, che sarebbe occorso per occupare quell’Egitto, +che aveva con una rivoluzione sbalzato di seggio +il re, impostovi da Silla, urgeva d’ora innanzi in Roma, +quale puntello della rinsaldata oligarchia, nè la +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +morte di Silla, avvenuta al 78, alterò gl’inalterabili +termini della situazione. +</p> + +<p> +Ma, se questo era lo stato delle cose all’interno, la +guerra d’Oriente era terminata soltanto per modo di +dire. L. Lucullo e Murena dovettero proseguire sino +all’81, anzi all’80, la campagna, già in massima parte +condotta dal loro generale supremo, e, solo dopo +questi anni, si potè parlare di una cessazione generale +delle ostilità e dell’insurrezione in quelle contrade<a class="tag" id="tag330" href="#note330">[330]</a>. +Così stremato di eserciti e di finanze, così agitato e +all’interno e all’estero, poteva lo stato romano impegnarsi +nella nuova e forse malsicura impresa d’Egitto? +Tuttavia il senato possedeva di nome, e, volendo, anche +di fatto, la forza necessaria ad imporre il rispetto +dei propri voleri. Ciò capirono remoti eredi dei Lagidi, +i quali, più tardi, preferiranno venire a Roma a +sciorinarvi i titoli delle loro pretese. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span></p> + +<h2 id="cap7">CAPITOLO VII. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro IIº +al riconoscimento di Tolomeo Aulete</span> +(81-59).</span></h2> +</div> + +<h3 id="cap7-1">I. +<span class="smaller">Vane +pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del +fatto.</span></h3> + +<p> +Primi fra questi figurano i due nipoti di Evergete +IIº, figli di Antioco Pio e di Cleopatra Selene, allora +regina di Siria. Essi arrivarono a Roma al più tardi +nel 72<a class="tag" id="tag331" href="#note331">[331]</a>; ma, pur troppo, non potevano scegliere circostanze +più difficili e meno opportune. Lo stato romano +traversava in quel momento una delle crisi più +formidabili. +</p> + +<p> +La reazione Sillana avea prodotto i suoi effetti naturali. +Il dittatore era ancora in vita, quando uno dei +più abili e dei migliori fra i democratici, esulato in +Spagna, vi avea, fin dall’80, riacceso la ribellione lusitana. +Silla era morto prima ancora che avesse potuto +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +pensare a domarla, e, se tale compito, sarebbe stato abbastanza +arduo al vincitore di Mitridate, non poteva certo +riescire agevole ai suoi degeneri epigoni. Pompeo, recatosi +in Spagna al 78, non potè infatti terminare la +guerra che al 71, e meno in grazia della propria abilità, +che dello strano favore, cui venne fatto segno dalla +fortuna<a class="tag" id="tag332" href="#note332">[332]</a>. +</p> + +<p> +Mentre tali erano le vicende della Spagna, tornava +a riaccendersi una nuova guerra mitridatica. Sin dal +75, il re del Ponto aveva rivolto formale dichiarazione +di guerra ai Romani; le ostilità erano cominciate l’anno +immediatamente successivo, ed il biennio, che i re di Siria +passarono a Roma, venne tutto occupato dalle gravi +operazioni militari dei due eserciti e delle due armate +belligeranti<a class="tag" id="tag333" href="#note333">[333]</a>. +</p> + +<p> +Ma, se l’uno e l’altro di questi pericoli non mettevano +a repentaglio l’esistenza dello stato romano, tutelato +dalla lontananza del nemico, non così può dirsi +della contemporanea insurrezione di Spartaco, che +scoppiava contro Roma nel cuore stesso della penisola. +Iniziata al 73, investendo rapidamente mezza Italia, +non aveva trovato generale che potesse resistervi, e, +nel 71, ultimo anno della dimora dei re di Siria in +Roma, incendiava la penisola senza più conoscere ostacoli<a class="tag" id="tag334" href="#note334">[334]</a>. +</p> + +<p> +Tanti frangenti erano molto più gravi della diplomatica +richiesta di un trono da parte di due giovani +principi asiatici. E, benchè questi avessero con +ogni mezzo sollecitato un’udienza senatoria, il loro desiderio +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +non potè essere mai soddisfatto, e si videro costretti +a tornare nella loro patria dopo due anni di vana +aspettativa. +</p> + +<p> +Non dovettero però ridursi ai soli eventi esteri le +cause determinanti la eccessiva noncuranza del senato. +È doveroso aggiungervi una tal quale coperta ostilità +alla richiesta dei nipoti di Evergete. Coll’esaudizione +della medesima si sarebbe realizzato il sogno vicendevole +degli imperatori siri ed egizi di una fusione in +unico stato dei loro separati dominî, alla cui ratifica +non potevano piegarsi le voglie autocratiche del senato. +E, non trovandosi in condizioni propizie per impedirlo +colla forza, esso cercò di prolungarne all’infinito la +scadenza, nè mancò, anche questa volta, di riescire all’intento. +</p> + +<h3 id="cap7-2">II. +<span class="smaller">Nuove pratiche di +Tolomeo XIIIº +Neo-Dionigi +Aulete e sua +assunzione al +Trono. <i>Optimates</i> e <i>populares</i> +rispetto alla questione egizia.</span></h3> + +<p> +Mentre però Roma simulava in tal guisa di disinteressarsi +degli affari d’Egitto, era già, sin dalla morte +di Alessandro IIº<a class="tag" id="tag335" href="#note335">[335]</a>, salito al trono di Alessandria un +uomo di dubbia discendenza reale, Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi +Aulete<a class="tag" id="tag336" href="#note336">[336]</a>, il quale, aveva chiesto la ratifica +del popolo romano contemporaneamente ai figli di Selene. +Ciò si desume da un breve inciso della seconda delle +Verrine<a class="tag" id="tag337" href="#note337">[337]</a>, nel quale l’autore accenna alla questione, +ancora pendente, del riconoscimento del novello Tolomeo +e l’accenno deve essere riferito al 70 a. C., nel quale +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +anno Cicerone recitava la prima di codeste orazioni e vi +figura recitata la seconda<a class="tag" id="tag338" href="#note338">[338]</a>. +</p> + +<p> +La questione però rimase impregiudicata. Forte dei +suoi pretesi diritti su quel regno, il senato non si sentiva +da tanto da rinunziare a qualsiasi speranza, mentre, +con le mani legate da nemici esteri ed interni, era costretto +a tornare alla comoda simulazione del disinteressamento. +Era un invocare una tregua per ripigliare l’attacco +in circostanze più propizie. Ma che questo non +avvenisse, che cioè il senato andasse sino in fondo era +cosa, e per più ragioni, oramai onesta ed urgente, anche +nell’interesse di Roma. Si sarebbe così una buona volta +chiarita l’equivoca situazione, che da ben due lustri +permaneva in Egitto, ed i redditi della regione<a class="tag" id="tag339" href="#note339">[339]</a> avrebbero +colmato il <i>deficit</i> spaventoso, verso cui tante +e svariate guerre avevano precipitato l’erario. Tale era +infatti il parere dei republicani-democratici sulla questione +egizia, che al 65 venne a costituire una delle +cause determinanti le dimissioni del collegio dei censori, +nel cui seno contrastavano, senza speranza d’accordo, +gli opposti programmi dell’aristocratico Lutazio +Catulo e del democratico Caio Crasso<a class="tag" id="tag340" href="#note340">[340]</a>. Le classi minute +della cittadinanza romana potevano aspettarsi da +siffatto aggregamento un’abolizione dei tributi, quale +negli anni scorsi l’avea arrecato il bottino della Macedonia +o una distribuzione di frumento più regolare ed +abbondante di quello che le strettezze del pubblico +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +erario non avevano talora concesso. E con i proletari +lottava, accumunato da analoghi interessi, quel ceto +dei cavalieri, che, da circa un secolo, più e più volte ne +avevano spalleggiato gli attacchi politici, e che, reclutando +fra i suoi membri numerosi commercianti e imprenditori, +desideravano sbarazzarsi della vittoriosa +concorrenza dei Greci in Egitto, ove questi facevano +monopolio di tutto quanto era possibile monopolizzare<a class="tag" id="tag341" href="#note341">[341]</a>. +</p> + +<p> +Il designato dei democratici al governo di quella regione +era allora l’edile<a class="tag" id="tag342" href="#note342">[342]</a> C. Giulio Cesare, che, in +quello stesso anno, faceva dai tribuni presentare ai comizi +tributi un progetto di legge, per cui gli venisse assegnato +il governo dell’Egitto. La guerra mossagli contro +dagli <i>optimates</i> rese vana la rogazione tribunizia ed il +progetto abortì prima ancora che venisse preso in considerazione<a class="tag" id="tag343" href="#note343">[343]</a>. +È bene però notare come non dovette essere +soltanto il bene dell’erario e il desiderio della soluzione +di un affare così arruffato ciò che avea sospinto i capi +dei democratici alla lotta. Cesare ebbe allora a sperare +quello che ottenne più tardi, dopo il suo consolato, il +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +conferimento cioè di una provincia importante, pel cui +reggimento abbisognassero numerose milizie e donde +potesse attingere tesori, per poi, provvisto di mezzi e +di legioni, tornare a Roma per muover guerra al senato +e all’aristocrazia. La proposta tribunizia non era infatti +se non la prima avvisaglia di un piano mirabile di +combattimento, una macchina di guerra contro gli <i>optimates</i>, +in vista di un ideale, che Cesare riescirà primo +ad attuare. +</p> + +<h3 id="cap7-3">III. +<span class="smaller">Roma e l’Egitto +durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di P. +Clodio e il Tolomeo di Cipro (67).</span></h3> + +<p> +Ma l’annessione dell’Egitto, già fallita alla morte di +Alessandro IIº, quando maggiori ne erano le probabilità, +tornò a fallire anche adesso, e non certo negli +interessi di Roma, dappoichè l’irresolutezza del senato, +congiunta con la sua inesplicabile condotta verso il re +elettivo di quella regione, schierava il medesimo fra i +nemici della capitale d’Italia. Sembra infatti che negli +anni intercedenti fra l’assunzione al trono di Aulete +e l’ultima guerra mitridatica i due Tolomei, regnanti in +Cipro ed in Egitto, abbiano, non solo favorito le incursioni +dei pirati, ma stretto una formale e non passeggera +alleanza col re del Ponto. +</p> + +<p> +Le legioni dei corsari, che nell’ultimo secolo di +Roma avevano incusso tanto spavento alla novella capitale +del mondo, non erano, (ironia della sorte!), se +non il parto più naturale, il duplicato più fedele della +potenza romana. Simili negli intendimenti e nell’indirizzo, +non ne differivano se non in quanto al +dominio geografico della propria potenza, che non era +più la terra, sibbene il mare. Ma la messe sempre giovane +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +e sempre fiorente delle loro masnade era covata +fra le rovine dell’universale depredazione romana, la +quale sospingeva al brigantaggio tutti i colpiti delle +sue ferocie e delle sue persecuzioni, e schierava dalla +loro gli stati ancora liberi, ma non per questo meno +minacciati, pronti ognora a promuovere o a subire la +pirateria, ad esserne gli aizzatori o i manutengoli, +mentre, dall’Europa e dall’Asia, eternamente sconvolte, +gl’immiseriti cittadini correvano a preferire il mare +alla terra<a class="tag" id="tag344" href="#note344">[344]</a>. +</p> + +<p> +Fra le succitate nazioni figurava l’Egitto, specie la +sua colonia cipriota, l’uno e l’altra sempre aperti al +commercio umano, mezzo esclusivo di guadagno e di +rifornimento dei corsari<a class="tag" id="tag345" href="#note345">[345]</a>, e, peggio ancora, ambedue, +molestati nelle loro tranquille attività, sempre pronti +ad emigrazioni fra le orde dei primi<a class="tag" id="tag346" href="#note346">[346]</a>. Il pericolo si +era via via accresciuto cogli anni, e la coincidente +guerra mitridatica l’aveva reso enorme nel 67 a. C. +</p> + +<p> +Mentre Roma debellava il mondo, i pirati avevano +spinto le loro incursioni fin nel cuore dell’Italia, alle +bocche del Tevere, e, in quello stesso anno 67, catturavano +l’ammiraglio della flotta Cilicia, P. Clodio Pulcro<a class="tag" id="tag347" href="#note347">[347]</a>, +imponendo al medesimo gli sfregi più brutali ed +infamanti<a class="tag" id="tag348" href="#note348">[348]</a>. Fu allora che il Tolomeo di Cipro, invitato, +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +non si sa bene se da Clodio o dal governo romano, a +saldare il prezzo del riscatto, rispose con eccessiva +noncuranza, inviando due soli talenti<a class="tag" id="tag349" href="#note349">[349]</a>. Più tardi i +pirati, al sopraggiungere di Pompeo, rifiutarono il riscatto +e liberarono spontaneamente il prigioniero<a class="tag" id="tag350" href="#note350">[350]</a>, +ma, mentre la condotta del principe cipriota costituì +il primo incentivo alla distruzione del di lui regno, +la palese gravità della situazione sospinse il senato a +provvedere, ricorrendo a mezzi energici e decisivi. +</p> + +<p> +Pompeo venne rivestito di pieni poteri, ed il governo +romano s’affrettò a scrivere ai re, ai principi, alle nazioni +e alle città, con cui esso vantava relazioni, perchè +l’aiutassero con ogni mezzo e gli concedessero facoltà +di raccogliere nei loro stati le milizie e i danari, che +fosse sembrato opportuno<a class="tag" id="tag351" href="#note351">[351]</a>. Dal novero dei sollecitati +la corte alessandrina non fu certo esclusa; ma, +come se ciò non bastasse, fra le milizie, di cui Pompeo +cosparse il Mediterraneo, due armate, furono, per +ogni eventualità, poste a guardia dell’Egitto e di Cipro<a class="tag" id="tag352" href="#note352">[352]</a> +(67). Lo sfregio morale o, per lo meno, il curioso +trattamento usato all’indipendenza dei due paesi +era chiaro, e i due principi alessandrini dovettero ben +ricordarsene, quando, dopo il trionfo del generale, frustrati +nelle loro speranze di riscossa, accennarono a passare, +a dispetto di Roma, ad amori più stabili, sebbene +più pericolosi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +</p> + +<h3 id="cap7-4">IV. +<span class="smaller">Imparentamento +della casa egizia +con Mitridate.</span></h3> + +<p> +Sembra infatti che negli ultimi anni della terza guerra +mitridatica l’alleanza dei due fratelli, regnanti in Cipro +ed in Egitto, col re del Ponto fosse un fatto compiuto; +ed essi, al 63, figuravano reciprocamente fidanzati con +le due figlie del medesimo<a class="tag" id="tag353" href="#note353">[353]</a>. +</p> + +<p> +La gravità di questo nuovo orientamento dell’Egitto +è misurata dai repentagli, a cui Mitridate avea messo +e continuava a mettere lo stato romano. +</p> + +<p> +Prima ancora che guerra alcuna l’avesse trascinato +a scontrarsi con le legioni romane, egli signoreggiava +«sulla spiaggia settentrionale e meridionale del Mar +Nero e molto addentro nell’Asia Minore. I mezzi di +cui disponeva», «per la guerra terrestre e marittima, +erano immensi. Il paese, su cui poteva levar soldati, +si stendeva dalla foce del Danubio al Caucaso e al +Mar Caspio; sotto le sue insegne accorrevano Traci, +Sciti, Sauromati, Bastarmi, Colchi, Iberi». «Per +la sua flotta la satrapia colchica gli somministrava, +oltre il lino, la canapa, la pece e la cera, l’eccellente +legname da costruzione, tagliato nelle foreste del +Caucaso; e piloti e ufficiali erano assoldati nella +Fenicia e nella Siria. Dicevasi che il re fosse entrato +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +in Cappadocia con 600 carri falcati, con 10000 cavalli +e 80000 fanti, e per questa guerra non aveva tuttavia +chiamato sotto le armi quanti avrebbe potuto».<a class="tag" id="tag354" href="#note354">[354]</a>. +A tanta potenza egli era pervenuto, assorbendo +e conquistando ora tacitamente ed ora rumorosamente +i paesi limitrofi al proprio regno e poscia +i limitrofi ai nuovi territori conquistati sino ad estendere +in Europa la propria autorità morale e materiale. +Appunto allora il senato s’era scosso dal torpore, cui +l’avea costretto la situazione interna dello stato, e Silla, +fra i tre fuochi di una rivoluzione politica in Roma, +di una sociale in Italia, e della guerra asiatica, aveva +all’87 preferito di volgersi contro il terzo nemico. La +guerra era stata aspra e pericolosa. La Grecia avea per +un momento balenato sotto i piedi degli eserciti romani, +e, quando a Silla, dopo tanti frangenti, era stato concesso +di rimbarcarsi per l’Italia, il vinto Mitridate avea +trovato mezzo di chiudere al suo vincitore le porte +della patria<a class="tag" id="tag355" href="#note355">[355]</a>. +</p> + +<p> +Nè s’era trattato se non di un breve armistizio. La +guerra era ricominciata alla sola distanza di tre anni, +ed il pericolo di Mitridate avea riacceso l’altro non +meno incalcolabile della devastazione piratica. Così le +cose s’erano trascinate sino al 66 a. C., e ben 20 anni +di guerra si apparecchiavano ad un’eco clamorosa entro +l’orbita dei partiti politici Romani. In quell’anno stesso +(66), Pompeo, per mezzo dei suoi amici e con l’appoggio +della democrazia, veniva, benchè cittadino privato, +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +investito del supremo potere militare con l’assegnata +competenza della guerra pirato mitridatica. +</p> + +<p> +Era lo strappo più violento che mai si fosse perpetrato +contro i privilegi della oligarchia romana, e la +sua enormità ci offre la misura dei pericoli di Roma<a class="tag" id="tag356" href="#note356">[356]</a>. +Or bene, al principe, il quale tanto rivolgimento e +terrore avea apportato nel cuore della capitale del mondo, +i due monarchi egiziani venivano adesso ad offrire +il contributo della propria potenza<a class="tag" id="tag357" href="#note357">[357]</a>. +</p> + +<p> +Ma anche questo secondo tentativo di legare l’Egitto +agli interessi dell’Oriente era destinato ad una nuova, +tragica catastrofe. Nello stesso anno 63, nel crollo finale +della potenza del monarca del Ponto, le fanciulle furono +dal padre, entro la capitale stessa del Bosforo Cimmerio, +ultima rocca di difesa rimastagli, costrette a bere quel +calice avvelenato, che le salvò dalla vergogna e dalla +schiavitù insieme con colui, che, dopo Annibale, era +stato il più implacabile fra i nemici di Roma<a class="tag" id="tag358" href="#note358">[358]</a>. +</p> + +<h3 id="cap7-5">V. +<span class="smaller">Roma eredita tutta +la Libia (65).</span></h3> + +<p> +Mentre l’alleanza egizia era così mal tutelata dalla +politica del governo romano, quello fra i Tolomei, che, +contemporaneamente ad Aulete e al re di Cipro, aveva +ottenuto il governo di quella parte della Libia, rimasta +immacolata dopo il testamento di Apione, moriva nel +65 a. C., lasciandone pieno ed assoluto erede il popolo +romano<a class="tag" id="tag359" href="#note359">[359]</a>. Chi sia questo terzo generoso oblatore è ben +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +difficile dire nell’enorme confusione che regna su questi +ultimi eredi dei Tolomei<a class="tag" id="tag360" href="#note360">[360]</a>, ma quello che ci sorprende +è la consuetudine, già largamente invalsa nella monarchia +egiziana, di dividere le regioni possedute a più +membri della stessa famiglia regnante. Se ragione politica +esiste, essa sarà stata probabilmente quella di +evitare possibili guerre intestine fra i Tolomei e quindi +cause di debolezza di fronte alle nazioni occidentali e +orientali. Ma questa novella consuetudine potè altresì +arrecare degli effetti benefici nei rapporti dell’Egitto +con Roma, in quanto, come nota il Mahaffy, «la separazione +di queste provincie contenenti città greche, +cui Roma era sempre disposta a concedere l’autonomia», +«rese l’omogeneo e ancora orientale impero +egiziano più protetto di contro alla rapace repubblica»<a class="tag" id="tag361" href="#note361">[361]</a>. +Così infatti era avvenuto precedentemente. +Se non che, quello che adesso il governo romano dispose +della rimanente Libia ci è completamente sconosciuto. +Infatti la menzione del testamento, che ne lo +rese erede, è l’unica delle relazioni che noi abbiamo +di Roma con la medesima, e la tentata identificazione +di codesto lascito con l’altro precedente della Cirenaica +ripugna, secondo me, e alla logica e alla cronologia. +</p> + +<p> +Infatti il Guiraud<a class="tag" id="tag362" href="#note362">[362]</a>, e meno arrendevolmente il Marquardt<a class="tag" id="tag363" href="#note363">[363]</a>, +i quali interpetrano la menzione esplicita del +lascito della Libia, che le fonti distinguono dall’altro +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +della Cirenaica, come testimonianza della tardiva annessione +di quest’ultima all’impero romano non s’accorgono +che tale annessione era già avvenuta al +74<a class="tag" id="tag364" href="#note364">[364]</a>, e sarebbe strano che le fonti ce l’avessero, senza +plausibile motivo, ritardata sino al 65. Ma, anche se +così non fosse, questo secondo preteso riordinamento +amministrativo della Cirenaica daterebbe dal 67<a class="tag" id="tag365" href="#note365">[365]</a>, +non già dal 65, come, in modo categorico, attesta, del +lascito della Libia, la cronaca eusebiana. Parmi quindi +maggiormente plausibile opinare che questo nuovo ereditato +tratto della Libia sia stato immediatamente aggregato +alla Cirenaica, onde, in mezzo a tanta scarsità +d’informazioni su un frammento di provincia, affatto +destituito d’importanza, potè, insieme con la fusione territoriale, +aprirsi l’adito ad un’agevole confusione storica, +per cui le sorti della Libia tutta siano state riportate +sotto quelle della Cirenaica. +</p> + +<h3 id="cap7-6">VI. +<span class="smaller">La legge agraria +di P. Servilio +Rullo e l’Egitto +(64).</span></h3> + +<p> +Nell’anno seguente (64)<a class="tag" id="tag366" href="#note366">[366]</a>, Tolomeo Aulete correva +un rischio peggiore dei trascorsi, in grazia della legge +agraria, che P. Servilio Rullo presentava ai comizi centuriati. +Questo progetto d’ispirazione cesariana, messo +in iscacco dalla opposizione degli <i>optimates</i> prima che +assurgesse agli onori della votazione, era quanto di più +positivo poteva escogitarsi nelle tristi condizioni economiche, +che in quegli anni attraversavano, insieme con +l’erario romano, le classi inferiori della cittadinanza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +</p> + +<p> +In uno dei quaranta articoli, che lo costituivano, si +proponeva all’approvazione del senato e dei comizi la +vendita di tutti i beni demaniali, passati a Roma sin +dal consolato di Silla e di Q. Pompeo Rufo (88)<a class="tag" id="tag367" href="#note367">[367]</a>. +Fra questi, come è palese, rientrava l’ereditato possesso +dell’Egitto. +</p> + +<p> +Cicerone, che combattè, in tutti i suoi punti, la legge, +accenna specificamente a tale presunto pericolo, e la +cieca partigianeria dei suoi attacchi si rivela nella strana +vacuità e contraddizione degli argomenti. Egli non si +propone infatti un quesito di pratica utilità, e neanche +uno di diritto pubblico, poichè, in fin dei conti, ammette, +in omaggio agli enti politici che sosteneva, l’autenticità +del testamento di Alessandro IIº, ma dichiara di restare +atterrito dal solo pensiero che di tale vendita debba +esserne giudice la commissione esecutiva proposta da +Rullo. Questa, per lui, non potrà non aver torto, qualunque +atto sia per compiere. Se aggregherà l’Egitto +ai domini romani, peccherà nel farsi arbitra della città +e del regno più dovizioso del mondo, contemporaneo +all’oratore; se li cederà al pretendente, mancherà al suo +dovere per non averlo fatto passare sotto il dominio +del popolo romano<a class="tag" id="tag368" href="#note368">[368]</a>. Tali gli enigmatici argomenti di +Cicerone, i quali si liberano di tutto il loro mistero, +quando si pensa che egli non mirava a combattere le +decisioni sull’Egitto, ma il rinvio di tali decisioni alla +commissione esecutiva, così come Rullo la proponeva. +</p> + +<p> +Ispirata, come dicemmo, da Giulio Cesare, la legge +Servilia mirava infatti ad escludere gli <i>optimates</i> e i +loro amici dal novero dei suoi esecutori, e a concedere +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +a questi ultimi, tra i quali si sarebbe avuta una maggioranza +radicale, un potere pieno ed illimitato. I dieci +magistrati<a class="tag" id="tag369" href="#note369">[369]</a> da eleggersi dai comizi centuriati dovevano +fruire di un potere quinquennale<a class="tag" id="tag370" href="#note370">[370]</a>, di una giurisdizione +assoluta ed indipendente, nel caso di controversie +relative alla proprietà o alla vendita degli agri +demaniali<a class="tag" id="tag371" href="#note371">[371]</a>, nonchè alla prescrizione d’imposte<a class="tag" id="tag372" href="#note372">[372]</a>; +e, quasi a colmare la misura di tanta onnipotenza, le +proposte norme di elezione, coll’escludere in maniera +esplicita gli assenti, tagliavano fuori ogni possibilità +di accesso a Pompeo, incaricato per allora di una grave +missione in Oriente. Quei democratici, che, come Crasso +e come Cesare, avevano a più riprese manifestato la +loro opinione sull’Egitto e la cui presenza avea contribuito +ad agghiacciare le voglie del senato circa la riduzione +del medesimo a provincia romana, non potevano +non preoccupare M. Tullio, e questi, a ragione od a torto, +non esitò ad oppugnare la legge nel suo complesso e +nei suoi particolari<a class="tag" id="tag373" href="#note373">[373]</a>. +</p> + +<h3 id="cap7-7">VII. +<span class="smaller">Pompeo in Oriente +e l’Egitto +(63).</span></h3> + +<p> +Ma la soluzione della vertenza egizia era oramai di +più che urgente necessità, non solo per il senato, ma +eziandio pel re, che si era insediato sul trono di Alessandria. +Quando Pompeo infatti, debellato Mitridate, +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +si trovò padrone di tutta la Grecia e dell’Oriente asiatico, +Aulete dovette accorgersi di trovarsi al paragone +privo di qualsiasi riconoscimento ufficiale da parte del +governo romano, e, pur troppo, impegnato con vincoli +di non ricusata parentela col disfatto re del Ponto. +Ma l’abilità diplomatica, tradizionale alla corte dei +Lagidi, non venne meno, neanche in questo, che sembrava +il più pericoloso dei frangenti. +</p> + +<p> +Quando il generale romano ebbe lasciato Damasco, +inoltrandosi verso la Celesiria, il re egizio si affrettò ad +inviargli un’ambasceria, che doveva essere foriera di +grandi successi. Carica di denari<a class="tag" id="tag374" href="#note374">[374]</a> e di forniture per +l’esercito, recante in dono al generale una corona di +ben quattro mila pezzi d’oro, essa viaggiava col lusinghiero +incarico di pregarlo ad accorrere rapidamente +alla repressione di una rivolta, scoppiata, pochi giorni +prima, in Egitto (63). +</p> + +<p> +Era un voler pigliare due colombi ad un favo. Da +un lato si veniva così a placare l’ira del vincitore di +Mitridate, dall’altro, nel caso di una cavalleresca accettazione +dell’invito, Aulete si sarebbe aperta intera +la via al riconoscimento del suo dominio in Egitto. +Come tutte le audacie, l’ambasceria del Lagida lasciava +anch’essa adito al pericolo di un violento spodestamento +da parte di colui che s’invocava come protettore, +ma non era certo quella l’occasione di guardar +tanto per il sottile, e, costretta a scegliere tra soluzioni +impossibili, la corte di Alessandria ebbe il merito di +appigliarsi alla meno pericolosa. Pur troppo, la fortuna +non arrise pienamente. L’ira del generale fu placata, ma +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +nessuna voglia di viaggiare in Egitto potè suscitarsi nel +di lui animo riboccante di vanagloria<a class="tag" id="tag375" href="#note375">[375]</a>. Dovette trattenerlo +sia una naturale diffidenza verso il cortese invito +del Tolomeo, sia la preoccupazione delle responsabilità, +di cui si sarebbe caricato di fronte alle varie +opinioni dei suoi cittadini<a class="tag" id="tag376" href="#note376">[376]</a>. Per ora intanto l’Egitto +era salvo e la benevolenza del più cospicuo personaggio +politico romano accaparrata per l’avvenire. +</p> + +<h3 id="cap7-8">VIII. +<span class="smaller">I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo +XIIIº riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo +XIIIº alleato (59).</span></h3> + +<p> +Dopo tante esitazioni e tergiversazioni, si avvicinava +oramai il giorno, in cui Aulete avrebbe ottenuto il +pieno riconoscimento dell’autonomia del proprio regno. +Al 59, Cesare, dopo tanti palpiti e drammatici scoraggiamenti, +perveniva al consolato, e la sua elezione +inaugurava un’era nuova nella storia di Roma republicana. +La prima legge<a class="tag" id="tag377" href="#note377">[377]</a>, che egli presentò, fu — lievemente +modificata — la trascorsa legge agraria di +Servilio Rullo. Ma, adesso che egli aveva nelle mani +il potere, era fermamente deciso a far passare, contro +la cocciutaggine degli oligarchi, la volontà propria, +e a soddisfare i bisogni, da secoli inappagati, di +tanta parte delle popolazioni di Roma e d’Italia. Sullo +sfondo del duello titanico si disegnavano i soliti +oppositori e le solite opposizioni, e, a corto di argomenti +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +più persuasivi, l’aristocrazia scatenava contro +Cesare l’invalicabile veto del di lui collega Bibulo, il +pretesto di contrari augurî metereologici, e, la sorda +opposizione del proprio organo politico, il senato. Ma, +quando fu chiaro che nulla avrebbe fatto presa sull’animo +del console, essa, dopo aver consentito che +Bibulo con altri pochi fosse accorso ad oppugnare con +la violenza la legge, lasciò che il medesimo venisse +sbalzato dalla tribuna, dalla quale perorava, che gli si +spezzassero i fasci, segno supremo del potere, e che i magistrati, +i quali l’avevano seguito, riportassero anch’essi +delle ferite. A tanta viltà, che misurava la catastrofe +inevitabile alla classe, da secoli detentrice del potere, +Bibulo, dopo aver invano tentato che la legge, già approvata +dai comizi, subisse la rescissione della seguente +seduta senatoria, rinunziato al maneggio dei pubblici +affari, si chiuse per tutto l’anno in casa propria, mentre, +alla sua diserzione, il senato e i più minacciosi fra +gli oppositori, tra cui M. Porcio Catone<a class="tag" id="tag378" href="#note378">[378]</a>, s’inchinavano +a giurare l’osservanza della legge. +</p> + +<p> +Una così tremenda lezione aveva infranto i nervi di +un’aristocrazia ormai fiacca e corrotta. Cesare aveva +dichiarato che mai più, durante la sua gestione, si sarebbe +chinato a chiedere il parere dei senatori<a class="tag" id="tag379" href="#note379">[379]</a>, e +questa dovè essere la via tenuta nella ratifica del riconoscimento +di Tolomeo Aulete e dell’alleanza col medesimo. +Bibulo, ritiratosi sdegnosamente della vita pubblica, +non ebbe questa volta nè agio, nè voglia di consultare +gli auspicî<a class="tag" id="tag380" href="#note380">[380]</a>, e la legge, approvata ai comizi, +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +ricevè del pari la sanzione del senato<a class="tag" id="tag381" href="#note381">[381]</a> (59). Così il +popolo romano, dopo venti anni d’indugi, terminava +per riconoscere l’effettiva autonomia del regno d’Egitto. +</p> + +<p> +Il merito primo di codesto atto, nel quale si nota +un’opportuna attenuazione dei propositi altra volta affermati +dai democratici, risale anzi tutto all’uomo, che +allora sedeva alla suprema carica del governo, e che, col +contegno energico, tenuto durante l’approvazione delle +sue anteriori proposte di legge, avea ritolto al senato +ogni voglia di resistenza. In seconda linea, esso spetta +a quel Pompeo, il quale ora in Roma, di ritorno dall’Oriente, +avea, col fascino della sua alleanza, sospinto +alla riscossa la democrazia medesima, e la cui gratitudine +era stata pochi anni prima accaparrata con tanto +lusso dal Tolomeo. A dar retta anzi a Svetonio, Cesare +e Pompeo, con una richiesta ormai quasi inevitabile +nelle nuove consuetudini politiche romane<a class="tag" id="tag382" href="#note382">[382]</a>, si fecero +pagar caro il frutto della loro benignità, sì che ben +seimila talenti andarono divisi fra il console ed il suo +protettore<a class="tag" id="tag383" href="#note383">[383]</a>. +</p> + +<p> +Ma nell’arrendevolezza del senato, noi, anche senza +guardare troppo pel sottile, siamo altresì costretti a +riconoscere un atto di fine astuzia politica. Poichè il +console era adesso G. Cesare, il quale fra breve sarebbe +stato per legge assunto agli onori del proconsolato, e, +poscia, al governo di qualche provincia, era bene cogliere +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +qualsiasi occasione per allontanare la già da tempo +temuta possibilità di una luogotenenza egizia, e, in +vista di tanto pericolo, il senato non indietreggiò da +una resa, sia pure poco onorevole, di tutte le sue mire +sul continente egiziano. +</p> + +<p> +La ratifica, come era naturale, fu suggellata dal rinnovamento +dell’alleanza egizio romana<a class="tag" id="tag384" href="#note384">[384]</a>, a tal uopo +venne spedita in Egitto un’ambasceria, che ne ristabilisse +gli obblighi ed i diritti. Quali ne fossero i componenti +e quali i resultati noi ignoriamo completamente. +Significativo episodio, anteriore alla medesima, ci è +però pervenuta una notizia, la quale ci fa intravedere +la esistita possibilità dell’inclusione di M. Tullio Cicerone +fra i membri della medesima<a class="tag" id="tag385" href="#note385">[385]</a>. Le di lui speranze — chè +tali infatti ci appariscono — vennero però, e +senza dubbio, frustrate. Ma, ancora una volta, egli ebbe +a dichiarare che, se non fosse stata la presenza degli +<i>optimates</i>, e, peggio ancora, di Catone, i quali avrebbero +potuto sospettarlo corrotto, non avrebbe esitato ad +obliare le sue trascorse opinioni egizie, ed a recarsi alla +corte alessandrina, nunzio sorridente della buona novella +di Cesare e di Pompeo<a class="tag" id="tag386" href="#note386">[386]</a>. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span></p> + +<h2 id="cap8">CAPITOLO VIII. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 59 al 57.</span> +<span class="smcap">La spedizione contro Cipro.</span></span></h2> +</div> + +<h3 id="cap8-1">I. +<span class="smaller">Il 58 a. C. e i partiti politici in +Roma. Opera legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M. +Porcio Catone.</span></h3> + +<p> +Al 59, l’anno memorando del primo consolato di G. +Cesare, segue il 58, l’anno febbrile del tribunato di Clodio, +l’anno dell’esilio di Cicerone, che questi soleva +compiacersi di definire per eccellenza fatale a sè ed alla +republica, forse perchè egli non era mai riescito a liberarsi +dall’immodestia di confondere la propria vanità +colla grandezza della sua patria. La coalizione della +democrazia con l’esercito, rappresentato da Pompeo, +pur contenendo in se medesima i germi della propria +dissoluzione, aveva, pel momento, riportato piena ed +intera vittoria sulla restaurazione sillana, che ormai +faceva acqua da tutte le parti. Ed a Cesare il dipartirsi +alla volta dell’agognata provincia delle Gallie +non avea dovuto in nessun modo riescire doloroso, +poichè i nuovi consoli, C. Pisone Cesonino ed A. Gabinio, +l’uno, suo suocero, l’altro, ufficiale di Pompeo, +non ne avrebbero che continuato l’opera, e, meglio di +loro, si sarebbe condotto il nuovo tribuno P. Clodio. +</p> + +<p> +E l’anno fu realmente fatale alla potenza del senato +e dell’aristocrazia. Cicerone espiava coll’esilio, che gli +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +veniva fulminato in perpetuo, la strage dei Catilinari +del 62 e del 61. La censura, onnipotente e inappellabile +nell’escludere dal dritto di voto, dalle pubbliche cariche +e dall’assemblea senatoria chi più fosse talentato all’ordine +sociale, da cui essa di regola emanava<a class="tag" id="tag387" href="#note387">[387]</a>, veniva +destituita del principale dei suoi mezzi di offesa, +la segretezza, e sottoposta al controllo della pubblicità +e della collegialità<a class="tag" id="tag388" href="#note388">[388]</a>. Per opera di Clodio venivano +ricostituite le già disciolte associazioni proletarie<a class="tag" id="tag389" href="#note389">[389]</a>, +votata una radicale legge frumentaria, per cui, d’ora +innanzi, era concesso grano ai cittadini non abbienti<a class="tag" id="tag390" href="#note390">[390]</a>, +e due altre, non meno notevoli, di cui la prima vietava +che, per contrari auguri, (antico pretesto dei sacerdoti, +casta quasi inacessibile al popolo minuto)<a class="tag" id="tag391" href="#note391">[391]</a>, potessero +ostacolarsi assemblee popolari, mentre la seconda abrogava +la legge Fufia, che per anni ed anni aveva +escluso dal Foro e dal Campo marzio gli abitatori +della lontana campagna, i quali più non avevano potuto +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +valersi della fortunata coincidenza dei giorni festivi coi +comiziali. +</p> + +<p> +La legislazione adunque di Clodio, questo Rabagas in +quarantottesimo, come Cicerone e chi su lui à modellato +la propria narrazione, si sono compiaciuti di rappresentarcela, +era opera certamente democratica, tutta intesa +a dismagliare le fitte reti giuridiche e politiche, con cui +gli <i>optimates</i> avevano consolidato e corazzato i propri +interessi, ma non era certo agire da uomo tristo e perverso. +Abile, favorito dai magistrati allora al governo, +audace e sprezzante della propria vita, con una noncuranza, +che la sua fine suggellò dell’aureola del martirio, +contro di lui si ergevano minacciosi gli avversari più +cospicui e più potenti. Primeggiava fra essi, avvolto nella +sua consueta alterezza, sprezzante in cuor suo gli eterni +gracchiatori, i pseudo-democratici col nome di patria e +di popolo sulle labbra, i Ciceroni dell’aristocrazia<a class="tag" id="tag392" href="#note392">[392]</a>, +e avversante con tutta la forza delle sue tradizioni aristocratiche +la marea che saliva minacciosa, l’ultimo romano +del bel tempo antico, M. Porcio Catone. Era fra +tutti il più fragile perchè il meno opportunista, ed il +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +più incommodo perchè il più immacolato ed inflessibile. +Nè Clodio poteva non accorgersene, anzi veniva da ciò +moralmente costretto a tentare ogni via per allontanarlo +dal teatro della propria azione, e, nei limiti del possibile, +legarlo ai propri interessi, insignendolo di qualche onorificenza +o creandolo esecutore e coadiutore di qualcuno +degli atti del suo tribunato<a class="tag" id="tag393" href="#note393">[393]</a>. E gli espedienti, che +riescirono di felice effetto, non tardarono a rintracciarsi. +</p> + +<p> +Il primo di essi rientra nell’ordine della nostra +narrazione. +</p> + +<h3 id="cap8-2">II.<a class="tagtitle" id="tag394" href="#note394">[394]</a> +<span class="smaller">La spedizione cipria (58). L’incarico a +Catone.</span></h3> + +<p> +Contemporaneo a Tolomeo Aulete, regnava, l’abbiamo +notato, in Cipro, antico possesso egiziano, un altro +membro della casa dei Lagidi, e precisamente un fratello +di Tolomeo Aulete<a class="tag" id="tag395" href="#note395">[395]</a>. Nessuna relazione egli aveva +mai vantato col popolo romano, rimanendo così escluso +da quei rapporti cordiali di amicizia e di alleanza, da +recente istituiti col Tolomeo d’Egitto. Sprovvisto quindi +della garanzia, che, contro le pretese romane, concedeva, +almeno teoricamente, la condizione di <i>socius</i><a class="tag" id="tag396" href="#note396">[396]</a>, +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +egli, giusta lo spirito del dritto pubblico del tempo, era +da considerare come un vero e proprio <i>hostis</i><a class="tag" id="tag397" href="#note397">[397]</a>. Da +questo rispetto, nessuna accusa di illegalità poteva essere +rivolta contro la legge, che, intorno al destino +del di lui principato, si accingeva a proporre P. Clodio, +e chi, come Cicerone<a class="tag" id="tag398" href="#note398">[398]</a>, ne l’avesse dichiarato +colpevole non avrebbe fatto se non dell’innocuo, sebbene +opportunistico sentimentalismo, che accusatore ed +ascoltatori non avrebbero potuto pigliare sul serio. Ciò +non ostante, tutto dava a credere che questo principe +non socius avrebbe, contro qualsiasi pretesa, trovato sicura +salvaguardia nella sua stessa impotenza e nella +neutralità da lungo tempo, serbata<a class="tag" id="tag399" href="#note399">[399]</a>. Ma alla scelta +del re di Cipro, come vittima espiatoria dell’allontanamento +di Catone, concorrevano due motivi, che non +sono da rigettare senza discussione, quando ci vengono +offerti dalle fonti come determinanti del piano +di Clodio. +</p> + +<p> +Circa dieci anni prima del 58, questi — lo vedemmo — <a class="tag" id="tag400" href="#note400">[400]</a> +era stato catturato dai pirati, ed a lui, o a chi per lui +chiedeva al re di Cipro il prezzo del riscatto, necessario +alla propria liberazione, erano stati, con imprudente +zelo, lesinati i talenti del ricolmo erario ciprioto, venendosi +così a dimostrare una tal quale noncuranza +verso la dignità, sovra ogni altro sacra ad un romano, +quella che a lui conferiva il nome della propria cittadinanza, +e ad offrire, al tempo stesso, sospetto di +un’intesa coi corsari del Mediterraneo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +</p> + +<p> +Ma a siffatto motivo, che in parte costituiva soltanto +una questione personale, se ne aggiungeva un altro +molto più grave, e che non avrebbe fatto indugiare un +istante nell’indecisione i componenti dei comizi centuriati. +</p> + +<p> +Cipro era una delle province più ricche dell’impero +dei Lagidi. I tesori dei suoi re e le dovizie minerali e +vegetali del suolo non conoscevano paragoni. Era dessa +la patria feconda del rame, che le aveva elargito il +nome, dell’argento, dei diamanti, degli smeraldi, dei +coralli, dei giacinti, degli anemoni, dei cipressi, delle +palme, dell’ulivo, della vite<a class="tag" id="tag401" href="#note401">[401]</a>. E tanti tesori eran lì, +depositati su uno scoglio del Mediterraneo, lago per +eccellenza romano, come una preda, verso cui bastava +tendere la mano per impossessarsene. L’erario della +capitale d’Italia era esausto, il roseo orizzonte dell’annessione +dell’Egitto sfumato. A che indugiare, simulando +uno scrupolo, che non si aveva mai avuto?<a class="tag" id="tag402" href="#note402">[402]</a>. +In tale ordine di considerazioni Clodio dovè avere +dalla sua non soltanto le classi minute, ma molti dell’aristocrazia, +che col loro assenso avrebbero fatto scordare +la tenace opposizione all’assoggettamento dell’Egitto. +Il <i>senatus-consultum</i> non trovò quindi ostacoli, +ed esso fu a grande maggioranza tradotto in legge dai +comizi centuriati<a class="tag" id="tag403" href="#note403">[403]</a>. +</p> + +<p> +Il disposto del popolo recava che Catone, in qualità +di proquestore, con poteri pretorii, accompagnato da +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +un questore<a class="tag" id="tag404" href="#note404">[404]</a>, si recasse a Cipro a destituire della +dignità e del regio potere il Tolomeo ivi regnante, a +confiscarne i beni e a rivenderli all’asta pubblica in +pro dell’erario<a class="tag" id="tag405" href="#note405">[405]</a>. Quanto all’isola così conquistata, +la sua amministrazione doveva temporaneamente passare +nelle mani dell’incaricato da Roma<a class="tag" id="tag406" href="#note406">[406]</a>, in attesa di ulteriori +decisioni del senato<a class="tag" id="tag407" href="#note407">[407]</a>. Marco Catone, per quanto +in cuor suo di mal’animo, chinò rispettoso il capo al +supremo decreto del suo popolo e si apparecchiò a recarsi +alla volta di Cipro, ove, forse, d’altro lato, imponendo +silenzio alle sue ragionevoli proteste, lo sospingeva +l’ambizione di provare con quanta scrupolosa onestà +egli avrebbe disimpegnato il delicato ufficio. +</p> + +<h3 id="cap8-3">III. +<span class="smaller">Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro.</span></h3> + +<p> +Oltre all’equipaggio dei marinai, al questore assegnatogli +ed alla ormai rituale <i>cohors amicorum</i>, non l’accompagnavano +colà nè fanti, nè cavalieri. Tra le persone, +a lui più strette per vincoli di amicizia e di parentela, +si notavano, un suo nipote, un familiare, Munazio +Rufo, il quale scriverà una dettagliata relazione +dell’opera di lui<a class="tag" id="tag408" href="#note408">[408]</a>, mentre un altro suo amico, Canidio, +era da Catone già stato spedito in precedenza perchè +annunziasse al re il volere del suo popolo e lo consigliasse +a cedere senza resistenza. Così soltanto avrebbe +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +forse salvato la propria vita e potuto attendere la nomina +a sacerdote di quella Venere Pafia<a class="tag" id="tag409" href="#note409">[409]</a>, che, pur +troppo, s’era dimostrata così vana protettrice dell’isola +malaugurata. Ad attendere l’esito di quest’amichevole +ambasceria, Catone col suo equipaggio aveva gettato +l’ancora a Rodi. +</p> + +<p> +Quando il Tolomeo Ciprio potè avere notizia della +procella, che gli si addensava sul capo, fu quasi per +ismarrirne la ragione. Compreso di supremo disdegno +e disperato per la propria irrimediabile situazione, ordinò +che tutte le sue ricchezze venissero accatastate +sulle navi, ove, montato di lì a poco egli stesso, salpava +dall’isola, deciso a seppellirsi con tutta la flotta +nei gorghi delle acque circostanti. Ma, quando fu +giunto in alto mare, l’assalse vergogna dell’atto irragionevole, +a cui egli s’era risoluto, pietà forse dei +suoi compagni e dei tanti tesori, che era stato lì lì +per scagliare nell’abisso, e, ordinato alle navi di rivolgere +la prua verso il regno, ormai non più suo<a class="tag" id="tag410" href="#note410">[410]</a>, fece +presto a suicidarsi con quello stesso espediente, il veleno, +che già tempo prima era rimasto unica via di +scampo alla figlia di Mitridate, da lui scelta a fidanzata, +e che Roma gli aveva ritolto, così come adesso +gli ritoglieva e il regno e la vita<a class="tag" id="tag411" href="#note411">[411]</a>. +</p> + +<h3 id="cap8-4">IV. +<span class="smaller">Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica.</span></h3> + +<p> +Se però così grande era stato lo strazio del principe, +pari ad esso non fu la disperazione, tanto meno la resistenza +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +dei sudditi. Quando Catone, informato della +catastrofe, mosse da Rodi verso Cipro per prenderne +possesso, l’accoglienza, che gli abitanti dell’isola fecero +al proquestore romano fu tutt’altro che ostile, e ciò, +anche nella vana speranza di essere creati <i>socii</i> e non +sudditi del popolo romano. Catone però non recava istruzione +alcuna sul proposito, e, quindi, anzichè occuparsi +del definitivo riordinamento politico di Cipro, si +affrettò, giusta le norme ricevute, a darvi solo un provvisorio +assetto amministrativo, e, più che a questo, a +ritirare dai possessi e dall’erario regio gli schiavi ed i +tesori abbandonati dal defunto monarca<a class="tag" id="tag412" href="#note412">[412]</a>. Le ricchezze, +di cui egli in tal guisa si faceva riscotitore, furono +enormi<a class="tag" id="tag413" href="#note413">[413]</a>, e, così scrupoloso fu il trattamento, cui +Catone, sin d’ora, si mostrò intenzionato, da potere +più tardi ripetere avere egli, sprovvisto d’armi e d’armati, +recato alla sua patria tanto danaro, quanto mai +Pompeo da tutto l’Oriente sconvolto, in seguito ad +infinite guerre e trionfi<a class="tag" id="tag414" href="#note414">[414]</a>. +</p> + +<p> +Ma un’altra incombenza, insieme con quella di Cipro, +egli aveva, su proposta di Clodio, ricevuta dal popolo +romano, e da ciò, dopo i primi atti, fu costretto a interrompere +le sue occupazioni nell’isola per recarsi dall’Egitto +alle rive del Bosforo, e precisamente a Bisanzio<a class="tag" id="tag415" href="#note415">[415]</a>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +</p> + +<p> +In questa sua breve assenza, egli raccomandò al nipote +la luogotenenza dell’isola, non fidando troppo nella +scrupolosità di Canidio. Indi, sbrigata la seconda +missione, tornato a Cipro, si accinse a commutare in +denaro sonante tutta la numerosa e preziosa suppellettile +del Tolomeo, ponendola all’asta pubblica, come prescriveva +la legge, che dell’incarico lo aveva rivestito. +</p> + +<p> +Tale operazione era delle più delicate, poichè, era +facile prevederlo, numerosi si sarebbero esibiti a tentarvi +bottino i sollecitatori ed i mezzani. Catone non +si fidò nè di servi, nè di banditori, nè di mercanti, nè +di amici<a class="tag" id="tag416" href="#note416">[416]</a>, e presenziò lui stesso le operazioni della +vendita, interessandosi minutamente di tutti i loro particolari, +delle loro fasi, dell’offerta, del pagamento e +persino della richiesta, che curò rimanesse costantemente +elevata<a class="tag" id="tag417" href="#note417">[417]</a>. +</p> + +<p> +A vendita compiuta, egli potè calcolare di aver raccolto +ben settemila talenti d’argento, la qual somma, +al pari di tutti i precedenti suoi atti, riportò integrale +nei due libri di rendiconto della propria amministrazione, +ch’egli avea nel frattempo diligentemente compilati. +Indi, con l’avarizia più gelosa, non già del danaro, +ma dell’opinione, che ai suoi concittadini si apparecchiava +ad imporre circa la propria illibatezza, temendo +il lungo tragitto, ripose il danaro in un numero +sterminato di vasi della capacità di due talenti e cinquecento +dramme, rilegandone ciascuno con una fune +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +dal cui capo pendeva un grosso sughero, indizio sicuro, +in caso di naufragio, del luogo del giacimento. +</p> + +<h3 id="cap8-5">V. +<span class="smaller">Il ritorno (56).</span></h3> + +<p> +Ma l’ironia della sorte non poteva peggio rispondere +a tanta scrupolosità, giacchè l’uno dei due libri seguì +nel suo fatale destino il liberto che lo portava, essendosi +la nave rovesciata presso le isole Ceneree<a class="tag" id="tag418" href="#note418">[418]</a>; l’altro, +a Corcira, dove Catone coll’equipaggio si era ancorato, +perì tra le fiamme, che alla tenda del duce si erano propagate +dal posto, dove i nocchieri, per il freddo intenso, +avevano acceso grandi fuochi. Così a Catone, afflitto +da tanta irreparabile sciagura, non rimanevano +garanti dell’opera sua, se ne eccettui i ministri dell’estinto +re, che egli aveva avuto la venturosa accortezza di +condurre seco, e nella cui testimonianza avea ragioni +sufficienti di fidare<a class="tag" id="tag419" href="#note419">[419]</a>. +</p> + +<p> +A Roma intanto, all’annunzio del ritorno, gran folla +di popolo era accorsa alle rive del Tevere, insieme coi +sacerdoti, i senatori ed i magistrati. Se non che il questore +ciprio, disprezzando alteramente l’ovazione apparecchiatagli, +così come avea disprezzato le ricchezze, non +smontò dalla capitana, al qual’uopo egli avea scelto la +nave regia del Tolomeo, bella di sei ordini di remi, se +non quando fu pervenuto colà, dove avrebbe deposto il +danaro<a class="tag" id="tag420" href="#note420">[420]</a>. Alla constatazione di tante ricchezze e di +altrettanta scrupolosità, il senato si affrettò a rivestire, +in via eccezionale, Catone dell’onorifico titolo di pretore +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +e della facoltà di assistere in pretesta purpurea ai ludi +pubblici. Ma l’uno e l’altro privilegio<a class="tag" id="tag421" href="#note421">[421]</a> furono rifiutati, +e, in luogo dei medesimi, Catone chiese, come +unico compenso, la manomissione del tesoriere dell’estinto +Tolomeo, che egli avea condotto seco e della +cui fedele diligenza dichiarava di rendersi testimone<a class="tag" id="tag422" href="#note422">[422]</a>, +(56)<a class="tag" id="tag423" href="#note423">[423]</a>. +</p> + +<h3 id="cap8-6">VI. +<span class="smaller">L’ordinamento +politico di Cipro +(56).</span></h3> + +<p> +Quale ci apparisce intanto l’ordinamento politico, che +a Cipro fu dato dal governo romano? +</p> + +<p> +Catone, lo avvertimmo, non aveva sul proposito recato +disposizione alcuna, e forse una misura di tal +genere non era per allora rientrata fra le cure del popolo +e del senato romano. Se non che, nell’anno medesimo, +in cui quegli avea fatto ritorno da Cipro, il governo +della Cilicia era sorteggiato dal console P. Cornelio +Lentulo Sfintere<a class="tag" id="tag424" href="#note424">[424]</a>, cui, come tale, veniva, per +legge, quell’anno stesso, affidata la luogotenenza di Cipro<a class="tag" id="tag425" href="#note425">[425]</a>. +</p> + +<p> +L’infelice isola, più infelice ancora della Cirenaica, +perdeva così, d’un tratto, la propria indipendenza, e le +speranze dei suoi cittadini di assurgere almeno agli onori +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +di una relativa autonomia venivano duramente frustrate. +Ed era ragionevole che così fosse. La Roma del 56 poteva +qualcosa di più della Roma del 94, come l’Egitto +d’adesso qualcosa di meno dell’Egitto, che avea visto +regnare Filometore. Il suo monarca, profugo e spodestato, +era diggià venuto a cercare asilo nelle braccia del popolo +romano. Nulla quindi a temere da codesto lato, +del pari che dalla pericolosa, ingorda ambizione di un +governatore. Cipro era una quantità trascurabile come +territorio, nonchè, (dopo la recente espilazione), come +fonte d’immediata ricchezza. Continuava per contro a +valere indiscutibilmente quale chiave del Mediterraneo. +Il tempo avea maturato ciò che Evergete avea fatto +sperare durante i lunghi anni della sua guerra civile, e +senato e popolo non avevano ragione di esitare, nè esitarono +a raccogliere il frutto agognato dei loro desiderî +e del trascorso affacendarsi di altre età. +</p> + +<h3 id="cap8-7">VII. +<span class="smaller">Clodio e Cicerone +dopo la spedizione +(56).</span></h3> + +<p> +Così, dopo le province greche, dopo le asiatiche e le +altre della Cirenaica e della Libia, dopo la sentenza di +morte della propria dignità e della propria autonomia, +sempre in grazia dell’alleata d’oltre mare, andava per +l’Egitto perduta la nuova provincia cipriota. Ma l’entusiasmo, +di cui tale fatto era stato cagione nella capitale +d’Italia, non aveva però sanato il profondo dissidio +fra il partito e le tendenze politiche di Catone e +quelle del tribuno, che della spedizione cipria a lui +aveva proposto l’incarico, ed anche questa volta, come +più gravemente in seguito, una questione egizia si apparecchiava +ad assurgere agli onori di pomo della discordia +fra i partiti e gli uomini politici romani. Aspettando +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +però che tali eventi maturassero, essa incendiava +il campo stesso dei conservatori, suscitando Catone +contro Cicerone, ed attuando in tutti i suoi particolari +il piano, concepito da Clodio nello spedire a Cipro il +più implacabile fra i propri avversari. +</p> + +<p> +Il facondo oratore, dal giorno in cui il popolo romano +l’aveva costretto a metter piede fuori di Roma, da altro +pensiero non era stato animato, se ne togli quello di far +toccare con mano, anche a coloro che non lo desideravano, +tutta l’enormità del delitto, che contro la maestà +della sua persona era stato perpetrato, e quindi atterrare, +demolire, disperdere l’opera e l’uomo, che ne erano stati +autori. Perciò, di ritorno dall’esilio, egli, nell’assenza +di Clodio, un bel dì, scortato da un codazzo di popolo, +si era data la briga di strappare dal Campidoglio le +tavole, recanti il testo delle leggi proposte dal suo +avversario. L’atto impensato di un così incauto conservatore +provocò una seduta senatoria, nella quale, contro le +giustificazioni di Cicerone, partenti dal presupposto che +Clodio non avesse diritto al tribunato per irregolarità +della sua <i>transitio ad plebem</i><a class="tag" id="tag426" href="#note426">[426]</a>, credette opportuno di +replicare Catone medesimo, facendo osservare come +anzitutto tanta pretesa illegalità era una legale consuetudine, +di cui, per via di adozione, avevano fruito mille +altri cittadini romani, e che, pur data, ma non concessa, +non poteva ora offendersi impunemente l’autorità e la +scrupolosità di quei magistrati, (tra i quali lui stesso, +stante le sue incombenze a Cipro e a Bisanzio, non poteva +non essere annoverato), da Clodio rivestiti di qualche +missione. +</p> + +<p> +Quantunque la seconda parte della replica offrisse +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +troppo il fianco alla critica, stantechè con un annullamento, +motivato così, come Cicerone lo avrebbe proposto, +non si veniva punto a ledere l’onorabilità dell’esecutore, +ma del proponente, pure l’opposizione di Catone bastò ad +impedire l’annullamento delle leggi, il che mise in evidenza +le inconciliabilità morali, e, in fondo, politiche, tra il +fiero conservatore e l’incosciente opportunista (56)<a class="tag" id="tag427" href="#note427">[427]</a>. +</p> + +<h3 id="cap8-8">VIII. +<span class="smaller">Clodio e Catone, +(53).</span></h3> + +<p> +Di lì a poco scoppiava una più violenta rottura fra +Clodio, sostenuto dai maggiorenti del partito democratico, +e Catone medesimo. +</p> + +<p> +L’anno 55 era stato quello del consolato di Pompeo +e di Crasso, a conseguire il quale i due pretendenti +avevano a Lucca, insieme con Cesare, stabilito di non +trascurare mezzo alcuno. E gli argomenti elettorali, +cui essi dettero mano, coronarono così brillantemente i +loro sforzi che anche Catone rimase escluso dalla pretura, +cui già pare i comizi l’avessero eletto, e, solo scaduto +il 55 e ripartite le province, così come i triumviri +avevano fissato<a class="tag" id="tag428" href="#note428">[428]</a>, Catone potè finalmente assurgere +agli onori della carica, che già da un anno a +lui legalmente spettava<a class="tag" id="tag429" href="#note429">[429]</a> (54). Come era previdibile, +la sua gestione non potè non sollevare il contrasto +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +della democrazia, per cui, spiratone il termine<a class="tag" id="tag430" href="#note430">[430]</a>, Clodio, +sentinella avanzata dei triumviri, dette anche questa +volta il segnale dell’attacco. +</p> + +<p> +Già prima di quel giorno, erano fra i due uomini — per +motivi in apparenza trascurabili — nati degli screzi +a proposito della missione cipria. +</p> + +<p> +Subito dopo il ritorno di Catone, Clodio aveva richiesto +che gli schiavi deportati assumessero, in memoria +della sua legge, il soprannome di <i>Clodii</i>. Catone vi si +era opposto recisamente, ed aveva per coerenza contraddetto +al desiderio di altri, che, dal di lui nome, proponevano +l’appellativo di <i>Porcii</i>. La contesa fu pel momento +risoluta col denominarli semplicemente <i>Cipri</i>. +Ora invece si riaccendeva sul terreno stesso dell’amministrazione +catoniana, e Clodio chiedeva i non più esistenti +libri, entro i quali l’altro avrebbe dovuto consegnare +il rendiconto della medesima, insinuando che la loro +perdita era stata dolosa, che buona parte dell’erario +del Tolomeo era stato dall’ex-questore distolto ad usi +tutt’altro che vantaggiosi al popolo romano, e facendo, +tra le righe, balenare il pericolo di un processo <i>de repetundis</i><a class="tag" id="tag431" href="#note431">[431]</a>. +</p> + +<p> +Pompeo e Cesare spalleggiavano l’accusatore, e quest’ultimo +rincarava la dose con una lettera, alla quale fu +data pubblicità, fra le cui insinuazioni se ne notava una +circa l’offerta e il rifiuto della pretura da parte di Catone +al 56, quasi avesse questi voluto dimostrare tanto onore +essergli venuto meno solo per sua deliberata volontà<a class="tag" id="tag432" href="#note432">[432]</a>. +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +Ma l’abile lavorio dell’opinione pubblica, per cui, dietro +il fatto particolare, si mirava a demolire l’uomo, e, +dietro l’uomo, il partito, nient’altro poteva generare +che un momentaneo intorbidamento dell’animo degli +spassionati. Catone aveva ragione da vendere e testimonianze +più che attendibili da contrapporre, e bastò, in +pubblica adunanza, il confronto dei tesori, da lui con +mezzi pacifici portati da Cipro, con quelli, recati da +Pompeo, da l’Oriente, in seguito a guerre dispendiose, +non che il suo rifiuto della provincia, spettantegli dopo +la pretura, con l’affacendamento dei triumviri intorno +alle proprie, perchè tutto il pallone dell’accusa si risolvesse +in una bolla di sapone ed il suo merito ne +riescisse più che immacolato<a class="tag" id="tag433" href="#note433">[433]</a> (53). +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span></p> + +<h2 id="cap9">CAPITOLO IX. +<span class="smaller"><span class="smcap">Roma e l’Egitto dal 57 al 53.</span> +<span class="smcap">La restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete.</span></span></h2> +</div> + +<h3 id="cap9-1">I.<a class="tagtitle" id="tag434" href="#note434">[434]</a> +<span class="smaller">Tolomeo Aulete a +Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del +senato in suo favore (57).</span></h3> + +<p> +Se così infausti erano riesciti per l’Egitto i primi +atti di Roma dopo il riconoscimento di Tolomeo Aulete, +non meno dolorose si apparecchiavano allo stato +romano le conseguenze di codesto riconoscimento medesimo. +</p> + +<p> +Ad Alessandria infatti il re si era tosto trovato in +conflitto con l’opinione pubblica a cagione delle violenze, +cui aveva più volte ricorso per riscuotere dagli +Egizi quei proventi, che dovevano, tra l’altro, servire a +compensarlo del denaro a più riprese largito per conciliarsi +l’opinione pubblica e i principali uomini politici +di Roma<a class="tag" id="tag435" href="#note435">[435]</a>. I malumori crebbero a tal segno da +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +far sì che Tolomeo Aulete abbandonasse la capitale e +s’avviasse alla volta del Lazio col deliberato proposito +di accasare il suo popolo nel cospetto del senato medesimo +(58)<a class="tag" id="tag436" href="#note436">[436]</a>. +</p> + +<p> +Per via, a Rodi, si era scontrato in M. Porcio Catone, +già partito per eseguire la legge Clodia concernente +l’annessione dell’infelice Cipro, ed ivi, ritenendo opportuno +ingraziarsi un tanto personaggio, il Tolomeo avea +fatto annunziare il suo arrivo, sicuro che l’altro si sarebbe +affrettato a muovergli incontro. Ma il fiero aristocratico, +con la posa di romano antico a lui consueta, +rispose che, se il re aveva qualche cosa a riferirgli, +venisse pure a trovarlo nella propria dimora. E, quando +il monarca egizio, meravigliato di tanta alterigia, +transasse con i diritti della sua posizione, accorrendo +umilmente all’udienza accordatagli, nè M. Porcio Catone +si levò in piedi a riceverlo, nè si scomodò più di quello +che occorreva per additargli alteramente una sedia. +</p> + +<p> +Dopo che il Tolomeo gli ebbe esposto la sua situazione, +il romano credette di consolarlo, facendogli prevedere +vano ogni tentativo, stante le lotte intestine della +sua patria e descrivendogli l’enorme opera di corruzione, +cui per riescirvi avrebbe dovuto dar mano. Che +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +quindi tornasse piuttosto in Egitto a rappaciarsi coi +suoi sudditi, al quale uopo egli non era alieno dal favorirlo +come intermediario. Parve che tali parole colpissero +l’animo del principe, il quale uscì da quel colloquio +col fermo proposito di obbedire, ma bastarono i +posteriori, avversi eccitamenti degli amici, che l’accompagnavano, +per farlo rientrare nell’antico ordine di +propositi ed indurlo a ripigliare la via dell’Italia<a class="tag" id="tag437" href="#note437">[437]</a>, +che, di quali traversie gli sarebbe stata cagione, non +avrebbe durata gran fatica a sperimentare. +</p> + +<p> +Con una strana celerità in affare di tanta delicatezza, +il senato incaricò P. Lentulo Sfintere, proconsole di +Cipro e della Cilicia, della restituzione del re nei suoi +stati<a class="tag" id="tag438" href="#note438">[438]</a> (57). Tanta fretta, che lo conduceva ad una +decisa ingerenza negli affari d’Egitto, cozzava con tutti +quei motivi, che l’avevano sino a poco tempo addietro +indotto a disinteressarsi completamente dell’eredità +egizia, e la nuova, repentina decisione poteva, da ciò +soltanto, prevedersi a quanti contrasti non sarebbe andata +incontro. +</p> + +<h3 id="cap9-2">II. +<span class="smaller">Un’ambasceria egizia al +senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta. Processi.</span></h3> + +<p> +Ad Alessandria intanto, sia che il viaggio del Tolomeo +fosse rimasto ignorato, sia che la corte avesse avuto +poca fiducia in un’azione energica del governo romano, +era stata insediata sul trono la figlia dell’esule, Berenice<a class="tag" id="tag439" href="#note439">[439]</a>. +Ma le notizie dei maneggi del padre non tardarono +a pervenire, e, in vista delle nuove imprevedute circostanze, +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +fu decisa un’ambasceria di ben cento delegati +coll’incarico di giustificare dinnanzi al senato l’opera +del gabinetto d’Alessandria e di notificare al medesimo +i capi d’accusa gravanti su Tolomeo Aulete. +</p> + +<p> +L’infelice ambasceria non giunse neanco al suo destino. +Fatta in gran parte massacrare per via dallo spodestato +re d’Egitto, i superstiti finirono la loro vita a +Roma, o, senza neanche esservi fatti pervenire<a class="tag" id="tag440" href="#note440">[440]</a>, intimoriti +e corrotti, desistettero dall’occuparsi della loro +missione e, caso ancora più grave, dell’eccidio dei +loro compagni<a class="tag" id="tag441" href="#note441">[441]</a>. Per quanto però Aulete avesse cercato +di soffocare la voce del suo misfatto, questo era +stato così enorme da non permettere che il senato se +ne disinteressasse. Su proposta di uno dei suoi componenti, +fu aperta quindi un’inchiesta, e primo ad +interrogare si stabilì fosse Dione, già duce della malaugurata +ambasceria. Se non che questi subì una sorte +identica a quella dei suoi compagni di sventura. Corrotto +dapprima dal re d’Egitto, ne veniva più tardi +fatto assassinare, mentre l’inchiesta, avendosi il Tolomeo +già accaparrato la buona volontà di parecchi fra +i più cospicui uomini politici romani, non arrecava se +non frutti negativi<a class="tag" id="tag442" href="#note442">[442]</a>. +</p> + +<p> +Se infatti da un lato non riescì possibile raccogliere +sufficienti prove di reità sugli alessandrini citati in giudizio<a class="tag" id="tag443" href="#note443">[443]</a>, +più brillante esito riscossero i cittadini romani, +che del delitto erano stati o partecipi o provocatori. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +</p> + +<p> +Nell’esercito dei complici morali del re, che, per di +lui mezzo, cercavano gl’interessi del proprio partito o +del proprio patrimonio, si annoverava fra’ primi l’ospite +liberale del principe, il grande Pompeo<a class="tag" id="tag444" href="#note444">[444]</a>. Al +di sotto del medesimo formicolava una serqua più o +meno estesa e sconosciuta di pubblicani, alle cui porte +quegli aveva bussato per ottenere i quattrini necessari +alla sua opera immorale, mentre una folla enorme e +nauseante di corrotti e di prevaricati s’industriava +a soddisfare i debiti e l’appetito, accattando le briciole +disperse del luculliano banchetto. Questi ultimi, come +gli sprovvisti di una classe sociale e di un partito cui +appellarsi, erano i soli passibili di accuse e di condanne, +e soltanto di due fra i medesimi ci è pervenuta +menzione di regolare processo. +</p> + +<h3 id="cap9-3">III. +<span class="smaller">Processo di P. +Ascizio e M. Celio +Rufo (56).</span></h3> + +<p> +Furono infatti accusati dell’uccisione del capo dell’ambasceria +egizia un P. Ascizio e l’ottimate M. Celio +Rufo, che venne altresì incolpato di avere espulso da +Pozzuoli gli ambasciatori alessandrini, spediti dalla reggente +d’Egitto. Difensore di ambedue fu M. Tullio Cicerone, +il quale, nel secondo processo, venne coadiuvato +dal suo collega in oratoria forense, M. Crasso. +</p> + +<p> +Il processo di Ascizio precedè l’altro di Celio, e +l’esito fu quale migliore non poteva aspettarsi: la +piena e completa assoluzione dell’imputato<a class="tag" id="tag445" href="#note445">[445]</a> (56). +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +</p> + +<p> +Più clamoroso dovea riescire il secondo dibattimento. +Sembra infatti che M. Celio, oltre a figurare tra i corrotti +dal principe egiziano, sia stato, nella qualità di +creditore del medesimo, uno degli strumenti più interessati +di corruzione<a class="tag" id="tag446" href="#note446">[446]</a>; nè il rango sociale che egli +occupava avrebbe consentito che lo si trascinasse ad +un pubblico dibattimento, se un ripicco privato della +gente Claudia non gli serrava contro una mezza dozzina +circa di sottoscrittori<a class="tag" id="tag447" href="#note447">[447]</a>. L’accusa che gli fu mossa, +una molteplice accusa <i>de vi</i><a class="tag" id="tag448" href="#note448">[448]</a>, c’interessa per due +soltanto fra i suoi «<i>a capi</i>»: l’imputazione della cacciata +degli ambasciatori alessandrini da Pozzuoli ed il +mandato assassinio di Dione per mezzo degli schiavi +di quello stesso cittadino romano, L. Lucceio, che l’aveva +ospitato<a class="tag" id="tag449" href="#note449">[449]</a>. +</p> + +<p> +Gli argomenti della difesa vennero ripartiti fra i due +oratori. Crasso parlò in discolpa di Celio circa l’affare +dell’espulsione degli ambasciatori, Cicerone in merito +alla supposta complicità nell’omicidio del loro capo.<a class="tag" id="tag450" href="#note450">[450]</a>. +L’orazione del primo ci è perfettamente sconosciuta; +l’altra di M. Tullio si ridusse ad opporre all’accusa +l’assoluzione di Ascizio<a class="tag" id="tag451" href="#note451">[451]</a> e la testimonianza favorevole +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +di Lucceio, sotto la cui autorità quegli cercò di schiacciare +tutto l’edifizio degli avversari. Come Ascizio, Celio +fu assolto<a class="tag" id="tag452" href="#note452">[452]</a>, e Cicerone potè esser lieto di avere da +un canto resa la pariglia a quei Clodi, per la cui sollecitudine +era stato imbastito il processo, dall’altro, d’avere +avuto agio di accaparrarsi, con l’apologia di Lucceio, +lo storico futuro delle sue gesta politiche<a class="tag" id="tag453" href="#note453">[453]</a>. +</p> + +<p> +Questi i soli processi di cui abbiamo menzione. Se +non che lo scandalo, represso in maniera così fortunata, +rimetteva il Tolomeo nel pieno diritto di tornare alla +richiesta dell’aiuto di Roma, aprendo in tal guisa +una seconda fase della vertenza più spinosa della precedente. +</p> + +<h3 id="cap9-4">IV. +<span class="smaller">Agitazione e rivalità +fra i pretendenti +all’incarico +della restituzione +del +Tolomeo.</span></h3> + +<p> +L’incarico della spedizione egizia era infatti un boccone +così ghiotto, un orizzonte così foriero di potenza +civile e militare che nessuno dei più cospicui uomini +politici del tempo se ne sarebbe volentieri vista sgusciare +di mano l’occasione. Un precedente <i>senatus-consultum</i> +avea, come osservammo, incaricato dell’impresa +P. Lentulo proconsole di Cipro e di Cilicia. Se non +che, contro di lui sorgeva adesso temibile concorrente +Gneo Pompeo, alle cui costole il principe egiziano, +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +verso la fine del 57, allontanatosi prudentemente dal +territorio romano<a class="tag" id="tag454" href="#note454">[454]</a>, aveva messo un suo incaricato, +l’egizio Ammonio<a class="tag" id="tag455" href="#note455">[455]</a>. Col triumviro, in grazia dell’aureola +democratica, stavano i più, non esclusi coloro, +che in buona fede pigliavano a cuore la causa +del re, e, quel che più monta, uno degli stessi membri +del collegio dei tribuni, L. Caninio Gallo, +mentre Pompeo, in mezzo all’aperta lotta, che per lui +sostenevano i suoi amici, cercava di disarmare gli +avversari più temibili e più tenaci col mostrarsi affatto +alieno dall’impresa<a class="tag" id="tag456" href="#note456">[456]</a>. +</p> + +<p> +Deliberati ad infrangere tutte le rosee speranze del +vecchio e del nuovo concorrente erano invece i più rigidi +membri di quel partito conservatore, che si era mantenuto +sempre avverso alla riduzione dell’Egitto a provincia +romana, guatando con occhio sospettoso l’avvento +di un governatore in quelle regioni. +</p> + +<p> +La caduta di un fulmine sulla statua di Giove sul +Monte Albano era intanto servita ai tribuni quale +occasione per tentare il responso dei libri sibillini, e il +provvido oracolo avea profetato, vietando pel re d’Egitto +altro soccorso all’infuori di una platonica amicizia. +Questo avea divulgato il tribuno Caio Catone<a class="tag" id="tag457" href="#note457">[457]</a> prima +ancora della nuova decisione senatoria, forzando altresì +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +i pontefici a leggere e comentare pubblicamente l’oracolo, +e ciò bastava pel momento a destituire di ogni +importanza il già trascorso <i>senatus-consultum</i> in pro del +governatore della Cilicia<a class="tag" id="tag458" href="#note458">[458]</a>, mentre a tale «calunnioso +ostacolo», come per ora ebbe a definirlo M. Tullio +Cicerone, era giocoforza che la grande maggioranza dei +sostenitori, sia di Pompeo che di Lentulo, fosse pronta, +in ogni modo, a inchinarsi. +</p> + +<h3 id="cap9-5">V. +<span class="smaller">La questione in senato. Iª seduta +(15 gennaio 56) IIª seduta (16 gennaio).</span></h3> + +<p> +Tre erano quindi le opinioni che si sarebbero conteso +il campo nella prossima tornata senatoria fissata pel 15 +gennaio: una tendente a riproporre Lentulo, aggiungendo +però la clausola che questi, nell’eseguire la sua +missione, non facesse, concordemente all’oracolo, uso +alcuno della forza armata; una seconda, tendente ad +eleggere non uno, ma tre privati, ed una terza, schiettamente +in favore di Pompeo, contro del quale, al più, +concedeva la garanzia di un paio di colleghi, tutti però +rivestiti del dritto di <i>imperium</i>, nel pieno esercizio cioè +dei loro poteri militari<a class="tag" id="tag459" href="#note459">[459]</a>. +</p> + +<p> +La prima opinione, concretata in un relativo ordine +del giorno, doveva essere sostenuta da Q. Ortensio, +M. Lucullo e Cicerone, che al proconsole della Cilicia +doveva, riconoscente, la fortuna del suo ritorno; la seconda, +da M. Calpurnio Bibulo, nemico di Pompeo perchè +genero di Cesare, del quale egli era stato collega ed +avversario nell’edilità, nella pretura e nel consolato; la +terza, da M. Licinio Crasso e da L. Volcacio Tullo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +</p> + +<p> +Dopo lunga e vivace discussione, si stabilì di passare +ai voti. Giusta la gerarchia del rango, doveva avere +la precedenza l’ordine del giorno di Ortensio, cui avrebbe +dovuto seguire la votazione sull’altro di Volcacio. +Ma, poichè i consoli avversavano la causa di Lentulo, +di cui Ortensio era noto sostenitore, dettero, valendosi +dei loro poteri discrezionali<a class="tag" id="tag460" href="#note460">[460]</a>, la precedenza a Calpurnio +Bibulo, il quale avversava tanto la causa di +Lentulo quanto quella di Pompeo. +</p> + +<p> +Ma, poichè il suo ordine del giorno implicava due +questioni: 1) il dovere di ottemperare all’oracolo, 2) +la nomina di tre privati, ne fu chiesta immediatamente +la divisione. La prima parte riscosse l’unanimità dei +voti ed il <i>veto</i> dei tribuni Catone e Caninio; la seconda +venne, a grande maggioranza, respinta. +</p> + +<p> +Seguiva l’ordine del giorno di Ortensio, quando un +tribuno della plebe, P. Rutilio Lupo, fattosi avanti, richiese +di presenziare e verificare la votazione<a class="tag" id="tag461" href="#note461">[461]</a>. Ne +nacque un uragano di proteste. I consoli, che miravano +a far sì che le proposte di Ortensio non fossero votate, +lasciarono che la discussione si prolungasse all’infinito, +<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> +e ciò bastò perchè, esaurita la giornata, tutto fosse +rimesso alle sorti della dimane<a class="tag" id="tag462" href="#note462">[462]</a>. +</p> + +<p> +La nuova seduta senatoria riescì senza confronto, più +grave della precedente. +</p> + +<p> +Dopo un lungo, prolisso polemizzare, i fautori di Lentulo +e di Pompeo parvero trovarsi di fronte ad un +ostacolo imprevisto ed insormontabile. I tribuni C. Catone<a class="tag" id="tag463" href="#note463">[463]</a> +e L. Caninio Gallo<a class="tag" id="tag464" href="#note464">[464]</a> vennero fuori con la strana +dichiarazione, che, valendosi dei loro diritti, si sarebbero +ora e sempre astenuti dal presentare ai comizi +proposta alcuna di legge innanzi le future elezioni magistratizie<a class="tag" id="tag465" href="#note465">[465]</a>. +Ciò bastava perchè l’insistere per un’immediata +decisione equivalesse ad un voler lottare contro +l’ineluttabile. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> +</p> + +<h3 id="cap9-6">VI. +<span class="smaller">La condotta +dei tribuni. Il senato. I consoli.</span></h3> + +<p> +Ma, se alla fine delle fini tale dichiarazione poteva +pel momento rassicurare i più pessimisti, e, insieme col +ritardo dell’incarico a Lentulo, provocare quello dell’incarico +a Pompeo, grave fu la sorpresa degli amici +del primo, quando, di lì a poco, si vide C. Catone medesimo +proporre il richiamo di Lentulo dalla Cilicia<a class="tag" id="tag466" href="#note466">[466]</a> +ed il suo collega Caninio far approvare dai comizi, mentre +altri leggeva al popolo le concordi lettere del monarca +egiziano<a class="tag" id="tag467" href="#note467">[467]</a>, che l’incaricato della missione fosse Pompeo, +sia pure sfornito d’esercito, col semplice accompagnamento +di due littori<a class="tag" id="tag468" href="#note468">[468]</a>. +</p> + +<p> +L’enigmatica condotta dei tribuni si rivelava adesso +a luce meridiana come la graduale attuazione dei piani +concepiti dalla più fine arte degli amici di Pompeo<a class="tag" id="tag469" href="#note469">[469]</a>. +Ma il guaio si era che le due proposte tribunizie urtavano, +specie la seconda, contro gli antichi sentimenti +del senato, già da tempo ostile alla creazione di un +proconsolato egizio; ed esso, aiutato da un improvviso +attacco in pubblico tribunale di Clodio, accusatore di +Milone, contro Pompeo, difensore del medesimo e da +un altro, di C. Catone<a class="tag" id="tag470" href="#note470">[470]</a>, s’affrettò ad annullare ogni +deliberazione popolare, dopo avere sapientemente preparato +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +all’uopo l’opinione pubblica, allegando che Pompeo +non poteva assentarsi dalla capitale, poichè, in +qualità di prefetto dell’annona, gl’incombeva l’incarico +di provvedere la città di vettovaglie<a class="tag" id="tag471" href="#note471">[471]</a>. Al tempo +stesso il console Marcellino Lentulo, inaugurando le +ferie latine, sospendeva i giorni comiziali, allo scopo +d’impedire a sua volta qualsiasi proposta di legge di +Catone, o, peggio ancora, di Caninio<a class="tag" id="tag472" href="#note472">[472]</a>. All’annunzio +di tante disavventure, Tolomeo, che non aveva fidato +in altri se non in Pompeo e che, pare, fosse già partito +per l’Oriente, disperando d’ogni buona riescita, si +ritirava scoraggiato in Efeso. +</p> + +<h3 id="cap9-7">VII. +<span class="smaller">Cicerone e P. +Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete.</span></h3> + +<p> +Non erano così rassegnati i partigiani dei due concorrenti. +</p> + +<p> +Tra essi Cicerone consigliava per lettera Lentulo, +qualora lui, che si trovava più vicino, ne giudicasse +più opportuna l’interna situazione, vigendo ancora il +<i>senatus-consultum</i>, il quale l’aveva investito della missione +in Egitto, di rimettere coraggiosamente Aulete +sul trono, riconducendolo magari a Tolemaide od altrove, +indi marciare con l’esercito e la flotta, senza +fare uso delle armi, su Alessandria, ed assicurarvi +stabilmente colla presenza delle sue truppe, il dominio +del re. Così il Tolomeo sarebbe stato rimesso sul trono, +giusta il primo <i>senatus-consultum</i>, e, senza azione militare +alcuna, giusta il responso dei libri sibillini. Se poi, +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +soggiungeva l’oratore, Lentulo, costretto o meno, fosse +riescito a conquistare l’Egitto, agli occhi del pubblico, +il successo dell’impresa sarebbe bastato a giustificare +l’impiego di qualsiasi mezzo<a class="tag" id="tag473" href="#note473">[473]</a>. +</p> + +<p> +Ma l’abile e poco scrupoloso piano dell’oratore non +persuase il pretore della Cilicia, il quale fu l’unico a +rassegnarsi al suo crudo destino. Se non che, mentre +ciò avveniva, ed il 56 trascorreva in vane querimonie, +Aulete, raccomandato da Pompeo, si presentava al +proconsole della Siria, Aulo Gabinio<a class="tag" id="tag474" href="#note474">[474]</a>. +</p> + +<p> +Quando Gabinio ricevette Tolomeo, pensava, — e le +condizioni della provincia lo richiedevano, — ad una +guerra contro i Parti. Ma le istanze di un suo, per +allora, oscuro luogotenente di cavalleria, M. Antonio, +il futuro competitore di Ottaviano<a class="tag" id="tag475" href="#note475">[475]</a>, prevalsero alla +coscienza del proprio dovere, cui del resto Aulete non +gli avrebbe concesso di porgere eccessivo omaggio, +dappoichè aveva, insieme col generale, corrotto l’esercito, +sborsando immediatamente metà della somma +pattuita, ben diecimila talenti<a class="tag" id="tag476" href="#note476">[476]</a>, e rimettendo il +resto al saldo della ricevuta promessa, la restituzione +in patria. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +</p> + +<h3 id="cap9-8">VIII. +<span class="smaller">La +spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55).</span></h3> + +<p> +Forte così dell’oro del Tolomeo e, per giunta, di una +a noi sconosciuta clausola della legge, che, investendolo +della luogotenenza della Siria, gli aveva altresì concesso +un «<i>imperium infinitum</i>»<a class="tag" id="tag477" href="#note477">[477]</a>, Gabinio, lasciatovi il +figlio Sisenna, ancor giovanissimo e spedito innanzi M. +Antonio medesimo, marciò, attraverso la Palestina, alla +volta dell’Egitto (55)<a class="tag" id="tag478" href="#note478">[478]</a>. +</p> + +<p> +Regnava ancora Berenice, la figlia di Tolomeo Aulete, +la quale si era recentemente sposata ad un siro, +un tale Archelao Sillano. Gabinio fece dapprima arrestare +e poi liberare costui per estorcergli maggiori somme, +avendo divulgato ad arte la notizia che egli si fosse +liberato da sè. A Pelusio, valendosi della generosità +degli Ebrei, che s’affrettarono a sgomberargli il passo<a class="tag" id="tag479" href="#note479">[479]</a>, +divise in due corpi l’esercito e sconfisse le milizie +egiziane venutegli contro. Due nuove vittorie, l’una +sul Nilo, l’altra terrestre<a class="tag" id="tag480" href="#note480">[480]</a>, assicurarono definitivamente +la clandestina impresa e l’ingresso trionfale +delle armi romane in Alessandria. Archelao<a class="tag" id="tag481" href="#note481">[481]</a> fu ucciso +nei massacri ordinati, non si sa bene se dal Tolomeo o +dal generale romano, mentre Aulete, rimesso sul trono, +inaugurava il nuovo regno, assassinando la figlia Berenice<a class="tag" id="tag482" href="#note482">[482]</a> +ed i più cospicui e benestanti cittadini della +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +capitale, con le cui sostanze egli pensava rifarsi delle +ingenti somme sperperate in Roma alla riconquista del +trono. +</p> + +<p> +Fatto nuovo e importantissimo, Gabinio lasciava presso +il re, sotto forma di presidio, un numeroso corpo di +legionari romani<a class="tag" id="tag483" href="#note483">[483]</a>. L’indipendenza dell’Egitto subiva +così la più grave <i>capitis deminutio</i> possibile, e Roma +veniva posta nella piena, effettiva possibilità d’ingerirsi +costantemente negli affari della sua politica interna. +</p> + +<h3 id="cap9-9">IX. +<span class="smaller">Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. +Condanna contumaciale di Gabinio (54).</span></h3> + +<p> +La prolissa questione aveva avuto, pel re d’Egitto, +la sua definitiva soluzione, e, quando Cicerone, scornato +nella sua olimpica ingenuità, apprese la clamorosa novella, +che, insieme colle proprie, spacciava le speranze di +Lentulo, scriveva a un amico lontano, senza il coraggio +di uno solo rigo di comento: «A Pozzuoli si buccina +che il Tolomeo sia diggià nel suo regno; se hai qualche +notizia più sicura, fammela sapere.»<a class="tag" id="tag484" href="#note484">[484]</a>. +</p> + +<p> +Non così avvenne, nè poteva accadere per Gabinio. +</p> + +<p> +Questi, conscio della gravità del suo operato, non +ebbe neanche il coraggio di redigere la regolamentare +relazione al senato. Ma di ciò, in sua vece, si presero +cura i Siri, da cui, avendo i pirati fatto amaramente +sperimentare gli effetti della lontananza del governatore +romano, partì un acerbo reclamo al governo della città +dominatrice. I pubblicani medesimi non avevano, in +quell’intervallo, potuto riscuotere i tributi, per cui, se +Gabinio avea ricolmo il proprio scrigno, le casse dell’erario +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +e degli appaltatori delle imposte della regione +ne erano state, in grazia sua, tutt’altro che favorite<a class="tag" id="tag485" href="#note485">[485]</a>. +Un provvedimento disciplinare s’imponeva; Gabinio +fu messo in stato d’accusa<a class="tag" id="tag486" href="#note486">[486]</a>, e l’accusa fu duplice<a class="tag" id="tag487" href="#note487">[487]</a>: +<i>de maiestate</i>, in quanto avea violato i decreti del popolo +romano, <i>de repetundis</i>, cioè di concussione, in quanto +aveva gravemente esorbitato dalle proprie attribuzioni, +s’era fatto corrompere da un principe alleato, e, per +esso, aveva, non senza gravi conseguenze, trascurato +l’amministrazione della provincia affidatagli<a class="tag" id="tag488" href="#note488">[488]</a>. Il candido +Cicerone, tutto tenero del «<i>calunnioso ostacolo</i>» +della religione, com’egli aveva altra volta definito +l’oracolo, adesso, più violento che mai contro Gabinio, +eccitava il popolo a voler riletti quei libri della Sibilla, +di cui egli poco prima avea eccitato Lentulo a +trasgredire il responso. Sperava che in tal guisa vi si +sarebbe trovata la pena con cui i tribunali avrebbero +dovuto colpire colui, che avea frodato Lentulo dell’incarico +di ricondurre Aulete nel regno. Ma i consoli +Pompeo e Crasso, l’uno, intimo di Gabinio e già istigatore +della sua impresa, l’altro, o solidale per interessi +di partito, o corrotto dal governatore della Cilicia, +lottarono disperatamente perchè non venisse presa decisione +alcuna in proposito (55). Se non che, scaduto +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +l’anno di carica e successi nel loro ufficio Domizio Enobarbo +ed Appio Claudio, ambedue membri della conservatrice +aristocrazia romana, la rosea situazione dell’antico +ufficiale di Cesare si oscurò; e, sia indettato, +sia favorito dai consoli, il senato decretava che gli +oracoli venissero riletti. Delle disastrose inondazioni +furono interpetrate come segno dell’ira degli Dei, e tutto +cooperò a rendere inevitabile il processo di Gabinio, +che, contumace, fu, per la prima soltanto delle due imputazioni, +condannato alla pena capitale<a class="tag" id="tag489" href="#note489">[489]</a>. +</p> + +<h3 id="cap9-10">X. +<span class="smaller">Suo ritorno +(20 settembre 54). Purgazione della contumacia. +Gabinio assolto <i>de maiestate</i> (fine dell’ottobre 54). Gabinio +condannato <i>de repetundis</i> (fine del 54).</span></h3> + +<p> +Tanta vendetta saldava eziandio i conti del processo, +che rimaneva. Ma, appunto per questo, Gabinio volle +tentare l’estrema audacia, ed il 20 settembre dello +stesso anno 54, rientrava in Roma, intenzionato a provocarvi +la purgazione della contumacia<a class="tag" id="tag490" href="#note490">[490]</a>. +</p> + +<p> +Il suo ritorno risollevò l’ira e le proteste del senato +e dei suoi avversari<a class="tag" id="tag491" href="#note491">[491]</a>, fra cui non ultimo Cicerone, +il quale si riaccinse a scagliare contro Gabinio tutti i +fulmini della sua eloquenza<a class="tag" id="tag492" href="#note492">[492]</a>. Ma i nuovi processi +seguirono un andazzo ed ebbero un esito assai diverso +dal precedente<a class="tag" id="tag493" href="#note493">[493]</a>. Lentulo, suo accusatore nel processo +<i>de maiestate</i>, apparve da ultimo<a class="tag" id="tag494" href="#note494">[494]</a> così remissivo da +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +suscitare persino in Cicerone il dubbio che avesse subìto +la pericolosa influenza di Pompeo<a class="tag" id="tag495" href="#note495">[495]</a>. La giuria +venne corrotta dalle enormi somme dispensate da Gabinio +e dalle raccomandazioni del solito Pompeo<a class="tag" id="tag496" href="#note496">[496]</a>. +L’opinione pubblica fu turbata dall’oscura minaccia +di una prossima dittatura<a class="tag" id="tag497" href="#note497">[497]</a>, e Gabinio tornava trionfalmente +assolto del reato di lesa maestà con voti 38 +contro 32<a class="tag" id="tag498" href="#note498">[498]</a> (fine dell’ottobre 54)<a class="tag" id="tag499" href="#note499">[499]</a>. +</p> + +<p> +La sentenza portava, come suo motivo, una strana interpetrazione +del responso della sibilla, la quale avrebbe +alluso ad altri tempi e ad altri re egizi, nè prescriveva +condanna alcuna contro l’imputato<a class="tag" id="tag500" href="#note500">[500]</a>. Ma, se tale argomento +ebbe la virtù di convincere i giudici, non scosse +d’un punto l’opinione e la superstizione della maggioranza +del pubblico, spettatore del dibattimento. La +notizia di tanta enormità provocò un tumulto, ed i giudici, +così audaci nell’averla perpetrata, affidarono adesso +la loro salvezza alla fuga, scampando a stento all’indignazione +popolare<a class="tag" id="tag501" href="#note501">[501]</a>. Ma, strana ironia della sorte, il +terzo processo <i>de repetundis</i>, i cui auspici si presentavano +assai più favorevoli che nei precedenti, doveva +da ultimo subire l’esito più infelice. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +</p> + +<p> +Esso si era dovuto rimandare stante le condizioni +di salute del pretore incaricato dell’istruzione<a class="tag" id="tag502" href="#note502">[502]</a>, e, +quando il processo ottenne il suo turno, Gabinio, +oltre a trovarsi in certo modo garantito dall’esito +brillante dell’altro <i>de maiestate</i>, potea contare a favor +suo l’acquisto del già non disagevolmente placato Cicerone, +che gli si apprestava quale patrocinatore<a class="tag" id="tag503" href="#note503">[503]</a> e la +presenza di Pompeo, che si era affrettato ad intervenire +al giudizio ed a perorare innanzi al popolo radunato +la causa del suo protetto, leggendovi le lettere speditegli +da Cesare in favore di quest’ultimo. Ma l’odiosità della +causa<a class="tag" id="tag504" href="#note504">[504]</a>, lo zelo eccessivo di Pompeo, il nauseante +voltafaccia di Cicerone<a class="tag" id="tag505" href="#note505">[505]</a>, e fors’anco una tal quale +negligenza di Gabinio, già sicuro del fatto suo, nell’accaparrarsi +la benevolenza dei giudici, cogli argomenti +più solidi della corruzione, pare abbiano concorso +gravemente a farne abortire le speranze. Gabinio infatti, +scampato a tante più gravi situazioni, colpito da condanna, +non ostante si fosse abilmente difeso, allegando +a motivo della sua spedizione il timore di un accordo +tra la flotta egizia e le galere dei corsari, fatale in +caso di successo alla sua provincia<a class="tag" id="tag506" href="#note506">[506]</a>, nonchè, a giustificazione +<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> +della medesima, la clausola dell’<i>imperium +infinitum</i>, contenuta nella legge, che l’aveva investito +della luogotenenza della Siria; e, benchè avesse insistito +nell’affermare di non avere ricevuto altro denaro, se +non quanto era occorso a indennizzarlo delle spese<a class="tag" id="tag507" href="#note507">[507]</a>, +veniva adesso costretto a pigliare la via dell’esilio<a class="tag" id="tag508" href="#note508">[508]</a> (54). +</p> + +<h3 id="cap9-11">XI. +<span class="smaller">La società romana +contemporanea.</span></h3> + +<p> +Siamo pervenuti al periodo più caratteristico di quella +nuova società romana, che Giugurta, il quale ne aveva +intravisto soltanto gli esordi, e nella cui fantasia tutto +albergava, tranne l’ipotesi di una questione alessandrina +e di un processo gabiniano, marchiò colla frase scultoria, +lanciata alle porte della metropoli: «<i>Tu venderesti te +stessa, se trovassi un compratore</i>»<a class="tag" id="tag509" href="#note509">[509]</a>. La gran maggioranza +degli storici spiegano tanto travolgimento di +coscienze coll’infelice tautologia di una corruzione morale, +di cui ci sarebbero sconosciuti i motivi prossimi +e remoti. In realtà, la società romana raccoglieva adesso, +e a piene mani, i frutti di quella politica, nel cui vortice, +per ragioni particolari, l’aveva lanciata la classe +detentrice del suo governo. La corruzione morale +era il contracolpo di un radicale perturbamento di +tutti gli antichi rapporti sociali e del tenore di vita, +<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> +che ai cittadini imponevano le nuove, mutate condizioni +circostanti. Le guerre senza interruzione avevano rovinato +la media e la piccola proprietà terriera, precipitandole +nel baratro del pauperismo, costringendole a +vivere di elemosine e a sollecitarle con insinuazioni e +con insolenze. +</p> + +<p> +Destituita d’ogni risorsa industriale, l’antica republica +di agricoltori si era, contemporaneamente, per mezzo di +un’altra classe di cittadini, gli <i>equites</i>, che alle prime +avvisaglie, avevano fatto in tempo a salvare dalla crisi +agricola i loro capitali, gettata al saccheggio delle province, +mentre l’alta aristocrazia della terra, i possessori +dei latifondi, i candidati al consiglio senatorio, riscotevano +le rendite dei loro possessi mostruosi, impinguati +dal sudore degli schiavi, e, di fatto, se non di nome, +gareggiavano coi primi nell’espoliazione del pubblico +demanio, i così detti <i>praedia populi romani</i>. +</p> + +<p> +«Compagni e forieri della mutata vita economica +erano stati i nuovi andazzi dei costumi, delle fogge, +delle maniere di vita. Con l’eco delle vittorie e con +l’oro dei vinti erano penetrati in Roma, a frotte, tutta +la corrotta genia dei parassiti, tutto quel nugolo di +artefici della corruzione, che si erano schiusi dal seno +della decadente civiltà greca, ed al rustico Lazio +apportavano i più raffinati amminicoli di un’età più +corrotta, tutti i più fieri veleni della vita, larvati +sotto le più liete apparenze. L’elemento greco certamente +aveva avuto sempre a mezzo delle colonie +italiche contatto con la vita romana, e non aveva +potuto non esercitarvi la sua azione, ma ora addirittura +v’irruppe, e con le sue correnti meno sane, fatte per +<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> +giunta tramite» della «corrotta vita orientale»<a class="tag" id="tag510" href="#note510">[510]</a>. +Tutti gli effetti di una vittoria sfrenata, di un bottino +senza contrasti, una febbre d’oro di piaceri, di seduzioni +avea invaso l’esercito trionfatore dei morigerati cittadini +del Lazio. Pena la morte o la disfatta, i partiti e gli uomini +politici non poterono più, nelle lotte d’ogni giorno, +trascurare tante nuove quantità e consuetudini, il cui +maneggio bastava da solo a decidere della vittoria o +della sconfitta. Poveraglie cenciose, schiavi emancipati, +impotenti od ignari dei lavori concessi ai liberi, stranieri +ingordi di rapine e pronti, al pari dei succitati, +ad arrolarsi, quali bravi o mercenari, al servizio dei +candidati e degli uomini politici del tempo, vagavano, +come orde fameliche, cui bisognava saldare i conti +prima di tentare l’agone della vita pubblica<a class="tag" id="tag511" href="#note511">[511]</a>. Ogni +elezione era quindi una voragine pei candidati, un +incendio di debiti nuovi, che il posto da conseguire +doveva colmare ed estinguere coi rivoli infiniti delle +dilapidazioni provinciali. «La corruzione elettorale e la +dilapidazione delle province erano come i due estremi +di una linea, che, ripiegandosi su se stessa, formava +un circolo chiuso e il più vizioso che mai fosse. +</p> + +<p> +«Si corrompeva per ottenere la carica, e si voleva +la carica per fare una fortuna»<a class="tag" id="tag512" href="#note512">[512]</a>. E la fortuna da +<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> +conquistare era tanto più pericolosa quanto più grande, +come quella che riscoteva i reclami dei dilapidati, le +invidie e gli odii degli avversari, pronti a tradursi in +altrettanti processi, nuova fonte di sperpero e di corruzione. +Come infatti, prima dell’elezione facea d’uopo +comperare gli sgherri e gli elettori, occorreva adesso +comperare il pubblico, i giudici e gli accusatori, pena +ineluttabile, in caso d’insuccesso, l’interdizione dei pubblici +uffici, equivalente all’interdizione del pubblico +espoliamento. +</p> + +<p> +Tali erano alcuni soltanto dei frutti della trascorsa +politica imperialista del senato romano, che storici e +retori esaltano quale capolavoro di sapienza stataria, e +che invece, originata, come abbiamo visto<a class="tag" id="tag513" href="#note513">[513]</a> da gretti +interessi di classe, terminava per inabissare, sotto le sue +conseguenze, il mondo conquistato ed i conquistatori. +</p> + +<h3 id="cap9-12">XII.<a class="tagtitle" id="tag514" href="#note514">[514]</a> +<span class="smaller">Il processo di C. Rabirio +Postumo; l’accusa; la pena.</span></h3> + +<p> +Frattanto neanche la condanna di Gabinio avea chiuso +la serie delle conseguenze della questione alessandrina. +Diretto contracolpo ne fu un processo contro un personaggio, +rimasto, durante i fatti precedenti, nell’ombra, +ma che pur troppo avea avuto gran parte nella loro pratica +attuazione. +</p> + +<p> +Era questi un cavaliere romano, C. Rabirio Postumo. +Seguendo la carriera del padre, egli avea partecipato a +moltissime delle speculazioni e delle imprese dei pubblicani. +Avea ottenuto appalti nelle province, era stato +<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> +largo d’imprestiti a popoli e a monarchi, e, per sua +malaventura, fra i re, che ne avevano chiesto i favori, +s’era imbattuto in Tolomeo Aulete<a class="tag" id="tag515" href="#note515">[515]</a>. I primi suoi imprestiti +a quest’ultimo rimontavano ad una data anteriore +alla venuta di lui a Roma. Dopo quel tempo essi non +erano stati continuati con minore zelo, anzi Postumo vi +avea impiegato, non solo i propri, ma eziandio i capitali +dei suoi amici. E, quando Aulete, come vedemmo, era +ripartito definitivamente da Roma per Efeso, nuovo danaro +gli era stato rimesso, in seguito a più di una scrittura, +rogata in casa di Pompeo<a class="tag" id="tag516" href="#note516">[516]</a>. Non avendo riscosso +nulla di tante somme sborsate, Postumo si era più tardi +acconciato a recarsi alla corte di Aulete, in qualità di +amministratore delle finanze dello stato (διοικητής)<a class="tag" id="tag517" href="#note517">[517]</a>, +nella speranza di rifarsi di tanti crediti inestinti. Ma, +disgraziatamente, anche adesso, avea dovuto sopportare +tutta la bieca ferocia, di cui più volte s’era dimostrato +capace il re d’Egitto. Era stato costretto a vedersi imprigionare +i più fedeli compagni, e, privo dell’ultimo resto +delle proprie sostanze, avea dovuto fuggire dal regno<a class="tag" id="tag518" href="#note518">[518]</a>. +Dopo di che, a detta di Cicerone, se non fosse stato il +soccorso di Cesare, egli non avrebbe potuto più mantenersi +nel rango sociale ereditato dalla propria famiglia<a class="tag" id="tag519" href="#note519">[519]</a>. +Come se ciò non bastasse, in grazia dell’insolvibilità +di Gabinio, egli era stato quindi citato in giudizio da +<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> +C. Memmio, uno degli antichi accusatori di quest’ultimo<a class="tag" id="tag520" href="#note520">[520]</a>. +</p> + +<p> +Il crimine, che gli s’imputava era il medesimo, per +cui già era stato condannato Gabinio, un crimine di +concussione<a class="tag" id="tag521" href="#note521">[521]</a>. L’ex-proconsole della Siria non aveva +coi propri beni potuto saldare la multa, di cui era +stato ritenuto passibile, e, giusta un articolo della legge +<i>Iulia de repetundis</i>, il residuo del debito avrebbe dovuto +essere colmato da colui, che, come Rabirio, nella qualità +di ministro delle finanze in Egitto, avea procurato +ed esibito il denaro, necessario alla consumazione del +crimine, falcidiandone, come era presumibile, una parte +nel proprio, esclusivo interesse<a class="tag" id="tag522" href="#note522">[522]</a>. +</p> + +<p> +Questo il pernio dell’accusa. Intorno ad esso però ne +gravitavano delle altre non meno acerbe ed infamanti. +</p> + +<p> +Sosteneva infatti l’accusatore: 1) le somme sborsate +in Roma da Postumo ad Aulete essere valse a corrompere +il senato<a class="tag" id="tag523" href="#note523">[523]</a>, sì che, fra l’altro, poco o nulla s’era per +esse concluso dall’inchiesta aperta sulla tragica fine dell’ambasceria +alessandrina; 2) Postumo avere, mirando +al proprio interesse, sospinto, per via di danaro, Gabinio +a restituire sul trono Tolomeo Aulete, violando così +il tassativo disposto del senato e l’ammonimento dei libri +sibillini; 3) lui stesso, cittadino romano, essersi abbassato +a funzionare da ministro di un re straniero<a class="tag" id="tag524" href="#note524">[524]</a>, +e, quel che più monta, avere, in tale ufficio, mirato, +<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> +anzichè a servire fedelmente il monarca, ad accumulare +ricchezze in pro di se medesimo<a class="tag" id="tag525" href="#note525">[525]</a>. +</p> + +<p> +La pena, come nel precedente processo, variava dall’esilio +alla interdizione dei diritti politici<a class="tag" id="tag526" href="#note526">[526]</a>, e, come +per Gabinio, sotto le pressioni di Pompeo, il difensore +ne era M. Tullio Cicerone<a class="tag" id="tag527" href="#note527">[527]</a>. +</p> + +<h3 id="cap9-13">XIII. +<span class="smaller">La difesa di Cicerone.</span></h3> + +<p> +La principale tra le difese di quest’ultimo volse sull’interpetrazione +del capoverso della legge <i>Iulia</i>, che +implicava nelle reti del processo precedente il malcapitato +cavaliere. +</p> + +<p> +— Anzi tutto, opponeva il difensore, Postumo non +è, a tenor di legge, di nulla imputabile perchè, nè, +in genere, nel processo di Gabinio, nè tanto meno nella +conseguente <i>litis aestimatio</i><a class="tag" id="tag528" href="#note528">[528]</a>, egli è stato citato come +imputato o come testimone, nè mai vi si è udito +menzionare il di lui nome, il che, giusta la consuetudine +giudiziaria, avrebbe dovuto essere richiesto, perchè Postumo +potesse venire imputato<a class="tag" id="tag529" href="#note529">[529]</a>, e non già in un giudizio +<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> +distinto, sibbene in quello medesimo, tenuto per +il reo principale<a class="tag" id="tag530" href="#note530">[530]</a>. Ma, aggiungeva Cicerone, data l’imputabilità +di Rabirio, come individuo, non ne consegue +la possibilità di una condanna, dappoichè la legge <i>Iulia</i> +non è applicabile all’ordine degli <i>equites romani</i><a class="tag" id="tag531" href="#note531">[531]</a> —. +</p> + +<p> +Se non che, tali argomentazioni non bastavano a +separare la causa di Postumo dall’altra di Gabinio, ed +è perciò che Cicerone insiste su questo punto con tutto +il calore, di cui egli è capace. +</p> + +<p> +— Ciò che Gabinio avea fatto, obbiettava il difensore +contro la seconda delle accuse appendicolari gravanti sul +proprio patrocinato, è unicamente imputabile all’opinione +di Gabinio medesimo, nè l’accusa di corruzione, volutamente +esercitata da Postumo, rimane al di sopra di una +pura ed illogica diceria<a class="tag" id="tag532" href="#note532">[532]</a>. I citati testimoni alessandrini +hanno lodato Gabinio, il che implicitamente ridonda ad +onore di Postumo, a meno che non si voglia lodare colui, +per il quale fu raccolto il danaro, e biasimare chi materialmente +lo raccolse<a class="tag" id="tag533" href="#note533">[533]</a>. Essi medesimi, nel processo +di Gabinio, negarono che a costui fosse stata offerta +mercede alcuna, e Pompeo ebbe allora a testimoniare +averlo il re assicurato nessun’altra somma al proconsole +della Siria essere stata esibita se non quella necessaria +alla spedizione. Come potersi quindi credere ora ai medesimi, +quando affermano che parte di codesto inesistito +mezzo di corruzione sia rimasto nelle mani di Rabirio<a class="tag" id="tag534" href="#note534">[534]</a>? — +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> +</p> + +<p> +Liberata così la causa di quest’ultimo dal processo +Gabiniano, Cicerone tenta svincolarla dalle rimanenti +quistioni, cui l’accusatore l’aveva strettamente connessa. +</p> + +<p> +— L’accusa di aver partecipato alla corruzione dell’assemblea +senatoria, dichiara Cicerone, nè è questo — a +rigor di legge — il luogo in cui possa venire dibattuta, +nè è congiunta con la causa di Postumo, sprovvisto +di mezzo alcuno per prevedere l’uso, che dei propri +imprestiti avrebbe fatto Aulete, non già nemico, ma +alleato di Roma, dalla quale avea riscosso l’affidamento +della restituzione sul trono. Sarebbe curioso, obbietta +di nuovo il difensore, condannare, non già chi trafisse, +sibbene chi ebbe l’infelice idea di fabbricare la spada<a class="tag" id="tag535" href="#note535">[535]</a>. +</p> + +<p> +Nè può egualmente il cavaliere Postumo venire accusato +di essersi moralmente compromesso per aver servito +il re egizio. Certo tale decisione fu stolta, ma Postumo +vi ricorse per saldare da sè i crediti ch’egli +vantava con Aulete, a tutto intenzionato piuttosto che a +soddisfarli. Data la mala volontà di quest’ultimo, altro +dilemma non rimaneva se non quello di vestire il pallio +per tornare togato a Roma, o rimanere in questa per +rimetterci le possibilità della toga<a class="tag" id="tag536" href="#note536">[536]</a>. Chi può del +resto, aggiungeva il difensore, affermare che l’amministrazione +di Postumo abbia peccato di disonestà? +Duplice era la via di guadagno: o, riscotendo i tributi, +ritenerne la consueta percentuale, e in ciò nulla +di men che corretto; o frodare nella esazione e nella +consegna della somma promessa a Gabinio, e ciò è in +contraddizione colla mercede di 10000 talenti, che l’accusatore, +<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> +fondandosi sul processo di Gabinio, ritiene promessi +e pervenuti per intero a quest’ultimo<a class="tag" id="tag537" href="#note537">[537]</a>. +</p> + +<p> +L’accusa poi che Postumo, con tutta la sua ostentata +indigenza, possegga e celi delle ricchezze è destituita +d’ogni fondamento e contraddice alla misera fine della +di lui gestione in Egitto. Chi narrò di navi noleggiate +per suo conto a Pozzuoli, fra cui una, che alle +dimensioni apparve la depositrice del tesoro, chi intravide +merci preziose, celate sotto carte e pannolini e +simili bazzecole, non si fondò che su vane e inattendibili +dicerie —. +</p> + +<p> +E così, forte dell’assenza quasi completa di prove, +Cicerone entra nell’ampio torrente della perorazione, +rammentando come la disgrazia del danaro prestato sia +da sola sufficiente a costituire la peggiore delle condanne, +enumerando le sciagure, di cui Rabirio era stato parte +e spettatore ad Alessandria, la stima e la generosità, +di cui era stato fatto segno da Cesare, invocando la +solidarietà degli <i>equites</i>, allora, giusta la legge Aurelia<a class="tag" id="tag538" href="#note538">[538]</a>, +membri del tribunale giudicante, solleticando +coi frequenti accenni alla propria autorità l’ordine +senatorio, cui egli si dichiarava onorato di appartenere, +e chiedendo, per tutto ciò, l’assoluzione dell’imputato. +</p> + +<p> +Riescì Postumo assolto? +</p> + +<p> +Nessuna notizia ci è pervenuta sul proposito ed il silenzio +è pari all’arditezza di qualsiasi supposizione. Qualunque +però sia stato l’esito del processo, nessuno degli argomenti +difensivi poteva, a rigor di termini, vantare +<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> +un valore meno che causidico, e tutta l’orazione, quando +non sonò puro appello alla sensibilità dei giudicanti, +rimase nella bassa sfera dei doveri d’ufficio del difensore. +La causa di Postumo era moralmente e logicamente +inseparabile da quella di Gabinio, e Cicerone era troppo +bene informato della colpabilità di quest’ultimo per +potersi con coscienza afferrare alla contraddizione dei +legati alessandrini, e, peggio ancora, alla testimonianza di +Pompeo. Nè era egualmente possibile svincolare la causa +di Postumo da quella della corruzione del senato, chè il +primo avea avuto tempo di sincerarsi della fine dei +propri imprestiti<a class="tag" id="tag539" href="#note539">[539]</a>, e la legge <i>Iulia de repetundis</i> poteva, +oltre ai diretti, permettersi di colpire i più remoti responsabili, +anche se semplici privati<a class="tag" id="tag540" href="#note540">[540]</a>. Le giustificazioni +poi circa i motivi dell’ufficio, da Rabirio spontaneamente +assunto ad Alessandria, ne attenuavano, +ma non giustificavano la colpabilità, e, peggio ancora, +cozzavano contro l’ipotesi d’intendimenti onesti nell’amministrazione, +che l’imputato aveva intrapreso<a class="tag" id="tag541" href="#note541">[541]</a>. La +causa, poteva <i>a priori</i> dirsi irrimediabilmente perduta, e +a Cicerone nulla era necessario attendere per convincersi +della colpabilità del proprio cliente<a class="tag" id="tag542" href="#note542">[542]</a>. Ciò non ostante, +come ad ogni passo della sua vita, preferì sacrificare sugli +altari dell’opportunismo più ingenuo e dei <i>matchs</i> oratorii +<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> +più fanciulleschi la sua facondia e la sua reale +onestà, e di altro non possiamo dichiararci addolorati +se non del fitto buio, che ai nostri occhi ricopre l’esito +di questo, non ultimo fra i suoi malaugurati <i>tours +de force</i><a class="tag" id="tag543" href="#note543">[543]</a>. +</p> + +<h3 id="cap9-14">XIV. +<span class="smaller">Cronologia del dibattimento.</span></h3> + +<p> +Rimane la questione della cronologia del dibattimento. +</p> + +<p> +L’unico accenno alla medesima, contenuto nell’unica +fonte rimastaci, l’orazione ciceroniana, si è il richiamo +ad uno dei più notevoli eventi politici del tempo, la +minacciata demolizione della potenza di Giulio Cesare<a class="tag" id="tag544" href="#note544">[544]</a>, +in nome del quale il difensore ricerca le ultime vie della +coscienza dei giudici. Se non che, di minacciate demolizioni +del proconsole delle Gallie, per opera di avversari +e di amici, se ne ebbero a contare più d’una dall’anno +ormai trascorso dell’ultimo processo di Gabinio, +cui, quello di Postumo si ricollega quale appendice, all’altro +della sua rottura finale con gli <i>optimates</i> (49), e, +peggio ancora, alla di lui morte (44). Occorrono quindi +ulteriori considerazioni per poter fissare con approssimativa +sicurezza la cronologia del giudizio, che direttamente +ci riguarda. +</p> + +<p> +Esso, anzitutto, data l’intonazione della difesa, ci +si rivela vicinissimo all’altro di Gabinio; ma, quel +che più importa, gli ultimi capitoli dell’orazione +accennano chiaramente a un periodo di intima riconciliazione +dell’oratore con Cesare<a class="tag" id="tag545" href="#note545">[545]</a>. Or bene, i periodi +<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> +di simpatia fra i due uomini sono molto meno numerosi +degli altri delle svariate ostilità contro il proconsole +delle Gallie. Infatti nè possiamo più trovarne traccia +durante o dopo la guerra contro Pompeo, nè fra il 53 +e il 49, nel qual periodo di tempo Cicerone si chiuse +in una completa parsimonia di giudizi e di decisioni, +pari alla incertezza, che allora lo dominava. Gli anni, +dunque, che ci rimangono, vengono costituiti dal biennio +54-53, e nel 54, a noi ampiamente noto come +quello della luna di miele degli amori cesaro-ciceroniani,<a class="tag" id="tag546" href="#note546">[546]</a>, +ci apparisce ragionevole collocare il giudizio, +che, per sua mala ventura, ebbe a subire Rabirio +Postumo. +</p> + +<p> +Così si chiudeva l’era più drammatica delle relazioni +di Roma con l’Egitto, che, per due anni, aveva +in maniera anormale tempestato la vita politica romana, +provocandovi una crisi, che solo poteva stare +a fronte dell’altra, avvenuta in sugl’inizi della guerra +giugurtina. Gli uomini ed i partiti vi si erano buttati +a capofitto, l’uno contro l’altro, per sfruttare con interessi +opposti la situazione, e, quando, dopo tanto +affacendarsi, Tolomeo Aulete potè credersi tranquillo +sul trono d’Alessandria, non ebbe certo l’intuito di +prevedere ch’egli avea concorso a sollevare una tempesta, +di cui, tra non guari, la sua dinastia ne avrebbe +subito, e fatalmente, il contracolpo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span></p> + +<h2 id="cap10">CAPITOLO X. +<span class="smaller"><span class="smcap">Alla vigilia della spedizione di Giulio Cesare. +Epilogo</span> (53-50).</span></h2> +</div> + +<h3 id="cap10-1">I. +<span class="smaller">L’ultimo strascico +della questione +alessandrina.</span></h3> + +<p> +Il nostro racconto ormai volge alla fine. L’ultima +eco della venuta di Tolomeo Aulete a Roma, fu l’uccisione +dei due figli di M. Calpurnio Bibulo — il senatore +che noi già abbiamo notato avverso a Pompeo, +e, quindi, alla spedizione di Gabinio — avvenuta in +Egitto durante il proconsolato del padre in Siria (50), +per opera di quei soldati medesimi, che Gabinio aveva +lasciato a guardia di Aulete contro le possibili +rivolte degli Alessandrini<a class="tag" id="tag547" href="#note547">[547]</a>. Più tardi Cleopatra, +la futura regina, la favorita di Cesare, probabilmente +indettata dall’astuzia politica del suo amante, spedirà +al vedovo padre i colpevoli perchè questi potesse +prenderne la dovuta vendetta. Ma, egregio esempio +di scrupolosa legalità, la storia avrà a registrare +<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> +la moderazione del senatore romano, per cui questi rimandò +i prigionieri in Egitto, dicendo che non a lui, +sibbene al tribunale competente, il senato, spettava +il giudizio sul loro misfatto. +</p> + +<p> +Noi non conosciamo se la questione abbia avuto seguito, +ma, anche se così fosse avvenuto, essa rientra +in una fase cronologica, che esorbita dai limiti della +nostra trattazione. +</p> + +<h3 id="cap10-2">II. +<span class="smaller">Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti +politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo.</span></h3> + +<p> +Nuovi destini erano, con la reggenza di Cleopatra, +già toccati all’Egitto, e il duello ad armi invisibili, che, +da due secoli e mezzo, esso combatteva con Roma aveva +avuto la sua catastrofe colla sommissione piena ed intera +della monarchia dei Lagidi. Colla spedizione infatti di +Gabinio, con il presidio da questo largito al paese, +Roma, senza saperlo, aveva affondata la sua zampa di +leone nel cuore dell’impero dei Tolomei. E l’ultimo +principe semi-indipendente della regione con un’incoscienza, +che più non meritava attenuanti, avea dato di +mano a rincrudire le ferite, che non avea saputo evitare +alla sua patria. Aulete morente avea scongiurato +il popolo romano a voler rendersi (facile sacrifizio!) esecutore +del suo testamento, copia del quale egli avea +curato di spedire a Roma, così come il senato di depositare +nelle mani di Pompeo<a class="tag" id="tag548" href="#note548">[548]</a>. +</p> + +<p> +Quella valle remota, dove un principe doveva a Roma, +anzi a un romano, Pompeo, e trono e vita, donde potevasi +reclutare ancora una riserva di soldati della +<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> +republica<a class="tag" id="tag549" href="#note549">[549]</a>, sarebbe fra breve, come tutto l’oriente e +l’occidente, divenuta palestra della prossima guerra +civile fra Cesare e Pompeo, ch’era anche la definitiva +fra la nobiltà romana e le classi inferiori della popolazione. +</p> + +<p> +Allorchè quest’ultimo, dopo averne esaurito le risorse, +navigò, come ad estremo approdo, verso l’Egitto, a +rifugiarsi sotto le ali della potenza Lagida, il fato della +monarchia Tolomaica fu segnato per sempre. Invano +si tentò bruciare l’ultima cartuccia, allorchè l’ultimo dei +Lagidi, continuando la politica della sua corte, immolò +sugli altari della gloria del vincitore il capo del fuggiasco +generale. L’ex-proconsole delle Gallie, l’autore +della legge agraria di Servilio Rullo, il corifeo di quel +partito democratico, che da venti anni sosteneva l’annessione +piena ed intera dell’Egitto, non aveva più +assemblee senatorie con cui fare i conti, nè motivi per +continuare nell’opportunismo e nella transigenza; e, +dalla rada di Alessandria, dalle lagrime sparse sul +mozzo capo del nemico, spiegata la pompa eloquente +delle insegne consolari, passò ad installarsi nella magione +dei Tolomei. Nove mesi ancora e tutto l’Egitto sarebbe +caduto nelle sue mani<a class="tag" id="tag550" href="#note550">[550]</a>. +</p> + +<p> +Giammai, quasi senza colpo ferire, aveva Roma ultimato +impresa più ricca di utili materiali. L’immenso +patrimonio egizio di vantaggi naturali, industriali, commerciali +e pecuniari, come fiumana di cui si fosse spostata +<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> +l’incanalazione, veniva a riversarsi dall’Africa +in Italia. La chiave fatata dei suoi tesori era stata +ritolta all’Oriente, e, come da Cartagine, dalla Grecia, +dalla Sicilia, rivoli infiniti d’oro e di gemme sarebbero +affluiti a smorzare l’inedia dei pezzenti e a colmare +i debiti e lo spreco degli epuloni della capitale d’Italia. +La politica di vampirismo cosmopolita, verso cui l’oligarchia +romana aveva, fin dalla terza delle guerre puniche, +indirizzato decisamente i suoi sudditi, e delle cui +conseguenze era stata costretta ad atterrirsi, aveva, per +le necessità medesime del conseguito svolgimento della +società romana, rintracciato il più fedele dei suoi continuatori +nel più tremendo ed implacabile dei democratici. +Con Giulio Cesare, salvo transitorie mutazioni, il circolo +della sua storia era chiuso: ai suoi due capi rilucevano +foscamente l’incendio di Cartagine del 146 e quello di +Alessandria del 49. +</p> + +<hr class="silver"> + +<div class="somm"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> +</p> + +<h2><a id="indice" href="#indfront"> +SOMMARIO</a></h2> + +<table class="indice"> + <tr> + <td><span class="smcap">Prefazione</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_iii">pag. III</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo I.</span> — <i>Roma e l’Egitto nel III.º secolo a. C.</i> — <a href="#cap1-1">I.</a> L’agricoltura in Egitto sotto i Tolomei; pastorizia; commercio. L’industria, le classi sociali; la costituzione e l’indirizzo politico; arti e scienze. <a href="#cap1-2">II.</a> Agricoltura in Roma durante la repubblica; industrie; decadenza dell’agricoltura; pastorizia; indirizzo politico. Situazione reciproca dei due stati. <a href="#cap1-3">III.</a> Guerra tarantina; Pirro. Ambasceria di Tolomeo IIº d’Egitto ai Romani (273). Motivi politici; motivi economici. <a href="#cap1-4">IV.</a> Alleanza romano-egiziaca (273). <a href="#cap1-5">V.</a> Alessandria e Cartagine al tempo della 1ª punica. <a href="#cap1-6">VI.</a> Roma durante la guerra fra l’Egitto e Antioco Jerace (238-5). <a href="#cap1-7">VII.</a> L’Egitto vettovaglia Roma durante la guerra annibalica (216). <a href="#cap1-8">VIII.</a> Le si dimostra favorevole dopo la resa di Capua ad Annibale. <a href="#cap1-9">IX.</a> Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana (210). Roma e Cartagine nel secondo periodo della guerra annibalica. <a href="#cap1-10">X.</a> Roma, la Macedonia e l’Egitto durante la guerra annibalica. <a href="#cap1-11">XI.</a> Rinnovamento dell’alleanza egizio-romana dopo la guerra annibalica e preparativi per l’avvenire (201)</td> <td class="pag"><a href="#cap1">1</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo II.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la 2.ª guerra macedonica e la I.ª siriaca</i> (200-189) — <a href="#cap2-1">I.</a> Roma, l’Egitto, la Macedonia e la Siria. <a href="#cap2-2">II.</a> Critica della pretesa tutela romana su Tolomeo Vº. <a href="#cap2-3">III.</a> La politica estera e le classi sociali romane. <a href="#cap2-4">IV.</a> L’ambasceria egizia in aiuto di Roma contro la Macedonia. <a href="#cap2-5">V.</a> Possessi egizi in Asia e in Asia Minore. <span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> Conquista macedone dei medesimi. <a href="#cap2-6">VI.</a> <i>Ultimatum</i> di Roma a Filippo di Macedonia. I primi due anni della seconda guerra macedonica. Trattative di pace. Ripresa della guerra. Pace definitiva (196). Trascuranza degli interessi egizi da parte di Roma. <a href="#cap2-7">VII.</a> Contemporanee devastazioni di Antioco di Siria sui territori egiziani nell’Asia e nell’Asia Minore. <a href="#cap2-8">VIII.</a> Nuova umiliante ambasceria egiziana a Roma. <a href="#cap2-9">IX.</a> I Romani ed Antioco. <a href="#cap2-10">X.</a> T. Quinzio Flaminio e gli ambasciatori di Antioco (194-3). <a href="#cap2-11">XI.</a> Nuove pratiche. <a href="#cap2-12">XII.</a> Ragioni della trascuranza degli interessi egizi da parte dei Romani durante codeste trattative. <a href="#cap2-13">XIII.</a> Nuova ambasceria egiziana (191). <a href="#cap2-14">XIV.</a> Guerra romano-siriaca. Ultima ambasceria egiziana. <a href="#cap2-15">XV.</a> Nuove trattative di pace (190). <a href="#cap2-16">XVI.</a> Pace definitiva (189). Fine dei possedimenti egiziani asiatici. <a href="#cap2-17">XVII.</a> Ragioni del contegno egoistico di Roma</td> <td class="pag"><a href="#cap2">28</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo III.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la V.ª guerra siro-egiziaca</i> (180-68). — <a href="#cap3-1">I.</a> Tutela romana su Tolomeo Filometore? <a href="#cap3-2">II.</a> Ambasceria romana in Oriente, e preludi di una terza guerra macedonica (173). <a href="#cap3-3">III.</a> Preludi di una nuova guerra egizio-siriaca. Ambasciatori siri ed egizi a Roma. <a href="#cap3-4">IV.</a> Svogliato intervento del senato. <a href="#cap3-5">V.</a> L’Egitto conquistato da Antioco Epifane di Siria (171-0). Disperata ambasceria al senato romano (170). <a href="#cap3-6">VI.</a> Viaggio dell’ambasceria romana ad Antioco (168). Fine della IIIª guerra macedonica. <a href="#cap3-7">VII.</a> Precedente ritirata di Antioco dall’Egitto. L’azione conciliatrice di Roma (168). <a href="#cap3-8">VIII.</a> Seconda invasione di Antioco in Egitto (168). IX. Fine della guerra (168). Nuove delusioni della corte alessandrina. Ambasceria di ringraziamento. Ambasceria di Antioco Epifane. L’Egitto e l’Oriente rispetto a Roma nel 167 a. C.</td> <td class="pag"><a href="#cap3">61</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo IV.</span> — <i>Roma e l’Egitto durante la guerra civile fra Tolomeo Filometore e Tolomeo Evergete II.º</i> (168-151). — <a href="#cap4-1">I.</a> Discordie fra i due re egizi. Ambasceria romana in Oriente (164). Tolomeo Evergete a Roma. <a href="#cap4-2">II.</a> La querela di Evergete in senato. Decisioni senatorie. <a href="#cap4-3">III.</a> L’ambasceria <span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> romana ed Evergete alla volta dell’Egitto. <a href="#cap4-4">IV.</a> Gli ambasciatori romani alla corte di Filometore. Insurrezione della Libia e della Cirenaica contro Evergete. La condotta dell’Egitto. <a href="#cap4-5">V.</a> Nuova discussione in senato. Il senato contro Filometore. Guerra civile in Egitto. Evergete di nuovo a Roma (154). <a href="#cap4-6">VI.</a> Nuovo decreto del senato. Suo platonismo. <a href="#cap4-7">VII.</a> Ragioni del fatto. Vicende estere di Roma dal 161 al 154. <a href="#cap4-8">VIII.</a> Esito della guerra civile d’Egitto. Sua cronologia. <a href="#cap4-9">IX.</a> Nuova astensione del senato e ragioni del fatto. Nuove vicende estere di Roma. <a href="#cap4-10">X.</a> Ragioni della simpatia del senato verso Evergete</td> <td class="pag"><a href="#cap4">73</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo V.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 152 al 116.</i> — <a href="#cap5-1">I.</a> L’Egitto in Oriente favorisce la politica romana. Uccisione di Antioco Eupatore. Roma contro l’usurpatore. L’Egitto in favore del protetto da Roma. <a href="#cap5-2">II.</a> Tolomeo Filometore rinunzia al trono di Siria (147). <a href="#cap5-3">III.</a> L’ascesa al trono di Evergete IIº e l’aiuto di Roma. <a href="#cap5-4">IV.</a> Relazioni di Evergete con Roma. Roma, gli Ebrei e l’Egitto. <a href="#cap5-5">V.</a> La politica romana in Egitto giudicata da M. Porcio Catone il censore. <a href="#cap5-6">VI.</a> L’iscrizione di Delo. <a href="#cap5-7">VII.</a> Scipione Emiliano in Egitto (135)</td> <td class="pag"><a href="#cap5">88</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo VI.</span> — <i>Roma e l’Egitto dalla morte di Evergete IIº a quella di Tolomeo Alessandro IIº</i> (116-81). — <a href="#cap6-1">I.</a> Morte di Tolomeo Evergete IIº (116). Roma eredita la Cirenaica (94). Quistione cronologica. Quistione topografica. <a href="#cap6-2">II.</a> La Cirenaica autonoma. Ragioni del fatto. <a href="#cap6-3">III.</a> Prima guerra mitridatica. Vana ambasceria di L. Licinio Lucullo in Egitto (96). <a href="#cap6-4">IV.</a> Mitridate cerca di legare l’Egitto ai propri interessi (87). Silla e Tolomeo Alessandro IIº (81). L’Egitto testato al popolo romano? (81). <a href="#cap6-5">V.</a> Questioni sull’autenticità del testamento. Rinunzia a tanta eredità. Ragioni del fatto</td> <td class="pag"><a href="#cap6">103</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo VII.</span> — <i>Roma e l’Egitto dalla morte di Alessandro IIº al riconoscimento di Tolomeo Aulete.</i> (81-59). <a href="#cap7-1">I.</a> Vane pratiche dei pretendenti siri presso il senato. Ragioni del fatto. <a href="#cap7-2">II.</a> Nuove pratiche di Tolomeo XIIIº Neo-Dionigi <span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> Aulete e sua assunzione al trono. <i>Optimates</i> e <i>populares</i> rispetto alla questione egizia. <a href="#cap7-3">III.</a> Roma e l’Egitto durante la guerra contro i pirati (67). La cattura di P. Clodio e il Tolomeo di Cipro (67). <a href="#cap7-4">IV.</a> Imparentamento della casa egizia con Mitridate. <a href="#cap7-5">V.</a> Roma eredita tutta la Libia (65). <a href="#cap7-6">VI.</a> La legge agraria di P. Servilio Rullo e l’Egitto. (64). <a href="#cap7-7">VII.</a> Pompeo in Oriente e l’Egitto (63). <a href="#cap7-8">VIII.</a> I primi atti del primo consolato di Cesare (59). Tolomeo XIIIº riconosciuto dal governo romano (59). Tolomeo XIIIº alleato (59)</td> <td class="pag"><a href="#cap7">117</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo VIII.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 59 al 57. La spedizione contro Cipro.</i> — <a href="#cap8-1">I.</a> Il 58 a. C. e i partiti politici in Roma. Opera legislativa di P. Clodio. P. Clodio e M. Porcio Catone. <a href="#cap8-2">II.</a> La spedizione cipria (58). L’incarico a Catone. <a href="#cap8-3">III.</a> Il viaggio. Il suicidio del Tolomeo di Cipro. <a href="#cap8-4">IV.</a> Catone a Cipro (58). Il tesoro regio all’asta pubblica. <a href="#cap8-5">V.</a> Il ritorno (56). <a href="#cap8-6">VI.</a> L’ordinamento politico di Cipro (56). <a href="#cap8-7">VII.</a> Clodio e Cicerone dopo la spedizione (56). <a href="#cap8-8">VIII.</a> Clodio e Catone (53)</td> <td class="pag"><a href="#cap8">137</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo IX.</span> — <i>Roma e l’Egitto dal 57 al 53. La restituzione al trono di Tolomeo XIIIº Aulete.</i> — <a href="#cap9-1">I.</a> Tolomeo Aulete a Roma (58). Suo incontro con Catone (58). Decisioni del senato in suo favore (57). <a href="#cap9-2">II.</a> Un’ambasceria egizia al senato romano (57). Sua fine. L’inchiesta. Processi. <a href="#cap9-3">III.</a> Processo di P. Ascizio e M. Celio Rufo (56). <a href="#cap9-4">IV.</a> Agitazione e rivalità fra i pretendenti all’incarico della restituzione del Tolomeo. <a href="#cap9-5">V.</a> La questione in senato. Iª seduta (15 gennaio 56) IIª seduta (16 gennaio). <a href="#cap9-6">VI.</a> La condotta dei tribuni. Il senato. I consoli. <a href="#cap9-7">VII.</a> Cicerone e P. Lentulo. Pompeo, A. Gabinio e Tolomeo Aulete. <a href="#cap9-8">VIII.</a> La spedizione di Gabinio (55). Aulete rimesso sul trono (55). <a href="#cap9-9">IX.</a> Gabinio sotto processo (55). Tentativi di salvataggio. Condanna contumaciale di Gabinio (54). <a href="#cap9-10">X.</a> Suo ritorno (20 settembre 54). Purgazione della contumacia. Gabinio assolto <i>de maiestate</i> (fine dell’ottobre 54). Gabinio condannato <i>de repetundis</i> (fine del 54). <a href="#cap9-11">XI.</a> La società romana contemporanea. <a href="#cap9-12">XII.</a> Il processo di C. Rabirio <span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> Postumo; l’accusa; la pena. <a href="#cap9-13">XIII.</a> La difesa di Cicerone. <a href="#cap9-14">XIV.</a> Cronologia del processo</td> <td class="pag"><a href="#cap9">156</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Capitolo X.</span> — <i>Alla vigilia della spedizione di G. Cesare. Epilogo.</i> (53-50). — <a href="#cap10-1">I.</a> L’ultimo strascico della questione alessandrina. <a href="#cap10-2">II.</a> Morte di Aulete (50). L’Egitto e i partiti politici romani dopo la spedizione di Gabinio. Epilogo</td> <td class="pag"><a href="#cap10">187</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Sommario</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_191">191</a></td> + </tr> + <tr> + <td colspan="2"> </td> + </tr> + <tr> + <td><span class="smcap">Errata-Corrige</span></td> <td class="pag"><a href="#Page_196">196</a></td> + </tr> +</table> +<hr> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> +</p> + +<table class="gener"> + <tr> + <td> </td> <td> </td> <td> </td> <td>ERRATA</td> <td>CORRIGE</td> + </tr> + <tr> + <td colspan="5"> </td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">37,</td> <td>n. 3.</td> <td>Id. 7</td> <td>Masè-Dari et.</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">37,</td> <td>n. 4.</td> <td>Masè — Dari etc.</td> <td>Id. 7</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">42,</td> <td>r. 24.</td> <td>Calchedone</td> <td>Calchedonte</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">51,</td> <td>r. 21.</td> <td>, tre</td> <td>e tre</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">56,</td> <td>r. 24.</td> <td>Cleopatra I</td> <td>Cleopatra</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">111,</td> <td>(margine),</td> <td>80</td> <td>81</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">112,</td> <td>n., r. 3.</td> <td>80</td> <td>81</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">129,</td> <td>r. 2-3.</td> <td>s’accorgevano</td> <td>s’accorgono</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">137,</td> <td>(margine),</td> <td>59</td> <td>58</td> + </tr> + <tr> + <td>p.</td> <td class="num">161.</td> <td> </td> <td>Aulo Plauzio Caninio</td> <td>L. Caninio Gallo</td> + </tr> +</table> + +<hr class="silver"> +</div> + +<div class="footnotes"> + +<h2> +NOTE: +</h2> + +<div class="footnote" id="note1"> +<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.  </span>Die politischen Beziehungen der Römer zu Aegypten bis zu +seiner Unterwerfung. p. 1-45. Heiligenstadt, 1863.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note2"> +<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.  </span>Rom und Aegypten in ihren politischen Beziehungen bis Costantin. +Rottweile (Progr.) 1870, p. 1-16.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note3"> +<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.  </span>De Lagidarum cum Romanis societate, p. 1-48. Lutetiae-Parisiorum. +1879.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note4"> +<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.  </span>De rebus inter Romanos et Aegyptios intercedentibus, p. 5-43 +Berlin. 1893.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note5"> +<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.  </span>Le precedenti monografie, tranne quella dello Schneiderwirth, +la più antica e quindi la più incompleta, e l’altra dello Schmid, +compendiosissima e senza indicazione delle fonti, sono tutte, del +resto, lavori scolastici. Il Bandelin ha poi un torto, secondario sì, +ma non insignificante. Egli non si limita, come dichiara anche il +titolo del suo lavoro, alle relazioni politiche, ma, così facendo, +lascia molto a desiderare nell’enumerazione e nella trattazione +dei rapporti commerciali e religiosi di Roma con l’Egitto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note6"> +<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.  </span>Anche i più arditi, per non dire audaci, nel dar di frego a +tutte le convenzioni storiografiche del passato, non hanno saputo +liberarsi dai più gravi pregiudizi, quando si trattava di rimutare +sostanzialmente i nostri concetti su codesta storia medesima. Così, +per es., il Pais, nella prefazione a due sue grossi e ribelli volumi +intorno alla storia di Roma, (St. di Roma — Torino, 1898-99), +ha una pagina della più ingenua retorica sulle pubbliche e private +virtù romane, per cui egli ritiene che «alla nazione», alla +quale «in tempi meno lontani è stata così a lungo mossa accusa +di aver formulata la teoria del macchiavelismo», «può tornar +di conforto l’esempio degli antichi romani, che lottando contro +Pirro, Annibale e Filippo, tanto nella diplomazia, quanto sul +campo di battaglia, combatterono a viso aperto» (XV-XVI), della +quale asserzione, se altro non fosse, il presente scritto sarà — involontariamente +e implicitamente — la più categorica smentita. +</p> + +<p> +Un libro, per contro, scevro di qualsiasi pregiudizio ho riscontrato +nello splendido e recentissimo saggio del Masè Dari — M. T. +Cicerone e le sue idee sociali ed economiche. Bocca. Torino, 1901.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note7"> +<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.  </span>La questione della decadenza delle nazioni latine, che non +ha proprio nulla che fare con una questione di razza, non è, in +gran parte, se non l’estrema illazione della decadenza della società +romana, e molta luce essa verrebbe a ricevere da una seria ricerca +delle cause di tale fenomeno. Ma questa non può non rimanere +tentativo sterile e doloroso, giacchè i pochissimi, che, con nobile +sforzo, vi si affacendano intorno, di tutt’altro genere di fatti e di +fenomeni hanno pratica che di quelli del mondo e della civiltà +classico-romana. Uno per tutti citerò il Sergi ed i suoi studi: «<i>Come +sono decadute le nazioni latine</i>» [in N. Antologia, 1 agosto +1899] e «<i>La decadenza delle nazioni latine</i>». Torino. Bocca, 1900, +che della mia affermazione costituiscono la prova più irrefragabile.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note8"> +<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.  </span>Colgo quest’occasione per deplorare, come in altri miei +scritti, la diffidenza, colla quale in Italia, viene, di consueto, accolto +qualsiasi tentativo di studio storico, che esca dal campo +di una pura trattazione erudita. Ed il curioso si è che i più +diffidenti s’illudono così di assurgere alla serietà degli studiosi +tedeschi, i quali invece, (ironia della sorte!), costituiscono con la +loro teorica [Cfr. Böch (Encyklopädie und Methodologie p. 306-8. +Leipzig, 1886), il quale è poi l’erede diretto del grande F. A. +Wolf] e colla pratica quotidiana la più categorica condanna della +nostra esclusivista pedanteria. Così un tempo non pareva fosse per +accadere, quando, prima del nostro risorgimento, fioriva, specie +nelle provincie meridionali d’Italia, una pleiade di cultori di studi +storici, i quali erano anzi tutto dei pensatori e degli uomini politici, +e che, per fermarci al mondo della filologia classica, rispondevano +ai nomi di un Pagano, di un Delfico, di un Cuoco e +di un Trinchera, il quale ultimo, al 1850, traducendo un ottimo +compendio latino di antichità romane; fidava in un futuro orientamento +di codesti studi verso punti di vista più alti e più larghi +che non «le nude e grette osservazioni riguardanti la filologia, +le origini, le allusioni delle frasi, la etimologia ed il significato +delle parole», ed offriva, nelle aggiunte all’opera tradotta, +osservazioni mirabili e novissime sulla «costituzione, la politica, +le oscillazioni del potere del senato e del popolo, i mezzi del +governo, la legislazione, infine le <i>cagioni</i> degli eventi, della durata, +della decadenza e della ruina dell’impero romano». [Antichità +romane dell’Aula tradotte dal latino da F. Trinchera V<sup>i</sup>. 2. +Napoli. 1850. Pref. VII]. Da quel tempo ad oggi solo i miopi +potranno affermare di avere, per questo rispetto, notato un progresso, +ed io ho rammemorato uno sconosciuto traduttore di un +manuale che nessuno più legge, per additare nel di lui metodo +un esempio di quell’accordo delle operazioni della filologia classica, +imprescindibile ad ogni storico e la cui assenza è causa unica +del volgare dilettantismo dei quotidiani giudizi sui fenomeni +del mondo classico romano, che noi abbiamo precedentemente deplorato, +e con cui il Trinchera si sarebbe vergognato di baloccarsi.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note9"> +<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.  </span>Cfr. Iomard — Mémoire sur l’Agricolture etc. de l’Égypte, +sect. 1º, T. XVII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note10"> +<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.  </span>Robiou — Mémoires sur l’économie politique, l’administration +et la législation de l’Égypte au temps des Lagides, p. 44 e segg. +Paris, 1875.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note11"> +<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.  </span>Ibid. 54-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note12"> +<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.  </span>Ibid. 32 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note13"> +<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.  </span>Ibid. p. 63.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note14"> +<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.  </span>Ibid. 72.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note15"> +<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.  </span>Ibid. p. 52 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note16"> +<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.  </span>Cfr. Cap. 1º, § II, del pres. lav. Robiou — Op. cit. p. 118 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note17"> +<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.  </span>Mayr — Lehrbuch der Handelsgeschichte, p. 17-8. Wien 1894.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note18"> +<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.  </span>Il Sergi (N. Antologia, 1 apr. 1899) à avuto il torto di paragonare +invece all’inglese il popolo romano.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note19"> +<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.  </span>Ciccotti — Il tramonto della schiavitù, p. 138 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note20"> +<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.  </span>Lombroso — Économie politique de l’Égypte sons les Lagides, +p. 100 e segg. Turin. 1870. Robiou — Op. cit. p. 108 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note21"> +<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.  </span>Cfr. Ciccotti — l. c. e Robiou — Op. cit. 66 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note22"> +<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.  </span>Riv. di cultura moderna. Fasc. 7-8, 31 Agosto 1900. Curis — «La +clientela e la schiavitù nell’antichità.»</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note23"> +<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.  </span>Ziebarth — Das griechische Vereinwesen, p. 109 e segg. +Leipzig. 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note24"> +<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.  </span>Robiou — Op. cit. 66 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note25"> +<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.  </span>Ficker — Manuale della lett. classica antica, trad. dal De +Castro, I, 165 e segg., 192 e segg., 210 e segg. Venezia, 1840.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note26"> +<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.  </span>Riv. di cult. mod. l. c. p. 79-80.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note27"> +<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.  </span>Ciccotti — Op. cit. 141-3. Mayr — Op. cit. 30-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note28"> +<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.  </span>Böger — De mancipiorum commercio apud Romanos, p. 25-1841.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note29"> +<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.  </span>Barbagallo — Il <i>Senatus-consultum ultimum</i>. Cap. II, § 1 e op.<sup>e</sup> +ivi cit. Roma. Löscher, 1900. Cfr. altresì Cap. II, § III e Cap. +IX, § 5 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note30"> +<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.  </span>Nitzsch — Die Gracchen und ihre nächsten Vorgänger p. 15. +Berlin. 1847.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note31"> +<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.  </span>Cfr. Masè-Dari. M. Tullio Cicerone etc. p. 241 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note32"> +<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.  </span>Mommsen — Storia romana. III, 430-532, trad. it. del Sandrini, +1865.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note33"> +<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.  </span>Guhl e Koner — La vita dei Greci e dei Romani, § 69 e segg., +trad. dal Giussani. Löscher. Torino.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note34"> +<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.  </span>Aula — Compendio di Antichità romane, trad. dal Trinchera, +II, p. 107-13. Napoli, 1850.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note35"> +<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.  </span>Mommsen — St. rom. 391-412. Ihne. Römische Geschichte I, +452-53. 1879.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note36"> +<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.  </span>Pirro morì al 273 e non al 274, come generalmente si crede +(Niese — Geschichte der Griech. und Maked. Staaten etc. II, 61, +n. 51, 1899).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note37"> +<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.  </span>Iustine — Histoire universelle avec trad. franc. de I. Pierrot +et Boitard. XVIII, 2. 1862. Zonara — Epitome historiarum. VIII, +6. Lipsia, 1869. Dion. Hal. Quae supersunt. XX, 11. Eutr. — Breviarium +ab urbe condita. II, 15 ed. Ruehl. Lipsiae, 1887.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note38"> +<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.  </span>La dinastia dei Tolomei, imperante in questo tempo in Egitto, +dicesi anche dei Lagidi da <i>Lagos</i>, padre del fondatore della +medesima.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note39"> +<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.  </span>Droysen — Geschichte der Hellenismus. P. IIª, V. 2º, p. 244.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note40"> +<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.  </span>Ib. 256. Niese — Op. cit. I, 35-43, 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note41"> +<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.  </span>Droysen — II, 2, p. 129-3. Duruy — Histoire des Grecqs depuis +les temps les plus réculés jusqu’à la réduction de la Grèce en +province romaine, III, 383-7. Paris, 1887-9. Niese — I, 321-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note42"> +<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.  </span>Droysen — II, 2, p. 146-72. Duruy — III, 388. Niese — I, 322-33.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note43"> +<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.  </span>Droysen — II, 2, 258. III, 56. Duruy — III, 398.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note44"> +<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.  </span>Droysen — II, 2, 296-8. Duruy — III, 398.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note45"> +<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.  </span>Droysen — II, 2, 284, 286.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note46"> +<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.  </span>Droysen — II, 2, 236. Duruy — III, 399.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note47"> +<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.  </span>Droysen — II, 2, 318. Duruy — III, 401.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note48"> +<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.  </span>Droysen — III, 1, 56, 305-7. Cfr. Meltzer — Geschichte der +Karthager — I, 411-13. Berlin. 1896. Mayr — Op. cit. p. 17-18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note49"> +<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.  </span>Droysen — III, 1, 237 e segg. Niese — II, 130 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note50"> +<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.  </span>Lo Schmid, che per spiegarsi l’ambasceria è ricorso a tali +voglie e desideri, (Cfr. Op. cit. 1-2), non s’è dovuto formare una +chiara idea della situazione di Pirro, Lisimaco e Tolomeo nell’Oriente +antico.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note51"> +<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.  </span>Mommsen — II, 140 e segg. Ihne — II, 336 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note52"> +<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.  </span>Meltzer — Op. cit. II, p. 228-32, 246-8. Niese — II, 42.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note53"> +<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.  </span>Engel — Kypros. 40-71. Berlin. 1841.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note54"> +<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.  </span>Mayr — Op. cit. p. 18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note55"> +<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.  </span>Droysen — III, 1, 305. Schneiderwirth. Op. cit. p. 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note56"> +<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.  </span>Plin. Hist. nat., XIII, 11 e XXVI, 26 ed. Lemaire. 1827. +Lumbroso — Op. cit. 147-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note57"> +<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.  </span>Cfr. Willems — Le sénat de la rép. romaine. II, 497.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note58"> +<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.  </span>Zonara — l. c. Val Max. — IV, 3, 9. Dio — l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note59"> +<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.  </span>Id. I, 279, n. 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note60"> +<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.  </span>Willems — Op. cit. I, 279, n. 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note61"> +<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.  </span>Iustin. XVIII, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note62"> +<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.  </span>Liv. Periochae, XIV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note63"> +<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>.  </span>Op. cit. p. 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note64"> +<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>.  </span>Cfr. Böck — Corpus inscriptionum graecarum, n. 5795.1843. +Plautus — Pseudolus. act. I, sc. II, v. 14, ed. Lemaire.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note65"> +<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>.  </span>Zonara — l. c. Dio — l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note66"> +<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>.  </span>Ibid. e Val. Max l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note67"> +<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>.  </span>Che sia stata la prima si rileva dal confronto della sua cronologia +con quella del regno di Tolomeo Filadelfo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note68"> +<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 1-18. Richter — Handelsgeschichte +in Alterthum, p. 97 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note69"> +<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>.  </span>App. Sic. I.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note70"> +<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>.  </span>Schmid — Op. cit. 2-3. Ameilhon — Hist. du commerce et de +la navigation sous les Ptolémées, p. 103-4, 1766.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note71"> +<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>.  </span>Op. cit. III 1, 305.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note72"> +<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>.  </span>Cfr. Fasti consulares (in Bouché — Leclerq. Manuel d’autiquités +romaines. p. 497. Paris. 1886).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note73"> +<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>.  </span>Droysen — Op. cit. III, 2, p. 15.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note74"> +<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>.  </span>Droysen — Op. cit. III, 317-349.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note75"> +<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>.  </span>Mahaffy — A history of Aegypt. The ptolomaic dynasty. +130-4, 1899.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note76"> +<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 124.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note77"> +<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>.  </span>Droysen — Op. cit., l. c. p. 17-18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note78"> +<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>.  </span>Tale è anche l’opinione del Gutschmid (in Sharpe — Geschichte +Aegyptens. Ubers. v. H. Iolowicz, berichtigt von. A. v. Gutschmid. +II, Ausg. I, 221 A. 2). Il Bandelin (Op. cit. 10) à cercato +di contraddirvi, opponendo erroneamente un passo di Giustino +(XXVII, 2, 9), secondo il quale pareva al critico che al 237, +all’infuori di qualsiasi guerra, fosse stata ratificata una pace decennale +fra Tolomeo, Seleuco e Antioco. Se non che Giustino fa +solo menzione di una pace fra Seleuco e Tolomeo, a cui come la +sua stessa narrazione ci assicura (XXVII, III, 9-11 e III, 9 e segg.), +certo non partecipò Antioco. Lo Schmid (Op. cit. 4) riferisce l’ambasceria +romana alla guerra da noi indicata, segnandola però erroneamente +come del 241 a. C.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note79"> +<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>.  </span>Il Droysen (Op. cit. III, 1, 387) e lo Schneiderwirth (Op. +cit. p. 9, n. 3), sulla fede di Svetonio (Claud. 25), pare propendano +a credere che, nella guerra egizio-siriaca del 219-7, i Romani +abbiano contro i Tolomei sostenuto le parti del pretendente +Seleuco, ma nè Svetonio afferma che l’alleanza fu stretta contro +l’Egitto, nè è facile attribuire il passo al Seleuco implicato nella +IIIª guerra egizio-siriaca.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note80"> +<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>.  </span>IX, 44, 1-3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note81"> +<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. I, 2, p. 125.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note82"> +<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>.  </span>Pol. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note83"> +<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>.  </span>Cic. — Rhetorica ad Herennium. III, 2, 2. Lemaire. Parisiis. +1831.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note84"> +<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>.  </span>Di ciò, benchè sforniti di testimonianze positive, ci assicurano +le prossime cordiali relazioni con Roma.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note85"> +<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>.  </span>Cfr. Cic. — Orat. in Rullum II, 326 (ed. Lemaire).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note86"> +<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>.  </span>Pol. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note87"> +<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>.  </span>Ihne — R. G. I, 514, n. 1 e II. 215.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note88"> +<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>.  </span>XXIII, 7-10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note89"> +<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>.  </span>Erano i comandanti del presidio romano di Capua o i <i>praefecti +iuris</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note90"> +<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>.  </span>Liv. XXVII, 4. Il Bandelin (p. 12) crede che la testimonianza +di Polibio sull’ambasceria romana, chiedente vettovaglie, che noi +abbiamo riportato all’anno 216 (Cfr. § 5), coincida con quella di +Livio, di cui adesso discorriamo, e ciò perchè a lui sembrava che le +parole di Livio contraddicessero ad un’anteriore richiesta di aiuti. +</p> + +<p> +Tale contraddizione è affatto inesistente, ma quel che più importa +si è che le circostanze, menzionate da Polibio, non si attagliano +più all’anno 210, cui con certezza deve riferirsi la menzione +liviana.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note91"> +<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>.  </span>Mommsen. I, 120-48.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note92"> +<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>.  </span>Ibid. 145-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note93"> +<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>.  </span>Niese. II, 475 e segg. Ihne. II, 339-40.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note94"> +<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>.  </span>L’Ihne (II, 339) e il Weissenborn (n. a Liv. XXVII, 30, § +4-7) ritengono la mediazione del 208, il Niese (II, 485) del 209.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note95"> +<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>.  </span>Liv. XXVII, 30, § 4-7, 9-15. App. Mac. II.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note96"> +<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>.  </span>App. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note97"> +<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>.  </span>Liv. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note98"> +<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>.  </span>Liv. XXXI, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note99"> +<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>.  </span>Mahaffy — Op. cit., p. 142-7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note100"> +<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>.  </span>Cfr. Bandelin — 14.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note101"> +<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>.  </span>XXXI, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note102"> +<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>.  </span>XV, 23 § 1-3 e XVI, 21 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note103"> +<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>.  </span>Ibid. V, 63, § 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note104"> +<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>.  </span>Inst. XXX, 1-3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note105"> +<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>.  </span>Pol. XVI, 21-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note106"> +<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>.  </span>Niese — II, 637, n. 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note107"> +<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>.  </span>App. Mac. III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note108"> +<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>.  </span>Taccio delle testimonianze di Val. Max. (VI, 61), di Tacito +(Annales — II, 67, ed. Iacob. 1875-7) e — per ora — della leggenda +incisa nella moneta riprodotta in Mommsen (C. I. L. Iº, n.º 474. +Berlin. 1868), che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero riferirsi +ad altra età. Tacito inflitti parla di «Ptolemei <i>liberis</i>,» mentre +Tolomeo IVº non aveva che un solo figliuolo. Val. Max. menziona +Lepido come già pervenuto per la seconda volta al consolato ed +allora <i>P. M.</i>, nel qual caso l’ambasceria deve essere posteriore al +175, poichè il pontificato massimo di Lepido è del 180, mentre i +suoi due consolati, rispettivamente, del 187 e 175. Infine la moneta +ci presenta Emilio Lepido, (al 201 ancor giovanissimo), già calvo. +(Pighius — Annales rom. II, 404. 1615. Cfr. Cohen. Description +générale des monnaies de la rép. rom. Pl. I, 6. Paris. 1857). Non +tralascio però un’ultima osservazione non scevra d’importanza. Il +tutore di Tolomeo Epifane, M. Emilio Lepido, dovrebbe, cosa +più che inverosimile, essere probabilissimamente quello stesso, che, +quattro anni di poi, sarà ancora così giovane da meritare, solo in +grazia di codesta sua qualità, l’indulgenza di Filippo di Macedonia +(Pol. XVI, 34, § 1-6. Liv. XXXI, 18, § 1 e segg.). Cfr. anche Band. 15.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note109"> +<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>.  </span>Appiano veramente parla di Tolomeo IVº, ma la qualifica, che +ne offre («ἔτι παῖς ὤν») dà ad intendere che si tratta del figlio, +Tolomeo Vº.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note110"> +<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>.  </span>Pol. III, 2. È bene rammentare come in quel tempo l’Egitto +subisse una generale insurrezione delle sue province, di cui, +più che gli storici greci, ci avvertono le iscrizioni demotiche di +Canopo e di Rosetta (Cfr. Révillout. <i>Les décret de Canops</i> etc. in +<i>Rev. arch.</i> nov. 1877).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note111"> +<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>.  </span>Cfr. anche Liv. XXXI, 14; 1, § 10, 2, § 1. Pol. XV, 20.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note112"> +<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>.  </span>Affinchè, dice Polibio, insieme con Epifane, si erigesse a +intermediario fra Roma e la Macedonia, o meglio, secondo App. +(l. c.), facesse eguale ingiunzione di desistere dalle ostilità.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note113"> +<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>.  </span>Cfr. Cap. I, § 8 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note114"> +<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>.  </span>Era salito al trono al 204, di cinque anni circa (Letronnes — Recueil +des inscriptions grecques et latines de l’Egypte. I, 265-6. +1842-8). Circa le versioni delle <i>fonti</i> sulle origini della seconda +guerra macedonica cfr. Nissen — Kritischen Untersuchungen über die +Quellen der vierten und fünften Dekade des Livius, p. 119 e segg. +e Anhang. II, 306. Berlin. 1863.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note115"> +<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>.  </span>Liv. XXXI, 5, § 5-7. L’assenza di qualsiasi tutela da parte +di un emissario romano sulla corte di Alessandria, oltre che +da codeste due ambascerie, è altresì palese da tutte le altre, +che verremo notando durante la prossima guerra macedonica e la +prima siriaca.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note116"> +<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>.  </span>Liv. XXXI, 9 § 1-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note117"> +<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>.  </span>Babelon — Monnaies de la république romaine; 126-8. Paris. +1885. Infatti Giustino, Massimo e Tacito sono tutti posteriori all’anno +di coniazione della moneta.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note118"> +<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>.  </span>Troplong — De la contrainte par corps. X e prec. Bruxelles. +1848.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note119"> +<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>.  </span>Lange — Römische Alterthümer. Iº, p. 446-7. Berlin 1856. De +Ruggiero «Agrariae leges» in (Encicl. giuridica it. § 2 e segg.).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note120"> +<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>.  </span>Questa popolazione minuta non bisogna però crederla tutta, +ed in ogni tempo, avversa alla grande politica estera, voluta allora +dal senato. Finchè fu composta di proprietari sulla via +della rovina o di rovinati con speranza di risurrezione, essa ebbe +motivo di avversare la politica delle classi dominanti. Ma, quando +il proprio disastro fu irreparabile, quando le file dell’esercito furono +aperte anche ai non censiti, e la speranza di assegnazioni +demaniali e di elemosine da parte dei benestanti e degli uomini +di governo — tanto più laute, quanto più sontuosa ne era la +mensa — brillò anche pei veterani e pei proletari, i loro interessi +ebbero agio di coincidere coll’imperialismo dei dominatori. +Tanto più che, chiusa ogni altra via legale, quella del comando +militare rimase ai capi della democrazia mezzo fortunoso di +vittoria e di governo, mentre intanto, presago del nuovo pericolo, +il senato, come avremo a notare, (V<sup>i</sup>. Cap. VI, § 2 del pres. lav.) +inorridiva dal perseverare nella via con tanto calore intrapresa.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note121"> +<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>.  </span>Mommsen — St. rom. II, 148.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note122"> +<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>.  </span>Liv. XXXI, 6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note123"> +<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>.  </span>Masè-Dari — Op. cit. 242 e passim.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note124"> +<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>.  </span>Id. 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note125"> +<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>.  </span>Id. 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note126"> +<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>.  </span>Il Bandelin (16) dichiara di non scorgere tale intenzione nell’ambasceria +egizia, tanto più che la corte alessandrina non era +da alcun trattato con Roma obbligato ad aiutare i propri alleati, solo +«<i>ex autoritate populi romani</i>». Crede invece che, desiderando aiutare +gli Ateniesi e trovandosi minacciata da Filippo e da Antioco, +la corte alessandrina abbia cercato di servirsi dei Romani in pro +dei loro amici della Grecia. +</p> + +<p> +L’atto diplomatico della corte alessandrina non può spiegarsi +senza tener conto della identica posteriore condotta in due altri +prossimi eventi (Cfr. § 12, 13 del pres. cap.), i quali, per le +opposte loro circostanze, escludono l’ingenua interpetrazione del +Bandelin.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note127"> +<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>.  </span>Cfr. Cap. I, § 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note128"> +<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>.  </span>Niese — Op. cit. II, 169. 1899. Strack. Die Dynastie der Ptolomäer +p. 383. 1896. Droysen — Op. cit. III, 1, 399.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note129"> +<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>.  </span>Droysen — III, 1, 399.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note130"> +<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>.  </span>Niese — II, 357, n. 1. Droysen — III, 1, 347.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note131"> +<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>.  </span>Niese — II, 122. Head — Historia nummorum. 496. Oxford. 1887.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note132"> +<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>.  </span>Niese — II, 406 e 169.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note133"> +<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>.  </span>Niese — II, 101, 406. Starck. l. c. Head. p. 624.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note134"> +<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>.  </span>Niese — II, 169. Droysen — I, l. c. e n. 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note135"> +<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>.  </span>Niese — II, 406, Droysen — l. c. e III, I, 347.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note136"> +<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>.  </span>Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 347 e 399, III, 2, 145.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note137"> +<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>.  </span>Niese — II, 139, n. 2. Droysen — III, I, 399.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note138"> +<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>.  </span>Niebuhr — Kleine historische und philologische Schriften +I, 238 e 289. Bonn. 1828.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note139"> +<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>.  </span>Niese — II, 101, 143-4, 406.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note140"> +<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>.  </span>Niese — II, 169. Droysen — III, 1, 357. Head. 670, 2, 45.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note141"> +<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>.  </span>Niese — II, 141-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note142"> +<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>.  </span>Dr. III, 1, 256. Head. 680.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note143"> +<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>.  </span>Head. — 678.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note144"> +<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>.  </span>Head — 677. Su codesti possessi egizi cfr. anche Niebuhr. +Op. cit. I, 288-95. Bonn. 1828.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note145"> +<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>.  </span>Cap. Iº, § 2º.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note146"> +<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>.  </span>Lumbroso — Op. cit. p. 226. Guiraud — Op. cit. 4-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note147"> +<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>.  </span>Lumbroso — Op. cit. 154-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note148"> +<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>.  </span>Lumbroso — Op. cit. 139-40. Robiou — Op. cit. p. 136-47.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note149"> +<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>.  </span>Lumbroso — Op. cit. 155. Guiraud — Op. cit. 3 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note150"> +<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>.  </span>Niese — II, 371.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note151"> +<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>.  </span>Niese — II, 581.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note152"> +<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>.  </span>Liv. XXXI, 15, 8, 31, 4. Pol. XVIII, 37, 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note153"> +<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>.  </span>Pol. XV, 23, 9 e segg. XVII, 3, 11. XVIII, 34, 5. Niese — II, +581.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note154"> +<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>.  </span>Pol. XV, 23, 9. XVII, 2, 4. Cfr. Niese — II, 581.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note155"> +<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>.  </span>App. III, Niese. II, 583. Essa però tornava poco dopo in +potere dell’Egitto (Niese. II, 588 e n. 1).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note156"> +<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>.  </span>Pol. XVI, 15, 6. Niese. II, 586.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note157"> +<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>.  </span>Pol. XVI, 11, § 2-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note158"> +<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>.  </span>Pol. XVI, 12 e 24. XVII, 2, 3. XVIII, 27, 4. Liv. XXXIII, +18 e segg. Niese. II, 587.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note159"> +<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>.  </span>Liv. XXXI, 16, 3 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note160"> +<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>.  </span>Niese. II, 593.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note161"> +<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>.  </span>Al 206-5. (Mommsen — St. rom., I, 2, 144).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note162"> +<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>.  </span>Pol. XVI, 34, 2 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note163"> +<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>.  </span>Cfr. Mommsen — Op. cit., I, 2 p. 217-27. Ihne — R. G. III, +p. 23-52. Holm — Op. cit. IV, 435-43. Niese. II, 595 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note164"> +<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>.  </span>Liv. XXXII, 10. App. Mac. V. Niese. II, 610.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note165"> +<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>.  </span>Pol. XVIII, § 13-14. Liv. XXXII, 33, 4. App. Mac. VI. Flathe — Geschichte +Makedoniens II, 367 e segg. Leipzig. 1834. Niese — II, +621-3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note166"> +<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>.  </span>Liv. XXXII, 37.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note167"> +<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>.  </span>Pol. XVIII, 27 § 1-4. Liv. XXXIII, 30. Livio pare identifichi +Mirina con l’omonima città eolia dell’Asia Minore; Polibio +con la città su Lemno (Cfr. Liv. ed. Weissenborn — l. c., n. 1 e 9). +Valerio Anziate (Cfr. Liv. XXXIII, 30 § 10-11) aggiunge che +Rodi ebbe Stratonichea e le città carie, come Atene qualcuna +delle Cicladi; ma sono notizie inattendibili (Cfr. Nissen — Kritische +Untersuchungen. 125-6; Weissenborn — l. c., n.; Niese. II, 648, n. 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note168"> +<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>.  </span>Dal fatto che più tardi, nella pace con Antioco IIIº di Siria, +Efeso passerà ad Eumene, re di Pergamo, il che, a norma del trattato +romano-siriaco, non poteva darsi, se questa fosse già stata +riconosciuta autonoma, ne consegue che essa dovette rimanere +sotto il dominio dell’Egitto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note169"> +<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>.  </span>La difficoltà di fissare con precisione tali perdite, che furono +certo maggiori di quelle possibili a rilevare, è enorme, e ciò +proviene dalla nostra parziale conoscenza, sia dei possedimenti egiziani +in ciascuna delle succitate regioni, sia delle conquiste ivi +compiute da Filippo. Siamo anzi talora ridotti ad arguire la precisa +località dei possessi egizi dalla presente invasione macedone +e dalla prossima siriaca.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note170"> +<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>.  </span>Pol. XVIII, 33, § 6 e Iust. XXXI, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note171"> +<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>.  </span>Hieronymus — Comentaria in Danielem. Cap. XI, col 709. +(in Opera. Vº, Veronae 1736. Iustini. XXXI, 1.) Starck — Forschungen +zur Geschichte und Alterthumskunde des hellenistichen +Orients; Gaza und die philistäische Küste. p. 400-1 e segg. Iena. +1852. Niese — II, 578.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note172"> +<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>.  </span>Starck — 402-3. Niese. II, 579.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note173"> +<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>.  </span>Iosephi. — A. I. XII, §. Iustini — XXXI, 1. Champollion +Figeac. — Annales des Lagides. II, 92-100. Paris. 1819. Starck. +403-5. Niese. II, 579-80.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note174"> +<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>.  </span>Iosephi — XII, 3. Hieronymi — l. c. Eusebii Caesaris — Chronicon +bipartitum. II, p. 237. Venetiis. 1818. Cfr. Champollion. +Figeac — Op. cit. e l. c. e Starck — 425-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note175"> +<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>.  </span>Liv. XXXIII, 19, 8 e segg. 20, 4. Hier. in Dan. XI, col 709.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note176"> +<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>.  </span>Hier. l. c. Liv. XXXIII, XX.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note177"> +<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>.  </span>Liv. XXXIII, 20 § 12. Pol. XXXI, 7, 6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note178"> +<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>.  </span>Liv. XXXVII, 17, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note179"> +<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>.  </span>Hier. l. c. Su questa campagna di Antioco, cfr. Flathe — Op. +cit. I, 362 e segg., Niese. II, 639 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note180"> +<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>.  </span>Liv. XXXIII, 38.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note181"> +<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>.  </span>App. Sir. l. c. Liv. XXXIII, 38. Niese. II, 641-68.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note182"> +<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>.  </span>App. Sir. II.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note183"> +<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>.  </span>Liv. XXXIII, 34. § 2-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note184"> +<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>.  </span>Liv. l. c. Pol. XVIII, 30, § 1-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note185"> +<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>.  </span>Pol. XVIII, 32 § 3-4. Liv. XXXIII, 39. App. Sir. II, 3. Polibio +e Livio dicono al solito che l’ambasceria fu inviata per conciliare +la pace fra Tolomeo e Antioco, ma ciò è smentito dal contenuto +della conferenza medesima.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note186"> +<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>.  </span>Pol. XVIII, 33 § 1-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note187"> +<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>.  </span>Pol. XVIII, 33 § 1-9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note188"> +<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>.  </span>Antioco avrà probabilmente accennato al matrimonio fra la +figlia ed Epifane, non ancora celebrato e che avrà luogo al 193. +Cfr. § 12 del pres. cap.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note189"> +<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>.  </span>Pol. XVIII, 34. Liv. XXXIII, 40. App. Sir. III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note190"> +<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>.  </span>Niese. II, 643, cfr. p. 642.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note191"> +<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>.  </span>Pol. XVIII, 35, 1-5. Liv. XXXIII, 40 § 1-5. App. Sir. III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note192"> +<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>.  </span>Liv. XXXIII, 40 § 1-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note193"> +<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>.  </span>App. Sir. IV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note194"> +<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>.  </span>Liv. XXXIII, 58 § 2-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note195"> +<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>.  </span>Liv. XXXV, 16-17. App. Sir. 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note196"> +<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>.  </span>Liv. XXXV, 13 § 4-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note197"> +<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>.  </span>Liv. XXXVI, 4 § 1-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note198"> +<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>.  </span>Liv. XXXVII, 3 § 9-11.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note199"> +<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>.  </span>Liv. XXXVII, 35, § 1-3. Pol. XXI, 11, § 2. (Cfr. 10, § 1-14). +Diodorus Siculus — Bibliothecae historicae quae supersunt. XXIX, 7. +Didot. 1855. App. Sir. 29.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note200"> +<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>.  </span>Liv. XXXVII, 25 § 9-10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note201"> +<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>.  </span>Sulle questioni riguardanti codesta linea di confine cfr. Mommsen — Römische +Forschungen. II, 57 e segg. Berlin. 1879.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note202"> +<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>.  </span>Liv. XXXVIII, 38. Diod. XXIX, 10. App. Sir. XXXVIII. Pol. +XXII, 26. (Cfr. XXI, 14).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note203"> +<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>.  </span>Niese. II, 749, cfr. p. 24, n. 4, p. 122, n. 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note204"> +<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>.  </span>Id. p. 760.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note205"> +<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>.  </span>Niese. II, 760. Liv. XXXVIII, 39. Pol. XXII, 27. App. Sir. 44.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note206"> +<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>.  </span>Champollion — Figeac. Op. cit. II, 28. Strack — Op. cit. 183.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note207"> +<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>.  </span>Strack — Op. cit. 183 e 196, n. 18. Berlin 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note208"> +<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>.  </span>V<sup>i</sup>. Cap. II, § 2 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note209"> +<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>.  </span>Op. cit. II, 404.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note210"> +<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>.  </span>Cfr. p. 31, n. 8 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note211"> +<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>.  </span>Ep. 59. Cfr. Drumann. Geschichte Roms etc. V<sup>e</sup> 4º p. 60-1. +Könisberg. 1838. Fu questi P. Licinio Crasso Dives cons. al 133, +da non confondersi con l’altro P. Licinio Crasso, di eguale soprannome, +console al 205. (Cfr. Drumann — Op. cit. IV, 59-60).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note212"> +<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>.  </span>Cfr. Eckhel — Doctrina nummorum p. 123-6. Credo opportuno +far notare, sull’autorità del Mommsen. (Hist. de la monnaie romaine +etc., trad. par De Blacas. II, 501. Paris. 1870), che la moneta +romana, di cui s’è già discorso (Cap. II, § 11), non riproduce +la cronologia di Val. Max., poichè, «secondo le disposizioni +della leggenda, i differenti titoli onorifici, in essa contenuti, +non debbono essere letti di seguito».</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note213"> +<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>.  </span>Liv. XLII, 6. (Cfr. XLII, 17).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note214"> +<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>.  </span>Pol. (XXXVII, 17 e XVIII, 1) parla della sola Celesiria e +della Fenicia, ma, se la questione si agitava per la Celesiria, non +esiste ragione alcuna perchè non dovesse agitarsi per le città egizie +della Siria e della Palestina.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note215"> +<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>.  </span>Pol. (l. c.) e Liv. (XLII, 29, § 5-7) ci danno notizie contradditorie. +Cfr. Pol. XXVIII. 17, 6 e segg. Hofman — De bellis +ab Anthioco Epiphane adversus Ptolemaeos gestis, p. 5. 1855. +Starck — Op. cit. 427.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note216"> +<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>.  </span>Starck — Op. cit. 430-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note217"> +<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>.  </span>Pol. XXVIII, 1 e Liv. XLII, 29 § 5-7. Diod. XXX, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note218"> +<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>.  </span>Pol. XXIV, 4, 16.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note219"> +<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>.  </span>Pol. XXIX, 10, § 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note220"> +<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>.  </span>Porphyrius (in Fragm. hist. graec. ed. Muller, p. 720).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note221"> +<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>.  </span>Liv. XLIV, 19, § 6-14.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note222"> +<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>.  </span>Liv. XLIV, 20, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note223"> +<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>.  </span>Liv. XLIV, 39, § 1-5; XLV, 10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note224"> +<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>.  </span>Ihne. R. G. III, 235. Mommsen — Op. cit. II, 283.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note225"> +<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>.  </span>Pol. XXIX, 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note226"> +<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>.  </span>Pol. XXIX, 8-10, § 1-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note227"> +<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>.  </span>Bandelin — Op. cit., p. 22.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note228"> +<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>.  </span>Liv. XLV, 11, § 9-11.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note229"> +<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>.  </span>Liv. XLV, 12 § 1-4. Val. Max. VI, 4, 3. Vell. Pat. I, 10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note230"> +<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>.  </span>Pol. XXIX, 4. Liv. XLV, 12 § 1-8. App. Sir. 66. Cic. Phil. +VIII, 8, 23. Val. Max. VI, 4, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note231"> +<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>.  </span>Pol. l. c. Liv. XLV, 13 § 1. Ios. Flavii. A. I. XII, 5, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note232"> +<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>.  </span>Pol. XXIX, 11, § 9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note233"> +<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>.  </span>Pol. XXX, 11, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note234"> +<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>.  </span>Pol. XXX, 11, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note235"> +<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>.  </span>Pol. l. c. e Liv. XLV, 13, § 1-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note236"> +<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>.  </span>Liv. l. c. e Pol. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note237"> +<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>.  </span>Liv. XLV, 13. Cfr. Champollion. Figeac — Op. cit. II, 144, +n. 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note238"> +<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>.  </span>Tale situazione esporrà Evergete nella sua prossima venuta +a Roma (Cfr. Pol. XXXI, 18 e Zonara IX, 25). Quanto alla +Libia, essa ci risulta in suo potere dal fatto che egli, pur essendo +entrato in lotta col fratello, vi approderà indisturbato dopo il suo +primo viaggio a Roma (XXXI, 25, 8 e 26, 3) e dall’esplicita dichiarazione +di Polibio che, poco dopo, i Cirenesi insorgeranno +contro di lui insieme coi <i>Libi</i> (XXXI, 26, 9 e 11). Benchè gli storici +antichi e moderni confondano spesso la Libia con la Cirenaica, +poichè questo curioso nome di Libia può attagliarsi a tutta l’Africa, +come quello di Cirenaica può slargarsi sino a coincidere +con la Libia in senso ristretto, fa d’uopo distinguere nettamente +le due regioni. La Libia propriamente detta comprende la costa +nord dell’Africa, che dall’Egitto si stende ad Occidente sino alla +Gran Sirti (Kiepert — Lehrbuch der alten Geographie, p. 210-1. +Berlin. 1878), mentre la Cirenaica è quella regione, che, a nord +dei deserti libici, si addentra nel mare, elevandosi a mo’ di isola +per 500 o 700 metri di altezza (Ibid. 216).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note239"> +<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>.  </span>Pol. XXXI, 12, 14.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note240"> +<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>.  </span>Sugli avvenimenti narrati nel pres. paragrafo, cfr. Engel — Kypros, +p. 409-16. Berlin. 1841. Pauly — Realencyclopedie. VI, 1. +p. 220. Schmid — Op. cit. p. 7-8. Mahaffy. A history etc. 175-6. +Drumann — G. R. V, 128 e segg. Champollion. — Figeac — Op. cit. II, +149-52. Come si rileva dal nostro racconto, noi non ammettiamo +il precedente esilio di Tolomeo Filometore e la sua susseguente +venuta a Roma, cui hanno prestato fede la maggior parte degli +storici (Vaillant — Hist. Ptolemaeorum Aegypti regum, p. 96. +Amsterdam. 1701. Pighius — Ann. Rom. II, 403. Eckhel — Op. +cit. IV, 16. Pauly. l. c. Schneiderwirth. p. 24. Mahaffy — Op. +cit. p. 175. Mommsen. St. rom. III, 54, etc. etc.), e ciò per +varie ragioni: 1) Perchè, anzi tutto, le fonti più antiche, su cui +i medesimi si fondano, o non specificano, come Diodoro (XXXI, +18), di quale Tolomeo si tratti, e debbono, in questo caso, interpetrarsi, +confrontandole con le rimanenti; o i loro autori si sono +trovati essi medesimi nel nostro imbarazzo, come Eusebio dichiara +di sè (Chronicon I, 239-41), e come probabilmente dovette accadere +a Valerio Massimo (VI, I, 1) ed a Livio (Periochae 46, § +10), se pure il testo di codesti due A. non debba subire qualche +mutazione (non si tratterebbe che di cambiare un <i>maiore</i> in <i>minore</i>), +o se, per lo meno, il passo di Valerio Massimo non debba riferirsi +a Tolomeo Aulete, quarto successore di Filometore (Cfr. l. +c. p. 284 ed Helfrecht. 1799). 2) Perchè così vien rimosso il grave +inconveniente di una fuga di Filometore, la quale, oltre a riescire +inesplicabile, data l’enorme disparità di difesa e di offesa, di cui +disponevano i due fratelli, che ci è, fra l’altro, rivelata nei costanti, +prossimi e disastrosi insuccessi delle guerre suscitate da Evergete, +non è se non un duplicato, con identiche circostanze, di quella che +di lì a poco seguirà allo stesso Evergete. 3) Perchè altrimenti rimarrebbe +difficile spiegare i motivi, per cui il senato, che una prima +volta avea dovuto stabilire in un modo, credette poscia di +dover dar di frego ai propri decreti in pro di Filometore (Pol. +XXXI, 18), proprio in grazia del competitore che vi si ribellava, +e s’interessò tanto dell’affare da disdire in un atto supremo d’indignazione +l’alleanza contratta col primo. La cacciata poi di Filometore +per opera di Evergete, di cui tratta Polibio (XL, 12), è +invece, secondo me, come secondo il Drumann (Geschichte Roms, +V, 128), da riferirsi al tempo della prima invasione di Antioco +Epifane. Cfr. Cap. V § Iº, ultima n.ª del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note241"> +<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>.  </span>Diod. XXXI, 18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note242"> +<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>.  </span>Porphyrius. p. 711 (in fragm. hist. graec. ed. cit. Cfr. Ibid. +p. 718 e Champollion-Figeac. — Op. cit. II, 150, n. 2.)</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note243"> +<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>.  </span>Pol. XXXI, 20, 8 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note244"> +<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>.  </span>Val. Max. VI, I, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note245"> +<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>.  </span>Sul numero degli ambasciatori Polibio ci dà notizie contradditorie, +(Cfr. XXXI, 18, 9 e XXXI, 25 e 26).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note246"> +<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>.  </span>Pol. XXXI, 18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note247"> +<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>.  </span>Pol. XXXI, 25.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note248"> +<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>.  </span>Pol. XXXI, 26.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note249"> +<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>.  </span>Schmid — Op. cit. p. 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note250"> +<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>.  </span>Pol. XXXII, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note251"> +<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>.  </span>Pol. XXXIII, 5-7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note252"> +<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 22-4. Ihne — III, 171 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note253"> +<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>.  </span>II, 7. Cfr. p. 6 e 149 e Ihne — III, 825 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note254"> +<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>.  </span>Diod. XXXI, 33; Pol. XL, 12, 6. Zonara. IX, 25.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note255"> +<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>.  </span>Diod. l. c., Zon. l. c. Liv. Per. 47, 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note256"> +<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>.  </span>Zon. l. c. L’Engel (Op. cit. p. 415) narra questi episodi come +anteriori al 154 non rilevando che il passo di Polibio (XL, +12, 6), cui solo era dato definirne la cronologia, in quanto un +capitolo precedente contiene la narrazione dell’ultimo viaggio +di Evergete a Roma, è incastonato in una commemorazione laudatoria +di Filometore, ove si dà saltuariamente notizia degli episodi +della vita del medesimo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note257"> +<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>.  </span>Op. cit. p. 416. Cfr. Starck. — Op. cit. 437.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note258"> +<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>.  </span>Mommsen — II, 153-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note259"> +<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>.  </span>Cfr. Starck. — Op. cit., 437-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note260"> +<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>.  </span>Mommsen — II, 26-33.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note261"> +<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 6-19.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note262"> +<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>.  </span>Id. II, 40.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note263"> +<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>.  </span>Schmid — Op. cit. 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note264"> +<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>.  </span>Sharpe — Op. cit., p. 266, n. 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note265"> +<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>.  </span>Mommsen — St. rom. II, 54-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note266"> +<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>.  </span>Pol. XXXII, 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note267"> +<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>.  </span>Pol. XXXIII, 14, 1 e 16, 9-13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note268"> +<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>.  </span>Ios. Fl. A. I. XIII, 21-4. Iust. XXXIV, 1. Pol. III, 5, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note269"> +<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>.  </span>Iust. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note270"> +<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>.  </span>Ios. Fl. A. I. XIII, 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note271"> +<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>.  </span>L’avversione di Filometore contro Demetrio porta altresì, +come sua causa, un tentativo di Demetrio su Cipro, che può essere +collocato fra il 161 e il 154, (cfr. Pol. XXIII, 32, ed. Engel. Op. +cit. 416-7). Tale atto, io credo, c’illumini sulla questione della +cacciata o meno di Filometore dal trono d’Egitto per opera di +Evergete (Cfr. Cap. IVº, § 1º, n.<sup>e</sup> del pres. lav.). Come conciliarlo +infatti con l’esibizione, da parte di Demetrio, di tutti i suoi buoni +uffici e la sua mediazione presso il senato (Diod. XXXI, 18), al +preteso arrivo di Filometore in Roma?</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note272"> +<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>.  </span>Cfr. Starck — Op. cit. 437-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note273"> +<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>.  </span>Ios. Fl. A. I. XIII, 4, 6 e segg. Zonara. IV, 23. Cfr. Pol. +XL, 12 e Lib. Machabaeorum I, XI, vº 1-17. (in Scriptura Sacra, +T. XX. Parisiis. 1841).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note274"> +<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>.  </span>Starck — Op. cit. p. 184 e 198, n. 23.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note275"> +<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>.  </span>Mahaffy — Op. cit. 183-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note276"> +<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>.  </span>Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2. (in Collana degli antichi +storici greci volgarizzati. <i>Delle antichità giudaiche.</i> Vº Milano. +1822). Iust. XXXVIII, 8. Mahaffy — Op. cit. 144 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note277"> +<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>.  </span>Moisè Schwab — Storia degli Ebrei dall’edificazione del secondo +tempio ai giorni nostri, p. 19-22, trad. it. di G. Pugliese, +Venezia. 1870.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note278"> +<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>.  </span>Gius. Flavio — Contro Apione II, 3, 2; Macchab. I, III, 5 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note279"> +<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>.  </span>Machab. I, VIII, 22 e segg.; I, XII, 1 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note280"> +<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>.  </span>Schwab — Op. cit. 24.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note281"> +<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>.  </span>Machab. I, XIV, 18 e segg. Ios. Fl. A. I. XIII, 13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note282"> +<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>.  </span>Lib. Machab. I, XV, 16-21.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note283"> +<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>.  </span>Tale cronologia è definita dall’ascensione di Simone giudeo +agli onori di principe indipendente del suo popolo, avvenuta al +142 a. C., sotto gl’inizi del cui dominio il libro dei Maccabei +(l. c.) e Giuseppe Flavio (l. c.) menzionano avvenuto il rinnovamento +dell’alleanza con Roma, e dal prenome di <i>Lucio</i>, console +firmatario del rescritto concernente la medesima. L’ottenne +(Gius. Fl. A. I. XIII, 14) dominazione di Simone comprende, +nel suo giro, due soli consoli con simile prenome, L. Calpurnio +Metello al 142 e L. Furio Filo al 136, [il creduto L. Calpurnio +Pisone del 139 non è un <i>Lucio</i>, sibbene un <i>Gneo</i> (Cfr. Drumann — G. +R. II, 87)], ma l’ordine della narrazione dei Libri Machab., +che ce la ricollegano al primissimo esordio della dominazione +di Simone, fa propendere tutte le probabilità della scelta sull’anno +del consolato di Metello (142). Calcolando il tempo necessario +al viaggio della vecchia e della nuova ambasceria orientale e romana, +si ha il biennio 142-1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note284"> +<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>.  </span>Gellio — XVIII, 9 (in Meyer — Oratorum romanorum fragmenta +cfr. p. 108-10, 1842).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note285"> +<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>.  </span>Charisius — p. 137 (in Meyer — l. c.) Tale accenno a me sembra +decisivo per spostare al 141 o giù di lì la data dell’orazione. Durante +il regno di Filometore, tanta strana potenza di L. Termo +è da giudicare inverosimile. Piuttosto, dopo il favorito avvento di +Evergete, quegli potè, al pari del Tolomeo, pescare nel torbido +della reazione seguitane, e, sembra, in maniera più indecente del +suo protetto, il quale, alla fine, avea dovuto intimargli di smetterla. +Così appunto l’«<i>interdicere rem capitalem</i>», rimasto inintelligibile +al Meyer (V<sup>i</sup> nª al l. c.), mi sembra possa invece acquistare +un significato ben definito. Il Meyer (Op. cit., p. 108) crede +l’orazione del 154. Ma tale cronologia è inverosimile, dappoichè il +154 è l’anno della partenza degli ambasciatori romani, (fra cui +L. Termo), dopo l’ultimo, disperato appello di Evergete, e Termo, +che al 145 soggiornava ancora in Egitto, (Cfr. Gius. Flav. — Contro +Apione. II, 3, 2) non poteva, come risulta dalla presente orazione, +(Cfr. Charis. l. c.), figurare in Roma al 154. Per identico motivo +erra il Drumann (R. G. Vº, 129), cui era sfuggito il passato di Carisio, +nell’assegnare l’orazione al 153.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note286"> +<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>.  </span>Prisc. T. I, 108 e 111 (in Meyer — Op. cit. 108-10).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note287"> +<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>.  </span>Gellio — XX, 11 (in Meyer — l. c).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note288"> +<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>.  </span>«.... Μάρ[χ]ον, συγγενῆ βαδιλέως, Πτολεμαίου Εὐεργέτου, +καὶ βασιλίσσης Κλεοπάτρας καὶ ἐπιστράτηγον Λ[ο]ύκιοζ +καὶ Γαῖος Πέδιοι, Γαίου υἷοί, ῥωμαῖοι, ἀρετὴς ἕνεκεν καὶ κἀλογαθίας +καὶ τῆς εἰς εαὐτοὺς εὐνοίας, Ἀπώλλωνι, Ἀρτέμιδι.» +Cfr. Prideaux — Marmora oxoniensia p. 150-3. Oxonii. 1676. Mittaire — Marmora +oxoniensia. p. 87 n. XXVI. Londini. 1732. Letronne — Recherches +pour servir à l’histoire de l’Egypte etc. +p. 276-9. Paris. 1823. Champollion Figeac — Op. cit. III, 406. +Böckh. Corpus inscriptionum graecarum, n. 2285.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note289"> +<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>.  </span>Ve n’era infatti più d’uno. Cfr. Robiou — Op. cit. p. 198 +e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note290"> +<p><span class="label"><a href="#tag290">290</a>.  </span>Letronne — Op. cit. 273 e segg. Robiou — Op. cit. 198 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note291"> +<p><span class="label"><a href="#tag291">291</a>.  </span>Letronne — Op. cit. 321-8. Id. — Inscriptions grecques et +latines de l’Egypte. I, 372. Paris. 1842. Cfr. Robiou — Op. +cit. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note292"> +<p><span class="label"><a href="#tag292">292</a>.  </span>Letronne — Op. cit. 298.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note293"> +<p><span class="label"><a href="#tag293">293</a>.  </span>Cfr. Cap. IX, § 7 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note294"> +<p><span class="label"><a href="#tag294">294</a>.  </span>I «cordiali rapporti» non cessano di rilevarsi da una iscrizione, +capace altresì di illuminare sulle relazioni commerciali romano-egiziache +sotto Evergete. (Cfr. Bullettin de correspondance +hellénique, VIII, 107).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note295"> +<p><span class="label"><a href="#tag295">295</a>.  </span>La vera data di questa missione è rimasta in certo modo +oscura, come maggiormente ne sono i motivi. Cicerone [Somnium +Scipionis, 3, (11) (in De Republica, VI), curato dal Pasdera. +Torino. 1890], c’informa che l’ambasceria di Scipione in +Egitto, Siria, Asia e Grecia, fu posteriore alla sua censura (a. +142), e che l’anno stesso, in cui egli, ancora in missione all’estero, +veniva nominato console per la seconda volta (a. 135). +Ma negli <i>Academica priora</i> (II, 25), Cicerone torna ad accennare +ad un’antonomastica ambasceria di Scipione, che questi +ebbe a compiere prima della sua censura e che gli storici, per +il fatto di non conoscere altre sue ambascerie, hanno identificato +con la precedente. Come se ciò non bastasse, Cicerone +medesimo nel De Rep. [3, 35, 40, (Cfr. Cic. Opera. P<sup>e</sup>. IV, 2 ed. +Klotz. Lipsiae. 1874)], le cui scene s’immaginano avvenute nel +129 (Cfr. Teuffel — Geschichte der Röm. Litteratur, I, 341, ed. +Schwabe. 1890), fa menzione di un viaggio <i>recentissimo</i> di Scipione, +compiuto insieme con Spurio Memmio, il quale da Giustino +(XXXVIII, 8) ci risulta come uno dei membri dell’ambasceria recatasi +in Egitto; e, quasi ad accrescere l’incertezza, Val. Massimo +(IV, 3, 13) riferisce l’avvenimento come posteriore al secondo consolato +(134) e al secondo trionfo di Scipione, cioè al 133 (Cfr. +Lange — Römische Alterthümer, II, 331, e Mommsen — Op. cit. II, +19). D’altro canto Plutarco (Apophthegmata, p. 200, in Op. mor. +V. 2. Parisiis. Didot. 1841) ci dà notizia di parecchie missioni diplomatiche +di Scipione, di cui egli colloca questa in Egitto, che +sarebbe la terza, come posteriore alla gestione della censura, il +che noi, connettendo con la citazione del <i>Somnium Scipionis</i>, l’unico +passo, in cui, da fonte contemporanea, ci si ricordi una vera +e propria ambasceria in Egitto, ricaviamo nuovamente la data del +135, l’unica che ci sembra attendibile. +</p> + +<p> +Valerio Massimo, al solito, preoccupato dei suoi intenti apologetici +non ha dovuto badare alla cronologia. Cicerone negli <i>Academica</i> +avrà errato per trascuraggine o accennato a qualche altra +ambasceria, così come l’altro passo del De Rep. (3, 35), che è del +resto dubbio se faccia al caso nostro, deve intendersi riferito a +una data, non già immediatamente, ma solo da recente trascorsa. +Sulla questione della cronologia e delle ambascerie di Scipione +Cfr. Bendinelli — P. Cornelii Scipionis Aemiliani Africani minoris +Vita, p. 71-2. Florentiis. 1549; Id. — Locorum historicum adnotatio: +loc. XV, XVI, XVII [in Gruterus — Thesaurus criticus. II, 352-3. +Francoforte. 1604]; Simson — Chronicon catholicum, a. m. 3875. 1651. +Mai — Cicerone, De rep. quae supersunt, p. 266, 1 e p. 317, n. a. +Romae. 1822; Gerlach — Historische Studien, I, Der Tod des P. C. +Scipio Aemilianus, p. 220. 1841. Lange — Op. cit. II, 329. Pasdera. +Il sogno di Scipione, App. I, p. 30. Bandelin — Op. cit. 31-3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note296"> +<p><span class="label"><a href="#tag296">296</a>.  </span>Iust. XXXVIII, 8. Schneiderwirth — Op. cit. 30-1. Lumbroso — L’Egitto +al tempo dei Greci e dei Romani 82-3. Roma. 1882.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note297"> +<p><span class="label"><a href="#tag297">297</a>.  </span>Posidonius Apamensis (in Fragm. hist. graec. ed Muller +p. 255 e in Atheneo — Deipnosophistae. XII, 73. ed Meineke. Lipsia. +1858-9). Plutarco — Apophtegmata p. 200. Episodio degno di essere +rammentato per la sua strana originalità è questo che Evergete, di +cui gli storici greci ci tratteggiano i più nauseanti ritratti fisici e +morali, aveva chiesto la mano della futura madre dei Gracchi, la +quale, naturalmente, avea rifiutato (Plut. Tiberius Gracchus. I, 3).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note298"> +<p><span class="label"><a href="#tag298">298</a>.  </span>Iust., Athen., Plut., Diod. l. c. Cfr. Lumbroso l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note299"> +<p><span class="label"><a href="#tag299">299</a>.  </span>Non faccio, al pari dello Schneiderwirth (Op. cit. p. 30-1), +rimprovero alcuno ai Romani per la loro indifferenza verso la scandalosa +condotta, privata e pubblica, di Evergete, per la semplicissima +ragione che codesto tratto della biografia del medesimo +è probabilmente un’invenzione o un’ingenuità delle fonti (Cfr. +Mahaffy — History etc. 186-7; 203-4).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note300"> +<p><span class="label"><a href="#tag300">300</a>.  </span>Mahaffy — Op. cit. p. 206. Strack — Die Ptolomäer, p. 185, 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note301"> +<p><span class="label"><a href="#tag301">301</a>.  </span>Strack — Op. cit. 51.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note302"> +<p><span class="label"><a href="#tag302">302</a>.  </span>Iust. XXXIX, 5, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note303"> +<p><span class="label"><a href="#tag303">303</a>.  </span>Iust. l. c. Eutr. VI, 11, 3. Historia miscella [in Muratori. +Rer. it. scriptores (col 39 B.). Mediolani. 1723]. Liv. Per. 70. Obsequens — Liber +Prodigiorum. CVIII. Lemaire. Parisiis. 1823. Cassiodoro — Chronicon +(in Op. I, 358. Venetiis. 1729). Ammiano Marcellino — Rerum +gestarum quae supersunt, XXII, 16. Lipsiae. 1753. +Sextus Rufus. — Breviarium rer. gest. etc. p. 285 (in Hist. rom. Epitomae. +Amsterdam. 1630). Tacito — Ann. XIV, 18, 10. ed Iacob. +1877.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note304"> +<p><span class="label"><a href="#tag304">304</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. III, 75. Ihne — Op. cit. VI, 155. Drumann — G. +R. II, p. 52 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note305"> +<p><span class="label"><a href="#tag305">305</a>.  </span>In Roncalius — Vetustiora latinorum scriptorum chronica, +col. 391.1787.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note306"> +<p><span class="label"><a href="#tag306">306</a>.  </span>Eutropio avrà confuso il lascito della Cirenaica con l’altro +posteriore della Libia (Sex. Ruf. l. c.), che avverrà appunto nell’anno +4º dell’Olimpiade 178, (cfr. Roncalius — Op. cit. 398), +(= 65 a. C.).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note307"> +<p><span class="label"><a href="#tag307">307</a>.  </span>Su questa doppia questione cfr. Scaligero — Animadversiones +in chronologica Eusebii, p. 151 e 154. Cfr. p. 126, nº +MDCLXXXVIII. Amsterdam. 1638.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note308"> +<p><span class="label"><a href="#tag308">308</a>.  </span>Cfr. Cap. IV, § 1, n<sup>e</sup>, del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note309"> +<p><span class="label"><a href="#tag309">309</a>.  </span>Kiepert — Lehrbuch, p. 211-12 e 212, n. 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note310"> +<p><span class="label"><a href="#tag310">310</a>.  </span>I medesimi però contraddicono a Giustino nel non riferire +codesto lascito ad Apione, che ritengono invece testatore della Libia. +La cronaca eusebio-ieroniana concorda però con Giustino e +nessuna delle opinioni contradditorie di così tardi scrittori può +avere un valore decisivo.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note311"> +<p><span class="label"><a href="#tag311">311</a>.  </span>Marquardt — L’organisation de l’empire romain, I, 428-9. +1889-92.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note312"> +<p><span class="label"><a href="#tag312">312</a>.  </span>Kiepert. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note313"> +<p><span class="label"><a href="#tag313">313</a>.  </span>Liv. Per. 70. Cfr. Rossberg — Quaestiones de rebus Cyrenarum +provinciae romanae. p. 16. 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note314"> +<p><span class="label"><a href="#tag314">314</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 41-9. Ihne — Op. cit. III, 265-6. Holm — Griechische +Geschichte. IV, 517. 1896.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note315"> +<p><span class="label"><a href="#tag315">315</a>.  </span>Cfr. Barbagallo — <i>Il senatus consultum-ultimum</i>, pp. 16-27.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note316"> +<p><span class="label"><a href="#tag316">316</a>.  </span>Il Marquardt (Op. cit. II, 432) ritiene che pel momento il +governo romano abbia preso possesso dei domini regii, levando +un’imposta sui principali prodotti della regione. Ma tale opinione +non sembra affatto provata dalle fonti, cui il medesimo esplicitamente +si riferisce.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note317"> +<p><span class="label"><a href="#tag317">317</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 265-8. Ihne — R. G. V, 311-21. Holm — G. +G. IV, 689-98. Cfr. Meyer — Geschichte des Konigreichs Pontos, +p. 84-97 e 104 e segg. Leipzig. 1899.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note318"> +<p><span class="label"><a href="#tag318">318</a>.  </span>App. Mithr. 33. Plut. Luc. II, 3 e segg. Cfr. Cic. — Acad. pr. +II, 4. Lemaire. 1828. De vir. ill. 74.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note319"> +<p><span class="label"><a href="#tag319">319</a>.  </span>Cfr. App. Mithr. 22 e Strack — Op. cit. p. 207.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note320"> +<p><span class="label"><a href="#tag320">320</a>.  </span>App. Mithr. 23. Fl. Ios. A. I. XIV, 7, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note321"> +<p><span class="label"><a href="#tag321">321</a>.  </span>Porphyrius (in Müller — Op. cit. p. 722).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note322"> +<p><span class="label"><a href="#tag322">322</a>.  </span>Circa la data erra lo Strack (Op. cit., 186). Il Drumann (G. +R. II, 494, n. 78 e p. 42) riporta a ragione i fatti succitati all’81 +a. C., come quelli, che, secondo App. (B. C. I, 103 e 104), sono +anteriori al consolato di Silla con Q. Metello Pio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note323"> +<p><span class="label"><a href="#tag323">323</a>.  </span>Cic. de leg. agr. I, 1, 1 e II, 16, 41. È ormai ammesso dagli +storici più recenti che il testatore o pseudo-testatore sia stata +appunto Tolomeo Alessandro IIº, (Cfr. Strack — Op. cit., p. 64. +Mahaffy — Op. cit., p. 224. Guiraud — Op. cit., p. 30 e segg.). Tuttavia +è bene riepilogare le ragioni che ci sospingono ad escludere +le altre ipotesi avanzate. Cicerone (De lege agr. I, 1, 1 e II, 1, 16, +41) ci parla del testamento di un Tolomeo Alessandro, col quale +questi avrebbe lasciato erede del suo regno il senato ed il popolo +romano. Se non che di Tolomei Alessandri ne conosciamo due, +uno, morto all’88 (Strack — Op. cit. 186), e uno all’81. L’opinione, +che riferisce al primo il succitato testamento, trova un appoggio +nella IIª delle orazioni succitate, (XV, 38), ove, riepilogando uno +dei comma della legge agraria del 59 di P. Servilio Rullo, Cicerone +informa che essa prescriveva la vendita di tutti i beni demaniali, +passati al popolo romano sotto o dopo il consolato di Silla e Q. +Pompeo, che cade per l’appunto nell’anno 88 a. C., e, tra questi, +egli ricorda l’Egitto (II, 16, 41). Se non che la clausola «<i>aut +postea</i>», che segue immediatamente la succitata designazione cronologica, +vi scema qualsiasi determinatezza, sì che il riferire il testamento +ad Alessandro Iº rimane un’ipotesi infondata, tanto più +quando si considera che a questo non occorsero mai relazioni con +Roma (Schneiderwirth — Op. cit. 37, n. 29). Il Mommsen à quindi +pensato ad Alessandro IIº, (Histoire romaine, V, 27, n. 1, trad. +par E. de Guerle. Bruxelles. 1867.), ritenendone argomento decisivo +il fatto che la discendenza legittima dei Lagidi si estingueva +solo con Alessandro IIº, senza la quale condizione il dritto pubblico, +in vigore presso gli stati clienti di Roma, non autorizzava +il reggente a disporre del proprio dominio. L’argomento non è +certo decisivo; ma tali a me sembrano invece le seguenti inavvertite +parole del primo paragrafo della prima orazione <i>de lege +agraria</i>: «post eosdem consules [C. Silla e Q. Pompeo (a. 88 +a. C.)] regis Alexandri testamento regnum illud [int. l’Egitto] +populi romani esse factum», dalla quale può rilevarsi come il +testamento di Alessandro cada in un’età posteriore alla morte +del primo Alessandro (a. 88). Non aggiungo parola per negare +l’esistenza di un preteso Alessandro IIIº, [Pétau — Doctrina temporum, +X, 48. Lutetiae-Parisiorum. 1707. Förster — Coment. acad. +Gotting. ad a. 1780. part. phil. p. 136. Mai — Scholia bobbiensia +ad nonnullas M. T. Cic. orationes cum integris annotationibus, +p. 351 (in Orelli — Cic. Op. V, 2. p. 351, Turici. 1833)], che, rigettata +dagli storici più recenti, ad altro non si riduce se non ad +una vana ipotesi creativa.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note324"> +<p><span class="label"><a href="#tag324">324</a>.  </span>De leg. agr. II, 16, 41-2. De rege alexandrino p. 149-50 [in +M. T. Cicerone — Op. (Fragmenta), V<sup>e</sup> XVIII, ed. Lemaire. Parigi. +1831].</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note325"> +<p><span class="label"><a href="#tag325">325</a>.  </span>Cic. De leg. agr. II, 16, 42.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note326"> +<p><span class="label"><a href="#tag326">326</a>.  </span>Guiraud — Op. cit. 39.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note327"> +<p><span class="label"><a href="#tag327">327</a>.  </span>Willems — Le sénat de la république romaine, II, 570 e segg. +Paris. 1885.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note328"> +<p><span class="label"><a href="#tag328">328</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. V, 110 ed. cit.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note329"> +<p><span class="label"><a href="#tag329">329</a>.  </span>Mommsen — Hist. rom. VI, 144.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note330"> +<p><span class="label"><a href="#tag330">330</a>.  </span>Id. V, 146-8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note331"> +<p><span class="label"><a href="#tag331">331</a>.  </span>Tale cronologia è definita dal viaggio di uno dei medesimi +a Verre, propretore in Sicilia, (Cic. In Verrem. IV, 27, 61 e segg. +Löscher, Torino 1877), dopo circa due anni di soggiorno a Roma +(Ibid. IV, 30, 67). Poichè la propretura di Verre in Sicilia durò dal +73 al 71, (Op. cit. p. 10; Ciceros — Rede gegen C. Verres. Buch. +IV, «De Signis» erklärt. von K. Hachtmann, p. 35. Gotha +1889. Klein — Die Verwaltungsbeamter der Provinzen der römischen +Reichs I, 1, 73-4. Bonn. 1878), la venuta a Roma dei figli di +Selene deve datare, al più tardi, dal 72.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note332"> +<p><span class="label"><a href="#tag332">332</a>.  </span>Mommsen — Hist. rom. V, 33-4. Ihne — R. G. VI, 14-42.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note333"> +<p><span class="label"><a href="#tag333">333</a>.  </span>Mommsen — Hist. rom. V, 61 e segg. Ihne. R. G. VI, 56, 100.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note334"> +<p><span class="label"><a href="#tag334">334</a>.  </span>Mommsen — Hist. rom. V, 91 e segg. Ihne. R. G. VI. 43-55.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note335"> +<p><span class="label"><a href="#tag335">335</a>.  </span>Starck. l. c. e n. 39, 40 e 41. Cfr. Letronne — Recueil etc. +II, 20 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note336"> +<p><span class="label"><a href="#tag336">336</a>.  </span>Strack — Op. cit. 186 e Mahaffy — The history etc. 223-4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note337"> +<p><span class="label"><a href="#tag337">337</a>.  </span>II, 31, 76.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note338"> +<p><span class="label"><a href="#tag338">338</a>.  </span>Cic. — In Verr. Introd. XV. Torino. Löscher 1877 e «Rede +gegen C. Verres», p. 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note339"> +<p><span class="label"><a href="#tag339">339</a>.  </span>Cfr. Guiraud — Op. cit. 36 e 37.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note340"> +<p><span class="label"><a href="#tag340">340</a>.  </span>Plut. — Crass. XIII, 1-3. La censura di Crasso deve argomentarsi +del 65 a. C. (Cfr. Drumann — R. G. IV 85).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note341"> +<p><span class="label"><a href="#tag341">341</a>.  </span>Guiraud — Op. cit. 37.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note342"> +<p><span class="label"><a href="#tag342">342</a>.  </span>Dione — Hist. rom. XXXVII, 8 e segg. ed. Gros et Boissée.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note343"> +<p><span class="label"><a href="#tag343">343</a>.  </span>Svet. — Caes. XI. Cic. De leg. agr. I, 1, 1. Svetonio ci dice +che Cesare pigliò occasione dal fatto che gli Alessandrini avevano +<i>cacciato</i> il loro re, <i>alleato</i> di Roma. È ben difficile ammettere che +qui si intenda parlare di Tolomeo Alessandro IIº, ucciso, più che +scacciato, circa venti anni prima. D’altro canto, noi non conosciamo +in quel tempo nessuna ribellione alessandrina, nè re alcuno +<i>alleato</i> del popolo romano, quale non era infatti Aulete. Probabilissimamente +Svetonio avrà confusogli avvenimenti di quest’anno +con quelli del 56, che narreremo fra breve.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note344"> +<p><span class="label"><a href="#tag344">344</a>.  </span>App. — Mithr. 92. Cfr. Drumann — G. R. IV, 392 e segg. e +Mommsen — St. rom. II, 42 e segg. trad. it. del Sandrini.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note345"> +<p><span class="label"><a href="#tag345">345</a>.  </span>Strabo — XIV, 669.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note346"> +<p><span class="label"><a href="#tag346">346</a>.  </span>App. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note347"> +<p><span class="label"><a href="#tag347">347</a>.  </span>Dio — XXXV, 17; XXXVIII, 30.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note348"> +<p><span class="label"><a href="#tag348">348</a>.  </span>Cic. — De har. resp. XX.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note349"> +<p><span class="label"><a href="#tag349">349</a>.  </span>Dio — XXXVIII, 30.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note350"> +<p><span class="label"><a href="#tag350">350</a>.  </span>Strabo — XIV, 684.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note351"> +<p><span class="label"><a href="#tag351">351</a>.  </span>App. Mithr. 94.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note352"> +<p><span class="label"><a href="#tag352">352</a>.  </span>Floro. III, 6, 9. App. Mithr. 95.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note353"> +<p><span class="label"><a href="#tag353">353</a>.  </span>In quella lunga lettera ad Arsace, re dei Parti, che Sallustio +riferisce come vergata da Mitridate alla vigilia della sua finale +catastrofe, il re del Ponto, enumerate le rovine d’imperi e di +monarchie, di cui erano stati autori i Romani, concludeva con l’eccettuare +il re d’Egitto «<i>praetio in dies bellum prolatans</i>» (Sall. +Hist. fragm. p. 410-11, ed. Lemaire. Parisiis. 1801). Quest’interessata +neutralità Mitridate avea cercato per ben due volte di scuotere e +finalmente, sebbene troppo tardi, vi era riescito.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note354"> +<p><span class="label"><a href="#tag354">354</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 254.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note355"> +<p><span class="label"><a href="#tag355">355</a>.  </span>Mommsen — Op. cit., 244-80.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note356"> +<p><span class="label"><a href="#tag356">356</a>.  </span>Mommsen — Op. cit. II, 52-110.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note357"> +<p><span class="label"><a href="#tag357">357</a>.  </span>App. Mithr. 111. Cfr. Letronne — Recueil etc. II, 74 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note358"> +<p><span class="label"><a href="#tag358">358</a>.  </span>App. l. c. Mommsen — Hist. rom. V, 147.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note359"> +<p><span class="label"><a href="#tag359">359</a>.  </span>Chronica eus. (in Roncalius — Vetustiora chron. etc. p. 398). +Sext. Ruf. — Breviarium p. 385. Amm. Marc. Rer. gest. XXII, 16.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note360"> +<p><span class="label"><a href="#tag360">360</a>.  </span>Lo Scaligero, [Animadversiones chronologicae in Eus. 150-1 +(Cfr. p. 126, nº 1688). Amsterdam, 1658], crede si tratti di due +Tolomei <i>Apioni</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note361"> +<p><span class="label"><a href="#tag361">361</a>.  </span>The history etc. p. 208.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note362"> +<p><span class="label"><a href="#tag362">362</a>.  </span>Guiraud — Op. cit, 27-9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note363"> +<p><span class="label"><a href="#tag363">363</a>.  </span>L’organisation de l’empire romain. II, 431, n. 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note364"> +<p><span class="label"><a href="#tag364">364</a>.  </span>Marquardt — Op. cit. II, 430 e 430 e n. 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note365"> +<p><span class="label"><a href="#tag365">365</a>.  </span>Marquardt — Op. cit. 431, n. 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note366"> +<p><span class="label"><a href="#tag366">366</a>.  </span>The history etc. 208.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note367"> +<p><span class="label"><a href="#tag367">367</a>.  </span>Cic. De leg. agr. I, 1, 1; II, 15, 38.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note368"> +<p><span class="label"><a href="#tag368">368</a>.  </span>De leg. agr. II, 16, 41-3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note369"> +<p><span class="label"><a href="#tag369">369</a>.  </span>Id. II, 7, 16.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note370"> +<p><span class="label"><a href="#tag370">370</a>.  </span>Id. II, 13, 32.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note371"> +<p><span class="label"><a href="#tag371">371</a>.  </span>I, 3, 9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note372"> +<p><span class="label"><a href="#tag372">372</a>.  </span>Id. I, 4, 10; II, 21, 56. Cfr. De Ruggiero — «Agrariae leges», +§ 53 (in «<i>Enciclopedia giuridica italiana</i>»).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note373"> +<p><span class="label"><a href="#tag373">373</a>.  </span>Sull’ostilità di Cicerone alle leggi agrarie, cfr. il recente e +splendido libro del Masè-Dari. — M. T. Cicerone etc., p. 260-86.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note374"> +<p><span class="label"><a href="#tag374">374</a>.  </span>H. n. Plin. XXXIII, 47, 9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note375"> +<p><span class="label"><a href="#tag375">375</a>.  </span>Flav. Ios. XIV, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note376"> +<p><span class="label"><a href="#tag376">376</a>.  </span>Appiano enumera fra le ragioni, che dovettero distogliere +Pompeo dall’impresa, l’avverso responso dell’oracolo. Ma è da ritenere +che egli abbia, equivocando, riferito a quest’anno quanto +accadrà di lì a poco nel 56 a. C.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note377"> +<p><span class="label"><a href="#tag377">377</a>.  </span>Drumann — G. R. III, 203 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note378"> +<p><span class="label"><a href="#tag378">378</a>.  </span>Schol. Bobb. in orat. Pro Sext. 202, ed. Orelli.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note379"> +<p><span class="label"><a href="#tag379">379</a>.  </span>Dio — XXXVIII, 2 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note380"> +<p><span class="label"><a href="#tag380">380</a>.  </span>Cic. Ad Att. II, 16.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note381"> +<p><span class="label"><a href="#tag381">381</a>.  </span>Caes. B. C. III, 107. Svet. Caes. LIV. Dio — XXXIX, 12. Cic. +Pro Rab. post. III; Pro Sext. XXVI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note382"> +<p><span class="label"><a href="#tag382">382</a>.  </span>Cfr. il cap. segg., § 7 del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note383"> +<p><span class="label"><a href="#tag383">383</a>.  </span>L’intera somma pattuita non fu però sborsata per intero. +Quando Cesare, al 49, si recherà in Egitto, sarà ancora creditore +di 700 sesterzi (Plut. Caes. XLVIII, 5).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note384"> +<p><span class="label"><a href="#tag384">384</a>.  </span>Caes. l. c. Cic. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note385"> +<p><span class="label"><a href="#tag385">385</a>.  </span>Cic. Ad. Att. II, 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note386"> +<p><span class="label"><a href="#tag386">386</a>.  </span>Ibid.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note387"> +<p><span class="label"><a href="#tag387">387</a>.  </span>Lange. R. A. I, p. 574 e segg. Barbagallo — Il <i>senatus-consultum +ultimum</i>, p. 119-20, 115 e segg. La censura non era gerita +se non da chi avesse trapassato tutta la serie delle magistrature +(Lange. R. A. I, 513), il che, in pratica, non riesciva possibile, +se non ai più cospicui degli ottimati.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note388"> +<p><span class="label"><a href="#tag388">388</a>.  </span>Lange — R. A. I, 691.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note389"> +<p><span class="label"><a href="#tag389">389</a>.  </span>Cic. Pro Sext. XXV, XXVI e Liebenam. — Zur Geschichte +und Organisation des romischen Vereinswesens, p. 24-5, 1890. +Gentile — Clodio e Cicerone p. 118-9. 1876.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note390"> +<p><span class="label"><a href="#tag390">390</a>.  </span>Barbagallo — Op. cit. 120-1. Cfr. Bouché-Leclerq. Les Pontifes +de l’ancienne Rome, pp. 327-8, 329-30, 331, 334-5. 1871. Cic. +De prov. cons. XIX; De har. resp. XXVII; Pro Sext. XXVI. Bélot — Hist. +des chevaliers romains. I, 88 e segg. 1866. Drumann. G. +R. II, 238.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note391"> +<p><span class="label"><a href="#tag391">391</a>.  </span>Pro Sext. XXV. Ascon — in Pison, IV (ed. Orelli). Drumann — G. +R. II, 238.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note392"> +<p><span class="label"><a href="#tag392">392</a>.  </span>Il lettore non si scandalizzi se ora o più innanzi, come sempre, +tratto con disinvoltura del buon Marco Tullio. Non ostante +le vecchie e le nuove, più o meno retoriche, indignazioni (Cfr. +Pasculli — I libri delle leggi di M. T. Cicerone, preceduti da un +saggio sulla critica del Mommsen. Trani. 1900), sta di fatto che +l’oratore romano non può, nelle sue qualità di uomo politico, essere +giudicato da puri letterati, ma da chi abbia anima e senso di uomo +politico. E tale prerogativa rende immortale l’opera ed i giudizi del +Mommsen, nè fulmini più o meno olimpici o <i>chauvenismes</i>, più o +meno patriottici, possono esercitarvi contro un valore decisivo. +Cfr. sul proposito il recentissimo volume del Masè-Dari, altre +volte citato.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note393"> +<p><span class="label"><a href="#tag393">393</a>.  </span>Cic. Pro Sext. XXVIII; De prov. cons. XIX e Pro Domo +sua, IX e XXV. Cfr. Plut. Cat. min. XL e Cic. XXXV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note394"> +<p><span class="label"><a href="#tag394">394</a>.  </span>Oltre alle monografie citate nella prefazione del pres. lav., +cfr. su questo cap. Drumann — G. R. II, 262-8 e V, 166. Engel — Kypros, +435-447.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note395"> +<p><span class="label"><a href="#tag395">395</a>.  </span>Cic. Pro Sext. XXVI. Erra quindi il Matscheg (Cesare e il +suo tempo, 5, n. 5 Firenze. 1874), nel fare del Tolomeo ciprio un +figlio <i>minore</i> di Tolomeo Aulete.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note396"> +<p><span class="label"><a href="#tag396">396</a>.  </span>La testimonianza di Ammiano Marcellino (XIV, 27), che lo +dice <i>foederatus ac socius</i>, è smentita dall’altra molto più autorevole +di Cicerone (Pro Sext. XXVI).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note397"> +<p><span class="label"><a href="#tag397">397</a>.  </span>Cfr. Ciccotti — Il processo di Verre, p. 23. Milano. 1895.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note398"> +<p><span class="label"><a href="#tag398">398</a>.  </span>Cic. l. c. Pro Domo sua. VIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note399"> +<p><span class="label"><a href="#tag399">399</a>.  </span>Cic. Pro Flacco, XIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note400"> +<p><span class="label"><a href="#tag400">400</a>.  </span>Cfr. Cap. VII, § 3º del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note401"> +<p><span class="label"><a href="#tag401">401</a>.  </span>Engel — Kypros, 40-71.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note402"> +<p><span class="label"><a href="#tag402">402</a>.  </span>Amm. Marc. XIV, 8 e 27.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note403"> +<p><span class="label"><a href="#tag403">403</a>.  </span>Velleius Paterculus — Quae extant. II, 38, 5-6; 45, 5. ed. +Lemaire. Parisiis. 1822. Florus — Epitone rer. rom. III, 9 ed. +Lemaire. 1827. App. B. C. II, 23.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note404"> +<p><span class="label"><a href="#tag404">404</a>.  </span>De viris illustribus, III, 80. Vell. Pat. II, 45, 5. Cfr. in ed. +cit., n. 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note405"> +<p><span class="label"><a href="#tag405">405</a>.  </span>Cic. Pro Sext. XXXII, XXVII. Liv. Ep. 104. Floro III, 9. +Schol. Bobbiensia in orat. Pro Sextio, p. 302. ed. Orelli.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note406"> +<p><span class="label"><a href="#tag406">406</a>.  </span>Plut. — Cat. min. XXXIV, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note407"> +<p><span class="label"><a href="#tag407">407</a>.  </span>Liv. Ep. 104. Vell. Pat. II, 38, 5-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note408"> +<p><span class="label"><a href="#tag408">408</a>.  </span>Val. Max. IV, 3, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note409"> +<p><span class="label"><a href="#tag409">409</a>.  </span>Plut. Cat. min. XXXV, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note410"> +<p><span class="label"><a href="#tag410">410</a>.  </span>Val. Max. IX, 4, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note411"> +<p><span class="label"><a href="#tag411">411</a>.  </span>Dione — XXXIX, 22. Vell. Pat. II, 45, 5. Plut. — Cat. min. +XXXVI, 1. Strabo — XIV, p. 684.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note412"> +<p><span class="label"><a href="#tag412">412</a>.  </span>Dio — l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note413"> +<p><span class="label"><a href="#tag413">413</a>.  </span>Vell. Pat. II, 45, 5. Floro III, 9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note414"> +<p><span class="label"><a href="#tag414">414</a>.  </span>Plut. — Cat. min. XLV, 2. Lucano — Pharsalia III, 64. ed. +Lemaire.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note415"> +<p><span class="label"><a href="#tag415">415</a>.  </span>Plut. — Cat. min. XXXVI, 1. Cfr. Cic. Pro Sext. XXXVI. +Questa cumulazione d’incarichi, conferiti per unica legge, era il +solo elemento della medesima giuridicamente passibile di nullità, +nè Cicerone si astenne dallo scagliarvene minaccia (Pro Domo, +XX); ma, pur troppo, l’incostituzionalità riguardava le forme e +non il contenuto, (Cfr. Drumann. II, 24 e 265, n. 38).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note416"> +<p><span class="label"><a href="#tag416">416</a>.  </span>Ciò gli fruttò le ire e i libelli di parecchi, di alcuno dei +quali, per comodità politica, si fece forte anche Cesare nella sua +sperduta «<i>Anticatoniana</i>,» (Cfr. Plut. Op. cit. XXXVI, 3 e +XXXVII, 1-4).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note417"> +<p><span class="label"><a href="#tag417">417</a>.  </span>Plut. — Op. cit., XXXVI, 1, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note418"> +<p><span class="label"><a href="#tag418">418</a>.  </span>Plut. Cat. min. XXXVIII, 1-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note419"> +<p><span class="label"><a href="#tag419">419</a>.  </span>Vell. Pat. l. c. Plut. Ib. XXXIX, 1. Val. Max. VIII, 15, 10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note420"> +<p><span class="label"><a href="#tag420">420</a>.  </span>Plut. Ib. XXXIX, 1-2. Dio XXXIX, 22.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note421"> +<p><span class="label"><a href="#tag421">421</a>.  </span>Plut. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note422"> +<p><span class="label"><a href="#tag422">422</a>.  </span>Cfr. Plut. Ib. XXXIX, 2 e XLII, 1, che ci segna sia i nomi dei +consoli, durante la cui carica avvenne il ritorno, sia quelli successivi, +e Dio (XXXIX, 22), la cui narrazione riguarda appunto +l’anno 56 a. C.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note423"> +<p><span class="label"><a href="#tag423">423</a>.  </span>Nel golfo Saronico, oggi Kenkri.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note424"> +<p><span class="label"><a href="#tag424">424</a>.  </span>Drumann — G. R. II, 534 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note425"> +<p><span class="label"><a href="#tag425">425</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 7. Cfr. Ad. Att. V, 21 e Marquardt — Op. +cit. II, 328.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note426"> +<p><span class="label"><a href="#tag426">426</a>.  </span>Cfr. Drumann — G. R. II, 222-5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note427"> +<p><span class="label"><a href="#tag427">427</a>.  </span>Plut. Cic. XXXIV. Cat. min. XL.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note428"> +<p><span class="label"><a href="#tag428">428</a>.  </span>Erra Plutarco, (Cat. min. XLIII, 1), includendovi l’Egitto, +tutt’altro che conquistato. Egli infatti, oltre a smentirsi da sè, +(Cfr. Pomp. LII e Caes. XXI), è contraddetto da Dione. XXXIX, +33. App. B. C. II, 118, Liv. Ep. 105. Circa il surriferito periodo +cfr. Matscheg — Op. cit. pp. 94-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note429"> +<p><span class="label"><a href="#tag429">429</a>.  </span>Plut. Cat. min. XLIV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note430"> +<p><span class="label"><a href="#tag430">430</a>.  </span>Cfr. Plut. Cat. min. XLV, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note431"> +<p><span class="label"><a href="#tag431">431</a>.  </span>Dio — XXXIX, 22 e Plut. Cat. min. XLV, 1. Dione ha il torto +di riferire tutti questi avvenimenti all’anno 56, cronologia che è +chiaramente smentita da Plutarco.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note432"> +<p><span class="label"><a href="#tag432">432</a>.  </span>Plut. Cat. min. XLV, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note433"> +<p><span class="label"><a href="#tag433">433</a>.  </span>Matscheg — Op. cit. p. 56.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note434"> +<p><span class="label"><a href="#tag434">434</a>.  </span>Gli eventi, che sono soggetto del pres. e dei successivi paragrafi, +accennati di volo — non se ne capisce il perchè — dagli studiosi +delle relazioni di Roma con l’Egitto, sono narrati con una +certa ampiezza dallo Champollion-Figeac (Op. cit. II, 299-317), +il quale però, in gran parte per colpa dell’intrico delle fonti, +riesce poco preciso. Cfr. piuttosto Drumann — Op. cit. II, 535 +e segg. Duolmi non aver potuto vedere la monografia dello Stocchi — A +Gabinio ed i suoi processi. Torino. Löscher. 1892.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note435"> +<p><span class="label"><a href="#tag435">435</a>.  </span>Cfr. Cic. Pro C. Rab. post. passim. Cicerone (Op. cit. II) e +Plutarco (Pomp. XLIX, 7), l’uno, a bella posta, l’altro, riferendo +da un storiografo anteriore, insinuano che il viaggio di Aulete fu +dovuto <i>unicamente</i> a brighe di Pompeo per aprirsi, con una spedizione +egizia, nuove vie di ricchezze e di onori. Ciò è smentito +dai contemporanei avvenimenti di Alessandria, ed è un’interpetrazione +creata solo quale arma politica, dopo l’esperimento delle +brighe dei Pompeiani. Del pari è da escludere tra le cause del +malcontento dei sudditi di Aulete, il rifiuto del medesimo a reclamare +Cipro ai Romani, in quanto che il prossimo incontro di +Aulete con Catone a Rodi, (Plut. Cat. min. XXXV), ci avvisa che +quell’isola apparteneva ancora al suo naturale possessore.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note436"> +<p><span class="label"><a href="#tag436">436</a>.  </span>Dio — XXXIX, 12 e Liv. Ep. 105.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note437"> +<p><span class="label"><a href="#tag437">437</a>.  </span>Plut. Cat. Min. XXXV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note438"> +<p><span class="label"><a href="#tag438">438</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note439"> +<p><span class="label"><a href="#tag439">439</a>.  </span>Porphyrius — p. 723. ed. cit.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note440"> +<p><span class="label"><a href="#tag440">440</a>.  </span>Dio — XXXIX, 13-14. Strabo — XVII, p. 796. Cfr. Cic. Pro +Coelio, X. (ed. Lemaire). De harusp. responsis. XVI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note441"> +<p><span class="label"><a href="#tag441">441</a>.  </span>Cic. Pro Coelio X.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note442"> +<p><span class="label"><a href="#tag442">442</a>.  </span>Dio — XXXIX, 14.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note443"> +<p><span class="label"><a href="#tag443">443</a>.  </span>Ibid.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note444"> +<p><span class="label"><a href="#tag444">444</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note445"> +<p><span class="label"><a href="#tag445">445</a>.  </span>Cic. Pro Coelio, X.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note446"> +<p><span class="label"><a href="#tag446">446</a>.  </span>La cosa non è matematicamente sicura, ma in tale sospetto +c’induce gravemente lo strano interessarsi di Celio, nell’anno della +morte di Aulete alle condizioni dell’Egitto e la sua febbrile richiesta +a Cicerone di consiglio sul <i>da fare</i>, (Ad Fam. VIII, 4). +Come è noto, nessuno dei creditori aveva più potuto riscuotere la +minima delle somme sborsate (Cic. Ad Fam. VII, 17).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note447"> +<p><span class="label"><a href="#tag447">447</a>.  </span>Drumann — G. R. II, 376-80. Cfr. Cic. Ad. Q. fr. II, 13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note448"> +<p><span class="label"><a href="#tag448">448</a>.  </span>Quinctilianus — Instit. orat. XI, 1, 51 ed. Lemaire 1820-5. +Svet. Clar. rhet. II. ed. Lemaire. 1828.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note449"> +<p><span class="label"><a href="#tag449">449</a>.  </span>Cic. Pro Coelio — X e XXI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note450"> +<p><span class="label"><a href="#tag450">450</a>.  </span>Cic. Pro Coelio, X.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note451"> +<p><span class="label"><a href="#tag451">451</a>.  </span>Ibid.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note452"> +<p><span class="label"><a href="#tag452">452</a>.  </span>Ciò si rileva dal fatto che Celio continuò a rimanere a Roma +(Cfr. Cic. Ad Q. fr. II, 13), il che sarebbe stato vietato dall’applicazione +della condanna prescritta dalla legge Plauzia (Cfr. +Rein — Das Criminalrecht der Römer 740-1884.), sotto il cui +impero venne espletato il dibattimento.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note453"> +<p><span class="label"><a href="#tag453">453</a>.  </span>Cic. Ad Fam. V, 12. Sul processo di Celio cfr. anche Rhein. +Mus. II, 4, p. 598.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note454"> +<p><span class="label"><a href="#tag454">454</a>.  </span>Dell’assenza di Aulete durante il 56, oltre a Cicerone (Ad. +Fam. I, 1), ce ne avverte implicitamente Dione Cassio (XXXIX, 16).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note455"> +<p><span class="label"><a href="#tag455">455</a>.  </span>La connivenza di Pompeo con Aulete è provata altresì dal +fatto che questi aveva esibito una propria villa al principe egiziano, +quale luogo di ritrovo coi creditori. (Cfr. Cic. — Pro C. +Rab. Post. III).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note456"> +<p><span class="label"><a href="#tag456">456</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 1, 1 e segg. I, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note457"> +<p><span class="label"><a href="#tag457">457</a>.  </span>Dio — l. c. 15 e 16 Cic. — l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note458"> +<p><span class="label"><a href="#tag458">458</a>.  </span>Cfr. Cic. — Ad Fam. I, 2, n. 22 ed. Lemaire. 1827.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note459"> +<p><span class="label"><a href="#tag459">459</a>.  </span>Cic. l. c.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note460"> +<p><span class="label"><a href="#tag460">460</a>.  </span>Cfr. Cic. — Opere con trad. e n<sup>e</sup> I, col. 1056. Venezia. 1848.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note461"> +<p><span class="label"><a href="#tag461">461</a>.  </span>«<i>ante se oportere discessionem facere</i>» (Cic. Ad Fam. I, 2). +La frase è oscura, nè l’interpretazione, che io con altri ho esibito, +è del tutto soddisfacente, dappoichè i tribuni avevano già da molto +tempo il diritto di presenziare le sedute senatorie (Willems — Le +sénat de la rép. rom. II, 162 e 202-3). Peggiore però sembrami +quella del Gronovius: «<i>se debere prius sententias rogare</i>», (Cfr. Cic. — Op. +Lettere. II, p. 117, n. 6 ed. Bentivoglio, Napoli. 1829), +che confonde il «<i>rogare sententias</i>» col «<i>discessionem facere</i>», e +urta due volte contro la grammatica.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note462"> +<p><span class="label"><a href="#tag462">462</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 2 e I, 4. Ad Quint. fr. II, 2. Cfr. Dio — XXXIX, +15. In questa giornata Cicerone ebbe forse a recitare l’orazione +«<i>de rege alexandrino</i>», di cui noi possediamo soltanto +brevi e slegati frammenti, i quali a nessun critico possono permettere +la sicurezza dello Schmid (Op. cit. 11) nel riferirli all’anno +della censura di Crasso (65 a. C.), che gli Scholia Bobbiensia +ricordano solo come un’età già trapassata [«<i>tentaverat Crassus</i>». +(Cfr. Ciceronis — Op. Vº, P<sup>e</sup> IIª, p. 350 ed. Orelli)]. Nè più +valida parmi l’argomentazione, che il Bandelin vuol trarre dal +silenzio di Cicerone, il quale, per contro, nelle sue lettere accenna +a parecchi suoi discorsi <i>pro rege alexandrino</i>, tenuti in quei giorni, +o dal fatto, che allora si discuteva su <i>chi</i> doveva ricondurre +il re, non <i>sulla restituzione</i> del re, la quale, era in ballo tanto +quanto la questione precedente.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note463"> +<p><span class="label"><a href="#tag463">463</a>.  </span>Drumann — G. R. V, 203 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note464"> +<p><span class="label"><a href="#tag464">464</a>.  </span>Ibid. II, 109 e segg. Plutarco, a torto, ce lo ha tramandato +come un Canidio.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note465"> +<p><span class="label"><a href="#tag465">465</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note466"> +<p><span class="label"><a href="#tag466">466</a>.  </span>Ibid. 5 e Ad Q. fr. II, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note467"> +<p><span class="label"><a href="#tag467">467</a>.  </span>Dio — XXXIX, 16. Cfr. Plutarco — Pomp. XLIX, 6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note468"> +<p><span class="label"><a href="#tag468">468</a>.  </span>Timagenes Alexandrinus — Fragm., (in Müller — Fragm. hist. +graec. p. 222), e Plut. Pomp. XLIX, 5-6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note469"> +<p><span class="label"><a href="#tag469">469</a>.  </span>Circa i sentimenti di C. Catone contro Lentulo, cfr. Fenestella +(in Nonio Marcell. — De vera sign. serm. p. 385. Lipsia. 1826).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note470"> +<p><span class="label"><a href="#tag470">470</a>.  </span>Ad Q. fr. II, 3 e Ad Fam. I, 5.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note471"> +<p><span class="label"><a href="#tag471">471</a>.  </span>Dio — XXXIX, 16 e Plut. Pomp. XLIX, 5-7. Cfr. Dio — XXXIX, +9. Cic. Ad. Att. IV, 1. Pro Domo VII; X. App. B. C. +II, 18.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note472"> +<p><span class="label"><a href="#tag472">472</a>.  </span>Ad Q. fr. II, 6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note473"> +<p><span class="label"><a href="#tag473">473</a>.  </span>Cic. Ad Fam. I, 7, 2-6. È eloquente nei rispetti del carattere +di Cicerone, il contrasto fra tali consigli e le accuse lanciate +nello stesso anno contro Gabinio, (cfr. In Pis. XXI), colpevole +di avere eseguito il piano, che l’oratore consigliava al suo +amico della Cilicia.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note474"> +<p><span class="label"><a href="#tag474">474</a>.  </span>App. Syr. 51. Diodoro — Bibliothecae historicae quae supersunt. +XXXIX, 56 ed. Kiessling, e Prou. Parigi. Circa la nuova +fase della questione egizia, cfr. Drumann — G. R. III, 49-59.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note475"> +<p><span class="label"><a href="#tag475">475</a>.  </span>Plut. Anton. III, 1. Cic. Phil. II, 19, 48.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note476"> +<p><span class="label"><a href="#tag476">476</a>.  </span>Cic. Pro Rab. Post. XI. Schol. Bobb. p. 271 e 356-7. (in +Ciceronis — Opera ed. Orelli. Vª, P<sup>e</sup> IIª).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note477"> +<p><span class="label"><a href="#tag477">477</a>.  </span>Pro Domo sua, IX e XXI. Pro Rab. Post. VIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note478"> +<p><span class="label"><a href="#tag478">478</a>.  </span>Dio — l. c. Cfr. Cic. Ad Att. IV, 10.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note479"> +<p><span class="label"><a href="#tag479">479</a>.  </span>Flav. Ios. A. I. I, VI, 2 e De bello Iud. I, 8, 7.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note480"> +<p><span class="label"><a href="#tag480">480</a>.  </span>Cfr. Val. Max. LIX, 1, 6.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note481"> +<p><span class="label"><a href="#tag481">481</a>.  </span>Cfr. anche Liv. Ep. 105.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note482"> +<p><span class="label"><a href="#tag482">482</a>.  </span>Porphyrius — p. 723, ed. cit.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note483"> +<p><span class="label"><a href="#tag483">483</a>.  </span>Caes. B. C. III, 4 e 110, ed. Lemaire. Parisiis. 1820.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note484"> +<p><span class="label"><a href="#tag484">484</a>.  </span>Ad Att. IV, 10, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note485"> +<p><span class="label"><a href="#tag485">485</a>.  </span>Cic. Ad Q. fr. II, 13; III, 2; In Pis. XXI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note486"> +<p><span class="label"><a href="#tag486">486</a>.  </span>Dio — XXXIX, 56-9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note487"> +<p><span class="label"><a href="#tag487">487</a>.  </span>Cic. Ad Q. fr. III, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note488"> +<p><span class="label"><a href="#tag488">488</a>.  </span>Sulla portata dell’accusa <i>de repetundis</i>, cfr. Rein — Op. cit. +p. 604-5 e 343-6. La contemporanea accusa <i>de ambitu</i> (Cic. Ad +Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 3) non può di certo, per la sua natura, +riferirsi alla spedizione di Gabinio in Egitto. Piuttosto è da +considerarsi come uno dei contemporanei mezzi di demolizione, +praticato, per vendetta, dagli avversari.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note489"> +<p><span class="label"><a href="#tag489">489</a>.  </span>Dio — l. c. 59-61.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note490"> +<p><span class="label"><a href="#tag490">490</a>.  </span>Dio — l. c. 62. Cic. Ad Qu. fr. III, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note491"> +<p><span class="label"><a href="#tag491">491</a>.  </span>Cic. Ad Q. fr. III, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note492"> +<p><span class="label"><a href="#tag492">492</a>.  </span>Dio — l. c. 62.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note493"> +<p><span class="label"><a href="#tag493">493</a>.  </span>Cfr. Rein — Op. cit. p. 563-4. Drumann — G. R. II, 52, 2; +III, 54 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note494"> +<p><span class="label"><a href="#tag494">494</a>.  </span>Cfr. invece Cic. Ad. Qu. fr. III, 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note495"> +<p><span class="label"><a href="#tag495">495</a>.  </span>Dio — XXXIX, 63.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note496"> +<p><span class="label"><a href="#tag496">496</a>.  </span>Cic. Ad Att. IV, 16 e Dio — l. c., 62.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note497"> +<p><span class="label"><a href="#tag497">497</a>.  </span>Cic. Ad Q. fr. III, 4.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note498"> +<p><span class="label"><a href="#tag498">498</a>.  </span>Id. Ad Att. IV, 16; Ad Q. fr. III, 4. Cfr. Ad Q. fr. III, 7, 9.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note499"> +<p><span class="label"><a href="#tag499">499</a>.  </span>Circa la cronologia del processo, cfr. quella dell’immediatamente +posteriore epistola ciceroniana Ad Q. fr. III, 4 (in Cic. — Scripta +quae manserunt. Ep. ad Q. fr. l. c. ed. Klotz e Wesenberg. +Lipsiae. 1873). Il §º dell’anteriore ep. ad Att. (VI, 16), che +parla dell’assoluzione di Gabinio, è frammento di una lettera posteriore +alla precedente.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note500"> +<p><span class="label"><a href="#tag500">500</a>.  </span>Dio — XXXIX, 62.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note501"> +<p><span class="label"><a href="#tag501">501</a>.  </span>Ibid., 63.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note502"> +<p><span class="label"><a href="#tag502">502</a>.  </span>Cic. Ad Q. fr. III, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note503"> +<p><span class="label"><a href="#tag503">503</a>.  </span>Cic. Pro Rab. post. XII, 31. Val. Max. — IV, 2, 4. Quint. +Instit. orat., XI, 1, 73. (Cfr. Cic. Ad Q. fr. III, 5; III, 9; II, 1, +e Drumann — G. R. VI, 70-1). Circa la sua orazione <i>pro Gabinio</i>, +cfr. Cic. — Varia (ed. Lemaire, p. 185).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note504"> +<p><span class="label"><a href="#tag504">504</a>.  </span>Trattavasi, fra l’altro, dell’estorsione di 4000 sesterzi dalla +provincia, che Gabinio aveva adoperato per la spedizione egizia. +(Dio — XXXIX, 55).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note505"> +<p><span class="label"><a href="#tag505">505</a>.  </span>Dio — XLVI, 8.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note506"> +<p><span class="label"><a href="#tag506">506</a>.  </span>Sui pericoli, possibili a provenire dalla capacità personale +di Archelao, cfr. Drumann — G. R. III, 50 — 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note507"> +<p><span class="label"><a href="#tag507">507</a>.  </span>Cic. Pro Rab. post. VIII e XIV.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note508"> +<p><span class="label"><a href="#tag508">508</a>.  </span>Dio — XXXIX, 64. Schol. Bobb. Pro Archia, p. 336 (ed. Orelli). +App. (Syr. 51) lo dice erroneamente esiliato dal senato, +cui elargisce un’indebita competenza, mentre nei B. C. II, 24 lo +fa esiliare nel 52 a. C. Sulla pena dell’esilio nei reati <i>de repetundis</i>, +cfr. Rein — Op. cit. 630.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note509"> +<p><span class="label"><a href="#tag509">509</a>.  </span>Sallustio — Bellum Iugurtinum. XXXV, 10. Löscher. 1900.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note510"> +<p><span class="label"><a href="#tag510">510</a>.  </span>Ciccotti — Il processo di Verre, p. 13.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note511"> +<p><span class="label"><a href="#tag511">511</a>.  </span>Cfr. Dézobry — Rome au siècle d’Auguste, I, p. 261 e segg., +270 e segg. Paris. 1835.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note512"> +<p><span class="label"><a href="#tag512">512</a>.  </span>Ibid. 19 «Lugent omnes provinciae», scriveva una volta, +in cui gli tornava comodo, Cicerone, (In Verr. II, 3, 89) «queruntur +omnes liberi populi, regni denique jam omnia de nostris +cupiditatibus et iniuriis expostulant: locus intra oceanum jam +nullus est neque tam longinquus, neque tam reconditus, quo +non per haec tempora nostrorum hominum libido iniquitasque +pervaserit».</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note513"> +<p><span class="label"><a href="#tag513">513</a>.  </span>V<sup>i</sup> Cap. II, § 3º del pres. lav.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note514"> +<p><span class="label"><a href="#tag514">514</a>.  </span>Sul pres. §. Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-83.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note515"> +<p><span class="label"><a href="#tag515">515</a>.  </span>Cfr. Drumann — G. R. VI, 71-2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note516"> +<p><span class="label"><a href="#tag516">516</a>.  </span>Cic. Pro Rab. post. II-III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note517"> +<p><span class="label"><a href="#tag517">517</a>.  </span>Roblon — Op. cit., p. 171 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note518"> +<p><span class="label"><a href="#tag518">518</a>.  </span>Lo Schmid ne incolpa a torto (p. 13-4) un’inesistita insurrezione +alessandrina, provocata dalla fiscalità del ministro.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note519"> +<p><span class="label"><a href="#tag519">519</a>.  </span>Cic. Ib. VIII e XIV-XV. Cfr. Ad Fam. VII, 17.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note520"> +<p><span class="label"><a href="#tag520">520</a>.  </span>Cfr. Cic. Op. cit. III, Ad Q. fr. III, 2 e III, 3.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note521"> +<p><span class="label"><a href="#tag521">521</a>.  </span>Svet. (Claud. 16) lo dice a torto <i>de maiestate</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note522"> +<p><span class="label"><a href="#tag522">522</a>.  </span>Cic. Pro C. Rab. post. IV e <i>passim</i>.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note523"> +<p><span class="label"><a href="#tag523">523</a>.  </span>Op. cit. III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note524"> +<p><span class="label"><a href="#tag524">524</a>.  </span>Op. cit. VIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note525"> +<p><span class="label"><a href="#tag525">525</a>.  </span>Ibid. XI e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note526"> +<p><span class="label"><a href="#tag526">526</a>.  </span>Rein — Op. cit. 630. Drumann — G. R. III, 215. Cfr. Cic. Orationes. +V<sup>e</sup> 4º. «<i>Excursus ad orat. pro Flacco</i>, cap. 38» ed. +Lemaire.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note527"> +<p><span class="label"><a href="#tag527">527</a>.  </span>L’argomento della gratitudine pei servigi, resi da Postumo +a M. Tullio nei giorni dell’esilio, (Ibid. XVII), non ha valore alcuno +come motivo psicologico della difesa di Cicerone, dappoichè +di null’altro può trattarsi se non di un prosaico imprestito, spoglio +di qualsiasi attaccamento amichevole.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note528"> +<p><span class="label"><a href="#tag528">528</a>.  </span>Era questa la valutazione del danaro, del cui risarcimento +all’erario si rendeva responsabile l’imputato.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note529"> +<p><span class="label"><a href="#tag529">529</a>.  </span>Cic. Ibid. IV-V.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note530"> +<p><span class="label"><a href="#tag530">530</a>.  </span>Ibid. XIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note531"> +<p><span class="label"><a href="#tag531">531</a>.  </span>Ibid. VI-VII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note532"> +<p><span class="label"><a href="#tag532">532</a>.  </span>Ibid. VIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note533"> +<p><span class="label"><a href="#tag533">533</a>.  </span>Ibid. XI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note534"> +<p><span class="label"><a href="#tag534">534</a>.  </span>Ibid. XII-XIII.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note535"> +<p><span class="label"><a href="#tag535">535</a>.  </span>Ibid. III.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note536"> +<p><span class="label"><a href="#tag536">536</a>.  </span>Ibid. VIII-X.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note537"> +<p><span class="label"><a href="#tag537">537</a>.  </span>Ibid. XI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note538"> +<p><span class="label"><a href="#tag538">538</a>.  </span>Laboulaye — Essais sur les lois criminelles des Romains, +p. 216-27, 1845.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note539"> +<p><span class="label"><a href="#tag539">539</a>.  </span>Cfr. Cic. Ad Fam. I, 1.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note540"> +<p><span class="label"><a href="#tag540">540</a>.  </span>Rein — Op. cit. p. 626, nota.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note541"> +<p><span class="label"><a href="#tag541">541</a>.  </span>Persino l’ostentazione della miseria del proprio cliente era +pillola che Cicerone poteva solo dare a bere al primo venuto. Postumo +era un uomo troppo astuto, come tutti i suoi compagni +d’affari, per non ricorrere a simili espedienti. (Cfr. Schmid — Op. +cit. 14).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note542"> +<p><span class="label"><a href="#tag542">542</a>.  </span>Ad Fam. I, 1 e Ad. Q. fr. II, 2.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note543"> +<p><span class="label"><a href="#tag543">543</a>.  </span>Il Guiraud (Op. cit. p. 47), naturalmente senza citare fonte +alcuna, lo dichiara recisamente assolto.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note544"> +<p><span class="label"><a href="#tag544">544</a>.  </span>XVI.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note545"> +<p><span class="label"><a href="#tag545">545</a>.  </span>XV e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note546"> +<p><span class="label"><a href="#tag546">546</a>.  </span>Drumann — G. R. VI, 21 e segg. Matscheg — Op. cit. e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note547"> +<p><span class="label"><a href="#tag547">547</a>.  </span>Caes. B. C. III, 110. Val. Max. IV, 1, 15. [Annaei Senecae — Op. +philosophica, II. Cons. ad Marciam. XIV ed. Lemaire. +1827. Cic. Ad Att. VI, 5.] Quali fossero le cause del loro viaggio +in Egitto è ben difficile precisare. Tuttavia è probabile l’opinione +del Drumann (G. R. II, 105), accettata dallo Schneiderwirth, (Op. +cit. 46), che esso sia avvenuto allo scopo di richiedere aiuti contro +i Parti. (Cfr. Drumann — G. R. II, 101 e segg.).</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note548"> +<p><span class="label"><a href="#tag548">548</a>.  </span>Caes. B. C. III, 108. Porph. (in Fragm. hist. graec. IV, +723). Dio — XLII, 25 e segg.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note549"> +<p><span class="label"><a href="#tag549">549</a>.  </span>Cfr. Caes. B. C. III, 3, 4-5 e 103. App. B. C. II, 49 e 71. +Dio — XLII, 12.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note550"> +<p><span class="label"><a href="#tag550">550</a>.  </span>Drumann — G. R. III, 532-49. Matscheg — Op. cit. 345-63. +Schneiderwirth — Op. cit. p. 46 e segg. Schmid — Op. cit. p. 16 e +segg.</p> +</div> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Le correzioni indicate a pag. 196 (Errata-Corrige) sono state riportate nel testo. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76635 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/76635-h/images/cover.jpg b/76635-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..35e916f --- /dev/null +++ b/76635-h/images/cover.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..6312041 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This eBook, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. Anyone seeking to utilize +this eBook outside of the United States should confirm copyright +status under the laws that apply to them. diff --git a/README.md b/README.md new file mode 100644 index 0000000..0c90cdd --- /dev/null +++ b/README.md @@ -0,0 +1,2 @@ +Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for eBook #76635 +(https://www.gutenberg.org/ebooks/76635) |
